My Trouble // Justin Bieber

By laragazzasuicida

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Il Bronx è universalmente noto per essere uno dei quartieri più violenti e pericolosi, dove tutt'ora gran par... More

CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPOTOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CAPITOLO 21
CAPITOLO 22
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 26
CAPITOLO 27
CAPITOLO 28
CAPITOLO 29
CAPITOLO 30
CAPITOLO 31
CAPITOLO 32
CAPITOLO 34
CAPITOLO 35
CAPITOLO 36
CAPITOLO 37 (pt. 1)
CAPITOLO 37 (pt. 2)
CAPITOLO 38
CAPITOLO 39
GRAZIE

CAPITOLO 33

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By laragazzasuicida

Le ragazze stavano dormendo ormai da qualche ora. Io non riuscivo a chiudere occhio. Ero tormentata, e probabilmente, se non avessi avuto delle risposte, sarei uscita pazza.
Cercando di fare meno rumore possibile, scesi dal letto in cui stavamo dormendo e uscii dalla stanza. Improvvisamente gli anni di danza classica che avevo fatto da piccola, mi tornarno utili. Con tutta la leggerezza possibile e immaginabile, riuscii a non fare rumore e ad uscire dalla casa.
Non sapevo il motivo, ma stavo andando da Justin.
Mi ero ripromessa che non avrei mai più agito d'impulso come la volta in cui avevo sparato a Paul, ma questa volta non ci riuscii. Dovevo andare da lui.
Nel frattempo, arrivai davanti alla porta di casa sua.
Schiacciai sulla maniglia, e sorrisi quando la trovai aperta.
Sempre cercando di non fare rumore, salii in mezza punta scalino dopo scalino, fino ad arrivare davanti alla porta chiusa di camera sua.
Oh! Ma che diavolo sto facendo?
Mi misi una mano tra i capelli cercando una risposta.
Dovevo entrare, o non dovevo entrare?
-Oh! Andiamo! Che cosa aspetti?! Entra cazzo!- Mi gridò la mia vocina.
Restai per un tempo che sembrava non finire mai, immobile davanti alla porta della sua camera.
Entra!
Mi ripetei più volte.
Chiusi gli occhi, feci un respiro profondo e li riaprii.
Con non so quale coraggio, appoggiai la mano sulla maniglia ed aprii la porta.
Justin era sdraiato sul suo letto a pancia in su, con lo sguardo fisso sul muro.
A coprire il suo corpo c'erano solo i boxer, il che, mi fece arrossare violentemente.
Non si era nemmeno accorto che ero entrata, così, mi schiarii la voce.
Girò di scatto il volto, piantando i suoi occhi color caramello nei miei.
D'un tratto essere andata lì, mi sembrò un'idea stupida.
"Shade." Sussurrò alzandosi dal letto e venendo verso di me.
Assunsi un'aria decisa e sorrisi.
Mi tirò per un braccio, facendomi entrare completamente, e richiuse la porta.
Mi sedetti sul letto e lo fissai mentre iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, con lo sguardo fisso sul pavimento.
Io semplicemente restavo ferma a guardarlo, seduta a gambe incrociate sul suo letto disfatto.
"Perché lo hai fatto?" Smise di camminare e mi guardò, con un espressione confusa sul volto.
"Fatto cosa?" Chiesi con ara innocente.
Sapevo benissimo a cosa si riferiva, e sapevo benissimo che si sarebbe irritato se lo avessi "preso in giro".
"Sai benissimo cosa!"
"No, non ne ho proprio idea. Perché non me lo dici tu?" Mi alzai dal letto e feci un passo verso di lui.
Ormai non ero più arrabbiata con lui, era troppo adorabile per tenergli il muso. Ora, stavo solo cercando di infastidirlo e di provocarlo, e dalla sua espressione devo dire che ci stavo riuscendo.
"Perché mi hai baciato e poi te ne sei andata?"
"Oh quello!" Esclamai facendo un altro passo verso di lui.
"Qual é il problema? Voglio dire, non era la prima volta che ci baciavamo..." Sussurrai eliminando la poca distanza che ci separava. "Cos'é che ti ha dato fastidio? Il fatto che me ne sia andata?" Lo provocai.
"Si- c'é no!" Si correse facendo qualche passo indietro. "Non riesco a ragionare se mi stai così vicino e parli con quel tono di voce così provocante." Sbottò, probabilmente senza pensarci troppo, dato che sgranò gli occhi e arrossì un poco quando si rese conto di ciò che aveva detto.
Non avevo mai visto Justin così strano... Effettivamente era molto strano in questi ultimi giorni.
Si girò di scatto per nascondere il rossore sul suo viso, ma gli accarezzai la guancia, costringendolo a rigirarsi verso di me.
"Mi fai uno strano effetto, Shade." Scosse la testa. "E non posso tollerare un secondo di più il fatto che tua sia arrabbiata con me."
Sorrisi. Non poteva più tollerare che io fossi arrabbiata con lui?
"Non sono più arrabbiata con te." Mi addolcii.
Mi guardò negli occhi e chiese conferma. "Davvero?"
"Si, oggi pomeriggio ho esaggerato un po'..." Mi scusai.
"No, no." Mi prese il viso tra le mani. "Avevi ragione, non avrei dovuto reagire in quel modo."
Non diedi peso alle sue parole. Le sue labbra mi confondevano.
"Justin..." Sussurrai in un flebile sussurro.
"Mh." Si morse il labbro aspettando quello che gli dovevo dire.
"Non farlo." Con il pollice liberai il suo labbro inferiore.
Sorrise e abbassò lo sguardo.
Gli rialzai il viso e lo baciai.
I quel momento mi sembrava una cosa così proibita. Le mie labbra sulle sue...
Era come commettere un crimine, solo che questo era molto meglio.
Le sue mani raggiunsero la mia schiena. Le mie mani, invece, andarono ad infiltrarsi nei suoi capelli. Lui strinse ancora di piu la presa su di me e i nostri baci diventarono sempre piu veloci e i nostri respiri sempre piu affannati. Si stacco da me con violenza per togliermi la maglietta, lasciandomi in reggiseno, e io lo lasciai fare. La sua segui poco dopo e una volta che fummo entrambi a petto nudo, mi fece sdraiare sul letto. Lui si mise a cavalcioni sopra di me e ricomincio a baciarmi, mentre le mie braccia andavano ad arpionare la sua schiena nuda. In quella posizione riuscivo a sentire la sua eccitazione che premeva sulla mia intimità. Comincio a muoversi lentamente sopra di me e io istintivamente assecondai i suoi movimenti. I nostri respiri affannati si stavano trasformando in gemiti veri e propri. La sua mano inizio a scorrere lungo il mio addome fino ad arrivare all'elastico dei miei pantaloncini.
"Justin." Lo fermai.
Alzò lo sguardo e incatenò i suoi occhi ai miei.
"Noi non... noi d-dobbiamo essere lucidi per il ballo, e tu..." Non riuscii a completare la frase e ad ammettere che lui era la mia più grande distrazione.
"E io?" Mi chiese sorridendo. Aveva capito cosa intendevo, e voleva che lo dicessi ad alta voce.
"E tu sei un elemento di distrazione per me, soprattutto se ti lascio continuare ciò che stavamo per iniziare." Cercai di formare una frase di senso compiuto.
Sorrise compiaciuto mordendosi il labbro inferiore. "Sono una distrazione, eh?"
"Di tutto quello che ti ho detto hai capito solo quello?" Scossi la testa.
"É solo che io non pensavo di piacerti..." Sorrise innocentemente.
"Okay, non vantarti troppo e levati da sopra di me, prima che io cambi idea." Lo spinsi via dalla posizione in cui era, facendolo sdraiare accanto a me.
"Comunque io e i ragazzi abbiamo deciso che domani mattina saltiamo scuola. Manca poco al ballo, e preferiamo sfruttare il tempo che ci resta per allenarci. Ti unisci a noi?" Chiese con una nota di speranza nella voce.
"Si." Annuii guardandolo.
Rimase fermo a guardarmi per qualche secondo prima di sbuffare e dire: "Anche i baci sono di distrazione?"
Sorrisi a quella sua domanda e scossi la testa in segno di negzione.

***

Avevamo parlato a lungo prima che Justin si stancasse e si addormentasse tra le mie braccia come un bimbo.
Alle 04:00 dovevo essere all'appuntamento con Nathaniel, e non sapevo cosa sarebbe potuto succedere.
Avrebbe anche potuto puntarmi una pistola alla testa e uccidermi.
Ma sapete come si dice? La vita é piena di incertezze.
Quindi, sgattaiolai fuori dal letto e aprii l'armadio di Justin.
Presi una delle sue magliette più lunghe e la usai come un vestito, sistemandola con una cintura legata stretta in vita.
Infilai le sue Nike bianche e uscii di casa, senza fare il minimo rumore.
Presi la macchina e andai dove Lo Stronzo mia aveva dato appuntamento.
Qualche minuto dopo, mi ritrovai tra la trentaduesima e la trentasettesima strada.
Parcheggiai l'auto lì vicino, e dopo aver preso la pistola dal porta oggetti, scesi.
Vidi in lontananza uno dei The Street, appoggiato ad un palo vicino a una via, quella dove probabilmente ci sarebb stato l'incontro.
Man mano che mi avvicinavo, riuscivo a riconoscere il ragazzo.
Lo avevo visto sulle foto che Jasper mi aveva fornito.
Harry.
Si, Harry, se ricordavo bene...
"Hamilton." Disse a mo' di saluto.
Era un bellissimo ragazzo. Capelli castano chiaro, ricci e un po' lunghi, tipo fino alle spalle. Occhi chiari, tra l'azzurro e il verde. Molto fisicato, alto, e con numerosi tatuaggi sia sulle braccia che sul petto, facilmente visibili sotto la camicia sbottonata.
Notai subito le due rondini sul petto e la farfalla poco sopra l'ombelico.
Mi chiesi se avessero un significato, ma venni interrotta da lui che mi prese per il braccio e mi spostò di lato.
"Fai attenzione." Sussurrò mettendo entrambe le mani sulle mie spalle.
"Che?" Chiesi confusa.
"É armato, e non ha buone intenzioni." Mi scosse leggermente.
Ma? Io... C'é, lui... Ma che cazz?
"Tu..." Non sapevo nemmeno ciò che di preciso avrei dovuto chiedergli.
"Io non sono come loro. Non sto dalla loro parte. Ti spiegherò perché, ma più avanti. Ora vai, e fai attenzione Shade." Mi abbracciò velocemente e mi spinse all'interno della via, sicura che luo fosse qualche passo dietro di me.
Ero confusa. Chi era? E perché mi aveva avvertito che il suo capo era armato e non aveva buone intenzioni?
Fui costretta a riprendermi subito quando vidi un gruppetto di ragazzi, tra cui Nathaniel e Ethan.
"Guarda guarda chi c'è qui!" Esclamò Nathaniel venendomi in contro a braccia aperte.
Con un movimento fulmineo presi la pistola e gliela puntai addosso. "Non toccarmi." Lo fermai prima che potesse abbracciarmi.
"Hey! Hey! Hey! Calma calma!" Alzò le mani in segno di resa. "Non ho intenzione di farti niente."
"Meglio prevenire che curare." Mi giustificai alzando le spalle, ma continuando a tenere la pistola puntata su di lui.
Sorrise e fece un passo indietro. "Come sta mammina?" Disse ironizzando.
"Sicuramente meglio della tua macchina." Lo provocai.
"Passamela." Ignorò il mio tentativo di provicazione e fece segno a Ethan di passargli qualcosa.
Ethan tirò fuori la mia maschera da un sacchettino che aveva in mano, prima di passarla a Nathaniel.
"Sai, ci tenevo a vederti con questa stasera, quindi... prenditene cura." Sorrise beffardamente porgendomela.
"Hai finito?" Chiesi annoiata, strappando dalle sue mani la maschera e sistemando la pistola nella cintura.
"Non tutta questa fretta... dai parliamo un po'... Come pensi di viverlo questo tuo ultimo giorno di vita?" Si appoggiò alla macchina dietro di lui.
"Tu sei un pazzo." Scossi la testa e mi voltai per andarmene, ma Ethan mi bloccò la strada, mettendosi davanti a me.
"Davvero pensate di vincere?" Mi sfidò il mio professore con un sorriso maligno in faccia.
Annuii con non curanza, alzando le spalle.
Una risata si diffuse tra i ragazzi della gang.
"Oh! Andiamo! Non pensavo che fossi così divertente..." Ironizzò Nathaniel alle mie spalle.
Mi girai di nuovo verso di lui. "Neanche immagini..." Sorrisi mordendomi, agitata, l'interno guancia.
Si avvicinò a me con pochi e veloci passi. "A stasera. Quando io e la mia famiglia vi faremo il culo." Sussurrò molto vicino al mio orecchio.
"Convinto..." Lo spinsi lontano da me.
Mi tirò uno schiaffo in faccia, facendomi barcollare indietro. Finii per scontrarmi con la schiena contro il petto di Ethan, che mi prese al volo, evitandomi così di cadere.
Con un sorriso malizioso si avvicinò di nuovo a me. "Stasera ucciderò te e tutti quegli stupidi insetti fastidiosi dei tuoi amici." Mi tirò un pugno facendomi cadere a terra. "Ti farò provare lo stesso dolore che ho provato io."
Gemetti dal dolore, rotolandomi su me stessa. "Non ti lascerò vincere." Riuscii a sussurrare tra un respiro soffocato e un altro.
"Oh... ma io ho già vinto..." Disse con un tono che solo i pazzi e i malati di testa hanno.
Fece per tirarmi un calcio in pancia, ma Dylan lo fermò. "Stasera Nath." Gli sussurrò portandolo lontano da me.
"Harry, portala via prima che cambi idea." Disse a denti stretti girato di spalle.
Lo schiaffo mi aveva intontita. Ero confusa dagli avvenimenti degli ultimi 10 minuti.
Ethan mi aiutò ad alzarmi da terra. Incontrai il suo sguardo, freddo e impassibile, che non trasmetteva nessuna emozione.
"Nathaniel, aspetta." Gridai nella sua direzione.
Ma che diavolo stavo facendo?
-Shade per favore! Non fare cazzate!- Mi implorò la mia coscienza.
"Che vuoi ora?!" Gridò in preda all'ira.
"Avrai la tua rivincita." Scossi la testa é abbassai lo sguardo.
Nemmeno io sapevo bene cosa intendessi con quelle parole... Anzi, lo sapevo ma non volevo ammetterlo a me stessa.
"Certo che l'avrò." Disse prima di scomparire dalla mia visuale.
Tutti i ragazzi, eccetto Harry, lo seguirono. Mentre quest'ultimo, mi si avvicinava preoccupato.
"Perché non hai reagito?" Mi mise un braccio dietro la schiena, aiutandomi a stare in piedi.
"Non ne sono sicura nemmeno io... ora per favore, aiutami a tornare in macchina." Sospirai sentendo il sapore del sangue in bocca. Probabilmente il pugno che mi aveva dato mi aveva fatto sanguinare il labbro.
Perchè non avevo reagito?
Continuavo a chiedermi nella mia mente.
Harry, cortesemente mi aprì la portiera del passeggero e disse: "Non puoi guidare in queste condizioni, ti porto io a casa. Così posso spiegarti un po' di cose..."
Annuii ancora confusa e immersa nei miei pensieri.
Appoggiai la schiena al sedile e accesi la radio.
Partì 'Total Eclipse Of The Heart' fatta dai Westlife.
Harry prese posto accanto a me, e quando fece per parlare, lo bloccai con un gesto della mano, facendogli capire che avevo bisogno di stare in silenzio per due minuti.
Capì e si rilassò anche lui sul sedile.
Chiusi gli occhi e cercai qualche risposta.
Avevo permesso a Nathaniel di picchiarmi perché i sensi di colpa avevano avuto la meglio su di me.
Avevo ucciso suo fratello. E lo avevo fatto senza il minimo di esitazione.
Che razza di mostro potrebbe fare una cosa simile?

Io.

Si, io. Lo avevo fatto.

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