Shade Legend: George St.Glory

By Matt7spdr

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Le origini di un mito. XIII secolo: un giovane cavaliere templare ed un saggio frate, sono gli unici supersti... More

Cast
Sbarco nel Nuovo Mondo
Il rituale
La stirpe del Male

La tribù dei Piumanera

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By Matt7spdr

Nuovo Mondo.


"Dal diario di viaggio di Jacob de Godworth:

La sventura non ha smesso di seguirci nel nostro cammino, scontrandosi con la nostra fede, poiché mi accorgo solo ora, dopo mesi di tragici eventi, ahimè, che è con il Male stesso che ci troviamo a condividere il giorno e la notte... Perlopiù quest'ultima, in realtà almeno, sicché l'alba del nuovo giorno è stata più clemente. E così adesso, in questo villaggio, troviamo degli abitanti del Nuovo Mondo, così diversi da noi, da come vestono, da come parlano, da come sono i loro tratti in volto, ma loro come noi, condividono dolore e persecuzione... Noi abbiamo avuto la possibilità di scappare e sopravvivere. Essi, invece, sono prigionieri di un male più grande, l'ho visto coi miei occhi... Non fosse stato per la stanchezza, mai avrei dormito la passata notte."


-"State scrivendo, è un buon segno. La giornata inizia coi migliori auspici."- Disse George, rivolgendosi al frate. Il cavaliere, al suo risveglio sistemava al meglio la sua armatura sopra una cassa di paglia, indossando abiti più leggeri, mantenendo tuttavia allacciata la cintura con la Spada. Intanto, l'indigeno rientrava da una seconda porticina sul retro, avendo con sé un vassoio in legno, su cui vi erano appoggiate delle erbe e frutti del luogo.

-"Così sembra, giovane cavaliere. Anche se mi sento troppo osservato."- Aggiunse il frate. Poiché infatti, dalle piccole finestre, più di qualche sguardo era rivolto all'interno di quella casa. George sorrise, chinò il capo verso l'indigeno e accettò da mangiare. Apparve tutto stranamente tranquillo, nemmeno l'ombra di oscure presenze, ma nonostante ciò... Quel che accadde quella notte, andava approfondito.

George offrì un piatto di erbe dal sapore di menta aromatica al frate, dopo si recò all'ingresso di casa, ed aprendo la porta, fatta di paglia e rami secchi, vide di fronte a sé una decina di persone tra uomini, donne e bambini, incuriositi ma guardinghi allo stesso tempo. Il cavaliere allargò leggermente le braccia verso di loro, dicendo:

-"Salute e pace a voi, abitanti di questo villaggio. Il mio nome è George, provengo da molto lontano e sono grato di esservi ospite."- Seguito da un mezzo inchino, gesto che lasciò dello stupore sui volti della gente. Dopo, una bambina che teneva un gatto selvatico tra le braccia, gli si avvicinò.

Si udì un richiamo, sembrava più un rimprovero, da qualcuno dei presenti. Allora George si piegò sulle proprie gambe per accoglierla, e vide il sorriso ricambiato dalla bambina, a cui accarezzò i capelli intrecciati. Cercò di fare lo stesso col gatto ma rischiò invece un morso, momento che fece sorridere un po' tutti, rendendo così più leggero l'incontro.

-"Venite fuori, fratello Jacob! Qui non morde nessuno! A parte i felini."- Terminò la frase con una sonora risata, condivisa dalla gente, che si faceva via via più numerosa.

-"E va bene, va bene! Mi avete convinto! Stavo ancora gustando il buon cibo e... Oh."- La folla che vide frate Jacob, gli fece sgranare gli occhi.

-"Costui è un mio fratello, e mio insegnante. Voi non comprendete la mia lingua, e nemmeno noi la vostra, ma ci teniamo a conoscervi. Siete le uniche persone che abbiamo incontrato fin qui."- Continuò George, cercando di farsi capire coi gesti, mettendo le mani sul petto. Poi, all'incontro si aggiunse l'uomo che li accolse in casa, e parlò alla sua gente del soccorso ricevuto dai due stranieri, di come l'Arma tenuta al fianco del più giovane sia stata determinante per la loro salvezza. Fu così che la tribù iniziò a cantare in coro, muovendosi in cerchio verso George, il quale sorrise e si mostrò in sintonia con essi, invitando anche il frate. Però, un momento dopo, si udì un grido, che sapeva di avvertimento.

-"Ecco... Mi sembrava strano che ci volessero bene così presto..."- Disse frate Jacob. E infatti, uscì tra la folla un giovane, con al seguito altri, dall'atteggiamento duro e autoritario.

-"Ha'no horoo ka!! Mo hut'e?! ... (Calmatevi tutti!! Che succede qui?! Festeggiate con degli stranieri?!)"- Ammonì quel ragazzo, dal fisico prestante, pieno di tatuaggi tribali sul corpo, armato di arco e frecce, che a George sembrò il capo delle guardie del villaggio.

-"Ru mo he! No, se ta'ano, iu'nne moohn, ... (Non è come sembra! Questi uomini bianchi mi hanno salvato la vita stanotte, altrimenti sarei morto! A causa degli spiriti maligni...)"- Rispose l'uomo, in difesa dei due stranieri. Così il giovane pellerossa, abbassando lo sguardo un momento, stringendo i pugni, si voltò di spalle, facendo cenno di essere seguito. George e frate Jacob scambiarono un cenno d'intesa e fecero come indicato dal giovane.

-"Ci stiamo dirigendo verso una capanna centrale, dalla punta più alta delle altre, potrebbe trattarsi della casa del capo villaggio."- Ipotizzò George, camminando tra la gente, che si allontanava ed aveva uno sguardo preoccupato.

Alcune delle persone, invece, a loro volta li seguirono, fermandosi poi davanti alla casa del capo. All'interno, il giovane salutò con mano al petto il grande capo della tribù indiana, un anziano uomo che infondeva saggezza e spirito guida al primo sguardo. Indossava una foltissima corona di lunghe piume d'aquila, stava seduto sulle proprie gambe, ed allungando un braccio di fronte a sé, chiese che i due stranieri si sedessero in quella direzione. Accanto al grande capo, a destra ed a sinistra vi erano altri uomini e donne, che rappresentavano il 'consiglio'.

-"Ha do e'an hga, ... (Parla per loro, Figlio del Falco. Cosa li porta qui?)"- Esordì il grande capo tribù.

-"E mi ha Man Taka, ta yo el'nne moohn, ... (Mio saggio Grande Taka... L'uomo con la lama lunga, ha salvato la vita di Lanuk stanotte. È riuscito dove... Molti di noi hanno purtroppo fallito. Ci sono stati altri morti, al largo del villaggio...)"- Al seguito di quest'ultima frase, vi fu un silenzio, atto ad onorare le perdite di vite umane a causa degli stessi esseri diabolici affrontati dal prode George.

-"Ga mo hri, tey wa, na... (Ringraziamo allora questi uomini, che hanno scelto di rimanere qui, nonostante la maledizione del nostro villaggio...)"- Disse il capo, scambiando singolarmente uno sguardo con i due stranieri, chinando la testa in segno di gratitudine. In risposta, George estrasse la Spada dal fodero, e la appoggiò orizzontalmente di fronte al grande capo, esortandolo a toccarla, a fidarsi di Lei.

-"Ragazzo, capisco cosa vogliate fare, ma siete sicuro che sia una buona idea? Potrebbero avere altre intenzioni..."-

-"Lasciate fare a me, fratello Jacob."- Subito dopo, George portò una mano al petto, quindi l'anziano capo prese la Spada con entrambe le mani, e i suoi occhi brillarono di meraviglia:

-"Ho lia na mho... (Quest'arma... La sua luce... Proviene dagli Spiriti del Cielo, sento la sua potenza...)"- Nello stupore generale, George fece dei disegni con le dita sul terreno, indicando prima un teschio, che provocò un senso di paura nei presenti, poi con la mano sinistra sul petto e allungando la mano destra verso la Spada, infine cancellò il teschio. Questo gesto fu accolto con un battito di mani da parte di tutti, un applauso vero e proprio, che lasciò d'altro canto un sospiro di sollievo al pavido frate Jacob.

Tra la gente, intanto, George scorse una ragazza in fondo alla casa, che osservava l'incontro restando seduta sulle ginocchia: teneva in mano un boccale di legno pieno d'acqua, probabilmente per dissetare i presenti. Era incuriosita dalla Spada ma, poi, a contatto con lo sguardo di George, si voltò e si alzò, riprendendo i propri doveri. Il giovane cavaliere sorrise, l'atmosfera era diventata discretamente piacevole.

-"Al di là dei problemi... Questo posto mi piace, ci vorrà un po' per comprenderci meglio con gli abitanti, ma penso che siamo sulla buona strada."-

-"È diventata la vostra missione, giovane cavaliere... Ve lo leggo negli occhi. Cercheremo di capire la situazione che grava sul villaggio."-

-"Dite bene, fratello Jacob. Qui si sopravvive la notte, per arrivare al nuovo giorno... Dev'esserci un motivo, per cui nessuno abbia pensato di fuggire, c'è tantissima gente che abita questa valle."-

Dopodiché, il grande capo indiano allargò le braccia, in gesto di accoglimento verso il cavaliere, che grazie a quell'incontro, ottenne la fiducia degli anziani del villaggio per rimanere loro ospite. Era chiaro ad essi, che George fosse come una manna dal Cielo inviata a soccorrerli, in possesso di un'arma divina in grado di scacciare il Male che li imprigionava, ma molte cose erano ancora sconosciute, e le domande aumentavano nella mente dei due forestieri, con le difficoltà di comprensione da superare. Tuttavia... Alzandosi, George seguì, in modo abbastanza discreto ed allo stesso tempo curioso, i passi della ragazza col boccale di legno, fino a quando quest'ultima uscì dalla grande capanna.

George la osservava: lunghe trecce castane ricoprivano le spalle della ragazza, una fascia di pelle animale sulla fronte le teneva ferme, scoprendole il volto. E dal collo in giù, una collana di tantissime perle colorate le scivolava verso la cinta. Agli occhi del cavaliere, era una bellezza particolare, esotica, appartenente ad un'etnia mai incontrata prima. A suo modo, cercò di presentarsi a lei attraverso i gesti:

-"Non so se riesci a capirmi... Ma, non ho fatto a meno di notare il tuo sorriso, prima. Io sono George, George St.Glory."- Disse, portando una mano verso il petto. In risposta, la ragazza gli sorrise, e lo sorprese:

-"Io... Capisco la tua lingua, George St.Glory. In realtà, alcuni di noi la conoscono... Ma per tradizione e per rispetto della nostra terra... Parliamo la lingua madre del clan dei Piumanera, il nostro popolo. E non è facile, per noi, fidarci dei forestieri... Ma per voi, George, potremmo fare eccezione."-

-"Come... Com'è possibile? Mi rallegra molto ciò, e mi suscita altrettanta curiosità... Per Iddio, avrei così tante domande... Ma vorresti iniziare, ecco, dicendomi il tuo nome?"- Il giovane fu colto da un insieme di emozioni, quali incredulità, stupore, e quella voglia di conoscenza che coinvolse anche la ragazza, la quale si aprì verso di lui dicendo:

-"Il mio nome è Aiyana, che nella tua lingua significa 'fiore eterno'. Se capisco la tua lingua è grazie ai miei antenati, da cui poi mia madre ed io. Loro provenivano dalle terre oltre il mare, erano nomadi e mercanti, conoscevano tantissime persone e le loro lingue... Ma non vivevano tutti in pace, a causa di conflitti che li portarono a fuggire... Questa terra è stata la salvezza di molti, ma alla fine... Il male è anche qui..."- Il giovane cavaliere ascoltava assorto, facendosi serio alle ultime parole pronunciate da Aiyana. E ora, col suo aiuto, poteva affrontare meglio la situazione.

-"Hai uno splendido nome, Aiyana... Sai, entrambi siamo stati colpiti da un destino comune... Che si intreccia da lontano..."- Aiyana in un primo momento arrossì, poi smise di occuparsi delle faccende per ascoltarlo. Entrambi si sedettero sull'erba, quindi George continuò:

-"Io sono un cavaliere cristiano, e quella che indosso... È un'armatura, poiché ho combattuto guerre, per servire una fede e un regno... Lo stesso da cui sono stato tradito. E la cosa peggiore, è che a pagarne le conseguenze è stata la povera gente, perché la guerra non fa prigionieri, causa solo morte e disperazione, per assecondare i potenti. Sono stato costretto ad uccidere, e mi ritrovavo poi ad osservare le vittime del conflitto, pregando per tutti coloro che hanno perso la vita in quei terribili istanti..."-

-"... Perché hai scelto questa dura vita, George...?"- Chiese Aiyana, abbassando lo sguardo, non prima di aver colto gli occhi lucidi del giovane.

-"Un tempo, sognavo di diventare un cavaliere... Nel mio piccolo paese, a Stonehaven, nel Regno di Scozia, c'erano solo fattorie e case di artigiani. Eravamo pochissimi giovani coraggiosi a sperare in una chiamata alle armi, per cambiare il proprio destino in qualcosa di più grande... E quando ricevetti la lettera dal Sacro Ordine Templare, per scendere in Terra Santa ad imparare come apprendista per difendere Gerusalemme, allora i miei sogni parvero realizzarsi. Ma poi... Ho fatto i conti con la guerra. E la successiva persecuzione della gente che ho imparato a chiamare 'fratelli', mi ha portato qui, con il compito di proteggere le Sacre Armi... E dare un senso al nostro lungo viaggio."- Concluse George, mentre l'attenzione di Aiyana era rivolta alla Spada nel fodero del cavaliere.

-"Sacre Armi... Il capo anziano ha detto che la tua arma possiede la luce degli Spiriti del Cielo, e in molti pensiamo che ti abbiano mandato loro per aiutarci..."- La ragazza prese entrambe le mani di George: -"Come hai fatto con Lanuk, salvandolo dagli spiriti maligni... Te ne siamo grati, cavaliere."- Concluse col sorriso, pieno di speranza. A tal proposito, George le chiese di saperne di più sulle misteriose apparizioni dei mostri notturni.

-"Dimorano in questa valle da sempre. Nessun luogo è sicuro, poiché le tenebre calano ovunque, e chiunque non ha salvezza... Se non si rispetta il loro dominio... Noi Piumanera siamo stati confinati a vivere qui, nessun altro clan ha voluto accoglierci, a causa dei ribelli che in passato hanno scatenato la collera degli spiriti fino ai loro villaggi, disubbidendo alla parola degli sciamani..."-

-"Diamine... E cosa dicono questi sciamani? Ne avete qualcuno anche nel vostro villaggio?"- Chiese George, la ragazza annuì.

-"Esiste una potentissima forza oscura, che si nutre di sacrifici... Questi sacrifici, all'inizio... Erano uomini, donne, alle volte anche bambini, in punto di morte a causa di gravi malattie o di ferite mortali. Gli spiriti le accettavano, ma ogni volta... Diventavano sempre più potenti, sempre più bramosi di sangue, finché... Non apparvero la prima e le successive notti, cacciando personalmente, dopo che alcuni di noi decisero di non offrir loro più alcun sacrificio... Perché gli spiriti desideravano la carne viva... E da allora, siamo condannati a vivere nel terrore durante la notte."- George rifletteva tormentato alle parole piene d'angoscia della ragazza, e nel frattempo li raggiungeva frate Jacob. Quest'ultimo apprese del terribile racconto di Aiyana, ma sussistevano altri dubbi. Chi o cosa era questa potente forza malvagia che dominava l'intera valle? La ragazza non sapeva nemmeno spiegarlo. Erano però tutti dello stesso pensiero: le Sacre Armi sembravano il solo modo di contrastare il Male fino ad allora rimasto indomito.


Intanto, da un'altra parte del villaggio, si sentivano voci e rumori di colluttazione. Un uomo stava protestando veemente dopo aver visto la propria casa distrutta e gli animali del suo recinto uccisi, e non era affatto stata opera della fauna locale...

Il giovane capo guardiano tentò di farlo calmare senza successo, quindi passò alle maniere forti. George assistette in piedi a ciò che stava accadendo, finché non decise di intervenire. Frate Jacob cercò di fermarlo invano, mentre Aiyana era preoccupata per la brutta piega che stava prendendo la situazione.

-"Ehi! Adesso non pensi di esagerare?! Quest'uomo è una vittima come tanti in questo villaggio!"- Gridò George, con gesti plateali.

-"Haa ka bo'ne chaa! ... (Levati di mezzo, straniero... Questa storia non ti riguarda!)"- Replicò il capoguardia indiano. Allora anche Aiyana si frappose tra loro, cercando di far ragionare il focoso nativo. Dapprima parlando la stessa lingua, poi però...

-"Comportandoti così non sei meglio degli altri, Sonhawk! Abbi rispetto per chi ha perso tutto stanotte! Dovresti dare l'esempio!"- Ammonì la ragazza, ma una dura replica non si fece attendere:

-"Esempio... Come ciò che stai facendo tu, mancando di rispetto alla nostra tradizione!? Sparite dalla mia vista entrambi... La legge qui è chiara. Niente più ribelli."-

-"Non è questo il modo di far rispettare una legge."- Ribatté George. -"Lasciate in pace quel pover'uomo ed aiutatelo, piuttosto!"-

-"Hai parlato abbastanza, straniero. Non sei tenuto ad interferire, solo per aver avuto una sorte migliore di altri, stanotte. E non m'importa niente se sei ospite gradito agli anziani. Per cui non lo ripeterò di nuovo: fatti da parte o ti farò prigioniero."-

Aiyana cercò a quel punto di portare verso di sé George per evitare uno scontro, ma anche il giovane cavaliere aveva un carattere deciso, ritenendo di fare la cosa giusta. Quindi si tolse il fodero armato, consegnandolo alla ragazza, andando poi ad affrontare Sonhawk a muso duro e a mani nude... O quasi.

Il cavaliere voleva dare una lezione al nativo americano, secondo gli insegnamenti ricevuti, tra cui proprio quello di proteggere gli indifesi e gli innocenti, e per lui, quell'uomo disperato necessitava solo di una mano. Ma il giovane indiano non era dello stesso avviso e, allo stesso modo, non intendeva lasciare impunito quel gesto di ribellione. Così quest'ultimo consegnò a sua volta arco e faretra ai seguaci, prima di scontrarsi col cavaliere.

I due si fissavano senza distogliere lo sguardo, muovendosi leggermente a destra e sinistra, fin quando uno dei due avrebbe fatto la prima mossa. George mantenne la calma più a lungo dell'altro, che dall'atteggiamento nervoso mostrato in precedenza, non esitò a colpire per primo.

Sonhawk scattò rapido verso il templare, caricando un pugno che sferrò diretto al volto di George. In quell'istante, George chiuse gli occhi ed evitò il pugno, girandosi di corpo, come se stesse accompagnando il movimento del giovane nativo, per dopo colpirlo a mano aperta sulla schiena, mandandolo a terra. La reazione dei presenti fu sbalordita dalla leggiadria delle movenze di George, ma il capoguardia si rialzò subito, nero di rabbia. Questi lanciò un urlo di frustrazione e sdegno, per essere stato messo al tappeto in quel modo, ma pieno di sé... Estrasse un coltello rudimentale dalla tasca.

Impugnandolo, lo rigirava velocemente passando quel coltello da una mano all'altra, ed urlando contro George, gli si gettò ancora una volta addosso per ferirlo. Tuttavia... Si sentì un rumore fittissimo di stordimento.

-"Sapevo che avresti giocato sporco... E sono stato più furbo."- Disse George, dopo aver parato il forte colpo con la mano sinistra, la stessa con indosso l'Anello di pietra. A contatto con la lama del coltello, l'oggetto sacro eluse l'attacco, scaraventandolo a distanza e provocando un rumore sordo. Il capo guardia ci mise qualche attimo per rialzarsi, e George non perse occasione di mostrarsi 'cavalleresco', dopo una buona sfida che si rispetti, tendendo la mano al giovane apparentemente sconfitto al duello...

Ma il temperamento del nativo non era concorde.

Stavolta fu Sonhawk a sorprendere George, gettandogli della terra sul volto, disorientando il templare e gettandosi ancora di corpo per colpirlo a suon di pugni. George lo spinse via, ma la polvere era ancora per aria e non riuscì a scorgerlo facilmente attraverso quella coltre. Si sentì solo un grido di battaglia, e solo all'ultimo momento... Il cavaliere vide il bagliore della lama, che si scontrò nuovamente con l'Anello, facendo perdere l'equilibrio al suo possessore...


Attimi più tardi...

-"Accidenti... È gelata! Ma... Oh, dannazione..."- Imprecò George, svegliato da una secchiata d'acqua e legato da una spessa corda, contro un tronco d'albero.

-"Dovevate proprio farvi riconoscere? Sempre in cerca di guai..."-

-"Non capisco, perché siete legato anche voi, fratello Jacob? Non avete fatto niente!"-

-"Il mio peccato di oggi, è quello di essere insieme a voi, giovane testardo... Qui siamo visti allo stesso modo."-

-"Quel farabutto è stato scorretto dall'inizio. Ed ora cosa ci accadrà? Non avevamo il favore degli anziani?"-

-"Credo che non sia così semplice, George..."- Intervenne Aiyana, spiegandosi poi: -"Hai attaccato un capoguardia, che è come comportarsi da ribelle... E come avrai appreso oggi..."-

-"Suvvia! Non ditemi che perderemo la testa! Vogliono davvero impiccarci!? Esiste forse il cappio anche qui!?"- Si allarmò il povero frate Jacob. Al contrario, l'orgoglio della scelta di George, non fece proferire parola a quest'ultimo. Poi però...

-"Eccoli. Stanno arrivando..."- Disse Aiyana. George a quel punto chiese chi fossero quelle persone. E la ragazza rispose, prima di farsi da parte.

-"Loro sono i membri dell'alto consiglio, si occupano del giudizio finale. Da qui in avanti, il destino è affidato alle parole di ciò che prevede l'uomo al centro."-


"L'eremita sciamano."



CONTINUA...

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