Are You Ok || Formula 1

By Brokentyre

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Elsa è cresciuta guardando Schumacher sfrecciare con la sua Ferrari sullo schermo della televisione... quando... More

1. Place de La Concorde
2. Avvincere, Convincere
3. Lights Out And Away We Go
4. Not a Grid Girl
5. Halo... It's Me (VET)
6. A New Beginning
7. I'm Here (GAS)
8. Hurts (LEC)
9. Hurts pt II (LEC)
10. Champions' Wall (RUS, ALB)
11. Baby Drivers (Mick, Callum, Robert, Marcus)
12. Ops una Carlando (NOR, SAI)
13. Mindgames pt I (HAM)
14. Night Thoughts (Nico Rosberg)
15. Mindgames pt II (ROS, HAM)
16. Shield (Mick)
17. Monza 2019 (LEC) pt. I
18. Monza 2019 (LEC) Pt. II
19. Sleepless (Marcus, Callum)
20. Shame (Ferrari)
21. Princess pt I
22. Princess pt II
23. Baku (RIC)
24. Quelli che Restano pt I
25. Quelli Che Restano pt II
26. Summer Break
27. Una vacanza
28. Can you swim?
29. Monza 2021, Saturday Pt I
30. Monza 2021, Saturday Pt II
31. A race to win (RIC)
32. Party and then (RIC)
33. Sleeping in your hand (RIC)
34. Glitters don't turn to gold
35. Può solo migliorare (Nyck)
36. Un altro giro di giostra
37. Challenge pt I (Ferrari)
38. Challenge pt II (Ferrari)
39. Being important pt I
40. Being important pt II
41. Mi fido di te - pt I (Charlos)
42. Mi fido di te - pt II
43. To the moon and back (RIC)
44. Never enough (Mick)
45. Lost and found
46. Flying thoughts
47. Austin GP pt I
48. Austin GP pt II
49. Austin GP pt III
50. By your side (Carlando, ops I did it again)
51. The Last Dance (Danke Seb)
52. Let's start again
53. Lion Heart (Max)
54. See you again (Daniel)
55. Love is a mess
56. Silverstone (Nyck)
57. Stress and love pt I (Leclerc-s)
58. Stress and love pt II (Daniel)
59. Stress and love pt III (Daniel)
60. To wear red (Charlos)
61. Night lights
62. Responsibility
63. Nightmare pt I
64. Nightmare pt II
65. Don't give me those eyes (Hotel room in Vegas)
66. Dancing with teary eyes
67. Kings and Queens pt I
68. Kings and Queens pt II
69. Quando nevica (LEC) pt I
70. Quando nevica (LEC) pt II
71. Medical drama
72. Jeddah (Carlos) pt I
73. Jeddah (Carlos) pt II
74. Confidenza
76. Plans and failures
77. Resta, se tu m'ami
78. Resta se tu m'ami pt II
79. Best mates pt I
80. Best mates pt II (Max Lando)
81. Anger (Max)
82. Parabolica pt I (Monza 2024)
83. Parabolica pt II (Monza 2024)

75. Panico

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By Brokentyre

In tutta la sua vita, in tutte le città e i continenti che ha girato ricominciando sempre da capo, Elsa non si è mai sentita così sola come in quel momento, mentre appoggia la testa al sedile del taxi che la sta riportando in albergo di Melbourne non lontano dal circuito dove ha appena finito di sorvegliare la giornata di prove libere.

Sente scendere dalle guance due rivoli silenziosi di lacrime salate, fuori il sole sta tramontando, la città è bella, la giornata di lavoro è andata bene, Carlos ha passato tutti i test medici ed ha superato bene anche le FP2, correrà il gran premio e potrebbe perfino vincerlo.
Ma lei, di tutto questo non sente niente.

Non vede più il cielo, non sente più le voci e le chiacchiere delle persone, non riconosce più i sorrisi. Tutto quello che sente è un grande, profondissimo, vuoto nel petto.
Come una voragine che la trascina da dentro.
Il dolore è così forte che vorrebbe smettere di respirare, per chiudere gli occhi e non sentirlo più.

La cosa peggiore è non avere nessuno con cui parlarne. Nessuno con cui condividere quello che prova, nessuno che sia lì con lei ad ascoltarla, a prendere sulle sue spalle un po' del peso che sente dentro per aiutarla a portarlo. Ha pochi amici nel mondo, e quasi tutti ora si trovano nell'altro emisfero.

Alla fine della seconda sessione di prove libere aveva visto da lontano Daniel che camminava verso il motorhome per raccogliere le sue cose e tornare in albergo. Lei stava camminando nella stessa direzione e aveva accelerato il passo per provare a seguirlo, avvicinarsi a lui e trovare una scusa per provare a parlargli, ma lui non si guardava intorno, era circondato da una nuvola di giornalisti, fotografi e addetti stampa.

Di certo di problemi ne aveva abbastanza anche lui, con la pressione che gli mettevano i media riguardo al suo futuro e al confronto con il suo compagno di squadra... e poi era la sua gara di casa, quella in cui gli occhi di tutti sono su di te.

Daniel sorrideva sempre davanti alle telecamere, ma Elsa, che ormai aveva imparato a conoscerlo anche troppo, sapeva benissimo che quel sorriso non era più vero di quello che lei stessa da più di cinque giorni continuava a mostrare a tutti per nascondere la voragine che sentiva aprirsi dentro di lei.

Entra in albergo tenendo la testa bassa, cercando di nascondersi sotto al cappellino da sole nero che si era portata al circuito per le ore più assolate e che non ha assolutamente alcun senso indossarlo ora che è quasi buio ma che spera possa aiutarla a nascondere la sua faccia.
La faccia di cui si vergogna, e non solo per le guance ancora umide di lacrime.

Ma mentre attraversa la hall cercando di andare il più in fretta possibile verso l'ascensore, per sbaglio, va a sbattere contro qualcuno.

"I'm sorry" dice in inglese continuando a camminare senza alzare lo sguardo verso il tizio che ha urtato, sperando anche lui continui semplicemente a camminare nella direzione in cui stava andando senza fare caso a lei.
Vana speranza.

"Ohi Elsa, sei tu! Ciao! Scusami che ti ho colpito, che sbadato... Come stai? stai tornando ora dal circuito?"

"Ehm, ciao Andrea... sisi, sto tornando ora dal circuito... scusa, sono un po' stanca..."

Andrea Ferrari è, tra tutti i personal trainer e le varie persone che ruotano attorno ai piloti, quello con cui Elsa ha legato di più, da subito, dal primo momento in cui si sono incontrati quando gli ha chiesto se voleva accompagnare Charles fin dentro l'ambulatorio alla prima visita.

In realtà non si sono mai frequentati più di tanto, si sono sempre incontrati per motivi di lavoro, per Charles... ma anche solo passare insieme a lui e al resto della compagnia un paio di giorni in montagna per Elsa era stato divertente come ai tempi dell'Erasmus quando viveva spensierata in un minuscolo appartamento pieno di ragazzi come lei.

Forse li unisce ancora di più il fatto di potersi parlare in italiano, potendo usare tutte le parole e tutta la gamma di espressioni che, per quanto tu possa imparare altre dieci lingue straniere, non avrai mai allo stesso modo che nella tua lingua. Comunque, anche senza parole, spesso gli basta un solo sguardo per capirsi al volo.

E lì, in quel momento, nella hall dell'albergo vicino al circuito di Melbourne, ad Andrea basta uno sguardo per capire che Elsa non sta bene per niente.

"Elsa? Cos'hai? Sei sicura di stare bene?"

"Sisi, davvero, è solo la stanchezza... adesso vado in camera e spero di non addormentarmi nella doccia. Tu tutto ok?"

"Sisi, tutto ok anch'io, finalmente ho quasi smaltito il jet lag..."

"Ah ecco bravo, forse è anche per quello che sono stanca. A domani allora"

"A domani Elsa, buon riposo"

Come sia riuscita a congedare Andrea convincendolo che stava benissimo e che non avesse nulla di strano, non lo sa.

Ma più veloce che può, appena le porte dell'ascensore si aprono in corrispondenza del suo piano, corre verso la sua camera. Apre la porta con la chiave elettronica, e, come un robot a velocità accelerata, accende le luci della stanza, appoggia lo zaino sulla sedia della scrivania infondo alla stanza, e tira fuori la sua ultima speranza.

L'unica e ultima soluzione che è riuscita a trovare: uscendo dal centro medico ha rubato dall'attrezzatura per l'anti doping un kit per le analisi del sangue.

Solo lei può sapere quanto quello che sta per fare sia pericoloso e sbagliato, ma cerca di fare tutto il più in fretta che può, per non fermarsi a pensare a quanto stupida e pericolosa sia questa idea.

Deve solo farsi il prelievo da sola, tenere la provetta nel frigobar della sua camera d'albergo per tutta la notte fino al giorno seguente, portarla con sé in circuito, fino al centro medico, chiamare i piloti estratti a sorte per il controllo anti doping, fare il prelievo a tutti, scambiare la sua provetta con una delle loro, far analizzare tutto, controllare il livello di beta hCG e pregare che il valore sia inferiore a 5.

Facile.

Se non fosse che i controlli anti doping sono una delle procedure più rigorose e severe da eseguire per qualsiasi medico: il doping è un reato penale, non solo la federazione sportiva di riferimento, ma anche la polizia e il sistema giudiziario dei Paesi coinvolti potrebbe indagare e condannarla per qualunque minima scorrettezza.

La mano le trema come non le è mai successo in tutta la sua vita.
Avvicina l'ago al braccio ma non riesce a tenere la mano ferma come fa sempre, e per tre tentativi di seguito sbaglia la vena, quando cerca di fare il quarto si rende conto che ormai ha un ematoma grande più di due centimetri sul braccio, e ormai lì non si può più fare niente.

Normalmente le basterebbe cambiare accesso, iniziando da quello nell'altro braccio, ma non può. Non è perfettamente ambidestra, e sa benissimo che, se non c'è riuscita usando la mano dominante, il massimo che può ottenere cercando di farsi il prelievo con la sinistra sul braccio destro è ematoma simmetrico all'altro.

Le viene da piangere. Non c'è soluzione, deve mettere via tutto e lasciar perdere, dovrà aspettare almeno un giorno prima che l'ematoma si riassorba e possa riprovare.

In quel momento sente bussare alla porta della sua camera d'albergo.

"Sono Andrea... volevo chiederti una cosa.."

Porcaputt... Elsa impreca con tutta la forza mentale che ha, per qualche secondo, poi scoppia a piangere e si rende conto di non avere scampo: con la voce rotta non può rispondergli fingendo che vada tutto bene e mandarlo via senza aprire la porta, se non aprirà la porta lui si preoccuperà sul serio e andrà a chiamare qualcuno in reception per aprire, se aprirà la porta lui ci metterà un secondo a capire tutto.

"Elsa? Sei lì? Tutto bene? Devo chiamare qualcuno?"

Elsa prende un fazzoletto, si soffia il naso velocemente, altrettanto velocemente cerca di nascondere il casino di siringhe provette e strumenti medici che ha sul tavolino, e apre la porta.

"Elsa! Scusa non volevo disturb... - Andrea ci mette un secondo a realizzare, guardando i suoi occhi gonfi, le sue guance rosse, il casino della camera intorno a lei, e il suo ematoma al braccio, che Elsa sta probabilmente peggio di come pensasse  - "Ehi, scusa, non volevo piombare qui all'improvviso ma... posso entrare?"

"...si" risponde Elsa con un filo di voce. Lo fa entrare, chiude la porta dietro di lui, e si siede sul letto con la testa tra le mani.
Andrea si avvicina e si siede accanto a lei.

"Io... non so di cosa hai bisogno e che ti succede, ma per qualsiasi motivo, davvero, sono qui, posso aiutarti."

Elsa lo guarda con gli occhi lucidi, senza forza per cominciare a parlare, senza sapere cosa dire.

"Qualunque sia il casino, in qualche modo si risolve. Dimmi cosa succede così posso aiutarti"

Elsa lo guarda, deglutisce, respira, e deglutisce di nuovo.

"Ho paura di essere incinta, Andrea."

Lui rimane immobile davanti a lei.
Non dice niente, forse si sforza per controllare le sue emozioni e non far trasparire il suo stupore ma ha le sopracciglia un po' più alte del normale e la bocca leggermente socchiusa.
Elsa scoppia a piangere.

Andrea si avvicina lentamente, e la abbraccia, la stringe forte ma con dolcezza, portandole una mano dietro la nuca mentre lei appoggia il viso sulla sua spalla, continuando a piangere.

"Elsa, Va tutto bene" le sussurra all'orecchio.

Quell'abbraccio le sembra il regalo più bello che abbia mai ricevuto da mesi a questa parte. E le ricorda l'abbraccio di John, il suo collega di Chicago, quando l'aveva trovata rinchiusa in uno stanzino dell'ospedale in preda a una crisi di astinenza dai farmaci neuro stimolanti che prendeva per non smettere di lavorare.

"Ho combinato un casino"

"No, non hai combinato un casino. Succede. Adesso dimmi come posso aiutarti."

Elsa senza nemmeno singhiozzare sentiva fiumi di lacrime che le scendevano dagli occhi, con la bocca socchiusa cercava di respirare e, pur volendo, non riusciva a rispondergli, nemmeno per dirgli grazie.

"Se vuoi posso andare a comprarti un test... Ora ormai le farmacie saranno chiuse, ma posso trovare una che fa il turno di notte... in qualche modo..."

"No, grazie, ma è meglio di no.
Né tu né io possiamo andare in farmacia... se ci riconoscessero sarebbe un disastro, sospetterebbero di me, o della fidanzata di Charles, comunque farebbero un casino nei media"

"Si, lo so - risponde Andrea quasi ridendo per sdrammatizzare - non pensare che non l'abbia già fatto, per Charles e per il tutto resto della compagnia, in vari continenti... ormai sono diventato l'Arsenio Lupin dei test di gravidanza, non mi hanno mai scoperto"

Adesso ad Elsa viene da ridere pensando ad Andrea che, con il cappellino da sole e gli occhiali scuri, entra in una farmacia e sussurra al bancone 'un test di gravidanza per favore' passandogli una banconota come se stesse comprando un pacchetto di droga.

Forse è arrivata a quel punto della disperazione in cui non hai più forza per piangere, i nervi cedono e non resta che ridere.

È una forma potentissima di auto protezione del cervello. Ridendo si producono endorfine, l'antidolorifico più potente che il nostro corpo possa produrre spontaneamente. E così, infatti, la nebbia di ansia che aveva davanti agli occhi e che le impediva di fare e pensare qualsiasi cosa, comincia a diradarsi. Con un respiro le sembra di riuscire a prendere più ossigeno di prima e si sente meglio.

Poi si guardano negli occhi.

"Dico davvero, Elsa, non so se te la senti di fidarti di me, ma io, se avessi un problema che non posso risolvere da solo, sono certo che verrei da te". 

È forse la frase più dolce che qualcuno le abbia mai rivolto. Elsa respira ancora, prende fiato e abbracciandolo sospira un "Grazie" che vale molto più delle sei lettere che lo compongono.

"Ok, allora. Dimmi tu cosa vuoi fare. Vado a comprarti il test?"

"No, meglio di no... io... avrei qui il kit per le analisi del sangue, potrei farmi analizzare il campione domani mattina appena arrivo al centro medico, e il risultato è molto più affidabile del test delle urine... ma non posso più prendermi la vena da sola, l'accesso sulla sinistra è andato, mi rimane solo quello sulla destra"

Elsa si guarda l'ematoma viola tra il braccio e l'avambraccio sinistro, poi alza gli occhi a guardare Andrea.

Lui ha gli occhi spalancati, perché, davvero, si sentirebbe più sicuro ad attraversare tutta l'Australia in cerca di una farmacia aperta e in cui nessuno sappia nemmeno dell'esistenza della Formula Uno, che infilare un ago nel braccio di Elsa, sperando di prendere una vena e tirandole fuori un'intera provetta di sangue.
Gli sembra un'idea abbastanza, troppo, stupida.

Ma sa che non le può dire di no.

Non vuole dirle di no. Perché, infondo, gli amici servono a questo: a starci, a dirti di sì anche quando, soprattutto quando sanno benissimo quanto stupida sia la tua idea.

Elsa è ancora lì a guardarlo, con gli occhi lucidi e le sopracciglia inarcate a triangolo gli dice: "Per favore, se te la senti. Non è difficile, te lo giuro... e poi l'hai già fatto una volta con me"

Andrea la guarda.
Sa benissimo che l'altra volta l'avevano fatto quasi per gioco e che il suo contributo era stato praticamente nullo. Ma davanti ai suoi occhi lucidi e alle sue labbra lievemente piegate verso l'interno della bocca è impossibile dire di no.

"Va bene dai, fammi provare. Devi dirmi tu come fare però."

"Grazie Andrea, davvero"

E un attimo dopo, senza lasciargli il tempo di ripensarci, ha già pronto il telino sterile, i guanti, l'ago, le provette e tutto il kit.

"Devi prendere quell'ago lì, puoi impugnarlo dalla parte di plastica. Il punto in cui lo devi infilare è questo qui, entra con un angolo di trenta gradi e vai piano finché non senti che hai trovato la vena"

Elsa gli spiegava come fare con una voce calmissima, come era abituata a fare con decine di tirocinanti a cui aveva insegnato a fare quella procedura e che l'avevano fatto usando lei stessa al posto del manichino.

Andrea è concentratissimo, stringe tra le dita l'ago con tutta la forza che ha per paura che gli possa scivolare dalla mano e che possa ferirla.

"Stai tranquillo, rilassa la mano. Se non la prendi al primo tentativo non fa niente"

"Sì, ma non voglio farti male, Elsa... non so se è una buona idea"

"Non mi fai male, te lo giuro, è impossibile. L'ho fatto un sacco di volte con gli altri tirocinanti quando ci facevamo i prelievi a vicenda per fare pratica".

Si guardano negli occhi, lei è così sicura e determinata, è come se fosse lo sguardo di Elsa a spingere le dita di lui verso il punto in cui deve infilare l'ago.

E lui lo fa, e ci riesce.

"Bravo, adesso prendi la provetta e incastrala sull'ago. Ok... tira piano lo stantuffo... Fatto"

Entrambi tirano un sospiro di sollievo, mentre Elsa chiude la provetta e la mette nella scatola refrigerante senza etichetta.

"Sei stato bravissimo... grazie."
Elsa si toglie l'ago e si mette il cerotto da sola, in due secondi, mentre lui ha ancora lo sguardo perso nel vuoto cercando di rendersi conto di quello che ha appena fatto.

"C'è qualcos'altro che posso fare per te?"

Elsa non sa cosa rispondere. Avrebbe tante cose da chiedergli, un altro abbraccio, tanto per cominciare, perché si sente ancora addosso quella sensazione di paura, reale e sensibile come uno strato di ghiaccio che ti ricopre la pelle.

Ma più di tutto c'è una cosa per cui le serve aiuto, e si sente tremendamente in colpa ad approfittare di lui, ma forse questa è la sua unica possibilità di cavarsela.

"Ci sarebbe una cosa..."

"Dimmi!"

"Non voglio approfittare della tua gentilezza, te lo giuro... mi dispiace... se non te la senti, dico davvero, non importa..."

"Elsa, sono qui. Dimmi"

"Il nome sul campione di sangue da far analizzare. - Elsa aveva smesso di guardarlo in faccia e ora fissava il muro bianco della sua camera di fronte a lei e parlava come se stesse leggendo i pensieri nella sua mente - Non posso mettere due volte il mio nome sulla provetta, sulla riga del medico e sulla riga del paziente. Mi serve un altro nome.
Se potessi mettere il tuo nessuno farebbe domande.

Potrei chiamare domani mattina Charles per l'anti doping, tu vieni con lui, mi chiedi se posso fare il prelievo anche a te perché non ti senti tanto bene, io lo faccio, Charles fa da testimone, e poi scambio le provette prima di mandarle in laboratorio. Alla fine non lo saprebbe nessuno, e tu non devi rientrare nelle leggi dell'anti doping quindi non ci sono controlli."

Elsa sapeva che Andrea non avrebbe mai accettato, anche se il suo piano era perfetto, ma anche molto rischioso. Uno di quei piani che si escogitano nella prima metà dei film d'azione, ma che più o meno a tre quarti di film si infrangono per esigenze di trama, e che di solito si ricompongono negli ultimi dieci minuti per avere un happy ending nel finale del film. Era così, era un piano destinato a fallire dall'inizio, ma era l'unico modo per innescare la trama, per cominciare a muovere qualcosa verso una soluzione, anche se era molto lontana.

"Va bene" aveva risposto Andrea alzando le spalle come se gli avesse chiesto di passare prima di lui in coda alla cassa del supermercato.

"Grazie Andrea, davvero"

"Non c'è di che" le aveva risposto lui, facendole l'occhiolino e accarezzandole la schiena con una carezza. "Adesso cosa pensi di fare? Credi di riuscire a dormire anche se ti lascio sola?" le chiede mentre è ancora seduto accanto a lei sul letto.

"Sisi, non preoccuparti, hai già fatto anche troppo. Non so come ringraziarti, davvero. Io... scusa Andrea, non mi sono mai sentita così stupida in tutta la mia vita."

"Posso dirti una cosa che avrei sempre voluto dirti ma non ci sono mai riuscito?" - Elsa annuisce, Andrea sembra così imbarazzato che fatica a trovare le parole - "Quando c'è stato l'incidente di Jules, io ero il suo personal trainer ed ero lì, e credo di non aver mai provato in tutta la mia vita un dolore così grande. Scusa, fatico ancora a parlarne, ma è passato un po' di tempo, ora va un po' meglio. Comunque, quello che volevo dirti, è che senza l'halo su queste macchine, di incidenti come il suo ce ne sarebbero stati tanti altri, troppi altri. E ha salvato anche Charles in quell'incidente a Spa nel 2018.

So quanto è stato importante il tuo contributo per introdurre l'halo in F1, e so quanto fai ogni giorno con il tuo lavoro per la salute e la sicurezza dei piloti. Volevo dirti che ti ammiro tantissimo per tutto quello che fai, e ti assicuro che non sei stupida. Tutti commettiamo degli errori, ma tutte le parti belle e meravigliose di te non cambiano. Non avere paura, alla fine una soluzione si trova sempre".

Elsa scoppia a piangere di nuovo, nessuno le aveva mai parlato in quel modo. Proprio nel momento in cui si sentiva una nullità, aveva accanto qualcuno che le ricordava quanto valeva, quante cose buone aveva fatto nella vita. E le ricordava che a tutto, quasi tutto, c'è una soluzione.

Non era riuscita a dormire lo stesso quella notte, ma non le importava. Il giorno dopo, presto, prima delle 8, era già in circuito a spedire messaggi di convoca per i test anti doping.

Contro i 30 gradi della temperatura esterna al circuito di Melbourne, lei indossa una maglia a maniche lunghe.

Sceglie a caso Albon e Magnussen, e come terzo, facendo finta che sia altrettanto a caso, inserisce il nome di Leclerc nell'elenco dei piloti convocati.

Porta la lista alla segretaria e le chiede di spedire gli avvisi e di farli venire il prima possibile, appena arrivano in circuito.

Nel frattempo, mentre parla con la segretaria dalla porta del centro medico, vede entrare il suo peggiore incubo: Mark.

"Buongiorno... Già al lavoro Elsa? Come va?"

"Tutto bene grazie" risponde cercando di usare il minor numero di parole possibili, perché sa già che qualsiasi cosa dirà sarà un passo falso.

"Ma... questo outfit autunnale a cosa lo devi? Non ti hanno detto che in questo emisfero è piena estate?"

"Ah, ho macchiato la maglietta a maniche corte che dovevo mettere oggi e ho messo questa... comunque con l'aria condizionata dentro qui sto meglio così"

"Contenta tu..." risponde Mark mentre si fa dare dalla segretaria il plico delle carte da firmare che si era dimenticato di fare il giorno prima.

"E questo cos'è? - dice Mark buttando l'occhio sui fogli che la segretaria sta stampando - Non ti sarai messa a fare anche le convocazioni per l'antidoping... ne abbiamo già abbastanza da fare oggi... perché aumentarci di proposito le rotture di scatole?"

"Eh Mark... lo sai che è il nostro lavoro... e poi meglio prenderci avanti, almeno questo weekend abbiamo solo la F1 da guardare... comunque ne ho convocati solo tre, mi arrangio io per tutti"

"Vabbene... se proprio ci tieni... comunque per le quali il turno al muretto è tuo, io ho voglia di dormire dentro la medica car"

"Come vuoi" risponde Elsa alzando le spalle. Mark se ne va verso il suo ufficio. La sua recita ha funzionato, pericolo scampato.

Quando però arrivano il pilota Ferrari e il suo personal trainer, è ora di recitare il secondo atto.

"Vieni, Charles, accomodati. Vuoi entrare anche tu Andrea?"

"Si grazie... volevo anche chiederti una cosa, se è possibile"

"Sì, certo, dimmi tutto" risponde Elsa, mentre Andrea e Charles si siedono sulle due sedie di fronte a lei dall'altra parte della scrivania.

Elsa guarda Andrea, Andrea fissa lo sguardo sulla superficie del tavolo, per concentrarsi sulle battute di quel copione non scritto della loro messa in scena.

"No, è che... è un po' di giorni che mi sento un po' affaticato... sono sempre stanco, credo di avere qualche valore sballato o magari mi manca una vitamina... non è che potresti farmi le analisi anche a me?"

"Si, certo, Andrea, volentieri" risponde Elsa.

"Ma Andre... sei sicuro che non sei stanco perché mi porti a correre tutte le mattine alle sette? Magari potemmo solo allenarci meno, o dormire di più la mattina..."

Elsa si sente molto in colpa ad averlo convocato apposta, e non per il bene di Charles, ma solo per coprire un suo casino personale.

"Ma perché dobbiamo fare sempre i controlli ogni settimana? I giocatori di basket americani si drogano più di noi e fanno l'antidoping una volta all'anno" protesta Charles mentre si scopre il braccio per il prelievo.

"Perché scusa, tu quante volte ti droghi?" Risponde Andrea che ha capito benissimo l'errore di Charles che non avrebbe voluto costruire in quel modo la frase ma semplicemente il suo italiano arriva fino a lì.

"No cioè... non volevo dire quello..." ma già ridono tutti e tre.

"Dai, dammi il braccio prima di dire altre cose compromettenti che poi mi tocca chiamare l'antidroga"

Charles appoggia il braccio dove Elsa gli aveva detto con una buffa espressione sul volto, e un mezzo piagnucolio che suscitano una risata un po' spontanea negli altri due. E così Elsa gli fa il prelievo, mentre Andrea gli tiene la mano.

"Allora Andre adesso tocca a te, vediamo se ridi ancora" dice Charles rivolgendosi verso di lui appena Elsa gli ha finito di mettere il cerotto sul braccio.

"Io? Io non ho paura di niente, guarda!" gli risponde appoggiando il braccio sul telino sterile.

Elsa gli mette il laccio emostatico, disinfetta la pelle sul punto dell'interno del gomito e prende un altro ago.

"Rilassati e guarda da un'altra parte..."

"Ah ma posso anche guardare qui eh, non mi fa nulla te l'ho detto!"

"Ok, se lo dici tu..." Elsa alza le spalle divertita, mentre guarda quell'uomo che neanche dodici ore prima è stato capace di dirle le cose più profonde e sincere che avesse mai sentito, che ora gioca con Charles con la stessa leggerezza e stupidità di un bambino. Per un attimo si guardano negli occhi e si sorridono, mentre entrambi ripensano alla sera prima. Poi Elsa, come sempre, porta a termine il suo lavoro in pochi secondi.

"Fatto. Tutto bene? Come ti senti?"

"Mhm, tutto bene..." risponde Andrea, che è diventato pallidissimo in viso... e si sente la testa vuota, e comincia a vedere degli aloni neri sugli occhi mentre le palpebre si chiudono.

"Oh Andre non svenire eh!"

"Ah, uomini..." commenta Elsa, mentre fa il giro del tavolo per andare ad aiutarlo, gli prende la testa fra le mani e chiede a Charles di alzargli le gambe. Dopo pochi secondi rinviene e comincia a sentirsi meglio.

"Ben tornato... la prossima volta guarda da un'altra parte vah" gli dice Elsa. Charles ride, ride tantissimo, così contento di avere un buon motivo per sfotterlo per i prossimi tre mesi.

Elsa è mortificata, si sente così in colpa... ha fatto tutto questo solo per lei. Per permetterle di fare tutti i suoi casini con le provette.

Li accompagna all'uscita del centro medico, e Charles esce saltellando mentre già pensa che non vede l'ora di raccontarlo a Joris, lei incrocia di nuovo lo sguardo di Andrea.

"Grazie Andrea - gli sussurra, mentre Charles è già qualche passo avanti a loro - e scusa, per tutto."

"Di niente Elsa, a questo servono gli amici. Fammi sapere il risultato, se vuoi. Comunque, prima. Parlane con lui."

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