𝘴𝘦𝘳𝘦𝘯𝘥𝘪𝘱𝘪𝘵𝘺 ⦂ 𝘺𝘰...

By luh0pe

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⎯⎯⎯ ֎⎯⎯⎯   ─𝙮𝙤𝙤𝙣𝙢𝙞𝙣    ⭗ angst; ┇Min Yoongi non capì di essere eterosessuale o omosessuale innamorand... More

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𝒊 𝒏 𝒕 𝒓 𝒐 𝒅 𝒖 𝒄 𝒕 𝒊 𝒐 𝒏
𝟏.   𝒂 𝒔 𝒕 𝒓 𝒖 𝒔 𝒐
𝟐.  𝒔 𝒐 𝒍 𝒊 𝒑 𝒔 𝒊 𝒔 𝒕 𝒂
𝟑.  𝒔 𝒑 𝒓 𝒐 𝒍 𝒐 𝒒 𝒖 𝒊 𝒐
𝟒.  𝒗 𝒂 𝒕 𝒕 𝒆 𝒍 𝒂 𝒑 𝒆 𝒔 𝒄 𝒂
𝟓.  𝒐 𝒃 𝒏 𝒖 𝒃 𝒊 𝒍 𝒂 𝒕 𝒐
𝟔.   𝒓 𝒆 𝒃 𝒐 𝒂 𝒏 𝒕 𝒆
𝟕.   𝒊 𝒍 𝒍 𝒂 𝒏 𝒈 𝒖 𝒊 𝒅 𝒊 𝒓 𝒆
𝟖.   𝒓 𝒆 𝒎 𝒊 𝒏 𝒊 𝒔 𝒄 𝒆 𝒏 𝒛 𝒂
𝟗.  𝒑 𝒊 𝒂 𝒈 𝒏 𝒊 𝒔 𝒕 𝒆 𝒊
𝟏𝟎.  𝒕 𝒓 𝒂 𝒔 𝒆 𝒄 𝒐 𝒍 𝒂 𝒕 𝒐
𝟏𝟐.  𝒇 𝒂 𝒄 𝒐 𝒏 𝒅 𝒊 𝒂
𝟏𝟑.  𝒂 𝒍 𝒕 𝒆 𝒓 𝒄 𝒐
𝟏𝟒.ㅤㅤㅤ𝒎 𝒆 𝒍 𝒍 𝒊 𝒇 𝒍 𝒖 𝒐

𝟏𝟏.  𝒑 𝒓 𝒐 𝒅 𝒓 𝒐 𝒎 𝒐

34 9 21
By luh0pe

𓆨

"Aspetti!" Jimin dovette muoversi a grandi passi per riuscire a raggiungere la donna che aveva guidato l'udienza, prima che si congedasse passando per l'uscita dietro la corte. Dovette sporgersi oltre gli ostacoli, fregandosene altamente di mostrarsi per la classe più bassa della società alla quale apparteneva, perché la disperazione già parlava chiaramente per lui.

"Che-che significa?"

"Lei non ha un avvocato?" con un piede dentro ed uno fuori, la donna si sostò sulla soglia con tutto il suo distacco. Un sopracciglio inarcato come la chiara prova di appartenenza a due mondi oltremodo distinti.

Jimin scosse frettoloso il capo in segno di negazione, alcune ciocche gli filarono davanti agli occhi e neppure le scostò. Ripropose: "Che significa?"

"Significa che ha una settimana fino alla prossima udienza per l'affidamento temporaneo. Usi questo tempo per trovare un lavoro e un piano valido per provvedere a Jiyoon."

"Nel frattempo lei starà con Yoongi?"

"Avrà la possibilità di vederla in presenza di un supervisore non di parte." nel tempo necessario per riprendere il regolare moto dei suoi ingranaggi mentali, la donna si congedò senza alcun omaggio. Rimase solo, dunque, in quell'angolo, in tutta l'aula.

Il colpo era chiaro. L'unica cosa, non era ancora il momento di accusarlo.

Scattante, Jimin si voltò per oltrepassare l'aula e raggiungere la porta principale lasciata aperta. Una volta fuori, lanciò uno sguardo intorno per cercare sua figlia o Yoongi. Non v'erano che uomini e donne in vesti eleganti, sfilare o fermi a scambiare quotidiani col suono della loro voce.

Pochi attimi dopo ed era fuori, a saggiare con la pelle l'aria e il vento del mattino, così educato nel presentare l'inverno alle porte. Il pallore sul suo volto gli suggeriva di lasciarsi cadere a terra, ma gli bastò individuare la sua bambina, tra le braccia del suo papà, per ritrovare quel colore che si apprestò sul suo volto assieme ad un labile sorriso di fiducia.

"Aspetta!" nei suoi occhi brillò il sorriso di sua figlia quando l'incontrò, prima che Yoongi si unì a loro. Il vento gracile si insinuava tra i loro corpi con timore, lo stesso tormento che rifletteva negli occhi di Jimin, quando Yoongi incontrò il suo sguardo. Gli ultimi passi erano incerti come il sollevamento di braccia che rimase leggero, a chiedere il permesso di salutare la loro bambina, e la richiesta si plasmava nei suoi occhi lucidi consolidati dalla presenza di un debole sorriso.

"P-posso..." il resto morì, travolto dalla brezza. Yoongi aveva già acconsentito quando aveva incrociato quel suo sguardo. Senza nulla aggiungere, passò tra le braccia di Jimin la piccola Jiyoon, indietreggiando subito dopo di qualche passo per dare ad entrambi un momento. Jimin accolse la piccola al proprio petto, le accarezzò le guance e tutto il viso salutandola in sussurro quasi fosse passato chissà quanto dall'ultima volta che l'aveva vista. Jiyoon non sapeva, tuttavia sorrideva alla vicinanza del suo papà, alle sue dolci attenzioni. Sembrava quasi rispondere al solletico quando le labbra di Jimin si avvicinavano alle sua guance paffute per marcarle innumerevoli baci sulla pelle e la sua risata lo portava nel suo eden con la mente.

"Ascoltami bambina mia... - cominciò, inginocchiandosi per lasciare sua figlia con i piedi per terra e rimanendo alla sua altezza, prendendole il viso con le mani e poggiando la fronte sulla sua per farsi guardare negli occhi - starai un po' con daddy, okay amore? Ma papino verrà ogni volta che daddy glie lo permetterà, a farti il bagnetto, a raccontarti la favola della buona notte, a farti la pappa."

Yoongi poteva sentire e di certo non si privava di sbirciare. Jimin e Jiyoon erano la visione più bella che i suoi occhi avessero mai avuto la fortuna di osservare. Faceva male, ma gli piaceva da impazzire il modo in cui il suo cuore si dimenava furiosamente all'interno della sua gabbia toracica per tentare di uscire, per strisciare ai loro piedi e piangere.

"Ti prometto che ci vedremo presto, piccola mia. Farò di tutto per comprarti una casa bellissima, i più bei giocattoli del mondo, tutti i waffle che vorrai. Ti penserò tutti i giorni, in tutte le ore, in ogni secondo."

Tra i suoi sottili capelli corvino passavano le dita di Jimin, che filavano liscio su percorsi ripetuti, le stesse e identiche attenzioni che un tempo, prima di sfiorare Jiyoon, avevano un senso solo se dedicate a Yoongi. Erano semplici ed innocue carezze, alle volte anche eludibili per chi ne era soggetto, ma non per Yoongi, mai per Yoongi.

Jiyoon aveva smesso di ricambiare il suo sguardo che penzolava tra sollievo e sconforto, perché catturato ancora una volta dal suo più grande divertimento - a quanto sembrava - ossia la catenina che pesava attorno al collo di Jimin, allora più che mai, per osservarla e girarla tra le piccole dita mentre il suo amato papà le cercava di dire che avrebbe rimediato ai suoi errori, che sarebbe stato il genitore che Jiyoon meritava. Ciò che non sapeva, però, era che una bambina di soli due anni non attendeva ragioni per amare il suo papà. La sua fanciullezza aveva una visione limitata del mondo, la quale considerava unicamente Jimin e Yoongi, e, nel suo piccolo, si sentiva completa.

Con la coda dell'occhio Jimin individuò dalla parte di Yoongi un certo movimento che gli suggerì che il maggiore li stava raggiungendo e fu alquanto spontaneo per lui insinuare quella dannata collanina sotto la maglia, nasconderla prima che lui la trovasse, proprio nel momento in cui non aveva assolutamente voglia di fargli ricordare. Non era il momento di sbattere in faccia ad entrambi ciò che c'era stato.

Rimase a guardare gli occhioni di sua figlia, come se le stesse chiedendo di mantenere quel segreto assieme a lui, il segreto che si portava saldamente ancorato al cuore quegli anni ormai passati e in parte abbandonati. Lei rispondeva con la sua solita espressione solare, che aveva un importante ruolo nella vita di Jimin, cioè quello di far apparire le circostanze pressoché innocue: non era poi così grave ciò che stava accadendo intorno a loro.

Yoongi s'abbassò alle spalle della sua piccola bambina, accarezzandole la schiena affettuosamente per avere la sua attenzione, lanciando poi un occhiata superficiale verso Jimin, come se volesse assicurarsi che capisse che era per loro, quello, il momento di andare via. Jimin annuì a quello sguardo, lasciando che sotto di esso Yoongi recuperò sua figlia tra le sue braccia.

"Saluta papino, piccola."

Con Jiyoon, Yoongi si rizzò dritto, rimanendo a guardare il biondo ancora in ginocchio. Non sembrava neppure intenzionato ad alzarsi nei primi attimi, con lo sguardo perso nel vuoto là dove sua figlia era stata portata via.

Quando raggiunse l'altezza del maggiore, niente cambiò. Non era una questione di prospettiva, ciò che Jimin aveva sentito quando era a terra era lo stesso che provò quando si trovò in alto, faccia a faccia col maggiore, entrambi con molte parole in sospeso che volteggiavano attraverso i loro occhi sfatti, che nonostante tutto continuavano a guardare dal margine del proprio orgoglio qualcosa che si spacciava per fermo, ma che in verità continuava ad avanzare nella direzione peggiore che potesse esistere. Sembrava mancare l'incentivo per terminare quei moti che sembrava aprire un vortice tra di loro, sempre più profondo ed esteso.

E mentre gli occhi bisbigliavano dolorosamente, un sorriso leggero si mostrava sulle labbra nel frattempo che salutava Jiyoon consumandosi le labbra a suon di baci sulle sue guanciotte.

"Ci vediamo presto, amore."

Per Yoongi, invece, non vi fu che uno sguardo cupo che l'accompagnò fino alla sua auto e al suo risucchiò nel traffico; solo allora lasciò cadere una lacrima lungo la sua guancia. 

𓆨

Il pianto isterico di Jiyoon riecheggiava tra le pareti della palestra, ancor più forte all'interno del cranio di Yoongi. Il mal di testa però era provocato dalla frustrazione che provava al pensiero di non sapere ancora come consolare sua figlia, non se condivideva con lei lo stesso sconforto, perché se l'avesse saputo, non toccherebbe anche a lui patire quella stessa sorte.

"Yoongi, tua figlia piange."

"Ma grazie Jeongguk." come poteva anche solo pensare che non l'avesse notato? Piegato su un attrezzo, ad accompagnare un giovane nel sollevamento di pesi steso sulla schiena, sbuffò rumorosamente. Pensava che con la musica, con qualche giochino o magari un po' di tempo, sua figlia si sarebbe placata. Pregava, dentro di sé, che nel tempo Jiyoon trovasse il sonno, come spesso accadeva a lui quando desiderava Jimin sapendo di non poterlo avere. Ma era da almeno venti minuti che lei portava avanti quel capriccio; neppure lui resisteva tanto la notte, che trovava sonno spolverando sui ricordi degli anni passati che s'adagiavano sull'immacolato soffitto.

"Scusami." si congedò dopo che guidò il suo cliente a riporre i pesi da dove erano stati presi, avvicinandosi a sua figlia lasciata all'Interno di un box, circondata da qualche ragazza di passaggio, sicuramente catturata dal quel pianto prepotente e obbligata a fermarsi dal suo senso morale ovviamente strettamente legato al suo spirito materno. Eppure la loro presenza infastidì un tantinello Yoongi, che cercò piuttosto di evitarle che era sempre meglio di lanciare loro uno sguardo glaciale. Quante volte gli era capitato di doversi scollare di dosso qualche sanguisuga attratta dai suoi bicipiti che avvolgevano il corpicino della sua bambina.

"Shh, sono qui amore. Daddy è qui." sollevandola da sotto le braccia per portarla al petto e cullarla con un abbraccio, Yoongi alzò inevitabilmente gli occhi su Jeongguk, che a quanto sembrava non aveva niente di meglio da fare che godersi la scena.

"Forse ha fame?"

"Ha già mangiato."

"Magari ha di nuovo fame?"

"No. Di solito mangia tra un paio di ore."

"Io se avessi fame vorrei mangiare adesso."

Yoongi assottigliò lo sguardo, non resistendo alla tentazione di smascherare il fastidio che quell'individuo gli stava provocando.

"Jeongguk ha ragione." questo che si intromise fu Namjoon, col fiato corto e un asciugamano attorno al collo per raccogliere goccioline di sudore che gli piovevan dai capelli.

"Namjoon non ti ci mettere anche tu." esasperato, Yoongi sollevò gli occhi al cielo, pattando la schiena di sua figlia che singhiozzava ad un palmo dal suo orecchio.

"Chi l'ha deciso che debba per forza avere un determinato orario per poter mangiare?" insistette Jeongguk.

"Jimin."

"La mamma?" Yoongi si congelò, dentro e fuori, così evidentemente che Jeongguk doveva aver sicuramente accusato un'intensa scarica di brividi che lo invesì di netto come reazione del contatto con quell'improvvisa aria polare che s'attaccò al sudore sulla sua pelle.

"Jeongguk tu non avevi una serie di affondi da fare? L'attrezzo è libero, sparisci." più chiaro di così avrebbe potuto optare per un "vaffanculo", che decise di non usare solo grazie alla presenza di Jiyoon. Fortunatamente Jeongguk riuscì a capire che se non voleva essere preso a calci doveva sloggiare e così fece, lasciando soli Namjoon con Yoongi e sua figlia. La tensione parve scendere, eppure non s'annullò. Sebbene evitasse gli occhi critici del minore sulla sua figura, sapeva che stava per arrivare la sua solita morale e Dio, quanto avrebbe voluto essere risparmiato almeno quel giorno partito alla rovescio.
Si tenne impegnato il possibile ad asciugare le guanciotte di sua figlia da quella grande quantità di lacrime, nel frattempo che le sussurrava parole dolci, finché, finalmente, Namjoon si intromise (aspettarlo era decisamente peggio che affrontarlo).

"Chiama Jimin, Yoongi. Lei vuole sentire la sua voce."

E quante ne sapeva il castano.

"Namjoon... io mi sto battendo per avere l'affidamento esclusivo. Che figura ci farei se già mi toccasse correre da Jimin? Non posso, devo cavarmela da solo."

"Che figura ci faresti? Non è per te che lo faresti. Capisco le tue ragioni Yoon, ma è un po' tardi per allontanare sua figlia dal suo papà, che in questo caso è anche sua madre. Il tuo legame con tua figlia è bellissimo, per carità, ma quello che è con Jimin è diverso. È stato lui a metterla al mondo e lei lo sa. Sono legati in modo diverso. Questa separazione la traumatizzerà e le conseguenze faranno lo stesso con te. E te l'ho già detto."

Il corvino non lo guardò per nulla, rimase a guardare Jiyoon tutto il tempo, ora finalmente silenziosa, accoccolata al suo petto a sfogare gli ultimi singhiozzi, mentre tra le labbra era tornato il suo ciuccetto. Sperava di trovare sul suo volto la sua opinione, per sapere se almeno lei stava dalla sua parte, ma non sembrava affatto.

"Jimin deve imparare qualcosa da tutta questa storia."

Namjoon sbuffò. Affrontare quell'argomento non dava mai risultati diversi. Yoongi era testardo e lui lo sapeva.

"Io non conosco Jimin se non attraverso il tuo punto di vista - cominciò, facendosi vicino al papà - ma certe volte credo che tu non lo stia cercando di capire come dovresti." concluse con una patta sulla sua spalla, passandogli poi accanto. Yoongi rimase nel silenzio che s'innalzò, nel vuoto che si espose ai suoi occhi e nel suo evidente svantaggio. Non aveva scampo.

Sciocco lui che era rimasto a quando gli amici, giusto o sbagliato, erano sempre dalla sua parte.

𓆨

Salendo la scalinata d'emergenza della sua vecchia abitazione, Jimin strofinava il tessuto della felpa sul viso per ripulirsi da un pianto che aveva in parte sfogato sopra una panchina al parco. Era primo pomeriggio quando il suo stupido cervello s'era risvegliato da quello stato atterrito, facendogli tornare in mente la peggiore delle idee, ma la giudice era stata chiara nel misero suggerimento sul come avrebbe dovuto comportarsi. Aveva una malsana voglia di buttarsi sul letto e rimanerci fino alla fine dei suoi tempi e l'avrebbe anche fatto se solo avesse avuto un letto su cui buttarsi, eppure eccolo lì, a forzare la sua finestra con un sasso, spaccare il vetro per insinuarsi nell'appartamento che ancora riportava tutta la sua roba e di Jiyoon, così come l'aveva lasciata lui stesso prima che venisse sfrattato.

Facendo attenzione ai vetri, forzò la serratura da dentro per insinuarsi nell'abitazione e raggiunse immediatamente la piccola libreria in un angolo del salotto, recuperando quel libro dentro il quale aveva lasciato riposare il biglietto da visita che gli era stato passato durante la fiera nella quale aveva perso Jiyoon tra la folla. Quel dannato bigliettino gli era costato sua figlia, per come la vedeva in quel momento, dacché era causa di quel giorno, forse, che Yoongi aveva deciso di proporre l'affidamento esclusivo. Adesso, quel bigliettino da visita (che riportava il nome del luogo, la strada e il telefono di un possibile impiego) era l'unica cosa che aveva.

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