Come la luna sull'acqua chiar...

Galing kay MaliaInk

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Andrea era partito, lasciando Serena sola con le macerie del loro passato e i fantasmi di un futuro mai reali... Higit pa

ALERT
PROLOGO
1.TRA TE E IL MARE
2.SOPRAVVIVERE
3. RIVEDERSI
4.RIAVVOLGERE
5.RIMORSI & RIMPIANTI
6.HERE WE GO AGAIN
7.(RE)START
8.LITTLE FREAK
9. ARMISTIZIO BIANCO
10.GEOCHRISTMAS PARTY
11.L'EQUAZIONE DI DIRAC
12.EQUILIBRIO TRA DOLORE E GIOIE I
13. EQUILIBRIO TRA DOLORE E GIOIE II
14. RIFLESSI E RITORNI I
15.RIFLESSI E RITORNI II
17. SE É QUELLO CHE VUOI
18.LASCIAR ANDARE
19. FIORI ROSA, FIORI DI PESCO
20.CHE RUMORE FA LA FELICITÀ?
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

16.CATARSI

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Le porte di cristallo si aprirono con un sibilo gentile, rivelando l'atmosfera serena e rilassante della spa. Io e le mie amiche entrammo nel tranquillo santuario del benessere, accolti dal calore avvolgente e dall'aroma di oli essenziali che fluttuava nell'aria.

Una morbida luce filtrava attraverso le finestre a soffitto, tingendo di un tono dorato l'ambiente dall'aspetto lussuoso. Le pareti erano rivestite di mosaici lucenti e il suono distante di una cascata aggiungeva un sottofondo melodioso al rilassante ambiente.

Inspirai profondamente, lasciando che la calma della spa mi avvolgesse come una carezza. Guardai le mie amiche con un sorriso, riconoscendo l'entusiasmo nei loro occhi mentre ci preparavamo per un pomeriggio di puro relax e divertimento.

«Che ne dite se iniziassimo con un massaggio?» suggerì Diafa, con un'aria di anticipazione «Sembra esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per prepararci all'addio al nubilato di domani!»

Annuii, sentendomi finalmente libera dal peso delle preoccupazioni che mi avevano tormentata nei giorni precedenti.

Camilla sorrise, osservandoci con un'aria giocosa. «A proposito, cosa avete preparato per domani? Quali sorprese mi riservate?» chiese con gli occhi ghiaccio brillanti.

Sofia scambiò uno sguardo complice con noi. «Oh, non possiamo mica rivelarti tutto! È una sorpresa! Devi aspettare domani per scoprirlo.»

Camilla sollevò un sopracciglio, fingendo di essere offesa. «Ma ragazze, io voglio sapere! Non potete farmi aspettare fino a domani!»

«Sai cosa.. » dissi con un ghigno malizioso «..abbiamo deciso di portarti in un club di ballo anni '80 stile trash. Sarà epico!»

La mia coinquilina sgranò gli occhi, guardandoci con un misto di sorpresa e preoccupazione. «Sul serio?! Un club anni '80!? Ma io non ho neanche un vestito adatto!»

Diafa scoppiò a ridere, reggendomi il gioco. «Non ti preoccupare per i vestiti, abbiamo già pensato a tutto. Abbiamo trovato degli abiti che sembrano usciti direttamente da un videoclip degli anni '80.»

Elisa annuì con entusiasmo. «Esatto! E abbiamo anche programmato una sessione di danza trash sulle note dei successi dell'epoca. Sarà così divertente!» continuò ridendo « E abbiamo anche organizzato un concorso di karaoke. Non vedo l'ora di sentirti cantare I Will Survive vestita con un completo fluo!»

Camilla spalancò la bocca. «Ma cosa?!» urlò «State scherzando, vero?! Vi prego! Ditemi che state scherzando!» implorò, con gli occhi spalancati.

Incrociai le braccia, cercando di mantenere la faccia seria. «Assolutamente no.», dissi con tono convincente.

Seguì un breve momento di silenzio, ma poi nessuna di noi riuscì a trattenersi e scoppiammo tutte a ridere.

Camilla alzò gli occhi al cielo. «Ci avevo quasi creduto, che sceme!»

💠

Diafa fece un piccolo sospiro di meraviglia. «Wow, non avrei mai immaginato che ci fosse così tanto da dire.»

Era immersa nell'acqua calda della vasca idromassaggio fino al collo, circondata da vapore che si alzava lentamente nell'aria. Il suono rilassante delle bollicine d'acqua si mescolava al sottofondo tranquillo della musica proveniente dagli altoparlanti della spa.

«Hmm..già.» risposi, appoggiandomi al bordo della vasca con le braccia.

Le altre mi guardavano attentamente, avevano ascoltato ogni parola del mio racconto della notte passata in grotta con Andrea con interesse, mentre la luce soffusa della spa creava un'atmosfera intima intorno a noi.

«Ma quindi..» Sofia alzò la fetta di cetriolo che le era stata messa sugli occhi durante il massaggio, era stesa sul lettino bianco e aveva un'espressione di pura pace «..come siete rimasti?»

Sentii un groviglio di dubbi stringermi lo stomaco mentre riflettevo sulle sue parole.

L'atmosfera rilassata della spa sembrava accentuare la gravità delle mie incertezze. «Non saprei dire.» ammisi con voce flebile, cercando di mascherare l'ansia che mi serrava la gola. «Quella notte è stata intensa, sì, ma... mi chiedo se possa davvero essere sufficiente. Un momento così, così carico di emotività, può veramente lenire le ferite di un intero anno?»

Le parole uscirono a fatica, accompagnate da un sospiro profondo che tradiva il peso dei miei dubbi.

Quando la mattina successiva eravamo tornati a casa, gli altri avevano agito come se nulla fosse accaduto. E Andrea, lui in particolare, aveva agito come se nulla fosse successo. Lui aveva continuato la sua giornata come se la notte precedente non fosse stata un turbine di emozioni. Mi aveva abbracciato, tranquillizzata, come se tutto fosse normale, come se non avessi passato la notte a piangere tra le sue braccia.

Forse aspettava una reazione da parte mia, una parola, un segnale. Ma io ero troppo confusa, troppo avvolta dal mio stesso vortice di incertezze. Non sapevo se avrei dovuto aprire il mio cuore, confidarmi di più, anche se lui probabilmente sapeva già tutto senza che io dicesse nulla. Lui era a conoscenza di quello che era successo in quest'anno, ne avevamo parlato fino allo sfinimento.

Era come se fosse ritornata quella sintonia di un anno fa, ma non riuscivo a trovare il coraggio di aprirmi completamente.

«A cosa pensi?» mi chiese Elisa, sorseggiando il suo analcolico.

Sospirai forte e cercai di mettere ordine tra i miei pensieri. «La verità è che non lo so. Sono consapevole che siamo legati, che lo siamo stati e che lo siamo ancora, in un modo o nell'altro. Sento il peso di quel legame ogni giorno, come una catena che mi tiene ancorata al passato, alle emozioni che abbiamo condiviso, alle cicatrici che abbiamo accumulato. Ma c'è qualcosa che mi blocca, qualcosa che mi fa esitare nel gettarmi completamente in questa relazione di nuovo. È la paura. La paura di essere abbandonata di nuovo, di essere lasciata sola con il mio dolore. Perché anche se lo amo con ogni fibra del mio essere, ho paura che un giorno possa decidere di andarsene di nuovo. So che è tornato qui per un motivo preciso, come testimone dello sposo, non perché il desiderio di stare con me gli bruciasse dentro. E questa consapevolezza mi tormenta, mi fa dubitare di tutto. Perché non so se sarei in grado di sopravvivere a un altro addio da parte sua.»

Il silenzio che seguì era quasi palpabile, avvolgente come una coperta di nebbia densa. Solo la musica zen, con le sue note eteree e rilassanti, riusciva a penetrare quell'atmosfera di tranquillità. Il suono delicato dell'acqua che gorgogliava nella vasca contribuiva a creare un'armonia perfetta, come se il tempo si fosse fermato per permettere a ognuna di noi di immergersi in un momento di pace interiore.

Fu Camilla a parlare: «Premetto una cosa: ovvero che sono ancora arrabbiata per quello che ha fatto.» fece una smorfia schifata quando si rese conto che il suo corpo era cosparso di una melma di un disgustoso color marrone «Ma ora, guardando la situazione da un'altra prospettiva, credo che ci siano delle cose che dobbiamo considerare.» ci raggiunse a bordo vasca «Lo so che sembra incredibile, ma credo che il sentimento di Andrea sia rimasto intatto, nascosto sotto la superficie come un fiume sotterraneo che scorre silenzioso. È vero che è tornato per il matrimonio, ma non è stata solo una questione di dovere. Lui non è tornato prima perché -secondo me- pensava che tu non lo amassi più, ed è per questo che si è allontanato. Ha pensato di farti del male, paradossalmente, ma in realtà non avrebbe potuto ferirti più di quanto ha già fatto l'assenza. Forse è stata una scelta sbagliata, ma è stata fatta con buone intenzioni. E ora, guardando indietro, posso percepire il peso di quel dolore condiviso, la mancanza di comunicazione che vi ha divisi. Ma c'è ancora qualcosa, un filo sottile ma resistente, che vi lega indissolubilmente. E io credo che sia amore.»

Le parole della mia coinquilina mi colpirono profondamente.

Anche se all'inizio ero restia ad accettare quello che stava dicendo, c'era una parte di me che desiderava ardentemente credere che ci fosse ancora speranza per me e Andrea. Ma allo stesso tempo, la paura mi assaliva.

La paura di essere ferita di nuovo, di aprirmi completamente solo per ritrovarmi sola e spezzata ancora una volta. Avevo bisogno di capire meglio le intenzioni di Andrea, di trovare il coraggio di affrontare questa situazione con onestà e chiarezza, ma il dubbio mi attanagliava.

Era difficile fidarsi di nuovo, rischiare di aprire il mio cuore solo per vederlo infranto ancora una volta. Eppure, non potevo ignorare il desiderio che sentivo nel profondo di me, il desiderio di tornare ad amare e ad essere amata.

Era un conflitto interno che mi consumava, un labirinto emotivo che devo affrontare con coraggio e determinazione.

Frustrata, infilai la testa sotto l'acqua, trovando conforto nel riverbero delle bolle che mi stuzzicavano il viso e i capelli.

Due mani mi tirarono fuori. «Serena!» la voce di Elisa era imperiosa «Non essere stupida. Basta parlarci.»

«Che devo fare io?!»

La mia amica alzò gli occhi miele al cielo. «Ascolta, capisco che sia difficile, ma forse è arrivato il momento di affrontare direttamente la situazione con Andrea. Adesso che avete iniziato a chiarire le cose, potrebbe essere il momento giusto per discutere anche del futuro. È chiaro che entrambi provate dei sentimenti l'uno per l'altra, quindi perché non cercare di capire cosa vi riserva il domani? Parlare apertamente potrebbe essere il primo passo per mettere fine a questa incertezza e per andare avanti, indipendentemente dall'esito della conversazione. Che ne dici?»

Invece che risponderle, mi concentrai a squadrarle. Diafa, con quella maschera viso rosa che sembrava saltata fuori da un cartone animato giapponese, era appoggiata al bordo della vasca con entrambi i gomiti. Camilla, avvolta nella sua eleganza naturale, sedeva con grazia sul lettino, trasformando quel color marrone sulla sua pelle in un qualcosa di più sofisticato. Sofia, con un occhio coperto dal cetriolo e l'altro brillante di curiosità, scrutava ogni mio movimento con attenzione. Elisa, di fronte a me, sembrava quasi un puffo con quel turbante blu che le incorniciava il viso.

Sorrisi guardando le mie amiche trasformate da maschere e turbanti. «Siete proprio buffe.» risposi con un tono affettuoso. «Ma non saprei davvero cosa fare senza di voi.»

Il mio sguardo si spostò da Diafa a Camilla, da Sofia ad Elisa, mentre un senso di gratitudine mi avvolgeva come una calda coperta invernale.

💠

Entrare nell'appartamento, quello che un tempo era stato il nostro rifugio, mi aveva travolta di ricordi. Era come se ogni angolo di quella casa raccontasse una parte della nostra storia, delle nostre risate, delle nostre discussioni, delle nostre lacrime. Il suono familiare dei passi sul pavimento di quel nostro vecchio appartamento al centro di Camerino mi faceva sentire a casa, ma allo stesso tempo mi faceva sentire un profondo senso di perdita.

Quando avevo preso la decisione di trasferirmi nella nuova villa fuori dal paese, le altre mi avevano seguito. Avevo acquistato l'intero appartamento, quindi ora era di mia proprietà. Nonostante non vi abitassi più a causa dei ricordi dolorosi che vi erano legati, il pensiero che potesse finire nelle mani di estranei, che potesse diventare teatro di altre storie e avventure, mi turbava profondamente. Quell'appartamento era il mio rifugio, testimone della mia storia e del nostro passato condiviso.

E non avrei permesso a nessuno di portarmelo via.

La luce filtrava dalle finestre, rivelando il velo di polvere che ricopriva ogni angolo. Non c'era il solito odore di pulito, ma un'atmosfera di chiuso e umido, come se il posto avesse trattenuto il peso dei ricordi che vi erano stati custoditi per tanto tempo.

Ogni oggetto, coperto da un velo di bianco, sembrava raccontare una storia di passato e di cambiamento. I mobili, una volta così vivaci e accoglienti, ora giacevano immobili e silenziosi, come se attendessero il ritorno di chi li aveva animati con la propria presenza.

Il divano, dove passavamo ore a guardare film e serie TV, sembrava meno accogliente senza le risate delle mie amiche. La cucina, dove preparavamo i nostri pasti insieme ridendo e scherzando, ora era silenziosa e vuota, senza la baraonda di Mercorelli e Victor.

Ogni stanza, ogni oggetto, mi ricordava i momenti felici che avevamo vissuto insieme.

Mi soffermai sul dondolo, solitamente una fonte di pace e tranquillità, ma ora avvolto da un telo bianco che ne nascondeva la bellezza e i ricordi che custodisce. Era stato testimone silenzioso dei nostri momenti più importanti con Andrea, delle nostre risate e delle nostre confidenze. Ogni oscillazione sembrava risvegliare i fantasmi del passato, portandomi indietro nel tempo quando il nostro legame era forte e vibrante. Ma ora, sotto quel telo bianco, giaceva immobile e silenzioso, come se anche lui attendesse il ritorno di giorni migliori.

Mentre osservavo quei teli bianchi che ricoprivano ogni angolo della stanza, realizzai che quella decisione rappresentava un atto di coraggio, una volontà di voltare pagina e di lasciarmi il passato alle spalle. Era doloroso, certo, ma necessario. Ogni oggetto, ogni angolo di quella stanza era permeato dei ricordi condivisi con Andrea, e anche se il tempo passava, quei ricordi restavano vividi, come se fossero incisi nel tessuto stesso dell'appartamento.

Per cui, anche se mi allontanavo fisicamente da quel luogo, sapevo che i ricordi non sarebbero mai svaniti del tutto. Sarebbero rimasti con me, indelebili e preziosi, testimoni silenziosi del nostro tempo insieme.

Mi fermai davanti alla mia stanza, la porta socchiusa come se mi aspettasse. Raccolsi il coraggio di spingerla delicatamente, rivelando il caos ordinato delle mie vecchie cose.

Il letto, avvolto nel suo telo bianco, sembrava una tomba per i ricordi sepolti. I libri sul comodino, coperti da un sottile strato di polvere, facevano eco a giorni in cui la lettura e la condivisione erano all'ordine del giorno. Le foto attaccate alla parete, ora sbiadite e ingiallite, erano come finestre sul passato, che mi ricordavano quanto tutti fossimo felici insieme.

Guardando le chitarre appese alla parete, sentii un nodo alla gola. Erano lì, impolverate e silenziose, come un eco dei giorni passati. Mi riportavano indietro a momenti felici, quando io e Andrea trascorrevamo le serate a suonare insieme, a lasciarci trasportare dalla magia della musica. Ma ora, guardandole, provai una strana sensazione di vuoto.

Quelle chitarre erano testimoni del nostro amore e della nostra passione condivisa per la musica, ma erano anche simboli di un passato che sembrava così lontano. Mi chiesi se potremo mai avessimo potuto ritrovare quella connessione, se mai saremmo potuti tornare a condividere la stessa armonia che una volta ci legava.

Era doloroso vedere quegli strumenti avvolti nel silenzio, mentre il tempo scorreva e le distanze si facevano sempre più grandi.

Forse era meglio così, lasciare che i ricordi riposassero nell'ombra del passato. Ma non potevo fare a meno di sentire un senso di perdita, di rimpianto per quello che è stato e forse non sarà più.

Quelle chitarre erano come un richiamo al passato, un invito a riflettere su ciò che era stato e su ciò che potrebbe essere. E mentre le osservavo, mi domandavo se un giorno fossi riuscita davvero a superare tutto questo e a guardare avanti con speranza.

Ma poi, all'improvviso, mentre mi trovavo nel mio vecchio appartamento, circondata da ricordi impolverati e abbandonati al tempo, sentii che qualcosa dentro di me stava cambiando. Forse era il fatto di essere tornata indietro nel tempo, di rivivere quei momenti che avevo cercato di dimenticare, o forse era semplicemente il destino che mi stava mostrando una nuova strada da seguire.

Fu come se qualcosa si stesse risvegliando dentro di me, un sussurro di creatività che si faceva strada tra i miei pensieri. Per tanto tempo avevo cercato di scrivere, di catturare le emozioni e trasformarle in parole, ma ogni tentativo era stato vano. La mia mente sembrava un deserto arido, incapace di produrre anche solo un germoglio di ispirazione.

Ma ora, in quel momento, tutto sembrava diverso. Sentivo una melodia nuova prendere forma nella mia testa, come se le note danzassero nell'aria intorno a me, invitandomi a seguirla. Era un'esperienza surreale, quasi magica, eppure così incredibilmente reale. Le parole fluivano come un fiume in piena, portando con sé emozioni e immagini che non sapevo di possedere.

Mi sentii viva, come se finalmente avessi ritrovato un pezzo di me stessa che avevo perso lungo la strada. Quella sensazione di calore mi avvolse, nutrendo la mia anima affamata di creatività. Era come se tutte le paure e le incertezze svanissero all'improvviso, lasciando spazio solo alla gioia pura di creare qualcosa di nuovo.

Afferrai con amore la mia chitarra, passando delicatamente le dita sulle corde come se fosse un rituale sacro. Il tocco della mia mano fa volare via la polvere accumulata nel tempo, che si solleva nell'aria come un'effimera nuvola arancione al contatto con la luce filtrante dalle persiane socchiuse. Quello sbuffo sembrava disperdere non solo la polvere, ma anche il peso dei ricordi che giacevano su quegli oggetti dimenticati.

Con un misto di curiosità e aspettativa, afferrai il plico di fogli abbandonati sulla scrivania, come se qualcuno li avesse lasciati lì appositamente per me, pronti a rivelare i segreti nascosti del mio passato. La penna ricamata, simbolo di nuove possibilità e speranze, sembrava brillare con una luce propria nelle mie mani.

Mi sedetti con grazia e determinazione sul parquet, le gambe incrociate a formare un nodo simbolico che rappresentava la mia decisione di sciogliere i nodi del mio passato. Le dita serrarono la penna con fermezza mentre la mente si aprì a un flusso di parole e pensieri che scorrevano liberi come il fumo delle sigarette che si consumava in fretta, come se volessi liberare l'anima dai pesi del passato.

La musica cominciò a fondersi con le parole, creando un'atmosfera magica e avvolgente che mi avvolgeva come un abbraccio caloroso.

Mentre il fumo delle sigarette si disperdeva nell'aria, mi sentii finalmente viva e libera, pronta a affrontare i demoni del passato e a trasformare il dolore in arte.

In quel momento, nel silenzio rotto solo dallo scorrere dell'inchiostro e dalla musica che riempiva la stanza, mi sentii davvero me stessa, in armonia con il mio io più profondo.

__________________

Vai così, ragazzi! 

Siamo finalmente tornati sul palco! 🤩

Serena ha ripreso in mano la sua amata chitarra, segno che il processo di guarigione è ufficialmente iniziato. 

Non è un caso che abbia deciso di farlo proprio adesso. Come nel primo libro, la sua molla emotiva è sempre stata Andrea, e ora che stanno ricominciando a chiarirsi, è come se una nuova fonte di ispirazione stesse riemergendo. Quindi, cosa pensate che tratterà la sua nuova canzone? Sono curiosa di leggere le vostre ipotesi.

Volevo aggiornarvi anche del fatto che potrebbero esserci dei leggeri ritardi negli aggiornamenti mentre mi dedico agli ultimi esami e alla tesi. 

Ma non temete, non vi abbandonerò! 

Porteremo a termine questa storia insieme e daremo ai nostri amati personaggi il finale che meritano. 

Daje!💪

Vi aspetto nei commenti, se vi va, e vi chiedo di lasciare qualche stellina. Il vostro feedback è fondamentale per me.

Grazie per il vostro affetto!

Vi abbraccio con tutto il mio cuore.

M.❤️

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