𝑹𝑬𝑪𝑲𝑳𝑬𝑺𝑺.

By michellehtoms

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Cosa succede quando due anime spaccate per metà si incontrano nel bel mezzo della loro vita? Continueranno a... More

AVVERTENZE.
Dedica.
Welcome to Greenhaven.
Cast & Info.
Cast ²
𝓣𝓱𝓮 𝓜𝔂𝓽𝓱 𝓸𝓯 𝓟𝓮𝓻𝓼𝓮́𝓹𝓱𝓸𝓷𝓮.
1. How can you die carelessly?
2. Criminologie et yeux.

3. The wild hunt & Caramel apple spice.

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By michellehtoms

ATTENZIONE:
La storia ha subito dei cambiamenti e per tale motivo sto ripubblicando i capitoli dal primo fino al tredicesimo con nuove impostazioni.
PS: Vi invito a dare un'occhiata alla nuova storia che ho appena pubblicato!

PERSEFONE POV.

‧⁺˚*・༓☾ ⚜️ ☽༓・*˚⁺‧͙

Una cosa avevo imparato nella vita, mai fare domande alle persone di sesso maschile perché ti diranno sempre ciò che vuoi sentire e mai ciò che è vero.
Lo avevo capito dall'età di sedici anni, eppure, mai una volta tenevo a bada la curiosità e finivo sempre delusa dalle risposte che ricevevo.
E Aiden, seppur abbia sempre vissuto circondato da donne, era pur sempre un ragazzo e come tale, a volte decideva di non dirti tutto per paura di esporsi troppo.
Per questo mi ritrovai stesa sul letto morbido della mia camera a ripensare alle risposte poco soddisfacenti che mi aveva rifilato quando gli chiesi come conoscesse lui e tutto il resto del gruppo.

«Si conoscono da quando erano piccoli. Non si sono mai separati dall'ora.»

«Sì, Scorpius e Blake hanno contribuito alla merda giornaliera che subito, anche se rimanevano solo lì a guardare.»

E per chi se lo stesse chiedendo:
Scorpius era quello che mi aveva trafitta con una sola occhiata, quello più misterioso e quello più attraente, anche se non avrei avuto il coraggio di ammetterlo ad alta voce nemmeno sotto tortura.
Blake era quello che aveva i capelli lunghi fino alle spalle che si sistemava ogni cinque secondi, cambiando la direzione da sinistra a destra, portando i boccoli da una parte all'altra e scompigliando la sua acconciatura già ribelle.

«No, non sono persone raccomandabili. So che hanno un brutto giro e tutti si tengono alla larga da quel gruppo.»

Non mi volle dare spiegazioni più dettagliate su cosa facessero per stargli alla larga, perché a detta sua, avrebbe solo alimentato la mia curiosità, non sapendo che facendo così l'avrebbe aumentata il doppio, ma io non avevo avuto coraggio di dirglielo. Sia perché avrei avuto la sua disapprovazione, sia perché avrei scatenato anche quella delle mie amiche.

Eppure, qualcosa mi diceva che la fortuna non sarebbe girata dalla mia parte e da quella dei miei amici e ci avrebbe spinto sempre più vicino a quel gruppo. No, non era qualcosa. Era il fuoco che ci aveva lanciato Kai Mackenzie a dirmelo. Fuoco che nessuno notò, tranne me. Fui l'unica ad accorgermi che per lui era cominciata una sorta di gioco, una caccia selvaggia in cui lui e il suo gruppo sarebbero stati i cavalieri fantasma in sella ai loro cavalli maestosi, e che con le loro fruste ci avrebbero portati in un mondo buio, senza tempo, ai confini con il pericolo.

Questo esempio mentalmente mi riportò a quando anni prima io e i miei amici decidemmo finalmente di guardare la famosa serie tv dedicata ai lupi che tanto andava di moda tra noi giovani. E, senza saperlo, quella sarebbe diventata una nostra tradizione annuale in cui ci riunivano tutto insieme a casa di qualcuno e finivamo una stagione intera, poi alla seconda stagione avremmo cambiato casa e avremmo ripetuto l'azione fino a completarla del tutto e ripartire da zero.

Ormai sapevamo le battute a memoria e parlavamo con gli schermi a led all'unisono come se i protagonisti potessero sentirci davvero.

Ma, ritornando a noi, sentivo in ogni fibra del mio corpo che non mi sbagliavo.

E per tale motivo, quella mattina me ne stavo con la testa sul cuscino nel tentativo di far smettere ai pensieri di vorticare a spirale nella mia testa, in un loop infinito.

Non ero una che si accontentava di quelle poche risposte esaustive, anche perché non mi aveva detto il motivo per il quale Scorpius e Blake non agivano mentre Kai e altri bulletti senza palle lo picchiavano.

Una cosa, però, l'avevo capita: Quei due, ma anche i loro amici, erano persone poco raccomandabili a cui stare alla larga. Ma si sa, il destino non gira mai dalla propria parte e in un modo o nell'altro li avremmo sempre avuti intorno come una schiera di diavoli pronti a darci del filo da torcere.

E con quel pensiero impresso nella mente, alle dieci del mattino mi alzai un po' controvoglia dal letto e già vestita e preparata mi recai al piano di sotto per fare colazione.

Come al solito, i miei genitori si erano svegliati prima di me, avevano mangiato prima di me ed erano usciti prima di me.

In quel maniero, anche circondata da tante persone, con il continuo affetto da parte di tutti, mi sentivo estremamente sola.

Mancava una parte di me essenziale, quella persona con cui facevo tutto. Mio fratello.

Ed era per lui che io avevo deciso di scovare la verità. Non sapevo ancora come l'avrei fatto, ma ero intenzionata a farlo.

Dopo aver fatto una misera colazione composta da una fetta biscottata e tre dita di latte, mi lavai i denti e afferrai zaino e cappotto comunicando all'autista privato di famiglia di accompagnarmi all'università.

Il tragitto fu abbastanza breve e silenzioso, a ... non piaceva comunicare molto e io mi ero ormai abituata ai suoi silenzi.

Varcai ancora una volta l'entrata della True Constance stringendomi nel mio cappotto per non avvertire ulteriormente il freddo autunnale, anche se con poco successo visto il vento che mi graffiava le gote.

Vidi i miei amici, per fortuna tutti presenti, nel cortile e a quella visione pensai di essere in ritardo io quella volta.

«Buongiorno.» Mi dissero in coro.

«Buongiorno.» Lasciai sfuggire uno sbadiglio incontrollato.

«Dormito poco?» Chiese Selena.

«Abbastanza da farmi aver voglia di prendere almeno un litro di caffè.»

Non ero un amante del caffè, anzi, quasi lo detestavo. Non capivo mai quanto zucchero dovessi metterci per non gustarlo amaro e ogni volta la quantità di zucchero non era mai sufficiente.

I miei amici mi guardavano sempre divertiti quando, nelle pochissime occasioni, ne prendevo una tazzina e scartavo almeno tre o quattro bustine di quella sostanza dolce per poter rendere il gusto più decente. E puntualmente mi veniva detto che io stessi bevendo "zucchero con il caffè" e non il contrario.

«Almeno ti abituerai al suo sapore.» Disse di conseguenza Aiden facendo l'occhiolino, alludendo a un doppio senso che da parte sua non mancava quasi mai.

«Fai sempre battute squallide.» Mi ritrovai a dire, prendendo posto accanto a Cora che mi scoccò un bacio sulla guancia come ulteriore saluto.

«Oggi il tempo fa proprio schifo, il meteo dice che dovrebbe piovere.» Sbuffò la mia amica al mio fianco mentre controllava sul suo telefono le previsioni meteorologiche.

«Tanto c'è sempre il sole.» L'accento francese si fece udire quella giornata.

«Greenhaven è sempre stata strana durante la pioggia. Da nessuna parte piove con il sole sempre costantemente visibile.» Affermò distrattamente Aiden, intento a sfogliare le pagine di un manuale che aveva poggiato sulle gambe.

E avevano ragione entrambi, a Greenhaven il sole c'era anche quando pioveva. Una cosa normale se accade poche volte all'anno, una coincidenza se accade un po' di più del solito, una stranezza se accade sempre.
Le nuvole sopra quel paesino sembravano non voler oscurare la stella madre del sistema solare, quasi con l'intenzione di far ricordare che tutto in quel luogo c'era qualcosa di folkloristico. Un po', a voler far capire che anche nei giorni tristi, difficili e apparentemente bui, c'è sempre la luce a portare un senso di leggerezza alla pioggia che ci inondava da dentro. O almeno, così lo interpretavo io.

Mi piaceva quella caratteristica contrastiva, rendeva il paesino unico nel suo genere ai miei occhi.

Era passato circa un anno dall'ultima tempesta con tuoni e lampi a non finire, con le strade allagate e la grandine che sbatteva contro l'asfalto. Erano quelle le uniche e rare volte in cui il sole non si faceva vivo, si nascondeva dietro la condensazione delle nuvole grigie e riappariva quando si calmava la situazione. Forse, anche a Zeus dava fastidio quella particolarità di Greenhaven e una volta all'anno decideva di dargli una lezione con i fiocchi.

«È il secondo giorno e io già sono stanca di venire qui.» Era solito di Cora comportarsi così, il giorno prima era tutta euforica ed eccitata a un nuovo inizio e il giorno dopo aveva già perso interesse.

Ma le volevamo bene lo stesso.

«Odio alzarmi così presto, non sono più abituata dopo l'estate indimenticabile che ho passato in Egitto dove mi alzavo all'orario che volevo.» Sbuffò Selena, appoggiando il mento sopra il ginocchio sollevato. Sedeva accanto a Fleur che distrattamente si guardava intorno.

Era sempre nel suo mondo, lo sapevamo tutti, ma era per quello che ci piaceva. Un po' tra le nuvole, un po' immersa nelle pagine dei libri che si portava dietro quando decidevamo di andare a rilassarci vicino il lago.

«Ogni anno in estate vai in Egitto, anche solo per una settimana e ogni anno ritorni dicendo questa esatta e identica frase.»

«Che vuoi che ti dica, Cora? Amo il mio paese d'origine.» Fece spallucce.

E io quanto avrei voluto visitarlo, immergermi nella cultura araba fatta di spezie, di note olfattive sensuali e piccanti, di oli essenziali puri, profumi di ogni tipo, di tè beduino, di lande desertiche con le sue dune che all'imbrunire del sole creano una vista perfetta, immergermi nella musica udibile dalle casse dei venditori ambulanti. Quanto avrei voluto ammirare da vicino i decori delle case, i dettagli minuziosi delle moschee, fare una motorata negli istanti prima del chiaro di luna, mangiare cibi tradizionali, fumare per la prima volta il narghilè, farmi fare l'henné sulle mani da una delle parenti di Selena, la era solita ritornare dalle vacanze estive con entrambi i dorsi delle mani pieni di decori. Ma non era solo questo ciò che avrei voluto fare, non mi sarebbe bastato solo fare le esperienze da semplice turista, avrei voluto sentirmi dentro le ossa quella magia che da sempre la mia amica mi trasmetteva con i suoi racconti, con i suoi occhi, la sua mente e la voglia di vita che si sprigionava dentro di lei.

Mi aveva sempre affascinato quel mondo, non a caso il mio film Disney preferito era Aladdin.

Ma dopo aver conosciuto Selena, mi ero persa nelle pagine dei libri di storia che studiavo da autodidatta, nella letteratura e nelle immagini. Avrei potuto fare solo quello ed ero arrivata a un punto della mia vita in cui non mi bastava più vivere solo d'immaginazione.

Io, che fuori dall'Inghilterra non avevo messo piede da nessuna parte, avevo il bisogno di uscire e andare a scoprire il mondo. Lo sentivo fin dentro le ossa e negli strati interni del cuore.

Era deprimente come in Italia ci fossi andata solo una volta e poiché avevo all'incirca sei anni all'epoca non ricordavo assolutamente nulla di quel viaggio.

«Ragazzi.. scusatemi se vi interrompo...» La voce flebile e pacata di Fleur mi fece riportare alla realtà e al tempo stesso pensare che avrei voluto visitare anche la Francia. «Mi è venuta voglia di una bevanda calda, stamattina ho fatto colazione solo con una brioche, non è che mi potreste accompagnare?» Viso paonazzo e morsi nell'interno guancia.

Fleur era decisamente un fiore prezioso e fragile che non voleva recare disturbo a nessuno con la sua presenza.

«Ma certo, andiamo.» Le risposi io, mettendomela sotto braccio e iniziando a camminare.

Gli altri ci seguirono a ruota incominciando una conversazione diversa a cui io non diedi peso.

«Pers?» Richiamò la mia attenzione e la prima cosa che notai quando posai lo sguardo su di lei fu la frangetta delicata che le si alzava leggermente a causa del vento.

«Sì, Fleur?»

«Mia sorella si sta per sposare.»

Vivienne Clermont aveva venticinque anni ed era la tipica figlia modello che si era laureata in architettura con il massimo dei voti, che da piccola era sempre in prima fila ai saggi di danza classica, che aveva avuto fin dalla sua prima relazione, durata otto anni, una stabilità che tutte desideravano, insomma aveva sempre soddisfatto i suoi genitori in ogni cosa che faceva e Fleur, di conseguenza, si sentiva messa in secondo piano in tutto. L'avevo incontrata al massimo tre volte e non mi aveva mai dato una buona impressione, troppo precisa, ordinata, altezzosa e presuntuosa.

«È una bella notizia.» Finsi un sorriso, ma non perché non fossi felice per lei, ma perché sapevo che quell'evento avrebbe portato Fleur a sentirsi nuovamente una persona in più nella sua stessa famiglia.

«No, in realtà no. Ho scoperto che il suo futuro marito la tradisce.»

Rimasi senza parole.

Alla faccia della stabilità.

Come si poteva tradire una come Vivienne? Mi chiesi mentalmente.

E beh, se due più due fa quattro ed è risaputo, era anche noto a tutti che Vivienne non fosse la donna più simpatica e divertente del mondo, sempre con quell'aria da élite sul viso e la postura rigida.

«E tu glielo dirai?»

In un primo momento non capii perché me lo stesse dicendo, ma poi pensai che lo avesse già confessato a Selena, la quale le avrà detto di farsi gli affari suoi perché "Vivienne è un palo in culo".

«Non lo so, se glielo dico passo per invidiosa agli occhi di mia sorella e una spiona agli occhi di mio cognato. Ma se non glielo dico passo per traditrice gli occhi della mia famiglia.» Sbuffò. Era esasperata e con mille dubbi in testa, incerta sul da farsi.

Nel frattempo ci ritrovammo in fila alla cassa e davanti a noi avevamo solo due persone prima che venisse il nostro turno.

«Come l'hai scoperto?» Spostavo lo sguardo da lei alla cassa, facendo slalom per assicurarmi di camminare avanti quando qualcuno riceveva il suo ordine e se ne andava.

«Vivienne mi aveva detto di andare a recuperare una cosa da Jason perché le serviva per quella sera con un'uscita con le amiche, quando sono arrivata avevo notato una seconda figura oltre a lui sul divano e apparteneva a una donna, non l'ho vista granché, ho pensato fosse una sua collega di lavoro ma quando ho bussato e lui mi ha aperto ho notato che sul divano c'erano delle mutandine e sul tavolino accanto due bicchieri di vino.» Quasi le venivano le lacrime agli occhi per quello che aveva visto.

Considerava Jason quasi come un fratello e scoprire il suo tradimento l'aveva fatta star male, era evidente. Avrei voluto abbracciarla e tenerla stretta a me per tanto tempo, farla scomparire nelle mie braccia, ma mi limitai a darle un abbraccio meno duraturo e meno affettuoso a causa delle persone che ci circondavano.

Non era una tipa a cui piaceva farsi vedere affettuosa in pubblico, timida com'era avrebbe preferito sprofondare nel cemento piuttosto mostrarsi agli altri mentre ricambiava l'abbraccio di qualcuno.

E non me la presi per la sua distanza, la capivo e rispettavo il suo atteggiamento schivo.

A volte mi capitava di pensare che lei si desse tante restrizioni e fosse cosi riservata solo per colpa di Vivienne che ha sempre voluto primeggiare su di lei.

Fu il turno di Fleur di ordinare e prese un Caramel Apple Spice, fu subito servita e quando mi chiese di prendere il drink al posto suo perché era intenta a posare il resto dei soldi nel portafoglio io lo feci.

Bastò un passo.

Un singolo passo e inciampai contro qualcuno.

Il coperchio del bicchiere volò via e il contenuto bollente schizzò su una camicia bianca creando una macchia enorme.

«Ma porca puttana!» Urlò una voce maschile sommessa dal dolore mentre io rimasi immobile a fissare il punto in cui la macchia si era distesa velocemente.

Mi morsi le labbra e pian piano alzai lo sguardo ritrovandomi l'ultima persona che mi immaginavo di vedere.

Vi ricordate quando vi ho detto che la fortuna non sarebbe girata dalla mia parte e a quando poche ore prima, distesa sul letto, quel pensiero mi aveva riempito la testa girando come un vortice, un tornado?

Ecco.

La fortuna non girava per niente dalla mia parte e presto anche per i miei amici sarebbe stato così.

Scorpius era davanti a me, con gli occhi pieni di rabbia e il viso contratto in un espressione furiosa.

«Ma ci vedi, Cristo Dio? Guarda a dove metti i piedi, ragazzina.» Sputò acido.

Sussultai alle sue parole mentre le mie mi morivano in gola. La mente era annebbiata e le narici erano piene di quell'odore di mela mischiata al caramello che componeva il drink caldo appena pagato.

Io già sentii il liquido molto caldo attraverso il bicchiere, non osai immaginare quanto bollente poteva essere quando ti viene versato addosso per sbaglio.

«Scusa, io non volevo..» Riuscii a dire flebilmente.

Non capii quale tra le sue parole, la sua voce o i suoi occhi dello stesso colore dello smeraldo mi stavano mandando in subbuglio la testa.

«Allora la prossima volta guardati intorno prima di muoverti.»

Cora non riuscì a resistere più e quasi non gli saltò addosso.

«Senti, Mr. Sto grandissimo caz..» Aiden le tappò la bocca immediatamente e si udì solo un farfuglio soffocato.

Tutti stavano osservando la scena imbarazzante e avvertii le guance andarmi a fuoco.

Mi maledii da sola per aver fatto sempre affidamento su mio fratello, il quale mi difendeva ogni volta da situazioni simili e mi proteggeva mettendomi dietro di lui quando le cose si complicavano. Capitava spesso quando un ragazzo del liceo ci provava con me e la tipa gelosa di turno aveva tanto coraggio da venire da me con l'intento di riempirmi di schiaffi.

Ci fu un attimo di silenzio, durato pochi secondi, che fu spezzato da un'altra voce maschile.

«Ma guarda qui chi abbiamo, Aiden Collins. Che ci fai qui?» Riconobbi subito la figura di Kai, non troppo snella ma nemmeno possente come quella di Scorpius.

In un'altra occasione mi sarei fatta rapire dai muscoli sulle braccia tesi e dalle vene del collo evidenti.

Scorpius tolse gli occhi da me solo per posarli su Aiden e per un momento notai che il suo sguardo cambiò, mi fu impossibile capire cosa gli fosse appena passato per la testa o quale espressione quasi impercettibile gli si fosse posata sul viso.

Il mio amico non rispose subito, troppo occupato a tenere la mano sulla bocca di Cora che nel frattempo continuava a farfugliare arrabbiata delle frasi in direzione sia di Kai che di Scorpius.

«Quello che fai tu, ci studio.» Lo sguardo di sfida, la voce più rauca e carica di odio, quello vero, quello puro, quello impregnato da anni di sofferenze.

«Che cosa strana, non pensavo che ammettessero proprio tutti. Allora è vero quando dicono che la True Constance è caduta in basso.» Un ghigno da dover prendere a pugni si fece strada sulle sue labbra e tutto quello portò Cora ad esplodere.

«Kai, pensavo che con gli anni il cervello ti si fosse ingrandito e che riuscissi a connettere due neuroni prima di insultare le persone proprio come facevi alle medie, evidentemente mi sbagliavo.»

Colpito e affondato.

Lo stesso Kai rimase sbalordito dal coraggio di Aiden ma rispose solo con un sorriso divertito più ampio, a metà tra la risata e il nervoso. Digrignò i denti così forte che per un attimo temetti di sentirli spezzarsi tutti sotto quella compressione micidiale.

Quasi non stavano per acciuffarsi, perché Kai aveva avanzato di un passo, che qualcuno lo afferrò per il colletto della camicia costosa e lo tiro via.

«Basta, andiamocene. Forza. Calmatevi tutti quanti. Avete rotto i coglioni.»

Fu Blake a dirlo.

E io nel mentre, tenevo ancora il bicchiere in mano, con le dita che mi iniziarono a bruciare per un calore che non avevo avvertito prima.

Il Caramel Apple Spice era colato su tutta la mano fino ad arrossarla e io non avevo nemmeno sentito che mi fossi quasi ustionata.

La caccia selvaggia era appena iniziata.



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TIKTOK: michellehtomsbooks_wtp

Devo dire che Persefone è più distratta di quel che sembra.

Scorpius dovrebbe bere una camomilla, così come anche Kai. 🫠

Se vi sembra poco mi scuso, ma riscrivere totalmente una storia risulta più difficile del previsto soprattutto ora che ne ho pubblicata un'altra ancora. In più sono sommersa dallo studio. *Dying inside*

Mi scuso per eventuali refusi, in tal caso fatemeli notare sempre con gentilezza.🫶🏻

⭐️Lasciate una stellina e un commento, mi fa sempre piacere sapere le vostre opinioni!⭐️

🖤Al prossimo capitolo🖤

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