Come la luna sull'acqua chiar...

By MaliaInk

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Andrea era partito, lasciando Serena sola con le macerie del loro passato e i fantasmi di un futuro mai reali... More

ALERT
PROLOGO
1.TRA TE E IL MARE
2.SOPRAVVIVERE
3. RIVEDERSI
4.RIAVVOLGERE
5.RIMORSI & RIMPIANTI
6.HERE WE GO AGAIN
7.(RE)START
8.LITTLE FREAK
9. ARMISTIZIO BIANCO
10.GEOCHRISTMAS PARTY
11.L'EQUAZIONE DI DIRAC
12.EQUILIBRIO TRA DOLORE E GIOIE I
14. RIFLESSI E RITORNI I
15.RIFLESSI E RITORNI II
16.CATARSI
17. SE É QUELLO CHE VUOI
18.LASCIAR ANDARE
19. FIORI ROSA, FIORI DI PESCO
20.CHE RUMORE FA LA FELICITÀ?
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

13. EQUILIBRIO TRA DOLORE E GIOIE II

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By MaliaInk

Ormai l'estate era esplosa. Un tepore accogliente avvolgeva l'aria, mentre il sole sorgeva all'orizzonte tingendo il cielo di sfumature calde. Era una di quelle giornate estive di giugno, dove il cielo azzurro sembrava infinito e la brezza leggera carezzava delicatamente la pelle.

Il profumo fresco e fruttato delle rose e delle margherite in piena fioritura riempiva l'aria, mescolandosi con il dolce profumo del verde intenso degli alberi. Il canto gioioso degli uccelli creava una melodia naturale, mentre le foglie degli alberi danzavano leggere sotto l'incanto del vento estivo.

La giornata si svolgeva con un ritmo tranquillo e rilassato. La temperatura gradualmente saliva, portando con sé l'invito a cercare refrigerio.

Con uno sbadiglio soddisfatto, mi svegliai sentendomi riposata come non facevo da una vita. Il morbido calore del lenzuolo mi abbracciava dolcemente, e mentre mi stiracchiavo, potevo percepire l'elasticità dei miei muscoli rilassati. Una sensazione di benessere mi pervadeva, e con un sorriso sereno, decisi di affacciarmi a una nuova giornata.

Mi avvicinai alle finestre e le spalancai con un gesto deciso. Un'ondata di aria fresca e profumata invase la stanza, portando con sé il canto vivace degli uccellini. Non ricordavo l'ultima volta che mi ero svegliata in questo modo, senza la pesantezza che mi avvolgeva il corpo ogni mattina.

In un momento di consapevolezza, mi resi conto che quella notte avevo dormito senza il sostegno delle solite medicine. Era un passo importante verso la libertà da quelle catene farmacologiche. La mia mente, finalmente sgombra da nebbie soporifere, poteva godere della chiarezza che tanto desiderava.

Una sensazione di leggerezza e di gioia si insinuò nel mio cuore. Era come se un peso si fosse sollevato dalle mie spalle, regalandomi una libertà che aveva dimenticato di possedere. La consapevolezza del mio potere di affrontare la notte senza l'artificio delle medicine mi riempiva di gratitudine e sorpresa.

Il canto degli uccelli continuava a salutarmi, e mi sentii pronta ad abbracciare il nuovo giorno con una forza che non avevo mai creduto di possedere. La vita, senza il bisogno delle pastiglie per dormire, mi si presentava come un regalo da scoprire, una nuova avventura in cui potevo essere davvero la vera protagonista della mia storia.

Ero consapevole che quel senso di benessere avesse una durata limitata, ma i momenti che seguirono avevano il sapore di una pace ritrovata particolarmente grazie a due fattori. Il primo sembrava incarnare le sembianze di un pirata dai folti capelli castani e il fisico di un dio. Il riavvicinamento dopo il ritrovamento di Milo era evidente: ci scambiavamo sguardi furtivi, fingendo di non notare l'osservazione reciproca, nascondendo sorrisi che sembravano non voler abbandonare i nostri volti, e carezze mascherate dalla scusa di afferrare oggetti sempre troppo distanti.

Quel primo fattore era un intreccio di tensione e desiderio, come se il tempo avesse deciso di concederci un breve assaggio della connessione che un tempo era stata interrotta. I gesti erano lievi, ma i sentimenti erano palpabili nell'aria, una danza sottile che faceva vibrare l'atmosfera.

Il secondo fattore, invece, era una dolce melodia di pace interiore. Avevo fatto pace con le ragazze, e il gruppo era ritornato a essere quello di prima, se non più forte e unito. Mai come in quel momento sentivo la complicità che legava il gruppo, come se ogni membro fosse una nota perfettamente armonizzata in una sinfonia di amicizia. La sensazione di appartenenza, di essere parte di qualcosa di più grande, mi riempiva di gratitudine.

Il sorriso ritrovato e le risate sincere erano il segno tangibile di un legame che aveva superato le prove del tempo e delle difficoltà. L'aria leggera di quel secondo fattore era un balsamo per l'anima, un rassicurante abbraccio di accettazione e comprensione reciproca. Era come se, per un attimo, il mondo esterno non esistesse e l'unico spazio in cui contasse veramente fosse quello condiviso tra amici.

Ne avevo parlato anche con la mia psicologa, e mi aveva consigliato di proseguire su questa strada, godendomi ogni attimo, lasciando tutto in mano al tempo.

Un consiglio che ero stata ben lieta di accettare.

Soffiai un bacino a Milo, che sonnecchiava al bordo del letto, e mi diressi quasi saltellando in cucina, dalla quale proveniva un frastuono assurdo significante il fatto che gli altri sicuramente fossero già svegli.

«Buongiorno a tutti! » cinguettai, allegra.

«Guarda guarda!» mi accolse Mercorelli «Siamo allegri, stamattina!»

Risi e presi la tazza di caffè che Sofia mi porgeva, poi mi allungai verso il tavolo e presi una fetta di pane tostato già con spalmata sopra la Nutella. Diedi un morso vigoroso e mi sporcai il naso. «Ho dormito bene!»

«Lo vedo!» Andrea rise nel pulirmi il naso.

MI diede un colpetto leggero per togliermi lo sbuffo di Nutella, ma tanto bastò alle mie guance per accalorarsi e al mio cervello di dichiarare il burnout.

Il mio stato d'animo allegro o forse il calore estivo avevano fatto svanire ogni freno inibitore, e mi chiesi quando fosse diventato così irresistibile.

I suoi capelli, ora schiariti e ondulati, sembravano incredibilmente morbidi, e sentivo un' irrefrenabile voglia di passarci le mani attraverso. La sua canotta nera scollata svelava un corpo tonico e scolpito, mentre un sorriso sensuale adornava le sue labbra. I muscoli tesi e vivaci accentuavano la sua forma atletica, e il serpente tatuato sul suo corpo sembrava animarsi, muovendosi su quella tela scolpita da un dio.

Il suo sguardo, intensamente magnetico, faceva leva su una carica di sensualità che non avevo mai notato prima. Ogni gesto, ogni movimento sembrava emanare una grazia sottolineata da una consapevolezza del proprio fascino. La sua presenza riempiva l'aria di una seduzione sottile, e mi ritrovai catturata in un vortice di desiderio inaspettato. La sua trasformazione, in quel momento, lo aveva reso irresistibilmente sexy, facendomi percepire un'attrazione che andava ben oltre l'aspetto fisico.

Attrazione che era rimasta intatta sin dalla prima sera al bar, quando ero ancora una ragazzina. Era come se il tempo non avesse mai scalfito quell'energia magnetica che ci aveva avvolto allora. Osservando il suo corpo scolpito e il sorriso sensuale, quel desiderio mai sopito risvegliò emozioni che giacevano in letargo.

Non potevo fare a meno di confrontare l'immagine di adesso con quella di allora. La stessa attrazione, ora matura e carica di una tensione più intensa, aveva il sapore di un'emozione che aveva resistito alla prova del tempo. La prima volta che lo vidi, ero una ragazzina incerta di fronte a un mondo di nuove sensazioni. Ora, la stessa forza magnetica faceva vibrare il mio essere, ma con una consapevolezza e una maturità che andavano oltre la superficie dell'aspetto fisico.

Era come se il destino avesse intrecciato il nostro percorso in una trama fatta di sguardi rubati e momenti condivisi, mantenendo viva quell'attrazione che, nonostante il passare degli anni, non aveva mai perso la sua intensità. Era un richiamo irresistibile, una connessione che sfidava il tempo e le circostanze, un'attrazione che ora, più che mai, bruciava con una fiamma appassionata.

Un calcio improvviso mi riportò alla realtà dei nostri pensieri. "Contegno!" mi gridarono gli occhi neri di Diafa. Nonostante tutti noi stessimo cercando di accogliere Andrea con un certo entusiasmo, lei manteneva un tono acido, non accettando completamente il suo ritorno. Tuttavia, avevo notato che si sforzava di tollerarlo per me e per Camilla, considerando che era il cugino del suo futuro marito. Ne ero profondamente grata.

Il suo sguardo severo sembrava un richiamo all'ordine, un promemoria che nonostante le dinamiche complesse, dovremmo mantenere un minimo di rispetto e contegno. Diafa, con la sua determinazione, si stava adoperando per trovare un equilibrio tra le sue riserve personali e la necessità di sostenere il nostro gruppo. Era una dimostrazione di maturità e responsabilità, e la riconoscevo per questo.

Guardandola, capii che quel calcio non era solo una richiesta di comportamento corretto, ma anche un segno di sostegno velato. Era come se volesse dirmi: "Siamo tutti con te, ma non dimentichiamoci dei confini che dobbiamo rispettare." Un semplice gesto che parlava di comprensione e solidarietà in una situazione delicata.

 💠

«Le ho trovate! Le ho trovate!» mi avvicinai ad un albero, raccogliendone i frutti. «Guarda quante more!»

Data la splendida giornata, l'idea di dividere il gruppo in coppie per andare alla ricerca delle more in una sorta di gara fu accolta con entusiasmo. In modo stranamente casuale, mi ritrovai accoppiata con Andrea. Non riuscivo a capire se fosse stato un caso o se ci fosse dietro qualche sorta di intenzione. Tuttavia, il sorriso complice di Mercorelli, con quel suo sguardo furbo, non faceva che alimentare qualche dubbio.

La situazione aveva il sapore di un gioco divertente, ma c'era qualcosa nell'aria che andava oltre la semplice ricerca di more.

Prima di cominciare la ricerca avevo guardato Andrea, cercando di cogliere qualche segnale nella sua espressione. Il suo sorriso sembrava sincero, ma c'era un lampo nei suoi occhi che mi faceva pensare che, forse, anche lui aveva qualche interrogativo sulla casualità dell'accoppiamento.

«Brava! Con queste la vittoria è la nostra.»

Sfortunatamente, dopo solo qualche ora, il cielo cominciò a rannuvolarsi, preannunciando il tipico temporale estivo. Nonostante ciò, decidemmo all'unanimità di continuare la nostra avventura di raccolta di more, sfruttando al massimo il tempo finché il cielo e le temperature ce lo avrebbero permesso. Le risate risuonarono tra gli alberi mentre cercavamo di raccogliere più more possibile prima che la pioggia ci costringesse a ritirarci. Il fruscio delle foglie sopra di noi preannunciava l'arrivo del temporale, ma ci immergemmo nella nostra missione, assaporando ogni istante del nostro piccolo contest tra gli elementi.

Risi e mi inorgoglii, anche se avevo un interrogativo: «Ehm, che si vince?»

Gli occhi scuri del ragazzo erano interrogativi. «Onestamente?!Non lo so!» rispose.

Scoppiai a ridere, di quelle risate così spontanee da tenermi la pancia. Risi per un minuto intero, con Andrea che sorrideva con me. Complici e uniti come lo eravamo un tempo.

«Esilarante!» Odorai l'aria circostante, e i primi segnali dell'umidità e della pioggia imminente cominciarono a diffondersi nell'aria. Era evidente che la giornata di raccolta di more stava per essere interrotta dal temporale. Forse era davvero il caso di fare ritorno. Il profumo di umido e bagnato si insinuava nelle narici, mescolandosi al dolce aroma delle more raccolte. La freschezza nell'aria era un chiaro segnale che il temporale stava per abbattersi su di noi. Lontano cominciava a sentirsi l'eco di un tuono, annunciando l'arrivo imminente della pioggia. «Forse dovremmo andare.»

Spostai lo sguardo su Andrea, imbarazzandomi. Andrea mi guardava in modo strano: gli occhi sembravano più scuri del solito, aveva assottigliato leggermente le palpebre e spostava il peso da una gamba all'altra. Era la tipica posizione che acquisiva quando stava riflettendo.

Quel modo di assottigliare le palpebre indicava un pensiero profondo, mentre il suo leggero movimento da una gamba all'altra rivelava una certa agitazione interna.

Durante gli ultimi mesi della nostra storia era una posizione che acquisiva spesso.

«Che c'è?»

«C'è qualcosa di diverso in te.» affermò «Come se fossi cambiata.»

«Ho tagliato i capelli, ma un anno fa, circa.»

Scosse la testa, avvicinandosi. «Diverso nel senso di attitudine.» ormai mi stava ad un soffio «Sorridi di più. Scherzi di più. Ti ho visto anche sfiorare le corde della tua chitarra in qualche momento.»

«E quale sarebbe il problema?» risposi, acida.

«Niente. Ero solo curioso.»

La parola "curioso" risuonò nella mia testa, creando un'eco profondo. Ero stata sull'orlo del baratro, avevo rischiato la fame e mandato all'aria un intero anno della mia vita, così come le persone più vicine a me. E adesso, lui era curioso di conoscere il motivo di questo cambiamento? Dopo tutto ciò che avevo passato, dopo aver vissuto al buio per mesi, lui era curioso di capire perché ora stessi vivendo in un -anche se lieve- bagliore? Era egoista o cosa?

La frustrazione cresceva dentro di me, come se la mia lotta e la mia sofferenza non fossero state abbastanza evidenti. Era come se il mio percorso attraverso le tenebre non avesse valore per lui, e ora, in questo momento di luminosità appena accennata, la sua curiosità sembrava fredda e priva di empatia.

Non potevo fare a meno di chiedermi se la sua curiosità fosse davvero sincera o se, invece, fosse solo una forma di egoismo travestito da interesse. La mia esperienza, così profonda e personale, sembrava essere ridotta a una mera curiosità da parte sua, e questa realizzazione mi provocò una mistura di rabbia e delusione. Era come se non riuscisse a cogliere la vera portata della mia metamorfosi, e questo mi faceva sentire invisibile e fraintesa.

Di nuovo.

La sua abilità di influire sulle dinamiche era rimasta intatta, eppure, in quel momento, mi rendevo conto che forse non aveva affrontato una vera metamorfosi come pensavo. Il tempo e la distanza sembravano aver lasciato intatto il nucleo della sua essenza.

Riflettevo su come il tempo poteva influenzare le persone in modi imprevedibili, e come, a volte, ci aggrappassimo all'illusione del cambiamento quando la realtà era più complessa e resistente. Con una punta di amarezza, riconoscevo che, nonostante le apparenze, alcune persone rimanevano ancorate alle loro radici, indipendentemente da quanto lunga e tortuosa potesse essere la strada percorsa.

Una goccia di pioggia mi bagnò una guancia. «E questa cosa ti infastidisce?.»

Con quella domanda mi resi conto che anche io, forse, ero rimasta uguale. I capelli potevano essere più corti, gli occhi più segnati, ma alla fine, ero rimasta sempre la stessa.

La constatazione di essere rimasta fedele a me stessa, nonostante le sfide e i cambiamenti, mi donò una sensazione di stabilità e forza interiore. Era un'illuminazione personale che mi guidò verso una maggiore comprensione di chi ero diventata e di chi volevo essere nel mio percorso continuo di crescita.

Andrea rabbuiò lo sguardo, ma non emise una risposta. «Andiamo.» mi fece cenno con un gesto deciso «Sta per piovere.»

Non mi mossi dal mio posto, il cielo si faceva sempre più minaccioso, annunciando l'arrivo imminente della pioggia. «Rispondi.»

«Serena..»

«Ho già passato notti sotto la pioggia battente; per colpa tua, tra l'altro..» sputai «..non ho problemi a rimanere qui.»

Una smorfia li deformò lo sguardo. «Sul serio?!» sorrise amaro «Vuoi parlare di un incidente avvenuto un anno fa adesso?!»

Incrociai le braccia risoluta. «Non solo...» continuai «...parliamo anche del perché mi hai lasciata?! O di cosa tu abbia fatto in questo anno, mentre io ero sull'orlo dell'abisso?! Già che siamo nel discorso, perché hai cambiato numero?! Non volevi essere rintracciato o cosa..?!»

Ormai ero a ruota libera, la delusione e la frustrazione avevano preso la meglio, cancellando tutti i pochi passi avanti che avevo fatto, riportandomi di nuovo nella mia prigione morale, senza passare dal via.

Le parole uscivano veloci, senza filtro, portando in superficie tutte le emozioni accumulate durante il periodo di separazione. La mia voce rifletteva il dolore, la rabbia e la confusione che avevo cercato di nascondere. La domanda sul motivo del suo abbandono era un peso che portavo da troppo tempo, e ora, di fronte a lui, non potevo più ignorarlo.

Una goccia, due, tre, ormai il temporale era esploso, incorniciando il mio stato d'animo. La pioggia cadeva intensa, spalleggiando e accompagnando il rombo sordo delle mie emozioni. L'atmosfera si caricava di una drammaticità naturale, come se il cielo stesso rispecchiasse la tempesta interiore che si stava scatenando.

Si accigliò, adombrandosi. «Non mi sembra la situazione adatta per parlarne.» mi fece cenno «Andiamo a casa.»

La mia rabbia esplose, mischiandosi al tuono e acuendosi con il temporale. Ero arrabbiata e frustrata. «Va'al diavolo.»

Le parole, cariche di sfogo e intensità emotiva, risuonarono nell'aria bagnata. La pioggia sembrava amplificare l'energia delle emozioni, creando una sinfonia di rabbia che si fondeva con la forza della natura. Il mio grido era un'emanazione della frustrazione accumulata nel confronto, una dichiarazione di stanchezza e disgusto.

Mi lanciai tra gli alberi del bosco, i miei passi colpivano il terreno umido e coperto di foglie. La pioggia scrosciante mi bagnava i vestiti e i capelli, attaccati al corpo. Correvo a perdifiato, in mezzo agli ululati dei tuoni e al rimbombo del temporale.

Il suono del mio respiro affannato si mischiava all'atmosfera elettrica del bosco durante il temporale. Le foglie, intrise d'acqua, schizzavano con ogni passo, creando piccoli spruzzi nel mio percorso. La pioggia cadeva intensa, un abbraccio freddo e persistente che accentuava la mia corsa frenetica. Il terreno sottostante diventava sempre più scivoloso, ma la mia determinazione continuava a spingermi avanti. Gli alberi, alti e possenti, offrivano un rifugio parziale dalla tempesta, mentre la mia figura si muoveva come un'ombra veloce tra la vegetazione bagnata.

Il fragore del temporale era la colonna sonora della mia corsa, un sottofondo che amplificava l'adrenalina e l'emozione del momento. 

Due braccia solide mi afferrarono con forza. Scalciai come un animale in gabbia e mi dimenai, mentre le braccia di Andrea aumentavano la stretta.

Mi ritrovai in quella che sembrava una caverna. Era umida, ma almeno riusciva a tenerci al sicuro dall'intensità della pioggia.

«Non cambi mai, eh?!» il suo petto si alzava e si abbassava «Cosa ci trovi di così divertente a fuggire da me?!»

«Non voglio più stare qui!» gli sbraitai addosso.

«Serena, calmati!»

«No!» cominciai a tempestargli il petto di pugni «Vattene! Tanto l'hai già fatto, no?!» continuai a colpirlo «Va'via!»

Lui mi afferrò e mi strinse i polsi, bloccandomi. Ci fissammo in silenzio, occhi negli occhi, rabbia contro rabbia, respiri contro respiri, aspettando solo il momento in cui le nostre labbra si sarebbero toccate di nuovo.

«Basta.» mormorò piano, lasciandomi i polsi «Adesso basta.»

«Voglio andare a casa!»

Provai a dribblarlo, ma invano. Il mio tentativo di sfuggire si scontrò con la sua resistenza decisa. La sua presa, inizialmente forzata, si trasformò in un abbraccio più tenero, come se volesse temperare la frustrazione nel suo gesto.

«Non puoi.» mi sussurrò nell'orecchio.

«E perché?» la mia voce uscì un po'incerta. Il mio corpo era in preda ad un'onda emozionale non indifferente.

«Perché fuori piove a dirotto.» mi voltò, piantandomi gli occhi scuri pieni di risolutezza «E poi perché dobbiamo parlare. È arrivato il momento di metterci a nudo.»

______________

Eh beh! Direi che fosse anche ora 😂

Perdonatemi, ma volevo dedicare un capitolo intero al loro confronto per sviscerarlo per bene, toccando punto per punto ogni rimostranza che si faranno questi due testardi; per cui ho preferito dividere ulteriormente il capitolo per farvelo gustare meglio.

Mi sono anche dilungata sulla descrizione della giornata estiva per farvi rendere conto di quanto, in realtà, Serena stia guarendo e sia maturata enormemente in quest'anno di differenza.

Spero che il capitolo vi piaccia!

Detto ciò, ho una grande novità da condividere con voi. 

Ho appena pubblicato i primi quattro capitoli della mia nuova storia, che partirà ufficialmente a marzo, subito dopo aver concluso 'Come la luna sull'acqua chiara.' 

Vi lascio la copertina e i dettagli. 

Spero che siate curiosi quanto me di immergervi in questa nuova avventura e di conoscere nuovi personaggi e nuove emozioni. 📚✨

Grazie per il vostro continuo supporto e non vedo l'ora di leggere i vostri commenti, magari di entrambe! ❤️

M.


CITY HAVOC: ECHOES OF BLACK SHEEPS.


Gloomsburg, Pennsylvania. Il luccichio delle luci della città nasconde le ombre oscure di scontri sotterranei e segreti sepolti sotto il peso di una rivalità cruenta. Thea e le sue coinquiline, unite da legami profondi, si trovano al centro di un turbine di emozioni quando le gang di Jax e Axel entrano a far parte del loro quotidiano. Tra il crepitio dell'acciaio dei Crimson Ravens e l'audacia degli Steel Reapers, le vite intrecciate delle ragazze prendono una piega imprevedibile. Amori proibiti si intrecciano con segreti inconfessabili mentre la città vibra sotto la notte luccicante dell'incertezza. Attraverso scontri di potere, tradimenti e passioni torbide, Thea e le sue amiche dovranno scendere a patti con un mondo nascosto sotto le sfavillanti luci della città per sopravvivere.

Avvertenze: Sono presenti contenuti maturi, un linguaggio esplicito e scene di violenza. 

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