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By EiryCrows

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Versione fanfiction del sequel di Miele Selvatico che non avrei mai pensato di fare ma che avete chiesto in t... More

Incinta
Scarpette Rosse
Pop Corn e Cetriolini
Miao
Due. Uno...
... Sette. Tre.
Tea Party
Shopping, pioggia e consigli.
Specchi e Banconote
Illusione
Scacchi
Marshall
Incidente
Dieci
Aura
Intermezzo
Vetri rotti
Iris

Testa o croce?

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By EiryCrows

17
[? Trimeste - ? Settimana]

Marshall seguì letracce di sangue scuro, alla stessa stregua di un segugio che puntaquelle di una preda ferita mortalmente. Ripercorse la stessa stradadel proprietario di quelle piccole lacrime cremisi senza maidistogliere gli occhi da quella scia di goccioline già secche.Imboccò il lungo corridoio, fissando il pavimento con ostinazione.

Man mano che si addentrava, l'odore che prima aveva percepito solo come untollerabile fastidio, diventava sempre più forte e marcatamentedolciastro.

Riconoscevaquell'odore.
Qualsiasi Alpha, anche il più imbecille sulla facciadel pianeta, finché fosse stato dotato di un minimo di olfattoavrebbe riconosciuto subito l'essenza di un Omega in estro.
UnOmega che però non poteva in alcun modo essere il suo.

Gumball aveva già isuoi cuccioli dentro di sé, era impossibile che entrasse nuovamentein calore.
C'era solo un caso in cui ciò sarebbe potutoaccadere.
Ma si rifiutava anche solo di pensarci.

Cercò lui e i suoibambini.
Aguzzò lo sguardo, tese le orecchie e allertò ogni suosenso mentre si dirigeva verso una delle stanze usate dagli ospiti.

L'Omega in semicalore era in quella stanza, insieme a qualcun altro.

Le tracce di sanguesi fermavano lì, davanti alla porta ben chiusa.

Marshall raddrizzòla schiena, assumendo in modo inconscio una posa di comando e allungòla mano verso la maniglia, piegando le labbra in un ringhio muto matremendamente feroce.

I canini snudatiscintillarono di una gioia selvaggia nella semioscurità.

Aprì la porta digetto e i rubini ardenti si soffermarono sulle due figure sul letto.Una era seduta, l'altra era semi distesa tra le braccia della prima.

Socchiuse gli occhia mezzaluna, analizzando la scena in silenzio.

Come se avessepercepito la belva che si nascondeva dietro lo sguardo rossastro,Gumball alzò i pozzi rosati su di lui, rabbrividendo per l'intensitàcon cui lo stava fissando.

Fece per parlare, maci ripensò in fretta; serrò le labbra e abbassò di nuovo losguardo sulla creatura che stretta nel suo abbraccio stava piangendosilenziosamente, lanciando di tanto in tanto dei piccoli sommessimugolii.

I suoi lunghicapelli color platino, una volta ben acconciati in una strettatreccia ordinata erano adesso solo un groviglio di fili sparsi ecaotici.
Le guance pallide ed esangui erano in perfetto contrastocon le labbra dischiuse, rosse e piene come mele; gli occhi neri, ingenere sempre attenti e guardinghi, erano invece velati da una fittanebbia inestricabile.
Sembrava che la ragazza non avesse passatoun buon momento; perfino i suoi vestiti erano stropicciati estrappati in qualche punto, lasciando intravedere, sotto lelacerazioni, la pelle arrossata e sudata.

Il calore cheemanava era percepibile anche a distanza. Sembrava che il suo corpofosse in fiamme.

L'odore in quellastanza era insopportabilmente zuccherino, così disgustosamente dolcee pieno di feromoni che Marshall dovette portarsi una mano sul nasoper proteggersi ed evitare di soccombere alla nausea.

Cercò di superarela repulsione e avanzò, trovandosi immediatamente ad un soffio dalcompagno.

La ragazza lopercepì e strinse i denti, cercando di non reagire.
Era ancoraabbastanza cosciente da sapere di dover stare alla larga daquell'Alpha.
Si fece più piccola possibile tra le braccia diGumball ma il suo bisogno stava aumentando.

- Cosa ci fa leiqui?- Sibilò piano Marshall. La sua voce risuonò più aspra e cupadi quanto avesse voluto.

Davanti aquell'imponenza, l'Omega che Gumball teneva tra le braccia reagìemettendo un debole e pietoso guaito, cercando confortonell'altro.
Anche lui non rimase immune.
Lo fissò e sentì dinuovo i brividi risalire lungo la colonna, impossessandosi di ognisingola parte di lui.

- Marshall...posso... - Iniziò. Ma prima che potesse finire, l'Alpha gli afferròil polso e lo costrinse a stendere il braccio in un gesto rude.

Le sue pupille sirestrinsero pericolosamente e le sue iridi divennero così scure dasembrare quasi nere. Un suono cupo e profondo si udì minaccioso,come il brontolio di un temporale in procinto di scatenare tutta lasua furia.

L'Omega spalancògli occhi e deglutì nervoso. Si liberò dalla presa non troppo saldae adagiò la ragazza sul letto.
La guardò per qualche istantementre assumeva una posizione fetale poi si alzò e indietreggiòquel tanto che bastava per raggiungere il suo compagno.

Lui seguì tutti isuoi movimeni, rimanendo vigile e immobile.
Un lupo in attesa.

Gumball afferrò discatto la sua mano e lo trascinò in corridoio, sentendo il bisognoquasi fisico di farlo allontanare da lì il più in frettapossibile.
Non poteva rimanere lì dentro un istante di più. Nonaveva realizzato quanto potesse essere difficile cercare di rimanerelucido e distaccato in quella situazione.

I suoi passi sifecero incerti e la presa sulla mano del suo Alpha si fece menosalda, ma continuò a trascinarlo in giro e si fermò soltanto quandoritenne di essersi allontanato abbastanza da quella camera.
Sentivalo sguardo penetrante di Marshall, bruciargli la suaschiena.
Nonostante lo avesse seguito senza opporre resistenza,percepiva le sue emozioni roventi e incontrollabili.
Non avevabisogno di affidarsi al Legame per sentire il fiume di lava della suacollera bollire e ribollire.

- So che seiarrabbiato. - Mormorò l'Omega senza voce, dandogli ancora lespalle.
Aveva paura di voltarsi.
Aveva paura di perdersi neisuoi occhi pieni di... disprezzo.

- Non sonoarrabbiato.- Ribattè l'Alpha con voce ostile. - Sono incazzatonero.-

Gumball sentì unafitta allo stomaco già ingarbugliato e portò lo sguardo a terra,stringendosi le mani in grembo, torturandole.
Non osò più direuna singola parola.

Marshall posòdelicatamente le dita sulla nuca del compagno, accarezzò lieve ilmarchio e la condusse sulla spalla, lasciandola scivolare lungo ilbraccio, accarezzando la sua pelle lungo il tragitto, riscaldandolaal suo passaggio con il suo calore.
Poi, senza alcuna dolcezza,gli afferrò di scatto il polso e lo sollevò di poco, esaminandolodi nuovo.

- Come potrei nonesserlo quando tu sei ferito così?- Ruggì.

Gumball sobbalzò.
Sigirò di poco e alzò gli occhi su di lui, spostandoli poi sulbraccio preso in ostaggio.

Graffi.
Lunghi,ramificati e profondi.

Non si era accortodi averli.

- Allora? Chi èstato?- Ringhiò Marshall fuori di sè.
L'Omega sbattè lepalpebre incredulo e il suo sguardo vagò dal braccio al suocompagno. - Non... non lo so... - Rispose sinceramente.
L'Alpharidusse gli occhi a due piccole rabbiose fessure e inavvertitamentestrinse la presa.

-Ah! -Gumball silasciò sfuggire quel mugolio e strinse le labbra, tentando di nonfarne uscire altri, ma a quel suono, Marshall allentò subito lastretta ed emise un lunghissimo sospiro. - Non lo sai. - Ribadì,alzando un po' di più il braccio del compagno.
Guardò i solchi amezzaluna sul polso e i graffi che sulla pelle chiarissimarisaltavano come papaveri su un campo di grano.
Avvicinò lelabbra.
Tracciò lieve le linee con la lingua, risalendo versol'incavo del gomito dove si trovavano i graffi più profondi e sisoffermò lì. Poggiò la bocca e succhiò piano la ferita,arrossando la pelle ancora di più.

L'Omega trattennequasi il fiato e mugolò per lo strofinio della lingua sulla pellelesa. Il dolore pian piano mutò in qualcosa di estremamente diverso,trasformando anche i suoi mugolii.

Il suo corpo si tesee iniziò a formicolare piacevolmente, ricordandogli con memoria diferro, ciò che aveva "dovuto subire" la seraprima.
Socchiuse gli occhi, lasciando andare il fiato trattenutoin un respiro spezzato, aspettando che il sio Alpha finisse dipunirlo per la sua disattenzione.

Marshall lofiutò.
Fiutò il cambiamento nella sua essenza e incatenò lebraci ardenti sui suoi soli mentre un lieve sorriso sfiorava le suelabbra. Riprese a puzzenchiarlo e con la lingua, continuò adelineare con dedizione ogni piccolo frammento di pelleinterrotta.
Ridiscese verso quelle più vicine al polso e lìesitò.

Gumball sentì legambe farsi molli tutto ad un tratto e dovette addossarsi alla pareteper avere un minimo di stabilità.
Tutto in lui reagiva al suosemplice tocco.

Rabbrividìrendendosi improvvisamente conto di quanto il suo Alpha si stessetrattenendo.
Mescolate alla sua furia, poteva vedere le ondate dipuro desiderio bruciare con intensità nei suo occhi.
-Marshall... - Iniziò con voce roca.

Marshall gli baciòil polso, resistendo a stento all'impulso insano di morderlo e alzòdi poco la testa. - Il suo odore è su di te. - Disse semplicemente,lasciandogli il braccio.
L'Omega sentì un vuoto gelido lì dovesi erano posate le sue labbra.
-Ed è in calore. - Aggiunse ancoral'Alpha.
Gumball si tirò un po' indietro ma non distolse loguardo. - Non sapeva dove andare. - Si giustificò con voce decisa. -Sai cosa ha dovuto subire e cosa significa per lei. - Alzòleggermente la testa. - Non la caccerò adesso che ha bisogno di me.-

Marshall sospirò dinuovo e premette le dita sul ponte del naso, massaggiandolo lieve. -Non ha bisogno di te. - Replicò aspro. - Ma del suo fottutissimoAlpha. -
L'Omega rimase male di fronte a quell'affermazione, macercò di non darlo troppo a vedere. - Sai che non ce l'ha.-

Marshall fecescattare gli occhi su di lui e inarcò un sopracciglio.
- Hannolitigato. - Ammise Gumball dopo un po'. - Ed è venuta qui perchèsapeva che tu non gli avresti mai fatto del male. Si fida di te. -Disse battagliero, specchiando gli occhi nei suoi.
L'Alpha scossela testa e lo corresse.- Si fida di te, non di me. Si fida di te edella tua capacità di tenermi a bada. -

Gumball aprì labocca per ribattere poi la richiuse senza emettere suono.

- Non sonoarrabbiato perchè lei è qui. - Ribadì Marshall, specificando dinuovo il motivo della sua ira. - Iris può restare, non è questo ilproblema.-
- Allora... - iniziò incerto l'Omega.
L'Alphatagliò corto. - Allora ti ha graffiato. Occupiamoci prima di quello.-

Ancora una voltaGumball cercò qualcosa da dire ma lasciò perdere in fretta. - Ilkit è in bagno. - Scelse alla fine.

Marshall intrecciòle dita con le sue e lo condusse proprio lì; lo issò senza fatica elo fece sedere sul marmo accanto al lavandino. - Il braccio.-Ordinò.
Gumball arrossì appena, ricordandosi di ciò che il suocompagno aveva appena fatto. - Posso fare anche da solo, tu haiancora...-

- Il braccio. -Replicò di nuovo lui, con estrema impazienza, aprendo lo sportellinodel mobile per prendere l'occorrente. - Non mi hanno strappato leossa, le mie mani funzionano. -
L'Omega osservò le dita agilimuoversi indaffarate e di nuovo la sua mente vagò alla seraprecedente.
Ricordava fin troppo bene come le avesse usate e dovesi fossero spinte.

- Sei un mostro. -Osservò con un piccolo sorriso. - Non ho mai sentito di un Alpha conuna potenza rigenerativa come la tua. - Lo guardò mentre connotevole cautela serrava i denti sul cappuccio della boccetta e lastrappava.
Si morse le labbra.

Marshall tenne ilcotone fermo con la sinistra e ci versò sopra il disinfettante. -Hana è peggio. - Rispose con voce neutra e l'ombra di un sorrisodipinto sul volto.

Gumball sibilò e ilsuo viso si contrasse in una smorfia.
Sebbene fosse statodelicato, il medicinale bruciava.
Cercò di non pensarci e cambiòargomento.
- Come... come è andata la conferenza?- Chiese perdistrarsi dal prurito incessante.

L'Alpha sbuffòappena. - Spero bene. - Replicò. - Sono stato richiamato da affaripiù urgenti. -
Gumball si sentì parecchio in colpa. - Avevodetto di stare bene...-

Marshall gli scoccòuna breve occhiataccia mentre lo fasciava. - Non ha importanza. Sehai un problema, scatto da te. Voi tre siete la mia priorità.-
L'Omega si addolcì subito e sorrise lievemente, allungando lamano sul suo viso per accarezzargli la guancia.
L'Alpha grugnì mavi si appoggiò.

- Cosa... vuoifare?- Domandò Gumball insicuro, riportando il discorso sul problemaprincipale.
- Pensi che la caccerei di casa, adesso? Mentre è inheat?- Marshall iniziò a tracciare piccoli segni invisibili sullasua pelle, facendolo tremare.

L'Omega si bagnò lelabbra. - Se tu volessi farlo, chi potrebbe ostacolarti?-
-Sai chenon lo farei mai.- Replicò l'Alpha. - È una tua amica ed è pursempre un'Omega in calore. Cacciarla in questo momento sarebbe comecondannarla a morte e andrebbe contro tutto ciò per cui stolottando. -

Gumball fece unpiccolo sospiro di sollievo che non sfuggì allo sguardo attento delsuo compagno che decise di provocarlo.

- Invece, dimmi tucosa vuoi che faccia.- Un sorriso sfacciato si allungò sul suo viso,mettendo i risalto i lunghi canini da lupo. - Vuoi che la soddisfi?-Chiese innocentemente.
- No!- Esclamò subito l'Omega a granvoce.
Il solo pensiero che il suo Alpha potesse... che volesse...con un altro...

Marshall inarcò lesopracciglia con espressione divertita. - Sarebbe più facile con unAlpha accanto. - Gli ricordò, continuando a prenderlo in giro.

- Lo faresti?-Sbottò Gumball, serrando i denti, lottando contro la sua stessagelosia.
Piantò gli occhi nei suoi.

L'Alpha rimase perqualche istante in silenzio finchè non vide lo sguardo del compagnovacillare verso l'incertezza.
- Ovvio che no. - Rispose quindi,baciandogli la fronte. - Provo orrore nel pensare di farlo conqualcuno che non sia tu. - Sorrise. - Sono o non sono solo tuo?-

Gumball sospiròvisibilmente più rilassato e annuì. - Lo sei. - Affermò senzaalcun dubbio. - E hai ragione... sarebbe molto più facile se Jackfosse qui, con lei. - Scosse di poco la testa. - Hanno litigatoproprio perchè hanno sentito entrambi che il calore si stavaavvicinando. Solo che... Iris non voleva il suo aiuto. -

Marshall inclinò latesta. - Pensavo si piacessero. -
L'Omega annuì. - È questo ilproblema. Iris non vuole il legame in nessun modo, per cui ha chiestoa Jack se, qualora fosse arrivato il calore, sarebbe riuscito acontrollarsi. Ma lui non ha risposto e in mancanza di rispostechiare, lei se n'è semplicemente andata. -

- Controllarsi... -Rimuginò L'Alpha. - Non è affatto così semplice come puòsembrare. Neanche voi ci riuscite. -
- Lo so. - Rispose l'Omega unpo' abbattuto. - È difficilissimo, soprattutto per noi. -
- E unaeventuale gravidanza? - Domandò poi Marshall.
Gumball strinse lespalle. - Mi ha detto che non ci sarebbero stati problemi su quelversante. -

Gli occhi dell'Alphasi acceserò di curiosità. - È riuscita a raccontarti tutto questo,nonostante il calore? -
L'Omega ebbe la decenza di arrossire. -Ho... ho trovato i suoi messagi questa mattina, li aveva inviati ierima...-
- Eri stato coinvolto in attività losche e non eri incondizione di rispondere. - Ghignò lievemente Marshall, finendo lafrase al posto suo.

L'Omega annuì esorrise. - Decisamente losche. - Decretò. - Stamattina quando le horisposto, lei era già su un autobus. -
- Ha avuto un gran belfegato ad intraprendere un viaggio di ore e ore, da sola, in quellostato.- Osservò l'Alpha.
- Lo ha da sempre. - SottolineòGumball. - È sempre stata così.-
Marshall sospirò. - Devicomunque avvertire Jack. -

L'Omega spalancògli occhi incredulo che una tale affermazione potesse uscire dallabocca del suo gelosissimo compagno in modo così spontaneo. -Perchè??-
- Perchè - inizio lui con pazienza - se tu fossi unAlpha e il tuo Omega fosse vicino al calore e sparisseall'improvviso, dopo aver litigato, non ribalteresti il cielo e laterra e perfino l'inferno stesso per ritrovarlo? -

Gumball non ebbeneanche il bisogno di rifletterci poi così tanto.
Sarebbe entratonel panico più totale.
- Lo... avviso subito. -
Marshallsbuffò infastidito. - A volte ci vuole un po' di solidarietà tragli Alpha. Basta che nessuno decida di ronzarti intorno. -
L'Omegaridacchiò e fece per saltare giù ma Marshall lo trattenne ancora unaltro po'. - Mettile il collare, così non potrà essere morsa innessun caso. È da qualche parte nell'armadio.-

Gumball annuìvelocemente. - Ma se Jak.. - si fermò notando l'espressione delcompagno - ... ques - si corresse immedatamente - dovesseprecipitarsi qui...-
- È il mio territorio. - Ringhiò pianol'Alpha. - Ma è il suo Omega. - Si portò indietro i capelli e liarruffò. - Cercherò di evitare il conflitto se sarà possibile. -

L'Omega sorrise condolcezza e si sporse di poco, circondandogli il collo con le braccia.- Grazie... - Soffiò grato, sfiorando le sue labbra con le proprie.

Marshall appoggiòla fronte contro la sua. - È ancora presto per ringraziarmi. -

- - - - - - - - - -- -

Gumball passòdelicatamente una pezza bagnata sulla fronte accaldata e bollentedell'Omega in heat, cercando in qualche modo di alleviare le suesofferenze.
Nonostante la porta fosse ermeticamente chiusa e lefinestre aperte totalmente, l'aria che ristagnava nella stanza eracosì calda che si era ritrovato zuppo di sudore dopo solo pochiminuti trascorsi lì.
Il sudore gli colava lungo la schiena,rendendolo umido e appiccicaticcio ed era abbastanza sicuro che gliormoni della gravidanza rendessero il mix non proprio gradevole dasentire all'olfatto.

Non osava immaginarequanto potesse essere dura per Iris; lei era in una posizione benpeggiore.

Dall'altra parte dell'appartamento, il suo Alphastava cucinando una cena leggera ma sostanziosa e benchè fossefelice per quella dolcissima attenzione, non poteva fare a meno diprovare una fortissima nausa che gli ribaltava lo stomaco.
Ilmotivo era semplice e complesso allo stesso tempo.
La cena non erasolo per lui ma anche per Iris.

Non avrebbe maipensato che il fatto che il suo Alpha stesse preparando del cibo perun altro Omega lo rendesse così profondamente geloso.
Non sicapacitava di questa sensazione divoratrice. Era forse un animalesenza ragione o intelletto?
Prima di tutto si parlava di Iris e insecondo luogo, era stato lui ad accettare che passasse il calore incasa loro.
Era il primo che passava fuori dalla prigione e il loroappartamento era un posto sicuro e privo di rischi. Inoltre, Marshallera un Alpha in grado di controllare i suoi istinti fin da giovane,era sicuro che non le avrebbe torto un capello e che avrebberispettato gli spazi di lei.

Ciò che non avevaincluso nell'equazione però, erano i suoi sentimenti; l'intensoconflitto interiore che si era ritrovato a dover combattere in unabattaglia che stava miseramente perdendo.

Il suo Alpha nondoveva starle vicino, non doveva guardarla, non doveva toccarla.
Siera avvicinato una sola volta e per poco Gumball non era andato incrisi.

Possibile che con ilprogredire della gravidanza, il cervello regredisse così tanto daprivarlo di ogni raziocinio?

Strinse le labbra,immergendo il panno nella bacinella colma d'acqua fredda.
Gliocchi scuri e lucidissimi di Iris, seguirono il suo movimento poi sisoffermarono sul suo viso. - Mi dispiace. - Soffiò rauca,rabbrividendo appena.

Gumball sorrisedolcemente e lasciò in ammollo la pezza. -Non devi scusarti. -Ribadi per l'ennesima volta, accarezzandole piano la guancia.
Scivolòsdraiato sul letto e la abbracciò. - Starai meglio a breve. -

Iris strofinò laguancia contro la sua e si strinse nel suo abbraccio. Ansimòlievemente e lottò con tutta se stessa per rimanere lucida. Serròle gambe, strusciandole lievemente tra di loro per cercare un po' disollievo. - Fa caldo. - Sussurrò con voce roca.
- Migliorerà. -Promise Gumball, stringendola con maggiore forza.
Nel concreto,non c'era nulla che potesse fare per lei a parte cercare di darle unpo' di sollievo con la sua presenza.
Non era un Alpha, quindi ciòche poteva fare era veramente molto poco.

Iris affondò ilmuso nell'incavo del suo collo e lo strofinò piano, senza dire piùnulla.
Gumball sapeva che stava cercando di non sottomettersitotalmente al calore. La conosceva ormai abbastanza da sapere cheavrebbe lottato fino all'ultimo istante.
A differenza di quelloche era stato indotto a lui, l'heat di Iris non sarebbe esploso tuttoin una volta, la discesa verso la follia sarebbe stata graduale.
Irisera ancora alle prime fasi, quindi, era ancora abbastanza coscienteda parlare e ragionare ma, la temperatura stava aumentando ognisecondo che passava.
Cosa avrebbe fatto quando la Omega avesseraggiunto il culmine?

Iris si lasciòsfuggire altri piccolissimi mugolii e iniziò a tremare lieve tra lesue braccia.
Alla fine, aveva contattato Jack, seguendo ilsuggerimento di Marshall. Era pur sempre vero che un calore passatocon un Alpha sarebbe stato molto più facile da gestire rispetto aduno passato da soli, ma non era così sicuro che chiamare Jack fossestata la scelta migliore da fare.
Se Iris se lo fosse ritrovatodavanti, si sarebbe sentita tradita? Sarebbe crollata la fiducia chefaticosamente gli aveva concesso?

La guardò, cercandodi capire come si sarebbe potuta evolvere in futuro la situazione; mapiù ci pensava, meno riusciva a venirne a capo.
Il collare avevafunzionato bene in passato e avrebbe protetto anche questa volta chilo stava indossando, non aveva dubbi.
Senza il legame di mezzoforse sarebbe stato più semplice chiedere scusa.
O forse... oforse Marshall aveva ragione e ci stava pensando troppo.

Dei tonfi sordi elievi risuonarono leggeri all'interno della camera da letto.

Gumball si scostòil più delicatamente possibile dall'Omega in calore e si alzò,dirigendosi verso la porta.
Anche Iris aveva sentito la bussatinaper cui non protestò per l'allontanamento, né si mosse.

Gumball le dedicòun'occhiata preoccupata prima di dischiudere la porta, sgattaiolarefuori e richiuderla senza fare rumore.
- Ehi. - Lo accolseMarshall con un piccolo sorriso.
L'Omega affondò gli occhi inquelli del suo compagno e senza alcuna ragione, si fiondò tra le suebraccia e lo abbracciò, stringendolo con forza.

Lui lo accolse senzafare domande e infilò le dita tra i dolci capelli scomposti,lasciandole vagare pigramente poi lungo la schiena, disegnando sullapelle nascosta da un velo di tessuto, forme e linee astratte ecaotiche.

L'Omega rabbrividìlievemente e si morse le labbra, sopprimendo l'istinto oscuro disottomettersi completamente a lui in quel corridoio.
- Bubbs... -lo avvertì l'Alpha con voce scura, carica di sottintesi.

Gumball deglutì esi staccò a fatica. - Che... che c'è? - Domandò a bassavoce.
Marshall allungò le labbra nel suo solito sorriso da volpe.- Sei così territoriale. - Osservò divertito. - È pronto. -Continuò poi, divorandolo ancora con lo sguardo.

Gumball si passòuna mano sulla nuca e
gettò una breve occhiata alla porta,allontanandosene di poco. - Non ha molta fame attualmente, forsepotrei portarle qualcosa più tardi. -

L'Alpha annuì dibuon grado. - Ma tu mangi adesso. - Asserì, senza lasciare marginead una possibile discussione. - Se vuoi rimango io a vegl-
-No! -Proruppe l'Omega quasi urlando.
Arrossì brevemente e abbassò losguardo, torcendosi le dita. - Non entrare. - Disse poi in un mix divoce tra una richiesta e un comando.
Marshall sorrise felino. -Non lo farò. - Giurò solennemente mentre i suoi occhi assumevanouno sfavillio pericoloso.

Gumball sospiròsollevato e lo prese per mano, portandolo in fretta via da lì.
-Hai notizie di quell'idiota?- Chiese all'improvviso l'Alpha a dentistretti.
L'Omega scosse la testa. - Dovrebbe essere qui a breve. -Rispose lieve. - Grazie per avermi permesso di invitarlo. - Si sporsedi poco e gli diede un piccolo bacio sulla guancia.

Marshall sbuffò. -È casa mia, ma è il suo Omega. - Ribadì di nuovo. - Se accadesse ate e mi impedissero di vederti, farei una strage. - Scosse la testa.- E non hai bisogno del mio permesso per invitare gente. Questa ècasa tua. -

L'Omega percepì unlieve calore diffondersi nel suo petto e fece un piccolo sorriso. -Anche noi... - si schiarì la voce un po' imbarazzato - ci siamolegati a casa di altre persone... - ridacchiò - era casa sua ma iosono il tuo Omega. -

Marshall incollò irubini affilati su di lui e li tenne lì a lungo. - Ho già lasciatotutte le disposizioni necessarie affinché lo facciano salire susenza problemi. - Disse, sollevando la mano per accarezzargli laguancia. - Ma non voglio che tu sia qui quando lui verrà. -

Gumball inarcò lesopracciglia sorpreso e specchiò gli occhi nei suoi. - Mi staicacciando? - Chiese incerto.
L'Alpha scosse velocemente la testa.- Non voglio che ti veda o percepisca il profumo di Iris su di te,andare in un'altra stanza sarà più che sufficiente. -

L'Omega socchiuse lepalpebre, appoggiando il viso sulla sua mano. - D'accordo. - Mormoròalla fine, ritornando a guardarlo.

Sapeva che dietro aquella richiesta si nascondeva solo il tentativo del suo compagno diproteggerlo dalle possibili minacce di un altro Alpha e sapeva checome tutti gli Alpha, Marshall stava dimostrando tutta la suapossessività.

Da un lato, il suoOmega interiore gioiva di quella gelosia e ne godeva, dall'altra sirendeva conto che un'eccessiva gelosia avrebbe potuto portareall'oppressione della sua indipendenza.
Il bilanciamento tra ledue cose era veramente difficile da mantenere.

Marshall dovetteintuire qualcosa dalla sua espressione perché ritrasse la mano e laaffondò tra i capelli corvini, tirandoli indietro. - L'appartamentoè pieno dell'odore dolcissimo di un Omega in calore. - Specificò. -Se non riuscirà a controllarsi potrebbe scambiarti per lei e se luiin un impeto di frenesia dovesse saltarti addosso, Bubbs, non possogarantirti che riuscirò a trattenermi, nè che uscirà vivo daquesta casa. Non posso giurare che non lo ucciderò nel modopiù brutale che conosca. -

Gumball rabbrividìintensamente e cercò di evitare di affondare in quei pozzi di lavaliquidi che erano diventati gli occhi del compagno. Emise solo unpiccolissimo "oh" e si ammutolì.
Marshall era un po'aggressivo ma non pensava potesse davvero spingersi a tanto. D'altrocanto, se al suo posto fosse stata Hana a pronunciare quelle parole,non era poi così sicuro che sarebbero state minacce vane e senzasenso.

Il tono dell'Alphacambiò radicalmente non appena ricominciò a parlare, come se nonavesse appena minacciato qualcuno di morte. - Dovresti mangiarequalcosa mentre aspettiamo. Non so neanche a quanto risale il tuoultimo pasto. - Si lamentò, abbracciandolo dai fianchi. - Andiamo incucina, su... andiamo... - Brontolò, simile ad un bambino.

L'Omega ridacchiògli accarezzò la testa, giocherellando con le ciocche corvine poi,guidò la sua mano sulla pancia e la tenne con la sua. - Tra qualchesettimana sarà difficile nasconderla. - Osservò contranquillità.
Marshall si sporse e iniziò a sbaciucchiargli ilviso, scendendo anche sul suo collo. - Oh no! - Rise. - Tuttisapranno cosa ho fatto! - Sprazzi di gioia gli illuminarono gliocchi.

Gumball si lasciòcontagiare dalla sua risata e appoggiò la testa contro il suopetto.
Amava tantissimo quei piccoli momenti di straordinariaquotidianità, dove non accadeva nulla ed esistevano solo loro due.Amava vedere quel lato infantile e giocoso del compagno, amava amarloin tutte le sue sfaccettature.
Nessuno conosceva Marshallveramente, nessuno era a conoscenza di chi si nascondesse dietro lamaschera che indossava giorno dopo giorno; nessuno aveva idea diquanto l'Alpha fosse eccitato e felice all'idea di diventare padre,di quanto già amasse profondamente i piccoli cuccioli che sempre dipiù stavano crescendo dentro il suo grembo.

- Tra un paio disettimane... - iniziò l'Omega, subito interrotto da un paio disquilli al cellulare e da una serie di colpi violenti alla porta.

L'Alpha alzò latesta e le sue iridi si restrinsero immediatamente. - Vai in cucina.- Ordinò secco. La dolcezza di qualche momento fa, era sparitacompletamente dal suo viso e il suo tono.

Gumball annuì e siaffrettò ad andare mentre i colpi sulla porta aumentavano diintensità e di frequenza. Si rintanò nella stanza e appoggiòl'orecchio sulla porta, mordendosi le labbra.

Marshall digrignòdenti e si avviò all'ingresso, con i muscoli già tesi e pronti aqualsiasi evenienza. Tentò di tenere a freno la sua aggressività esocchiuse la porta, sbirciando fuori.

- Lei dov'è? -Ringhiò subito Jack, spalancando la povera porta, in un impeto dirabbia e furia.

Non sembrava affattol'individuo calmo e composto che era di solito; i capelli biondomiele erano spettinati e sparati in ogni direzione, gli occhinocciola, spalancati e iniettati di sangue, i canini erano esposti inbella vista, snudati per un'eventuale attacco, i muscoli tesi, prontia scattare.

- Dov'è??- Domandònuovamente entrando in casa come un uragano.
Marshall ringhiò inrisposta e gli impedì di avanzare oltre, mantenendosi di fronte alui. - Cerca di darti una calmata, sta bene e nessuno l'ha toccata. -Affermò, poggiandogli il braccio sulle scapole per poi spingerlolievemente verso dietro.

Jack fece un passoindietro e nel farlo urtò contro un vaso che oscillò e cadde sulpavimento con un tonfo che però fu palesemente ignorato da entrambi.

- Non toccarmi. -Sibilò l'Alpha biondo, iniziando a respirare sempre più in fretta.Alzò il mento e inchiodò gli occhi stralunati su di lui, aprendo eserrando i pugni.

Marshall cercò ditrattenersi il più possibile ma l'atteggiamento di sfida e lasfrontatezza di quell'Alpha, nel suo territorio, lo stava facendoimbestialire.
Sentiva già la temperatura alzarsi e la rabbiacorrodergli la mente.
Le vene sulla sua fronte iniziarono apulsare e le narici si dilatarono e si restrinsero, la sua bocca sidischiuse in un ringhio pericoloso.
Lasciò la presa e i due siguardarono in cagnesco.

- Non mi interessala TUA Omega. - Sbraitò l'Alpha, con la pazienza ormai aglisgoccioli.

Gli occhi noccioladi Jack sembrarono riottenere un minimo di lucidità ma fu solo perqualche istante. -Lee. - Iniziò piano, poi si fermò.
Alzò latesta, portando l'attenzione verso il corridoio e oltrepassòMarshall, annusando pesantemente l'aria. Una ventata di profumodolcissimo gli invase le narici.
Il suo sguardo perse di nuovo ilfocus.

- Maledizione! -Marshall si protese immediatamente verso l'Alpha biondo, fiondandosial suo inseguimento.
Lo afferrò dal braccio e lo tirò indietro,facendolo sbilanciare.
Lui si voltò infuriato e reagì,spintonandolo.

Gumball sussultòvistosamente e strinse lo stipite, guardando il duo con occhispalancati pieni di paura. Il suo respiro si accorciò e il suo cuoreiniziò a martellargli rapido nel petto. Il gelo invase le sue vene,facendolo tremare.
Si aggrappò al legno scuro, sentendo la forzanelle gambe venirgli meno.

Marshall digrignò identi e passò velocemente l'altro braccio intorno alla goladell'avversario. - Gumball! - Gridò. - Torna dentro! -
Jack sidimenò e iniziò a riempirlo di gomitate nel tentativo di liberarsie scagliarsi contro l'Omega.

Gumball sbarrò gliocchi e iniziò indietreggiare.
- Sbrigati!- Urlò nuovamenteMarshall, soffocando un gemito di dolore.

L'Omega questa voltaubbidì e sparì rapido nella cucina, bloccando poi la porta contutto il suo peso. Appoggiò la schiena contro di essa e portò lemani tremanti al petto cercando di recuperare il respiro.
Le gambegli cedettero e si lasciò cadere seduto sul pavimento, deglutendo lagià poca saliva che aveva in bocca.
Doveva... doveva calmarsi.

Quello che avevavisto adesso, non era nulla in confronto a quello che aveva vissutosettimane prima quando il suo compagno era stato investito.
Marshalle Jack erano solo due persone e Marshall non avrebbe ceduto cosìfacilmente, lo avrebbe... lo avrebbe battuto ne era sicuro.

Ispirò lentamente,trattenne il fiato qualche istante ed espirò.
Ripetè ilprodimento un paio di volte, finché finalmente i battiti cessaronodi essere disordinati e caotici.

D'altra parte dellaporta, si udì un altro rumore fortissimo che lo scosse, di qualcosache cadeva e si frantumava in mille pezzi.

L'Omega si impose dirimanere calmo ma si alzò e socchiuse la porta, sbirciando dallafessura.
Non vide niente e il senso di inquietudine siacuì.
Voleva uscire e controllare ma aveva paura che potessesuccedere di nuovo, qualcosa di brutto.

Proprio in quelmomento, il suo compagno gli passò davanti, oscurandogli la vistacon la schiena.
Non aveva visto molto, ma si sentì subito meglio.

Marshall attraversòil corridoio tenendo i denti stretti e la presa ben salda sullacollottola dell'Alpha biondo. - Bastardo. - Ringhiò sfinito,trascinandolo verso la camera degli ospiti. - Dovevi per forzaperdere il senno. - Borbottò.
Aprì la porta, senza respirare, elanciò l'Alpha all'interno della stanza, sigillandola poi per bene.

Si scrollò di dossola scia del biondino e della biondina e cercò di calmare i nervi,respirando profondamente.
L'odore dolciastro si ripresentò piùforte che mai, nauseandolo.
Si allontanò velocemente, dirigendosia passo spedito verso la cucina.

Non aveva subitotroppi danni, ma l'indomani gli sarebbero spuntati sicuramente deilividi. Quell'idiota non era comunque al suo livello, ma avevapicchiato forte e per trattenerlo, aveva esagerato.

Sbuffò e le suelabbra si piegarono in una smorfia
La spalla coinvoltanell'incidente aveva ricominciato a pulsare e faceva male.

Non appena raggiunsela cucina, Gumball spalancò la porta e si fiondò verso di lui,coinvolgendolo in un abbraccio stretto stretto.
- Bubbs... -Grugnì l'Alpha dolorante.

L'Omega malinterpretò quel piccolo verso. - Scusa! Scusa! Scusa! - Esclamò conurgenza, strofinando la guancia contro il suo petto.

Marshall sospirò eaccolse con soddisfazione la testa del compagno. Vi appoggiò la manosopra e iniziò a giocherellare con i suoi capelli. - Ti avevochiesto di rimanere in cucina. - Disse soltanto, con tono neutro.

- Lo so! Lo so! -Rispose costernato l'Omega, corrugando leggermente le sopracciglia,mentre tentava di non far salire le lacrime agli occhi. - Ma... ma...avevo sentito quel frastuono e... e... - deglutì - tu... avevo...avevo paura che... -

L'Alpha sospirò. -Va bene. - Replicò, affondando le dita dentro i capelli morbidissimidel compagno per poi accarezzarli con dolcezza. - Ma non mettere maipiù a rischio in questo modo, la tua vita e quella dei cuccioli. -

Gumball si staccòleggermente e lo guardò già più calmo. Solo allora notòl'espressione dolorante del suo Alpha.
- Marshall! Tu sei...! - Lepupille iniziarono a tremare mentre spostava lo sguardo dal suo visoalla spalla incidentata.
Si morse il labbro inferiore non sapendocosa fare e abbassò lo sguardo, sopraffatto dai sensi di colpa.
Nonera forse colpa sua se si erano ritrovati in quella situazione? Se ilsuo compagno era di nuovo ferito? Se quei due Alpha...

Marshall gli presegentilmente il viso dal mento e lo sollevò, in modo da poter vederenuovamente i suoi occhi. - Smettila, amore mio. - Strofinò il nasocontro il suo. - Noi Alpha siamo idioti. -
Gumball affondò losguardo nel suo e si strinse nuovamente a lui. - Però... -

L'Alpha non lolasciò finire e si abbassò di poco per coinvolgerlo in un bacioappassionato e famelico.
Senza alcun tatto, infilò la lingua trale sue labbra e cercò la sua, coinvolgendola in una violenta danza,staccandosi poi, soltanto per stringere le sue labbra tra i denti emorderle.

L'Omega mugolòpiano ma non si ritrasse. - Cosa... cosa facciamo adesso? - Chiesetimidamente non appena recuperò il fiato. Sentiva ancora le labbraformicolare e il sapore del compagno mischiato al suo.

Marshall indugiòper qualche istante, lasciandogli un altro bacio molto più casto. -Possiamo rimanere qui e cercare di non prestarci a vicenda i piedioppure... -
- Oppure...? - Sussurrò l'Omega distratto.
-Oppure - riprese l'Alpha - possiamo sempre prenotare una camera inalbergo e fare una mini luna di miele anticipata. -

Gumball rimase insilenzio per qualche istante. Lasciare Iris da sola non gli sembravauna buona idea, anche se, adesso non era esattamente da sola, c'erapur sempre Jack.
D'altra parte... passare un po' di tempo conMarshall in un altro contesto, in, come l'aveva definita lui, unapiccola luna di miele anticipata, lo intrigava parecchio.
- Non...non lo so... - Ammise dopo un po', indeciso. - Non voglio lasciarlida soli e poi questa è casa nostra, però... -
L'Alpha inclinòla testa. - Però, la cosa ti stuzzica. -
L'Omega annuìsemplicemente.

- Mmh... potremmorisolvere lanciando una moneta. - Continuò Marshall. - Sai cosa sidice, no? Il momento in cui è sospesa nell'aria è il momento stessoin cui capisci cosa vuoi davvero. -
Gumball lo guardò ancoraindeciso.

- Potrebbero essercialtri scontri se rimanessimo qui. - Lo informò a quel punto l'Alpha.- Il cagnolino non è nella sua forma mentis migliore. -
-Marshall! - Lo rimbeccò subito l'Omega, dandogli un leggero colpettocon la mano.
Sul suo viso apparve un sorrisetto da volpe.
- Vabene... - Concordò Gumball. - Facciamo decidere alla sorte. -

Marshall infilò lamano nella tasca e recuperò lesto la moneta. - Testa andiamo, crocerestiamo. - La sistemò e la lanciò.
L'Omega alzò gli occhiseguendo il librarsi dell'ignara monetina e li abbassò, quandoricadde.
C'era una certa eccitazione nello scoprire l'esito dellascommessa.

L'Alpha la ripreseal volo e aprì il palmo. - Testa. - Annunciò, guardando il compagnocon una espressione che lui non seppe ben identificare.
Gumball siritrovò sollevato dal risultato. - Non hai barato, vero? - Chieseall'improvviso, socchiudendo gli occhi a mezzaluna, sospettoso.

Marshall fece unsorriso angelico ma i suoi occhi brillarono di una luce selvaggia. -Io? - Domandò inarcando le sopracciglia. - E in che modo avreipotuto? - Rise. - Non hai seguito tutto l'iter con i tuoi bellissimiocchietti rosa? - Lo canzonò.

L'Omega strinse lelabbra e lasciò perdere, nonostante avesse moltissimi dubbi ariguardo.
Cambiò argomento. - Quindi...? -

- Quindi andiamo. -Replicò l'Alpha, improvvisamente troppo felice. - Perché non inizia preparare la valigia? Io prenoto l'albergo. -
Gumball lo guardòper qualche istante poi scosse lieve la testa e si mise sulle punteper stamparli un bacio sulle labbra.
Quando Marshall volevaqualcosa, tanto si impegnava finché non la otteneva.
Se Marshallnon voleva stare a casa ma preferiva lasciare un po' di privacy aquei due, chi era lui per contraddirlo?

- - - - - - - - - --

La stanza era pienadella sua essenza.
La finestra era spalancata ma non sembrava cifosse un filo d'aria.
E anche se ci fosse stato, non sarebbebastato a darle refrigerio.
Fuori, il clima era secco e rigido;dentro di lei un fiume intollerabile di lava.

Iris socchiuse lepalpebre e tutto il suo essere rabbrividì intensamente.
I suoiocchi sfocati e colmi di desiderio erano ancora immersi in un'altrarealtà simile ad un incubo più che a un sogno.

Li spostò sullaporta, umidi e confusi.
Le sembrava che ci fossero state delleurla, le sembrava ci fossero stati un paio di rumori forti einsoliti.
Ma non riusciva a capirlo.
Non sapeva se ciò chestava succedendo al di fuori di quelle quattro mura fosse importante.Non sapeva se fosse solo il delirio del calore.

Le labbra pallide,spente dalla pressione con cui le teneva strette, si dischiusero inun ansito soffocato.
Non era poi così fondamentale saperlo.
Nonaveva bisogno di risposte se non c'erano domande.

La realtà lesembrava così distante.
Faceva fatica ad aggrapparvisi, adottenerne anche solo un briciolo.

Lottava per noncedere, per non lasciarsi ammaliare dal canto seducente del calore,ma il torpore la stava trascinando sempre più giù.

I ricordi siaffollarono nella sua mente, sovrapponendosi al presente.
Sentivale dita di sua madre accarezzarle i capelli biondo platino, sentivala sua voce mormorarle dolci parole nella sua lingua natia.
Poitutto si spezzò e il freddo della cella la invase, facendolatremare.

Chi sarebbe entratoquesta volta?
Di chi avrebbe dovuto raccogliere il seme? Di qualeAlpha avrebbe portato i frutti per nove mesi?

Chiuse gli occhi estrofinò il viso contro le lenzuola.
In un lampo raro di luciditàsi ricordò che non era più prigioniera e che sua madre non c'erapiù già da molto tempo.

Menzogna e veritàsi confondevano, mescolandosi; illusione e realtà si intrecciavanotra loro in grovigli sempre più complessi.

Era davveroscappata? O era finalmente impazzita del tutto?

Ridacchiò poi tossìpiano quando la saliva le andò di traverso.
Chi era in quelmomento?
Iris? Un'Omega folle?
Se stessa e nessun altro.

La porta si aprì,strappandola a forza dai vaneggiamenti dettati dalla febbre.
Sollevòlo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli di una belva.

- Jac... - Sussurròcon voce roca,umida, bisognosa.

Un Alpha...
UnAlpha.
La sua scia brutale la spinse oltre il baratro.

L'Alpha in un attimole fu addosso e subito le morse una spalla per reclamarla.
Irisgemette e lo accolse tra le braccia, mentre la potenza della suaessenza la stordiva e la lasciava boccheggiante.

Lo desiderava tantoquanto lui desiderava lei.

Aprì leggermente legambe e l'Alpha le si sistemò in mezzo, togliendosi poi di granfretta la maglietta.
Si abbassò su di lei e le strappò un baciofurioso e senza ragione.
Passò la mano sulla nuca della ragazza ela sollevò di poco, imprecando a bassa voce nel sentire la ghiandolacoperta da una fascia di tessuto nero.

Iris soffocò le sueproteste addentrando la lingua tra le sue labbra. La spinse contro lasua e si arrese totalmente al suo volere. Jack la dominò,approfondendo di molto il bacio e lo interruppe solo quando fu certodi averla lasciata senza fiato.
Le morse le labbra e lasciò ilmarchio dei suoi denti lungo il suo collo, spostò la bocca sullapelle sudata e accaldata, scivolando agilmente su di lei.
Leimugolò e socchiuse gli occhi rabbrividendo dal piacere.

Jack lasciò vagarele sue mani e le sue labbra sul corpo bollente della Omega,lentamente e con devozione, prese il suo seno e lo corteggiò con lalingua, appoggiandovi poi la bocca.
Iris inarcò la schienaansimando piano e strinse le lenzuola tra le dita, mentre si offrivaa lui totalmente.

L'Alpha scivolòancora fino all'ombelico, lasciando una scia di baci umidi, poirisalì e il suo sguardo si fuse con quello di lei.
La sua manoscese, lasciandole dei brividi al passaggio; giù, sempre più giù,finché non trovò ciò che cercava.

Il suo sesso, caldo,umido, bagnato.
Pronto esclusivamente per lui.

Affondò l'indicedentro di lei e nello stesso tempo, affondò i denti nella sua pelle,marchiandola di nuovo con i suoi morsi.
Sentirla in questo modo,lo mandò in estasi.

Lei gridò e gliartigliò la schiena per quella doppia intrusione.
Un rivolo disaliva le colò dall'angolo delle labbra dischiuse.
Ansimò dalpiacere e strinse la presa intorno al corpo possente dell'Alpha,affondando la mano tra i capelli biondo miele. Li tirò, per punirlo,non appena al primo dito se ne aggiunse un secondo.
Non eraabbastanza.
Aveva bisogno di ben altro.

- Jack... sbri...sbrigati... - Tremò mentre lui succhiava i morsi, trasformandoli inlividi violacei e lo chiamò, implorandolo di darle di più. Portòle mani sui pantaloni scuri e li tirò giù, trattenendo a stento unverso di soddisfazione nel vedere le grazie dell'Alpha.

Lui strofinò ilmuso nell'incavo del suo collo perdendosi nel suo profumo, mandandolasu di giri.
Le iridi si restrinsero come quelle di un gattoimmerso nella luce.
La baciò poi la morse, esplorando l'interezzadel suo sesso a suo piacimento.

Iris gemette immersanel godimento sottile del calore e sussultò non appena l'Alphastrofinò il pollice nel punto più sensibile.
Ruvido e senzapietà, iniziò a muoverlo circolarmente, mandandole scariche diadrenalina e scosse di puro piacere.

L'Omega quasisobbalzò, sconvolta e bisognosa che non si fermasse.
Nonadesso.
Non adesso.

Si strinse a lui,mentre i suoi gesti diventavano più rapidi, mentre si muoveva comese volesse soltanto farle raggiungere l'apice.
Non mancava...molto...
Non...

Un'ondata di calorela travolse all'improvviso seguita subito da spasmi inconsulti. Dallesue labbra uscì un verso soffocato mentre la vista si annebbiava esi perdeva nel culmine dell'amplesso.
Gridò di nuovo e le molledel letto gemettero insieme a lei, contraendosi alla stessa streguadei suoi muscoli malfermi.

Jack si tiròindietro estremamente soddisfatto, mentre l'Omega si scioglieva egodeva, sotto di lui.
Ritrasse le dita e le portò alle labbra,leccando brevemente i resti del liquido trasparente. Gli occhinocciola si soffermarono sul casino che era diventata la ragazzamentre la assaggiava e apprezzava i frutti del suo orgasmo.

Iris avvertì ilmondo ovattarsi e farsi caotico e il suo essere, sciogliersi in unapozza di caldo piacere.
In parte appagata, si lasciò sfuggire unrespiro lungo.
Non le bastava.
Non le bastava minimamente.

Guaì come uncucciolo e si tirò su.
Abbracciò l'Alpha, strofinandosi controil suo petto. Lo morse, reclamando le sue attenzioni e serrò legambe intorno ai suoi fianchi. I capezzoli strofinarono contro lapelle dell'Alpha inturgidendosi subito al contatto. Il suo sesso giàbagnato gli inumidi il basso ventre.

Jack la accolse sudi sè e la guidò senza pazienza. Spinse il suo membro dritto e durodentro di lei, facendola tendere come un arco.
Lei urlò. Gemette.Lo chiamò.
Socchiuse gli occhi e infilò le unghie nella suacarne, graffiandogli le spalle.

L'Alpha cercò lasua bocca e soffocò i respiri sempre più frenetici e spezzati trale sue labbra. Si introdusse a fondo nel suo antro, fino al limiteconsentito, senza mezzi termini, senza grazia o eleganza. Iniziò afarla sua con la prepotenza tipica di ogni Alpha.

L'Omega si puntellòsulle ginocchia, mosse il bacino andando incontro alla maestositàdentro di lei, desiderando sentirlo ancora più in profondità.
Dipiù, ancora di più.
Si strinse intorno a lui, senzalasciargli vie di fuga.
Ma Jack non voleva di certo scappare.

Ringhiò e mugolòquando le pareti della ragazza lo strinsero come le spire di unpitone, quasi strozzandolo, facendogli perdere ogni contatto con larealtà.

Perle di sudorescesero dalle sue spalle , mischiandosi con quelle diIris.
L'apparenza dei due corpi persi in quell'abbraccio carnalesi mescolò, rendendo impossibile sapere dove iniziasse l'uno e dovefinisse l'altro.
Le due essenze collimarono, si fusero, perdendola loro identità.

Gli ansiti divennerogemiti, i gemiti, urla soffocate, le urla, suoni indistinti eanimaleschi.

Pelle contro pelle,morsi contro morsi, l'Alpha spinse l'Omega sul letto, serrando sempredi più il ritmo, perdendosi sempre di più in lei. Lei, ancora unavolta gli graffiò la pelle, in una muta rivincita.
Lei, mai deltutto sottomessa.

Il letto seguìl'andamento dei due, oscillando con la stessa cadenza selvaggia eurtò la parete più e più volte, allo stesso ritmo con cui Jackaffondava in Iris e la faceva sua.

Non c'era ragionedietro a quei gesti, nessun ragionamento complesso.
Istinto. Solopuro istinto.

L'Omega si lasciòandare.
Inarcò la schiena, accogliendolo, esigendolo dentro disé, a fondo sempre più a fondo, tutte le volte che lui si ritraevae avanzava, dandole piacere.
Ancora e ancora.
Sempre di più mamai abbastanza.

Di nuovo lo chiamò,gemendo.
Lo supplicò, lo pregò di fare in fretta.
Eravicina.
Così tanto.
Così poco.

L'Alpha accolse lasua bramosia, rendendola propria. Si chinò per strappare un altrobacio ingordo e la divorò, affamato.

C'era sololei.
Esisteva solo lei e il suo desiderio.

Non era nato soloper soddisfarla?

Si tirò indietro,come un disertore e rientrò con un colpo secco e deciso, in quellaoscurità densa e umida che con tanta avidità lo reclamava.
Lasentì irrigidirsi di nuovo sotto di sé, quasi contrarsi,accartocciarsi su se stessa in uno fremito di puro piacere.

Iris ansimò, lotrattenne, cingendolo da ogni parte.
Si leccò le labbra piene disaliva.
Urlò.

Avvolto dalla nebbiadel calore, l'Alpha capì.
Iniziò a premere sempre di più in ununico punto ben preciso.
Lei tremava sotto di lui ma a lui nonimportava nient'altro che darle ciò che voleva.
Si spinse in leipiù a fondo, aumentando il ritmo delle già poderose spinte,afgondando lì, dove ormai sapeva di dover andare per farle vedere lestelle.

Lei si strinseintorno a lui, così tanto da quasi soffocarlo, lo avvolse mentre lebraccia prive di ogni forza crollavano stanche sulle lenzuolamaltrattate.
Si tese.
Poi tutto ad un tratto si rilassò.
Emiseun verso più profondo poi il suo respiro si spezzò.

Jack sentì i suoimuscoli rilassarsi e il liquido trasparente inondare il suo sesso.Diede ancora qualche spinta urgente poi il mondo esplose nei suoiocchi mentre anche lui raggiungeva l'orgasmo.
Si riversò dentrodi lei e il nodo subito si gonfiò, sigillandoli in quel abbracciocarnale.

I due si guardaronomentre a fatica, i respiri pigri e indolenti, si infrangevano e siperdevano l'uno dentro l'altro.

Poi, come si fosserisvegliato solo in quel momento dalla brutalità dei suoi istinti,Jack si chinò sulle sue labbra e con dolcezza, la baciò.








Angolo angolinoangoletto ma non angioletto.

Ma S A L VE!!
Sembrano secoli che non vi scrivo e non pubblico T^T e ineffetti è proprio così...
Dunque, ciancio alle bande!
Quantoè difficile descrivere una scena di accoppiamento folle e brutale,senza essere volgari?
Per tutte le dee infernali e non, tra dueeterosessuali è ancora peggio T^T
Ma è fatta!! Godetevi questibei momentini di tranquillità perché...
EHEHEHEHEH

Mi chiedo quantoancora durerà.

EiryCrows ~

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