Infinite Darkness | Mattheo R...

By ViolaWyse

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A volte il silenzio, l'indifferenza e la solitudine diventano parte della tua vita, diventano quotidianità e... More

Dedica
Playlist
CAST💫
Prologo
1. Again
2. Secrets, lies and fake pieces
3. Eavesdrop and Discover
4. Controlled Mind
5. Compulsory education
6. Punishment and hate (1)
7. Punishment and hate confused (2)
8. I know you try to fool me but maybe you don't for a few seconds
9. I don't see the common thread even though I know it exists
10. Instinct
11. We can't speak
12. No it does not
13. Things change because i want
15. Strange moments, astral if you can call them that
16. The pieces came together without thinking about it
17. You are so obnoxiously you
18. You're an imbecile asshole

14. Tackling even just a small piece is already a lot

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By ViolaWyse

«È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s'illude di sapere
e ignora così perfino la sua stessa ignoranza.»
Socrate

SHEILA

«Accomodati signorina.»

E così faccio, andando a sedermi sulla sedia davanti alla cattedra.

Il suo ufficio mi ha sempre affascinato, così grande, antico, prezioso e maestoso. È sempre stato una di quelle stanze che mi affascinava, fin dal primo anno, contiene oggetti straordinari e conoscenze del mondo magico davvero significative. In queste pareti ci sono più cose di Grifondoro che altro ma non mi dispiace, è così che deve essere.

Tutti hanno l'idea che noi Serpeverde siamo avidi, scontrosi e malvagi. Be' è solo un pensiero fasullo.

Sono scontrosa è vero, ma solo quando io decido di esserlo e con chi, sono avida quando si tratta dei miei averi più importanti e malvagia solo se devo vendicarmi di un torto commesso da un traditore.

È un idea del cavolo.

Comunque stare qui mi mette una certa ansia, insomma è la stanza di un preside, ed egli è qui davanti a me.

Lui ha in mano tutto, mette a tacere chiunque possa fare dei giudizi o torti, è il re di questo posto in pratica. Ma è sempre così calmo, pacifico e sembra sempre svampito. A volte mi chiedo cosa lo ha fatto diventare preside di questo posto, anche se so che saggio più di chiunque altro.

«Allora di cosa voleva parlarmi?» chiede lui facendo tornare lo sguardo su di sé.

Dio sono sempre così pensierosa, dovrei smetterla.

«Volevo chiederle se potessi cambiare stanza?»

I suoi occhi rimangono sempre rilassati, probabilmente anche se ci fosse una catastrofe lui rimarrebbe così.

«E perché mai?»

«Non vado più molto d'accordo con la mia compagna di stanza e non riesco più a stare lì.»

Mentre parlo lui prende delle caramelle, se non sbaglio Piperille. Ma fa il gesto se ne voglio una e accetto, magari il nervosismo mi passa. La menta è così buona e poi sono i miei dolci preferiti insieme alle cioccorane.

«Quindi solo per questo? E perché non va d'accordo, mi sembra che eravate unite da anni?»

Un po' di cazzi suoi no eh. Ecco il motivo per cui mi dà fastidio, sempre così curioso.

«Per questo sì e mi scusi signore ma sono fatti miei.»

«Certamente perdonami signorina. Allora lei quindi vorrebbe avere un'altra camera?» domanda con le mani incrociate tra loro poste sul tavolo.

«Eh sì.»

«Ma sa benissimo che non c'è ne sono.» mi fa notare tranquillamente.

Apposto grazie per questa informazione ovvia, io comunque devo cambiare dormitorio.

«Lo so sì.» affermo cercando di nascondere il mio nervosismo, devo trattenermi.

«Sa anche che la sua stanza era l'unica a due che c'era libera, ora non c'è ne sono più.»

Ma perché crede di stare parlando con una bambina.
Quel bastardo mi ha davvero plasmata come una stupida ragazzina.

«Certo che ne sono a conoscenza.»

«Bene allora da quel che io so è libero un posto nella stanza quattro del tuo anno.»

Quello di Pansy, fantastico.
Qualcos'altro ci sarà, è enorme sto castello non possono esserci così poche camere...anche se mi sto chiedendo come diamine fa Silente ha ricordarsi tutto senza assegnarselo, dettagli comunque.

Incrocio le gambe, una sopra l'altra, e trovo la ragione prima che inizi ad agitarmi.

«Altro non c'è?»

«Come sa non posso metterla in dormitori di altri anni, lei non vorrebbe stare con ragazze del primo anno.» e un divertimento si accenna sul suo volto.

Mantieni la calma Sheila, sarei in altri guai se no, mi dico nella mente.

«Ovvio sarebbe vergognoso e imbarazzante. Ma nel settimo anno o nel quinto non c'è qualcosa libero?»

«Bè sì, nel sesto un posto ci sarebbe, nella camera dodici. Ma vede non posso collocarla lì, ci sono divisioni apposta per gli anni.»

«Non potrebbe fare un eccezione?» chiedo più gentile possibile.

«Non è da me. E se dovessi farlo tutti vorrebbero poi poter cambiare.»

«La prego io ne ho bisogno.» lo supplico ormai intenzionata a non cedere.

Vedendomi disperata prova a non farsi prendere dal mio sguardo supplicante, ma rinuncia dopo due secondi.

Merlino grazie. Per una grazia divina è tutto andato a buon fine.

«Va bene, a patto che non faccia casini e che non porti scompiglio.» mette in chiaro lui.

«Può starne certo professore, non farò nulla di più che essere educata e ordinata lì dentro.»

Lui si alza e fa il giro della cattedra, arrivando dinanzi a me.
«Perfetto, la lascio nelle mani delle professoressa Minerva che le saprà dare le informazioni necessarie da sapere sulla camera e la porterà direttamente là.»

Annuisco per fargli capire che ho appreso tutto e mi dò una spinta con le mani sui braccioli per farmi alzare in piedi.

Dopo ci incamminiamo verso l'uscita, lui davanti e io dietro. Sono contenta che posso finalmente dire che avevo ragione io, o che comunque le mie preghiere qualcuno le ha ascoltate.

Ah e posso anche mandare a fanculo Riddle perché il suo consiglio non mi è servito. Non andrò in stanza con la sua amichetta e che mi ha anche mentito, facendomi perdere nell'illusione.

Silente apre la porta e a destra di essa ritroviamo la professoressa in attesa.

«Bene signorina, la lascio con la McGranitt.»

Mi volto verso di lui e prima che inizio a inseguire l'insegnante di trasfigurazione, gli riferisco quello che dovevo dire da prima.

«Grazie Silente, grazie davvero.»

Con un sorriso sincero lo dico, perché veramente devo dare a lui il merito di aver compreso la situazione.

«Si figuri, le serviva dopo tutto no?»

«Sì decisamente.»

E dopodiché mi giro e seguo la McGranitt che mi accompagna fino all'ingresso della mia sala comune.

Durante il tragitto mi spiega dove andare per trovare la camera, mi dice anche dove sono le mie cose e mi informa delle mie compagne di stanza.

Che per ora non ho fatto molto attenzione per la mia distrazione ma mi torneranno in mente dopo di sicuro.

Davanti al quadro ci fermiamo. Proprio lì di fianco ci sono tutti i miei bagagli, ovviamente con Wizzy che si sta rilassando.

«Allora come vede ci sono i suoi effetti personali. Sa tutto ma ecco io non posso venire, non è la mia casa di riferimento»
gli faccio un cenno per farle sapere che ho capito e lei va avanti. «Bene le sue compagne di stanza sono a lezione ora, verranno informate appena finiranno le lezioni. Lei può sistemare tutto e aspettarle per conoscerle e farti conoscere. Le sue di lezioni di questa mattina sono sospese, potrà tornare di pomeriggio ma dovrà recuperare lo studio perso del mattino, chiaro?»

«Chiaro.»

Devo ammettere che tutte le informazioni mi hanno confusa ma so abbastanza da elaborare.

«Fantastico. La devo salutare e mi raccomando stammi bene signorina McKenzie.» mi accarezza una spalla con affetto e mi lascia poi lì in balia di sensazioni contrastanti.

Ora mi tocca vagare sperando di aver capito bene dove si trova la camera, ritornare qui è un sollievo per il mio corpo ma un disastro per me. Odio dover rivedere per la sala comune o i corridoi quella traditrice.

La professoressa ha detto che la stanza si trova nel corridoio cinque, distante per lo meno dal mio vecchio che era il due. Non vanno ad anni ma a camere e direi per fortuna.

Comunque prendo le scale e riesco ad arrivare in quel corridoio, devo trovare la camera ora. Scorro gli occhi su ogni numero e dopo pochi ne riconosco il dodici, fantastico è quella.

Dovrei entrare ma sono immobile sulla soglia. So che non c'è all'interno nessuno, so che ho diritto ad entrare ma qualcosa me lo impedisce.

No lo so, non è qualcosa, ma qualcuno.
Io, me stessa. Non riesco ad entrare perché sono io a impedirmelo.

Perché varcare quella porta significherebbe ammettere che ho dato le spalle finalmente a i tradimenti degli altri, alle persone definitivamente e che sarò giudicata anche qui. Perché lo so che il problema sono io, io che porto casini ovunque vada, guai a chiunque, danni a ogni cosa e sono solo uno schifo.

La McGranitt mi ha assicurato che le mie compagne di stanza sono accoglienti e che si faranno gli affari loro se io non le intralcerò, non che avessi intenzione di farlo.

Teoricamente sono clementi ma non sono loro quello che mi spaventa, sono io e non so come affrontare la situazione. Non ho mai saputo affrontare le cose senza sapere dei dettagli, ho bisogno almeno del sessanta per cento del controllo sulla situazione per farlo. E non lo ho in questo momento, non ho idea di come gestire la cosa.

Mamma mi ripete sempre una cosa da quando sono piccola.
«Non sono gli altri a tenerti sotto controllo, sei tu. Tu puoi fare tutto se solo volessi. Affronta le cose anche se ti fanno paura o ansia perché è la tua vita, non la loro. Ricordatelo bambina mia. Affronta tutto a testa alta.»

La diceva con quella sua saggezza mischiata alla forza di una madre, che mi ha sempre sorpreso. E io la guardavo annuendo e abbracciandola perché era la mia eroina, sin da piccola. Lo è sempre stata.

Oggi prenderò quel suo consiglio per davvero, forse non come dovrei, ma lo farò lo stesso.

Con la mano un po' tremante afferro la maniglia e spalanco la porta, trovandomi davanti agli occhi una solita camera comune dei Serpeverde, che mi fece un effetto diverso.

È totalmente nuova rispetto a quello che era il mio classico vivere negli scorsi cinque anni, e la stavo contemplando con il fiato sospeso.

Realizzo che era un cambiamento buono e tiro un sospiro di sollievo, ricominciando a respirare normalmente.
Con passi lenti e leggeri entro definitivamente, le valigie dietro di me, l'agitazione si acquatta nel mio petto e chiudo la porta. Cammino fino al centro della stanza poi e la esamino con più cura, per capire come era strutturata effettivamente.

Le pareti erano verdi, ovviamente, c'erano delle piccole vetrate, le quali permettevano di avere poca luce, essendo che eravamo sotto al Lago Nero.
I letti erano quattro disposti in modo particolare. Il primo posizionato alla destra sulla parete, ha un comodino a sinistra e sotto di sé si apre un tappetino bianco, è occupato lo si capisce dagli oggetti e vestiti ammucchiati su esso. Il secondo sosta al centro, a suoi lati si trovano una specie di cassetto nero e una cuccia verde scuro, quindi anche questo già occupato. Il terzo è quello alla sinistra messo sulla parete, come il primo anche esso ha un comodino posizionato a destra, anche lui nero, ed è preso anche lui.
A questo manca il quarto che se ne sta nella parte di stanza più incavata, nascosta. Se dal terzo letto cammini in avanti si apre un piccolo spazio di tre mura in cui presiede un letto con annesso tavolino scuro, e rimane un pezzo vuoto con solo un tappeto verde scuro.

E non è occupato quindi è...mio. Non che ci creda ancora, non riesco ancora a elaborare ma mi piace il dormitorio e il letto è decisamente il mio preferito tra i quattro. Isolato, composto e semplice. Perfetto.

Dopo minuti dispersi a osservare la mia nuova quotidianità a Hogwarts, decido di sistemare le mie cose in questo spazio. Il baule lo lascio ai piedi del letto e mano a mano prendo i vari oggetti sistamandoli nei loro spazi. Stando però cauta per non invadere troppo la stanza, insomma sono letteralmente appena arrivata e non voglio creare disordine qui dentro.

Nel mentre che faccio tutto ripenso a quello che mi ha detto la professoressa in merito alle mie coinquiline.

Ricordo perfettamente i nomi, anche perché mi sono rimasti impressi e due di essi li conoscevo già per la verità.

Eloise Scoot, Kayla Myers e Josephine Ross.

Loro sono popolari al castello, particolarmente le prime due ed sono anche quelle che io conosco di vista.

I motivi per cui sono popolari li possiamo definire con tre aggettivi: Cazzute, belle e impossibili.

Scoot è magnifica e tenergli testa non serve a nulla, vince sempre lei. Una ragazza veramente forte.
Myers è impenetrabile, provare a sfidarla è la perdita stessa.
E Ross è quella con cui puoi averci a che fare ma che devi sapere le sue regole o sei morto.

Tre tipi di ragazze interessanti. Non mi importa di loro, per essere sinceri ma mi serve che non mi credano quella che loro pensano. Altrimenti sarei nei casini a vivere qui.

Ad ogni modo i pensieri mi hanno tenuto compagnia abbastanza da avermi fatto finire di sistemare velocemente.

Allora per riposarmi un attimo e assestare per un momento tutto mi sdraio sul letto, cercando di non perdermi in ragionamenti complessi.

E non accade per mia fortuna.
Sollevata e senza pensieri pesanti in testa finisco per addormentarmi lentamente.
Nel buio mi lascio andare leggera di essere andata via dalla traditrice.

---

«Lei è la nostra nuova compagna di stanza?» il tono di voce che avverto è di disprezzo anche se lo sento molto lontano.

«Sì purtroppo.»

«Ragazze non diamole giudizi affrettati, se sarà qui è perché probabilmente voleva solo scappare dall'altra stanza.» questa è una terza voce più clemente, meno altezzosa ma pur sempre sulle stesse tonalità.

La cosa strana è che non so chi sono loro e non posso nemmeno vederle, mi sento pesante, avvolta nell'oscurità delle palpebre.

«Oh ma dai Jos, ha una reputazione scandolosa.» si lamenta la prima voce.

«Questo non fa di lei essa.»

Sento più chiaramente ora e piano piano i miei occhi si aprano, segno che dormivo come una cretina, facendomi trovare davanti uno scenario che non mi aspettavo.

Le tre ragazze del sesto anno sono a un metro dal mio materasso e continuano a discutere sulla sottoscritta. Mi muovo per sedermi sul letto e nemmeno mi sentono, meraviglioso.

Dio ma dove sono andata a finire? Però ricordo bene che è la mia nuova realtà quindi mi devo solo ambientare senza distruggere tutto per l'ennesima volta.

Mettendomi a sedere mi accorgo che non ho le coperte quindi mi ero addormentata senza, perché dovevo solo riposare.
Che cogliona!

Sbadiglio due o tre volte mentre quelle ancora battibeccano senza avermi notata. Una cosa l'abbiamo in comune per ora, se litighiamo non ci accorgiamo degli altri.

Decido che mi sono comunque rotta di assistere a queste scenata e di farmi vedere.
Tossisco e i loro sguardi si rivolgono a me, l'obbiettivo è riuscito ora devo capire come andare avanti.

«Volete continuare facendo finta che non sono qui o ci presentiamo in modo normale?»

Non so nemmeno come mi sia venuta in mente di dire una cosa del genere, infondo sono sempre così piena di commenti stupidi e unici da farli uscire a caso.
Che poi non è stata così malaccio come entrate, vabbè ma cosa sto dicendo. Cosa me ne importa soprattutto.

Tutte in questo momento mi guardano senza dire niente ma poi una di loro, si avvicina di poco e inizia a parlare.

«Scusaci davvero non ci sapevamo di trovarti qui senza preavviso o comunque dormiente» inizia a spiegare quella che riconosco come la voce più clemente tra le tre di prima.

Appartiene a una ragazza con i capelli castano chiaro, occhi verdi scuro, una pelle liscia e perfetta, delle sopracciglia ben curate, un trucco leggero, un viso serio e con indosso la solita divisa di Hogwarts...ma ecco revisionata e alla moda.
Forse ho capito anche chi è, il suo nome però non lo ricordo così facilmente.
Che problemi ho con la memoria io?

«Io sono Josephine Ross» si presenta con un sorriso rivolto a me, poi va avanti.
«Lei è Kayla Myers» indica la ragazza a destra, quella con i capelli biondi e gli occhi verdi, un lucida labbra rosso spalmato come se fosse niente, un vestiario costoso, ed è tutta stoica e fredda quella ragazza.
«E lei è Eloise Scoot» dice infine facendo riferimento alla ragazza a sinistra, capelli bruni, pure lei con gli occhi verdi, con delle sfumature di marrone però. Lei è la più indifferente, dallo sguardo capisco che non gliene frega un cazzo di me o di tutto questo, tuttavia ci deve avere a che fare.

«Sorvolando sul fatto che li sapessi già, io sono Sheila McKenzie.»

Ross mi sorride accogliente mentre le altre sono del tutto ostili, poi decido di alzarmi da letto e sedermici normalmente. Somo ancora mezza assonnata ma posso gestire il risveglio al meglio, sono probabilmente le undici di mattina, almeno credo.

Quando alzo lo sguardo sulle altre ragazze loro si sono seduti sui rispettivi letti e stanno parlando tra loro, quasi manco esistessi qui. Andremo di sicuro d'accordo, io non voglio avere a che fare con loro e viceversa.

Mi alzo dal letto e vado in bagno, devo riprendermi dalla dormita perché alle due dovrò andare a lezione e dovrei andare a pranzare in sala grande tra un ora e mezza. Dovrei perché non voglio tornare in un posto in cui c'è Nora, la gang adesso è passata in secondo piano. Preferisco stare con loro che con quella, bè non esageriamo ora. Comunque ho intenzione di saltare il pasto e aspettare di andare a lezione.

Dopo essermi sistemata bene torno nel letto e prendo dalla borsa il libro che stavo leggendo, L'insostenibile leggerezza dell'essere è il libro e sono a metà, le pagine mi stanno trasportando lentamente in universo parallelo, inizio a ragionare sulle cose tratte e non so come ma è strabiliante il fatto che più vado avanti più mi rendo conto di tante cose. Forse io sono superficiale ma a parer mio Teresa dovrebbe lasciare Tomáš, insomma lui non fa a meno di tradirla anche se è innamorato di lei, forse sono solo una sciocca ma io lo avrei lasciato. Se mi ami non mi tradisci e ne sono consapevole. Magari andando a percepire ogni lettera e capirne il significato potrò trovare un senso, per ora io sono nella convinzione che farebbe bene ad andarsene.

"Come hai fatto tu con il dormitorio."
La mia coscienza mi ha fatto notare questo ma non è la stessa cosa. Lì si parla di amore e nel mio caso era solo una fiducia sprecata, un'amicizia buttata all'aria già dall'inizio. Non è lo stesso.

Dopo tempo mi perdo nell'immensità delle parole, trasportata dalla curiosità di sapere come si evolverà la situazione. Non mi rendo nemmeno conto che di tempo ne è passato, sfuggito dal mio controllo.

Lancio un Tempus e mi rendo conto che è decisamente tardi, ho venti minuti per andare a recuperare Chloe e andare a lezione. Sì perché anche oggi abbiamo deciso di farci compagni mentre ci arriviamo.

Quella piccoletta è carina da avere intorno per fare dei tragitti, di solito sono noiosi, per la verità non molto essendo che mi piace il silenzio e camminare da sola, ma è sopportabile averla affianco. È talmente solare da contagiarmi con la sua energia, se dovessi definirla nel sistema solare direi che una piccola stella incandescente, pronta a prendere il poste del nostro sole di ora. Metaforicamente parlando se lei entra in una stanza buia e fredda la riscalderebbe con il suo calore, con i suoi raggi e renderebbe accogliente quella stanza e non ne sarebbe nemmeno consapevole.

Non la definirei mia "amica" ma più una compagna, decisamente più piacevole degli altri. Non mi fido di niente e di nessuno ma lei non farebbe male nemmeno a una formica, letteralmente. Un pomeriggio mentre eravamo sedute sul cornicione della fontana fuori, mi è salita sulla gamba una formica, a me non fanno paura o altro, però mi fanno senso. Cioè zampettava tranquilla e mi dava fastidio, così lei l'ha presa sul dito e tutta tranquilla l'ha fatta adagiare in un punto con erba alta, in questo modo nessuno l'avrebbe disturbata. Non è una cosa particolare ma tutti quelli che conosco, inclusa io, l'avrebbero schiacciata quindi mi ha sorpreso.

Con questo non volevo dire che ho della fiducia in lei, dato che non ho la più pallida idea di cosa significhi, solo che non credo sappia cosa vuol dire provocare intenzionalmente del dolore a qualcuno.

In fretta raccolgo la mia borsa a tracolla e ci metto all'interno tutto quello che mi serve oggi, poi vado allo specchi del bagno controllo che non ho occhiaie pesanti, la scorsa notte non ho dormito nemmeno due ore. Fatto tutto esco dalla camera, dove circa un'ora prima le tre ragazze se ne erano andate per mangiare.

Camminavo velocemente per arrivare al corridoio del quinto anno e appena ci arrivo trovo Chloe già fuori ad aspettarmi, è sempre pronta mai in ritardo. Vorrei avere io questa capacità, io o faccio ritardo o arrivo morta per l'affanno dato dalla corsa.

«Hai cambiato dormitorio?» chiese subito lei senza darmi il tempo di salutarla.

«Ciao anche te Gioetta, e sì ho cambiato stanza, come lo sai?»

Si mette una mano sulla bocca come per chiedere scusa, ha tutti modi strani lei. Nel mentre iniziamo a dirigerci verso l'uscita della sala comune.

«Sì ciao Verdina. In realtà non lo sapevo, ho solo avuto un dubbi perché sei arrivata dalla parte opposta rispetto al solito. Comunque perché?»

«Sai chi era la mia compagna di stanza vero?»

Annuisce e saliamo le scale per andare su nella torre ovest, io ho Incantesimi lei Difesa contro le arti oscure, almeno potrò chiedere al professore cosa mi sono persa la scorsa volta.

«Nora Nelson giusto?» chiede mentre fa una smorfia, ho scoperto che non gli stava molto simpatica, per questo è ancora più piacevole averla intorno. Odia le mie stesse persone, non proprio tutte ma almeno quella sul podio sì.

«Ci ho litigato pesantemente in poche parole.»

«Perfetto almeno te ne sei liberata di quella.»

La cosa che mi ha stupito di lei è che pensavo fosse buona, e lo è per carità, ma sa essere stronza quando vuole. Penso sia per questo che è finita in Serpeverde.

Il resto del tragitto parliamo della traditrice e la informo di tutto quello che in una notte è successo, non tutto tutto ma le cose superficiali.

Poi ci dividiamo e io entro in classe nel minuto in cui scatta l'ora, tutti sono ai loro posti quindi mi vado a sedere anche io.

E diamine ma perché!

Mi ritrovo di fianco a Riddle, io non ci voglio credere. È sempre qui, in ogni lezione è abbastanza vicino da urtarmi, non si scolla mai. Non poteva starsene lontano come gli altri anni dico io, no deve rompere in ogni singola lezione. Per fortuna che lo avevo "sopportato" meno di ventiquattro ore fa.

Decido di ignorare la sua esistenza, di non perdere tempo a dirgli di andarsene sarebbe inutile. Se faccio finta che non ci sia forse mi lascia in pace, oggi volevo passare tranquillamente queste ore.
C'è sempre lui di mezzo però, non volevo nemmeno calcolarlo nel programma, manco me lo ricordavo.

"È come uno stalker, è ovunque ma non lo vedo. Però lo percepisco benissimo quando mi è intorno, sto pezzente."

Comunque poco dopo fa la sua entrata il professore e mi metto attenta per la lezione.

«Allora ragazzi dopo la scorsa lezione oggi impareremo le basi per l'incantesimo di estensione, partiremo dallo studio di esso per poi arrivare alla pratica.» spiega Flitwic posizionandosi sul suo piedistallo.

Lui si che può dire di essere su un piedistallo. Certr volte mi stupisco dei miei stessi pensieri, strani ma dettagli.

Prima che l'insegnante si mette a scrivere la spiegazione sulla lavagna si volta verso di me, e tutti si girano verso di me. Io odio tutto questo, almeno spero che mi dirà qualcosa sulla lezione che ho perso.

«Signorina McKenzie lei deve recuperare la lezione precedente, giusto?»

Annuisco anche se non mi importa la domanda, voglio solo sapere come io recupero, perché ho dei dubbi a riguardo.

«Purtroppo io non posso, a mio dispiacere la classe non ha preso appunti perché avevamo fatto più cose pratiche. Quindi avevo pensato che il signorino Riddle potesse farle delle ripetizioni, anche perché da quel ricordo ha saltato anche un'altra lezione delle mie, quindi le andrebbe bene?» domanda alla fine Flitwic ma io sono ferma al fatto delle ripetizioni, col cazzo che le faccio.

Cioè davvero io dovrei farmi spiegare da quello, nella stessa stanza, lui a me? No c'è un equivoco, io non lo farò mai.

Però posso accettare delle ripetizioni ma non da quello lì, col cazzo. Io non ho intenzione di sprecare tempo a litigare o a incazzarmi contro di lui in meno di un secondo.
No grazie.

«Mi va bene ma voglio cambiare assolutamente il fatto che sia Riddle a farmi ripetizioni.»

Il nano pensa attentamente, è un po' meravigliato se devo dirla tutta dal mio volere.

È abituato che tutte si getterebbero all'istante, che venderebbero un rene per avere queste opportunità. A quanto pare solo io non voglio assolutamente, neanche se mi offrissero la cosa che voglio di più.

Questo è e non cambierò idea, mai. Già non sto capendo perché più cerco di evitarlo più lui capita ovunque, pure le ripetizioni da lui ora, io non ho parole.

Che non mi venga a chiedere il motivo, perché altrimenti esco da questa classe senza pensarci due volte.

«A mio malgrado no. Gli unici che hanno accettato di fare da Tutor sono Riddle e il signorino Torres, e lui è assente da giorni per una brutto infortunio durante un allenamento di quidditch. Quindi o lui o niente.»

Sbuffo sonoricamente lasciando che il nervosismo si prendesse parte di me ma che lasciasse fuori il rispetto con cui bisogna parlare con un professore. Se anche quello scomparisse allora sono guai, sia per me sia per lui, potrei tirare giù mille motivazioni per cui Riddle e io non potremmo fare questa cosa, oltre al fatto che non lo sopporto per nulla.

E poi è strano che Torres si sia fatto male, è conosciuto per il suo inetto talento a non farsi male durante le partite, questo a meno che qualcuno non avesse voluto di proposito farlo finire in infermeria. Credo che qualcuno nella squadra l'ha sabotato ma non so chi, non sono nemmeno affari miei e non mi interessa affatto.

«Non potrei semplicemente chiedere a lui di fare degli appunti e darmeli, così che possa studiare da lì?»

«Quelli serviranno per le ore di ripetizioni e comunque no, rimarrebbe comunque un passo indietro dato che dagli appunti capirebbe meno che dalla pratica con una persona che sa già.» rispose neutrale l'uomo, io però stavo scoppiando di irritazione.

In tutto questo la seconda persona posta in questione sta facendo chissà cosa nel posto di fianco a me, non mi azzardo minimamente a guardarlo, nemmeno un'occhiata. Non deve parlare o gli lancio uno schiantessimo seduta stante.

«Non riuscirei a capire nulla lo stesso, da lui non ascolterei niente.» affermo e una piccola smorfia di odio si forma sul mio volto.

«Il fatto che ci sia antipatia tra di voi non compromette le ripetizioni, le farà perché lui è adatto, sa a memoria gli argomenti.»

Lo dice con un tono che non accetta altro quindi mi arrendo. Bene dovrò farmi spiegare da quello là, stare in una stanza chiusa con lui e sopportarlo per più di due ore.

Non ce la farò mai.

«E quando dovrei farle queste ripetizioni?» domando prima che se ne vada per iniziare la lezione.

Girandosi fa un cenno a Riddle, che si volta verso di lui e subito dopo verso di me con sguardo normale, serio come sempre, e poi Flitwic mi rivolge la parola. «Su questo io non posso aiutarvi. Mettetevi d'accordo voi due, lui ti dice quando può e lei fa lo stesso.»

Dopodiché ci lascia per andare alla lavagna e con un incantesimo scrive tutto quello sull'argomento di oggi. Io però sono bloccata, ormai è deciso, devo farle con lui. Lo dovrò accettare nonostante vorrei gridare in faccia a chiunque che con quello non ci vorrei stare neanche morta.

A un certo punto, il ricciolino si sporge verso di me e con divertimento tutto suo parla.

«Bene, ragazzina, dopo la lezione ci accordiamo a quando e dove. Tanto tu dopo non hai più Divinazione?»

Sa sempre tutto quello che devo fare, è incredile e inquietante. Con quel suo viso da stronzo perfettino, mi manda in palla i nervi.

Vorrei mandarlo a fanculo, e lo farei senza problemi, ma devo sapere le cose perse perché devo andare bene in tutte le materie, devo avere eccellente e non posso permettermi di perdere i miei voti per l'odio che provo verso quel troglodita. Lo devo lasciare stare e forse devo solo fregarmene se sia lui o no, studiare è più importante ora.

«Sì non ho più quella, dopo ne parleremo.»

Chiudo questa conversazione adesso e in modo distaccato, mi interessa poco. Devo concentrarmi sulla lezione di ora e poi penserò al resto dal recuperare, ahimè con quello lì.

Quindi addochio la lavagna e ascolto solo l'insegnante, escludendo qualsiasi altra voce che non sia la sua.

---

Ed eccomi qui, dopo la fine dell'ora fuori dalla classe, in mezzo al via vai di persone, a fissare imbestialita quel ragazzo coglione che si sta avvicinando tutto altezzoso.

Dio se vorrei tirargli un calcio nei coglioni, non posso farlo o gli altri mi accuserebbero di 'Aggresione a caso in corridoio', anche se verrei ricordata come la ragazza che ha messo k.o. Mattheo Riddle. Potrei pensare di farlo ma non oggi, forse mai dato che devo anche una buona condotta. Le punizioni hanno già fatto la loro parte su essa e non voglio aggravarla ulteriormente.

Le mie braccia si incrociano al petto attendendo che arrivi qui. E in questo momento ho solo voglia di andarmene ma dobbiamo parlarne, per forza.

«Fantastico sei già qui.» esclama lui appena è abbastanza vicino.

«Sei persino dotato di una vista normale, pecorella. Mi stupisci.»

Alza gli occhi al cielo e poi si ricompone cercando di essere il più calmo tranquillo, come provo anche io. Anche se credo che falliremo entrambi.

«Io avrei a disposizione la mattina del lunedì e del mercoledì, intorno alle dieci fino alle undici e mezza.» mi informa lui.

«Credo di avere la stessa pausa ma...fino alle undici e non alle e mezza.»

«Va bene, andata per quei giorni quindi?»

Faccio un cenno con la testa.
Tanto io non avevo comunque niente da fare, di solito uso quel tempo per ripassare, leggere o rilassarmi un momento. Non mi entusiasma passarlo con lui ma lo devo fare, quindi non commenterò sul fatto che due volte sono già troppe.

«Per quante volte?» chiedo per sicurezza, non si sa mai.

«Solo quelle due orette, ma se non dovessero bastare il professore mi ha detto che potremmo prenderci altri giorni.»

Con la voce irritata e la frustrazione che mi arriva pensando al semplice fatto che dovrei passare più di cinque minuti con lui che spiega da sappientino, ribatto senza pensarci.
«Non ho intenzione di trascorrere più di quel tempo con te, già mi dai sui nervi in un minuto pensa in due ore.»

«Credi che io ne ho voglia? E comunque lo passeremo nella stessa stanza non farti strane idee su cosa fare lì eh.» lo dice in tono malizioso e io sbotto definitivamente.

Perché lui finisce sempre su questo? Che problemi ha esattamente, il suo cazzo non può non pensare ad altro?

«Stai muto, manco morta ci avrei pensato. Che schifo poi, pensare quelle cose con te, ew.»

«Tranquilla nemmeno avevo in programma di voler trascorrere altre ore con te, piccolina.» e qui mi rendo conto che su questo siamo entrambi d'accordo, menomale.

«Bene detto questo quindi ci vediamo lunedì alle dieci giusto?» domando sbrigativa così che posso andare alla lezione che mi aspetta tra poco.

Lui mi guarda con quegli occhi marroni profondi e non so descrivere la sua espressione, non l'ho mai vista. Sembra pensieroso e confuso, più da sé stesso però.

Non mi importa molto di quello che pensa devo andarmene quindi che risponda e che chiuda questa conversazione.

«Certamente. A lunedì, piccolina.»

«A lunedì, pecorella.»

E con questo scambio di saluti a modo nostro ognuno va per la sua strada, lui a destra e io a sinistra.

Nel mentre che cammino mi rendo conto che per tutta la conversazione non ci sono stati insulti, okay sì ma non così pesanti.

A quanto pare possiamo conversare una volta tanto. Spero che accadrà lo stesso durante le due ore in cui mi spiegherà come se fosse un professore.

Poi di punto in bianco rido, inizio a ridacchiare senza un apparente motivo.
No non senza ma con uno che è da problematica. Alcuni studenti che passano per il corridoio mi guardano male o mi lasciano occhiette stranite, loro non possono capire. Però sembro pazza davvero per quello che ho pensato.

"Riddle professore? Ma non fatemi ridere."

Non è stato questo pensiero a farmi ridere, più che altro l'immagine che si è formata nella mia mente.
Me lo immagino stronzo e che va a letto con le sue allieve, non c'è da meravigliarsi e poi dovrei rivolgermi a lui come se fosse un insegnante. Cosa più divertente gli dovrei portare rispetto, a quello manco per sogno.

Vabbè sono matta io, questo lo sapevo già.

Lasciando perdere controllo dove sto mettendo i piedi mentre cammino e praticamente sono quasi arrivata alla prossima lezione.

Così decido di fare un piano prima di continuare la giornata.
Passerò questo giorno come tutte gli altri e al rientro in stanza andrò subito a dormire, se dovrò mai parlare con le mie compagne di stanza succederà quando sarò pronta e senza pensieri, dati da quel coglione che mi deve fare da tutor.

Quindi prima finisco con lui e poi passo a loro, una cosa alla volta.

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