ENERGIA

By PasqualeGiannino

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La vicenda si svolge ad Alpiana, città simbolo dell'evoluzione culturale avvenuta nella CDO (Confederazione D... More

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CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17
CAPITOLO 18

CAPITOLO 19

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By PasqualeGiannino

Il tenente invitò Bartoli a sedersi su uno dei due divani, il maresciallo su quello di fronte. Lui rimase in piedi, al di qua della scrivania. L'agente Russo restò posizionato vicino alla porta dell'ufficio, che rimase aperta. Nel corridoio, un andirivieni di agenti. Lupo era in borghese. Indossava un gessato blu, la cravatta a pois rossi su fondo azzurro, la camicia e il fazzoletto da taschino bianchi. Fece qualche passo dalla scrivania, guardando la moquette, come se cercasse il centro della scena.

"Bartoli, ho un racconto da farle ascoltare. Mi limiterò a riferirle i fatti, omettendo i nomi dei protagonisti. Lo ascolti con molta attenzione: poi lei mi dirà quali sono i nomi dei personaggi. C'è uno scrittore, un intellettuale che è anche un docente molto apprezzato. Da qualche tempo si interessa alle problematiche della crisi energetica, dovuta all'esaurimento dei combustibili fossili. Pubblica un libro, in cui sostiene, fra le altre cose, che bisogna potenziare la ricerca sulla fusione nucleare: una tecnologia sicura e pulita, basata su fonti praticamente inesauribili. Il libro ha un grande successo di pubblico e critica. Dopo qualche tempo, lo scrittore viene ucciso. Nella sua villa sul lago, in un modo barbaro e selvaggio. L'omicidio è avvenuto nello studio del docente. Ci sono schizzi di sangue dappertutto. Non ci sono segni di effrazione. Non è un delitto a scopo di rapina. Dalla villa non manca nulla, tranne un pesante candelabro d'ottone: l'arma che lo ha ucciso. L'assassino è stato molto attento a non lasciare tracce, ma ha commesso un errore imperdonabile: ha lasciato la sua firma sull'agenda della vittima. Ha tentato di imitarne la grafia, ma non c'è riuscito." Bartoli, impassibile finora, ebbe un trasalimento. "Non si agiti," proseguì Lupo "non ho ancora finito. La firma è un acronimo: NGRPE. Identifica un gruppo di fanatici ecologisti fortemente contrari alla fusione nucleare. Si dichiarano nonviolenti. Salgono alla ribalta, dopo il delitto, per avere occupato la tangenziale Est di Alpiana: la notizia ha grande risonanza sui media. Le indagini si orientano verso due ragazzi appartenenti al gruppo. Non sono due giovani qualsiasi: uno di loro è un ex alunno e pupillo della vittima: le malelingue dicono che avesse una relazione con il Professore; l'altro è l'attuale compagno del ragazzo. Sembrerebbe un delitto passionale, maturato nel clima di un nuovo fanatismo ideologico, quello di cui lo scrittore aveva denunciato il pericolo... Sennonché, quando ogni tassello sembra essere al posto giusto, c'è un colpo di scena. Sì, proprio come accade nei romanzi polizieschi più amati dai lettori: il colpevole, involontariamente, confessa l'omicidio." Bartoli sgranò gli occhi, rivelando un turbamento ancora più grave. Degli agenti per lo più molto giovani si erano fermati nel corridoio, ammaliati dal racconto. "Lo fa al bar, in un modo piuttosto ingenuo, esprimendo tutto il suo disprezzo verso una coppia di avventori omosessuali e la corruzione morale che sta distruggendo l'Occidente. Non si limita a questo, ma chiarisce la sua posizione ideologica: è un fan di quel campione della demagogia reazionaria che è Maojevski. Non contento di tali esternazioni, fornisce il movente del delitto: l'odio che provava verso lo scrittore, perché traviava i giovani, li allontanava dalla famiglia naturale creata da Dio, di cui il suo adorato Re dei Demagoghi si proclama uno strenuo difensore. Praticamente ha confessato... Bene, il racconto è quasi finito. Tocca a lei concluderlo: ci dica i nomi dei protagonisti." Le mani di Bartoli tremavano, come le labbra. Con voce altrettanto instabile, disse: "Non potete accusarmi di un omicidio che non ho commesso. Non avete le prove, solo indizi. Quell'acronimo potrebbe averlo scritto chiunque. Non è poi così difficile imitare la grafia di un altro... Non avete niente in mano!".

"Qualcosa lo abbiamo," disse Lupo "il suo telefonino era spento all'ora del delitto. Risulta dai tabulati che ci ha fornito il suo gestore di rete mobile. Non era una sua abitudine spegnerlo a quell'ora. Perché ha deciso di spegnerlo, proprio intorno all'ora del decesso stimata dal medico legale?" Bartoli rimase impietrito per alcuni istanti, poi scoppiò in lacrime. "Non sa rispondere? Lei ha avuto l'accortezza di spegnerlo, per non agganciare la cella della zona di Pasquini, all'ora del delitto, ma non ha pensato a una spiegazione plausibile: era così convinto di farla franca, da trascurare un dettaglio tanto rilevante?" Dal piccolo pubblico radunatosi spontaneamente davanti all'ufficio partì un forte applauso, al quale, dopo qualche esitazione, si aggiunse quello più timido di Russo e del maresciallo. Lupo fece cenno di smettere. Bartoli si era portato le mani al volto: piangeva come un bambino.


"E così ha confessato..." disse Anna.

"Ha ammesso tutto, dopo lo show di Lupo..." rispose il maresciallo. "Dovevi vederlo, come si è immedesimato nella parte: sembrava Poirot!..."

"È giovane, lasciagli l'entusiasmo dei suoi anni."

"E chi glielo leva? Solo il tempo glielo potrà togliere. Per ora, lasciamoglielo godere..."

"Ma Bartoli ha chiarito i dettagli del delitto?"

"È andato a fargli visita, quel maledetto pomeriggio. Voleva chiedergli scusa per il litigio in sala docenti. Questo gli ha detto al citofono. Pasquini gli ha aperto il cancello e il portone di ingresso, lo ha accompagnato nello studio al primo piano, facendo strada. Quando sono arrivati alla cassapanca con il candelabro, Bartoli lo ha agguantato e gli ha sferrato un primo colpo alla testa. Pasquini si è voltato verso di lui, incredulo e stordito. Ha iniziato a indietreggiare nello studio barcollando, con le braccia alzate davanti al viso, per parare i colpi. Bartoli si è scatenato come un pazzo, colpendolo più volte alle braccia. Un colpo violentissimo lo ha preso in pieno volto: è caduto all'indietro, battendo la nuca sulla scrivania."

"Povero Paolo!... È morto per questo?"

"Sì. Il medico legale non ha dubbi."

"E l'acronimo sull'agenda?"

"L'assassino ha indossato dei guanti di lattice, per non lasciare tracce, ha aperto l'agenda alla data di quel giorno e ce lo ha scritto. Voleva sviare le indagini..."

Erano a tavola. Anna, presa dalle incombenze burocratiche di un progetto didattico inclusivo nel quale si era incautamente avventurata, non aveva avuto il tempo di preparare la cena. Così, avevano deciso di ordinare una pizza: per lei, una classica Margherita; Lino ne aveva scelta una con bresaola, rucola e scaglie di grana. Come bibite, due bionde chiare. Desideravano trovarsi pronti per il nuovo show del tenente, che sarebbe andato in onda, questa volta, in televisione. Lo studio televisivo era stato allestito nel suo ufficio. Aveva convocato i giornalisti, per una conferenza stampa sulla chiusura del caso.

"Com'è la pizza?" domandò Anna.

"Un po' bruciacchiata, ma può andare... Passami l'olio, per favore." Anna gli porse la bottiglietta, lui lasciò cadere qualche goccia sulle fettine di bresaola.

"Poverino, il ragazzo: si è scusato per aver fatto qualche minuto di ritardo..."

"Gli hai lasciato la mancia?"

"Gli ho detto di tenere il resto, se lo meritava. Avrà l'età dei miei studenti..."

"È un ragazzo a posto..."

"Ma guarda che i bravi ragazzi sono la maggioranza. Fra i miei alunni, ce ne sono tanti che la sera fanno i pony-pizza o i camerieri nei pub o nei ristoranti... Non sono tutti dei bulletti viziati come li dipingono."

"O degli sbarbatelli che vogliono cambiare il mondo..."

"Sai, sto pensando al piano di Bartoli: era diabolico..."

"Già! Voleva eliminare Pasquini e incastrare i ragazzi dell'NGRPE. In un colpo solo. Così, avrebbe dato sfogo sia al pregiudizio omofobo che lo ossessionava nei confronti del collega, sia all'odio che nutriva verso i due giovani, per le loro posizioni fanatiche progressiste."

"Sì, ma lui come aveva scoperto l'NGRPE? I media ne hanno parlato, per la prima volta, dopo il delitto..."

"Questo era il punto debole della nostra ricostruzione. Ce lo ha chiarito lui: lo ha scoperto per caso, un giorno in cui dei suoi alunni ne parlavano, durante l'intervallo. Aveva saputo dell'incontro con la Gran Maestra, così decise di andarci: si presentò en travesti, per non farsi riconoscere..."

"Odiava talmente i trans che ha voluto sperimentare cosa si prova a vestirsi da donna?"

"Questa non è male... Magari era un desiderio represso da una vita..."

"Ma no, sbagliamo a ironizzare su una vicenda del genere... In fondo, le vittime sono due: il povero Paolo e quel disgraziato di Bartoli."

"Veramente, mi pagano per arrestare i colpevoli, non le vittime..."

"Certo, ma volevo dire un'altra cosa. Perché devi ragionare sempre con l'accetta? Le sfumature proprio non le sai cogliere?"

"Dai, scherzavo... cercavo solo di stemperare la discussione..."

"Sì, ma devi capire che si tratta di due colleghi. Li conoscevo entrambi da molto tempo... Per carità, non ho nessuna intenzione di giustificare il crimine di Remo. Volevo solo dire che per arrivare a tanto, avrà avuto una vita piena di problemi... Era un poveraccio, un infelice: uno che non si sentiva realizzato nella vita. Una persona che vive serenamente, in armonia con se stessa e con gli altri, non può arrivare a compiere un delitto brutale come questo."

"La tua posizione è chiara, ma io la penso diversamente. Credo che ciascuno di noi sia dottor Jekyll e mister Hyde. Il male è in ogni essere umano. Ognuno, in particolari situazioni, potrebbe compiere un omicidio. Scusa, ma queste cose non le ho studiate sui libri... Ho visto troppi crimini commessi da gente insospettabile: impiegati di banca, medici, avvocati, docenti... preti. Sarebbe comodo separare i buoni dai cattivi: mettere tutte le persone oneste da una parte e i truffatori e i criminali dall'altra. Il mio lavoro sarebbe molto più semplice." Anna ascoltò con molta attenzione. Esitò qualche istante, guardandolo fisso negli occhi. Poi fece: "Cosa vorresti dire? Che un giorno potresti anche uccidermi?".

"Potrebbe capitare..." Questa volta risero entrambi. Di gusto.


Per tutta l'inchiesta, Lupo era riuscito a schivare l'invadenza spudorata dei cronisti. Non aveva mai concesso niente alla loro brama di notizie: neanche una semplice frase, un minimo indizio. E quando il coinvolgimento di Colombo era finito su tutte le testate, gliel'avevano fatta pagare. L'irruzione brutale nel locale simbolo della comunità gender, l'arresto del noto accademico mentre teneva una lezione en travesti... erano il sintomo della grave involuzione culturale in atto nella CDO, fomentata dai sostenitori di Maojevski!... Grazie al talk show dedicato al fermo di Colombo, questo obbrobrio aveva un nome e cognome: Franco Lupo. E ora tutto il pubblico lo conosceva. Come se fosse un complice dello spietato dittatore. Come se avesse compiuto un abuso degno della peggiore polizia fascista.

"È finito un incubo" dice il tenente, parlando ai microfoni che i tecnici hanno sistemato sulla scrivania. "Un incubo doppio: quello di non riuscire a trovare il colpevole; quello di incriminare degli innocenti. Sono i rischi di questo nostro mestiere difficile e ingrato. Le attuali procedure garantiste riducono la probabilità d'errore, ma non la eliminano. Errare è umano, e noi siamo esseri umani. Anche l'investigatore più scrupoloso e competente può sbagliare. Anche noi abbiamo commesso degli errori, in questa inchiesta così complicata: me ne assumo tutte le responsabilità. E se qualcuno si è sentito offeso o umiliato dal SOD, sono disposto a chiedergli scusa. Se qualcuno si ritiene danneggiato, ne risponderò personalmente nelle opportune sedi."

"Che attore!..." mormorò il maresciallo.

"A me sembra sincero" rispose Anna, con voce più chiara.

"È un tipo in gamba: vedrai che farà carriera. Lo inviteranno presto nel talk show di Proietti... Oramai è diventato famoso."

"Grazie a Colombo."

"Esatto. Il professorone ha commesso un errore da matita blu: lo ha accusato pubblicamente, nel programma più seguito della serata..."

"In effetti, sta cavalcando l'onda della notorietà."

"In un modo spudorato."

"È stata un'inchiesta difficile e tormentata. Ma il tormento degli errori commessi, alla fine, è stato ampiamente ripagato dal felice esito delle indagini. E se abbiamo raggiunto un traguardo così arduo, il merito non può essere soltanto mio. Ringrazio tutti gli agenti che hanno contribuito al successo dell'inchiesta. Voglio rivolgere un ringraziamento particolare al mio più stretto e valido collaboratore: il maresciallo Lino Caruso. Senza il suo fiuto investigativo, senza la sua dedizione al SOD, non avremmo ottenuto questi risultati."

"Sono commosso..." disse Lino sarcastico.

"No, sei cinico..."

"Sai, invecchiando si diventa cinici... Fra un po' lo diventerai anche tu."

"Spero proprio di no..."

"Senti, sono stufo di queste chiacchiere: andiamocene in veranda."

"Ci sono le domande dei giornalisti..."

"È da una vita che le ascolto..."

"Va bene, spegniamo."

Si sedettero al tavolo lì davanti. Il satellite naturale illuminava quasi a giorno la superficie del lago. Da solo, in mezzo alla distesa d'acqua, il vecchio pescatore nella barchetta a vela. "Inizio a invidiarlo" disse Lino. "Non è vero" rispose Anna. Tra le luci delle villette, il chiarore della luna lasciava scorgere quella disabitata del Professore. "Aveva dei parenti?" domandò Caruso. "Paolo? Dei lontani cugini..." Lino diede fuoco a una sigaretta. Ne porse una ad Anna: gliela accese con il proprio accendino. Tirò una profonda boccata, le posò la destra sulla spalla, la sigaretta sospesa tra le labbra. Lei ricambiò il gesto, abbracciandogli il fianco. D'un tratto, la villa di Pasquini si illuminò. "Guarda, c'è qualcuno..." osservò Anna "i fari del giardino sono accesi." Dopo un po', dei lampi di luce colorata esplosero sopra la villa. "Fuochi d'artificio... dev'esserci una festa" disse il maresciallo.

"Vado a prendere il binocolo" rispose Anna.

"Non mi serve, il caso è chiuso."

"Saranno gli eredi..."

"Chi, quei lontani parenti?"

"Non è detto, potrebbe aver lasciato tutto a Luca..."

"Sì, brava... E magari è lì, nel giardino, che sta festeggiando l'eredità con Matteo. Come fanno i loro coetanei, per festeggiare gli eventi più importanti: sparano i fuochi d'artificio e se ne fregano dei divieti e dei timpani dei vicini..."

"Perché no? Secondo me dovresti indagare..."

"Ti ripeto, il caso è chiuso. Il colpevole c'è: ha confessato. Avresti preferito una storia con un finale diverso?"

"Sai, adoro Gadda..."

"L'autore del Pasticciaccio? Il giallo che non svela chi è il colpevole? Ma un romanzo del genere che giallo è?"

"Non parlare male dell'ingegner Gadda. È il più grande scrittore del Novecento!..."

"Mah! Un ingegnere che si mette a fare lo scrittore... E alla fine non riesce neanche a trovare il colpevole..."

"In realtà, lascia spazio al lettore: ognuno può risolvere l'enigma come meglio crede."

"Che gentile!... In questo giallo, invece, il mistero è stato svelato. Ma se vuoi immaginare un finale diverso, nessuno te lo impedisce."

Anna sorrise. Le luci si spensero. I rumori della vicina trattoria sfumarono. Il lago fu avvolto da un silenzio irreale.

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