Come la luna sull'acqua chiar...

Oleh MaliaInk

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Andrea era partito, lasciando Serena sola con le macerie del loro passato e i fantasmi di un futuro mai reali... Lebih Banyak

ALERT
PROLOGO
1.TRA TE E IL MARE
2.SOPRAVVIVERE
3. RIVEDERSI
4.RIAVVOLGERE
5.RIMORSI & RIMPIANTI
6.HERE WE GO AGAIN
8.LITTLE FREAK
9. ARMISTIZIO BIANCO
10.GEOCHRISTMAS PARTY
11.L'EQUAZIONE DI DIRAC
12.EQUILIBRIO TRA DOLORE E GIOIE I
13. EQUILIBRIO TRA DOLORE E GIOIE II
14. RIFLESSI E RITORNI I
15.RIFLESSI E RITORNI II
16.CATARSI
17. SE É QUELLO CHE VUOI
18.LASCIAR ANDARE
19. FIORI ROSA, FIORI DI PESCO
20.CHE RUMORE FA LA FELICITÀ?
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI

7.(RE)START

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Oleh MaliaInk

Tagliai i limoni in quattro e li gettai nella brocca piena di acqua fresca, aggiunsi un po'di menta e mescolai il tutto.

Giugno era arrivato e quel pomeriggio faceva caldo, per cui avevo deciso di preparare una limonata per tutti. Ormai i ragazzi si erano trasferiti completamente da me e avevo casa perennemente invasa da gente più o meno calma e pacata.

«Come sarebbe a dire che non riuscite a trovare le peonie?!»

Esclusa sicuramente Camilla, che stava baccagliando da due ore con il fioraio incaricato di allestire la chiesa e la sala ricevimento per il matrimonio.

«..lei però mi aveva garantito che sarebbero state disponibili per Agosto! Le ho anche già pagate!»

Elia sussultò quando Camilla urlò un insulto al telefono ed uscì dalla stanza.

Chiuse gli occhi e sospirò forte. «Quando mi hai proposto di venire ad abitare da te, non avevo capito che avremmo avuto coinquilini così rumorosi.»

Se avessi dovuto descrivere con un immagine la pacatezza, avrei usato senza dubbio quella del mio amico. Lo era sempre, in ogni situazione. Non urlava, non si agitava. Rimaneva imperturbabile e docile.

Non so quantificare quanto sia dovuto al carattere e quanto invece sia dovuto alla dose massiccia di psicofarmaci che assume ogni giorno.

Non è stato un caso averlo incontrato proprio nell'ospedale dove io sono stata ricoverata.

«Non lo pensavo neanche io.» feci spallucce «Con Andrea sono ritornati tutti.»

«Non che prima fossero andati via davvero.»

Sorrisi all'assunto del mio amico. Effettivamente, erano sempre stati con me. Avevo avuto la fortuna di avere amici che, nonostante tutto e tutti, non mi avevano mai lasciato sola. Erano stati presenza costante e vigile.

Elia si schiarì la voce. «Serena..» cominciò titubante «..so che magari quello che sto per dirti ti infastidirà.»

«Vuoi parlare del concerto.»

«Sì.»

«Non voglio.»

«Invece dobbiamo.»

«Invece no.»

«Invece sì.»

«Che palle.»

«Miao.»

Ci voltammo entrambi verso Milo, lui si stiracchiò e si acciambellò sull'isola della cucina, inclinando la testolina come se aspettasse, ammonendomi con i grandi occhi rotondi.

«Questa è una congiura.»

Elia rise e accarezzò il pelo del mio gatto. «Almeno ascolta quello che devo dirti.»

«Eh. Dimmi.»

«Posso immaginare che l'arrivo di Andrea abbia rimescolato un po'tutta la situazione. Lo capisco. Ma, almeno per il concerto di Skin, ti chiederei di fare uno sforzo.»

Aggrottai le sopracciglia, così lui spiegò.

«Fabio ha detto che la casa discografica ha intenzione di farci fuori, se alla svelta non facciamo qualcosa che almeno illuda i nostri fan che stiamo ritornando.»

La mascella mi cadde quasi a terra. «Come?!»

«Sì.» continuò lui «Fabio tra qualche giorno avrà una riunione con il consiglio di amministrazione. Lui mi ha spiegato che, almeno per adesso, possono anche farne a meno di un secondo disco, data la popolarità che ancora abbiamo. Ma dobbiamo ritornare sul palco, con qualsiasi cosa, o ci recideranno il contratto.»

Il cuore precipitò nel petto e sgranai gli occhi. «Cosa?! Ma non possono farlo!»

«Sì, invece!» Fabio fece il suo ingresso nel salotto, aveva quello che sembrava essere il nostro contratto tra le mani «Finito di parlare con voi mi sono riletto tutte le scartoffie. Al punto 3.2.3 c'è una piccola clausola: dovevate garantire un lavoro musicale quasi costante per i primi due anni. O altrimenti loro sarebbero stati autorizzati a licenziarvi.»

Elia prese i fogli e diede una lettura veloce. «Cazzo!»

«Ma, non ricordo questa clausola.» dissi pensierosa.

«Quando avete firmato il contratto?»

«Abbiamo firmato il contratto il...»

Mi interruppi, mentre un pensiero folgorante mi trapassava. Avevamo firmato il contratto qualche mese dopo aver vinto il concorso, a ridosso dell'incisione del primo e unico disco che poi avremmo portato in giro per il mondo. In quel periodo era ancora Andrea il manager della band.

Il mio silenzio portò a una conclusione generale.

«Com'è possibile che sia sfuggito a tutti un dettaglio così importante?!»

Quel periodo per me era stato frastornante.

Io e Andrea avevamo cominciato ad allontanarci. Eravamo entrambi nervosi e succubi delle nostre paranoie. Io stavo ancora affrontando la scoperta di essere stata adottata, lui stava affrontando Stefano, il mio ex che continuava a girarmi intorno.

Sarebbe dovuto essere un periodo in cui avremmo dovuto affrontare i nostri problemi insieme, come una coppia che si ama, ma invece non facevamo altro che metterci in discussione e avvelenare il nostro rapporto con scarsa fiducia e sbagli continui e ripetuti, con gelosie infinite e con ossessioni al limite del possesso.

Dovevamo parlare e cercare di risolvere i nostri scontri, invece avevamo permesso ancora una volta alla mancanza di dialogo e di intesa di infilarsi tra di noi, peggio di come qualunque ex abbia mai fatto.

Tutto ciò, come al solito, si riversò sul nostro gruppo di amici, che dal canto loro, cominciarono ad essere stanchi di quella situazione e dei nostri problemi, facendosi per la prima volta da parte.

Era un periodo pesante per tutti, l'ansia per il tour e le alte aspettative si erano appollaiati sulle loro spalle come dei diavoli ghignanti. Avevano i loro problemi e i loro pensieri, non avevano avuto la voglia – e forse il tempo- di sobbarcarsi anche i nostri, lasciandoci affrontare i nostri mostri completamente da soli.

Ho sempre pensato che loro si sentissero un po' in colpa per la china che aveva preso il nostro rapporto. Anche se, in realtà, non era stata colpa loro.

La nostra storia sarebbe naufragata a prescindere.

«Vabbè, quello che è fatto, è fatto.» Fabio interruppe il flusso dei miei pensieri «Devi prendere una decisione.»

«Io..»

Cercai di balbettare, ma la voce mi morì in gola. Ricominciare con i black leather jackets voleva dire lasciare la molla che mi teneva ancora a galla. O almeno così pensavo.

Non mi sentivo pronta a riprendere in mano il microfono, perché quel microfono aveva portato con me Andrea e tutto ciò che era accaduto tra di noi. Anche se una parte di me ne sentiva comunque la mancanza.

Più volte in quell'anno avevo passato in rassegna tutti i nostri momenti, avevo messo su una bilancia i momenti positivi e negativi. Il piatto della bilancia con questi ultimi pendeva pericolosamente verso il basso.

Avevo cominciato ad odiare la mia voce. Perché, paradossalmente, era stata l'artefice della mia disfatta.

A cosa mi avrebbe portato, adesso, riprenderla in mano e avere a che fare con lei una seconda volta?

Forse sbagliando, pensavo che se lui non avesse mai visto quel dannato video in cui cantavo e non fosse venuto a Camerino, niente di quello che poi è successo sarebbe accaduto. Lui non mi avrebbe convinto a partecipare al progetto di Mercorelli di formare una band musicale e la mia vita sarebbe andata avanti tranquillamente. Sarebbe stato esclusivamente il mio professore di Fisica Terrestre che probabilmente mi avrebbe bocciato più volte all'esame e a cui avrei rivolto i peggiori insulti.

Ma niente di più.

Oppure ci saremmo incrociati in un altro universo parallelo e sarebbe successa comunque tutto questo sfacelo.

Elia mi prese le mani tra le sue. «Io lo so quello che provi. Immagino che possa essere difficile per te, visto quello che hai passato. Ma, pensa anche agli altri, per favore.»

Alzai gli occhi su di lui.

«Siamo un gruppo, non puoi decidere da sola. Ormai è passato del tempo, anche tu, per tua stessa emozione, stai meglio rispetto a mesi fa. Capisco che possa spaventarti quello che succederà, spaventa anche me. Ma non puoi essere egoista non solo verso noi, ma soprattutto verso te stessa, e non concederti un solo momento felice.»

«Non mi rende più felice.»

«Oh, andiamo!» sbuffò «Una volta mi hai confidato che qualche volta ti manca il palco e l'affetto del pubblico. È la volta buona di prendere in mano la situazione. Non è un'unica tua questione personale, ma ci siamo in gioco anche noi, e, con noi è in gioco il nostro destino.»

Le lacrime mi punsero gli occhi.

«Si tratta di una possibilità one-shot. Fai il concerto e vedi cosa succede. Sei stata ferma per un anno, non puoi sapere quali siano adesso le tue emozioni. Se finito il concerto, ti renderai conto di star male e di non voler più continuare, allora sarà la dimostrazione che, effettivamente, non fa per te, e lascerai perdere. Ma, se sentirai davvero quella scarica di adrenalina che mi racconti sempre, allora vorrà dire che è questo il tuo futuro. E sarà questo il vero inizio di guarigione.» sospirò forte «Fallo per te, perché, forse, è un modo per chiudere il passato. Ma soprattutto fallo per noi e per i nostri sogni. Penso che ognuno di noi si meriti una possibilità da questa vita.»

💠

Tolsi il telo bianco con stizza e la chitarra si mostrò in tutto il tuo splendore.

Non era una delle mie storiche, che avevo lasciato nel vecchio appartamento nel centro di Camerino che era stato il palco della realizzazione di molti ricordi.

Quella era solamente un regalo di un fan, che non avevo avuto voglia di buttare.

Mi sedetti su una panchina in giardino e cominciai ad accordarla.

Alla fine avevo ceduto. Elia era riuscito a convincermi ad aprire il concerto di Skin, per cui avevo deciso di riprendere in mano la situazione -e gli strumenti- per prepararmi al meglio.

Cominciai una semplice scala classica, per vedere quanto fossi arrugginita e quanto dovessi esercitarmi.

Non appena le mie dita ingioiellate pizzicarono le corde, sentii come se la mia linfa vitale brillasse dentro di me, illuminandomi dall'interno.

Sentivo ogni senso risvegliarsi dal torpore.

Le noti arrivavano forti e chiare al mio udito, facendomi ascoltare la più bella delle melodie. Le mani accarezzavano le corde con la stessa tenerezza di un amante. Guardavo quelle strisce di acciaio che prendevano vita grazie al tocco della mia mano. Potevo ascoltare nella bocca il sapore della felicità e della pienezza della mia vita, la pienezza del momento di star facendo ciò che mi riusciva meglio.

China sulla chitarra, potevo avvertire con chiarezza l'odore della completezza di quel momento, quel momento che mi faceva sentire viva. Come non mi sentivo da tempo, come neanche Andrea mi faceva sentire.

Una forza sconosciuta prese il sopravvento delle mie emozioni e del mio corpo e mi ritrovai a sorridere di gioia, mentre mi rendevo conto di starmi trasformando, finalmente, da bruco a farfalla.

La stessa trasformazione di cui avevo parlato con la mia terapista.

Smisi di suonare con il fiatone e alzai lo sguardo.

Mercorelli mi stava fissando. «Hai ripreso in mano la chitarra.» scosse le spalle e andò via.

Si fermò all'improvviso e si irrigidì, come se fosse appena arrivato ad una conclusione.

«Oh Dio!» si girò e si diresse correndo verso di me «Hai ripreso in mano la chitarra!»

Mi abbracciò talmente tanto da soffocarmi.

«Oh mio Dio! Oh mio Dio!...Serena!» si staccò per un attimo, tornando un attimo ad abbracciarmi «..Oddio! Hai ripreso a suonare!»

Cercai di sciogliermi dal suo abbraccio prima di andare in debito di ossigeno. «Merco! Calma!» risi «Non è niente di che!»

«Sei impazzita?! Ma è una bella notizia!» gesticolò «Già me li vedo i titoli: "I black leather jackets di nuovo sul palco!" oppure "Grande ritorno di una delle band più amate di questi ultimi anni!" o anche "Nuovo disco per i blj, pronti a risalire sul palco!"»

Quell'ultima affermazione mi fece irrigidire la mascella. Non volevo che loro pensassero che il mio aver accettato il concerto di Verona fosse un ritorno ufficiale.

Ancora non mi sentivo pronta a fare quel passo e rendere la mia presenza sul palco una costante. Ma potevo fare un'eccezione per i miei amici, per quella volta.

Elia aveva avuto ragione: un po'glielo dovevo.

«Merco....» cominciai.

Lui capì al volo. «Sì, sì...so cosa ne pensi...ma lasciami almeno sperare un po'!»

Non gli risposi , una tenaglia che mi stritolava il cuore. Forse era meglio se il mio amico cominciasse una carriera da solista.

«E, comunque..» riprese con un sorriso da bambinone «..niente ci vieta di festeggiare!» 

__________________________________

Buona Domenica a tutti! 🎈

Allora, questo capitolo è un po'breve ma credo che serva da fondamento per quello che verrà dopo.

Devo precisare che la conversazione tra Serena ed Elia sarebbe dovuta avvenire dopo essere andati a letto insieme. Per come avevo concepito il personaggio, tra lui e Serena sarebbe dovuta esserci una relazione di "amici con benefici" che avrebbe portato poi a essere suo confidente. Ho cambiato idea perchè questo avrebbe significato stravolgere completamente il personaggio di Serena e non mi piaceva l'idea. Per quanto possa soffrire, Serena resta sempre lei, con le sue contraddizioni e fedele a se stessa. 

Sapete benissimo che non sarebbe da lei andare a letto con qualcuno per lenire il suo dolore. Piuttosto si getta nella musica o, in questo momento in cui la odia, negli psicofarmaci. 😂

Detto ciò , vi informo che dal prossimo capitolo cominciamo ad alzare un po'l'asticella.

Credo che sti tipi hanno chiacchierato abbastanza. Il tempo delle remore, rimproveri, rimorsi e tutta la compagnia cantante è finito.😏

Grazie per il vostro affetto costante e continuo. Spero di leggervi presto.❤️

A presto,

M.

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