MOÌRIAS-L'ombra della luce-

By NediFo

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Da molto tempo ormai ad Aretem dominavano sofferenza e morte. Sotto il controllo della Strega era stato insta... More

Booktrailer
PROLOGO
NOTA DELL'AUTRICE
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXX
XXXI
XXXII
Epilogo
Brevi video sulle storie di Aaris e Nauìya
Ringraziamenti

XXIX

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By NediFo

Nauìya

Il momento era finalmente arrivato. Erano passate due settimane e le piogge ricolme di esagonite stavano iniziando a sortire l'effetto da lei desiderato. Al momento erano ancora poche le persone che avevano bevuto il siero, ma con il tempo era certa che tutta Aretem avrebbe perso le emozioni.

Il popolo l'aveva voluta nominare regina, ma lei si era rifiutata, aveva detto che la vittoria era stata di tutti e che tutti meritavano di decidere per sé. Era dunque diventata un'arcontessa, la saggia rappresentante del popolo; lo stesso era avvenuto per gli altri.

Lei era l'arcontessa universale, si sarebbe occupata di ogni questione e sarebbe stata in un gradino più alto rispetto agli altri. Zen era diventata l'arcontessa dell'innovazione, si sarebbe occupata di diffondere le invenzioni di Louid in tutta la città di modo che tutti possedessero un Cordiale; Orm ovviamente era stato nominato Arconte della sicurezza, al momento aveva molto lavoro da fare, la città era ancora piena di disordini, ma stava comunque facendo un ottimo lavoro. Tike, malgrado la sua giovane età, divenne arconte del benessere sociale, avrebbe trovato una casa per tutte le famiglie e si sarebbe occupato di aiutare tutti coloro che ne avessero bisogno. Jeynn divenne arcontessa dell'istruzione, inizialmente non aveva apprezzato la carica, ma poi Nauìya le aveva detto che aveva scelto lei proprio perché, odiando l'istruzione ai tempi della Strega, sarebbe riuscita a renderla migliore. Compresa nell'istruzione inoltre, c'era l'attività fisica che Jeynn decise di chiamare danza indipendentemente da quale fosse.

Daren invece, oltre all'essere diventato arconte dell'economia, e aver introdotto una moneta eliminando il baratto che si era venuto a creare con la Strega, aveva insistito per essere più importante degli altri in quanto aveva il "merito" di aver messo la cupola. Essendo inoltre l'unico a sapere realmente quello che Nauìya aveva fatto e quello che aveva intenzione di fare, aveva deciso di accontentarlo: lo avrebbe sposato e lui sarebbe diventato il padre dei suoi figli, ma se credeva di ricevere per questo un trattamento diverso dagli altri si era sbagliato di grosso.

Loro erano stati i primi su cui Nauìya aveva sperimentato l'esagonite. Avevano già bevuto il siero per poter indossare le tute dell'invisibilità di Louid, per questo le diverse piogge avevano lentamente depositato, strato dopo strato, i loro legami su di loro.

Per oltre una settimana, Tike non aveva fatto altro che assillarla per liberare sua sorella, a quanto pareva era una fedele servitrice della Strega e si trovava nelle prigioni. Lentamente però il bambino si era fatto meno insistente, segno che l'esagonite stava iniziando a fare effetto. Aveva atteso ancora un po' per esserne certa, ma ora non aveva più dubbi, tutti gli arconti erano completamente privi di emozioni: Zen aveva smesso di piangere tutte le notti, Jeynn e Orm non si baciavano più con quella continuità intollerabile e Daren... beh, lui era insopportabile come sempre.

Finalmente poteva agire senza che un altro di loro le voltasse le spalle come aveva fatto Louid.

Di fronte a lei c'era una folla immensa, tutto il popolo era venuto a vedere che cosa sarebbe accaduto ai prigionieri. Erano tutto ciò che rimaneva della Strega, la loro presenza continuava a ricordare alle persone quello che c'era stato, ma era arrivato il momento di voltare pagina, poi tutti avrebbero avuto memoria solo di ciò che voleva lei.

I prigionieri erano in fila, uno accanto all'altro, le mani e i piedi erano legati per impedire che fuggissero. Alcuni avevano gli sguardi rassegnati, altri spaventati, altri ancora erano di sfida e la fissavano con odio.

«Cittadini di Aretem!» esordì Nauìya.

«Mi dispiace dovervi riportare alla mente le sofferenze che ormai ci siamo lasciati alle spalle, ma fintanto che ci saranno delle prigioni, non ci sarà la pace» disse; «ho intenzione di eliminare tutto ciò che ha a che fare con la Strega».

Si voltò verso i prigionieri e li scrutò, passando velocemente lo sguardo su tutti loro.

«Prima di tutto voglio allontanare l'idea della sovrana spietata, io non ho accettato di essere la vostra regina, perché non è giusto che sia io a scegliere per tutti, tutti abbiamo patito, e tutti meritiamo di far udire la nostra voce!» La folla esultò mentre i prigionieri rimanevano immobili in attesa di quale sarebbe stato il verdetto.

«Molti di questi prigionieri seguivano la tiranna per codardia, per necessità, per disperazione. Io non li giudico, hanno scelto ciò che ritenevano più giusto per il bene loro e delle loro famiglie» spiegò mentre un mormorio si diffondeva tra la folla.

«Credo quindi che sia giusto che abbiano la possibilità di scegliere se vogliono continuare a diffondere la sofferenza nel mondo, o unirsi alla bellezza che stiamo cercando di creare e contribuire alla pace che renderà il futuro più prospero!» continuò. Le persone esultarono, vedevano in lei tutto ciò che la Strega non era mai stata, era magnanima, dava la possibilità di scegliere e ascoltava la volontà del popolo.

Peccato che la volontà del popolo era la sua volontà, lei sapeva esattamente come sarebbe andata a finire, sapeva quello che avrebbero scelto, perché erano troppo prevedibili e Nauìya aveva fatto in modo che venissero condotti a dire proprio quello che voleva lei.

«Vi chiamerò uno a uno, e vi farò scegliere: se deciderete di abbandonare ogni ostilità e di aiutare tutti noi nella ricostruzione, dovrete dare prova della vostra buona fede e bere il siero che vi libererà dalle maledizioni della Strega; se invece volete seguire la via della sofferenza e della violenza come avete sempre fatto con la vostra sovrana, vi sottoporrete al giudizio del popolo che deciderà della vostra pena, considerando che la vostra sola presenza è una minaccia per tutto ciò per cui stiamo lavorando» esclamò.

Nauìya vide le persone annuire concordi, soddisfatte da quello che stava dicendo.

«Oaleis Pearolein» lesse dalla lista che le guardie avevano redatto nei giorni precedenti; «fai un passo avanti e dì a tutti qual era il tuo ruolo sotto la Strega».

Una ragazzina poco più giovane di lei fece un timido passo avanti e tutta tremante sollevò lo sguardo verso Nauìya.

«Io... ehm... io studiavo e... e aiutavo mia mamma nelle coltivazioni» disse.

«Bene Oaleis, che cosa scegli?» domandò Nauìya.

«Ehm...» La ragazza si voltò verso gli altri prigionieri, probabilmente il resto della sua famiglia.

«È una tua scelta e di nessun altro» la ammonì Nauìya.

«Io... sì, berrò il siero» disse con voce tremante. Nauìya notò molti cenni di assenso tra la folla, erano soddisfatti della scelta della ragazza.

Nauìya fece segno a Orm che andò verso di lei e le slegò mani e piedi.

«Bene, allora vieni e guadagnati la tua libertà» disse Nauìya accomodante, indicandole il tavolo dove erano riposti dei bicchieri con il liquido perfettamente trasparente, poteva benissimo sembrare acqua ma ovviamente non era così.

La ragazza si mosse tremante, evidentemente temeva di venire uccisa, temeva che Nauìya non mantenesse la parola, non sapeva che lei ci guadagnava molto di più dalla sua fedeltà; morta non le serviva a nulla.

Prese il bicchiere che le porse Zen e bevve.

Per un attimo trattennero tutti il fiato ma, non vedendo accadere nulla, gli altri prigionieri sembrarono rilassarsi. Lei venne condotta all'esterno oltre le transenne che dividevano l'area dove si trovavano i prigionieri e gli arconti, dal resto del popolo. Tutti sembrarono accoglierla con benevolenza, e la ragazza rimase lì a guardare cosa sarebbe accaduto agli altri prigionieri, probabilmente in attesa del resto della sua famiglia.

«Goaert Ogòolor» chiamò Nauìya, i nomi erano ordinati in base a come erano stati posizionati nelle celle.

Un uomo sui quarant'anni fece un passo deciso in avanti, teneva il mento alto e aveva una postura fiera.

«Io sono un soldato» affermò, mentre un mormorio si diffondeva tra la folla; «e non smetterò mai di esserlo, combattevo e continuerò a combattere fino all'ultimo dei miei giorni contro persone come te, vipere che avvelenano il nostro mondo distruggendo tutto ciò che la nostra Salvatrice ha ottenuto con tanta fatica, non berrò mai il tuo veleno!» gridò con rabbia. Bene. Aveva il suo Simbolo, sarebbe stato da monito per tutti gli altri.

«Hai preso la tua decisione, che sia il popolo a scegliere adesso!» sentenziò Nauìya, voltandosi a osservare le persone accalcate sulle transenne, volevano gridare la loro volontà, volevano far sentire la propria voce e lei li avrebbe ascoltati.

«Morte ai soldati!» gridò qualcuno, le stesse grida che avevano conquistato la città durante la rivolta.

«Morte!» strillò qualcun altro.

«Non vivremo in pace finché sapremo che là fuori ci sono persone come lui!»

«Morte!»

Nauìya fece un cenno di assenso come a indicare che si sottometteva al loro volere.

«Hai potuto sentire anche tu la scelta del popolo» disse rivolta all'uomo.

Lui tentò di liberarsi, di correre via, ma Orm lo bloccò tenendolo fermo. Daren fece qualche passo avanti brandendo una pistola e fermandosi di fronte al condannato. Poi, senza esitazione, sparò e l'uomo cadde a terra privo di vita.

Il popolo esultò mentre Nauìya vide il terrore dipingersi nei volti degli altri prigionieri, evidentemente non credevano che si sarebbe giunti a tanto, ma le persone volevano la loro morte.

Dopo quella scena, praticamente tutti accettarono di bere il siero. Nauìya chiamò nome per nome, soldati, consiglieri, agricoltori, fabbricanti, tutti, chinarono il capo al suo volere.

«Auyil Eorun» chiamò.

L'uomo fece un passo avanti con il capo chino, esattamente come avevano fatto tutti coloro che lo avevano preceduto.

«Ero un soldato, un comandante» disse; «ho creduto nella... Strega fino alla fine, ma solo ora mi rendo conto di aver sbagliato». Nauìya notò gli sguardi stupiti di alcuni altri prigionieri, doveva essere stato molto fedele alla vecchia sovrana, evidentemente credevano che lui si sarebbe sacrificato, eppure il suo desiderio di vivere lo aveva portato a sottomettersi a lei. Nauìya sorrise soddisfatta, e fece un cenno a Orm.

Il gigante liberò mani e piedi dell'uomo che, con passo lento, si diresse verso il tavolo. Appena passò vicino a Daren però, lo colpì e gli prese la pistola puntandola su Nauìya a una velocità impressionante, sfruttando l'effetto sorpresa.

Lei però fu più veloce e, senza pensarci due volte, alzò la propria pistola e sparò un colpo sicuro e preciso che colpì l'uomo e lo fece cadere a terra, morto.

Il silenzio attonito di tutti i presenti fu spezzato dal grido disperato di una donna che uscì correndo dalla linea dei prigionieri inciampando sulle corde che la tenevano legata.

«Auyil! No!» strillò. «Mostri! Siete dei mostri! Prima mi avete tolto mia figlia e adesso ammazzate mio marito! Dici di essere meglio della nostra regina, ma io in te vedo solo una tiranna che tenta di avere il controllo su tutti con la forza! Sei tu la Strega!» gridò le sue parole piene di odio e sofferenza.

«Mi dispiace per la tua perdita, ma non potevo farci nulla, tuo marito ha scelto la sua fine» disse Nauìya con calma.

«Allora uccidi anche me, razza di mostro, siete tutti dei mostri! Assassini!» gridò ancora in lacrime.

Nauìya guardò verso il popolo e vide qualcuno che la incitava a uccidere quella donna e porre fine alle sue sofferenze.

Annuì e sollevò gli occhi verso la condannata, per poi sparare il colpo di grazia.

Ripose la pistola sulla cintura stringendo forte i pugni, stava facendo più morti di quelli che aveva previsto e questo non le piaceva per niente.

«Proseguiamo» disse con amarezza, il popolo doveva vedere che lei non era contenta di dover uccidere così, lei non era come la Strega.

Daren raccolse nuovamente la pistola e Nauìya sperò che non dovesse usarla più, maggiore fosse stato il numero dei morti, maggiore sarebbe stato il rischio di venire assimilata alla Strega.

Con i prigionieri successivi tutto andò liscio, tanto che Nauìya iniziò quasi a rilassarsi fino a quando notò le mani di Tike avere un fremito nell'udirla pronunciare un nome: Aika Eam.

La ragazza era poco più grande di lei, malgrado le settimane passate in cella, aveva un portamento fiero e deciso. Era alta e magra, di una bellezza rara, con i lunghi capelli bronzei che scendevano a onde per tutta la schiena fin sotto alle ginocchia. I suoi occhi verdi brillavano fieri, e si posarono su Tike.

Nauìya sapeva che il bambino non era più andato a trovarla da diverso tempo, merito dell'esagonite che lentamente aveva imprigionato la sua anima.

Fece un altro passo e scrutò la folla di persone che la circondavano, quella ragazza sembrava avere una forza e una sicurezza che inquietarono Nauìya.

«Ha davvero importanza chi io fossi prima che la vostra cosiddetta arcontessa e salvatrice uccidesse senza pietà una povera vecchia?» domandò, rivolgendosi alle persone che la osservavano oltre le transenne.

«Pensate di poter capire tutto di me, semplicemente sapendo quale fosse la mia carica? Bene allora, io ve lo dirò, ero una dei consiglieri di quella che voi chiamate Strega, ma non crediate che io sia nata negli agi o nel lusso. La visione che avete delle persone che vivevano oltre la fortezza è errata: non siamo opportunisti, codardi o pazzi, siamo persone che hanno fede, persone che credono in un futuro di prosperità e bellezza» spiegò.

«Allora hai sbagliato il lato della fortezza mia cara!» gridò qualcuno nella folla.

«No invece, perché io sono nata qui come tutti voi, mia madre era una sacerdotessa e professava il culto dell'Ayìsse, ho conosciuto meglio di chiunque altro il male che si cela dietro alle parole di pace di una brava oratrice. Ho visto i sacrifici che compiva mia madre, l'ho vista tentare di uccidermi solo perché avevo un'idea diversa dalla sua! La sofferenza che avete vissuto in tutti questi anni ve la siete causata da soli elogiando degli assassini che attaccavano le vostre scuole e facevano morire i vostri bambini, dei ladri che distruggevano i punti di distribuzione del cibo lasciandovi senza pane! Quando sono entrata nella fortezza, invece, sono stata accolta a braccia aperte da persone che credevano in un futuro migliore e che agivano di conseguenza, persone che lavoravano duramente per fare in modo che anche chi viveva oltre le mura potesse avere una vita felice. Ditemi, per voi è pace tutto questo?» indicò i corpi a terra del soldato e di sua moglie.

«Io vedo soltanto un'altra famiglia distrutta, vedo sofferenza, esattamente come l'ho sempre vista fuori dalle mura. È questa la libertà di scelta?» indicò i bicchieri sul tavolo. «Seguimi o morirai? È questo che volete per il vostro futuro? Vi siete chiesti che cosa ci sia dentro a quei bicchieri?» continuò.

Nauìya avrebbe voluto zittirla definitivamente, ma così facendo le avrebbe soltanto dato ragione, doveva solo pazientare e attendere che fosse il popolo a decidere.

Aika si voltò verso Tike e lo indicò, gli occhi che iniziavano a divenire lucidi.

«Quello è il mio fratellino!» disse. «Siamo stati separati per molto tempo, non lo vedo da quando avevo sedici anni e lui solo quattro. È venuto a trovarmi mentre ero in cella, ha chiesto a Nauìya di liberarmi, ma lei non l'ha fatto. Volete davvero seguire una persona che divide così una famiglia? La famiglia di uno di coloro che l'hanno aiutata fin dall'inizio?» domandò. Nauìya notò dell'indecisione tra la folla.

«Io non sto dividendo nessuna famiglia, la scelta spetta solo a te, preferisci rimanere con tuo fratello e vivere una vita felice o dici tutto questo solo per gettare ombra nella luce che stiamo tentando di creare? Se non ricordo male, sei tu che hai abbandonato Tike, sei tu che hai distrutto la tua famiglia» intervenne guardando la ragazza negli occhi. Non poteva niente contro di lei, Tike avrebbe confermato tutto quello che Nauìya avesse detto, era da sola quando lei aveva il mondo intero dalla sua parte.

«Non è vero Tike?» domandò senza distogliere lo sguardo dagli occhi della ragazza.

«È vero» rispose il ragazzino dietro di lei. Nauìya sorrise con soddisfazione nel vedere lo sguardo di Aika.

«Tike...» disse, poi i suoi occhi furiosi si puntarono su Nauìya, «che cosa gli hai fatto?!» Fece per muovere un passo avanti ma inciampò sulle corde che la tenevano legata e cadde inginocchio, gli occhi ricolmi di lacrime.

Si rialzò a fatica e si rivolse di nuovo alle persone attorno a lei che avevano iniziato nuovamente a guardarla con astio.

«Avete visto che cosa gli ha fatto?! Gli controlla la mente! Controllerà anche le vostre! È lei la vera tiranna!»

«Traditrice!» le gridò in risposta una donna dalla folla.

«Hai abbandonato tuo fratello!» disse qualcun altro.

«Se dici di volergli bene, perché allora non accetti il siero?»

«Bugiarda!»

«Fanatica!»

«Morte!» Fu la sentenza della folla. «Morte!», «morte!», «morte!»

Dentro di sé, Nauìya sorrise. Poi alzò le braccia per zittire la folla.

«Silenzio per favore!» disse con tono calmo e rassicurante, in poco tempo tutti si quietarono permettendole di parlare.

«Lo so che prima ho detto che deve essere il popolo a decidere, ma in questo caso particolare, credo sia una sola la persona che più merita di scegliere se questa ragazza debba vivere o meno» si voltò verso Tike. Era rischioso e lo sapeva, ma voleva vedere se l'esagonite funzionava bene come avrebbe dovuto. Le mani del bambino tremavano, stava tentando di lottare per venire allo scoperto, ma non ce l'avrebbe fatta, Nauìya ne era quasi certa.

Le persone annuirono concordi con le sue parole, era magnanima dopotutto.

«Qual è il verdetto Tike?» domandò Nauìya, voltandosi verso il ragazzino. «Vita o morte?»

Il volto di Aika era disperato, stava lottando per lui, lo sapeva bene, aveva ragione a preoccuparsi per suo fratello, solo che era arrivata troppo tardi, ormai era sotto il suo controllo.

Lui esitò ancora un attimo, ma poi, guardando Nauìya negli occhi, tutta l'indecisione scomparve dal suo volto.

Tike si voltò con sguardo freddo verso sua sorella e pronunciò la sentenza:

«Morte».

Aika😭😭😭!

Scusate, scusate davvero, il modo in cui è morta è davvero crudele, me ne rendo conto, ma Nauìya doveva testare la forza dell'esagonite e quale modo migliore che far fare a Tike una cosa del genere?

Come voi sapete, l'esagonite non toglie veramente le emozioni, le blocca e le tiene represse. Tike ha tentato di lottare per salvare sua sorella, ma il controllo di Nauìya su di lui ha avuto la meglio e Aika si è sentita condannare dal suo stesso fratello. Immaginate come si stia sentendo lui dietro quello strato insormontabile di esagonite...

Quindi, lo so che mi odierete, ma anche questo era necessario, però credo che sia stato più magnanimo uccidere Aika piuttosto che farla vivere svuotata di ogni umanità sotto il controllo di Nauìya come invece è accaduto a Tike.

In questo capitolo Nauìya si è liberata di quasi tutti quelli che avrebbero potuto ostacolarla, alcuni sono morti, altri hanno bevuto il siero che nel giro di poco tempo li renderà schiavi dell'esagonite.

Per chi non si ricordasse il nome (lo so che sono tutti troppo complicati, in più questo l'ho detto una volta soltanto), il soldato e sua moglie sono i genitori di Eell, la migliore amica di Auleen.

Rimane dunque solo un ostacolo nel controllo assoluto di Nauìya: Auleen.

Il capitolo di lunedì prossimo sarà interamente dedicato a lei, questo che avete letto era l'ultimo capitolo di Nauìya che ha gentilmente accettato di offrire un capitolo ad Auleen per non sentire tutte le maledizioni che le state lanciando ultimamente😅.

Bene, ci vediamo venerdì con Aaris!

NediFo

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