MOÌRIAS-L'ombra della luce-

By NediFo

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Da molto tempo ormai ad Aretem dominavano sofferenza e morte. Sotto il controllo della Strega era stato insta... More

Booktrailer
PROLOGO
NOTA DELL'AUTRICE
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
Epilogo
Brevi video sulle storie di Aaris e Nauìya
Ringraziamenti

XXVIII

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By NediFo

Aurel

Quello che vide quando entrò nella sala la lasciò esterrefatta. Era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata ma, in fondo, forse non era nemmeno poi così assurdo. Suo fratello era uno stupido, lo era sempre stato, Nauìya lo controllava al punto da portarlo a uccidere la persona che più amava al mondo.

Wayll era lì, sopra Aaris, premendo con tutta la sua forza il pugnale verso il collo della ragazza. Una visione che la scioccò più di quanto avesse ritenuto possibile, aveva riposto la sua fiducia in quella ragazza, era diventata il simbolo di tutte le sue speranze. Se fosse morta, queste sarebbero morte insieme a lei e Aurel sarebbe tornata a essere un fantasma, questa volta però, fino alla fine della sua vita.

Poi però la ragazza gridò. Un grido disperato e pieno di forza, un grido che Aurel sentì riverberare fin dentro alla sua anima, un grido che non avrebbe mai dimenticato. Aaris era la persona più incredibile che avesse mai conosciuto.

Con suo immenso stupore, vide il pugnale ruotare e, con uno scatto, ribaltarsi di centottanta gradi per poi colpire mortalmente il suo gemello. Aurel sentì un groppo in gola nel rendersi conto di quello che stava accadendo. Wayll era morto. Lo aveva sempre odiato e ora lui non c'era più. Non sapeva come sentirsi.

Lo vide cadere privo di forze sopra la ragazza che lo spinse di lato e si alzò con una furia cieca negli occhi.

Aurel non aveva idea di cosa le fosse costato compiere quel gesto disperato. Il suo volto era squarciato da un taglio che aveva tracciato tutta la traiettoria del coltello, il volto era ricoperto di sangue, ma il taglio più profondo era quello che quel gesto aveva causato nell'anima della ragazza. Un dolore che le dilaniava il volto come nessuna ferita avrebbe mai potuto fare.

A sconvolgere ancora di più Aurel, tuttavia, fu lo sguardo di sua nonna. Nauìya era paralizzata, era la prima volta in assoluto che la vedeva provare un'emozione. Sentì il proprio cuore battere per l'eccitazione. Aaris, da sola, stava riuscendo in quell'impresa praticamente impossibile. Aaris stava facendo crollare quel controllo assoluto che per tanto tempo aveva tenuto in scacco tutta Aretem.

«Aaris...» Sentì dire accanto a sé.

Aurel si voltò e si ritrovò di fronte Kollh. L'ultima persona che si sarebbe immaginata di vedere in quel momento. L'aveva seguita?

Malgrado avesse appena sussurrato, la ragazza si voltò verso di loro, il suo volto era in condizioni spaventose, ma sembrò rilassarsi nel vedere il suo migliore amico. Il legame che li univa doveva essere veramente speciale.

Rimasero a guardarsi negli occhi per qualche secondo e ad Aurel sembrò che si stessero dicendo tutto ciò che si erano taciuti per tanto tempo.

Ebbe una fitta al cuore al solo pensiero che lei non aveva mai avuto quel legame con nessuno.

«Aurel, fai qualcosa!» Gridò Nauìya. Il suo tono era quasi irriconoscibile, era nel panico, glielo vedeva scritto in faccia, non sapeva più che cosa fare, tutta la sua prigione di perfezione stava crollando pezzo dopo pezzo.

Aurel guardò prima lei, poi i due ragazzi che, allarmati, si erano voltati a osservarla. Kollh era proprio lì accanto, avrebbe dovuto attaccarlo, ma non lo avrebbe fatto.

Fece un passo indietro. Kollh sollevò le sopracciglia stupito. Aaris la osservò con occhi ricolmi di gratitudine o qualcosa di simile.

La ragazza si alzò e mise la mano in tasca, tirando fuori uno strano marchingegno.

«Kollh! Trova l'origine della cupola e mettici questo!» Gridò lanciandogli il piccolo oggetto.

Lui sollevò il braccio e lo afferrò lanciando un ultimo sguardo ad Aaris, poi si voltò e si mise a correre uscendo dalla sala.

Lei osservò la scena senza fare nulla.

«Aurel! Seguilo! Devi fermarlo!» Gridò Nauìya ancora disperata. Era l'unica, si rese conto in quel momento, in grado di fermare il ragazzo, nessuno degli arconti poteva, erano tutti lì dall'altra parte della voragine, dipendeva tutto da lei.

Fu lì che prese la sua decisione.

Si voltò e seguì il ragazzo.

-

Kollh

Sentì dei passi dietro di sé. La Tecnica, Aurel, lo stava seguendo per fermarlo. Si voltò per affrontarla, ma subito anche lei smise di correre, sollevando le mani in segno di resa.

«Non voglio fermarti» disse. Lui la guardò confuso.

Ultimamente non faceva altro che sentirsi strano, le emozioni sotto la maschera lo stavano facendo impazzire, non riusciva più a capire cosa fosse giusto e cosa sbagliato, era certo soltanto che doveva aiutare Aaris.

«Sai da dov'è che si origina la cupola?» Gli domandò lei.

Lui confuso scosse la testa.

«Stai andando nella direzione sbagliata, fai il giro di quel corridoio, al fondo c'è una porta. Oltre ci sono le scale che ti porteranno fino alla punta della cupola, da lì parte la cupola che ricopre la città» spiegò.

Lui non ci stava capendo niente, c'era una cupola che ricopriva la città? Perché lei lo stava aiutando? Stava facendo la cosa giusta abbandonando Aaris lì da sola? Era ferita, stava male, e c'erano tutte quelle persone che la volevano uccidere. Era stata lei però a chiedergli di andare, il compito che gli aveva affidato sembrava importante.

«Come faccio a sapere che mi posso fidare di te? Hai cercato di ucciderci!» le rispose.

Lei si morse il labbro e abbassò lo sguardo pensierosa.

«È vero, ho cercato di uccidervi, ma ora non lo sto facendo, so che potresti credere che magari ho in mente qualcos'altro, non so come dimostrarti che ti puoi fidare, ma devi farlo se veramente vuoi che Aaris si salvi» constatò lei, guardandolo negli occhi.

Kollh la osservò per un attimo, non si fidava, ma doveva tentare, stava capendo meno della metà di quello che stava accadendo attorno a lui, sapeva soltanto che Aaris era in pericolo e vederla in quel modo lo aveva fatto stare malissimo.

Annuì.

«D'accordo, ma tu torna là e aiutala a ogni costo, se Aaris muore giuro che me la pagherai, ti cercherò anche in capo al mondo se necessario!» la minacciò, e dopo che lei ebbe annuito con amarezza, si voltò e corse verso dove gli era stato indicato.

Kollh era stato uno stupido a non ascoltare Aaris fin dall'inizio. Dopo che avevano litigato, lui aveva sperato di rivederla alle lezioni di danza per poterle chiedere scusa, era andato anche a casa sua, ma i genitori di lei lo avevano mandato via dicendogli che ormai Aaris non aveva più bisogno di lui e che si era messa insieme a un Tecnico.

Lui non riusciva a credere che una tale affermazione fosse vera considerando tutto ciò che avevano scoperto.

Un giorno aveva tentato di arrampicarsi per raggiungere la sua finestra, ma quando ci era riuscito aveva visto qualcosa che lo aveva scioccato. Lei era veramente insieme a uno di loro, e sotto ai suoi occhi i due si erano persino baciati. Non aveva saputo spiegare le emozioni che aveva provato in quel momento, la maschera che lo ricopriva le distorceva e le rendeva maggiormente dolorose. Tutto ciò che era riuscito a fare era stato allontanarsi il più velocemente possibile da là e rinchiudersi in casa.

Quando poi, il giorno successivo, Aurel era venuta a casa sua a reclutarlo come Tecnico, aveva pensato che quella potesse essere la sua occasione di aiutare Aaris.

Non sapeva come mai lei si fosse avvicinata tanto a quel ragazzo, ma era certo che presto avrebbe avuto bisogno del suo aiuto. Come semplice cittadino non avrebbe potuto fare nulla, invece come Tecnico avrebbe avuto accesso a informazioni importanti e avrebbe potuto essere di maggiore aiuto.

Era tutto però avvenuto più velocemente del previsto, lui non sapeva ancora nulla, non conosceva neanche l'edificio, era ancora solo in visita, ma quando aveva sentito la sua presenza lì accanto a lui, il suo profumo che ormai conosceva alla perfezione, non aveva esitato oltre.

Aurel lo aveva affidato a un altro Tecnico per continuare il tour, Kollh sapeva che seguendola lo avrebbe condotto esattamente da Aaris. Così aveva colpito l'uomo facendogli perdere i sensi ed era corso all'inseguimento della ragazza.

Come aveva pensato, lo aveva portato dritto da Aaris, ma non avrebbe neanche lontanamente potuto immaginare quello che si era ritrovato davanti.

Aaris era ricoperta di sangue, ferita alla gamba e al volto, disperata come non l'aveva mai vista e, accanto a lei, c'era il corpo morto del ragazzo che aveva già visto qualche tempo prima.

In quel momento aveva sentito la sua maschera venire meno e fu certo che quando i bellissimi occhi di lei si erano posati sui suoi, avessero visto la verità, avessero visto il vero lui.

Le era grato per non aver dubitato, per avergli affidato quel compito, era certo che dopo tutto quello che le aveva fatto non avrebbe mai più voluto vederlo, invece lei lo aveva perdonato.

Non poteva deluderla, non sapeva a cosa servisse quell'oggetto, ma avrebbe fatto ciò che chiedeva e poi sarebbe corso da Aaris per riabbracciarla, non si sarebbe allontanato da lei mai più.

-

Aaris

Dopo che Kollh era uscito dalla sala seguito a ruota da Aurel, Aaris si alzò in piedi e guardò Nauìya negli occhi.

Era spaventata. Sapeva che quella voragine sul pavimento che le divideva non sarebbe stata sufficiente a fermarla.

Ormai niente poteva. La vecchia Aaris era morta. Non c'era più nulla a mascherare il suo io più profondo, la razionalità, il buon senso, la moralità, erano tutte sparite. C'era solo lei, lei e le sue emozioni.

C'era solo odio, sofferenza, dolore, vendetta, morte. Nauìya le aveva tolto l'emozione più bella che avesse mai provato trasformandola in una sofferenza indicibile, gliel'avrebbe fatta pagare cara per questo.

Strinse forte i pugni con rabbia. Era arrivato il momento di farla finita.

Fece alcuni passi indietro e prese la rincorsa. Arrivata al bordo della voragine saltò e per un attimo i suoi piedi si trovarono sul nulla, se fosse caduta forse sarebbe finita per davvero.

Mentre era in aria vide l'arconte Tike, appena tornato dopo essersi allontanato, forse proprio per armarsi, impugnare una pistola per spararle, ma proprio mentre premeva il grilletto un pugnale si conficcò nella canna dell'arma bloccando la detonazione.

Aaris cadde con una capriola, rialzandosi subito in piedi. Vide, dall'altra parte, Aurel. Era stata lei a lanciare il pugnale, le aveva salvato la vita.

Era stata una stupida, si era fidata del fratello sbagliato, ma non era sola come aveva creduto, Kollh non le aveva mai voltato le spalle e Aurel, per qualche ragione, aveva deciso di aiutarla.

Non ebbe il tempo di pensare molto. Venne subito attaccata da tutte le parti dai figli degli arconti. Non erano come Wayll e sua madre, non erano stati addestrati come assassini, in più erano controllati dalle loro maschere, non fu un problema per lei affrontarli tutti assieme, ma vide Nauìya allontanarsi, pronta a fuggire dove lei non avrebbe potuto trovarla.

Aurel atterrò accanto ad Aaris e la guardò. Si sarebbe occupata lei degli arconti, capì, Aaris avrebbe invece fermato definitivamente Nauìya.

Corse verso la donna e le sbarrò la strada. In quel momento voleva solo vederla morta.

«Povera illusa» le disse allora Nauìya con disgusto, facendo un passo indietro.

«Il tuo destino è già segnato, proprio come lo era il mio» disse con amarezza, alzando la pistola verso di lei. Aaris in quel momento era perfettamente lucida, si rendeva conto di ogni dettaglio che la circondava. Da quella distanza sarebbe stato impossibile schivare il colpo, e lo sapeva bene, ma non era arrivata fino a quel punto per morire senza aver ottenuto niente. Non era ancora arrivata la sua ora, quella di Nauìya invece sì, quella donna meritava di morire più di chiunque altro in tutta Aretem. Così Aaris colpì per prima, piegando il braccio della donna nel momento esatto in cui premeva il grilletto.

Si sentì il rumore assordante del colpo rimbombare per tutta la sala, ma non seppe capire se fosse stata colpita, il corpo le doleva talmente da tutte le parti che non era certa se si sarebbe accorta di una ferita in più.

Tutto nella sala sembrò immobilizzarsi, gli arconti avevano smesso di combattere, erano tutti girati verso di loro, tentando di capire che cosa fosse accaduto.

«È tutto inutile» sussurrò allora Nauìya, una lacrima scese da un occhio bagnando il viso perfetto. Dopodiché il suo sguardo divenne vacuo e cadde a terra con un tonfo sordo.

Aveva visto la vita scivolarle via dagli occhi prima tanto vividi e fiammeggianti.

L'aveva uccisa.

Aveva preso il possesso della vita di un'altra persona e le aveva posto fine, nessuno avrebbe mai dovuto avere una tale responsabilità tra le mani, quello che aveva fatto era imperdonabile, eppure aveva posto fine a tre vite quel giorno. E tra loro c'era pure Wayll, come aveva potuto Aaris preferire la sua esistenza vuota e inutile a quella del ragazzo?

Gli arconti rimasero immobili a fissare la scena, come burattini abbandonati dal controllo del loro burattinaio. Erano solo bambole vuote, impossibilitate di muoversi e prive di volontà propria.

Non lo aveva fatto per sé, ricordò, lo aveva fatto per tutti loro, sarebbe stata un'egoista se si fosse lasciata uccidere, quella sarebbe stata la via più facile, almeno avrebbe smesso di soffrire, ma non poteva.

Gli sguardi di Aaris e Aurel si incontrarono, e lei fu certa che di quella ragazza si sarebbe potuta fidare, dovevano solo attendere e sperare che Kollh riuscisse a disattivare la cupola che ricopriva l'intera Aretem.

«Grazie» disse alla ragazza.

«Sono io che devo ringraziarti per avermi fatto aprire gli occhi» le rispose lei guardandola con gratitudine.

Aaris si sentiva molto debole, non riusciva neanche a capire come riuscisse a restare in piedi con quel dolore lancinante alla gamba, ma dentro di sé c'era un turbinio di emozioni che la facevano rimanere in forze. Aveva lottato e si era sacrificata per Aretem, aveva ucciso Wayll.

Fece qualche passo avanti, zoppicante.

Aveva vinto, anche se sentiva di aver perso tutto.

Improvvisamente tutta la sala si riempì di una luce azzurra proveniente dall'esterno. Il cielo intero aveva iniziato a brillare del colore dell'esagonite. L'azzurro divenne sempre più scuro trasformandosi in viola, e poi da viola divenne rosso.

Aurel e Aaris guardarono affascinate quello spettacolo magnifico. Kollh ce l'aveva fatta.

Aaris si osservò le mani sporche di sangue, erano rosse come quel cielo. Era il colore del suo sacrificio, era il colore della sua sofferenza, era il colore del suo dolore.

La luce divenne sempre più intensa, fino a diventare quasi accecante, ma Aaris non distolse lo sguardo neanche per un istante. La luce esplose in una miriade di scintille che piovvero sulla città e su di loro. La cupola era stata distrutta. Oltre c'era il cielo, oltre c'era la realtà.

Aaris osservò quelle nubi nere sopra di loro, guardò la pioggia vera, aveva una forza e un impeto che Aaris non aveva mai visto, era paragonabile alla sua rabbia e alla sua esplosione di emozioni quando si era tolta la maschera.

Guardò i fulmini, udì i tuoni che fecero tremare la terra, respirò l'aria che per tanto tempo le era stata negata.

Il mondo si stava risvegliando e presto lo stesso avrebbero fatto le persone.

Così, mentre il cielo sfogava la sua ira sopita, altrettanto fecero gli arconti lì presenti alle loro spalle. Si svegliarono dall'oblio e gridarono.

Quello era il suono della libertà.

Capitolo esplosivo.

Lo so, sono stata crudele a far soffrire tanto Aaris, ma altrimenti non sarebbe riuscita a uccidere Nauìya...

E con questo la nostra tiranna è morta anche se proprio lunedì avete potuto vedere la sua ascesa al potere. 

Arrivati a questo punto si potrebbe pensare che la storia sia finita ma non è così.😏

Come ben sapete, ci sono ancora alcuni capitoli, ma non temete, le sofferenze sono appena iniziate 💀

In particolar modo vi chiedo scusa per il capitolo che pubblicherò lunedì, potrebbe risultare un po'... pesante forse...

Penso che immaginiate già qualcosa, ma vi lascio la sorpresa a lunedì!

Buon fine settimana!

NediFo

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