MOÌRIAS-L'ombra della luce-

Galing kay NediFo

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Da molto tempo ormai ad Aretem dominavano sofferenza e morte. Sotto il controllo della Strega era stato insta... Higit pa

Booktrailer
PROLOGO
NOTA DELL'AUTRICE
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
Epilogo
Brevi video sulle storie di Aaris e Nauìya
Ringraziamenti

XXVII

35 6 144
Galing kay NediFo

Nauìya

Come aveva immaginato, la fortezza era quasi interamente priva di soldati. Entrare era stato semplicissimo, erano passati di fianco alle sentinelle di guardia senza che neanche se ne accorgessero mentre il portone era aperto per far passare una pattuglia in uscita.

Oltre le mura sembrava di entrare in un altro mondo, completamente diverso da quello cui era abituata: gli edifici erano intatti, i giardini fioriti e pieni di frutti, le persone erano sorridenti e i bambini correvano da tutte le parti inseguendosi a vicenda. Era così il mondo che voleva creare, ma per tutti quanti e per sempre, senza il rischio che un'emozione negativa portasse via ogni cosa.

La torre svettava proprio al centro di quelle casette basse e Nauìya vi si diresse con passo deciso, senza fermarsi a guardare tutta quella felicità che in un attimo poteva trasformarsi in una sofferenza senza pari. Per sua esperienza, maggiore era il sentimento cosiddetto "positivo", maggiore sarebbe stata la pena che si sarebbe dovuta sopportare una volta che questo si fosse concluso.

«Andiamo!» richiamò Tike che era rimasto in dietro a osservare il paesaggio che li circondava. Si lasciava controllare troppo dalle emozioni, era per colpa sua se Auleen gli era sfuggita. Probabilmente aveva già raggiunto la Strega e l'aveva avvertita del loro imminente arrivo, non avevano tempo da perdere.

La ragazzina l'aveva colta di sorpresa, Nauìya non si era aspettata che fosse tanto abile a combattere, si era finta debole e indifesa e l'aveva ingannata.

Aveva riconosciuto le capacità del Generale nei suoi movimenti precisi, veloci e potenti da apparire quasi impossibili e, malgrado si fossero messi tutti insieme contro di lei e l'avessero presa alla sprovvista, la ragazza era comunque riuscita a sfuggirgli.

Appena fosse riuscita a uccidere la Strega, sarebbe stata sua priorità trovare Auleen e ucciderla per evitare che diventasse una minaccia troppo seria. Non voleva ostacoli che minassero i suoi piani.

Entrarono nella torre. Era un edificio immenso e in condizioni migliori rispetto al resto di Aretem. Nauìya non sapeva esattamente dove avrebbe trovato la Strega ma, essendo una torre, supponeva che si trovasse in cima, dunque tutto quello che doveva fare era trovare le scale.

Malgrado fossero nati oltre le mura della fortezza, Daren e Jeynn non avevano mai varcato l'ingresso della torre e non le erano quindi di alcun aiuto per orientarsi là dentro.

«Laggiù!» indicò Orm. Nauìya seguì il suo sguardo e riuscì finalmente a vedere quello che aveva notato il gigante: delle scale grandi e maestose che salivano fin oltre la sua vista limitata dalla separazione tra i piani.

Corsero tutti verso quella direzione e presero l'elevatore che si trovava proprio nel mezzo. Accanto ai pulsanti era rappresentato un disegno schematico della struttura della torre: al piano cinquanta questa si diramava in due parti che continuavano poi a salire in maniera indipendente. Nauìya sapeva che la Strega viveva nella torre più alta, quella meglio tenuta, l'altra invece era in parte distrutta e per quanto ne sapeva era praticamente disabitata.

Selezionò il cinquantesimo piano e, quando le porte si aprirono, trattenne gli altri dall'uscire.

«No, va solo Daren, noi proseguiamo» disse facendo un cenno al ragazzo. Lui annuì per indicare che aveva capito e si allontanò, lasciando gli altri sbigottiti.

«Non vi preoccupate, gli ho chiesto di controllare l'altra torre per me, è giusto una precauzione nel caso in cui la Strega non si trovi dove stiamo andando».

«Non conveniva allora dividerci in due gruppi o mandare qualcuno più bravo a combattere?» domandò Jeynn, preoccupata per la sorte del fratello.

«No, sono quasi certa che la Strega si trovi in cima a questa torre, non correrà alcun pericolo vedrete» li rassicurò mentre l'elevatore li faceva andare sempre più su, sempre più vicini al loro obbiettivo.

Ovviamente il compito che aveva affidato al ragazzo era un altro, avrebbe dovuto posizionarsi sulla cima della torre e rimanere in attesa del suo ordine per attivare la cupola. Aveva creato quella struttura sfruttando un'altra delle invenzioni di Louid, si sarebbe costruita in automatico con uno schema che si ripeteva all'infinito dispiegandosi in triangoli che uno dietro all'altro avrebbero ricoperto l'intera città.

La struttura era fragile e avrebbe dovuto essere rinforzata, ma ci avrebbe pensato in seguito, l'importante era che svolgesse la sua funzione per quel momento. Fuori aveva iniziato a piovere da non molto, probabilmente di lì a poco il cielo sarebbe esploso in una vera e propria tempesta, perfetta per i suoi piani.

Le persone avrebbero visto la pioggia concludersi improvvisamente, e poi negli schermi sarebbe comparsa lei e gli avrebbe detto di aver ucciso la Strega. Sarebbe stata una prova della sua stregoneria e avrebbero visto lei come una salvatrice.

L'elevatore si bloccò. Erano arrivati.

Quando le porte si aprirono, uscì per prima e si guardò attorno: era uno spazio di distribuzione, ma c'era un solo ingresso. Probabilmente tutto il piano era occupato dall'alloggio della Strega.

Prese un respiro e aprì di scatto pronta a sparare con il suo fucile nel caso in cui ci fosse stato qualcuno ad attenderla dall'altra parte. Non c'era nessuno. Lo spazio era spoglio e disadorno, a riempirlo solo un divano e un piccolo tavolino nero.

«È la casa della Strega?» domandò a bassa voce Orm, sembrava un po' deluso, forse si aspettava qualcosa di più lussuoso. A dire la verità, pure lei se l'era aspettata un po' diversa.

Proseguì con passo cauto e felpato; raggiunse un corridoio, questo era completamente diverso dalla prima camera cui avevano avuto accesso: non aveva un millimetro libero, era interamente rivestito di fotografie rappresentanti principalmente il Generale, la Sirena e Auleen. Indossavano tutti dei sorrisi smaglianti che le fecero contorcere lo stomaco. Le fotografie sembravano ordinate temporalmente, man mano che andava avanti vedeva un'Auleen sempre più piccola, fino a quando non la vide in fasce in una foto di famiglia rappresentante la Strega, il Generale, la Sirena, un uomo che non conosceva e una donna, quella che teneva tra le braccia la bambina.

Aveva i capelli biondi e corti, gli occhi grigi; c'era qualcosa in lei che le sembrava familiare, ma non avrebbe saputo dire il perché.

Proseguì. Quella donna compariva in numerose altre foto, sempre insieme a quello che doveva essere il marito, oppure insieme ai genitori. La Strega doveva essere molto legata a quella famiglia se custodiva così tanti ricordi di loro.

Andando avanti, la donna diventava sempre più giovane, Nauìya non riusciva a capire a cosa fosse dovuto quel senso di familiarità che trovava nei suoi confronti.

Si fermò di fronte a un'altra fotografia. Sentì il cuore accelerare. Accanto alla donna, all'epoca solo una bambina, c'era un'altra ragazza: era molto più giovane rispetto a come la ricordava, ma l'avrebbe riconosciuta ovunque.

Aveva i capelli biondi, lunghi e lisci, gli occhi proprio come i suoi, e quel sorriso che non aveva mai dimenticato: sua madre.

Nella foto aveva all'incirca vent'anni, e stringeva a sé l'altra ragazza più piccola che, a giudicare dalla somiglianza doveva essere sua sorella. Nauìya rabbrividì e fece un passo in dietro. Il Generale e la Sirena erano i suoi nonni, Auleen era sua cugina.

La Sirena morendo l'aveva riconosciuta? Per quello si era abbandonata alle emozioni quando l'aveva vista? Aveva davvero ucciso suo nonno e sua nonna?

Ripensò al modo in cui erano morti i genitori. Non aveva mai capito quale fosse l'oggetto della loro discussione, poteva essere che lei gli avesse tenute nascoste le sue origini e lui in qualche modo le avesse scoperte? Forse suo padre minacciava di dire la verità a qualcuno, forse lei si era sentita in pericolo e per questo lo aveva ucciso. Sua madre era una spia della Strega come Auleen?

«Tutto bene?» domandò Zen. I suoi occhi erano ancora lucidi dalla sera prima, ma nel suo sguardo si era accesa una nuova preoccupazione mentre la osservava.

«Sì, andiamo avanti» rispose semplicemente, ma quella scoperta l'aveva scioccata non poco e faticava a riprendere il controllo delle sue emozioni. Aveva sterminato buona parte della sua famiglia e l'ultimo parente che le rimaneva era Auleen, la ragazza che minacciava di distruggere tutti i suoi piani e che si era ripromessa di uccidere.

Continuò a osservare distrattamente le fotografie. Vedere sua madre da piccola le fece uno strano effetto, c'era persino una foto in cui abbracciava la Strega con un sorriso sincero in volto; immagine che la fece rabbrividire non poco.

Si riscosse soltanto quando udì delle voci. Una, ne era certa, apparteneva alla Strega. Aveva un tono allarmato e agitato; a giudicare dal rumore di passi stava camminando avanti e in dietro nella stanza.

Nauìya fece un cenno agli altri e caricò il fucile, avvicinandosi lentamente alla fine del corridoio. Intravide la figura della donna: era bassa e ingobbita, i capelli rovinati, spettinati e nodosi.

Prese la mira e sparò, all'ultimo momento però la donna la notò e tentò di schivare il colpo, venendo colpita alla spalla. Gridò per il dolore e si chinò sul tavolo.

«Prendi questo e fuggi più lontano che puoi!» gridò all'altra persona che Nauìya suppose essere Auleen.

Nauìya caricò per sparare di nuovo ma, questa volta, la donna era più preparata e riuscì a schivare il colpo, che rimbalzò sulla parete mentre lei si tuffava in un'altra stanza richiudendo la porta dietro di sé. Era più agile di quello che si fosse aspettata, considerando la sua età e il suo andamento zoppicante e affaticato.

Nauìya uscì allo scoperto, non sapeva dove fosse andata Auleen, ma al momento non le importava, doveva prendere la Strega.

«L'hai colpita vero?» domandò Jeynn. Sembrava parecchio agitata, era evidente che non fosse abituata all'azione.

Nauìya annuì e poi, cauta, si diresse verso la porta dove aveva visto scomparire la donna. Erano in casa sua, probabilmente aveva degli assi nella manica di cui non erano a conoscenza, per questo Nauìya decise di muoversi con attenzione.

Spinse la porta con un calcio per buttarla giù e poi mettersi al riparo dietro al muro, ma tutto quello che riuscì a fare fu creare un grande trambusto. La porta resistette al colpo e rimase in piedi a sbarrarle la via.

«Orm!» indicò il serramento con il fucile già carico e pronto a sparare di nuovo.

Il gigante annuì e colpì con forza, facendo crollare immediatamente l'apertura e nascondendosi subito dietro al muro.

«Forza, non entri Nauìya?» domandò roca e affaticata la voce della donna. Era lì e la stava aspettando.

«Sai, io e te non siamo poi così diverse» continuò a provocarla.

Nauìya sentiva che se si fosse sporta per spararle sarebbe stata colpita per prima, per questo rimase nascosta dietro al muro con il fucile sollevato in attesa del momento più opportuno per colpire.

«Siamo solo pedine» disse ancora, «nel suo gioco, nel gioco di Moìrias. Tutti i nostri sforzi sono vani, sa già tutto, può tutto, controlla tutto. È lui che ha voluto che tutto questo accadesse, ogni cosa che crederai sia una tua decisione, in realtà non farà altro che seguire alla perfezione quelli che erano i suoi piani. Siamo impotenti e illuse, non possiamo cambiare nulla, è una maledizione che ricopre chiunque governi da questa torre, è una maledizione che imprigiona Aretem da secoli ormai».

Nauìya sentì i passi strascicati della donna avvicinarsi lentamente.

«Non c'è scampo, l'ho capito troppo tardi» continuò, Nauìya prese un respiro, e attese ancora un passo. «La mia intera esistenza è stata...»

Nauìya si voltò e sparò alla donna che si trovava a meno di un metro da lei.

Cadde a terra, i suoi occhi terrificanti la guardarono poco prima di spegnersi definitivamente.

«... Inutile» fu l'ultima cosa che disse. Poi spirò, lo sguardo vacuo ancora fisso su di lei.

Nauìya deglutì mentre un brivido le attraversava la schiena.

Non sapeva che cosa significassero quelle parole, ma non le erano piaciute affatto. Chi era Moìrias? Cosa intendeva dirle la Strega? Cos'era quella maledizione di cui parlava?

Nauìya si riscosse. Lei non aveva paura, aveva appena posto fine alla più grande piaga del loro mondo.

Quella donna, se così si poteva chiamare, era una pazza, le sue parole erano delle farneticazioni, non c'era nessuna maledizione a gravare su quella torre, lei avrebbe tolto ogni sofferenza e nulla avrebbe potuto impedirglielo.

Si voltò a osservare i suoi compagni, ce l'avevano fatta, avevano posto fine a quella tirannia.

Il suo sguardo però si soffermò su quello sofferente di Zen, la loro vittoria aveva richiesto un grave prezzo, lui se ne era andato per sempre. Le lacrime della ragazza le ricordavano ciò per cui aveva lottato, ciò per cui tutti loro avevano lottato. Tutta quella sofferenza doveva finire.

«Andate a cercare Auleen, deve essere ancora qui nel palazzo da qualche parte, non deve uscire viva da qui, intesi?!» disse, guardando ammonitrice verso Tike, lui l'aveva già risparmiata una volta.

Orm annuì senza esitazione e fece per allontanarsi quando il bambino domandò:

«Ora che la Strega è morta, che cosa ne sarà di tutti coloro che la seguivano?» Nauìya lo guardò, presto non si sarebbe più posto quel tipo di problemi.

«Gli verrà data una scelta» rispose senza aggiungere altro e voltandosi verso il corpo privo di vita della Strega.

Attese che gli altri si allontanassero a cercare Auleen e poi si chinò sulla donna.

«Ti sbagliavi, noi due non siamo uguali, tu hai sempre combattuto contro il popolo, e questo ti si è ritorto contro, io invece lo controllerò e non ci sarà mai nessuno in grado di fermarmi». Disse, osservando il suo aspetto mostruoso. Quella donna aveva sofferto più di chiunque altro in quella città, Nauìya non era stupita che alla fine fosse diventata pazza.

Si alzò.

Era arrivato il momento di cambiare le cose.

Le persone là fuori non sapevano che era tutto finito, stavano ancora combattendo per il loro futuro felice, e lei glielo avrebbe dato.

Attivò il Cordiale e chiamò Daren.

«Sì, sono in posizione» rispose lui.

«Bene, attivala». Poi chiuse la chiamata.

Uscì sul balcone a osservare fuori. La tempesta cadeva impietosa sulla città, ma non sarebbe durata ancora per molto. Nauìya vide una luce partire dall'altra torre, e proprio lì la pioggia iniziò a diminuire. Ci volle meno di un minuto perché questo accadesse in tutta Aretem.

Nauìya vide le persone, che a quell'altezza parevano dei semplici puntini, fermarsi e guardare il cielo. Era un segno inequivocabile della morte della dittatrice.

Attese ancora un attimo, poi attivò nuovamente il Cordiale, questa volta collegandolo a tutti gli schermi distribuiti per la città.

Puntò la telecamera su di sé e vide lo schermo più vicino accendersi su uno dei palazzi e mostrare il suo volto.

«Buongiorno popolo di Aretem» disse, «il mio nome è Nauìya Eyl, anche se molti di voi mi conoscono come l'Ayìsse. L'epoca della tirannia è finita, ci attende un'era di luce e prosperità! La tempesta che per tanto tempo ha tormentato le nostre vite si è conclusa, è sorto un nuovo sole perché la Strega è morta!» disse con enfasi. Persino da lassù riuscì a sentire le grida di felicità delle persone, poté vedere i loro abbracci e i loro festeggiamenti.

Ce l'aveva fatta.

«Che tutti i soldati e i servitori della Strega vengano condotti alle prigioni in attesa del giudizio del popolo! Liberate chi vi era stato rinchiuso ingiustamente dalla tiranna» affermò.

«Non tentate di combattere o di opporre resistenza, l'epoca delle sofferenze si è conclusa» continuò, notando dei movimenti di ostilità nella folla dove c'erano i soldati. Se avessero deciso di sottomettersi a lei non gli sarebbe accaduto nulla.

Nauìya spense il Cordiale e osservò la massa di puntini dirigersi verso le prigioni. Aveva vinto.

-

Tike

Doveva ammettere di non essersi impegnato poi molto a cercare Auleen. Non voleva trovarsela davanti ed essere costretto a spararle, anche perché sapeva di non esserne capace. Non avrebbe mai ucciso la sua migliore amica.

Le parole che la Strega aveva rivolto a Nauìya lo avevano sconvolto non poco: se davvero quella torre era maledetta, l'Ayìsse sarebbe solo diventata la nuova tiranna e così sarebbe stato per chiunque fosse venuto dopo di lei.

Non riusciva a capire perché, se tutti coloro che erano stati fedeli alla Strega erano stati mandati alle prigioni, lo stesso non potesse essere anche per Auleen. Perché dovevano ucciderla? Non aveva fatto male a nessuno dopotutto.

Al momento non doveva preoccuparsene comunque, in qualche modo la ragazza era riuscita a scomparire nel nulla. Aretem era una città molto grande, forse sarebbe riuscita a salvarsi, anche se a Tike dispiaceva che non l'avrebbe vista mai più.

Continuò con passo sicuro verso le prigioni. Era strano poter camminare tanto tranquillamente alla luce del sole senza temere di essere preso di mira da qualche soldato.

Era passato solo un giorno da che la Strega era morta, eppure la città si stava già riprendendo.

«Fermo!» gli disse un uomo robusto di guardia davanti all'ingresso dell'imponente edificio che ospitava tutti i prigionieri fedeli alla Strega. «Chi sei e perché sei qui?» gli domandò.

«Sono Tike Oakuwi, ho aiutato Nauìya a sconfiggere la Strega» rispose.

L'uomo spalancò gli occhi, osservandolo meglio. Era incredibile il modo in cui in tutta Aretem si sapesse lui chi fosse, in fondo non aveva fatto nulla, aveva solo seguito la persona giusta nel momento più opportuno, sua sorella non era stata altrettanto fortunata, ma avrebbe rimediato lui per lei.

«Oh! Ma certo! Non ti avevo riconosciuto scusa!» rispose l'uomo tutto eccitato dal trovarsi di fronte uno dei cosiddetti "eroi" che avevano salvato il mondo.

Lui però non si sentiva un eroe, sentiva di aver sbagliato tutto, sarebbe dovuto andare da Aika molti anni prima, non avrebbe dovuto tradire Auleen. Si sentiva tremendamente in colpa, eppure non ce ne era motivo; se non avesse agito in quella maniera il mondo non sarebbe mai cambiato, la Strega avrebbe vinto e non ci sarebbe più stata speranza.

«Come posso aiutarti?» domandò l'uomo.

«Sto cercando una prigioniera, si chiama Aika Eam» disse.

«Uh... ehm... non sappiamo i nomi dei prigionieri, dobbiamo ancora fare i registri, ma se vuoi ti possiamo aiutare a cercarla...» propose.

«No, tranquillo, la troverò da solo» rispose.

L'uomo annuì e si fece da parte.

Tike entrò con passo sicuro e il mento alto. Per quelle persone era una specie di re, non poteva fare brutta impressione, non quando la vita di sua sorella dipendeva da lui.

Quando raggiunse le celle però la sua andatura divenne più incerta, fu sicuro che il suo sguardo risultasse sconvolto, e in effetti era così. Vedere tutte quelle persone chine all'interno di celle buie e maleodoranti lo fece sentire malissimo.

Qual era la differenza tra quello che faceva la Strega e tutto ciò? Lì prima c'erano state tutte le persone che combattevano contro il regime, persone che uccidevano, ma ora, oltre ai soldati c'erano anche persone come Aika, persone che vivevano in pace, persone la cui unica colpa era quella di aver voltato le spalle alle sofferenze che c'erano oltre le mura.

Molti lì lo guardavano con astio e non avevano tutti i torti, probabilmente lui meritava di stare dietro quelle sbarre molto più di loro, considerando tutte le persone che aveva ucciso.

Si fermò davanti a una cella. L'uomo che vi era all'interno teneva il volto tra le mani con rassegnazione. Lo conosceva, era il soldato che aveva salutato Auleen il giorno in cui Tike aveva scoperto che lei era una spia.

Quando lo vide sollevò lo sguardo e lo scrutò con occhi pieni di speranza.

«Avete trovato mia figlia? È qui? E mia moglie? Per favore!» Tike deglutì. Sul serio erano stati mandati in quel luogo senza avere neanche la possibilità di vedere se i loro familiari stessero bene?

Tike ricordò che la figlia di quell'uomo era la migliore amica di Auleen, sperò solo che stesse bene. Quante famiglie dovevano ancora essere divise?

L'uomo però poi lo riconobbe e capì che non era una delle guardie. Guardò prima verso lo schermo che era stato montato in maniera che fosse visibile a tutti i prigionieri e poi lo guardò di nuovo.

«Tu! Sei uno di loro! Che cosa avete fatto ad Auleen, mostri!» gridò slanciandosi verso di lui e afferrandolo per il collo delle vesti e sbattendolo sulle sbarre metalliche che li dividevano.

Intervennero subito due guardie che Tike non aveva notato e che spinsero l'uomo indietro, facendolo cadere malamente a terra.

«Non è sicuro avvicinarsi tanto» lo ammonì uno dei due, mentre Tike si allontanava leggermente, sconvolto.

«Mostri!» gridò ancora l'ex-soldato, mentre Tike riprendeva a camminare con passo insicuro.

Aveva ragione, era un mostro, e probabilmente sua sorella pensava lo stesso di lui. Sentì delle lacrime spingere per venire allo scoperto, ma tentò di ricacciarle in dietro, non poteva permettersi di piangere, non in quel momento.

Proseguì ancora un po' fino a quando sentì una voce che non avrebbe mai dimenticato, una voce che era tutto il suo mondo.

«Tike! Oh, Tike, sei qui!» era Aika. Era in una cella poco più in là e tendeva il braccio oltre le sbarre verso di lui. Il suo sguardo si illuminò e corse da lei non riuscendo più a trattenere le lacrime.

«Aika!» disse abbracciandola oltre le sbarre.

Anche lei piangeva, seppure fosse cresciuta molto dall'ultima volta che l'aveva vista, i suoi occhi brillavano ancora di quella speranza e quella bontà che aveva sempre avuto; era ancora la sorella che ricordava.

Lui invece doveva apparirle irriconoscibile, dopotutto aveva solo quattro anni l'ultima volta che lei lo aveva visto, era ancora ignaro e innocente, non era quel mostro che aveva tradito la sua stessa famiglia e la sua migliore amica.

«Tike!» disse con un affetto che lui aveva quasi dimenticato. Come poteva volergli bene dopo tutto quello che aveva fatto?

«Scusami Aika, scusa per tutto quanto, ho sbagliato ogni cosa» le disse in lacrime.

«No, Tike, non c'è niente da perdonare, sono io che ti ho lasciato troppo presto» rispose lei.

«Come fai a non odiarmi dopo tutto questo?» le chiese lui, non riusciva a capire come potesse esserci ancora spazio per l'amore nei suoi confronti dopo tutto quello che aveva fatto.

«Tike, non pensare a niente del genere, sono io che ho sbagliato. Auleen mi ha parlato di te, ogni volta che veniva mi raccontava di quello che le dicevi, di quello che facevi, è stato come vederti lì con me, proprio come quando eravamo piccoli. Come potrei mai odiarti per ciò che hai fatto? Auleen mi ha detto di tutta la bontà che c'è nel tuo cuore e non potrei essere più fiera di te» disse, stringendolo di nuovo in un abbraccio.

Quindi Auleen le aveva davvero parlato di lui, lei ci teneva veramente, non era gentile solo per mantenere la sua copertura, anche per lei la loro amicizia era vera, e lui l'aveva tradita in quel modo.

Forse tutto ciò che Auleen pensava di Tike era sbagliato, forse non era buono come credeva, forse era un mostro proprio come aveva detto quel soldato, dopotutto che cosa aveva realmente fatto per lei? Cosa aveva realmente fatto per Aika?

«Ti farò uscire da qui!» le disse, «Nauìya ha detto che lascerà liberi tutti coloro che riconosceranno di aver sbagliato a seguire la Strega, potremo tornare a vivere felici insieme» le disse.

Lei si allontanò leggermente e lo guardò dritto negli occhi.

«Tike, non devi fidarti di lei, è infima e subdola, non credere alle sue parole, sono tutte menzogne. Basta guardarla negli occhi per vedere quanto in realtà sia spietata, sei ancora giovane e non lo capisci, ma ti prego, stalle alla larga, le sue vere intenzioni non sono quelle che sta raccontando a tutti» lo mise in guardia.

«Ma... Aika, è l'unico modo in cui ti potrai salvare, le ho sentito dire che vuole buttare giù tutti gli edifici come orfanotrofi, prigioni e ospedali perché non ce ne sarà più bisogno. Penso che voglia uccidere chiunque si rifiuti di seguirla!» le disse preoccupato.

Lei abbassò lo sguardo.

«Come temevo. Tike, io non mi pento delle mie scelte, ho deciso di seguire la Strega perché sentivo che era la cosa giusta da fare, non perché fossi una codarda e non volessi combattere. La scelta giusta ora è lottare, lottare per tutti coloro che non si stanno rendendo conto di quello che gli sta per accadere. Il peggio deve ancora arrivare, e io lotterò per te Tike, lotterò perché il mio fratellino non soffra a causa di quella pazza, morirò se necessario, ma non chinerò il capo a una persona come lei, non a chi minaccia di distruggere il futuro di chi più amo al mondo» disse.

Tike fece un passo in dietro.

«Aika!» esclamò disperato. Non era quello che voleva, non voleva perderla ora che l'aveva appena ritrovata.

«Mi dispiace Tike» insistette lei con gli occhi lucidi.

Tike strinse i pugni, animato da una nuova energia.

«Non mi importa Aika, io ti salverò a ogni costo! Nauìya è mia amica, le parlerò e la convincerò a liberarti!» gridò allontanandosi e non dandole il tempo di rispondere. Corse lontano dalla cella, ignorando il capo chino della sorella. Non l'avrebbe abbandonata, non di nuovo.

Mai più.

La Strega è morta, la tirannia si è conclusa, eppure sembra che tutto stia precipitando. E ovviamente è così.

Queste sono le basi per il futuro che ha conosciuto Aaris, un futuro tutt'altro che roseo.

Vi chiedo scusa in anticipo per il capitolo di lunedì prossimo (vi anticipo solo che sarà l'ultimo con il POV di Nauìya perchè il capitolo XXXI è interamente focalizzato su un altro personaggio).

Le questioni in sospeso al momento sono due: che cosa ne sarà dei prigionieri? Riuscirà Tike a convincere Nauìya a salvare Aika? Che fine ha fatto Auleen? Che cosa le ha dato la Strega poco prima di morire?

Eh sì, Auleen è la cugina di Nauìya, questa scoperta ha un po' scosso la nostra nuova tiranna, ma nonostante questo è ancora decisa a uccidere l'ultimo parente che le rimane.

Bene, con questa nota felice vi auguro buona fortuna per il capitolo di venerdì prossimo e per tutti quelli che verranno😅

A venerdì!

NediFo

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