SUL FILO DI LANA

By OrnellaStocco3

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Il sipario si alza su un piccolo paese della pianura veneta. L'anno 1911 apre il primo capitolo. L'immaginar... More

Trailer e piccole soddisfazioni
Premessa dell'autrice
Le origini
Decisioni
Lettera dal Canada
Come perle di un rosario
Un mondo semplice
La notizia
La calma prima della tempesta
Autunno 1911
Merica! Merica!
Port Arthur
I battiti del cuore
Ponzano Veneto
L'ultimo saluto
Un piccolo pettirosso
La Grande Guerra
Per amore, solo per amore
Le sorprese della vita
Un amore impossibile
Si torna a casa
Il dolore di Agnese
Una sposa bellissima
La paura della guerra
Mandati alla morte
L'inizio di una nuova vita
Villa Minelli
Una piccola donna
Giovanna
Ostacoli
Grande Amore
I ricordi del cuore
Non è un addio
Si riparte!
1923
Lo amo!
Ah, l'amore!
L'era del fascismo
La vita continua.
L'inizio di una nuova vita
Una sposa infelice
Prima notte di nozze
La notte più nera
La speranza è nell'aria
Un destino già segnato
Marzo 1925
Sant'Artemio
Non ti lascio marcire in manicomio
L'era del fascismo parte seconda
29 aprile 1929
Un prete di campagna
Leone e Rosa
Momenti importanti
La sofferenza che ritorna
Le cose non dette
Ladro di anime
Lasciami andare da lei
La guerra d'Africa
Evviva gli sposi!
Nuove emozioni
Un momento perfetto
Un nuovo capitolo di vita
L'ultima notte

Rosa

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By OrnellaStocco3

Il medico arriva nelle prime ore del pomeriggio. La febbre è salita. Rosa è peggiorata.

Angelo Visentin è un uomo di circa trent'anni. È alto e snello, con i capelli scuri e gli occhi castani. È arrivato in paese un paio d'anni fa, ha preso il posto di Sandro Pietrobon ormai troppo anziano per raggiungere i suoi pazienti a ogni ora del giorno e della notte, affrontando muri di nebbia, o sfidando il caldo di estati infinite.

Anselmo è immobile ai piedi del letto, ha le braccia abbandonate lungo i fianchi. È terrorizzato. Ha paura di tutto, ora. Vorrebbe capire, chiedere cosa sta succedendo a Rosa ma non sa quali domande fare.

Il dolore, e la sensazione d'impotenza che sta provando lo riportano indietro nel tempo, a quella mattina in cui ha scoperto di avere accanto a sé il cadavere di Agnese.

Non può accettare un'altra tragedia. Dopo Agnese. Dopo Alessandro. Si sente solo. Si sente come fosse l'unico al mondo a provare dolori così grandi.

Il dottore sorride alla bambina, la tratta con delicatezza, ne ausculta il cuore poggiando l'orecchio sul torace. Prende dalla borsa uno stetoscopio in ebano. Si volta appena.

- Vostra figlia, signor Carniato, è molto debilitata.

Commenta cupo, e guarda Anselmo, livido in volto.

- Per favore, mi aiuti a sollevare la camicia da notte della bambina, le voglio sentire bene i polmoni.

Teresina è seduta in un angolo della stanza, le mani congiunte sul grembo, e negli occhi una pena infinita.

Anselmo si gira verso la donna.

- Teresina, aiutalo tu, io vado a cercare Antonio, era qui con Rosa prima che arrivasse il medico. Torno subito...

La sua è palesemente una scusa per fuggire via, per cancellare dalla mente i ricordi che fanno ancora male. Il volto sofferente di Rosa è troppo simile a quello di Agnese sul letto di morte. Non riesce a sopportarlo. No, non può succedere ancora, si dice con la disperazione che gli trapassa la gola, lasciandolo senza respiro.

Il dottor Visentin annuisce appena. Quella ragazzina lo sta preoccupando non poco. È giovane, non ha molta esperienza ma sa riconoscere la morte quando si avvicina al capezzale di una vita appena agli albori.

Rosa ha profonde occhiaie bluastre, l'azzurro dei suoi occhi sembra sbiadito, spento. Si lamenta, si agita nel letto, è sudata. Quando Teresina le si avvicina, la bambina allunga un braccio verso l'anziana.

- Mamma... - mormora in preda al delirio.

La donna afferra la piccola mano sospesa nell'aria. Scosta una ciocca di capelli dal volto madido di sudore. Le parla con voce calma e rassicurante.

- Rosa, sono Tina, stai tranquilla, la tua mamma ti guarda dal cielo e prega per farti guarire presto. Adesso fai la brava, aggrappati a me, il dottore ti deve sentire bene il respiro.

La bambina, con un gemito, si mette seduta. Avverte quella cosa fredda tra le scapole. Ha il viso paonazzo, la febbre altissima e respira male. All'improvviso, un forte tremore la sconquassa, è in preda alle convulsioni, si contorce, ansima, poi, di colpo si placa. Piega di lato la testa, il corpicino si affloscia tra le braccia di Teresina.

- Mariavergine! La se morta! La se morta! - urla la donna con le mani in testa.

Il medico stende su un fianco Rosa, cerca di rianimarla, le apre la bocca, tira fuori la lingua. Con la manica della camicia si tampona il sudore che gli cola dalla fronte. Si volta verso l'anziana.

- Mi serve subito una tinozza di acqua fredda. Dobbiamo immergere la bambina per fare scendere la febbre. Non è morta, è solo svenuta. Faccia presto!

Teresina si precipita giù dalle scale, urla, piange, si dispera. I piedi colpiscono i gradini, il suo respiro è affannoso.

Raggiunge la stalla, trema per lo spavento, è costretta ad appoggiarsi al muro.

- Anselmo, Tonino! Rosa è... mor... no, no, è svenuta. Bisogna andare a prendere acqua per riempire il mastello. Fate presto! Fate presto...

La donna alza le braccia al cielo, come a implorare aiuto. Crolla a terra sulle ginocchia. Si copre il volto con la traversa.

Le parole escono a stento, mentre le lacrime ora scendono copiose.

- Perché - chiede - perché è successo?

- No, non può essere vero. Rosa, la mia Rosa...

La voce è appena un sussurro.

- Andate a chiamare il prete. Ditegli di venire con l'olio santo...

l volto di Anselmo scolora. Si precipita fuori nel cortile, avvolto dalla luce perlacea di un sole sbiadito.

- Antonio! - urla - prendi i secchi per l'acqua, porta il mastello in cucina. Io vado alla fontana. Sbrigati, cosa fai lì impalato!

Antonio non corre. Non perde lucidità. Sul volto una specie di smorfia e un sorriso strano.

- Papà, stai calmo! Non serve a niente agitarsi. Vado io a prendere l'acqua, poi corro a chiamare don Piero, tu porta la tinozza in cucina.

Si avvicina a Teresina, aiuta la povera donna ad alzarsi.

- Tu vai in cucina. A Rosa ci pensiamo noi.

Poi, con una calma disarmante, torna da suo padre. Gli poggia una mano sulla spalla. Si guardano e, in quel momento, un'immagine affiora nella sua mente. È un'immagine nitida, come fosse stata impressa nella memoria indelebilmente. Avverte un dolore acuto al cuore. È un dolore che aveva dimenticato, ma che ora torna a farsi sentire con tutta la sua forza.

Rivede quel bambino immerso nel buio che avvolge una casa a lui sconosciuta, che lo ha visto nascere. È seduto sul suolo arido, sassoso di una terra così diversa da Port Arthur. È stanco, il lungo viaggio in nave gli ha tolto le forze. Antonio ricorda la tenerezza provata quando aveva nascosto nella tasca dei pantaloncini alcuni sassolini raccolti da terra. Erano un regalo per sua madre, un gesto d'amore per dimostrarle quanto l'amava.

All'improvviso, come se il tempo non fosse mai trascorso, ecco il volto pallido della donna che lo ha partorito.

Antonio è sopraffatto dalla paura e dalla tristezza. Non riesce a credere che sua sorella possa morire. È l'unica cosa che gli è rimasta di sua madre, l'unica persona che lo ama veramente. Scoppia in un pianto liberatorio. Anselmo è sorpreso, ma anche felice. Finalmente, suo figlio ha trovato il coraggio di esprimere le sue emozioni.

Se lo strige forte al petto.

- Piangi, Antonio. Non vergognarti. Tua madre sarebbe orgogliosa di te.

Entrambi capiscono che, in quel momento, sono uniti dal dolore e dall'amore verso una persona che mai potranno dimenticare.

Antonio si porta i palmi al volto, si asciuga le lacrime. Piangerà ancora, oh sì, piangerà, ma dovranno passare molti anni per sentire i suoi occhi ancora inondati di lacrime.

︵‿︵‿︵‿︵

Il medico scosta il lenzuolo fino alla pediera del letto. Rosa giace tra sudore e urina, l'odore acre riempie la stanza. Immediatamente si accorge del piede fasciato, della gamba tumida. Con un gesto deciso rimuove la pezza putrescente, e capisce. Il piede è gonfio e violaceo.

Tetano da infezione batterica, - mormora - ecco cosa ti ha portata quasi alla morte.

Rosa si è procurata la ferita che ha causato l'infezione correndo a piedi nudi in cortile. È un taglio profondo, sulla pianta del piede. Il medico sa che deve intervenire subito per evitare che l'infezione si diffonda. Trova una brocca con dell'acqua sul comodino e un asciugamano di lino sopra il comò. Immerge un lembo nell'acqua e lo passa sulla fronte di Rosa, poi sulle tempie, e infine sulle labbra screpolate. Pulisce la pianta del piede, ma non basta. Prende dalla borsa la bottiglietta dell'acqua ossigenata, mette alcune gocce sul taglio marcescente.

Rosa piagnucola ma sembra riprendersi. Lentamente apre gli occhi, li pianta in quelli scuri del medico.

Lui le sorride.

- Appena in tempo, piccola. Hai rischiato la cancrena. La tua mamma dovrà aspettare qualche anno per rivederti. Adesso devo fare ancora una cosa, poi sarà tutto finito...

Il dottor Visentin cerca nella borsa la tintura di iodio, ne versa alcune gocce su un lembo asciutto dell'asciugamano, lo passa delicatamente sulla pelle intorno alla ferita, infine fascia con una garza pulita il piede. Riprende lo stetoscopio e ausculta nuovamente il battito cardiaco. Emette un lungo sospiro di sollievo, la frequenza cardiaca è tornata nei parametri. La fronte è più fresca, il colorito è normale.

La bambina sposta lo sguardo chiaro oltre i vetri della finestra. Un sorriso le illumina il volto.
La sua mamma è lì, sospesa nell'azzurro, ha il viso radioso, la sua Rosa, ancora una volta, è salva.

︵‿︵‿︵‿︵

* traversa = grembiule da cucina

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