MOÌRIAS-L'ombra della luce-

By NediFo

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Da molto tempo ormai ad Aretem dominavano sofferenza e morte. Sotto il controllo della Strega era stato insta... More

Booktrailer
PROLOGO
NOTA DELL'AUTRICE
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
Epilogo
Brevi video sulle storie di Aaris e Nauìya
Ringraziamenti

XIX

33 6 220
By NediFo

Nauìya

Zen atterrò agilmente in una posizione accovacciata posando una mano sul pavimento. Senza di lei non sarebbero riusciti a mettere anche quello schermo a causa della sua posizione elevata.

Osservò il loro operato, non era distinguibile in alcun modo, l'edificio appariva identico a prima, ma lei sapeva bene che non era così. L'esagonite era talmente sottile da risultare invisibile. Quando avrebbero messo in funzione lo schermo, però, avrebbe preso vita riproducendo la sua figura e rendendola visibile a molti metri di distanza.

Per posizionare gli schermi si erano mobilitati quasi tutti e si erano divisi in gruppi per fare più in fretta, dovevano coprire l'intera città in poco tempo, facendo inoltre attenzione che nessun soldato li vedesse.

Orm era con Jeynn e Daren, lei invece era con Louid e Zen. Tike e Auleen erano gli unici a essere rimasti al rifugio, presto la ragazza sarebbe andata a prendere altre provviste, mentre Tike sarebbe dovuto rimanere di guardia in attesa del loro arrivo, non potevano permettere che qualcuno trovasse il loro nascondiglio in un momento del genere, tutti gli schermi e i cordiali erano collegati a quel luogo, i soldati non dovevano scoprirlo a nessun costo.

Era la prima volta dopo mesi che Louid usciva dal rifugio, si trovava molto bene a rimanere rintanato al sicuro nel suo laboratorio buio, ma in quel caso era stato necessario che venisse, aveva spiegato a tutti come posizionare il primo schermo e poi si erano divisi per i successivi.

«Quanti ne mancano ancora?» domandò Zen avvicinandosi a lei.

«Non molti, venite, passiamo al prossimo» rispose, iniziando ad avviarsi. Iniziava a sentirsi stanca, il sole aveva deciso di spuntare proprio quel giorno, lottando contro i nuvoloni che da settimane oscuravano l'intera Aretem. I raggi cocenti la stavano friggendo lentamente e lei non vedeva l'ora di andare al coperto.

«Pensate che la Strega abbia capito quello che abbiamo intenzione di fare?» domandò ancora Zen dietro di lei accanto a Louid.

«Intendi per via del sole?» le chiese il ragazzo.

Nauìya sapeva che Zen era una Credente molto convinta, per lei il clima cambiava in base all'umore della Strega.

«Non può sospettare di nulla, non è mai esistito qualcosa di paragonabile a quello che ha scoperto Louid» la rassicurò lei. Zen sollevò lo sguardo verso il ragazzo, i loro occhi si incrociarono e i due sorrisero.

Nauìya si voltò per non vederli. A lei non importava. Non importava affatto.

Non le sarebbe importato mai e poi mai, lei non voleva quelle stupide emozioni, quella debolezza.

Finalmente raggiunsero l'edificio. Nauìya proseguì raggiungendo l'altro lato della facciata mentre i suoi compagni rimanevano indietro per ancorare lo schermo da quella parte. Avevano ripetuto la procedura un milione di volte, ormai si muovevano come se nulla fosse.

D'un tratto però, Nauìya sentì dei passi. A giudicare dalla regolarità dell'andamento, e dall'insistenza del suono, dovevano essere soldati di pattuglia, e anche molti.

Fece un cenno agli altri due che capirono immediatamente e poi, una volta posato lo schermo in modo che non fosse visibile, corse a nascondersi dietro un vicolo e si arrampicò a fatica sulla parete per entrare all'interno del basso fabbricato che affiancava l'edificio dove avrebbero dovuto mettere lo schermo.

Si sporse per controllare che Louid e Zen fossero riusciti a trovare un riparo e vide le loro ombre scomparire all'interno dell'edificio, era troppo lontana per raggiungerli, sperava solo che non venissero scoperti, altrimenti non avrebbe saputo come aiutarli.

-

Louid

L'edificio era avvolto da un'oscurità sconcertante se si considerava il sole che c'era all'esterno. Gli ci volle qualche minuto per abituare la vista e iniziare a distinguere i contorni del locale che li circondava. Lo spazio era molto grande, il pavimento era in legno, il parquet più liscio e ben conservato che Louid avesse mai visto. La luce entrava debole in piccole strisce derivate dalle tapparelle chiuse e, nei punti in cui i raggi attraversavano la sala tagliando l'oscurità, si potevano vedere i piccoli granelli di polvere volteggiare e inseguirsi, danzando per la stanza tutt'attorno a loro.

Vi era una calma e un silenzio surreali, lo spazio era completamente vuoto, eccezion fatta per un pianoforte marcito e abbandonato, forse perché non più funzionante.

Louid si avvicinò lentamente allo strumento mentre Zen controllava furtiva la strada attraverso una delle aperture delle tapparelle. Lui posò un dito su uno dei tasti per vedere se fosse ancora funzionante, e questo emise un suono acuto che fece sobbalzare la ragazza.

«Louid! Ci farai scoprire!» lo rimproverò sussurrando.

Lui scosse la testa, non sapeva perché ma in quel luogo sentiva di stare bene, era tranquillo come non era mai stato, inoltre aveva imparato che i soldati erano più attenti in situazioni di silenzi sospetti o rumori improvvisi, quando sentivano delle risa all'interno delle case, o vedevano aleggiare la tranquillità, proseguivano senza indagare più di tanto.

«Vieni, ti faccio vedere una delle mie invenzioni preferite, l'ho fatta mentre ero alla resistenza» le disse con voce sommessa, senza tuttavia sussurrare.

Lei guardò ancora una volta la finestra, poi lo ascoltò e venne verso di lui. Il ragazzo tirò fuori da una delle tasche un piccolo oggetto di legno ripiegato con alcune rotelle a formare un meccanismo. L'intero progetto funzionava in maniera meccanica, era semplice e intuitivo ma, la cosa che gli piaceva di più, era il fatto che non avesse nulla a che fare con la guerra, era un oggetto di felicità.

«Ho sempre voluto imparare a suonare il piano, ma non ne ho mai avuta la possibilità. Un giorno, leggendo un libro che ne spiegava più o meno il funzionamento, ho pensato che non ne avevo veramente bisogno, e ho inventato questo» le disse mostrandole il piccolo oggettino.

Vedeva la sua preoccupazione, temeva che venissero scoperti, ma non doveva avere paura, era certo che nessuno sarebbe entrato lì dentro.

Aprì il coperchio del piano e infilò il prototipo all'interno, tra le corde, allungandolo in maniera che potesse avere accesso a ogni filo, e poi lo richiuse. Posò il dito su un tasto e subito altri iniziarono ad abbassarsi in un susseguirsi di note che in poco tempo si trasformarono in una leggera melodia sognante. Una delle sue canzoni preferite.

Zen incrociò il suo sguardo, gli occhi stupendi brillavano di quella tenue luce che filtrava dalle finestre.

«Ma... Louid... sentiranno e...»

«Penseranno che siamo dei normali cittadini che hanno deciso di ascoltare un po' di musica, non ci attaccheranno, tranquilla». Lei sorrise ma non sembrò rassicurata. Non sapeva perché, ma lui invece non si era mai sentito tanto bene. Il quel luogo era come trovarsi in un altro mondo, un mondo privo di preoccupazioni.

Prese le mani di Zen tra le sue e le sollevò facendole fare una piroetta su sé stessa secondo il ritmo rilassato delle note che il piano stava producendo per loro. Nel suo volto si accese un sorriso, uno di quelli che lui adorava, quelli che cacciavano via tutta la sua sofferenza e la trasformavano nella persona che avrebbe sempre dovuto essere, quella che sarebbe stata se non fosse stata costretta a vivere in un mondo tanto crudele, un mondo che le aveva tolto ogni cosa, incluso quel sorriso che ogni tanto tirava fuori soltanto per lui.

Iniziarono a muovere i primi passi insieme, perfettamente coordinati, volteggiando al suono delle note, illuminati dalla penombra e accompagnati dai granelli di polvere che sembravano danzare insieme a loro.

D'un tratto il piano emise un suono stonato forse a causa di una corda rotta e i due si guardarono ridendo. Questa volta non c'era nulla a ostacolare la purezza dei loro occhi, nessuna preoccupazione, nessuna paura, nessun pensiero, c'erano solo loro, gli sguardi che erano in grado di leggere le loro anime e di vedere una bellezza che non avevano mai conosciuto prima di quel momento.

I loro volti si avvicinarono come a volersi immergere ciascuno nella purezza dell'anima dell'altro, le loro labbra si incontrarono e il mondo intero sembrò svanire attorno a loro.

-

Tike

Sbuffò per l'ennesima volta. Odiava Auleen.

Li avevano lasciati lì perché non li ritenevano capaci di difendersi da soli, e questo a lui non andava giù. Non riusciva a sopportare di essere comparato a quella bambolina di porcellana che faceva brillare gli occhi a tutti gli adulti.

Sapeva che lei aveva perso la famiglia da poco e che probabilmente stava soffrendo, avrebbe dovuto restarle vicino e non avercela con lei solo perché tutti sembravano preferirla, ma proprio non ci riusciva.

Si voltò a guardarla, era seduta sul divano e si rigirava una ciocca castana sul dito. Lo faceva spesso anche se non riusciva a capirne il motivo, rischiava solo di farsi dei nodi intricati difficili da slegare. O almeno era così con i suoi di capelli, per questo alla fine aveva deciso di annodarli definitivamente.

Il suo sguardo sembrava corrucciato, forse stava ripensando a qualcosa di spiacevole. Un'altra cosa che proprio non riusciva a sopportare di lei, era il modo in cui aveva reagito all'aver perso la famiglia, voleva vendetta, voleva uccidere tutti coloro che erano stati responsabili dell'accaduto, ma lui non poteva permetterglielo, tra quelle persone c'era pure sua sorella, e non voleva che le venisse fatto alcun male malgrado avesse deciso di stare con la Strega; aveva solo fatto un errore, e Tike era sicuro che avrebbe rimediato.

Tike non era mai stato in grado di provare l'odio che vedeva negli occhi di Auleen, forse non aveva neanche mai ritenuto i soldati come dei veri nemici. Li uccideva per necessità, non per vendetta, aveva bisogno di mandare un messaggio a sua sorella, aveva bisogno di dirle che era ancora vivo. Sapeva di aver ottenuto l'attenzione dei soldati, si chiedeva solo quanto ancora ci sarebbe voluto prima che le voci del suo talento arrivassero a lei.

Auleen strinse la ciocca talmente tanto che Tike pensò che se la sarebbe strappata dalle radici. Lei non aveva la speranza di rivedere sua sorella, non sapeva neanche se ne avesse mai avuta una, forse il modo in cui si comportava era normale dopotutto, lui non sapeva come sarebbe stato se avesse perso pure Aika.

Sbuffò e con una grande forza di volontà si diresse verso la ragazza seduta sul divano.

«Disturbo?» domandò. Era la prima volta che le rivolgeva la parola.

Il suo volto si illuminò in un sorriso.

«Certo che no! Vieni, siediti pure» gli rispose facendogli spazio.

Lui la guardò non sapendo che cosa dire, doveva cercare di non odiarla, doveva essere grande e comportarsi in maniera responsabile.

«Sai, credevo mi odiassi...» disse lei, rompendo il silenzio.

«No... cioè... forse...» le rispose. Lei fece un sorriso triste e lui si sentì in colpa. «Diciamo che forse sono un po' geloso ecco...»

Lei alzò le sopracciglia stupita, aveva degli occhi davvero grandi.

«Geloso... di me?!»

Lui si sentì uno stupido, lei aveva sofferto molto di più, come poteva odiarla perché gli altri le prestavano più attenzioni? Forse il modo in cui la trattavano era simile a come faceva sua sorella con lui, e questo gli mancava, aveva bisogno che qualcuno lo considerasse importante, ma forse perché questo avvenisse non doveva solo mostrarsi forte e smorfioso, ma tentare di farsi degli amici. Auleen non meritava il suo odio.

«Scusa, da quando mia sorella se ne è andata non mi ha mai guardato nessuno come ora tutti guardano te, ma questo non perdona il mio comportamento» disse.

Lei sorrise, e quel sorriso gli ricordò quello di Aika.

«Dove è andata? Sta bene?» gli chiese lei.

«Oh, lei sta benissimo credo, vive oltre le mura della fortezza, ha lasciato me e mia madre un po' di anni fa per seguire la Strega. Non vedo l'ora di rivederla quando tutto questo sarà finito» disse, non sapeva perché glielo avesse detto, era rischioso confessare di voler ancora bene a una persona che viveva oltre le mura, poteva pensare che fosse un traditore e riferirlo a Nauìya, soprattutto considerando l'odio che provava per le persone che avevano sterminato la sua famiglia.

Lei lo osservò con uno sguardo che sembrava stupito.

«Non hai mai pensato di andare da lei?» gli domandò.

«Un centinaio di volte, ma non posso stare lì, è lei che ha sbagliato». Lo sguardo della ragazza si adombrò leggermente.

«Quindi non credi che la famiglia sia più importante di tutto questo? Abbandoni tua sorella solo perché sta dall'altra parte di un muro? Se fosse accaduto a me, io non avrei esitato due volte a raggiungerla. Tu una famiglia ce l'hai e la stai abbandonando per una convinzione che non è neanche tua ma che ti è stata inculcata da altre persone!» lo sgridò lei. Tike corrucciò le sopracciglia.

«Non sono io che la sto abbandonando, è lei che se ne è andata lasciandomi solo! Dovresti dirle a lei queste cose! È andata via perché ha preferito la Strega a me!»

«Forse voleva che tu venissi con lei, voleva che la raggiungessi, non puoi saperlo...»

«Ma poi a te cosa importa? Li odi anche tu quelli dall'altra parte, hai detto che vuoi vendetta, be' quelle persone hanno ucciso mia madre, quindi anche io voglio vendetta!» le gridò, perché se la prendeva con lui?

«Io odio chi uccide, chi continua a far rimanere tutta questa sofferenza, chi ostacola la bellezza che il mondo potrebbe avere altrimenti! Non odio le persone che stanno dall'altra parte, non mi importa di quello che credono, il loro pensiero è affare loro e non mi riguarda, al massimo li posso compatire perché decidono di soffrire, ma non posso farci nulla!» gli rispose.

Tike abbassò lo sguardo pensieroso, anche lui non odiava sua sorella per aver preso quella decisione, e allora che cos'era a bloccarlo dall'andare da lei? Perché si ostinava ad attirare la sua attenzione da lontano rinunciando a rivederla? Forse temeva che lei non volesse più avere a che fare con lui, temeva di essere uno dei motivi per cui se ne era andata e tutto quello che faceva era solo un modo per tentare di darle la possibilità di dimostrare che non era così.

«Scusa, è solo che se io avessi ancora la mia famiglia non esiterei a fare di tutto per proteggerla, tu invece stai combattendo contro tua sorella» gli disse lei con tono più tranquillo. La capiva e, per la prima volta da quando la conosceva, non ce l'aveva con lei per quello che aveva detto. Aveva ragione, solo che lui aveva ormai intrapreso quella strada, era troppo tardi per tornare indietro, Nauìya avrebbe ucciso la Strega, e se lui non fosse stato al suo fianco per difendere sua sorella, lei avrebbe rischiato di morire, e non poteva permetterlo. L'unico modo per salvare Aika era combattere contro di lei, ma poi sarebbero stati per sempre insieme.

-

Avevano parlato per diverse ore. Auleen era un'ottima ascoltatrice e lui aveva potuto finalmente raccontare tutto quello che aveva da dire. Erano anni che era solo, una volta raccontava tutto ad Aika, ma da quando se ne era andata non aveva più avuto nessuno con cui parlare.

Aveva bisogno di attenzioni, aveva bisogno che qualcuno ascoltasse la sua voce per ricordargli che esisteva realmente e non era solo un fantasma senza volto e senza nome. E Auleen glielo aveva permesso.

Era uscita da circa venti minuti, lui sapeva che sarebbe stata via per un po', c'era bisogno di tempo per trovare le provviste e, per la prima volta, lui era preoccupato per lei. Non sapeva combattere, non aveva armi con sé, e girava sola per la città. Non voleva perdere la sua amicizia ora che l'aveva appena scoperta.

Sapeva di dover restare lì al rifugio a difenderlo, ma in fondo era un luogo che non era stato scoperto per anni, perché i soldati avrebbero dovuto scovarlo proprio in quel momento? Era molto più importante seguire la sua nuova sorella maggiore in modo che non le accadesse nulla.

Uscì di nascosto dal rifugio, facendo attenzione che nessuno lo vedesse e si arrampicò sul tetto dell'edificio.

Aveva vissuto per anni sui tetti di Aretem, erano luoghi sicuri e poco controllati, in più dall'alto si acquisiva una nuova prospettiva delle cose.

Si guardò un po' attorno, dove poteva essere andata?

Scrutò via per via, era certo che non fosse molto lontana, doveva muoversi attentamente, con andamento rilassato come se non avesse nulla da nascondere per non insospettire i soldati, allo stesso tempo doveva cercare del cibo. Pensandoci, Tike non avrebbe saputo da dove partire se fosse stato in lei. Ovviamente si era già procurato del cibo in passato, ma lo aveva fatto prendendolo ai soldati che aveva ucciso.

Fu un caso fortuito se vide la sua figura minuta in lontananza in una via che si dirigeva verso il centro.

Lentamente tentò di raggiungerla, non era abile come Zen nel saltare da un tetto all'altro, ma se la sapeva cavare abbastanza, fortunatamente ad Aretem le case erano quasi tutte alte uguali, senza particolari dislivelli.

Non la perse di vista per un solo istante e piano piano la raggiunse.

Auleen stava procedendo a passo tranquillo anche se continuava a voltarsi e a guardarsi attorno per controllare di non essere seguita. A lui venne da ridere perché era realmente seguita, solo che non controllava mai in alto dove si trovava lui.

Non vedeva l'ora di dirglielo quando fossero tornati, era proprio curioso di quale sarebbe stata la sua reazione.

Ben presto però, fu costretto a tornare serio, un gruppo di soldati si stava avvicinando e avrebbe incrociato per forza la strada con Auleen. Prese un respiro profondo per trattenersi dall'istinto di sparare a vista: la ragazza aveva una copertura, se lui avesse usato le sue pistole questa sarebbe saltata e lei avrebbe rischiato di morire.

Quando anche Auleen vide i soldati si fermò in mezzo alla strada e li osservò. Avrebbe dovuto continuare a camminare così sarebbe risultata meno sospetta, o almeno questo era quello che avrebbe fatto lui, la ragazza aveva decisamente più esperienza e dunque Tike cercò di calmarsi, rassicurandosi che era tutto sotto controllo.

Nel notarla, i soldati misero le mani sul fucile, e altrettanto fece Tike, pronto a intervenire, poi però quello che doveva essere il capo sembrò rilassarsi e si diresse con andamento più tranquillo verso di lei. Era normale? Doveva fare qualcosa?

«Auleen!» disse l'uomo abbracciandola. Tike non sapeva che cosa pensare, sul serio era riuscita a farsi adorare in quella maniera pure dai soldati? Aveva detto di averli corrotti per prendere il cibo, ma non aveva creduto fino a tal punto.

Lei ricambiò l'abbraccio, non riusciva a capacitarsi di quanto fosse forte quella ragazza, riusciva ad abbracciare gli uomini che le avevano portato via la famiglia.

«Tutto a posto? Lo sai che siamo sempre pronti a intervenire!» disse l'uomo, tenendola per una spalla. Lei sembrava avere tutto sotto controllo, ma Tike proprio non riusciva a capacitarsi di quello che stava vedendo.

«Sì, lo so, grazie Auyil», rispose lei tranquilla.

«Continuo a non approvare quello che stai facendo, ma hai tutto il mio appoggio. Stai andando da Èell?»

«Prima vado dalla nonna, poi se riesco sì, dopotutto le ho affidato Neve, devo essere sicura che le dia abbastanza da mangiare!» disse sorridente.

«Oh sì, sì, quella gatta tra un po' ha più cibo di noi, però le manchi» rispose il soldato. Tike non ci capiva più nulla.

«Preferisci che ti accompagniamo?» le domandò. Auleen si guardò ancora attorno.

«No, va bene così, faccio da sola, non vorrei che mi vedano insieme a voi, non voglio che veniate attaccati» rispose.

«D'accordo allora, fai attenzione» si raccomandò il soldato.

«Anche voi!» rispose cordialmente lei, riprendendo a camminare.

Tike attese una attimo prima di seguirla, voleva capire qualcosa in più sulla faccenda.

Osservò con attenzione i soldati. Uno di loro si avvicinò al capo.

«Signore, non capisco...» l'uomo che aveva parlato con Auleen si voltò verso il suo sottoposto.

«Quella ragazzina è qui sotto copertura, è la migliore amica di mia figlia» rispose. Tike aggrottò le sopracciglia.

«Quindi lei è...» disse l'altro soldato. Il comandante annuì:

«Sì. È la nipote del Generale».

Sbam.

Colpo di scena.

Auleen è una spia!

Sì dai, scusate, probabilmente non è una cosa così scioccante, finora l'abbiamo potuta conoscere ancora poco, ma da lunedì prossimo potrete leggere finalmente il suo POV.

Allora, cosa ne pensate? Secondo voi che cosa farà Tike dopo aver scoperto questa scioccante verità?

Comunque sia, oltre a questo abbiamo potuto leggere l'inizio della storia d'amore di Louid e Zen. Lo so, tutto il tempo c'era quella nota amara al pensiero di come passeranno i prossimi cinquant'anni di vita, ma che cosa ci volete fare, poi rischiavo di fare qualcosa di troppo sdolcinato e credo che sia meglio la sofferenza😏 😈

In questo capitolo abbiamo inoltre potuto conoscere Auyil, soldato al servizio della Strega e padre di Èell, migliore amica di Auleen (comparirà nel prossimo capitolo). Auyil non è uno dei personaggi più importanti della storia, ma comparirà anche altre volte.

Bene, credo sia tutto, vi auguro un buon inizio settimana (purtroppo il weekend è sempre troppo breve😭), ci vediamo di nuovo venerdì con Aaris!

NediFo

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