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By -_Sahara_-

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โ˜… Sherly Adams e Blake Parker sono due semplici liceali americani, sono l'uno il passatempo dell'altro e la f... More

Cast
Capitolo 1
capitolo 2
capitolo 3
Capitolo 4
capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
capitolo 9
capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
Capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34 pt.1
Capitolo 34 pt.2
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Epilogo
๐‹๐ž๐ญ๐ญ๐จ๐ซ๐ข...โค๏ธ

Capitolo 29

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By -_Sahara_-





erano ore che stavo seduta sul divano di casa.
continuavo a guardarmi in giro, il salotto era nella penombra, illuminato solo da
un'abat-jour dalla luce soffusa.

la bionda era di fianco a me, dormiva e ancora
emetteva un forte odore di alcool. Sulla fronte aveva un piccolo taglio e il sangue si era incrostato.

presi un fazzoletto dalla tasca del cappotto che ancora non avevo tolto e lo pulii in modo che lei non si svegliasse. Mugugnò qualcosa poi si girò dall' altro lato.

mi alzai e presi le scale per salire al piano superiore, poi entrai nella mia camera.
Conan era seduto sul letto, la testa fra le mani e gli occhi rivolti alla finestrata, che mostrava una notte scura e nuvolosa. quasi inquietante.

-Ehi.- sussurrai sedendomi vicino a lui, che appoggiò una mano sulla mia schiena e la mosse lentamente in un gesto rassicurante,
poi sorrise.

-Sei preoccupata?- mi chiese guardandomi.
avevamo entrambi un paio di occhiaie violacee, ma a quanto pare in quella casa l'unica che riusciva a dormire era Sophie.

-Un pò.- ammisi,
ma in realtà lo ero molto di più.
avevo la sensazione di star tremando e brividi di freddo costantemente.
mi alzai dal letto e tolsi il cappotto, mi piegai verso la valigia e tirai fuori una felpa.
sorrisi tra me e me quando mi accorsi quale avevo pescato.

la indossai e uscii dalla stanza stanza insieme a Conan, che mi accompagnò in cucina e mi fece sedere al tavolo, mentre lui mi preparava un tè.

-lo sai che il tè mi terrà ancora più sveglia, vero?-
ridacchiai cercando di sdrammatizzare la tensione che troneggiava li dentro.

si voltò verso di me, poi posò la bustina ad effusione e mi prese un semplice bicchiere d'acqua.
-Forse hai ragione-
si sedette di fronte a me e sorseggiai il
mio bicchiere fissando il vuoto.

ad un tratto un uomo sulla sessantina passò davanti alla porta seguito da Oscar e Emily.
io e Conan ci guardammo e poi uscimmo insieme, restando l'uno di fianco all'altra cercando di ascoltare la loro conversazione.

si accorsero di noi ma continuarono a parlare.
-Avete fatto una buona mossa a non portarlo al pronto soccorso.-
disse quell'uomo che nel mentre si tolse il suo camice bianco e raccolse da terra una valigetta.
a sentire quella frase ebbi un tuffo al cuore.

-Possiamo entrare in camera adesso?-
chiese il padre di Blake. anche il suo tono era stanco e tremante.
il dottore prese un block notes e fece una prescrizione, che poi consegnò a mamma.

si voltò e strinse la mano a Oscar.
-Si, ma prima di cucirgli le ferite ho fatto un'anestesia totale, quindi non si sveglierà prima di domani mattina.-

era così tanto grave?

-vai da lui- mi sussurrò Conan all'orecchio.
alzai lo sguardo verso di lui che mi sorrideva.
mise un braccio attorno alle mie spalle e mi diede una spinta amichevole verso le scale.
lo ringraziai con un abbraccio in cui mi strinse forte.

arrivai al secondo piano e lentamente aprii la porta.
un grosso peso mi investì il petto quando lo vidi su quel letto.
con una mano sul cuore, quasi a voler calmare quel peso, mi avvicinai sedendomi al suo fianco.

la sua pelle solitamente colorata e piena di piccole efelidi adesso era pallida, le labbra gonfie e rosee erano screpolate e rovinate da un taglio sul centro.

il suo viso era rilassato.
non imbronciato, corrucciato o teso come sempre.
aveva uno zigomo pesto, il dottore gli aveva levato la maglietta e gli aveva fasciato l'addome.

quando ripensai al terrore provato quando lo avevo visto sanguinante e in procinto di svenire in macchina, capii una cosa:
potevo mentirmi tutte le volte che volevo,
ma niente, niente, avrebbe cambiato il tremore al mio cuore quando incrociavo i suoi occhi celesti.

anche entrambi i polsi erano ingessati.
quella vista mi fece male. cosa sarebbe successo se non li avessi visti, qualche ora prima?

la sveglia di fianco al suo letto segnava le due di notte passate.
allungai un braccio verso il suo viso e con due dita delineai il suo profilo malridotto e con qualche macchia violacea.

voltai il capo perché dalla porta entrò Oscar.
i suoi occhi volarono subito a Blake, e nel suo volto colsi solo un frammento della sua preoccupazione.
poi mi vide, e dalla sua smorfia non sembrò contento.

mi alzai dal letto con l'intento di lasciarlo da solo con suo figlio, ma la sua voce mi bloccò.
-lo hanno ridotto male.-
sfiorò delicatamente i lividi sul suo petto scolpito.
-ti devo ringraziare- aggiunse poi, tornando a guardarmi in viso.

non riuscivo a capire il motivo, ma la sua insolita freddezza verso di me e le espressioni leggermente corrucciate mi portavano a pensare che io avessi fatto qualcosa di sbagliato.

scrollai le spalle.
-Non ho fatto niente-

-Si, invece. Se non li avessi visti non sarebbero riusciti a tornare a casa sani e salvi.
Erano entrambi ubriachi.-

mi sedetti su una sedia della scrivania e cominciai a giocherellare con una matita.
ripensando a quel pomeriggio, il mio viso si incrinò involontariamente perché cominciai a provare un forte senso di colpa.

se non lo avessi mandato via in quel modo, forse sarebbe rimasto con me e non sarebbe successo niente di tutto questo.

quando li avevo trovati in quella strada poco illuminata,
Blake -che aveva le sembianze di un morto vivente- e Sophie erano talmente ubriachi che quando li trascinai in macchina si misero a ridere.

a ridere.

li portammo poi a casa e Oscar e Conan si caricarono il ragazzo sulle spalle, che si lamentava dal dolore ad ogni oscillazione.
mentre io e Emily portammo la bionda sul divano, anche lei reduce di una sbronza colossale.

-Mia nipote si è svegliata, ci ho parlato prima e mi ha raccontato ciò che si ricordava.-
iniziò l'uomo, in piedi di fronte a me.
si torturava le dite in modo nervoso e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza.

-Andiamo di sotto, però. Vieni.-
aprì la porta, e io rivolsi un ultimo sguardo a Blake.

mi lasciai cadere sulla sedia, ormai i miei muscoli bruciavano dalla stanchezza.

Vidi Oscar aprire uno sportello, e tirò fuori una piccola bottiglia di liquore trasparente.
mi guardò mentre ingollava quell'alcolico come se due ubriachi per quella notte non fossero bastati.

avrei voluto dirgli di smetterla, ma mi interruppe cominciando il racconto, quasi sussurrando.
-Ha cominciato dicendo che entrambi avevano chiaramente esagerato con i drink.-

Davvero? ma va, non me n'ero accorta.

continuò dopo essersi seduto di fronte a me.
-Usciti dalla discoteca chiamarono un taxi, ma un gruppo di ragazzi ubriachi cominciò ad importunarla...-

a quel punto avevo già capito tutto.
avevo capito tutto perché se Blake aveva fatto ciò che stavo immaginando, era tipico suo.

mi imbronciai quando notai che i suoi occhi leggermente rossi cominciavano a vagare per la stanza in modo frenetico.
il suo piede aveva preso a sbattere contro la gamba del tavolo causando rumore.

versò altro liquido nel bicchiere, per poi buttarlo giù d'un sorso.

-Oscar, forse è meglio se...-

-Poi si ricorda solo della reazione esagerata di Blake, e i ragazzi che reagivano a loro volta.... soltanto che loro erano una decina.-

ebbi una fitta alla testa, e immaginai la paura che doveva aver provato Sophie.
in quel momento non riuscivo ad odiarla.
osservai i movimenti di Oscar mentre usciva dalla porta e si sedeva sul divano, con la schiena scivolata in avanti e la testa chinata.

fece un pesante respiro, quasi sul punto di addormentarsi. Non era più lucido, non dopo aver finito una bottiglia di liquore.
i suoi occhi spenti ne erano la conferma.

sospirò di nuovo.
-Mio figlio le ha spezzato il cuore...lo amava da quando aveva undici anni.-

a quel punto, la domanda che per tutti quei giorni avevo avuto sulla punta della lingua, riuscii a liberarla:
-Allora perché lei è qua?-

alzò la testa e mi guardò con gli occhi soffusi,
poi abbassò le palpebre lentamente.
emise un piccolo sussurro prima di cascare con la testa su un cuscino:

-Io e tua madre avremmo dovuto farlo, in qualche modo.-

poi il silenzio.

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