MOÌRIAS-L'ombra della luce-

Por NediFo

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Da molto tempo ormai ad Aretem dominavano sofferenza e morte. Sotto il controllo della Strega era stato insta... Más

Booktrailer
PROLOGO
NOTA DELL'AUTRICE
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XIX
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
Epilogo
Brevi video sulle storie di Aaris e Nauìya
Ringraziamenti

XVIII

33 6 100
Por NediFo

Aaris

Aveva appena finito di raccontargli brevemente della sua vita e del modo in cui era riuscita a togliersi la maschera.

Louid era rimasto stupito, aveva detto che la sua forza di volontà era riuscita a superare la barriera e l'aveva liberata. Probabilmente alcuni legami della sua "tuta" – così la chiamava – erano difettosi e avevano portato a quelle deboli emozioni che aveva provato fin da quando era nata.

«È bello sai, parlare di nuovo con qualcuno, è ormai molto tempo che sono rinchiuso qui dentro» disse lui.

Aaris sorrise, non sapeva ancora nulla di quell'uomo, ma riusciva a leggergli negli occhi tutta la sofferenza che provava.

«Come è potuto accadere tutto questo?» gli domandò. Non riusciva a capacitarsi di tutto quello che Nauìya aveva fatto, come poteva una persona da sola cambiare in tale maniera un mondo intero?

«Sono stato uno stolto, tutto qua; sai, lei era la mia migliore amica, siamo cresciuti insieme» disse con un sorriso amaro mentre pareva immerso nei ricordi.

Aaris strabuzzò gli occhi, come poteva essere? E se davvero era così, perché ora lui si trovava rinchiuso in un luogo del genere mentre lei governava Aretem?

«Oh sì» rise l'uomo notando il suo sguardo. «Quando ci siamo conosciuti la prima volta lei era solo un'orfanella sporca di fango che cercava di rubare di nascosto del cibo dall'edificio dove ero stato cresciuto insieme agli altri bambini che avevano perso i genitori. La vidi mentre tentava di arrampicarsi sulle grate per entrare, era troppo alto per lei, ma persisteva a non arrendersi» raccontò con lo sguardo immerso nei ricordi, Aaris non riusciva a immaginare un tempo e un luogo tanto diversi da quello che era abituata a conoscere, le sembrava inconcepibile che dei bambini potessero perdere i genitori a una così tenera età, e ancora di più che potessero patire la fame al punto da essere spinti a rubare.

«La aiutai, le passai un pezzo di pane oltre al cancello e lei lo mangiò vicino a me senza parlare. Tornò anche il giorno dopo e quello dopo ancora, io iniziai a nascondere parte del mio pranzo per darlo a lei. Prendemmo l'abitudine di raccontarci che cosa avevamo fatto durante la giornata prima di incontrarci. Lei viveva ogni genere di avventura e ascoltarla era come leggere libri che narravano di storie appartenenti a un altro mondo. Eravamo molto diversi, e me ne resi conto subito, ma lei non sembrava annoiata quando le raccontavo dei miei esperimenti, anzi, mi incoraggiava, diceva che avevo talento. È grazie a lei che ho capito che quella era la mia vocazione, sono passato dal simulare una finta eruzione vulcanica di schiuma a realizzare oggetti in grado di volare, oggetti in grado di muoversi da soli partendo dalla forza meccanica, per poi studiare ogni cosa attorno a me tentando di comprenderne il funzionamento».

Fece una piccola pausa, forse ripensando agli anni della sua infanzia. Aaris era stupita di come quei ricordi fossero pieni di emozioni, tutte le sue memorie erano soltanto immagini piatte e senza significato, era come se non fosse mai esistita, le sue azioni erano destinate a svanire nel nulla, lei era destinata a diventare nulla, privare le persone delle loro emozioni era come farle cessare di esistere.

«Un giorno insistette perché io uscissi dall'orfanotrofio, perché venissi con lei. Non so perché, ma in quell'occasione la mia razionalità è stata sopraffatta dal desiderio di vedere il mondo insieme a lei, di vivere una delle sue avventure». Aaris non poteva biasimarlo, era rimasto rinchiuso per tanto tempo, vivendo il mondo solo attraverso i libri, era ovvio che volesse vederlo con i propri occhi, che volesse vivere.

«Fuggimmo insieme, la vita era molto più difficile di come avevo immaginato: iniziai a perdere il sonno per il terrore che accadesse qualcosa mentre dormivo, sussultavo a ogni sparo o boato in lontananza, e soffrivo i cambi di temperatura e le intemperie. Nauìya era la mia unica àncora di salvezza, mi ha protetto in ogni modo che le era possibile, mi tirava sempre su di morale, e un giorno mi donò un vecchio giubbotto che aveva trovato nei rifiuti. Non l'ho più tolto per moltissimo tempo, anche se era troppo grande per me, mi faceva sentire al sicuro».

Aaris sapeva che un tempo il clima cambiava stagionalmente passando da un caldo invivibile a un freddo in grado di congelare le ossa. Non sapeva come dovesse essere provare quelle sensazioni sulla propria pelle, le era stata negata questa possibilità, così come molte altre probabilmente.

«Cos'è successo poi? Come ha fatto a trasformarsi così tanto da voler condannare il mondo intero?» domandò. Non riusciva a capire, come poteva la bambina che Louid aveva descritto trasformarsi nella donna che aveva imprigionato tutta Aretem privandola della cosa più importante?

«Oh, non si è trasformata, è sempre rimasta la stessa, sono io che non ho saputo leggere abbastanza a fondo nella sua anima. Era divorata dall'odio e dalla sofferenza, ma ha sempre cercato di nasconderlo. Non ha mai superato la morte dei suoi genitori, con il tempo ha iniziato a vedere nelle emozioni la fonte di tutti i mali, ha tentato di reprimerle in tutti i modi possibili, rinchiudendosi dentro a una barriera impenetrabile. Ho creduto fosse solo un modo per difendersi dal ferirsi di nuovo, ma non mi ero reso conto che avesse intenzione di far svanire tutte le emozioni per sempre, altrimenti avrei tentato di fermarla» rispose. Il suo tono era estremamente addolorato. Aaris non capiva il ragionamento di Nauìya, come potevano le emozioni essere la fonte di tutti i mali? La sofferenza era giusta, era un modo per capire che c'era qualcosa che non andava e tentare di rimediare, soffocarla non poteva far altro che peggiorare ulteriormente le cose. Infatti era quello che era accaduto: il mondo si era spento, le persone avevano smesso di rendersi conto della loro sofferenza e credevano di vivere bene, credevano di essere felici quando in realtà erano divorate da un male che le corrodeva dall'interno.

«Nauìya ha riunito attorno a sé un piccolo gruppo di combattenti per sconfiggere la Strega. Loro sono poi diventati gli altri arconti che conosci bene immagino» quello lo sapeva, erano però coinvolti anche loro in quella mancanza di emozioni?

«Ci nascondemmo in un rifugio sotterraneo, il tempo in cui restammo lì fu il periodo più bello della mia vita» disse con occhi sognanti. «Conobbi Zen, la ragazza più incredibile che abbia mai visto, e l'amore della mia vita».

Ovviamente Aaris conosceva Zen, era l'arcontessa più di spicco dopo Nauìya, quella con cui sua madre aveva lavorato per un periodo. Le sembrava di ricordare che fosse sposata e che avesse addirittura dei figli, poteva essere che l'amore di Louid non fosse corrisposto?

«Era un'abilissima guerriera e una persona dolcissima. Trascorrevamo la maggior parte del tempo assieme parlando di qualunque cosa ci passasse per la mente. Non avevo segreti per lei e lei non ne aveva per me. Ci amavamo, ci amavamo moltissimo...» disse con la voce che gli si spezzava per la commozione.

«Perdonami, ricordare tutto quello che avevo, tutto quello che ho perso, mi fa malissimo» si scusò, asciugando una lacrima con un dito per tentare di nasconderla.

«Non riesco a perdonarmi per quello che le è accaduto, per quello che io le ho fatto» fece una pausa e si alzò in piedi voltandosi dall'altra parte, forse per celare il suo pianto sommesso.

Aaris non sapeva che cosa fare per consolarlo, non sapeva se alzarsi e abbracciarlo, o rimanere seduta e attendere che gli passasse. Decise di attendere, non conosceva abbastanza la situazione, temeva di dire qualcosa di sbagliato, qualcosa che lo avrebbe fatto soffrire di più.

«La mia vita è finita quando Nauìya ha privato tutti delle loro emozioni, persino lei, Zen, che aveva creduto nella salvatrice fin dall'inizio. Fino alla fine». Aaris lo guardò. Quindi anche gli arconti che l'avevano aiutata a uccidere la dittatrice erano stati privati delle loro emozioni? Il fatto che i Tecnici non avessero la maschera non era vero dunque? Se persino gli arconti erano burattini privi di ogni volontà allora quello che era sempre stato visto come un governo giusto ed equo era in realtà un regime totalitario in cui ogni reale scelta apparteneva a Nauìya.

«Zen aveva fede in Nauìya, credeva in un futuro più luminoso e giusto, eppure tutto ciò che l'avvolge ora è un manto di sofferenza e dolore. È tutta colpa mia, sono stato un codardo, non sono riuscito a salvarla, uno stolto, perché non mi sono reso conto subito di quello che stava accadendo attorno a me; sono riuscito a salvare la mia miserabile vita, ma come potevo andare avanti senza di lei? Come potevo continuare a respirare sapendo quello che le avevo fatto con le mie invenzioni? Come avrei potuto ridere di nuovo, sapendo che i suoi occhi sarebbero rimasti spenti fino alla fine dei suoi giorni?» Aaris sentì un groppo in gola, la sofferenza di quell'uomo doveva essere immensa, le sue invenzioni erano state usate contro di lui e gli avevano tolto per sempre ciò che aveva di più caro al mondo.

Si diresse verso un'altra camera senza dire una parola e lei lo seguì in silenzio per vedere cosa intendeva mostrarle.

C'era uno schermo a distanza messo in muto, al momento erano mostrate delle immagini degli arconti, tra loro, lì in bella vista c'era Zen. Ora che sapeva del rivestimento riusciva a vedere chiaramente i suoi occhi spenti mentre diceva qualcosa con un falso sorriso dipinto sul volto.

«Come posso andare avanti quando la vedo così ogni singolo giorno della mia vita? Ho pensato tante volte di porre fine a tutto questo, porre fine alla mia sofferenza, ma non posso, lei vive in parte ancora dentro al mio cuore e se morissi, ucciderei anche lei. Quindi soffro, soffro da quasi cinquant'anni ormai, ma devo resistere per lei» disse.

«Ricordo ancora i suoi occhi in lacrime quando me ne sono andato, se solo fossi riuscito a portarla via con me! E invece ho fatto un altro errore, un errore che lei ha pagato insieme a tutti gli altri sbagli che ho compiuto durante la mia breve e insignificante gioventù. In meno di vent'anni di vita ho disastrato il mondo intero compiendo un errore dopo l'altro, tutto ciò che ho fatto di buono è stato con lei, ma mi è stata portata via per sempre a causa della mia ingenuità». Louid si teneva il volto tra le mani, la sua sofferenza non poteva avere eguali, rimpiangeva i suoi errori, ma la colpa non era esclusivamente sua, Nauìya lo aveva ingannato, lo aveva preso in giro per tutto il tempo in cui erano stati insieme, diceva di odiare le emozioni, ma aveva fatto soffrire in una maniera indicibile le persone che le erano più vicine.

Aaris lo osservò per qualche istante, era un uomo distrutto, le emozioni lo stavano facendo soffrire in una maniera che lei non aveva ritenuto possibile, eppure continuava ad andare avanti, giorno dopo giorno, malgrado continuasse a ripetere di non esserne in grado. C'era qualcosa che gli dava forza, che faceva in modo che lui continuasse a combattere contro la sua disperazione. Erano le emozioni stesse a farlo andare avanti, l'amore, la speranza, la volontà, che lo rendevano più forte di quanto lui stesso si rendesse conto.

«Non hai mai pensato di arrenderti e metterti pure tu la maschera per vivere come tutti gli altri?» gli domandò. Lei non lo avrebbe mai fatto, ma comprendeva che con quel vecchio la vita era stata alquanto crudele, era comprensibile che decidesse di smettere di soffrire.

Lui sollevò lo sguardo verso di lei, i suoi occhi erano lucidi, le guance rigate dal pianto, ma gli leggeva nello sguardo la risposta.

«Nella mia vita ho fatto un errore dopo l'altro, moltissime persone sono morte per colpa mia e molte altre lo faranno. Dopo la Grande Cancellazione, dopo che ho perso la mia Zen, mi sono ripromesso che non avrei mai più fatto errori. Accettare l'esagonite è uno sbaglio che ha fatto quasi tutta la popolazione che ora ne sta pagando il prezzo, non lo commetterò anche io, mai e poi mai. In molti scelgono la via più facile, perché il dolore spaventa, ma è l'unica via, è l'unica via» rispose.

In un certo senso le ricordava quello che lei aveva detto a Kollh quando avevano litigato, lui aveva commesso un errore, aveva scelto la via più facile, la via che lo avrebbe portato alla rovina, ma lei non lo avrebbe permesso. Era ormai troppo tempo che le persone vivevano in quello stato, forse se non potevano scegliere da sole, avrebbe potuto farlo lei per loro.

Guardò Louid. Era debole e con il cuore spezzato da anni di sofferenze, ma aveva una grande forza che probabilmente neanche lui era in grado di scorgere.

«Ascoltami, sei tu che hai inventato l'esagonite, ne conosci ogni segreto e sfaccettatura, ogni debolezza. Perché non hai fatto nulla per tutto questo tempo? Perché anziché combattere la tua infinita battaglia interiore, non vinci la guerra invisibile che sta tenendo in scacco il mondo intero? Perché non hai già posto fine a tutto questo liberando tutti?»

Lui abbassò lo sguardo. Sembrava rammaricato.

«Non sono così in gamba come credi, non sono l'unico del nostro gruppo ad aver tentato di fermare Nauìya, ma lei è troppo forte, ha il controllo su ogni cosa, non c'è scampo, non ci sono possibilità» disse.

«Ti prego, quello che stai facendo è un altro errore, ti stai facendo dominare dalla paura, stai scegliendo la via più facile, quella sicura, ma sei davvero certo che sia giusto abbandonare tutte quelle persone che non hanno potuto scegliere? Le persone come me, che sono nate in un mondo sbagliato, e che sono cresciute credendo che questa fosse la normalità, persone che sono nate prigioniere perché chi le ha precedute ha fatto l'errore di scegliere la via più facile. Se io fossi stata ancora come loro, avrei voluto che qualcuno lottasse per permettermi di iniziare a vivere, e tu puoi farlo! Sei l'unico che conosce l'esagonite, l'unico che può eliminarla per sempre. Io ho fatto la mia scelta, non mi importa che cosa farai tu, ma sei veramente certo che la tua via sia quella giusta?» gli domandò, guardandolo dritto negli occhi leggermente celati dalle lenti degli occhiali rigate dalle lacrime.

Lui la osservò, sembrava guardarla in una nuova maniera, sembrava... stupito? Ammirato? Non avrebbe saputo dire, sapeva solo che qualcosa si era acceso dentro di lui.

«Hai ragione, è giunto ilmomento di porre fine a questa storia».

Capitolo abbastanza leggero in cui abbiamo potuto conoscere un altro frammento della vita dei nostri personaggi.

La storia di Louid è abbastanza triste già da sola ma ho pensato di mettervi un po' più nel mood della sua sofferenza 😏🙄.

Lo so, il video è un po' lungo, ma ho deciso di mettere tutta la canzone anche perchè secondo me è davvero azzeccata per loro due.

Comunque sia, non crediate di poter tirare un sospiro di sollievo ora che sapete che cosa è successo a Zen, le sorprese non sono ancora finite😏

E con questa nota positiva vi saluto, ci vediamo lunedì con i pov di Nauìya, Louid e Tike!

NediFo

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