As Above, So Below - 𝘚𝘵𝘦𝘷...

By prisonrsoflove

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È la Primavera del 1986, e Nell è quasi pronta a dire finalmente addio a Hawkins una volta per tutte. Sebbene... More

*:・ CAST ✩‧₊˚
Uno: Strane Congiunzioni Astrali e Conformismo Forzato
Due: Nell L'Avvocato (Delle Cause Perse)
Tre: Possiamo Parlare?
Quattro: La Leggenda di Rick Spinello
Cinque: Like a Virgin
Sei: Hawkinsgate
Sette: L'Ultimo Giorno sulla Terra
Otto: Una Porta sul Retro
Nove: Il Messaggero di Vecna
Dieci: Il Portale
Undici: Pipistrelli, Brutte Ferite e Questioni Scomode
Dodici: Quel Ragazzino Riesce Sempre a Disturbare i Nostri Momenti
Tredici: Ci Vediamo Dall'Altra Parte
Quattordici: Papà
Sedici: New York State Of Mind

Quindici: Resisti

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By prisonrsoflove

"...Ai miei figli, per cui avrei voluto e dovuto essere un padre migliore: mi dispiace.
Il mio gesto non ha nulla a che fare con voi, spero lo sappiate.

A volte mi piace immaginare una vita lontana da Hawkins, una in cui possiamo essere una famiglia normale, felice.

La verità è che ci sono tante cose che cambierei della mia vita, ma la prima fra tutte è il male che ho fatto a voi, facendovi credere per anni di non essere abbastanza, di non meritare l'amore che avrei potuto darvi.

Non siete voi il problema, non lo siete mai stati. Sono sempre stato io.

A Claudia, la donna che più ho amato: grazie per aver cresciuto i nostri due splendidi figli con tutto l'impegno e l'amore che potevi donare loro. Hai fatto uno splendido lavoro.

A Dustin, il giovane uomo più intelligente e astuto che abbia mai avuto il piacere di conoscere: non cambiare mai. Coltiva ogni tuo interesse con la stessa, medesima curiosità che ti ha sempre contraddistinto.

E infine, a Nell, la persona più giusta e razionale che abbia incontrato nei miei quarantasei anni sulla Terra: sono certo che sarai un ottimo avvocato, proprio come sognavi quando eri bambina e mi aiutavi a sistemare i dischi in negozio, sulle note di Summer '68.

Spero sia un buon viaggio.
Con amore,
Paul"

Finisco di leggere la lettera che mio padre ha lasciato sul letto del motel, la vista annebbiata per via delle lacrime. Continuo a fissare la sua scrittura ordinata sulla carta ingiallita, realizzando che è quella che ho tra le mani è l'ultima testimonianza tangibile che ci resta di lui.

Dopo aver visto quella scena, io e Steve abbiamo dovuto pensare in fretta: non potevamo farci trovare lì, con il rischio di essere considerati degli ipotetici sospettati o peggio, con il rischio che ci riconoscessero e chiedessero qualcosa riguardo a Eddie.

Ce ne siamo dovuti andare, e l'unica cosa che abbiamo potuto fare date le circostanze è stato chiamare il numero d'emergenza e scappare via dalla finestra. Forse non avrei dovuto prendere la lettera, ma è stato un qualcosa che ho fatto senza pensare, come uno strano riflesso automatico che mi ha fatto afferrare quella busta sapendo già cosa ci sarebbe stato all'interno.

Per nostra fortuna poi, dubito che la receptionist abbia prestato abbastanza attenzione a me e Steve da poterci descrivere alla polizia e dargli un'idea di chi potrebbero essere le ultime persone ad aver visto vivo l'uomo della stanza 14B.

Sollevo il capo per guardare mio fratello, che si asciuga velocemente una lacrima sfuggita al suo controllo. Tira su con il naso, per poi levarsi il cappellino dalla testa.

Mi guarda, ed è evidente che non sappia esattamente cosa dire, e forse neanche cosa provare. Lo osservo, e riesco solo a pensare al fatto che vorrei proteggerlo da tutto questo dolore, poterlo assorbire e farlo soltanto mio, togliendogli questo peso dalle spalle, ma so che non si può.

Quello della morte è un concetto con cui ho avuto a che fare svariate volte nella mia vita fino ad ora, ma credo non riuscirò mai ad abituarmi davvero all'idea che una persona semplicemente non ci sia più.

Certo, non ho ancora dimenticato la voce di Barb, le sue lentiggini o il colore dei suoi occhi, ma so che prima o poi succederà.

So che mio padre sarà sempre tale anche se non c'è più, e so già anche come si vive una vita senza di lui, ma l'idea che il mondo vada avanti mentre lui non è qui per vederlo cambiare mi provoca una sensazione di vuoto sotto i piedi, come se la Terra stesse improvvisamente girando nel senso opposto.

Mi sporgo in avanti, prendendo le mani di Dustin, che solleva lo sguardo per scrutarmi. Le stringo, e i nostri occhi sono così simili che per un attimo mi sembra di stare per parlare anche a me stessa, come se mi stessi guardando allo specchio.

«Sono e sarò sempre qui per te, Dustin, va bene? Questo mondo fa schifo, ma tu sei il mio fratellino e io ti proteggerò da qualsiasi cosa» gli confido, e lui annuisce, ascoltando attentamente ogni mia parola.

È cresciuto, è un adolescente fatto e finito, ma in questo momento è lo stesso bambino che veniva da me ogni volta che litigava con i suoi amici per una campagna di D&D finita male o quando quegli imbecilli di Troy Walsh e James Dante lo tormentavano.

«Ti voglio bene, Nell» afferma, rifugiandosi tra le mie braccia. Lo stringo, chiudendo gli occhi e cercando di godermi quanto più possibile questo momento.

«Te ne voglio anche io» sussurro, lasciandogli un bacio tra i ricci castani.

Rimaniamo così per qualche minuto, immersi nella quiete. Per un attimo mi dimentico persino di essere in una roulotte che gli altri hanno ben pensato di rubare mentre io e Steve eravamo da mio padre.

Non so perché, ma ho la netta sensazione che il furto fosse parte integrante del geniale piano di Eddie.

Sentiamo bussare alla porta, che si apre pochi secondi più tardi.

«Mi dispiace dovervi disturbare, ma è quasi ora» afferma Nancy con tono deciso, e noi due sciogliamo l'abbraccio, annuendo.

Nance si volta, facendo cenno agli altri di entrare.

Uno a uno, Eddie, Robin e Steve salgono sul caravan, i primi due vestiti proprio come se stessero per andare in guerra. D'altronde, quel posto non si chiama War Zone per nulla...

«State bene?» domanda Eddie con un filo di voce, e io annuisco per entrambi. Non è la verità, ma non è questo il momento per parlarne.

«Ripassiamo il piano, ok? – incalza Nancy, e tutti ci facciamo più attenti. Volge lo sguardo a ognuno di noi, come se fosse una vera e propria interrogazione – Fase uno»

«Incontriamo Erica al parco giochi, che farà un segnale a Max e Lucas quando siamo pronti» risponde prontamente Robin, concentrata e seria come non l'ho mai vista.

«Fase due»

«Max attira Vecna. Lui verrà per lei e cadrà in trance» dice Eddie, che non è mai stato tanto preparato.

«Fase tre?»

«Noi attiriamo i pipistrelli» afferma Dustin indicando se stesso e Eddie, che nel frattempo si è messo la sua armatura, che per qualche strana ragione, sospetto sia neanche troppo velatamente ispirata a qualche personaggio di D&D.

Non so da dove tiri fuori la forza per mettersi in gioco in questo modo, e tra le altre cose, l'idea che questo piano possa andare male unito al rischio di perdere mio fratello mi fa venire un nodo alla gola, ma non c'è stato modo di dissuaderlo dal farlo.

Eddie mi ha promesso solennemente di proteggerlo, e io ho deciso di fidarmi di lui più per salvaguardare la mia sanità mentale che altro.

«Quattro?»

«Entriamo nel covo di Vecna libero dai pipistrelli e... – Robin agita la nostra molotov fatta in casa con un certo orgoglio – Flambé»

Nancy annuisce, per poi rivolgere l'attenzione a me e Steve.

«Quanto a voi...»

«Sempre i fottuti babysitter» sospira Steve, scuotendo il capo. Sorrido, posando una mano sulla sua spalla. Qualcuno dovrà pur proteggere quei marmocchi.

Steve non è stato esattamente entusiasta di questa spartizione dei ruoli – la sua prima reazione è stata testualmente "perché Munson può avere il suo momento da Rambo e io no?", – ma non mi avrebbe mai lasciata qui da sola, o tantomeno avrebbe fatto correre un rischio simile a Lucas, Max e Erica.

Nance sospira, tesa come una corda di violino. Riesco a percepire perfettamente il suo chiaro nervosismo.

«Nessuno passi alla fase successiva se non ci siamo sentiti. Non discostiamoci dal piano per nessuna ragione – impera, e tutti annuiamo all'unisono – Capito?»

«Capito»

Usciamo dalla roulotte, ognuno pronto ad adempiere al proprio compito. Prima di separarci però, sento l'irrefrenabile bisogno di fare una cosa che so per certo che se non facessi, mi farebbe pentire per il resto dei miei giorni.

«Nellie, la mia auto è da quella parte» mi fa notare Steve, e io do un altro sguardo al resto del gruppo, che sta per entrare nella roulotte di Eddie dove il portale li attende.

«Lo so, ma... devo fare una cosa prima. Ci metto poco, lo giuro» farfuglio velocemente, lasciandogli un fugace bacio sulla guancia prima di correre dagli altri.

«Eddie, hey!» lo richiamo, e il ragazzo si volta, guardandomi con fare curioso.

«Henderson, stai già rallentando il piano» asserisce e io sorrido, alzando gli occhi al cielo divertita.

«So che ti ho già detto di tenere gli occhi aperti per mio fratello, ma... ti prego, non fare cazzate. Se le cose dovessero mettersi davvero, davvero male, allora interrompete. Siamo d'accordo?»

Eddie solleva un angolo della bocca, per poi alzare le sopracciglia.

«È un modo piuttosto lungo per dire che ti mancherei troppo se dovesse succedermi qualcosa» afferma, e io gli do un pugno affettuoso sul braccio.

«Sto solo dicendo di non fare gli eroi. Siete praticamente solo–»

«Delle esche. Lo sappiamo, non c'è pericolo. Ti sembro forse un eroe? – domanda retorico, indicandosi con un sorrisetto. Prima che io possa rispondere, si fa improvvisamente serio – Nell?»

Sollevo lo sguardo, spronandolo a continuare. Tuttavia, lui esita, come se stesse riformulando il suo pensiero.

«Grazie» dice soltanto, e io capisco esattamente cosa intende.

Grazie di essermi stata amica quando nessuno lo avrebbe fatto. Grazie di aver lottato per me. Grazie di essere stata al mio fianco.

Faccio un cenno, ma lui è più veloce di me: mi circonda in un abbraccio, un gesto che vuole dire tante, tantissime cose.

Ci stacchiamo, guardandoci per l'ennesima volta negli occhi.

«Fate il culo a quei piccoli stronzetti, intesi?» affermo, e lui annuisce.

«Eddie!» lo richiama imperativa Nancy, e questo è l'esatto segnale che ci fa capire che a questo punto è davvero ora di andare.

Mi fa un cenno, e io lo guardo entrare nel camper con addosso un'amara sensazione, uno strano presagio che non riesco a scacciare, ma che decido in fretta di imputare alla mia negatività cronica.

«Tesoro, va tutto bene?» domanda Steve raggiungendomi, circondando le mie spalle con un braccio. Mi volto a guardarlo stranita, mentre un sorrisetto si fa largo sul mio volto.

«Tesoro?» domando sorpresa, e lui sospira, passandosi una mano tra i capelli.

«Scusami tanto se cerco di essere dolce» borbotta sottovoce, e io scoppio a ridere. Mi devo ancora abituare a queste dinamiche tra me e Steve, ma devo ammettere che tutti questi tentativi da parte sua sono semplicemente adorabili.

«Forza, muoviamoci tesoro» lo canzono, e lui alza gli occhi al cielo, ma non è realmente infastidito.

Ci dirigiamo finalmente verso la sua auto, pronti ad andare per l'ultima volta verso ciò che rimane della vecchia villa dei Creel.

✧˖*°࿐

«Posso parlarti di una cosa?»

Nell'abitacolo c'è un silenzio assordante, disturbato solo dal rumore quasi impercettibile della radio, lasciata accesa a volume bassissimo.

Steve tiene le mani ben salde sul volante, guardando dritto davanti a sé. Siamo quasi arrivati alla Morehead, e in questa parte della città le strade sono praticamente già deserte da quando è calato il sole.

Devo dire che insieme alla prospettiva di quello che sta per succedere, l'atmosfera mi dà a dir poco i brividi.

«Certo. Di che si tratta?» mi volto a guardarlo, e c'è uno strano nervosismo nei suoi gesti e nel suo sguardo. Di solito, Steve ha sempre questo modo di fare come se il mondo gli dovesse un favore, anche in queste situazioni di vita o di morte.

Sotto questo aspetto siamo praticamente opposti, ma credo sia proprio ciò che ci rende un duo dinamico o qualcosa del genere.

In questo momento però sembra nervoso, come se qualcosa lo turbasse quasi più di quanto possa fare uno stregone ultradimensionale con poteri sovrannaturali.

«Ok, ehm... – si schiarisce la voce, poi si passa velocemente una mano tra i capelli – Ricordi che al liceo ero nella squadra di nuoto?»

«Sarebbe impossibile dimenticarlo, visto il numero spropositato di volte in cui tiri fuori l'argomento» ridacchio, e Steve continua a tenere gli occhi fissi sulla strada. Si volta verso di me solo per un istante, come se volesse assicurarsi che lo sto ancora guardando.

«Pensavo... sarebbe figo lavorare in piscina – farfuglia, e quasi mi verrebbe da ridere. Non perché sia una cattiva idea, ma per il modo adorabile in cui lo dice – Non lo so, magari potrei combinare le mie doti da babysitter con la mia carriera fallita da bagnino e fare l'istruttore di nuoto per bambini, o qualcosa del genere. Qualsiasi cosa pur di non dover avere più Keith De Marco come capo» continua a blaterare senza sosta, e io sorrido intenerita.

È bello vederlo fare dei progetti e avere delle aspirazioni, capire quali sono i suoi punti di forza e i suoi meravigliosi pregi così da mettersi finalmente in gioco, perché che lui ci creda o no, la sua vita non è finita quando non è stato accettato al college, tantomeno quando è caduta la corona di Re Steve. Anzi, tutt'altro. È appena cominciata.

«Nellie ti prego, dì qualcosa. È un'idea così di merda? Cosa ne pensi?» chiede speranzoso, e io mi rendo conto di essermi persa ad ammirarlo per l'ennesima volta. Ormai sta diventando un'abitudine, insieme al fatto che lui, puntualmente, sembra non rendersi esattamente conto dell'effetto che mi provoca.

«Penso sinceramente che... oh mio Dio, frena

Steve inchioda ad appena un paio di metri di distanza da un pedone, che nonostante tutto, rimane imperterrito in mezzo alla strada a fissarci, senza muovere neppure un muscolo.

Sgrano gli occhi, riconoscendo dopo qualche secondo chi sia la persona in questione. Con quella giacca dei Tigers e il cappellino sempre calcato sulla testa non ci sono dubbi su chi possa essere.

«Chance Craven?» chiede Steve confuso, dando voce ai miei pensieri.

Prima di poter fare altre domande, Chance comincia a battere i pugni sul cofano dell'auto, facendoci sobbalzare, e personalmente, anche temere che l'airbag ci scoppi in faccia.

«Finalmente siete arrivati anche voi! Vi stavamo giusto aspettando» esclama, mettendomi i brividi. Unisco in fretta i puntini, maledicendomi mentalmente per non aver dato la giusta importanza alla minaccia rappresentata da Jason e il suo gruppo.

Fortunatamente l'auto di Steve ha la chiusura centralizzata, e con un movimento veloce si premura di attivarla, così da chiuderci al sicuro dentro l'auto. Chance si avvicina alla mia portiera con uno scatto, cercando di aprirla in ogni modo.

Come diavolo ha fatto la squadra di basket a scoprire il nostro piano? Insomma, sapevo ce l'avessero con noi, ma come sono arrivati a capire che il punto nevralgico di tutta la storia è la villa dei Creel?

«Che cazzo facciamo?» chiede Steve agitato, mentre il pazzo fuori dall'auto comincia a tirare pugni ai finestrini mentre sbraita frasi indicibili.

«Lo investiamo»

«Nell

Ok, forse non è la scelta più ponderata, me ne rendo conto, ma cosa puoi fare quando un giocatore di basket alto un metro e novanta si piazza davanti a te con la chiara intenzione di farti del male?

Il mio pensiero va subito a Erica e Lucas, ma soprattutto a Max; spero che questi scimmioni non abbiano interferito in maniera irreparabile con il piano, anche se qualcosa mi dice che la brutta sensazione che ho all'altezza dello stomaco non è soltanto un infondato presagio.

«Merda, la strada è troppo stretta per aggirarlo – asserisce Steve, e anche io cerco di pensare in fretta – Posso prenderlo a pugni. Lo mando al tappeto e poi ce ne andiamo alla villa dei Creel mentre lui rimane qui malmenato e spalmato sul cemento» farfuglia velocemente, e io mi volto a guardarlo.

«Vogliamo davvero avere di nuovo questa conversazione? Non hai mai vinto una rissa, Steve!» esclamo spazientita, e lui fa scoccare la lingua sul palato.

«Soldato russo, estate del 1985. Ti dice nulla?»

«Sta' zitto e fammi pensare a un piano che possa effettivamente funzionare» sbotto, mentre lui sospira.

Chance smette di battere sul vetro per un attimo, togliendosi lo zaino dalle spalle. Lo posa a terra, e fa esattamente quello che più temevo: ne estrae una mazza da baseball, cominciando a batterla sul vetro nel tentativo di distruggerlo.

Chiudo gli occhi cercando di concentrarmi, pregando che Chance non riesca nel suo intento. Steve osserva la scena scuotendo il capo contrariato, e in questo momento credo tema più per l'incolumità della sua auto che per noi.

Do uno sguardo ai sedili posteriori, notando la mia borsa in un angolo e macchinando velocemente un piano.

Senza dire niente mi sporgo per afferrarla, per poi ravanare al suo interno.

«Non credo riuscirai a corromperlo con delle gomme da masticare, se è quello a cui pensavi» afferma Harrington nervosamente, alternando il suo sguardo dalle mie mani all'idiota fuori dall'auto.

«Ho dello spray al peperoncino qui dentro – spiego, e Steve inarca le sopracciglia – Che vuoi? Ce l'ho per legittima difesa, è legale!» mi giustifico, e lui si pizzica il ponte del naso.

Riesco a scorgerlo, afferrandolo senza tirarlo fuori dalla mia borsa; non voglio che Chance lo veda.

«Esci tu per primo e lo immobilizzi, poi io gli spruzzo lo spray negli occhi. Lavoro di squadra, ok?» impero, e Steve non questiona neanche il mio piano, anzi: è già pronto all'azione.

Mette il dito sull'interruttore per aprire l'auto, senza però premerlo. Tiene l'altra mano sulla maniglia della portiera, pronto ad aprirla, e i suoi occhi sono su di me, in attesa di un via.

Deglutisco, afferrando lo spray. Conto fino a tre, poi annuisco.

Steve non se lo fa ripetere: sblocca l'auto, e in men che non si dica apre la sua portiera, cosa che fa immediatamente anche Chance con la mia. Prima che possa mettermi le mani addosso però, Steve tiene ferme le sue braccia, immobilizzandogliele dietro la schiena mentre spruzzo con un gesto veloce lo spray dritto dritto nelle sue cornee.

Chance si lascia scappare un grido di dolore, liberandosi dalla presa di Steve per accasciarsi a terra strofinandosi gli occhi. Mi chiedevo quando mi sarebbe tornato utile questo coso, in effetti.

Lascio cadere la boccetta vuota, e io e Steve ci guardiamo per un attimo prima di correre all'impazzata verso la villa dei Creel, che dista soltanto pochi metri.

«Steve! Nell!» grida quella che riconosco essere la voce di Erica, che in questo momento è schiacciata sotto il peso di Andy Melman, il quale la tiene ferma per un braccio con la minaccia di spezzarglielo. Il piano dev'essere andato in fumo se questi stronzi hanno preso di mira anche lei. Niente Erica, niente segnale a Lucas e Max, che a questo punto spero non sia ancora entrata in contatto con Vecna.

Nancy è stata chiara: il piano è stato escogitato e doveva essere preciso, perfettamente cronologico. Se fosse saltato un punto, sarebbe saltato anche tutto il resto.

Andy ci guarda confuso, ma prima che possa dire qualsiasi cosa mi avvicino, tirandogli un calcio dritto sul naso.

Questo sarà divertente da raccontare a Eddie, poco ma sicuro. Sarà orgoglioso di me per aver dato una lezione a due della squadra di basketball.

Erica si divincola dalla presa del ragazzo, balzando in piedi.

«Jason è lì dentro e ha una cazzo di pistola! Max e Lucas sono in pericolo!» ansima la ragazzina.

Senza neanche doverci pensare entriamo nella casa abbandonata, illuminata solo da una luce blu al piano di sopra.

Saliamo le scale, e lo spettacolo che ci attende è decisamente il peggiore che potevamo immaginare: Max è in stato di trance, gli occhi ribaltati e la totale incapacità di sentire ciò che sta succedendo nel mondo reale. Fisicamente è ancora qui, ma con la mente temo sia ormai ben oltre il punto di non ritorno.

Jason e Lucas stanno lottando, e quando un vetro si rompe in mille pezzi sulla testa del secondo, capiamo in fretta chi sta avendo la meglio.

Steve accorre, arrivando alle spalle di Jason cominciando a lottare con lui, mentre io ed Erica cerchiamo in ogni modo di risvegliare Max.

«Il suo walkman! Dov'è?!» domando disperata, guardando in giro per la soffitta. Quando lo scorgo sul pavimento, schiacciato a metà e praticamente inutilizzabile, il mio cuore ha un tuffo.

«Vecna deve averla presa prima che... prima che potessi dare il segnale – spiega Erica in maniera concitata – Nancy e Robin non si sono fatte vive, poi sono arrivati Andy, Chance e Jason e–»

«Max!» la richiamo disperata, sperando che in qualche modo lei possa sentirmi, anche se so bene che è impossibile.

La colluttazione tra Jason e Steve non sembra andare tanto meglio: Steve è a terra, mentre Jason continua a tirargli dei calci sulle costole, senza neanche dargli modo di prendere fiato. Si avventa poi su Lucas, mettendogli le mani al collo per soffocarlo. Erica cerca di andare in difesa di suo fratello, ma viene spinta via da Jason, che è talmente fuori di sé da non sembrare neanche umano.

Accorro verso Steve cercando di farlo rialzare in piedi, ed è in quel momento che Max viene sollevata da terra, restando ferma a mezz'aria. 

Rimane immobile, sospesa nel vuoto. Con uno scricchiolio secco e terrificante, Vecna non comincia a rompere i suoi arti, uno ad uno.

Una gamba, poi l'altra. Il braccio destro, poi il sinistro.

Osservo la scena inerme, sentendomi così impotente.

È questa la fine, quindi.

Abbiamo lottato, ci abbiamo provato, ma alla fine, forse era prevedibile fin dall'inizio come sarebbe finita.

Siamo solo degli stupidi, ingenui ragazzini. Mio padre aveva ragione, tutto questo è più grande di noi, troppo pericoloso, e non ha nessun senso provare a batterlo.

Vecna ha vinto.

Chiudo gli occhi rassegnata, aspettando rassegnata che tutto questo finisca. Mi appoggio a Steve, che solleva a fatica un braccio per asciugare con il pollice una lacrima che riga la mia guancia.

Aspetto il momento peggiore, quello in cui Vecna incassa gli occhi nel cranio della sua vittima e gli spezza la mandibola, ma contro ogni previsione, Max smette di fluttuare, cadendo rovinosamente a terra.

In quello stesso istante, Lucas si libera dalla presa di Jason, accorrendo verso la rossa, gridando il suo nome a gran voce.

«Max!» si accovaccia, prendendola tra le sue braccia. Max è ancora con noi.

Sgrano gli occhi, e con molta fatica anche Steve riesce a sollevarsi dal pavimento, osservando la scena incredulo.

«Lucas io... io non sento niente, non vedo niente» gli dice con un filo di voce.

«Lo so, lo so. È tutto ok – cerca di tranquillizzarla, accarezzandole i capelli fulvi – Chiamate un medico! Serve un'ambulanza!» esclama Lucas, ed Erica non se lo fa ripetere. In un men che non si dica corre giù per le scale, alla disperata ricerca di un modo per contattare i soccorsi.

«Ho paura, ho tanta paura – mormora Max – Non voglio morire, non sono pronta»

Lucas scuote il capo, e io gattono fino ad arrivare a loro, carezzando la testa di Max in un vano tentativo di rassicurarla.

«Non morirai, Max. Tu non morirai» le dico tra le lacrime, e Lucas annuisce. Sento una mano sulla spalla, e riconosco subito il tocco di Steve.

«Resisti» le dice Steve, e io piango ancora più forte, lasciandomi andare tra le sue braccia.

«Max! – la richiama Lucas, mentre il corpo della ragazza è in preda a delle convulsioni – Max, no! Resta con me, Max, resta con me! Resisti!»

Lo sguardo della ragazza si spegne, la sua espressione paradossalmente rilassata mentre le sue labbra si schiudono ed esalano il suo ultimo, doloroso respiro.

Lucas singhiozza rumorosamente, e stretta al suo petto, sento Steve sussultare per via dei singhiozzi che sta cercando di non lasciarsi scappare, non davanti a Lucas.

Arrivata a questo punto dovrei essere abituata, è vero, ma è anche vero che niente ti preparerà mai a questo dolore. È come perdere un pezzo di te ogni singola volta.

D'un tratto, una forte scossa di terremoto ci fa sobbalzare, e una spaccatura infuocata comincia a distruggere a metà tutto quanto.

È esattamente come nella mia visione: Hawkins distrutta, i mostri, le fiamme. È tutto reale.

Lucas sposta velocemente il corpo di Max, mentre Steve mi stringe ancora più forte a sé.

La spaccatura si propaga, arrivando fino a Jason, che ancora riverso per terra, non fa in tempo ad alzarsi, venendo diviso in due tra le sue urla di dolore.

Tutto trema, e io so perfettamente cosa sta succedendo. 

Le faglie dal Sottosopra si stanno aprendo, i portali si stanno collegando nei quattro punti.

«Dobbiamo andarcene da qui» afferma Steve, ma Lucas lo ignora, continuando a stringere Max.

«No. I soccorsi arriveranno. Lei starà bene» mormora, e noi non osiamo contraddirlo.

Io e Steve ci scambiamo un veloce sguardo, e nei suoi occhi riesco a scorgere lo stesso pensiero che affolla la mia mente: niente sarà più lo stesso da ora in avanti.

✧˖*°࿐

NdA

Sono trascorsi circa ottantaquattro anni e mi vergogno un po' a scrivere questo piccolo angolino, ma credo sia doveroso...

Dunque, l'ultimo aggiornamento è stato sei mesi fa e non so neanche se qualcuno segue ancora questa storia, però ho avuto delle buone ragioni giuro 🥹

In primis, ammetto di aver perso un po' l'ispirazione per questa storia, o meglio, sapevo già in principio come sarebbe finita e dove volevo far arrivare i personaggi, ma questo capitolo mi ha messo a dura prova per settimane, fino a quando non ho smesso del tutto di pensarci per concentrarmi su altre cose che sono successe nella mia vita, prima tra tutte la mia carriera universitaria, che ormai è giunta quasi al termine (pregate per me che a giugno ho l'ultimo esame). Quindi, tra la tesi e tutto quanto, questa storia è diventata un pensiero secondario nella mia mente, e nonostante volessi finirla, ero arrivata ad un punto di stallo... mi dispiace, lo giuro, ma come ho scritto spesso in queste piccole postille finali, per me scrivere è un passatempo, non un dovere o un obbligo, e pertanto, ho preferito aspettare che mi tornasse l'ispirazione, piuttosto che forzarmi e scrivere qualcosa che non mi piace per niente.

Comunque! Siamo alle battute finali, il prossimo sarà l'ultimo capitolo/epilogo e io non vedo l'ora di farvelo leggere, visto che giace nella mia testolina e in parte nel mio computer dall'estate scorsa hahah

Ho cambiato alcune parti rispetto alla serie originale, primo fra tutti Steve che al posto di andare nel Sottosopra con Nancy e Robin, rimane con Nell a Hawkins per vegliare su Max, Lucas ed Erica, come i bravi babysitter che sono...

Spero che il tanto sospirato nuovo capitolo vi sia piaciuto, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate!

Grazie di aver aspettato tutto questo tempo, e grazie come sempre di seguire la storia.

Alla prossima (che non sarà tra sei mesi, lo giuro!)

S.❣️

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