ᴘʀɪꜱᴏɴᴇʀ ʜᴇᴀʀᴛꜱ

By sallyclaim

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Un carcere, delle celle, pareti fradicie di dolore. Keira Reyes, 19 anni, dopo aver intrapreso un corso di ps... More

dedica🦋
- cast -
‼️ premessa e warnings ‼️
prologo 1.1
prologo 1.2
first meeting
Nigel Carter
a game of chess
hypocrisy
wounds
half closed door
we used to be close
nearness
something wrong
I set fire to the rain
extinguished cigarette
fire on (part. 1)
fire on (part. 2)
controversial past
butterflies

fire off

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By sallyclaim



🔴🔴🔴

Questo capitolo potrebbe contenere riferimenti indiretti ad argomenti sensibili, quali suicidio o vari disturbi, se siete sensibili scorrete

Nigel

"Amico, ti hanno scarcerato finalmente!" esclama Jered ridacchiando, mentre si affretta a venirmi incontro.

La guardia si affretta a lasciarmi il braccio, permettendomi di oltrepassare le sbarre affinché riesca a chiudere a chiave.

"Già" mi limito a dire guardandomi intorno.

Beh come si usa dire: si torna sempre dove si è stati bene.

Jered è l'unica persona che conosco qui dentro e, per conoscere, intendo che lui protegge me e io faccio lo stesso con lui, lui conosce la mia storia e io la sua. Un po' come lo scudo e la spada.

Quando mi spostarono qui, il mio primo compagno di cella fu proprio lui. Inizialmente non gradivo la sua presenza, le sue domande, le sue battute. Una volta arrivai al punto di prenderlo a pugni e lui, per non causarmi problemi, si inventò di essere caduto mentre giocava a football. Non avrei mai immaginato che questa specie di palla da bowling sarebbe diventata il mio braccio destro.

Al pensiero di tutto ciò una risata mi sfugge e lui se ne accorge.

"Che ti ridi?" indirizza la sua mano verso la mia nuca, ma io riesco a scansarlo.

"Pensavo alla prima volta che mi portarono qui, ricordi?" ridacchio sedendomi sul letto sfatto e indurito, seguito dal mio amico.

"Ah si - alza lo sguardo sul soffitto grigio - ai tempi pensavo che sarei morto da un momento all'altro, ma sono riuscito ad addomesticare il ribelle che era in te"

"Vuoi un altro pugno?" lo fulmino con lo sguardo.

"Scherzo, amico" solleva le mani in segno di resa, mentre la sua risata riecheggia nell'aria.

"Novità?"

"Novità tipo che quello che hai quasi ucciso si è risvegliato e tu per qualche assurdo motivo sei uscito illeso da questa situazione?"

"Ancora per poco, se continua a girarmi intorno" sputo al ricordo delle sue parole.

Sei stato sputato dalla figa di tua madre solo per contaminare il mondo.

Non sei riuscito a difenderla abbastanza per evitarlo, è colpa tua.

Sai che è colpa tua se tua madre non riesce più a camminare?

"Se continui a reagire, per te non finirà bene Nigel" mi ricorda il mio amico.

"Chi ha detto che vorrei che finisca bene?"

"Ti farai uccidere cazzo! Non ci pensi mai?" sbraita fulminandoni con lo sguardo.

È da sempre stato così con me, mi mette sempre di fronte alla realtà, costringendomi a fare i conti con essa.

E forse gli sono grato per questo.

Forse se non ci fosse Jered, io non sarei qui.

"No" ribatto secco.

Ed è vero, non ci penso.

Come posso morire se il mio cuore continua a battere incastrato in un corpo ormai marcio?

"Come sta andando con le sedute?" domanda, cambiando discorso, ormai arreso.

"Le solite"

"Come quelle di prima?"

"Jer, ne è passato di tempo da quando ne ho avuta una" specifico.

L'ultima è stata qualche mese fa e la tipa avrà avuto circa dieci anni più di me. Non ricordo neanche come si chiamava o quale fosse il suo aspetto. So solo che dopo decine di sedute in cui mi obbligava a sottopormi a diversi test, ha deciso di togliersi dalle palle.

"Almeno tu ne hai avuta qualcuna, io neanche l'ombra"

"Vorresti dire che preferiresti essere considerato un elemento problematico?" lo guardo di traverso.

Ormai si è abituato ai miei modi, al mio modo di esprimermi e comportarmi e, nonostante ciò, non mi ha mai giudicato. Non ha mai obbiettato le mie scelte, ma non dico che le abbia sempre appoggiate. Semplicemente da quel fatidico giorno, ha imparato a comprendermi.

"L'elemento problematico, però, mi ha salvato più volte" mi sorride e io mi chiedo cosa abbia fatto nella mia vita per avere accanto una persona come lui.

Mi sento quasi in colpa nei suoi confronti.

"Preferirei non averne" ribatto, ignorando la sua affermazione.

Giocherello con la striscia di stoffa e mi ritrovo a ripensare all'incontro con Reyes, ogni giorno che passa la mia mente fa fatica ad inquadrarla. Scuoto la testa e lo rimetto in tasca.

"So che questa, a differenza delle altre, è molto più giovane però...magari ti troverai anche bene" ammicca nella mia direzione, aspettandosi la risposta che desidera.

"Io, invece, so che un poster con il tuo bel faccino in questa cella non è poi così male" lo trucido con lo sguardo.

"Che palle che sei, stavo scherzando" sbuffa, sdraiandosi sul letto alle mie spalle.

"Io salgo a farmi una dormita, non svegliarmi"

"Non l'avrei fatto a prescindere" borbotta.

Un cigolio troppo accentuato si propaga nell'aria non appena mi sdraio sul materasso consumato.

Rivolgo lo sguardo al soffitto, analizzo i colori scuri e le crepe che li dividono in modo irregolare. Non riesco a rilassarmi, per niente.

Mi ritrovo a rigirarmi diverse volte provocando in Jered sospiri alterati. Immagino che dormire nel letto sottostante con il pericolo di morire schiacciato da me non sia il massimo.

"Hai trovato la posizione o devo ancora perdere un battito ogni volta che ti muovi?"

Eccolo qua.

"Non è colpa mia se questo letto è malandato" sbuffo rigirandomi un'ultima volta.

Non riesco a dormire, cazzo.

"Jer"

"Si?"

"Secondo te perché una persona dovrebbe voler conoscere un'altra persona che prima o poi lascerà?" gli domando, mentre ripenso alle parole di Reyes.

Voglio esserti amica, non strizzarti il cervello.

Eppure qualcosa non mi torna, perché non mi sta ancora sottoponendo ad uno di quei strani test che ti bruciano i nervi?
Ogni volta che mi guarda vedo un luccichio nei suoi occhi azzurri e ogni volta che mi ci tuffo dentro ne esco più incasinato di prima.

"Beh - seguono diversi secondi in cui sembra riflettere sulla risposta - non è poi così anomala come cosa"

Anomala.

E invece lo è.

Lo è, perché non ha senso.

Lo è, perché non vede l'ora di intravedere una crepa e attaccare.

Lo è, perché è la stronzata più grande che mi sia stata detta.

E anche io lo sono, perché continuo a farmi domande le cui risposte giacciono sotto il mio fottuto naso.

"Perché me lo chiedi?"

"Domande notturne" mi limito a dire.

Il rumore delle chiavi mi estrae dai miei pensieri. Sollevo il capo di qualche centimetro per vedere chi è.

"Carter"

Di nuovo.

"Guarda un po' chi si rivede" sfoggio un ghigno strafottente.

"Che vuoi?"

"Sai che non puoi fumare nel suo studio?"

Si ferma di fronte alle sbarre, giocherellando con le chiavi. I suoi occhi traboccano di disprezzo, i suoi movimenti diventano più agitati.
Decido di scendere dal letto e raggiungerlo, purtroppo bloccato dalle sbarre.

"Ah no? E perché mai?"

"È vietato"

"Oh vietato - mi porto l'indice al di sotto del mento - come tante altre cose qui dentro, immagino"

"Uh"

Avverto gli schiamazzi di Jered alle mie spalle e un sorriso vittorioso segna le mie labbra.

"Che stai insinuando, pezzo di merda?"

"Quello che hai capito, oppure è necessario ripeterlo a voce più alta?" mi appoggio alle sbarre.

"Tu parli e io ti taglio la lingua" ringhia stringendo la presa sul manganello. Immagino che si stia controllando dall'invadere la cella e prendermi a colpi di manganello.

"Cosa vorresti fare con quello? Picchiarmi? Non so quanto ti convenga" lo provoco.

"Pezzo di merda" ringhia stringendo i denti.

"Proprio così" confermo, mentre una sensazione di soddisfazione cresce nel vedere la sua espressione furiosa, dettata dalla sua incapacità di saltarmi addosso.

"Derek, ti vogliono nell'ala B!" urla qualcuno, provocando un'espressione scocciata nel volto del bastardo di fronte a me.

"Sentito? Ti vogliono nell'ala B" replico, costringendo l'ammasso di nervi tesi a dileguarsi.

"Non ho ancora capito perché ce l'ha così tanto con te" dice Jered non appena mi siedo sul pavimento, ormai ho rinunciato al mio pisolino.

"C'è qualcuno qui dentro che non mi vorrebbe morto?" gli domando sfilando dalle tasche un'altra sigaretta.

"Effettivamente, ma lui sembra avercela con te per un motivo..." contesta Jered, riflettendoci su.

"Non mi interessa, è uguale a tutti gli altri, solo più codardo" taglio corto, lasciando che il fumo inquini i miei polmoni e la mia mente.

Non ho più voglia di dormire né di fare altro, perciò decido di dedicarmi al mio pacchetto di sigarette.

"Però mi stupisce che tu non l'abbia ancora messo in riga"

"Non ne vale la pena, non vedi come trema da solo?" rimetto il fumo contaminando l'aria all'interno della cella.

"Girano voci che sia stato obbligato da un paio di detenuti a portare dentro della coca" sussurra, facendo attenzione a non farsi sentire da nessuno.

Effettivamente non è la prima volta che succede, specialmente se il soggetto è facilmente ricattabile come Derek.

Il rumore assordante dei cancelli che si aprono e gli schiamazzi degli altri detenuti mi provocano una smorfia.

"È ora di cena!" si esalta, fin troppo, il mio compagno.

"Tutti in mensa! Muovetevi!" grida una guardia dal fondo del corridoio, mentre altre quattro aprono le celle.

"Vai pure, io non ho voglia"

Jered mi fissa contrariato.

"Amico sei dimagrito, devi rimetterti in forma e di certo continuando a cibarti di sigarette finirai per tramutarti in una suola"

"Mangia anche per me" inspiro l'ultimo tiro, prima di schiacciare la punta della sigaretta sul pavimento marcio.

"Ragazzi, dovete uscire"

L'ennesima guardia sblocca la nostra cella.

"Carter?" domanda non appena nota che non mi sto alzando.

"Ha la diarrea amico, non può uscire di qui" mi giustifica il mio amico, provocando nella guardia un'espressione interrogativa.

"È così, Carter?"

Annuisco svogliatamente, mostrando una smorfia dolorosa.

Dopo essersi soffermato a lungo sulla mia figura, decide di girare i tacchi e dileguarsi seguito da Jered.

Le celle vengono chiuse e il chiacchiericcio si dissolve nell'aria, lasciando spazio al rumore dell'acqua che scorre nelle tubature.

Era ora, cazzo.

Mi avvicino al tavolino dove giacciono un blocchetto e una penna. Afferro quest'ultima scoprendola del tappo, mentre con l'altra mano vado alla ricerca della pagina.

Giorno 1461.

Giorno 1461 e respiro ancora.

Osservo la scritta immobile, come a volerla imprimere nella mia mente. Studio attentamente i quattro numeri che, originariamente, erano composti da una sola cifra. Scorro con lo sguardo soffermandomi sugli altri numeri che, di giorno in giorno, continuano a crescere, provocando in me una sensazione di disorientamento.

Sbuffo richiudendo il blocco per rimetterlo sotto al mio cuscino, quando una voce blocca ogni mio movimento.

L'ho immaginato vero? Perché è proprio fuori dagli schemi.

Mi rimetto a letto senza pensarci troppo, a quanto pare quella ragazzina riesce a perseguitarmi anche quando non c'è.

"Pss"

Di nuovo?

Sollevo di poco il busto e, quando sono ormai convinto che sia opera della mia mente, una chioma rossiccia attira la mia attenzione. Assottiglio gli occhi con il tentativo di smentire la mia tesi, ma purtroppo mi è impossibile.

È qui.

"Sei sordo?" dice sottovoce, quando nota la mia figura avvicinarsi alle sbarre.

"Come cazzo sei entrata qui?" sbotto con i nervi a fior di pelle.

Come cazzo le salta in mente di intrufolarsi qui?

"Abbassa la voce" mi fa segno con le mani.

"Santo cielo, sembra che tu abbia una lista con le cose da fare per cacciarti nei guai" sbuffo fulminandola con lo sguardo.

Ha i capelli raccolti in una coda di cavallo tirata che lascia scoperto il viso minuto, in particolare gli occhi azzurri a mandorla.

"Tu puoi non seguire le regole, mentre io no?" inarca un sopracciglio.

"Io sono diverso da te, non c'è paragone"

"Ti sbagli" contesta facendosi seria.

"Mi sbaglio? - lascio che il mio sguardo scivoli su tutto il suo corpo, dalle spalle avvolte da una t-shirt alle gambe sode lasciate scoperte- ne dubito" concludo.

È un fottuto schianto.

"Volevo solo darti questo, insomma è avanzato" mi mostra ciò che ha tenuto nascosto dietro la sua schiena, ignorandomi.

"Sei sicura che sia avanzato?"

"Non ti ho visto uscire con gli altri"

"E hai pensato di intrufolarti qui con del cibo? Non hai pensato che forse non ho fame e non voglio mangiare?" la accuso.

È più forte di me.

"Non mi importa, ho fatto quello che mi sentivo di fare" alza le spalle, per niente toccata dalla mia risposta.

Se tutte le volte avessi fatto tutto ciò che mi sentivo di fare, la mia vita si sarebbe interrotta da tempo.

"Fai sempre così, Reyes?"

"Così come?" domanda confusa.

"Colmare i tuoi vuoti aiutando qualcuno che reputi inferiore di te?" sgancio la bomba.
Lei sgrana gli occhi, ma non si scompone.

"E tu continui a cercare una giustificazione a tutto?" ribatte mantenendo un tono basso.

Una giustificazione a tutto.

Io non cerco giustificazioni, sono solo realista.

Lei non aspetta una risposta, sembra che nemmeno le importi ottenerla. Si abbassa sulle ginocchia e con un movimento della mano infila il sacchetto all'interno della cella.

"Non starò qui a ripeterti le stesse cose, perché penso che tu ne abbia le palle piene" sussurra rimettendosi in piedi.

È così diretta, riesce a mettermi i pali tra le ruote...sa come provocarmi.

Uno scatto della serratura si propaga nell'aria, suscitando in lei un'espressione sorpresa.

Per cosa si sorprende poi?

"Cazzo, te l'avevo detto!" impreco guardandomi intorno, riflettendo su una soluzione.
A quest'ora sono tutti in mensa, sicuramente è solo qualcuno che sta girovagando per gli altri corridoi, ma è pur sempre rischioso.

"C'è una porta dall'altro lato, non è molto usata, esci di lì"

"Sai essere anche gentile - sorride mostrando una fossetta sulla guancia destra - questa informazione mi sarà utile per strizzarti il cervello" mima le virgolette con le mani, prima di voltarsi e dirigersi verso la porta da me indicata, mostrandomi il suo culo fasciato dalla gonna scura.

Come fa a sorridere così spesso?

Mi ritrovo a pensare.

Se n'è andata e, come ogni fottuto giorno, mi ha lasciato con mille domande che non fanno altro che incasinarmi.

Afferro il sacchetto dal pavimento aprendolo e, come immaginavo, un biglietto giace sul fondo.
Lo apro e mi ritrovo a confermare la mia tesi.

È strana, ma in qualche modo riesce a farmi fare cose che fino ad un mese fa non avrei mai fatto.

So che pensi di non meritarti niente, ma forse un po' di buon cibo non è poi così male.
Si per dedurlo ti ho psicanalizzato, un po' come fai anche tu inconsciamente ;)

Scuoto la testa, è il secondo biglietto che mi manda e sembra che la cosa la diverta.

SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutti! Come state?🫂
Siamo qui con un nuovo capitolo👀✨

- Ho deciso di dedicarlo a Nigel per mettervi in contatto anche con lui❤️‍🩹

- C'è stato l'ingresso di un nuovo personaggio, quel pelatone di Jered (amo il suo rapporto con Nigel) 🥂

- Keira continua con le sue ✨cose strane✨ come dice Nigel e questo pare irritarlo leggermente 👺

Detto ciò ci vediamo al prossimo capitolo, a presto🫂

p.s.:  fatemi sapere i vostri pareri nei commenti💋

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