MOÌRIAS-L'ombra della luce-

By NediFo

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Da molto tempo ormai ad Aretem dominavano sofferenza e morte. Sotto il controllo della Strega era stato insta... More

Booktrailer
PROLOGO
NOTA DELL'AUTRICE
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
Epilogo
Brevi video sulle storie di Aaris e Nauìya
Ringraziamenti

XV

50 7 167
By NediFo

Nauìya

Il suo piano iniziava a delinearsi sempre più chiaramente. Quello che Louid aveva scoperto era la soluzione a tutti i problemi.

Come sempre, l'amico non aveva saputo guardare in grande, si era limitato a creare qualcosa che li proteggesse alla perfezione durante gli scontri, ma lei pensava già al dopo.

Nauìya, a differenza di tutti gli altri, sapeva bene che non sarebbe bastato uccidere la Strega per cambiare ogni cosa e togliere sofferenza e morte. Le persone erano stupide, lo aveva sempre pensato; volevano solo un capro espiatorio da incolpare per tutto ciò che non andava. Avevano bisogno di credere in qualcosa, e lei glielo aveva dato, era diventata l'Ayìsse, qualcuno da venerare e seguire a costo persino di morire.

Sapeva però, che una volta che la sovrana fosse morta, avrebbero semplicemente trovato qualcun altro da incolpare per la loro sofferenza. Sarebbe stato così per sempre, perché l'uomo, per qualche ragione che Nauìya non si era mai spiegata del tutto, sceglieva sempre di soffrire e, inevitabilmente, incolpava qualcun altro.

Nauìya sapeva che finché questo meccanismo sarebbe rimasto in atto, non c'era alcuna possibilità di sopravvivenza.

Doveva quindi spezzare questo ciclo, e l'unico modo per riuscirci era prendere il controllo, non come aveva fatto la Strega ovviamente, lei era stata troppo ingenua sperando di dominare l'intera Aretem con le sue sole forze. Doveva prendere il controllo di ogni cosa, prime fra tutto, le menti delle persone. Se avesse comandato quelle, nulla avrebbe più potuto fermarla.

Lo stava già facendo in realtà, sfruttava la loro speranza, le loro paure, il loro odio; ogni emozione poteva essere usata a suo vantaggio. Le emozioni potevano essere usate per portare al movimento grandi masse, proprio come aveva fatto quando aveva salvato Orm e gli altri due, ma Nauìya sapeva che erano un'arma a doppio taglio. Le si sarebbero ritorte contro, lo sapeva perfettamente, quindi se voleva porre fine a tutto quel ciclo di sofferenze, avrebbe dovuto privare il mondo di esse.

Le tute che Louid aveva progettato erano geniali, e perfette per lo scopo. Aveva detto che ogni cosa era convertibile in impulsi elettrici, dunque anche le emozioni. Non importava se la debolezza del rivestimento era la volontà, una volta messa quella tuta, non sarebbe più stata un problema perché sarebbe stata completamente soffocata, la sua volontà sarebbe stata la volontà di tutti.

Forse era crudele imporre le sue idee su quelle di tutti gli altri, ma le persone erano autodistruttive, in quel modo le stava semplicemente salvando dalle sofferenze che si sarebbero inflitte.

Strinse i pugni con forza, se solo le emozioni non fossero mai esistite! Guardò la parete bianca che aveva di fronte, era lì che tutto aveva avuto inizio. Era in quella camera, quella dei genitori, che aveva sentito le grida furiose dei due.

Lei stava dormendo nella sua stanzetta quando era stata svegliata dalle loro grida, stavano litigando per qualcosa che lei non era riuscita a comprendere avendo dormito per la prima parte della discussione. Ricordava di essersi coperta le orecchie con il lenzuolo pur di non sentire i genitori in quello stato di estrema sofferenza, sofferenza che sentiva come sua, e la faceva piangere e fremere di rabbia.

Era raro che litigassero, si amavano moltissimo, così come amavano lei; le poche volte in cui questo accadeva, era per ragioni di poca importanza, cose che spesso neanche capiva, piccole discussioni che terminavano presto. Quella volta, invece, tutto sembrava diverso. Le loro voci erano furiose come non le aveva mai sentite, la terrorizzavano, e non sembravano avere intenzione di calmarsi.

Ricordava di aver sentito dei rumori, aveva sentito qualcosa sbattere contro la parete che comunicava con la sua camera, quella stessa parete che ora fissava, bianca e candida come se non fosse mai accaduto nulla. Per un momento le voci dei genitori si erano zittite, e Nauìya aveva pensato che si fossero calmati, poi però aveva udito, improvvisa e straziante, la voce della madre gridare un dolore che non aveva creduto possibile.

In quel momento aveva avuto un terribile presentimento, si era fatta forza e aveva tirato giù la coperta, alzandosi dal letto tenendo stretta in mano la sua bambola di stracci. Si era diretta silenziosa verso la camera adiacente, aveva temuto di essere udita, di essere sgridata per essersi immischiata in qualcosa che non la riguardava, per questo aveva schiuso leggermente la porta per ritrovarsi davanti quel che non si era minimamente immaginata.

Ricordava di essere rimasta bloccata dalla paura, ogni fibra del suo corpo si era immobilizzata nel vedere la madre in ginocchio sopra il corpo privo di vita del padre. Lei gridava e piangeva con le mani sporche di sangue tremanti.

Nauìya non era riuscita a capacitarsi dell'accaduto, quelle mani, non potevano aver fatto quello che le faceva intuire la sua immaginazione, quelle mani erano quelle della sua dolcissima mamma che preparava squisitezze per tutto il vicinato, erano mani che creavano, non erano mani che distruggevano, non erano mani che uccidevano.

Eppure erano lì, tremanti per lo shock, tutto il corpo della madre era scosso dai fremiti. La vide sollevare il coltello che aveva coperto la sua purezza argentea per mostrare il suo lato più cupo, la vide avvicinarlo a sé in un colpo deciso, la vide accasciarsi accanto a lui, la sentì implorare perdono, poi più nulla.

Solo in quel momento aveva realizzato che anche lei si era tolta la vita. Aveva realizzato che le persone più speciali del mondo erano svanite per sempre. Aveva realizzato di essere sola.

Era corsa dai genitori, li aveva abbracciati, li aveva chiamati, li aveva implorati di svegliarsi, anche se sapeva che non stavano dormendo, sapeva che l'avevano abbandonata per sempre.

Vedendo le sue mani sporche del loro sangue aveva gridato e si era allontanata da loro, non erano più i genitori pieni di vita che ricordava, erano solo dei corpi freddi. Era corsa via per non tornare mai più, aveva abbandonato la sua vecchia esistenza, aveva abbandonato la bambina che era stata; era morta quella notte, insieme ai suoi genitori. Di lei, solo una bambola di stacci lasciata sul pavimento, il sangue a macchiare la purezza della sua infanzia.

Per molto tempo aveva continuato a ripensare agli eventi di quella notte, aveva pianto, aveva gridato. Era riuscita ad abituarsi a vivere per strada, aveva imparato a diffidare di chiunque, perché sapeva che sarebbe bastato un piccolo momento di debolezza per porre fine a ogni cosa, proprio come era accaduto per i suoi genitori.

Odiava le persone che si lasciavano sopraffare dalle emozioni, perché ogni volta che le guardava vedeva loro e le ricordavano la sua sofferenza.

Non sapeva per che cosa avessero litigato, probabilmente non lo avrebbe mai scoperto. Per diverso tempo aveva incolpato la Strega proprio come facevano tutti. In fin dei conti tutta quella sofferenza era causata da lei, ma il vero colpevole era qualcosa di molto più potente e spaventoso, qualcosa di subdolo e quasi incontrollabile.

Aveva lottato per tutta la vita contro di loro, le assassine dei suoi genitori, le emozioni.

Aveva imparato a dominarle, a controllarle.

Con il passare degli anni era diventata sempre più brava in questo, aveva imparato a sfruttarle per controllare anche gli altri, altre povere vittime del despota più terribile che fosse mai esistito. Ormai compativa soltanto quelle persone che prima aveva odiato, le compativa perché erano deboli e manovrabili, proprio come i suoi genitori.

Li avrebbe salvati tutti privandoli delle emozioni, privandoli della volontà, avrebbe fatto in modo che quello che era accaduto a lei non capitasse mai più a nessun altro.

-

Orm

Accese la candela in religioso silenzio. Posò la fiammella di fronte a lui sul pavimento, poco più avanti rispetto al punto in cui era inginocchiato. Il capo chino osservava la luce viva danzare, il fuoco era ciò che univa il mondo dei vivi a quello dei morti, erano proprio questi a dargli vita e ad alimentarlo.

«Ilea» disse, rompendo il silenzio. Si era rinchiuso lì dentro per non essere disturbato, lo faceva tutte le notti, esattamente a quell'ora.

La sua sorellina rispose facendo ondeggiare la fiammella.

«Ti chiedo perdono, non sono riuscito a proteggerti» anche se lui per primo non riusciva a perdonarsi.

Continuava a vedere gli eventi della notte in cui i soldati avevano attaccato la base, quando gli avevano portato via per sempre la sua sorellina, tutto ciò che gli rimaneva della sua famiglia.

La fiammella ondeggiò un poco, indicando che lei lo stava ascoltando.

Gli sembrò di vedere il suo bellissimo sorriso, non ce l'aveva con lui, anzi, gli aveva affidato una missione. Lo aveva capito fin dal primo momento in cui aveva conosciuto Auleen, quando aveva visto quell'occhio castano scuro identico a quelli di lei.

Ilea non aveva voluto abbandonarlo, voleva rimanere al suo fianco, e stava usando Auleen per restare insieme a lui. La ragazza aveva molto in comune con la sua sorellina infatti, prima fra tutte quella dolcezza innocente ricolma di tristezza. Vedendola, era stato certo che fosse un segno, lui doveva proteggere quella ragazzina come non era riuscito a fare con lei.

Prese un fiore e fece per posarlo davanti alla candela, sapeva che era ormai troppo tardi, ma era convinto che a lei avrebbe fatto piacere ornarsi di fiori nel luogo di beatitudine dove ora si trovava.

«Che cosa fai? Giochi a nascondino?» gli chiese una voce alle sue spalle, Jeynn.

Lui si alzò di scatto, ma nel farlo batté la testa contro il soffitto basso dello sgabuzzino che era divenuto il suo piccolo altare.

La ragazza, crudele come sempre, anziché dispiacersi per lui, fece un riso trattenuto, portandosi la mano davanti alla bocca nel tentativo di nasconderlo.

«Ops...» disse poi, guardandolo con un sopracciglio alzato. Spuntava sempre fuori dal nulla e si divertiva a terrorizzarlo. Lui ovviamente non si spaventava realmente, non aveva paura di nulla, ma riusciva comunque ogni volta a prenderlo di sorpresa. Lui rimase muto per un secondo a guardarla, indeciso su cosa fosse meglio dire per chiederle di andarsene senza offenderla.

«Oh grazie! Questo fiore è per me? È bellissimo!» esclamò lei, prendendogli dalle mani il fiorellino che non aveva ancora posato e infilandoselo tra i capelli.

«Io... no... ehm...» tentò lui, allungando il braccio per riprenderselo, ma lei ruotò su sé stessa in una piroetta perfetta che esprimeva un'allegria di cui Orm non riusciva mai a capacitarsi.

Quella ragazza appariva così fragile e minuta che lui ogni volta aveva paura di muoversi rischiando di farle male.

Ritrasse dunque il braccio e la osservò volteggiare. Esprimeva una grazia fuori dal comune che lo aveva affascinato fin dalla prima volta che l'aveva vista.

Finite le piroette, gli si avvicinò di nuovo sfilandosi il fiore dai capelli.

«Lo so che non era per me, tieni» si scusò con tono più pacato. Orm però si sentiva in colpa a prenderlo.

«No invece, tienilo tu, il fiore è un talismano, proteggerà la tua vita fino a che non appassirà» le spiegò. Se solo ne avesse donato uno anche a Ilea quel giorno...

«Un talismano?» domandò lei con gli occhi azzurri a fissare i suoi.

«Il dio della morte è alla continua ricerca di anime da prendere, ogni giorno si aspetta un numero prestabilito di esse, e nulla può impedire che le prenda. Però la morte è cieca, e noi possiamo ingannarla raccogliendo un fiore destinato ad appassire, così prenderà la sua anima e non la nostra» spiegò con tranquillità.

«Che stupidaggine» disse lei ridendo.

Lui si sentì un po' offeso, ma non riuscì a prendersela con la ragazza, lei non credeva nella sua stessa religione, in pochi in realtà la praticavano.

Forse per lei era qualcosa che non contava, ma per lui invece valeva molto: prima di ogni missione raccoglieva un fiore lasciandolo al rifugio in modo che la morte prendesse quella vita e non la sua, e ogni volta era tornato; quella notte invece non c'era stato nessun fiore a proteggere sua sorella, e la morte aveva deciso di prendersela per sempre.

Guardò il volto della ragazza, era contento che avesse lei quel fiore, poteva non credergli, ma lui almeno, ne sarebbe stato rassicurato, perché non voleva che le accadesse nulla.

-

Tike

Tentò, fallendo, di reprimere uno sbadiglio. Stare rinchiuso lì tutto il giorno era una noia mortale.

Quel luogo era piccolo e lui lo aveva già girato da cima a fondo alla ricerca di segreti da scoprire senza trovare nulla di che. Aveva quindi ripreso con la sua principale attività di quando viveva sui tetti: osservare le persone.

Sapeva di essere famoso per la sua mira infallibile, ma la cosa in cui era più ferrato erano proprio le sue capacità investigative.

Si divertiva moltissimo a osservare le persone che erano ignare di essere viste e a cercare di intuirne la storia, la vita, ma anche le aspirazioni.

Credeva di non poter fare una cosa del genere rimanendo rinchiuso in quello scantinato, invece si era rivelato più facile del previsto. Gli altri non si curavano minimamente di lui, lo trattavano come se fosse completamente invisibile. La cosa gli dava un fastidio incredibile, ma gli permetteva anche di restare accanto a loro mentre parlavano delle loro faccende.

Aveva quindi imparato a conoscere quelle persone tanto diverse che si erano ritrovate a condividere il rifugio con lui: Nauìya era la più seria, restava spesso chiusa dentro alla camera che aveva scelto per sé, ma controllava costantemente il lavoro di Louid, ed era evidentemente gelosa del rapporto che il ragazzo aveva con Zen. Quest'ultima era la sua preferita, dolce e gentile, era sempre carina con Tike, a differenza di tutti gli altri.

Daren era il più strano, sembrava che qualunque cosa facesse fosse per impressionare Nauìya e a Tike faceva ridere il modo in cui lei lo ignorava. Orm e Jeynn davano invece mille attenzioni ad Auleen, e questo lui non riusciva proprio a sopportarlo. Quella ragazzina sfruttava la sua bicromia per apparire dolce agli astanti e, malgrado non fosse capace di combattere, veniva vista con maggiore riguardo rispetto a lui che non poteva nemmeno uscire da quel buco.

Tike aveva bisogno di fare qualcosa, aveva bisogno di sentirsi utile. Aika non gli aveva insegnato a sparare per restarsene al sicuro dentro a un rifugio, glielo aveva insegnato per combattere, forse lei voleva che sopravvivesse così un giorno sarebbero riusciti a rivedersi.

Scosse la testa, sua sorella era una traditrice, questo non poteva essere cambiato, era per colpa sua che i soldati avevano ucciso sua madre. Doveva ammettere però che era troppo piccolo per essere certo di come si fossero svolti i fatti esattamente.

Da quello che riusciva a ricordare, sua sorella gli voleva molto bene, gli faceva lei da madre perché la sua era maggiormente interessata a professare il culto dei Credenti. Quale sacerdotessa, faceva riunire tutte le notti, di nascosto, un piccolo gruppo di credenti che ascoltavano le sue parole e veneravano i sacrifici che venivano fatti.

Li obbligava ad assistere, spiegandogli che quelle riunioni erano necessarie perché un giorno comparisse l'Ayìsse, colui che avrebbe salvato Aretem, un messaggero divino dalle capacità incredibili che avrebbe ucciso la Regina delle Ceneri.

Aika non era mai stata d'accordo con lei, faceva di tutto per andarle contro, litigavano spesso, e più di una volta era fuggita di casa, tornando sempre per badare a lui e proteggerlo dal controllo schizofrenico della madre.

Un giorno però, quando lui aveva quattro anni, le due litigarono per una faccenda ben più seria, Aika aveva manifestato la volontà di unirsi ai fanatici della Strega, e la madre, dandole dell'eretica, aveva tentato di ucciderla.

Dopo quell'evento, lei se n'era andata, abbandonandolo solo con la madre. I soldati erano arrivati qualche giorno dopo durante una delle funzioni religiose e avevano dato fuoco alla casa. Lui era riuscito a fuggire passando per i tetti, e da allora non era più sceso.

Ogni giorno aveva sperato di rivedere sua sorella, non sapeva che cosa avrebbe fatto dopo che l'avesse trovata: se avercela con lei per averlo abbandonato e aver tradito la famiglia denunciandola ai soldati, o abbracciarla perché non aveva mai smesso di volerle bene e comprendeva in parte le sue scelte.

Nauìya, però, forse era l'Ayìsse di cui sua madre parlava tanto, lei avrebbe ucciso la Regina delle Ceneri, e sua sorella sarebbe stata tra i suoi nemici. Non poteva permettersi di vederla morire, era tutto quello che gli rimaneva, per questo aveva insistito tanto per unirsi al suo gruppo, voleva essere lì quando il momento fosse arrivato e proteggerla, proprio come lei aveva sempre fatto per lui.

Abbiamo finalmente potuto conoscere il passato di Nauìya... secondo voi questo può spiegare il suo odio per le emozioni?

Adesso sapete quasi tutto sulla sua storia, manca solo ancora un piccolo tassello che si scoprirà verso la fine: qual'è il motivo per cui i due hanno litigato?

Anche se breve, mi rendo conto che questa volta la parte di Nauìya sia stata parecchio pesante, quindi ho pensato di alleggerire un po' l'atmosfera con Jeynn e Orm, io trovo che siano davvero carini insieme💕

Oltre a questo però, abbiamo potuto conoscere Tike e la sua avversione per Auleen. Cosa non può fare la gelosia! Si intuisce però, che c'è un altro motivo per cui il ragazzino ha deciso di unirsi al gruppo di Nauìya, e non ha niente a che fare con la salvezza di Aretem dal dominio della Strega🤔

Lui vuole proteggere Aika, una fedele servitrice della sovrana che ha portato alla morte della madre di Tike e alla sua conseguente fuga. Per ora non si sa nulla di più, ma presto conoscerete anche questo personaggio, ha un ruolo molto importante in ciò che si verificherà, nel bene e nel male...

Tutto sommato è un capitolo breve ma pieno di informazioni importanti, so che non è successo niente, è una specie di pausa nella frenetica vita di Nauìya e tutti quelli che abitano sotto il dominio della Strega, ma presto le cose riprenderanno a farsi interessanti e forse rimpiangerete questi momenti di tranquillità😅

Bene, vi auguro un buon inizio settimana, vi attendo con ansia nel capitolo di Aaris dove avrete una bella sorpresa😏

NediFo

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