-Sunshine- Christian Pulisc

By elemagic

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Frequentare un'università milanese non è affatto una passeggiata, specialmente se risulta essere in ambito me... More

Character
Prologo
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 18
CAPITOLO 19
CAPITOLO 20
CAPITOLO 21
CAPITOLO 22
CAPITOLO 23
CAPITOLO 24
CAPITOLO 25
CAPITOLO 26
CAPITOLO 27
CAPITOLO 28
CAPITOLO 29
CAPITOLO 30
CAPITOLO 31
CAPITOLO 32
CAPITOLO 33
CAPITOLO 34
CAPITOLO 35
CAPITOLO 36
CAPITOLO 37
CAPITOLO 38
CAPITOLO 39
CAPITOLO 40
CAPITOLO 41

CAPITOLO 17

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By elemagic

Passò un'altra settimana e tutto procedeva normalmente. I ragazzi avevano giocato la prima partita di Champions League, quella contro il New Castle concludendo con un pareggio. La partita contro il Verona invece, si era conclusa con una vittoria.

Quella domenica si doveva concludere l'ultimo giorno della famosa fashion week di Milano. Lara lavorando per la casa di moda di Gucci era stata molto impegnata in questa settimana. Aveva organizzato i vari eventi e quel pomeriggio ci sarebbe stata la sfilata che lei aveva allestito personalmente. Speravo con tutto il cuore che le dessero una promozione. Si era davvero impegnata per questo lavoro e un riconoscimento se lo sarebbe veramente meritato.
Dato il suo impegno gli erano stati dati due biglietti omaggio per la sfilata di quella sera. Lei aveva chiesto a me e Matteo di partecipare e dato che quello era il mio giorno libero come potevo non accettare.

Ero a casa a prepararmi con la mia migliore amica e tra non meno di un'ora saremmo dovuto scendere e farci trovare sulla macchina di Matteo. Lara aveva dato la targa dell'auto del suo fidanzato per far in modo che noi potessimo entrare senza essere bloccati, avendo l'apposita autorizzazione.
Per l'evento avrei messo l'abito comprato per il compleanno di Christian ma Lara me lo vietò. Mi diede una delle sue creazioni, senza fare storie e mi ordinò di metterlo. Ovviamente mi chiese di indossarlo solo se mi sarebbe piaciuto, ma io mi fidavo ciecamente di lei e del suo gusto in fatto di moda. Presi il porta abiti e tirai giù la cerniera, vedendo cosa conteneva all'interno. Era un abito lungo color panna, con una scollatura profonda e che lasciava le gambe scoperte. Decorato con lacci sul corpetto, che gli davano un'aria decisamente originale, per non parlare delle balze sulla gonna. Rimasi a bocca aperta quando vidi che cosa aveva prodotto con le sue mani la mia amica. Lo indossai con delicatezza, per pura romperlo. Lo stavo trattando quasi come un neonato. In effetti per lei sarebbe potuto essere il suo bambino. Ci abbinai dei sandali alti brillantati, così come la piccola borsetta. Per il trucco e i capelli invece optai per qualcosa di semplice: fondotinta, rossetto nude, mascara e una mezza coda. Eccomi ero finalmente pronta.
Lara indossava un semplice vestito nero di Gucci, con cintura e borsa incluse. Lei aveva la fortuna di stare benissimo con tutto quanto.
Dopo che arrivó una chiamata alla mora scendemmo tutte e due prendendo l'ascensore e raggiungendo l'auto di Matteo.

In meno di 10 minuti ci ritrovammo  davanti all'entrata del palazzo dove si sarebbe tenuta la sfilata di quel giorno.
Era strapiena di persone, c'erano pure parecchi vip. Dall'altro lato, oltre le transenne, era presente la gente comune, intenta a fare fotografie con i propri idoli o a farsi autografare fogli e maglie. Per un momento pensai a come fosse simile allo stadio o fuori da milanello.
Felice di essere lì con la mia amica la seguí davanti all'entrata dove erano presenti diversi fotografi e giornalisti intenti a scattare o a fare qualche domanda agli ospiti della sfilata. Lara fu presa alla sprovvista da uno di loro che gli chiese a che cosa si fosse ispirata per ricreare la giusta atmosfera nell'evento.
Mentre lei era intenta a rispondere, sotto braccetto di Matteo, io mi spostai leggermente per non rovinare il momento. Spostai il mio sguardo qua e là notando personaggi famosi come Paris Hilton, Emily Ratajkowski o Ryan Gosling. Che figo pensai.

"Sole?" sentendo una voce comune mi voltai. Era Tommaso "che ci fai qui?" mi venne incontro sorridendo.

"Ehi Tom" lo abbracciai ricambiando il sorriso. "Sono qui con Lara. Mi ha invitata lei. Tu invece?"

"Ah io sono qui per mio padre. Sai è stato invitato, ma aveva un altro impegno più importante e per non fare brutta figura mi ha obbligato a sostituirlo" parlò allegro, ma con la testa altrove. Probabilmente era un po' scocciato di essere lì.

"Come stai? Ti trovo bene" esclamai poggiando una mano sul suo braccio.

"Si, devo dire che sto molto bene. E un grazie va proprio a te"

"Ah si?" Chiesi confusa spalancando gli occhi.

"Se non avessimo parlato quel giorno in cui abbiamo chiuso, ora non avrei discusso con mio padre. E con lui ora ho un rapporto molto più diretto e amichevole"

"Ma è fantastico. Sono davvero contenta per te Tommy" esclamai piena di felicità.

"E tu Sole? Come stai? E come va con Pulisic?"

"Beh non ti saprei dire. Io sto bene, ma con Christian non sono ancora riuscita a parlare per bene"

"Come mai? Eravate così presi l'uno dall'altra. Si vedeva a chilometri di distanza"

"È complicato. A volte penso di non riuscire proprio a capirlo. Non sono sicura vogliamo la stessa cosa" spostai lo sguardo verso il pavimento.

"Eddai Sole" mi prese il mento con le dita e me lo risollevò "Sono sicuro che si risolverà tutto. Dopotutto ti ho lasciata andare per uno come lui. E sarebbe da stupidi rifiutarti" arrossì leggermente.

"Scusate ragazzi. Possiamo farvi una foto? Solo una" chiese una giornalista di riviste di moda.

Tommaso mi guardò cercando una mia risposta. Segno che per lui era indifferente.
"D'accordo" dissi mettendomi a fianco del mio amico. Gli portai un braccio dietro la schiena e lui fece lo stesso con me. Poi mostrammo un sorriso smagliante e appena i giornalisti fotografi ci ringraziarono noi lasciammo lo spazio ad altre persone e raggiungemmo l'interno del palazzo.

Fui scioccata alla vista di tutto quello che Lara aveva fatto: il soffitto era ricoperto di luci e le pareti scure illuminate dall'edera luminosa attaccata su di esse. Il pavimento bianco lucido, arricchito da sedie che circondavano la passerella luminosa a forma di U al centro della sala. Strabiliante pensai e la faccia di Tommaso mi fece intuire che non ero l'unica ad essere rimasta sorpresa.



Passarono diversi giorni e io ripresi a lavorare. Vi starete chiedendo se mi sono decisa a parlare con Christian? Bhe la risposta è no. Non perché lo voglia io, ma perché ho un sacco di lavoro da fare negli ultimi giorni e poi sembra quasi che lui mi stia evitando. Non so per quale ragione, ma ogni volta che lo guardo lui si allontana da me. Ma che ha che non va?
Talmente ero disperata appena ne abbi la possibilità decisi di chiedere a Reinders. So che con lui ha legato parecchio ultimamente. Fortunatamente quel pomeriggio venne a farsi visitare da me. Un semplice controllo ai muscoli che sentiva infiammati.
Appena conclusi di visitarlo presi coraggio e glielo domandai "Tijjani per caso sai che cos'ha Christian? Ultimamente lo vedo un po' giù?"

"È nervoso da lunedì mattina. Abbiamo provato tutti a capire che avesse ma non ne vuole parlare" fece spallucce. "Magari se provi a chiederglielo tu saprà darti una risposta. Sei la sua dottoressa" finí di vestirsi e poi mi lasció sola nella stanza.

"Certo la sua dottoressa. È questo che sono per lui" pensai ad alta voce.

Nonostante questo decisi di ascoltare il consiglio di Reinders e chiederlo direttamente a lui. Ovviamente solo se fossi riuscita a parlargli.
Uscì dalla stanza per prendere un caffè e lo notai entrare nella stanza dove di solito visitava Edo. Bene, vedo che mi evita anche come dottoressa.

"Hai bisogno di qualcosa Sole?" Mi ritrovai Edoardo al mio fianco.

In quel momento mi venne un lampo di genio.
"No, anche se mi sto annoiando da morire. Ultimamente vengono sempre tutti da te a farsi visitare e io non ho più niente da fare. Che dici se vai tu a controllare i ragazzi in campo e io finisco con le visite?" Tentai di essere molto persuasiva.

"Si, ma devo prima avvisare Pulisic"

"Tranquillo ci penso penso io" lo rassicurai poggiando la mia mano sulla sua spalla e quando se ne fu andato proseguì con il mio piano. Entrai nella stanza ed ecco che vidi l'americano seduto davanti alla scrivania intento a guardare Instagram sul telefono.
Quando si girò salutando rimase sorpreso nel vedere la mia figura.

"Stavo aspettando Edo" disse riportando lo sguardo sul telefono.

"Edo è impegnato in altro. Se hai bisogno di farti visitare ci sono io" chiusi la porta e mi rigirai verso di lui.

"Bene. Buona a sapersi" si alzó e frugó nella sua borsa in cerca di qualcosa. "Devo ridarti una cosa" ne estrasse la maglia blu che gli avevo regalato per il suo compleanno e me la porse.

"Ma che fai? È tua" risposi confusa, senza prendere la maglietta.

"Tranquilla l'ho indossata solo 2 volte e poi l'ho lavata" me la rifilò tra le mani senza neanche degnarmi di uno sguardo.

"Ma che stai dicendo?" Spalancai gli occhi incredula.

"Me lo stai chiedendo davvero?" Incrociò le braccia ridendo senza ironia.

"Christian se hai qualche problema con me perché non me lo dici subito, così evitiamo di perdere tempo a urlarci contro" controbattei severa.

"Perché tanto io sono una perdita di tempo, non è così?" Era offeso.

"Non ho detto questo" mi spiegai abbracciandomi i gomiti e abbassando il tono di voce.

"Non ho voglia di continuare a giocare Sole" sputò facendosi ora più serio.

"Giocare a che cosa?" Chiesi spiegazioni.

"Dimmelo tu a che cosa. Sei tu quella che continua a divertirsi. Perché per me questa storia non è affatto divertente"

"Puoi essere più specifico. Mi fai sembrare una stupida" tentai di avvicinarmi, ma lui indietreggiò.

"Se provavi a tenermela nascosta, mi spiace, ma non ci sei riuscita" si sfiló il telefono dalla tasca posteriore dei pantaloni "È ovunque. Mi fa strano che tu non te ne sia accorta" mi mostró una foto presa da Instagram, dal profilo di Vogue. Raffigurava me e Tommaso il giorno della sfilata di Gucci. Non ci mostrava in una posizione intima, ai miei occhi sembravamo due semplici amici che si abbracciavano sorridenti.

"E allora? Siamo amici Christian" mi difesi guardandolo.

"Si certo. Come no. E ti avrebbe invitato ad un evento così come amica dopo i precedenti" si infilò di nuovo il telefono nella tasca dei pantaloni e si avvicinò al borsone.

"Ci siamo incontrati per caso. Io eri lì con Lara" tentai di spiegargli, ma lui aveva già sulle spalle la borsa.

Si diresse verso la porta e prima che io potessi dire altro lui si voltò verso di me "credevo che tra noi ci fosse qualcosa, ma forse mi stavo sbagliando" tristemente si rigirò e uscí dalla stanza, richiudendo la porta e lasciandomi sola tra i miei pensieri.

Ma perché non mi credeva? Perché non è stato ad ascoltarmi? E per di più perché mi ha ridato la maglietta che gli avevo regalato. Pensavo fosse un gesto carino. Invece evidentemente voleva solo lasciare perdere una volta per tutte con me. Allora c'era veramente qualcosa tra di noi, non lo pensavo solo io. Peccato che ne ho avuto conferma solo ora, quando ormai tutto sembra essersi sgretolato in mille pezzi, come il suo cuore e così anche il mio.


Quella stessa sera mentre tornavo a casa, mi fermai nell'edicola vicino al mio palazzo dove acquistai l'ultimo numero di Vogue, dove era raffigurata Angelina Kendall con una parrucca corta rossa e un vestitino giallo. Presi le scale per salire fino al mio appartamento e quando entrai mi accorsi di essere sola. Accesi le luci ed entrai in cucina. Poggiai la borsa sulla sedia, la rivista sul tavolo e notai un post-it giallo con la scrittura di Lara:

'sono da Matteo. Se hai fame ti ho lasciato una fettina di lasagna in microonde
Ti voglio bene'

Guardai dentro il microonde e notai il piattino con la fetta di lasagna. Alla faccia della fettina. Quella era una tripla porzione. Peccato che non abbia fame. Richiusi il microonde e andai diretta in bagno per farmi una doccia terapeutica. Non mi veniva altro modo per scacciare via quei pensieri che danzavano nel mio cervello.

Dopo essermi asciugata il corpo mi rivestí indossando una felpa e dei leggings neri e mi sedetti sulla sedia a capotavola. Poggiai il gomito sul tavolo e il mento sulla mano ed iniziai a sfogliare il giornale. Probabilmente a Lara sarebbe piaciuto leggere tutte queste notizie su personaggi famosi e case di moda.
C'erano pure pagine che descrivevano tutti i dettagli dei vari vestiti e accessori. Ed ecco che sfogliando notai una piccola foto che ritraeva su figura intera me e Tommaso, vicina alla foto, più in grande, che ritraeva Julia Roberts con il suo vestito firmato Gucci.

Mi passarono alla mente le parole di Christian e pensai che probabilmente aveva avuto un momento di gelosia nel vedermi con Tommaso. Chiusi di getto la rivista e la buttai a terra. Mi portai le mani ai capelli e mi chiesi cosa dovevo fare per ristabilire la situazione precedente.

Presi la maglia blu che mi era stata restituita dal numero 11. La avvicinai al naso e la annusai. Iniziai a provare forti emozioni appena riconobbi il suo odore. Di getto mi alzai, mi infilai le scarpe, presi la borsa con patente e la maglia di capitan america. Presi ancora le scale, per poi arrivare nel garage e salire sulla Yaris. Misi in moto l'auto e mi avviai in quel quartiere di Milano, dove mi ero ritrovata per la prima volta da brilla, o meglio dire ubriaca.
Scesi dalla macchina innervosita per la pioggia. Diluviava e non avevo un ombrello con me, quindi aspettai li fuori che qualcuno mi aprisse, ovviamente bagnandomi tutta. Continuai a suonare il citofono ma nessuna risposta. Evidentemente non era in casa o mi aveva notata guardando dalla finestra e si stava godendo lo spettacolo ridendo di me.
Quando fui sul punto di arrendermi fui illuminata da dei fari di un'auto. Tentai di capire chi fosse, mettendomi una mano davanti agli occhi per coprirli dalla forte luce degli abbaglianti.
Quando la macchina avanzó vidi il finestrino abbassarsi.

"Sole? Che ci fai qui?" Mi chiese Christian sorpreso.

"Devo dirti una cosa" mi uscì dalla bocca. In realtà non avevo neanche preparato un discorso e non avevo la minima idea di che dire.

Il finestrino si rialzò. Segno che probabilmente non gliene fregava un fico secco di quello che volevo dirgli. Però ad un tratto vidi la portiera aprirsi e lui scendere dall'auto. Mi raggiunse.

"Sei fradicia" mi disse guardandomi dal basso all'alto.
Io quasi non ci vedevo per tutte le gocce che erano cadute sul mio volto e sulle mie ciglia.

"Chri io volevo dirti che mi dispiace. Non volevo farti stare male. Non era mia intenzione" tentai di giustificarmi mentre lei cercava di zittirmi.

"Ehi shhh. Non fa niente" tentò di rassicurarmi. Si stava inzuppando anche lui.

"No ascoltami, per favore. Io te lo giuro sulla mia stessa vita che non c'è più niente tra me e Tommaso e che ero lì solo per Lara. Non credevo di incontrarlo" iniziarono a tremarmi le ginocchia e dei brividi di freddo mi percorsero fino ai piedi. Sudavo e tremavo inspiegabilmente.

"Va bene. È tutto a posto" tentó di tranquillizzarmi, toccandomi le braccia con le sue mani.

"No che non lo è. Non lo è affatto. Quando oggi mi hai detto che pensavi che ci fosse qualcosa tra noi mi hai fatto capire che anche per me è così. Io ho chiuso con Tommaso per te Christian. Quando ti ho visto con quella bionda" accentuai il bionda " in quel locale a Roma mi sono sentita ribollire. Mi ha dato fastidio senza un motivo valido. Non so perché ma quando sono con te mi sento bene e..." non feci in tempo a finire la frase che lui mi si avvicinó rapidamente e fece combaciare le sue labbra con le mie. Il mio cuore batteva all'impazzita insieme al suo, mentre le nostre labbra giocavano l'una con l'altra.
La sua mano mi sfioró la guancia bagnata e allo stesso tempo bollente.
Dischiusi leggermente le labbra lasciando che la sua lingua si facesse spazio tra le nostre bocche e si incontrasse con la mia dopo tempo. Ammisi che mi era mancata questa sensazione.

D'un tratto una fogliolina innocente cadde sui nostri visi così vicini uno all'altro da sembrare un anima sola. La osservammo e ci guardammo sorridendo, con i corpi l'uno attaccato all'altro e tutti bagnati.
"Ora siamo entrambi fradici" dissi io provocando la risata più bella di sempre.

"Ne è valsa la pena no? Non potevi aspettarmi in macchina?" Mi chiese spostandomi una bagnata ciocca di capelli dal viso.

"Volevo farti vedere che ci tenevo davvero" mi morsi il labbro inferiore leggermente imbarazzata per quello che avevo appena detto.

"E ci sei riuscita Sunshine" era bello sentire la sua voce che mi chiamava in quel modo.

"Ah aspetta" dissi avvicinandomi alla macchina e frugando nella borsa che era rimasta dentro "sono venuta anche per portarti questa" estrassi la maglia e gliela porsi "pensavi davvero di liberartene?"

"Sappi che non avrei mai voluto. E per essere sincero non l'ho messa solo 2 volte" mi rivelò stringendomi a sè.

"Ahh sei un bugiardo allora. Questa me la paghi Pulisic" risi dandogli un bacio a stampo.

"Non è bastato essere sceso dalla macchina e farti compagnia da bagnato? Siamo pari"

"Ah no caro. Io prima di venire qui mi ero fatta una doccia profumata. Ora puzzo di acqua sporca" mi lamentai tra le sue braccia.

Lui mi sorrise e poi avvicinò le mie labbra alle sue accompagnandole con una carezza... le nostre bocche si unirono nuovamente. Era come se tutto in quegli istanti fosse dannatamente perfetto.

ANGOLO AUTRICE
sono tornata prima del previsto. Innanzitutto volevo ringraziarvi per le letture che continuano ad aumentare giorno in giorno🥰.

Oggi vi lascio con questo capitolo, un po' più lungo di quelli precedenti e spero che appreciate per questo. Fatemi sapere se li preferiti più corti o anche così.

Sto cercando di mandare avanti in sincronia alla realtà, quindi in questo capitolo Fashion week per Lara, post vittoria Milan-Verona per Christian e chissá, forse anche un lieto fine per Sole.

Non vedo l'ora di leggere i vostri commenti, come ogni volta ❤️

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