Infinite Darkness | Mattheo R...

By ViolaWyse

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A volte il silenzio, l'indifferenza e la solitudine diventano parte della tua vita, diventano quotidianità e... More

Dedica
Playlist
CAST💫
Prologo
1. Again
2. Secrets, lies and fake pieces
3. Eavesdrop and Discover
4. Controlled Mind
5. Compulsory education
6. Punishment and hate (1)
7. Punishment and hate confused (2)
8. I know you try to fool me but maybe you don't for a few seconds
10. Instinct
11. We can't speak
12. No it does not
13. Things change because i want
14. Tackling even just a small piece is already a lot
15. Strange moments, astral if you can call them that
16. The pieces came together without thinking about it
17. You are so obnoxiously you
18. You're an imbecile asshole

9. I don't see the common thread even though I know it exists

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By ViolaWyse

«Scherzando si può dire di tutto, anche la verità.»
Sigmund Freud

SHEILA

Alle sei del mattino, dopo aver accuratamente osservato le splendide sfumature fredde e buie, farsi calde e lucenti, ho deciso di alzarmi dal letto, che per l'ennesima volta ha dovuto subirsi un tentativo di sfogo arrancato e sempre inutile negli anni.

Senza creare alcun rumore mi dirigo in bagno e ci rimango per un tempo indefinito. Voglio solo tornare a essere la mascara strutturale di sempre.

Così dopo aver ripreso le sembianze di sempre mi precipito fuori e vado a vedere se ancora la mia compagna di stanza dorme come se niente fosse successo e rimango sorpresa che non ci fosse più.

Sorpresa ma anche indifferente mi preparai e con estrema calma, disinvolta, arrivai in Sala grande per fare colazione.

Notando che, come sempre da ormai due settimane, la gang sta nel suo spazio con anche Nora, traditrice puttana, e che se ne stanno tranquilli. E quando passo mi fissano peggio di un Red carpet.

A rivedere o pensare solo a quella Pecorella fallita mi sale un nervoso e una fottuta voglia di scatenare un putiferio solo per fargli male davanti a tutti.

Ma mi riscuoto da tutto e mi siedo al tavolo indifferente a qualunque cosa, discretamente distante da quelli, ma vicino a una ragazza che non mi fa salire l'urto.

Se non sbaglio di cognome fa Berkshire, è del quinto anno e non so altro. Non mi interessa particolarmente sapere qualcosa su cui mi sta attorno, praticamente nulla.

Ma lei non mi è mai stata così antipatica, si è sempre distinta tra tutti.

Mi piace perché non parla mai e si fa sempre i cavoli suoi, qualche volta mi ci sono scontrata al lago nero e a Hogsmeade, mentre qui mai, non so perché, forse perché io sto sempre nei miei soliti quattro posti.
Però non ci ho mai parlato. Non so nemmeno il suo nome.

Be' ma alla fine perché chiederlo e intraprendere una conversazione che non porterebbe a niente di convincente, da farsi che io possa avere una persona con cui parlare. Tanto so che sicuramente anche lei mi tradirà.

È sempre così è ovvio che non si muoverà la cosa in nessun modo. Non farà mai neanche un lieve spostamento.

Sono io il problema.

Quella che non sa mantenere un contatto umano, magari perché non vedo l'umanità da così tanto tempo che non so nemmeno come sia.

Ripongo alcune di quelle cibarie nel mio stomaco, pensando all'allarme che ormai persiste nella mia testa da anni.

Ovvero mai fare conversazione.
Si attiva in ogni momento, praticamente quando delle persone mi sono vicino e inizio ad aprire la loro bocca, e a maggior ragione quando mi rendo conto che hanno quell'espressione.

Quella che ti fa intuire che ti vuole parlare ma non vuole creare disturbo o altro.
Ecco quella mi scatta il tintinnio nel cervello e mi fa lentamente scappare senza dare nell'occhio.

Lasciando stare tutto ingerisco il cibo davanti a me e con mia grande sorpresa la ragazza emette un sospiro e con un sorriso enorme guarda davanti a sé. Sembra indemoniata.

Chi sorride così tanto?
Mi sta mettendo ansia quindi devo fare qualcosa.

«Ehm ma stai bene?» chiedo infatti rivolta a lei.

Quella si volta verso di me e mi osserva ancora con il sorriso, sembra che qualcuno gli abbia lanciato un pietrificum totalus. Ma che cazzo ha da sorridere?

«SÌ! Oh..certo tutto apposto.» risponde di getto così euforica, rendendosi poi conto del mini urletto fatto.

Ma veramente c'è qualcuno che può contenere così tanto entusiasmo? Bho non so neanche perché io me lo sto chiedendo.

«Va bene.» affermo abbastanza stranita, non volendomi poi immischiare nei suoi affari e non voglio nemmeno saperne qualcosa.

Anche se una parte in minoranza di me si sta chiedendo realmente perché lei è talmente gioiosa. Cioè essenzialmente esiste veramente un motivo per acquisire suddetta allegria?

«No scusami, non volevo sembrare strana ai massimi livelli.» cerca poi di spiegarsi.

«Tranquilla non penso assolutamente niente di te, sei solo normale.»

Forse perché sono io quella completamente diversa e contorta. Decisamente sì.

«Lasciami solo dire che sono emozionata per motivi personali e reali» parla comunque lei. «Lo sono perché mio fratello sta per arrivare qui dopo cinque anni che io sto da sola. Sono solo agitata e felice.» continua poi spiegando il motivo.

Capisco. Be' mi sembra giusto e ragionevole come motivo, non devo infierire sul fatto che secondo me è difficile da capire.
Lei ha assolutamente ragione di esserlo.

Anche se chi gli ha domandato di spiegarmi il perché? Ma poi perché la sto ascoltando? Chi gli ha detto che mi avrebbe interessato? Nessuno ma è simpatica abbastanza da non ignorarla.

Accenno un movimento con la testa per farle intendere che ho capito, che è tutto apposto, e poi decido a istinto di presentarmi. Senza pensarci troppo lo faccio e non me ne pento poi.

«Sheila McKenzie se volessi identificarmi, Gioietta.»

Lei ridacchia piano e di puro divertimento. «Mi ha davvero chiamato in quel modo?» non mi dà il tempo di rispondere che aggiunge altro. «Mi piace, puoi chiamarmi tranquillamente così ogni volta.»

Purtroppo un piccolo sorrisino divertito sfugge al mio controllo e così una risatina si aggiunge alle sue.

«Comunque mi chiamo Chloe Berkshire, Verdina.»

E di nuovo delle reali risate sfuggono al mio solito controllo.
Divertente, ci siamo date soprannomi a vicenda. Mi fa spostare la maschera di sempre di un solo millimetro, relativamente nulla, ma facendomi perdere nelle emozioni provate raramente.

«A quanto pare ci piace dare nomignoli alla gente.» commento poi osservandola mentre il divertimento diminuisce ma resta nel mio sorrisino leggero.

«Vero. Ho sempre avuto questa predisposizione a dare a tutti un soprannome, così che rendesse le cose più gioiose e rilassanti e non serie e odiose.»

«Io non molto ma-» mi interompo un secondo perché mi passano per la mente i nomignoli con cui io chiamo le varie persone. Per esempio quel maledetto stronzo di Riddle, a cui gli ho affidato il nome Pecorella, o anche Malfoy drammatico, al quale ho dato furetto bianco sporco e a Nora che ormai è diventata la tradittrice bugiarda. Pure al loro gruppo ho fatto in modo che avessero un nome a cui io potessi riferirmi, la gang dei sempre stronzi. «-anche io lo faccio spesso. Potrei dire ogni volta.»

La conversazione non finisce ne muore così come mi aspettavo, anzi durante tutta la colazione parliamo di cosa ci piace e di come avertissimo le varie emozioni.

Non mi è mai capitato di riuscire a stare dentro una chiacchierata e rimanerci perché non disturbata. Non mi sento la voglia di scappare da tutt'altra parte del mondo, forse un po' ma non è assolutamente paragonabile.

So che sembra strano, molto aggiungerei, ma rivederla non mi farebbe così schifo. Sarebbe abbastanza sopportabile, spero di rincontrarla, almeno voglio esserci quando arriverà suo fratello.

Mi ha parlato un po' di lui. Si chiama Lorenzo e non è uno stronzo patentato, certo a volte lo può essere, però mi ha specificato che è un normale fratello protettivo e un ragazzo docile e bravo.

Anche se non sono sicura lo sia davvero, insomma con lei potrebbe esserlo perché è sua sorella ma con gli altri? Lui è così?

Cosa potrebbe mai andare storto quando arriverà?

-

A lezione poi non ascolto molto e per la prima volta sento la mancanza del sonno arrivare così forte da lasciarmi sfuggire uno sbadiglio.

Per fortuna il professore di quest'ora non mi ha vista e ne sentita, menomale perché mi avrebbe sgozzato. È davvero stronzo.

Comunque non capisco perché il sonno arretrato si scateni solo ora, non è mai successo, è sempre stato controllato e normale.

Che cavolo succede?

A un'altra ondata di stanchezza appoggio le braccia sul banco e inserisco la testa nel mezzo. Cercando di far svanire l'effetto sonno, che non si sa come sia arrivato in questo modo e per la misericordia non se ne vuole andare.

«Sei stanca piccolina? Be' certo sei ancora una bambina che ha bisogno di dormire in tutte le ore disponibili.» avverto la voce irritante di Riddle arrivarmi vicino al mio orecchio destro.

Dio ma che urto sto ragazzo. Alzo gli occhi al cielo per la rottura di coglioni che mi crea tutti i giorni da questo anno.

Già ho dovuto sopportare l'idea di averlo affianco per queste due ore, perché non avevo scelta. E per di più lui di proposito  infierisce, non bastandogli il fatto che il suo respiro provoca lo stesso nervosismo in me.

Rialzando la testa, voltandola verso di lui in tono di sfida, e mettendo le mie povere braccia stanche comode sul banco, trovo il modo migliore per ribattere al suo commento idiota.

«Primo non parlare per fare uscire solo stronzate, secondo ho accettato che mi chiamassi piccolina perché io ti chiamo Pecorella e alla parità non giro le spalle, e terzo fatti gli affaracci tuoi stronzo.»

Dopodiché lui colpisce il mio polpaccio con la punta delle sue scarpe e me la spinge così tanto contro da sentire dolore in quel punto.
Soffoco il fatto che vorrei lanciargli un libro in faccia e con la stessa gamba che viene colpita lo sposto in modo duro e veloce.

«Provaci un'altra volta e un libro in testa non te lo toglie nessuno, coglione di una Pecorella.»

«Sicura che quel libro non sia un cuscino per me, essendo che la tua forza è letteralmente inesistente?»

Ma fa sul serio? Sto stronzo sta fuori.
Non si deve permettere.

Non lui.
Non un altro.
Non di nuovo.

«Chiudi quelle bocca e spara meno cagate» lo rimbecco cercando di non alzarmi e dargli un maledetto schiaffo educativo, per la miseria. «E soprattutto riprenditi il cervello, che a quanto pare è volato via da te, Pecorella.»

Dopodiché mi dedico soltanto ad aspettare la fine delle lezioni mattutine, con le quali mi annoio per la prima volta in cinque anni.

Quando finalmente la noiosa lezione viene decretata finita recupero tutte le mie cose e mi alzo per uscire da sta aula del cazzo.

Mettendo fuori i piedi da lì scopro che fuori non è tanto meglio. La gang dei sempre stronzi è raggruppata nel corridoio, proprio dalla parte dove io devo dirigermi.

Qui lo fanno apposta a rompere i coglioni però, e che cazzo.

Sbuffando e alzando gli occhi al cielo provo, con tutta la mia tenacia e il gelo che posso mostrare, a passare in mezzo a quei bastardi.

Ci provo davvero, passo deciso, sguardo duro, menefreghista e occhiate taglienti, ma a loro non interessa niente di niente. Mi bloccano il passaggio è una mano si appoggia sulla mia spalla per poi spingermi indietro.

Non mi interessa a chi appartiene, quella mano gliela taglio.

Per precisione comunque la mano era quella di Draco, il furetto, che con il suo sorriso da sbeffeggiatore mi fa tornare indietro, posizionandomi davanti a tutti loro.

Mi guardano tutti in modo divertito e da superiori, non ho la men che minima voglia di star qua a sbraitare contro di loro o semplicemente rinfacciargli il fatto che fanno altamente schifo su tutto.

Uno dei quei cinque stronzi si azzarda a parlare, Theodore, o come lo chiamo io Tedore.
«Dove credi di andare?»

Mi sa tanto che se l'è presa per l'altro giorno. Niente, lui non ottiene risposta. Resto nel mio silenzio, a controllare bene l'espressione totalmente identica e monotona, quella assente e che non prova nulla.

«Non rispondi vero?» mi schernisce Draco. «Cos'è il gatto ti ha mangiato la lingua?»

E ancora non apro bocca, nulla fuoriesce da essa. Devono spostarsi se vogliono che faccia qualcosa.

Fisso un punto dritto, al centro tra di loro, immobile come se mi avessero inchiodata sul posto e nemmeno a quel commento mi sposta dalla convinzione di dire qualcosa.

Che si arrangiano sti idioti.

«Quindi hai paura di noi, piccolina?» mi prende in giro con il suo ghigno Riddle di sta minchia.

L'unica cosa che ottiene da me è un sopracciglio alzato come a dire "Stai scherzando vero?" e effettivamente lo recepisce, anche se sperava in una cosa vocale.

«Non parli, sei muta a quanto vedo?» infierisce di più sfidandomi fino a che decido di rispondere.

Stanca del fatto che non mi lasceranno andare finché non avranno ottenuto quello che vogliono.

Io me ne voglio andare e loro rompere.

Lasciamo che lo facciano così che poi io mi tolgo dalla vista questi cinque deficienti.

«Non parlo con le merde» ribatto infine dopo tempo, con il viso duro e alquanto gelido. «E poi io dovrei aver paura di voi? Bah, mi farebbe più paura uno snaso che ti morde.»

L'hanno voluto loro. Anzi lui.
Mi chiedo anche perché mi stanno infatti tutti, di solito lo fa solo la pecorella.

Perché quest'anno mi devono venire a cercare per prendermi per il culo? Quello loro segreto mi sta mandando in bestia, più che altro se non ci fossi io in mezzo a quello starei letteralmente facendo i cazzi miei. Ma non è così, quindi devo saperne.

«Oh ha parlato la silenziosa.» commenta di sottofondo Malfoy.

Non lascio trasparire niente e cerco di non farmi scalfire da questa dannata parola. Mi concentro su Riddle, che a quanto pare ha altro da aggiungere. Sentiamo.

«Saremo anche delle merde noi e lo posso accettare» qualcuno dei quattro ragazzi cerca di contraddirlo ma a lui non interessa, quindi non gli dà il tempo di farlo e continua poi a parlare. «Ma lo sei anche tu...forse dovrei dire confetto rosa dolce, eh ragazzina?»

«Sappiamo entrambi che non si addice a me, infondo però cosa me ne importa del tuo giudizio» guardando tutti loro gli rivolgo un'ultima cosa. «Andate a puttane stronzi.» poi mi volto dalla parte opposta dove dovevo andare e con un dito medio alzato verso di loro me ne vado.

Fiera di averli lasciati con l'amaro in bocca, perché non sono riusciti nell'intento di scalfirmi con le loro parole o dovrei dire "tormenti" eseguiti da problematici dilettanti.

Comunque posso anche saltare la lezione se loro mi devono impedire di andarci.

Non so questo cosa comporterà ma lo so gestire, lo posso fare.

Così finisco a dominare l'ira al lago nero, seduta su un tronco, tenendo in mente solo la pace di questo luogo. Certamente non era la miglior giornata, il tempo era scuro, le cose successe erano state troppo irritanti e il mio stata d'animo era messo peggio del solito.

Pur sempre la normalità per me.
Il tempo non mi dispiace più di tanto e gli incontri con Riddle e gli altri li posso beatamente dimenticare per qualche ore, se ovviamente nessuno verrà di nuovo da me per scassare le balle.

Quindi restando sul quel bel tronco mi metto a leggere il libro, che è sempre a portata di mano, e a scrivere qualche cosa sul mio quadernino.
È un quadernino che una persona mi ha regalato anni fa, mi disse di scriverci o disegnarci qualsiasi cosa mi venisse in mente, come stessi io, monologhi che mi passassero per le tenebre, emozioni nuove, le mie più grandi paure, confusioni. Insomma quello che volevo.

Ed io lo faccio, effettivamente capita sempre. All'inizio non ci credevo tanto, tenevo dentro tutto e così la mia mente era sovraccaricata di troppe, e dico troppe, cose pesanti.

E sì, ancora le tengo lì, ma ho anche iniziato a lasciare che l'inchiostro nero le trascrisse dalla mia mente buia su una pagina bianca.
Che li conservassi nel tempo anche su esso, così da non incasinare i fili contorti all'interno di quella che un tempo era una mente sana.

Il mondo è pieno di pazzi sgravati, psicopatici, Killer, Stalker e maniaci. Altrettanto, però, invasa da muti con la voce, cechi con la vista, sordi con l'udito, pazzi senza pazzia, aggressivi senza rabbia o motivazioni proprie.

È vero, niente a un senso.

Io penso che le scritte, i testi e le parole ce l'abbiano, penso che a differenza di tutto loro abbiano delle palpitazioni vitali.

Loro contengono il senso di ogni cosa e va solo capito e coltivato.

Proprio come una piantina. Le foglie non dicono a voce se sono marce o no, lo indicano con il colore.

Io un po' mi ci sento come loro. Una foglia.

E persa nei miei lunghi e interminabili ragionamenti, scrivo su quelle pagine ogni cosa mi passa e testa nella mia testa.

Non me ne andai da lì nemmeno quando il buio stava calando.
Ho saltato tutte le lezioni. Avevo decisamente bisogno di una pausa dal cambiamento con gli altri. E per il momento non mi interessa più di tanto cosa succederà, se ci saranno conseguenze e soprattutto quali o quante.

Ho semplicemente voluto e preso un po' di spazio, fuori da quel manicomio che c'è sempre in aula. L'ho anche afferato per bene solo per evitare e scacciare via quei disgraziati.

Non mi piace nemmeno chiamarli per nome. È offensivo verso i bei nomi che portano.

Ecco un'altro pensiero che ora volerà nella mia mente finché non lo comprenderò a pieno. E quindi finisco per trascriverlo, anche lui diventa parte del piccolo e pieno quaderno.


💫

MATTHEO

Ho sempre avuto il pieno controllo delle mie emozioni, non che ne abbia avute molte, quelle che mi sono state insegnate, ma ora non so più cosa io sto provando.

Alcune volte mi sento perso, e non perché non so dove mi trovo o non so più chi sono, è come se non riuscissi a venire a capo con le mie sensazioni.

Provo quelle di sempre e le comprendo, so cosa sono, perché ci sono e per cosa vengono scaturite, mentre altre nuove mi scombussolano enormemente.

Non so nulla su di esse e la cose mi turba. O meglio mi fa incazzare.

Mi fanno talmente casino in quella mente oscura da non voler nemmeno sapere cosa effettivamente sono.

Quindi le riconosco solamente come rabbia. L'unica cosa che io riesco a provare.

E faccio così per tutto.

Anche ora che dopo aver visto la ragazzina andarsene e saltare qualunque lezione avesse, aver sentito gli altri deriderla come se fosse un pupazzetto e aver svolto ogni lezione come se fossero ore buche.

Ho solo rabbia nel mio corpo, sento solo il bisogno di spaccare, urlare o distruggere qualcosa.

E invano Draco, Theodore e Blaise cercano di calmarmi.

Siamo nel nostro dormitorio, si siamo tutti e quattro in stanza insieme, è insopportabile come cosa ma infondo sanno farsi sopportare alcune volte.

Sanno che è impossibile farmi ragionare e che non dovrebbero farlo, ma loro ci provano lo stesso.

Hanno problemi e questo era ovvio anche a me. Gli sono comunque amico e mi va bene.

«Non ti scaldare per lei è solo inutile.» mi riguardisce Draco.

Lui però non capisce il motivo della mia reazione.

«Sinceramente ha carattere, non si è spaventata o rattristata ai commenti. Se ne andata con una certa sicurezza. Dobbiamo ammettere almeno questo.»

Theodore è da quando l'abbiamo bloccata e da quando se ne è andata che ancora pensa a questo.

Non so se ho più voglia di spaccargli un osso o cruciarlo per farlo stare zitto.

«Theo su questo ci eravamo arrivati tutti da tempo.» gli fa notare Draco.

«Lo so ma è stato surreale vedere una ragazza andarsene completamente sicura e stronza. Sapete che tutte le volte o ci ammirano e si buttano su di noi o sono terrorizzate a morte.» spiega come se non lo sapessimo.

«Sì be' non che avessimo fatto molto per terrorizzarla. Non ha fatto niente di che. Nora dice che è debole ma dimostra il contrario a tutti.» questo Draco non doveva dirlo.

Ho assistito alla conversazione fino ad adesso senza dire niente, sono furioso e mi sono lasciato del tempo per mandare via quella furia. Vedo che però, grazie a questo commento, è solo peggiorata.

«Dì alla tua fidanzatina di farsi i cazzi suoi. L'ha tradita e pensa di sapere più cose su di lei di chiunque altro.» soffio duro verso Draco che in questo momento mi sta guardando come se fossi il suo nemico più grande.

«Ho già detto che non è la mia fidan-» non gli permetto di finire.

«Ma stai zitto. Lo sappiamo che lo è e lo sai anche tu. O comunque c'è qualcosa quindi smettila» lo rimbecco. «E a dirla tutta sono furioso con voi più che con lei. Cazzo state sempre a parlare di come affronta noi, vi chiedete il perché ci odia o la infastidite come meglio potete.»

Loro rimangono zitti e irritati ma non dico nulla. Hanno paura.

«Amico è quello che fai tu. Non sei per niente coerente.» parla Blaise dopo tutto il silenzio in cui è stato.

Lui fa sempre così. Non parla spesso ma è sempre quello che ci fa ridere, certe battute o commenti sono veramente fantastici.

«Ma che stai dicendo? Io non faccio come voi.» protesto più che scettico.

«Oh sì. Più che altro tu sei il primo a farlo, anche in modo diverso ma quello rimane.» mi schernisce poi il mio migliore amico, Draco io lo uccido davvero.

Tutto quello che dice è falso. Io non faccio come loro. La odio.
Come potrei elogiare la sua bravura ad essere tanto stronza.
E poi la infastidisco perché mi è stato imposto, non propriamente, però sì. Quindi devono fare silenzio.

«Non è vero cazzo. E dovete chiudere quelle bocche che vi ritroverete o non vi risparmierò anche se siete miei amici.» sbotto incazzato contro di loro e contro la ragazzina.

Per Salazar che si stanno fumando esattamente quei coglioni. Devono dirmelo magari riuscirei a scaricare la tensione che mi porto ovunque.

«Io vado a cercare Nora per dirgli che cosa fare con Sheila, ci vediamo dopo brutte serpi.» ci avvisa Draco mentre va verso la porta.

«Sì vai dalla tua fidanzatina o non, come sempre!» gli urla Theodore.

In risposta Malfoy gli grida un bel «Mettiti un dito in culo coglione.»

Detto questo il tempo passa e arriva ora della maledetta cena.

Sedendomi con il gruppo e non ascoltando affatto ciò che stanno blaterando, i miei occhi inconsciamente cercano i capelli castano scuro della ragazzina.

Che però non vedono affatto.

Chi sa dove sarà finita? Ma poi a me che interessa, nulla quindi torno a fare i cazzi miei.

«...pensi che ha ragione lui vero amico?» la domanda di Theodore è la prima cosa che risento.

«Su cosa delle tante cose?» non avevo sentito niente del discorso.

«Come ho detto Blaise pensa che in passato Draco sia stato gay, io no, e il diretto interessato ci cazzia per bene se lo pensiamo solamente quindi tu che pensi?»

Ma da dove è uscito questo discorso della minchia? Non lo so e non lo voglio sapere, qui la stranezza alleggia in ognuno di loro.

«Be' effettivamente...» confermo la cosa mentre Malfoy mi fulmina con lo sguardo.

«Devi ammetterlo, lo pensano tutti ormai.»

Con un occhiata incendiaria mi manda a fanculo indirettamente. «È come dire che a te da fastidio che la tormentata venga insultata e maltratta.»

Sostanzialmente è quello che ha detto. "Fanculo io non lo sono" con parole diverse ma è quello il concetto.

«Ma spara meno cazzate.»

«Esatto Malfoy, sappiamo tutti che quei commenti su Potter non erano affatto di odio. Ma tralasciaremo il tutto.» lo schernisce Zabini.

E ovviamente il biondo mette il suo broncio e la sua miglior faccia fulminante e non ci parla più.
Il solito.

Con notevole sorpresa mi rendo conto che la ragazza entrata quest'anno nel nostro gruppo è più muta di quel che dovrebbe.

«Novellina cosa succede alla tua voce?» le domando con poca cura e con sarcasmo.

Non che me ne freghi qualcosa ma dipende se è grava da dovermene preoccupare.

«Oh sono solo in pensiero per Sheila.» risponde guardando ovunque tranne che verso di noi.

«Perchè dovresti esserlo? Soprattutto per quella.»

Sbuffa a come ho parlato ma lascia perdere. È abituata ormai. «Perchè non è qui a mangiare. Ha saltato tutte le lezioni, dopo che le abbiamo anche impedito di andarci. E sì, è già capito che saltasse i pasti, tutta le lezioni però no. Ho solo paura di quello che può aver fatto o star pensando.»

Normalmente non mi interesserebbe proprio un cazzo di questo, neanche se dovesse riguardare i miei amici.

Invece la preoccupazione mi invade come una nemica e io mi incazzo contro di lei.

Perché? Non devo esserlo per una ragazzina impertinente, noiosa e irrispettosa. Quella sensazione traditrice la pensa in un altro modo. E questa si riversa verso quella piccolina che sembra veramente un nano.

E non so come gestire la cosa.

Cazzo quella ragazzina mi sta facendo impazzire.

Cosa è cambiato? Cosa dagli anni precedenti?
Io devo fare solo quello che devo e la stupida preoccupazione non mi deve impedire nulla.

Porca troia.

«Perchè cosa dovrebbe fare o pensare la ragazzina?» purtroppo non sono riuscito a fermarla e ora si sta alzando più che mai.

Dio ma perché esiste il voler capire cosa succede a una persona?

«Essenzialmente non lo so. Ma non è nulla di buono. Lei ha sempre pensieri negativi.»

Ecco. Che cazzo fa dentro di me sta bastarda di emozione?

«E hai intenzione di fare qualcosa?» chiedo mostrandomi totalmente indifferente e divertito dalla cosa.

Lei ancora con lo sguardo fugace dice una sola cosa. «Io no. Qualcuno di voi sì.»

«Cosa? No.» parlo con la voce indurita.

Che diavolo gli passa per la mente a questa novellina? Manco per un cazzo qualcuno farà qualcosa per la ragazzina. Specialmente io.

«Nessuno di noi farà niente. E poi perché non lo puoi fare tu, Novellina?»

Il suo fidanzatino o non, mi fulmina di nuovo. «Non chiamarla così.»

«Hai rotto il cazzo Malfoy.»

In questo momento non sono più sicuro di capire cosa sto dicendo o facendo, non so neanche perché mi rivolgo così a loro.

«Fa niente Draco» si rivolge a lui in modo cauto e rassicurante. «E non lo posso fare io perché mi respingerebbe. Sa che mi preoccupo per lei, ma una cosa l'ho notata. Non sono così stupida da credere che mi abbia creduta e perdonata così facilmente. So che mi ha mentito un pochino, forse si fida ancora di me, ma sa che non sono quella che lei si aspettava.» spiega per una volta seria e senza essere ignorata. «Quindi uno di voi quattro dopo deve andare a vedere cosa fa, perché sono sicura che non è nulla di buono.»

Per una volta ha ragionato la fidanzatina inutile, non si deve aspettare però che lascerò che vadano da lei.

«Non ci andrà nessuno. La ragazzina sa badare a se stessa, ciò che fa sono cazzi suoi.» declamo in tono duro da non accettare repliche.

Così il discorso si chiuse. Gli altri parlarono durante la cena mentre io e Novellina quasi mai.

A differenza di quella io non ero preoccupato perché mi interessava, lo ero perché se gli fosse capitato qualcosa io sarei stato nella merda.
E non può accadere.

Ma come ho detto non farò e non faranno nulla. Sa cavarsela.

Dopo che tutti ebbero finito di mangiare decidiamo di andare in sala comune per parlare e discutere di cose. Ovviamente anche per svagarci un po'.

Inaspettatamente però il mio corpo mi stava impedendo di andare con loro, lui voleva cercare la causa della preoccupazione.

«Nom vengo con voi. Ho bisogno di fare una cosa, molto importante.»

All'inizio furono straniti poi caprino quello che volevo intendere e mi lasciarono andare tranquillo.

Così il mio corpo inizia a camminare in cerca di quella maledetta ragazzina.
Che a quanto pare non sta nella sua stanza.

A detta della fidanzatina non lo è mai da quando ha ammesso di fare parte del nostro gruppo.

Ed è per questo che la mia mente, la quale mi ha voltato la spalle da prima, sta elaborando i posti in cui può essere effettivamente andata.

E ne scaturisce tre.

La biblioteca, la torre di Astronomia e il lago Nero.

Questi tre posti sono gli unici che sono passati nella mia testa e gli unici in cui potrebbe trovarsi.

Per quello che so lei sta sempre in quei posti. Ne è davvero ossessionata.

Quindi le mie gambe mi portano nel posto che sanno giusto. Il lago.

Perché? Perché nella torre non ci andrà probabilmente più, forse di mattina presto e al tramonto, ma mai di sera o pomeriggio, motivazione arrivo sempre io, la infastidisce è ovvio. E la biblioteca è troppo tardi. Quindi rimane il lago nero.

Non mi chiedo nemmeno perché io sia arrivato a questo ragionamento, semplicemente mi derigo verso la destinazione.

Cammino fuori dal castello e mi rendo conto di che cazzo sto facendo.
Perché io lo sto facendo non lo so ma ormai sono qui e non tornerò dai quei deficienti facendo capire benissimo che non ho fatto quel che pensavano.

Intravedo da lontano e tra gli alberi la ragazzina.

È seduta su un tronco, osserva l'acqua e ha in mano qualcosa ma non capisco cosa.

Mi devo avvicinare, lo so che devo, ma è come se avessi un blocco.

Perché lo sto facendo? Cazzo mi sto drogando per aver pensato di fare una cosa del genere.
Draco probabilmente mi avrà versato qualcosa nel bicchiere, tipo alcune cose che lui usa per essere talmente idiota da continuare a negare l'evidenza del fatto che sta con la novellina.

Sono qui e non perché mi interessi veramente, solo per il suo di interesse. Lo devo fare per questo, per l'ordine.

Tante volte vorrei che non lo avessi, altre lo detesto da non riuscire a gestirlo, e poche volte mi accorgo di odiarlo perché non vorrei doverlo svolgere.

Ma è con me. È dentro il mio cervello e non lo posso eliminare.

Come un filo in un ago. Se ci entrava non ci usciva più.

E così è il mio compito.
Puntiglioso e doloroso come un ago e sottile e lungo come un filo.

Lo vorrei strappare però quel filo.
Cazzo se lo vorrei.
Non lo posso e non devo farlo. Mai.

Andrò da lei solo per il bastardo di obbligo e non farò il gentile, non che lo fossi mai stato, l'intenzione di parlare non è nelle mie opzioni.

Lo è solo lo spiare e osservare. Ed è quello che accadrà.

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