MOÌRIAS-L'ombra della luce-

By NediFo

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Da molto tempo ormai ad Aretem dominavano sofferenza e morte. Sotto il controllo della Strega era stato insta... More

Booktrailer
PROLOGO
NOTA DELL'AUTRICE
I
II
III
IV
V
VI
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
Epilogo
Brevi video sulle storie di Aaris e Nauìya
Ringraziamenti

VII

62 8 258
By NediFo

Nauìya

Di fronte a lei, la pistola ancora fumante, c'era una donna bionda e bellissima. Era vestita interamente di nero con un velo che le copriva gli occhi non permettendole di scorgerne il colore, ma era chiaro che fossero arrossati dal pianto. La pelle candida e la corporatura perfetta. Nauìya sapeva esattamente chi fosse.

Non l'aveva mai vista prima di quel momento, ma tutti ne parlavano: era la Sirena, la moglie del Generale, ed era lì per vendicarsi.

Stava cercando lei.

Nauìya non credeva che pure la donna fosse in grado di combattere, tuttavia a quanto pareva le voci che giravano sul suo conto non dicevano il falso: era molto bella e si mostrava piacente e gentile, donando i viveri alle persone che ne avevano bisogno, ma era anche la principale consigliera della Strega, e si diceva che fosse spietata con chiunque osasse metterlesi contro, per questo era stata soprannominata in quella maniera.

La donna era seguita da più di venti soldati e altri comparvero da un corridoio dal lato opposto.

Lei e Jeyil, di comune accordo, senza dirsi nemmeno una parola, arretrarono tornando all'interno della sala ormai completamente sgombera. Sono tutti morti aveva detto quella povera ragazza prima di essere uccisa dalla Sirena; Nauìya aveva fallito, aveva sottovalutato la Strega e i suoi sottoposti. Pensava che una volta perso il Generale sarebbe stata perduta, ma si era sbagliata e centinaia di persone ne avevano pagato il prezzo.

La donna in nero entrò, e i soldati che un tempo avevano seguito suo marito erano ora lì con lei, pronti a vendicare il loro Generale defunto.

«Assassini! Lo avete ucciso!» gridò la donna. Nauìya sorrise nel vedere come fosse ridotta. Quella sofferenza l'aveva voluta lei, era opera della sua sovrana, forse in tal modo avrebbe finalmente capito che cosa significava il dolore che per tanto tempo aveva venerato. Si trattava di una donna forte, ed era certa che fosse senza scrupoli, ma Nauìya riusciva a vedere chiaramente quanto quella sofferenza la stesse dilaniando.

«Lo avete ucciso!» strillò ancora, scoppiando in lacrime. Probabilmente aveva gridato quelle parole a tutti coloro che poi aveva massacrato, non sapeva di avere di fronte a sé proprio la persona che ne era responsabile.

«Sono stata io!» pronunciò fiera Nauìya, muovendo alcuni passi in avanti. Da lì riusciva a vederla più chiaramente, era davvero bella, forse la persona più bella che avesse mai visto. Inoltre, non dimostrava affatto la sua età, anche se i suoi occhi stanchi e provati rivelavano tutti i pesi della vita che aveva dovuto affrontare.

La donna sollevò lo sguardo su di lei e il suo volto si pietrificò per il terrore. Non era quella la reazione che si sarebbe aspettata.

«Tu!» La guardava esterrefatta, sembrava aver dimenticato la vendetta, c'era solo spazio per la paura nel suo sguardo. Sguardo che rimase fisso su di lei come avrebbe potuto fare con un fantasma.

La donna poi fece qualcosa che Nauìya non si sarebbe mai potuta immaginare: crollò in ginocchio e sembrò arrendersi a tutte le sue sofferenze. Lo sguardo vacuo non la fissava neanche più, era persa nel vuoto delle sue emozioni. Nauìya si chiese quale tipo di lotta interiore avesse affrontato per tutta la vita e come mai avesse deciso di arrendersi proprio in quel momento.

Le si avvicinò di un altro passo, osservandola ancora per un attimo. Stava mormorando qualcosa, ma non riusciva a distinguere con esattezza le parole. Non aveva tempo per indugiare, per quel che ne sapeva poteva trattarsi di una trappola.

Così prese un respiro e con un colpo deciso la pugnalò con il coltello che aveva trovato poco prima.

Dagli occhi della donna uscì un'ultima lacrima, e Nauìya riuscì a distinguere solo una parola: «Moìrias», prima che si accasciasse definitivamente a terra.

Nauìya non aveva idea di cosa significasse, anche se il termine non le era nuovo, ma non ebbe il tempo di ragionarci su perché i soldati iniziarono a sparare un colpo dietro l'altro verso gli ultimi due sopravvissuti del rifugio.

Si abbassò, ma non fece in tempo, Jeyil si frappose tra lei e gli spari. La ragazza lo vide cadere senza emettere un suono, lo sguardo proteso verso la sua direzione, un ultimo barlume di speranza che vide spegnersi insieme ai suoi occhi. Rotolò a nascondersi dietro a un tavolo. Quel ragazzo aveva dato la vita per lei, la sua speranza riposta in un futuro migliore, un futuro che, lo sapeva, solo lei era in grado di realizzare.

Un groppo alla gola le mozzò il respiro. Era il momento peggiore per essere sentimentali.

Strinse i pugni e deglutì quelle emozioni che le offuscavano il giudizio. Prese la sferetta che le aveva dato Louid e la lanciò verso i soldati. Gli spari si quietarono per un attimo e lei non attese oltre, si buttò verso il laboratorio e trovò il passaggio creato dal suo amico.

Proprio in quel momento, un ruggito di fuoco eruppe ovunque e lei si arrampicò verso l'uscita più in fretta che poté, rotolando sull'asfalto zuppo dalla pioggia torrenziale che stava allagando la città, proprio mentre le fiamme eruttavano dalla fenditura come la vampata di un drago che infuriava dalle profondità della terra.

Restò lì sdraiata, con le braccia aperte ad accogliere il pianto del cielo. Le lacrime versate per i suoi compagni morti quella notte.

Non restava più nulla della resistenza. Era tutto sparito, era tutto cenere. Aveva contato su quelle persone per creare il futuro di luce che aveva tanto desiderato, ma erano tutti morti. La sua speranza si era spenta come gli occhi di Jeyil quella notte.

«Nauìya!» Era Louid, avrebbe riconosciuto ovunque la sua voce. Il ragazzo stava correndo verso di lei.

Quando comparve nel suo campo visivo, fissò lo sguardo sui suoi occhi offuscati dai vetri spessi degli occhiali zuppi di pioggia.

Si sentì rinvigorita da una nuova speranza; lui era ancora lì con lei, era ancora vivo. Non era finita. Quella notte la Strega aveva vinto, ma lei l'avrebbe sconfitta ugualmente, avrebbe vendicato tutte quelle persone, e gli avrebbe regalato quel futuro per cui si erano sacrificati.

Non poteva arrendersi, non più.

Altrimenti, tutti loro sarebbero morti invano.

-

Erano alla ricerca di un rifugio. La tempesta non sembrava avere intenzione di concludersi e i due amici erano fradici fino alle ossa.

Louid le aveva spiegato di essersi separato dagli altri per tornare a cercarla. Non aveva idea di dove si fossero nascosti, ma sperava che fosse un luogo sufficientemente sicuro.

Nauìya, malgrado cercasse di nasconderlo, era ancora scossa per quello che era accaduto. Per anni si era esercitata a reprimere le emozioni, eppure, in una sola notte era crollato tutto.

Doveva riprendersi al più presto, non voleva fare la fine della Sirena: una donna distrutta dai suoi sentimenti, così patetica. Probabilmente le aveva fatto un piacere uccidendola, almeno aveva smesso di soffrire.

Eppure, continuavano a tornarle in mente gli occhi spenti di Jeyil, quando si era sacrificato per lei.

«Qui» affermò Nauìya, notando una villetta che conosceva. Si trattava di uno degli ingressi secondari che portavano ai passaggi sotterranei della resistenza. Non era sicura di quanto convenisse entrare lì dentro, per quanto ne sapeva alcuni dei soldati potevano essere entrati da lì, ma almeno era perfettamente a conoscenza delle sue difese e, se qualcuno avesse tentato di attaccarli, avrebbe potuto far saltare in aria ogni cosa.

Entrarono in silenzio, sollevati dall'assenza delle gocce battenti che li facevano tremare dal freddo. Certo, erano ancora zuppi, ma almeno erano riparati dal vento.

Non ebbero nemmeno il tempo di sedersi, che un rumore dal piano di sopra li fece rabbrividire. Passi.

Nauìya era disarmata, ma nonostante questo si mosse verso la direzione del suono per scoprire che cosa stava accadendo.

Louid la seguì lentamente, cercando di fare meno rumore possibile. I passi sembravano essersi allontanati, non era un buon segno, forse chiunque ci fosse li aveva sentiti e gli stava tendendo una trappola.

Quando raggiunse il piano di sopra, Nauìya non vide nessuno. A terra c'erano dei coltelli e dei vestiti bruciacchiati. Era strano che fossero stati abbandonati così nel bel mezzo della stanza, doveva trattarsi una trappola di certo.

Si guardò attorno ma non vide nessuno, si diresse quindi cauta verso gli oggetti abbandonati e li scrutò con attenzione alla ricerca di qualche indizio in più.

Sentendo improvvisamente un tonfo dal soffitto, raccolse uno dei pugnali e corse a controllare. C'era qualcosa che non la convinceva: perché dei soldati sarebbero dovuti salire sulla terrazza di quella villetta? Nel bel mezzo di una tempesta per di più!

Appena raggiunse il tetto, rallentò l'andatura e si nascose per non essere vista da chiunque si trovasse lì.

Fu allora che udì dei singhiozzi.

Dei gemiti di disperazione.

La voce di una ragazza, flebile e a malapena percettibile sotto il frastuono della pioggia.

Nauìya uscì un po' più allo scoperto, facendo comunque attenzione a non essere vista, non si fidava ancora abbastanza per uscire allo scoperto.

In ginocchio, sotto la pioggia scrosciante, c'era una ragazza dai capelli neri e corti zuppi, incollati al volto. Non riusciva a vedere i suoi lineamenti, ma poteva chiaramente a distinguerne la disperazione.

I vestiti bruciati dovevano essere suoi perché, malgrado il gelo, indossava solo una canottiera nera e il braccio che riusciva a vedere sembrava ustionato. Anche i coltelli dovevano essere suoi, dedusse. Non era stata molto saggia a lasciarli lì incustoditi rimanendo disarmata ma, a giudicare dalle lacrime, al momento le emozioni stavano avendo la meglio sul giudizio, cosa che aveva visto capitare fin troppo spesso attorno a sé.

«Zing...» sussurrò talmente piano che Nauìya non fu sicura di aver sentito bene.

«Fou, perché?!» Questa volta la sua voce risultò chiarissima. Aveva sollevato il volto al cielo mostrando i suoi lineamenti, gli occhi allungati ricolmi di lacrime.

«Mamma... papà...» sussurrò nuovamente. I pugni erano serrati e le unghie che scavavano i palmi, facendo uscire del sangue che si mischiava con la pioggia.

«Per...ché?!» sussurrò piangendo tornando ad accovacciarsi e venendo scossa dai singulti.

«Dobbiamo aiutarla» disse la voce di Louid accanto a lei. Nauìya non si era nemmeno accorta della sua presenza.

«No, per ora ha solo bisogno di rimanere sola, lascia che versi tutte le sue lacrime, poi starà meglio» rispose lei. Quella ragazza doveva aver appena perso la famiglia, cosa che ad Aretem era perfettamente normale; anzi, doveva sentirsi fortunata per il fatto che non fosse accaduto prima.

«È finita...» disse ancora lei.

Si alzò in piedi, rivelando una corporatura magra e non molto alta. Il suo corpicino era scosso dai tremiti dovuti probabilmente al gelo della pioggia oltre che al suo pianto sommesso. Bene, le era quasi passato, presto avrebbe smesso di piangere e avrebbero potuto parlare per capire chi fosse e che cosa le fosse accaduto.

La ragazza mosse qualche passo instabile in avanti.

«È finita» disse un'ultima volta, ma il suo tono era più deciso.

«Nooo!» gridò Louid accanto a lei, e in un primo momento Nauìya non capì. Vide l'amico correre verso la ragazza proprio mentre questa faceva un altro passo avanti, abbandonando il suo peso al vuoto.

Nauìya ebbe bisogno di qualche secondo per realizzare quello che era accaduto. La ragazza si era buttata giù, con l'obiettivo di porre fine alla sua esistenza a causa dei suoi sentimenti infranti. Louid si era lanciato con un'agilità che non gli aveva mai visto e l'aveva afferrata per un polso prima che cadesse definitivamente.

Era lì sdraiato sul bordo, e con tutte le sue forze stava tentando di reggere la ragazza, combattendo contro la pioggia che gli rendeva la presa più instabile. Era stato più veloce di lei, aveva capito che cosa stava per fare quando Nauìya aveva pensato invece che si fosse ripresa. Era stata una stupida.

Non riusciva a capacitarsi di quello che le emozioni stavano per fare a quella povera ragazza.

«Nauì-ya!» urlò Louid, la voce provata dallo sforzo.

Si riscosse. Avevano bisogno di lei!

Corse verso l'amico, afferrandogli le braccia che tenevano la ragazza, e tirò insieme a lui. Quando l'esile braccio della giovane fu alla portata della sua mano, l'agguantò e tirò con tutte le sue forze.

Lei sembrava confusa, la vista era offuscata dalle lacrime e dalla pioggia, ma doveva aver capito che qualcuno stava tentando di salvarla. Nei suoi occhi comparve una nuova consapevolezza. Improvvisamente sembrò diventare più leggera; roteò il busto, si agganciò con le gambe alla base del cornicione e si sollevò facilitando Nauìya e Louid. Nel giro di pochissimo furono tutti e tre di sopra, con il fiatone per lo spavento, sdraiati a pancia in su ad accogliere la pioggia.

Nauìya fu la prima ad alzarsi, e subito osservò la ragazza. Il modo in cui si era sollevata era stato ammirevole, non era da tutti fare una cosa del genere, lei stessa non ci sarebbe riuscita.

Dopo poco si misero in piedi anche gli altri due.

«Tu sei... sei... Nauìya, l'Ayìsse» osservò la ragazza, guardandola con gli occhi ancora lucidi.

La conosceva dunque? Veniva dal rifugio?

Notò nuovamente le ustioni sul suo braccio. Che fossero state causate dall'esplosione della bomba che Louid le aveva dato per difendersi? Sperò che non fosse così, non voleva essere lei la causa delle sofferenze di quella ragazza.

«E tu... sei l'inventore?» aggiunse, voltandosi verso Louid.

«Sì ma ora vieni, andiamo al riparo» rispose il ragazzo, togliendosi il giubbotto e posandolo sulle spalle della giovane.

Lui non si levava mai il giubbotto.

Non di certo per darlo a qualcun altro.

Scesero le scale e tornarono al primo piano, dove c'erano ancora i resti bruciati di quella che doveva essere la giacca della ragazza.

«Come ti chiami?» le chiese Nauìya sedendosi sul pavimento e togliendosi gli stivali ricolmi d'acqua.

«Io... io sono Zen Wanxuìr, sono... voglio dire... ero un membro della resistenza».

«Come sei fuggita?» domandò ancora. Se ci era riuscita lei, forse allora anche qualcun altro ce l'aveva fatta.

«È... è stato mio fratello... lui... lui...»

Non riuscì a concludere la frase, i suoi occhi si riempirono di nuove lacrime e fu nuovamente scossa dai singhiozzi.

«Non importa, tranquilla, se non ti va di parlarne ti capiamo...» la consolò Louid con tono sinceramente preoccupato. Il modo in cui la guardava era strano, era lo stesso sguardo che aveva quando scopriva il funzionamento di qualcosa. I suoi occhi rimanevano incollati a quella ragazza come se fosse un nuovo tesoro da scoprire. A lei non l'aveva mai guardata in quel modo.

«Sono tutti morti...» concluse Zen tra le lacrime.

A Nauìya tornò alla mente la ragazza che era caduta ai suoi piedi per mano della Sirena; aveva detto la stessa identica frase, sono tutti morti.

"È colpa mia" pensò. Uccidendo il Generale, aveva scatenato una serie di reazioni a catena che non aveva previsto. Tutte quelle persone erano morte per colpa sua, Zen soffriva per colpa sua, probabilmente la Strega avrebbe regnato incontrastata, sempre per colpa sua.

«No!» affermò ad alta voce, malgrado il suo intento fosse quello di zittire quei pensieri dannosi.

Louid e Zen si voltarono verso di lei.

«Non sono tutti morti, qualcuno è sopravvissuto, proprio come te, proprio come noi. Dobbiamo vivere e continuare a combattere! Dobbiamo farlo per loro, per tuo fratello, per i tuoi genitori! Dobbiamo andare avanti per fare in modo che eventi come questo non si verifichino mai più!» Si alzò in piedi e guardò i due che la fissavano. «Solo in questo modo non saranno morti invano» li spronò.

Louid annuì convinto, ma Zen abbassò lo sguardo, piangendo ancora.

«Voi non capite... è colpa mia se tutto questo è accaduto! Tu sei l'Ayìsse, sei destinata a salvare Aretem, ma io... io non merito di vivere dopo ciò che ho fatto!»

Nauìya aggrottò le sopracciglia, come poteva essere colpa sua?

Lei dovette interpretare il suo sguardo, perché prese un respiro e si decise a spiegare:

«Qualche mese fa, mio fratello maggiore, Choxu, è morto durante un attacco a un gruppo di fanatici della Regina delle Ceneri. La nostra famiglia non è più stata la stessa: mia madre voleva obbligare tutti noi a non fare più alcuna missione per paura che ci accadesse qualcosa, ma noi volevamo continuare a combattere per vendicare la sua morte. Io non ho mai rischiato molto essendo che il mio incarico era quello di fare la vedetta dalla cima degli edifici, ma un giorno, presa dalla rabbia, ho attaccato un gruppo di soldati. Ero quasi riuscita a ucciderli tutti, quando improvvisamente sono stata attaccata da dietro, perdendo la mia posizione di vantaggio.

Sono riuscita a sopravvivere solo perché in quel momento era in atto un altro attacco e siamo stati intercettati da un gruppo di guerrieri della resistenza capeggiati da Orm in persona. Lui mi ha riportata dalla mia famiglia spiegandogli l'accaduto. I miei genitori mi hanno vietato di uscire nuovamente dal rifugio, ma i miei fratelli hanno avuto una reazione diversa. Zing, che è sempre stato il più protettivo nei miei confronti e mi ha insegnato tutto quello che so, mi ha giurato che avrebbe vendicato nostro fratello anche per me. Invece Fou, il terzogenito, si arrabbiò, sia con me che con Zing, ci disse che eravamo degli stolti e che dovevamo lasciar perdere ogni vendetta, che c'era stata fin troppa morte nella nostra famiglia. Non gli demmo retta, gli dicemmo che era un codardo e che non voleva realmente bene a Choxu se non lo voleva vendicare». Scosse la testa, stringendo i pugni. «Se solo avessimo preso più sul serio le sue parole, tutto questo non sarebbe accaduto».

Nauìya non aveva mai avuto fratelli, ma per quel che ne sapeva quel tipo di discussioni erano perfettamente normali. La loro anzi, era una famiglia davvero unita a giudicare da quello che le stava raccontando. Come poteva una cosa del genere causare la strage che si era abbattuta sulla resistenza?

«Ieri mattina, prima dell'attacco in cui hai ucciso il Generale, Fou è scomparso. Lo abbiamo cercato ovunque, ma di lui neanche l'ombra. L'unica cosa che riuscivo a pensare era che non volevo perdere un altro fratello. Temetti che, per via di quello che io e Zing gli avevamo detto, avesse deciso di andare alla fortezza da solo per uccidere la Strega. Sarebbe morto di certo, e a causa nostra. Lui però fece qualcos'altro.

Nessuno di noi ha festeggiato ieri sera, i nostri cuori si sono riempiti di speranza nel sapere che finalmente l'Ayìsse è arrivato. Abbiamo sentito il tuo discorso e abbiamo gioito insieme a tutti gli altri, ma i nostri pensieri erano interamente rivolti a Fou. Continuavo a immaginarmi scene terribili su ciò che poteva essergli successo, così io, Zing e i nostri genitori ci siamo ritirati nelle nostre camere in attesa, nella speranza che lui tornasse sano e salvo trasformando in fumo tutti quegli immaginari terrificanti. Nessuno di noi è riuscito a prendere sonno, così eravamo tutti svegli quando sono arrivati: dieci soldati, accompagnati da lui: Fou.

Ci è corso in contro e ci ha detto che non avremmo più dovuto preoccuparci, che da quel momento in poi saremmo stati al sicuro; ha detto ai soldati della Strega la collocazione di tutti gli ingressi di cui era a conoscenza, chiedendo in cambio che lui e la sua famiglia venissero risparmiati. Noi lo abbiamo guardato esterrefatti, non capendo come avesse potuto fare una cosa del genere; ha tradito tutto quello in cui credevamo e ha buttato al vento ciò per cui Choxu era morto. Purtroppo, quegli sguardi sono stati l'ultima cosa che ha visto. I soldati non hanno mantenuto la loro parola e gli hanno sparato alle spalle, per poi attaccare anche noi».

Nauìya era esterrefatta. Dunque, era così che avevano trovato gli ingressi del rifugio. Chissà come mai erano sempre delle emozioni a causare tutte quelle sofferenze. Se il fratello di Zen non avesse temuto di perdere un altro membro della famiglia, non sarebbe andato contro i suoi ideali, e tutte quelle persone non sarebbero morte.

«Lì ne erano rimasti solo quattro, gli altri erano andati a portare morte nel resto del rifugio. Fortunatamente io e Zing avevamo con noi i nostri coltelli perché avevamo già intenzione di uscire per andare a cercare Fou.

Abbiamo combattuto e, alla fine, a un terribile prezzo, siamo riusciti a ucciderli. Nel giro di pochi minuti abbiamo perso un fratello e siamo diventati orfani. Rimasti solo in due, io e Zing siamo corsi fuori dalla camera per uscire al più presto da quei sotterranei. Siamo andati direttamente verso l'uscita più vicina, questa, ma lì c'era un gruppo di soldati di guardia ad aspettarci. Ci hanno sparato senza esitare, ma fruttando le nostre capacità con i coltelli riuscimmo a rendere inagibili molti dei loro fucili. Erano però comunque troppi per noi, ce ne siamo resi conto entrambi. Io non volevo abbandonarlo, ma lui mi ha detto di correre più veloce che potevo, mi ha detto di salvarmi, mi ha detto che mi avrebbe raggiunta...» i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime e fu costretta a fare una pausa prima di continuare.

«È morto davanti ai miei occhi, combattendo coraggiosamente. Era il guerriero più formidabile che avessi mai conosciuto, per questo non credevo veramente che sarebbe potuto morire; eppure ho visto con i miei occhi ogni ferita, ogni sparo. Malgrado tutto, lui ha continuato a combattere per farmi guadagnare tempo e permettermi di fuggire. Quando è caduto definitivamente al suolo, ha mimato con le labbra un – fuggi – che mi è sembrato di sentire dentro tutta me stessa. Sono fuggita. Ho corso con i soldati alle calcagna mentre un improvviso ruggito di fuoco inghiottiva ogni corridoio attorno a me, inghiottiva il corpo di mio fratello e di tutti coloro che erano morti. Ha inghiottito i soldati che mi inseguivano, e ha quasi inghiottito anche me. Ho raggiunto l'ingresso giusto in tempo e ho chiuso la porta mentre le fiamme lambivano la mia pelle. Sono poi salita qui e mi sono resa conto che non mi rimane più nulla, tutta la mia famiglia se ne è andata. Non mi resta più niente di loro, tranne questo ciondolo che Zing ha scolpito per me». Le lacrime le rigavano ormai completamente il volto.

La storia di quella ragazza era terribile, persino peggiore della sua, dovette ammettere. Era perché questo genere di cose non accadesse più che combatteva.

«Tu non c'entri nulla! Non è stata colpa tua! E nemmeno di tuo fratello Fou. Si è fatto ingannare certo, ma le sue intenzioni non erano cattive, non devi sentirti in colpa!» tentò di rassicurarla Louid. Non lo aveva mai visto tanto partecipe durante una discussione, normalmente perdeva interesse dopo poco e si metteva a smontare gli oggetti per capirne il funzionamento.

Aveva ragione, comunque, non era colpa di Zen; quello che era accaduto non era colpa di nessuno, se non delle emozioni: il dolore, la paura, la tristezza, la rabbia, l'amore, e persino la speranza su cui tutti contavano.

Quelle erano la causa di tutto.

«Ascoltami Zen, tuo fratello si è sacrificato per salvarti, voleva che tu vivessi, quindi non puoi buttarti giù da un tetto e vanificare tutti i suoi sforzi! Se fosse qui, che cosa ti direbbe?» intervenne Nauìya.

La giovane la osservò. Le sue lacrime sembravano essersi calmate, permettendole di vedere le iridi color noce tendenti al rosso. Riusciva a leggerglielo nello sguardo, c'era una nuova determinazione che la faceva brillare.

«Lui ha sempre voluto la mia felicità, voleva che vivessi libera dalla paura in un mondo senza la Strega. Lui ha lottato per darmi questo futuro, mi ha insegnato a combattere. Penso che mi direbbe di lottare per ciò che voglio, mi direbbe di non arrendermi mai» affermò, decisa.

Nauìya annuì, soddisfatta. Finalmente anche lei aveva aperto gli occhi. Senza la sofferenza a offuscarle la vista sarebbe stata molto più forte e avrebbe finalmente potuto prendere le redini della sua vita. Era questo che Nauìya desiderava per tutta Aretem: voleva liberarla da ciò che offuscava il giudizio, da ciò che faceva soffrire, da ciò che era capace di uccidere.

Bene... un capitolo abbastanza leggero direi: la Sirena ha nominato il Moìrias, il titolo del libro che non si ha ancora la minima idea di che cosa sia🤔🤔; Jeyil è morto sacrificandosi per salvare Nauìya (non so se ha fatto bene, dopotutto quello che è accaduto è stato effettivamente colpa sua e della sua impulsività🙄); è finalmente comparsa la tanto attesa Zen nominata nel prologo che già tutti stanno shippando con Louid 😂.

A proposito di questo ho fatto un piccolo meme...

Già... Louid non è per niente contento di essere già dato per morto, anche se deve ammettere che la ship non gli dispiace poi troppo 😂.

Come avrete intuito, Zen è un personaggio abbastanza importante considerando che sarà con Nauìya quando ucciderà la Strega, e diventerà una degli arconti che Aaris ha conosciuto nella sua epoca (non temete per la questione della lunga vita, verrà data una spiegazione più avanti, per ora vi dovete accontentare del fatto che lei e Orm sicuramente non moriranno giovani, anche se secondo me la morte non è la cosa peggiore che possa capitare a una persona 🙄).

Speriamo solo che la Morte lì nel meme non si volti trovando Louid mentre è intento a scappare...

Come personaggio nuovo oggi inserisco solo Zen, non ho fatto le illustrazioni anche dei fratelli, tanto Nauìya non li ha nemmeno conosciuti, per quel che riguarda la Sirena... beh, non la rappresento per lo stesso motivo della Strega e del Generale, ci sto ancora lavorando.

Ecco a voi la nostra cara Zen, per ora non l'avete conosciuta in circostanze molto felici considerando che ha tentato di suicidarsi, ma è una ragazza molto allegra e... no, non è vero, è uno dei personaggi che soffrirà di più, come avete potuto vedere anche nel prologo... no, in realtà no, non è vero neanche questo, soffrono tutti quindi lei non è poi tanto diversa dagli altri💀...

Comunque sia, in questo capitolo si vede, ancora più che nei precedenti, l'avversione di Nauìya per le emozioni. Potrebbe centrare con il suo passato? Forse è questo che la rende così... non saprei come descriverla, forse fredda e insensibile, ma non solo, c'è decisamente qualcosa di più dietro ai suoi comportamenti, questa cosa delle emozioni non va presa sottogamba 🤔🤔

Bene, vi lascio con il dubbio, ci vediamo venerdì con Aaris!

NediFo

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