Solo Un Coinquilino

By AliceDGvolley

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"Bhe, si ok, l'ho scelto io di venire a vivere a Londra da John, un amico stretto dei miei, ma avevo bisogno... More

Ben arrivata, Ragazzina
Il round della morte
Solo un coinquilino
JJ, ho paura
Merry Christmas, Molly
I've never felt so low
The psychopathic killer
Last Night (Sherlock's version)
Ciao
please come back, Alice
il caso di Lestrade
il narratore onnisciente
LoveActually
🔥the birthday cake🔥
It's a Bad Idea Right?
🔥Me too, Asshole🔥
L'angelo custode
l'unica donna
The London Tower
🔥I See Red- ELAO🔥

🔥Me and the Devil - Soap&Skin🔥

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By AliceDGvolley

-Dio Alice, dopo ieri pensavo non saresti più tornata- John corre verso di me e mi abbraccia, poi si allontana e incrocia le braccia -Non provare mai più a fare una cosa del genere oppure giuro che ti spedisco a...-

-A Manchester dai miei, si si lo so John, ma non credo che me ne andrò di nuovo- Dico guardando Sherlock, il quale mi rivolge un sorrisetto

-Andiamo John, non partire subito con le minacce- Dice Sherlock ridicchiando -Poi non vuole più aiutarci con il caso-

-A proposito di quello- Inizo posando il borsone a terra -avete trovato altro da quando sono andata via?-

-Solo l'enigma della ragazza alla palestra- Mi risponde John sospirando, capisco che sono ancora in alto mare, non hanno scoperto ancora né il luogo né con cosa è morto il ragazzo...

-Sapete come è morto?- Chiedo preoccupata di sapere già la risposta

-Si- Mi risponde Sherlock, sono sorpresa, ma continuo ad ascoltare ciò che mi dice -È morto per aver ingerito troppo Xanax-

-Questo lo sapevamo già, non ci sono novità?- Chiedo delusa

-Il problema è che le grandi quantità che prendeva erano prescritte dal medico e, da dottore, posso dire che non può essere morto solo per quello- Iniza John -Infatti la ragazza, un'amica stretta del defunto ci ha detto che un uomo si allenava sempre con lui e gli passava sempre una borraccia con dei "sali minerali"-

-Ecco qua dove prendeva le dosi di Xanax che lo hanno fatto collassare- finisce Sherlock

-Oh, bhe già un punto è stato risolto, ma adesso concentriamoci sull'enigma, spiegatemi di più- Chiedo ai due uomini

-La ragazza era nello spogliatoio, dietro l'uomo che si allenava con Ronny, quando se ne è andato ha lasciato un biglietto con un indovinello- Spiega John, facendo svolazzare il pezzo di carta

-Perchè la ragazza non l'ha portato subito alla polizia?- Chiedo stranita

-In realtà l'ha portato a Lestrade quasi immediatamente, la sua segretaria lo ha trovato, Beth Lee, non so se la conosci- Mi dice Sherlock -Proprio perchè è passato dalle mani della polizia ci è arrivato così tardi, solo quando siamo andati a parlare con la donna ne siamo venuti a conoscenza-

-Si conosco Beth... ma adesso fatemi vedere l'enigma- Chiedo tirando avanti una mano, John me lo passa e io lo guardo attentamente. Sembra uno scarabocchio di un bambino, tra le tante linee colorate sono ben visibili dei punti e delle linee, possibile che non ci abbiano pensato? -Ma...questo non è il codice Morse? Te John lo conosci per l'addestramento militare no?-

-Abbiamo già tentato, vengono fuori lettere a caso, anche se si mescolano non significano niente- Mi spiega John, in effetti sarebbero stati due stupidi se non avessero tentato... Mancano solo tre giorni prima che un'altro giovane innocente muoia, che ansia, Sherlock e John sono molto concentrati sul caso, se scoprissero il mio piccolo segreto probabilmente andrebbero su tutte le furie, sicuramente non mi farebbero più mettere piede in casa, anzi, a Londra, anzi, molto più probabilmente in tutta la gran Bretagna... Ma ancora non c'è bisogno di preoccuparsi.
È il tre gennaio e sono le cinque, ho le cuffiette nelle orecchie e ascolto vari pezzi con il lettore mp3 che mi regalò l'anno scorso John per il compleanno, in questo momento è riprodotto Sweet Child O' Mine dei Guns n' Roses, adoro questa canzone, nel mentre preparo una Cheese cake ai Lamponi, è la torta che mi viene meglio e la più veloce da fare. Mentre preparo la gelè qualcuno mi tocca la spalla e mi fa saltare un aria.

-Sherlock!- Urlo quando lo riconosco -Non potevi semplicemente chiamarmi invece di farmi perdere anni di vita?!-

-Così è molto più divertente, non credi?- Mi spiega ridendo -Cosa stai facendo?-

-Niente che ti debba interessare- Dico spingendolo via dalla cucina -Te non dovresti investigare?-

-E te non dovresti aiutarmi?- Mi dice incrociando le braccia e inizia a ridere -Se non avessimo da risolvere il caso non ti avrei mai chiamato qua di nuovo, signorina!- Metto in frigo la torta a raffreddare e mi siedo con lui nel divano a guardare il bigliettino che Beth gli ha dato: Quelle strisce di colore mi ricordano qualcosa, sono particolari, tutti colori pastello con qualche striscia di colore più deciso... Mi ricorda un luogo, ma non credo possa essere quello...

-Notting hill...-

-Come scusa?- Mi chiede confuso Sherlock, forse ho biascicato un po' le parole

-Le casette a Notting hill, hai presente? Forse questi colori indicano una via specifica...-

-Andiamo?- Mi chiede alzandosi e porgendomi la mano

-Andiamo!- Affermo alzandomi -Ma John?-

-Quando torna dal super mercato sta qua ad aspettarci, il tempo stringe, non possiamo aspettarlo- Afferma Sherlock aprendo la porta, usciamo correndo e fermiamo un taxi, c'è quasi un'ora tra Baker Street e Notting hill, un viaggio lungo e pieno di tensione, che decido di allentare scrivendo a Jim, per comunicargli le novità:

🌐My taxi driver
     Last access 01:10 p.m.

Jimmmmm
ho un botto di novità!!!!
posso chiamarti?
05:35 p.m.

Pk nn ci vediamo
domani sera???
Così mi racconti meglio

Va bene a casa mia?
Verso le 11:15?
La sera non mi fido molto ad uscire
05:40 p.m.

Why not?
Mandi la posizione?
05:41 p.m.

📍ti ha inviato la sua posizione

📷 |Type here...|

Passano altri venti minuti di silenzio prima di arrivare, appena scesi corriamo tra le varie vie color pastello, alla ricerca della combinazione giusta di colori.

-Sherlock! Sherlock guarda! È questa!- Dico indicando una fila di case -Adesso come facciamo a capire dove sono i corpi? Delle case colorate cerchiate di rosso come fanno a darci un'indizio-

-Magari non le case di per sé, ma il numero civico sì- afferma Sherlock ed inizia a correre avanti e indietro tra le case -128c, il numero civico della palestra-

-Perfetto, allora cerca su maps, guardiamo quanto dista da qui e il cinque ci andate-  Dico tornando verso la strada per fermare un taxi che ci riporti a Baker Street, non me ne ero accorta, ma abbiano passato più di tre ore e mezza a cercare la via giusta, quanto tempo, Dio mio...

-È no, troppo facile signorina, è una palestra in disuso, quindi abbandonata, cioè non segnata sulle mappe- Mi spiega sventolando il cellulare -Dobbiamo cercarla noi, sappiamo il vecchio numero civico, già un punto di partenza- Dopo poco il mio cellulare inizia a squillare, è John

-Si lo so che siamo usciti senza dirti nulla, ma dovevamo far veloce e ce ne siamo scordati...- Dico per togliermi le colpe di dosso

-Credo che ci sia un problema più importante da affrontare- Inizia con la voce tremolante John -Tornate veloci a Baker street, ha mandato un'altra email- Aspettiamo con impazienza l'arrivo in Taxi a casa e quando si ferma corriamo su per le scale preoccupati per ciò che l'email potrebbe contenere. Appena entriamo vediamo John seduto davanti al computer con una faccia sconvolta.

-Caro signor Holmes- inizia a leggere John -tic toc tic toc, il tempo scorre le ricordo, sarà in grado di non far uccidere quella povera ragazza indifesa? Solo il tempo lo dirà...Era molto brava a giocare a pallavolo sa? Anche molto intelligente, forse più di lei, detective. Spero per lei che sia riuscito a risolvere il caso...o forse no? Hahaahhahhahaah, ci vediamo il cinque, Mr. Holmes-

-Dio mio Sherlock, metti in moto le tue cellule grige!- Urlo buttandomi nella poltrona di Watson, in seguito lui va lentamente al piano di sopra e si chiude in camera, così sta fino alla sera del giorno seguente, senza parlare, senza mangiare, senza far rumore...

-Si cazzo! Si, ho capito adesso!- Urla scendendo le scale Sherlock -I punti e le line non fanno parte del codice morse! È la strada da percorrere dalla via che abbiamo trovato alla palestra!- 

-Perfetto allora! Domani potete partire e andare direttamente là- esclamo felice

-Perchè non vieni anche te? Non vorrai mica stare in casa la mattina in cui catturiamo il criminale?!- Mi chiede  John scioccato

-Bhe in realtà tra un po' devo andarmene, ho un appuntamento con un mio amico- Dico sventolando il cellulare

-Pff, quale "amico" è più importante di un omicidio...- mormora Sherlock un po' indignato, nel frattempo si fanno le dieci e mi vado a preparare per andare a casa di Jim. Indosso il vestitino rosso che avevo per Natale, abbinato a delle scarpe con il tacco nere. Opto poi per un trucco semplice, naturale e metto un po' di gloss rosato sulle labbra, in seguito acconcio i capelli con la piastra.

-Chi è- Chiede Sherlock mentre appare dalla porta del bagno

-Chi? Di chi stai parlando?- Chiedo, non sono assolutamente confusa, ma voglio rimandare l'argomento il più possibile

-Il ragazzo con cui esci stasera, chi è?- chiede con tono deciso, forse un po' freddo

-Oh, un amico di vecchia data- Mento -È venuto a Londra per qualche giorno e vado a salutarlo- Mento di nuovo, credo se ne sia accorto, infatti non calca più la mano sul sapere con chi uscissi ed esce dopo esser stato chiamato da John in salone. Saluto i due uomini e appena uscita dall'abitazione fermi un taxi per la strada e mi faccio condurre a casa di Jim. Casa sua è vicino alla cattedrale di Saint Paul, un appartamento molto carino, a giudicare dall'esterno. Arrivo al portone e James mi fa salire in casa, ci salutiamo con un caloroso abbraccio. Indossa una maglia bianca che mette in evidenza il suo corpo snello abbinata a dei jeans larghi chiari, ma non scoloriti, con delle adidas bianche e nere. Inizio a raccontargli di quello che era successo a Scotland Yard con Sherlock e di come era riuscito a risolvere magnificamente l'enigma che l'assassino aveva spedito.

-Ti piace proprio eh?- Dice Jim, un po' sconsolato

-Chi? Sherlock?- Chiedo, ormai ho preso l'abitudine a perder tempo con domande inutili  quando non voglio rispondere direttamente... perchè non vorrei rispondergli "o si mi piace da morire Sherlock non sai quanta voglia di limonarlo avrei, ma la sai un'altra cosa? Te sei proprio fregno e ti voglio un bene dell'anima, andiamo in camera da letto?" Non mi pare una risposta adeguata e nemmeno bella da sentire per Jim!

-Si, lui, quando ne parli ti si illuminano gli occhi- Dice guardando il tavolino davanti al divano per non incrociare il mio sguardo

-Io ecco...no, credo che lui sia innamorato di un'altra- Dico ricordandomi di come tratta Molly

-E te? Te sei innamorata di un'altro?- chiede avvicinandosi a me e posando la sua mano nel mio alto interno coscia, facendomi rabbrividire tutta. I nostri sguardi si incrociano e si incastrano tra di sé, rendendo vano il tentativo di liberarsi. Ci avviciniamo pian piano l'uno all'altro, la sua mano destra finisce nel mio collo, facendo aumentare i miei battiti cardiaci, le sue labbra sono a pochi centimetri dalle mia quando sento una sensazione di stanchezza inondarmi il corpo e le ossa farsi molli, la testa inizia a girarmi e da lì una macchia nera si posiziona davanti ai miei occhi facendomi addormentare

***

...And I said hello Satan, ah🎶

Un forte mal di testa mi colpisce all'istante quando una luce mi trapassa le palpebre, nelle mie orecchie risuona una canzone dei Soap&Sink che già conosco.

🎶I Belive it is time to go🎶

Spalanco pian piano gli occhi e vedo intorno a me sono quattro grige mura, una lampadina mi illumina dall'alto e mi fa notare che non sono legata alla sedia in cui sono seduta in questo momento, ma mi fa anche notare la porta in ferro chiusa davanti a me.

🎶Me and the Devil walkin' side by side🎶

Con questo verso entra dalla porta Jim, si è cambiato da quando eravamo a casa sua, ha una camicia bianca con i primi bottoni slacciati, i pantaloni neri e le scarpe del medesimo colore eleganti, in mano teneva la cravatta senza nodo e la faceva girare ogni tanto vicino al suo fianco... perchè mi ha fatto questo?

🎶Me and the...🎶

-Devil- Finisce di intonare il verso Jim mentre mi toglie le cuffiette -Walkin' side by side-

-Perchè, dimmi solo questo- Mormorò, ma un dolore alla gamba mi fa ritirare sulla sedia

-Che bella canzone, non credi? Soprattutto quando la sai abbinare alla situazione giusta- Mi dice tirando a terra le cuffie e il lettore Mp3 -O meglio, alla persona giusta- Dice indicando se stesso

-Perchè tutto questo? Fino a poco fa eravamo a casa tua e stavamo per...-

-Andiamo Alice, sei una ragazzina intelligente, non riesci ad unire i pezzetti del puzzle?-

-Io... io non capisco... perchè?-

-Bhe avevo bisogno di qualcuno che conoscesse bene Sherlock e che fosse facilmente manipolabile, ma tutti mi avevano visto, tranne te-

-cosa intendi?! Chi sei te?-

-Mi pare di essermi già presentato, io sono Jim, Jim Moriarty e sono consulente criminale, mi offende il fatto che non mi conosci, sai?-

-Cosa vuoi-

-Guarda in che strano luogo siamo- dice aprendo le braccia per mostrarmi la stanza -Abbandonato, dismesso, che dici?-

-La palestra...Sarò io a morire se non vengono loro-

-Oh no, tu non morirai, tranquilla, non per mano mia-

-Bene, adesso, andiamo al ring ad aspettare che arrivino quei due detective- inizia mentre si incammina verso la porta facendo roteare la cravatta -Prendi la mia giacca, fa freddino di la, sai?-

-Quindi mi hai preso in giro per tutto questo tempo?- Chiedo con le lacrime a gli occhi, anche se non ho niente che mi blocca non riesco ad alzarmi dalla sedia, mi sento un macigno dentro lo stomaco.

-Lo sai che non sei legata alla sedia, vero?- Mi chiede sorridendo

-Rispondi alla mia domanda cazzo!- Urlo facendo uscire le lacrime dai miei occhi -Mi hai mentito per tutto questo tempo?!-

-Io...no non è così- inizia avvicinandosi a me -All'inizio, la prima volta che mi hai visto in Taxi, si ti ho mentito, ma dal nostro primo incontro al bar, non sono più riuscito a toglierti dalla mia testa- Si siede sulle mie gambe e si avvicina al mio orecchio -Ti amo, Alice- Mi sussurra dolcemente, appena si allontana da me le mie labbra vanno alla ricerca delle sue come se fossero un bisogno necessario. La sua lingua penetra nella mia bocca e viceversa, esse si intrecciano tra di loro dando via ad un gioco interminabile. Le sue mani sono posate nel mio collo intirante per poter raggiungere la sua bocca, esse fanno rilassare i miei nervi, ma scaricano anche una scossa di calore che mi invade il tronco, arrivando fino alle gambe le quali iniziano a tremare di rimando. Lui se ne deve essere accorto, perchè fa cessare il bacio -Almeno fa si che ti dia un valido motivo per tremare, piccola- biascica Moriarty sulle mie labbra umide della sua saliva. Prende la sua cravatta che aveva poggiato nelle sue grandi spalle poco prima e la usa per legarmi le mani, stringe nodi su nodi per farle star ben ferme, poi le metto nella sua nuca spingendolo verso di me per continuare a far esplodere quella scintilla che stava prendendo fuoco poco prima. Le sue mani non si trovano più nel mio collo ma adesso stanno alzando la corta gonna del vestitino rosso, rivelando le mie mutandine di pizzo nero. Le sue dita giocherellano un po' con la pelle al contorno del mio intimo per poi spostare le mutandine di lato e pentrare con esse dentro la mia intimità già bagnata. Le mie gambe tremano ancora di più e la mia voce si riduce a dei piccoli gemiti accompagnati da un respiro affannoso quando il suo indice è medio giocano dentro di me e il pollice mi massaggia la parte superiore. Senza fermarsi fa si che ci scambiamo di posto e con la mano libera da quell'opera da farmi mancare il fiato mi fa divaricare ancora di più le gambe, sotto di me sento la sua erezione farsi più dura attraverso i pantaloni neri. Iniza a frugare nelle sue tasche, alla fine estrae un pacchettino blu di plastica e interrompe il nostro appassionato limone per aprirlo con i denti ed estrae un preservativo, apre la cerniera dei pantaloni e se li sbottona, ma quando sta per abbassare i suoi boxer, il rumore di un portone che si apre ci fa sobbalzare, facendo terminare così il momento di intimità che si era creato tra di noi.

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