Cieli di Sangue - La nuova di...

By Chiarasaccuta_writer

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{Libro Secondo della trilogia Cieli di Sangue} I regni di Kaewang e Sunju sono in pace, ma i sovrani si trova... More

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By Chiarasaccuta_writer

Il re, ormai, non accennava più che a pochi cenni di assenso o di dissenso, dalle labbra uscivano solo poche parole, costretto a letto dalla lunga malattia. Yong aveva approfittato della situazione, interpretando a piacimento i suoi segnali, ma in fondo un paese non poteva dipendere da un uomo infermo che non comprendeva quasi più nulla di ciò che veniva detto, e lui era ufficialmente il reggente. Nonostante non tutti fossero ancora disposti ad accettarlo, presto avrebbe annunciato del matrimonio di Areum con il principe ereditario di Sunju e la corte avrebbe risposto con entusiasmo, per quanto Shu Lien gli avesse fatto pesare quella decisione.

La donna ancora non capiva quanto certe scelte fossero spiacevoli per le persone, ma necessarie per lo stato, dunque Yong doveva, come regnante, comportarsi con distacco. Ciononostante, il principe non voleva che fra loro vi fossero ancora attriti, così si diresse nel suo quartiere, per scacciare via la tristezza e porre rimedio alla situazione creatasi.

Trovò alcune dame in attesa fuori dalle grandi porte della sua stanza privata, come se avesse ospiti. Dal suo interno, in effetti, si udivano suoni poco rassicuranti, borbottii e toni di voce infastiditi.

«Ricordatevi che non sono solo una pedina rinchiusa nel palazzo!» la voce di Shu Lien rimbombò fra le pareti, insieme ad un pugno che si abbatteva sul tavolo. «Non potete usarmi per acquisire potere!»

Yong fece subito il suo ingresso, annunciato da un eunuco, le sopracciglia si aggrottarono rapidamente quando notò la figura del suocero, austera e rigida.

«Shu Lien» la guardò, come a richiamarla per accertarsi che andasse tutto bene.

Quando la giovane lo vide entrare si inchinò, tenendo lo sguardo basso. Poi gli corse incontro e gli prese la mano. Sembrava arrabbiata con se stessa. «Yong, sono felice che tu sia qui...» gli disse in tono dispiaciuto. «Mio padre è venuto per parlare con noi, riguardo la successione al trono. Ti avrei mandato a chiamare...»

Yan Kai li fissò con severità, poi sorseggiò il tè dalla tazza che teneva in una mano. Yong detestava i suoi atteggiamenti sfrontati, quando un giorno sarebbe salito al trono, non glielo avrebbe più permesso, ma adesso aveva bisogno del suo appoggio.

«Spero di non aver interrotto il vostro incontro» confessò il principe, nonostante fosse ben felice di averlo fatto. Non amava sentire la moglie in difficoltà, perciò, come se tra loro non vi fossero stati screzi, si avvicinò, accomodandosi accanto a lei. «Inoltre, è una buona occasione perché anche io desideravo parlare con tuo padre.»

Shu Lien sorrise nel vederlo addolcito e quando fu seduta sui cuscini gli versò da bere. «Sono contenta di sentirtelo dire. Ecco, bevi un po' di tè, me lo ha portato fu qin dalla contea.»

«Non sono venuto qui solo per portare del tè» sospirò l'uomo, muovendo il capo da cui spuntavano capelli più bianchi. «Ma per parlare della condizione di Shu Lien, ora è la principessa ereditaria ed è anche in attesa.»

Yong si sentì subito assediato, tutti volevano qualcosa da lui. Sorrise lo stesso, prendendo il tè per degustarlo. «Ha un ottimo sapore.» Si voltò poi verso il suocero, oscurando appena lo sguardo per non sembrare debole. «Non dovreste dubitare del futuro, ho rispettato il nostro patto. Mi-sun non è più la prima moglie, Shu Lien è la sola e unica donna al mio fianco e presto sarà anche seduta insieme a me sul trono. Ma questo dipenderà anche dal vostro appoggio quando arriverà l'occasione giusta.»

L'uomo gli lanciò un'occhiata severa, come se avesse osato troppo. «Il mio appoggio lo avrete, altezza, quando vedrò mia figlia come regina. Vostro padre è vecchio e stanco, quanto ancora ci vorrà prima che lasci questa vita?»

Come si permetteva di parlare di suo padre in quel modo? Yong fu pronto ad alzarsi, inveendogli contro, ma Shu Lien lo bloccò, diventando pallida. Si portò una mano al petto, sgranando gli occhi.

«Io... Credo di dovervi lasciare» mormorò, alzandosi in un frusciare di gonne gialle. «Mi sento davvero poco bene...»

Dovevano essere i segni della gravidanza, Yong ne fu felice, ma evitò di sorridere. «Vostra figlia sarà regina, su questo non vi è alcun dubbio» rispose prima al suocero, per poi alzarsi e mettere una mano dietro la schiena di lei. «Ritirati, le tue dame ti scorteranno.» Chiamò subito quelle rimaste fuori, affinché si occupassero della moglie.

Shu Lien per poco non ebbe un cedimento ma le donne furono prodighe nel condurla fuori, prendendo un vaso entro cui avrebbe potuto riversare il malessere. Prima che le porte si chiudessero, però, si sprigionò un grido dalle labbra della donna.

«Yong, fu qin

Il suocero scattò dai cuscini e sguainò la sciabola, correndo in difesa della figlia.

Yong sbiancò, poiché il suo incubo si stava realizzando. Qualcuno aveva deciso di attaccarli. Difatti, non appena fu fuori, notò subito alcuni uomini dai volti mascherati, uno di loro teneva la propria arma puntata alla gola di Shu Lien.

«Lasciala andare!»

Shu Lien riuscì a liberarsi quando le dame strattonarono con forza il suo aguzzino, pur finendo per ferirsi. Alla fine se ne occupò il padre, che con colpi veloci lo uccise in poche mosse, preoccupandosi anche di quelli rimasti.

Yong corse dalla moglie e la afferrò mettendola dietro di sé, per proteggerla da eventuali nuovi attacchi. Non amava combattere, non gli piaceva impugnare le spade. Se poteva, tendeva a restarne fuori.

«Yong... Qualcuno... Qualcuno ha cercato di...» era spaventata e aveva un taglio sul collo da cui colavano stille di sangue, ma le mani tremavano sul ventre.

Il principe la tenne stretta a sé, portando una mano in quel punto, come ad assicurarsi che non fosse accaduto niente.

«Ti hanno assalita, quei maledetti cani!» fissò i cadaveri con odio, accarezzandole le spalle. Quando le sue guardie piombarono sul posto era già troppo tardi. «Cosa stavate aspettando, che la uccidessero?»

Gli uomini si piegarono subito in segno di scuse, ma lui fece loro segno di ritirarsi. Li avrebbe puniti tutti con cento frustate ciascuno. La sicurezza a palazzo non poteva essere così manchevole e i ministri avrebbero di certo dato a lui la colpa di una tale negligenza.

«Altezza, le guardie di questo palazzo scarseggiano» lo rimbrottò il suocero, infilando la spada insanguinata nel fodero. «Dovreste rimediare...»

Shu Lien non pianse, ma si strinse di più al corpo di Yong, con una mano sulla ferita. «Non posso vivere così...» mormorò, più a se stessa che a lui.

Non poteva controbattere ad una tale verità. Yong le accarezzò i capelli, facendola appoggiare a sé. «No, soprattutto non ora che qualunque spavento rischia di far del male al bambino.» Sospirò, adirato. «Qualcuno vuole distruggere il nostro futuro e credo anche di sapere di chi si tratta.» Era senza dubbio certo che si trattasse di Areum, era lei la sola rimasta, intenzionata a ottenere il trono al suo posto. Non aveva già agito, in passato, facendo abortire Mi-sun? Una donna così crudele poteva di certo imitare le sue stesse orribili mosse. Yong si voltò verso il suocero. «Sceglierò la migliore guardia a disposizione, a meno che non abbiate qualcuno da suggerirmi.»

«Avrei qualcuno, in effetti» sorrise l'uomo, incrociando le braccia al petto. «Una giovane guardia della mia casa, è un uomo scaltro, lo manderò qui in difesa del palazzo di mia figlia.»

Shu Lien sgranò gli occhi e fissò il padre, come a volergli dire di rimangiarsi la parola, ma lui diniegò con la testa.

Yong soppesò quelle parole e annuì. «Ho bisogno di uomini di fiducia, esterni al palazzo, che non siano controllabili da chi può essere influenzato. Mandatelo qui il prima possibile.»

«Bene, daegun mama, lo, farò arrivare qui il prima possibile. Ora mi ritiro, sono molto stanco. Parleremo in serata» si inchinò il suocero, facendo un cenno alla figlia, per poi congedarsi in fretta.

Quando rimasero soli, Shu Lien fece scivolare una mano in quella di lui, che la riportò dentro per non farle prendere altro freddo. «Ha messo una spia nella nostra dimora... Spero solo non se ne approfitti...»

«Non importa se farà da spia» la rassicurò, facendola sedere su un cumulo di cuscini morbidi. Ordinò alle dame di preparare delle bende e quando le portarono si occupò lui stesso di intingerle in una bacinella d'acqua, pulendo il sangue dalla ferita. «Io non ho niente da nascondere a tuo padre, né sono contro i suoi interessi.»

«Dovresti invece... Lui non è una persona buona» Shu Lien abbassò lo sguardo, ancora triste, e si mise una mano sul ventre. «Yong, mi dispiace per averti accusato. Ciò che abbiamo fatto è stata colpa mia, ne ho sentito il peso e... Mi sono fatta schiacciare. Perdonami.»

Yong sorrise alle sue parole, sembrava davvero che avesse compreso i suoi errori, perciò ne fu soddisfatto. Le sollevò il mento, sospirando. «Mi sono sentito solo questi giorni senza di te, la tua approvazione è importante per me, Shu Lien.»

«Anche io mi sento da sola quando non ci sei. Preferirei ci fossi tu al mio fianco che una sciocca guardia» pronunciò quell'ultima frase con acredine, poi si adagiò alla sua spalla e chiuse gli occhi.

Il principe non capiva come una guardia qualunque potesse creare tanti problemi, ma lui aveva bisogno di qualcuno che la difendesse, perciò non sarebbe tornato sui suoi passi. «Lo vorrei anche io, ma non posso stare sempre qui. Mio padre è a metà fra la vita e la morte, devo essere sempre pronto a nuovi stravolgimenti. Per di più, a breve mia sorella tornerà. Questa guardia permetterà di farmi stare tranquillo quando non ci sono» la baciò sulla guancia.

«Comunque sia, sarà meglio restare uniti» Shu Lien strinse le dita a quelle del marito, e gli rivolse un sorriso, prima di ricambiare il bacio sulla guancia.

Yong fu lieto di quel risvolto e le avvolse di più la vita. «Lo saremo, non temere.»

Avrebbe fatto qualunque cosa pur di renderla felice, oltre che sua regina. Insieme avrebbero governato, perché era giusto che fosse lui a salire al trono. Era necessario.

**

Eunji non era mai stato così felice in vita sua. Tornare a palazzo, nella sua dimora, nel regno che da sempre aveva desiderato, gli aveva riempito il cuore di gioia e determinazione. Una determinazione nuova che, era sicuro, gli avrebbe concesso di percorrere la strada che in precedenza aveva scelto di imboccare.


Privo di preoccupazioni, attraversò con la moglie e il figlio la porta circolare che segnava l'accesso al proprio giardino, pieno di dame che si stavano prodigando nel sistemare gli interni del palazzo. Quando li videro, si inchinarono rispettosamente, ed Eunji incurvò le labbra in un sorriso.

Aveva lasciato Hazu, suo fedele sottoposto, a occuparsi di Haruna. Sapeva di potersi fidare di lui, ma, al contempo, sperava di non dover più fare ritorno al feudo. Nonostante avesse acquisito potere, quello non era il suo posto. Sunju lo era.

«Okaa-sama» chiese il bambino, che non era ancora stato istruito alla lingua del regno, diversa da quella del feudo. «La mia stanza nuova?»

«È vicina alla nostra, Jun, non voglio che tu stia lontano da noi» rispose Hana, che indossava un hanbok rosa, con fiori dorati ricamati sulle gonne e i capelli sciolti sulle spalle. Il suo tono di voce era intimorito, pareva quasi scontenta di trovarsi di nuovo al punto di partenza.

«Se avrai bisogno, ti basterà chiamarci» gli riferì Eunji, osservando le pareti dipinte del proprio palazzo. Le scene di caccia ricoprivano ogni tessuto, contaminato dalle forme sinuose e possenti delle tigri.

Jun annuì e, quando entrò con la madre, altre dame si inchinarono al suo passaggio, suscitandogli curiosità. «Loro chi sono?»

Hana lanciò alle serve uno sguardo fugace, quasi stesse ricordando il proprio passato. «Coloro che si occuperanno dei nostri bisogni.»

«Basta fare domande, Jun» lo sgridò benevolo Eunji, sedendo sui cuscini color porpora che circondavano il tavolino basso. Incrociò le gambe, fasciate da pantaloni scuri, e appoggiò i gomiti alle ginocchia. «Presto conoscerai interamente il palazzo.»

Il bambino strinse le gonne della madre, come a volersi nascondere. «Sono curioso...»

«Lo so, è giusto che sia così.» Lo rassicurò Eunji, voltandosi verso le finestre. Le tende di velo si sollevavano al soffio del vento, anch'esse dorate.

Fu in quell'istante che le porte si aprirono e, prima che l'eunuco potesse annunciare l'arrivo del terzo principe, la sua concubina si fece avanti. Eunji osservò Yuki correre a passo leggero verso la sorella e gettarle le braccia al collo, in un impeto di affetto che Hana ricambiò, stringendo le mani sulla sua schiena.

«Onee-chan! Sono felice di riaverti vicina» esclamò Yuki, accarezzandole i capelli.

«Yuki...» Hana appoggiò la guancia contro quella della sorella, non sembrava avere alcuna intenzione di allontanarsi. «Vederti è ciò che più rende meraviglioso questo ritorno al palazzo.»

Eunji non perse troppo tempo nell'osservarle, piuttosto venne attirato dalla presenza di Shin. Non lo vedeva da anni, eppure sembrava non fosse passato troppo tempo dal loro ultimo incontro. Il fratello era sempre lo stesso: i lunghi capelli neri abbandonati sopra la schiena, le vesti bianche che avvolgevano il suo corpo magro e gli occhi ancora messi in ombra dalla lucentezza altrui. Quegli stessi occhi che si spalancarono, quando incrociarono lo sguardo di Jun.

Per un attimo, Euji sentì la rabbia crescere. Jun era suo, nessuno poteva avere l'ardire di toccarlo. E non solo perché era un valido erede, ma perché era suo figlio.

«Shin, sono felice di vederti» lo salutò freddo Eunji, alzandosi e ponendosi di fronte al figlio.

Il terzo principe smise di prestare attenzione al bambino e si inchinò, come era solito fare al fratello maggiore. «Bentornato, hyungnim. Tuo figlio sembra essere sano e forte.»

«È anche intelligente» sottolineò Eunji. «Più passano i giorni, più sono orgoglioso di lui.»

Yuki, allora, sciolse la stretta della sorella e si avvicinò al bambino, piegandosi alla sua altezza. «Jun, ti ricordi di me?»

Il bambino annuì, con un grande sorriso, ereditato dalla madre, sulle labbra. «Tu sei mia zia! Mi ricordo perché bellissima!»

«Anche io mi ricordo di te» Yuki abbassò lo sguardo e lunghe ciocche corvine penzolarono oltre spalle. «Sei diventato più alto?»

«Sembra essere in salute, come dicevo. Questo è un bene, non sono molti i bambini a nascere robusti» disse Shin, avvicinandosi alla sua concubina. Poi, con più sottigliezza, aggiunse. «Potrebbe essere pericolo per lui, qui.»

Cosa voleva insinuare? Eunji roteò gli occhi nel vedere Yuki stringere la mano del marito, il loro rapporto sembrava essere ferreo. «E per chi sarebbe un pericolo? Per Song? Credi che mi faccia intimorire da lui?»

Al solo sentire quelle parole, Hana si morse le labbra per trattenere il più possibile una smorfia. «Il principe ereditario non ha figli? Eppure è sposato... da anni.»

«Solo femmine, da che ho saputo, valgono poco» continuò Eunji, sedendo di nuovo sui cuscini. Fece un cenno con il viso al fratello, che si affrettò a raggiungerlo. Hana e Yuki sedettero ai fianchi del piccolo Jun, che si guardava intorno affascinato. Quando furono tutti seduti, Eunji diede adito ai suoi pensieri. «Per quel che mi riguarda, sono l'unico a vantare un erede.»

«Non credo proprio» ribatté Shin, in tono placido. «Mi-sun è tornata, portandone uno con sé.»

Sapere ciò scavò un piccolo abisso nel cuore di Eunji, che strinse i pugni coperti dalle maniche larghe della veste. «Il figlio di Mi-sun è legittimo o è un bastardo?»

«Ha importanza?» gli domandò Yuki, stringendosi nelle spalle. «È pur sempre figlio della prima principessa di Sunju.»

Eunji sentì il fuoco fluire nelle viscere. La sola idea che qualcun altro potesse vantare un erede, tra i suoi fratelli, lo innervosiva. Hana se ne accorse, e posò una mano sul suo braccio. Il suo tocco era caldo e ristoratore.

«Io non penso dovrai preoccuparti» lo rassicurò, preoccupata. «Jun è figlio di un principe, e proviene da un'unione legittima, mentre Mi-sun...»

«È una principessa che non ha portato a compimento i suoi doveri e ha con sé un bastardo» concluse Shin, con un'espressione imperscrutabile sul volto. «Un bastardo che è pur sempre figlio di un principe. Jun è figlio di una donna di Haruna, senza titoli. Anche lui vale poco.»

Yuki sembrò irrigidirsi alle parole del marito. «Shin, credevamo fossimo d'accordo nel non giudicare le persone dalle loro origini.»

«Ha ragione» prese concezione Eunji, che non aveva neanche pensato all'eventuale contestazione di sangue di cui Jun sarebbe stato vittima. Era nobile solo a metà, poiché Hana non era stata altro che una dama di Haruna.

Shin passò una mano sulla tempia, socchiudendo gli occhi. «Purtroppo è la verità. Qui a Sunju prendiamo molto sul serio la linea di sangue, io ed Eunji ne siamo la prova. Figli di una concubina di Haruna, relegati al ruolo di principi minori. Song e Mi-sun sono più importanti di noi, poiché hanno solo sangue del regno nelle vene.»

Il secondo principe schioccò la lingua sotto il palato, soffocando una risata. «Song è un folle e Mi-sun è una viziata. Saranno anche più potenti ma da soli non andranno da nessuna parte.»

«Io invece andrò a preparare il tè» annunciò Yuki, con una nota di intolleranza nella voce. Sembrava che parlare in un modo tanto freddo di Mi-sun le avesse dato fastidio.

«Verrò con te» Hana si alzò insieme alla sorella, dileguandosi con lei verso le cucine.

Rimasti in tre, Shin lanciò uno sguardo al fratello, in maniera diversa. Più seria. «Song si è comportato da folle per lungo tempo, è vero, ma poi è rinsavito.»

«Che cosa intendi?» Eunji continuò a stringere i pugni, conficcando le unghie sui palmi delle mani.

«Desidera sposare la prima principessa di Kaewang, ella è ancora nubile e nonostante abbia trascorso degli anni nelle lande selvagge del Khusai, è pur sempre di sangue nobile» continuò Shin, sforzandosi di apparire calmo. «Ti ricordi di lei, non è vero?»

«Certo che mi ricordo» borbottò che Eunji stava lottando contro se stesso, chiedendosi come il fratello avesse potuto essere tanto acuto. Song aveva sempre detto di non volersi mescolare a donne di altri luoghi, dopo la sua storiella da quattro soldi con quella balorda del Biyu. La sua incoerenza era abissale. «Sai se la proposta ha trovato riscontro a Kaewang?»

«Secondo i miei informatori il reggente di Kaewang e la regina Rong Le sembrano intenzionati ad accettare il matrimonio. Persino nostro padre è felice all'idea...» Shin sembrava adirato con se stesso, perciò sciolse la lingua, continuando a parlare. «Ricordi la donna del Khusai? Quella selvaggia se n'è andata la stessa notte in cui sei stato esiliato. Da allora Song ha annegato i suoi dispiaceri nel vino e nella lussuria, ma adesso si sta risollevando. Deve averla dimenticata, se ha deciso di imporsi di nuovo su un trono che stava per perdere.»

Eunji scosse la testa, facendo ondeggiare le due ciocche che gli incorniciavano il viso pallido. Jun teneva lo sguardo basso, restando silenzioso.

«Ho bisogno di potere per contrastarlo» decretò il secondo principe. «Potere che otterrò con pazienza. Sono appena arrivato e ho bisogno di conquistare il favore dei membri del consiglio. Tu, però, dovrai aiutarmi. Se uniremo le forze ci sbarazzeremo del problema.»

Shin si oscurò appena e Yuki tornò insieme ad Hana, con i vassoi carichi di porcellane. «Devi stare attento, Eunji. Song non è l'unico da cui devi guardarti le spalle, c'è anche la tua concubina a palazzo.»

«Chae-ryong è ancora qui?» Eunji si alzò nel momento in cui l'eunuco di fronte le porte annunciò l'arrivo della donna, vestita in maniera molto più coperta e semplice. L'unico elemento di lusso, nel suo semplice abito nero, somigliante più a un sacco che a un hanbok, erano due lunghi orecchi d'argento limpido.

Eunji serrò le labbra quando la vide inchinarsi e sorridere, con una serenità che non avrebbe dovuto appartenerle.

«Non sei gradita qui» le fermò, ma lei, di contro, avanzò verso il tavolo facendo ondeggiare la lunga coda di capelli.

Hana posò il vassoio sul tavolo e le si mise davanti, in atto di sfida. «Perché sei qui? Dopo ciò che hai fatto, pensi di poter entrare in questo posto con tanta facilità?»

«Io non ho fatto nulla, Hana, se non restituire a Eunji ciò che meritava» sibilò, senza alcun remore nel guardarla. «Credete che il male che seminate non possa tornarvi indietro?»

«Okaasama!» esclamò Jun, correndo verso di lei, come a volerla proteggerla. Hana, però, gli si mise davanti e nella lingua di Haruna gli rispose, forse sperando che Chae-ryong non la conoscesse.

«Non rivolgere la parola a questa donna.»

Lei, invece, si inginocchiò di fronte al bambino, che abbandonò le gonne della madre e camminò verso la concubina. Chae-ryong gli sorrise e parlò in modo che lui potesse capirla. «Vieni, voglio dirti una cosa.»

Jun, come attratto, le prese la mano. «Cosa?»

«Sei ancora troppo piccolo e ingenuo per comprendere» Chae-ryong fece per accarezzarlo, ma Eunji strinse le dita intorno al suo braccio e la sollevò, per poi scagliarla verso la porta con tutta la rabbia che sapeva di possedere.

«Non osare rivolgere la parola a mio figlio!» le urlò contro, indicandole la porta. «Ed esci fuori dalla mia dimora.»

Prima che Chae-ryong potesse rispondere, Jun si fece di nuovo avanti e osservò la donna con coraggio. «Io no ingennuo! Io voglio essere... leggero come nuvole.»

Chae-ryong sorrise sprezzante, guardandoli tutti, ma rivolgendosi solo a uno: al bambino. «Non preoccuparti, piccolo. Ci penserò io ad avverare il tuo sogno. E tu» il suo sguardo tornò su Eunji, carico di veleno. «Tu la pagherai, fino all'ultima goccia di sangue.»

Eunji non le rispose, si limitò a osservarla andare via, per poi sedersi a tavola, livido.

Hana tornò a respirare e afferrò la mano di Jun, tirandolo con violenza a sé. «Non devi dare confidenza a tutti, Jun, soprattutto a quella persona. Rimani il più lontano possibile da lei!»

Il figlio, però, la guardò senza capire il guaio in cui avrebbe potuto cacciarsi. «Ma lei vuole esaudire mio desiderio!»

«Dà retta a tua madre e non discutere» lo rimproverò Eunji, facendo indietreggiare il figlio. «Io devo trovare il modo di metterla a morte.»

Yuki storse il naso, turbata da quelle parole. Shin, invece, si alzò in piedi e nascose le braccia dietro la schiena. «Non sarà facile, hyungnim, quella donna ha ancora potere, o non sarebbe qui.»

«Allora le toglierò questo potere, comincerò a farla cadere togliendo di mezzo suo padre» Eunji respirò profondamente, cercando di ritrovare la propria calma. Chae-ryong sapeva troppo di lui, conosceva i suoi punti deboli. Avrebbe dovuto fare attenzione.

«Penseremo a un modo per liberarci di lei» sorrise Shin, per poi avvolgere la vita di Yuki con un braccio. «Per ora vi lasceremo soli, dovete riposare.»

Eunji annuì, salutando il fratello e la cognata di fronte la porta. «Verrò presto a farti visita, Shin.»

Il terzo principe sorrise, per poi scomparire nell'oscurità della sera. Eunji lo guardò finché fu certo di essere solo e con la sua famiglia, che condusse dentro il palazzo, consapevole che li avrebbe difesi con ogni mezzo se fosse stato necessario.

**

fu qin: padre

okaa-sama: madre

Onee-chan: sorella maggiore

Hyungnim: fratello maggiore

Yong continua a bollire in quello che è il proprio brodo di convinzione. Continua a credere che Areum sia così annoiata e priva di interesse da voler attentare alla vita del suo EREDE, perché lui vede questo, L'EREDE E NON IL FIGLIO. Di contro, Eunji sembra quasi più affezionato a Jun, ma Chae-ryong ha fatto CUCù E ORA SONO GUAI. Sono guai perché, come ha detto Chae-ryeong, Eunji dovrà pagare PER TUTTO. E nel frattempo la situazione si sta settando anche a Sunju, i principi sono tutti tornati a casa. Diciamo che stiamo piazzando le pedine per il terzo e ultimo libro di questa trilogia. 

Vi aspetto lunedì con Saran!

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