MOÌRIAS-L'ombra della luce-

By NediFo

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Da molto tempo ormai ad Aretem dominavano sofferenza e morte. Sotto il controllo della Strega era stato insta... More

Booktrailer
PROLOGO
NOTA DELL'AUTRICE
I
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
Epilogo
Brevi video sulle storie di Aaris e Nauìya
Ringraziamenti

II

68 8 341
By NediFo

Aaris

Prese un bel respiro profondo. Aria. Aveva bisogno solo di quello.

«Aaris, tu ci sei?»

Si voltò e guardò Geyel perplessa.

«Come?»

«Ci sei?» ripeté il ragazzo.

«Dove?»

«A pranzo, andiamo tutti all'aula cinque!» rispose, raggiante, Ealèen.

«Ah... No, io... pensavo di andare al parco per approfondire la lezione di Verde Urbano».

«Uh. Possiamo andare tutti lì se vuoi!» propose Geyel.

«No... non preoccupatevi per me, controllo due cose e poi vi raggiungo». Possibile che fosse tanto difficile scollarseli di dosso?

«Sicura? Per noi non è un problema, davvero!» insistette Ailìys.

«Sicurissima grazie, ci vediamo dopo!» tagliò corto, per poi iniziare a incamminarsi.

Che strazio, ogni volta la stessa storia, probabilmente non si sarebbero mai arresi.

Si diresse a passo veloce verso il parco, temendo che qualcuno tentasse di fermarla per parlarle. Si rilassò un poco solo quando trovò la sua panchina libera e poté sedersi in mezzo al verde, celata agli occhi della maggioranza.

Era stata una mattinata pesante: fin da quando era arrivata a scuola, Geyel si era seduto accanto a lei e non l'aveva lasciata in pace un solo secondo. Adorava le lezioni perché non si poteva parlare, ma odiava le numerose pause, erano quelle a stancarla realmente, si ritrovava costretta a parlare con Geyel, Ealèen, Ailìys, Olem e Woal, i suoi presunti "amici".

Alzò lo sguardo e fissò le bellissime foglie da cui filtrava la leggera luce del giorno. Possibile che si sentisse bene solo quando era sola? Non era normale, tutti avevano degli amici, tutti erano felici. Perché lei si sentiva così fuori posto?

Quando era con gli altri aveva l'impressione di fingere: annuiva, sorrideva, rideva persino, ma non provava niente se non una grande fatica; era qualcosa che le prosciugava tutte le energie e, per questo, cercava sempre di farlo durare il meno possibile.

Sentì dei passi. Si affrettò ad afferrare il suo Cordiale e ad attivarlo.

Il ragazzo passò senza degnarla di uno sguardo e sparì verso la scuola.

Prese un sospiro di sollievo e spense il Cordiale. Che cosa stupida. Possibile che se si vedeva una persona da sola senza quello strumento si pensava che fosse asociale e, invece, avendolo tutto diventava completamente normale?

Aaris odiava i Cordiali, riconosceva che fossero comodi per comunicare a distanza, ma grazie a quegli affari non era mai veramente sola, le persone la potevano disturbare pure se si trovava dalla parte opposta della città. Neppure barricarsi in casa era sufficiente.

Gli altri le avevano già scritto. Che rottura. Finse di non aver letto.

Le rimaneva un'ora di pausa prima che riprendessero le lezioni, non aveva intenzione di rovinarsela pensando a loro.

Mentre guardava il bellissimo albero davanti a lei, si mise a mangiare il pranzo al sacco che si era portata. Era incredibile come la natura la facesse stare bene, poteva stare delle ore intere solo a guardare gli alberi. Si chiedeva come mai gli altri non provassero lo stesso. Anzi, in realtà forse non provavano proprio niente, non come lei almeno.

Da quando era piccola aveva sempre invidiato tutti per come ogni cosa gli risultasse tanto facile: per come trovassero degli amici, per come stessero bene insieme, per come ridevano e si divertivano. Lei non si era mai trovata veramente bene con nessuno, eccetto Kollh ovviamente, ma lui era un caso a parte perché non si trovava bene con lui, stava bene quando danzavano insieme. Era uno dei pochi momenti in cui si sentiva viva per davvero, e Aaris sapeva che per lui era lo stesso; era l'unico che provava in parte il suo stesso disagio con le persone. Eppure, quando non danzavano, con lui era esattamente come con tutti gli altri.

Guardò l'ora, era già tardi. Doveva tornare.

Si alzò lentamente e preparò lo zaino con calma. Prima arrivava, più soffriva, se fosse arrivata esattamente all'orario di inizio della lezione invece, non avrebbe dovuto parlare con gli altri.

Arrivò in classe alle quindici in punto e si sedette davanti, in prima fila. Geyel era già lì ad aspettarla, i suoi amici dietro, in seconda fila. Un solo posto libero proprio per lei, lì circondata da tutti. Che fastidio.

«Come hai passato la pausa pranzo? Ti ho scritto, ma non hai letto il messaggio, tutto bene?» le chiese il ragazzo accanto a lei.

Prese un respiro per farsi forza.

«Sì, tutto bene, è che mi sono fatta prendere dalla ricerca! Trovo molto comodo studiare nella pratica l'argomento!» era proprio contenta che tra i corsi di quel primo periodo ci fosse Verde Urbano, era un'ottima scusa per passare un po' di tempo al parco.

«Io proprio non ti capisco, come fai a imparare di più guardando degli stupidi alberi piuttosto che studiando dal libro?» chiese Ealèen, sporgendosi da dietro verso di lei.

Fece spallucce.

«Diciamo che preferisco farmi una mia idea pensando, piuttosto che imparare tutto a memoria dal libro, mi rimane più impresso e per di più mi insegna a ragionare. Insomma, cosa accadrebbe se smettessimo di usare la testa?»

Ealèen la fissò con uno sguardo ebete.

«Ma sì Elè, lo sappiamo che Aaris è la più brava di tutti, ha sempre preso il massimo dei voti fin dalla Scuola Specialistica di base, vuole mantenere il titolo anche adesso che abbiamo iniziato quella di secondo livello! Figurati se ci svela i suoi trucchi!» si intromise Olem.

Erano senza speranza.

Si voltò verso la cattedra per indicare che non aveva più intenzione di ascoltarli. Il professore aveva appena iniziato a spiegare, non voleva perdersi dei pezzi per colpa loro, anche perché la metà del suo studio era proprio la comprensione durante le lezioni, e Composizione delle Strutture non era di certo una materia semplice.

-

Chiuse il quaderno e iniziò velocemente a prepararsi lo zaino per fuggire alla lezione di danza prima che gli altri la seguissero per parlare ancora.

Uscita dall'edificio, raggiunse la sua motrice e vi si chiuse dentro. Si tolse la giacca con il colletto che la contraddistingueva come progettista delle forme urbane e indossò quella di seta fine rossa che avevano tutti i danzatori marziali.

Guardò dal vetro gli altri salire sulle loro motrici. Per fortuna da fuori non potevano vederla, altrimenti si sarebbero messi a parlarle. Attese che accendessero i motori e partissero, e poi lei fece altrettanto. Era norma spostarsi con la propria motrice in giro per la città, anche se lei avrebbe preferito di gran lunga camminare. Ci aveva provato una volta soltanto e le era piaciuto moltissimo, fino a quando non era stata vista da un Servente che l'aveva riempita di domande, autoconvincendosi che ci fosse qualcosa che non andava con la sua motrice. Non voleva lasciarla in pace fino a che non avesse controllato; secondo lui nessuno girava a piedi se c'era un veicolo fatto appositamente per muoversi, e pensava che lei fosse solo restia ad ammettere di aver avuto dei problemi con il proprio. Alla fine, lei si era arresa e gli aveva dato ragione, ma gli aveva spiegato che se ne stava occupando già suo papà, essendo lui stesso un Servente. Doveva ammettere che faceva comodo avere un padre con una carica tanto importante, lo aveva usato come scusa per sfuggire a un sacco di domande che le venivano spesso poste per via dei suoi comportamenti strani.

Raggiunse finalmente i quartieri della cultura. Passò davanti al palazzo degli spettacoli di danza acquatica; entro poche ore ci sarebbe stata una grande folla davanti all'ingresso per vedere dal vivo la danza del giorno. Non ricordava più quando sarebbe stato il turno della sua scuola, ma non si sarebbe preoccupata anche se glielo avessero riferito all'ultimo minuto. Lei e Kollh, difatti, erano più bravi persino degli insegnanti che non sapevano più cosa insegnargli, per questo i due avevano preso l'abitudine di vedersi anche fuori orario per danzare assieme.

Fermò la motrice proprio davanti all'ingresso, dove c'era l'elegante insegna in caratteri rossi: "Danza Marziale".

Entrò e vide Kollh già in uniforme che si stava preparando per la lezione. Lo salutò con un cenno del capo e andò a mettersi la sua. In quel posto, come a scuola, era vista da tutti i compagni come la più brava, con la differenza che lì veniva trattata con quello che le era sempre sembrato un misto tra rispetto e venerazione, una sensazione veramente bellissima. Nello spogliatoio, le ragazze le chiedevano consigli per migliorare, spiegazioni e chiarimenti, ma mai in maniera invasiva e se lei diceva di non voler essere disturbata, loro semplicemente lasciavano perdere come era giusto che facessero, solo perché non la consideravano come un'amica, quanto come qualcuno di irraggiungibile.

Uscì dallo spogliatoio ed entrò in palestra, dove erano già entrati gli insegnanti e pochi altri allievi. Lei e Kollh non parlavano quasi mai prima della lezione, sapevano che la persona che si sarebbero ritrovati davanti non sarebbe stata quella con cui andavano tanto d'accordo, ma un'estranea come tutti. Avrebbero parlato dopo, solo quando tutte le barriere che si erano innalzate durante la giornata sarebbero crollate definitivamente.

L'insegnante più anziano accese la musica e ognuno si posizionò di fronte al proprio compagno.

Aaris fissò Kollh dritto negli occhi mentre facevano l'inchino. Era più alto di lei di almeno due teste, ma questo non aveva mai causato problemi durante la danza, erano sempre stati perfettamente coordinati, entrambi veloci e agili. Più volte, da piccola, si era chiesta se lei sarebbe diventata brava come era, se all'età di cinque anni fosse stata assegnata a un altro bambino.

Aveva sempre saputo che era Kollh quello speciale, le aveva spiegato moltissime tecniche che gli insegnanti non conoscevano, semplicemente perché le aveva inventate lui stesso, per di più quando usavano la danza per combattere di nascosto, vinceva quasi sempre lui, e non perché in quanto a forza fisica e altezza era decisamente superiore a lei, ma perché lui sembrava essere nato per quello.

Nonostante tutto, Aaris si era convinta ormai da molto tempo che nessuno dei due avrebbe anche solo potuto sognare di raggiungere i traguardi cui erano arrivati insieme se non fossero stati assegnati come coppia il loro primo giorno di danza.

Partirono insieme, completamente sincronizzati: lui tirò un calcio volante facendo la giravolta in aria, mentre lei si abbassava con una scivolata in avanti, finendo nel punto in cui prima si era trovato il suo compagno fino a un attimo prima. Senza fermarsi, aprì le gambe in spaccata per tirare a sua volta un calcio; lui si abbassò facendo un ponte all'indietro e, trasferendo il peso sulle mani, si sollevò prendendola al collo con le gambe e facendola volare in aria.

Aaris fece una capriola e atterrò in piedi di fronte a lui, dopodiché entrambi giunsero le mani in segno di saluto e si inchinarono.

Aaris sorrise. Si sentiva già meglio. Quello era l'ultimo pezzo della sequenza avanzata, durante gli spettacoli si facevano tutte le sequenze di fila senza interruzione in modo che sembrasse realmente che stessero combattendo.

«Bravissimi! Come sempre» si congratulò una degli insegnanti. Quello in realtà non era niente per loro, ma dovevano tenere nascosto ciò che facevano quando si allenavano da soli; il vero combattimento era vietato, così come la vera pratica di tutte le danze. Lo scopo era solamente l'intrattenimento del pubblico.

Tutti ad Aretem praticavano una danza, che veniva scelta in tenera età e dopo non si poteva più cambiare; gli obiettivi erano due: mantenere l'intera popolazione in forma e salute, e aumentare la cultura generale tramite gli spettacoli che si tenevano tutte le sere. Ogni giorno si poteva vedere una danza diversa dal proprio schermo a distanza oppure di persona.

Malgrado fosse davvero bello danzare per uno spettacolo, Aaris pensava che fosse in realtà un modo per non "sentire" veramente quello che si stava facendo. Aveva notato che gli altri imparavano ogni mossa e tentavano di farla esattamente come gli veniva spiegata, senza chiedersi a cosa servisse o a cosa avrebbe potuto essere utile.

Lei e Kollh invece, già da diversi anni, si interrogavano su ogni singolo dettaglio, cercavano di capire come mai si facesse una cosa rispetto a un'altra, e cambiavano addirittura alcune delle nozioni che gli erano state insegnate perché, secondo loro, non erano realmente efficaci.

Trascorsero la lezione tranquillamente come facevano sempre, ripassando e mostrando agli insegnanti quello che volevano vedere. Il vero allenamento sarebbe stato dopo la lezione, quando finalmente si sarebbero messi a combattere.

Uscirono dalla palestra e si incamminarono verso il Grande Parco Centrale. Ogni quartiere aveva il proprio piccolo parco, come quello che visitava sempre nelle pause di scuola nel quartiere dei Progettisti delle Forme Urbane. Nel centro della città, invece, dove c'erano tutte le scuole di danza e gli edifici più importanti come la Grande Biblioteca e la Torre del Governo, c'era il parco più importante e grande di tutti; quello in cui andavano sempre ad allenarsi.

«Ho spiato mia mamma mentre si esercitava, sai? C'è una tecnica che utilizza per aprire i ventagli, che può essere utilizzata anche in combattimento, credo», esordì Kollh appena raggiunsero il loro posto segreto. Attorno, gli alberi erano talmente fitti che nessuno avrebbe potuto vederli, ed erano abbastanza lontani da tutte le vie pedonali da non rischiare di essere sentiti.

Non si perdevano mai in convenevoli, durante tutta la lezione non si erano scambiati una sola parola. Molti credevano che avessero bisogno di concentrarsi e per questo non parlassero mai, quando, in realtà, era solo perché non ne sentivano proprio il bisogno. Le parole venivano spesso sopravvalutate.

Aaris lo guardò in attesa, adorava quando lui le faceva vedere una nuova tecnica. Kollh si avvicinò e le prese il polso tra le mani.

«Stringi il pugno come se stessi per colpirmi. Ecco, in pratica ho notato che, quando mia mamma usa i ventagli per la sua danza, ruota i polsi spostando il peso e sfruttando la forza di gravità per farli aprire o chiudere a seconda dell'inclinazione. Se, anzi che considerare la forza di gravità, consideriamo quella dell'avversario, ruotando così il polso, impieghiamo la minima fatica e sfruttiamo la sua forza contro di lui».

Mentre parlava le mostrava la rotazione. Malgrado lei stesse usando un bel po' della sua forza, Kollh non ebbe alcun problema nel piegarle il polso e conseguentemente anche il gomito, girandole il braccio e mettendolo in leva. Aaris sorrise, adorava il modo in cui Kollh sapeva trasformare qualunque cosa nella loro danza. Era come se percepisse in maniera diversa da chiunque altro il mondo attorno a sé.

«Wow! Grande! Fammi provare!»

I due si misero in guardia e Kollh la attaccò. Quando combattevano realmente evitavano quasi del tutto le giravolte, le ruote o i salti mortali. Dopotutto, erano solo fronzoli che erano stati aggiunti per rendere più spettacolare la danza.

Aaris parò e schivò con tecniche semplici e precise, doveva solo aspettare che lui le tirasse il pugno giusto e poi avrebbe messo in pratica la nuova tecnica.

Quando finalmente la sua occasione arrivò, torse il polso e girò il braccio di Kollh, che però, essendosi aspettato quella mossa, mise il piede dietro al suo e lo sollevò, facendole perdere l'equilibrio e proiettandola a terra sull'erba.

Aaris rise e prese la mano che lui le stava porgendo per alzarsi.

«Dai però, non vale! Avevi già previsto tutto vero?»

«Ovviamente!» Aaris sapeva che non avrebbe mai potuto raggiungerlo, lo aveva battuto solo qualche volta, ma si rendeva conto che erano stati casi fortuiti, dovuti probabilmente ad altri fattori.

Ripresero a combattere. Era davvero raro che parlassero di qualcosa che non fosse la loro danza, lei sapeva che lui provava il suo stesso disagio con le altre persone e a nessuno dei due piaceva trattare l'argomento.

Ad Aaris dispiaceva soltanto non poter passare tutto il giorno a combattere, piuttosto che dover fingere di essere come gli altri. Quell'attività aveva lo strano potere di farla risvegliare dalla cupa realtà quotidiana; per questo passavano insieme diverse ore tutti i giorni. I suoi genitori erano molto contenti della sua grande amicizia con il ragazzo, pensavano che avrebbero fatto come loro, e, se doveva essere sincera, pure a lei era capitato talvolta di fantasticare chiedendosi come sarebbe stato passare il resto della sua vita con lui.

Dopotutto non c'erano altri con cui si trovasse tanto bene.

Aretem era una città immensa e piena di persone, ma ovviamente non era possibile conoscere tutti, così si era deciso di organizzare le relazioni sociali in modo che ogni cittadino avesse la possibilità di conoscere esclusivamente le persone con cui sarebbe stato più facile andare d'accordo. I quartieri erano stati divisi a seconda della specializzazione professionale scelta, gli indumenti erano diversi per riconoscersi a distanza anche fuori dalla propria zona nel caso in cui qualcuno avesse dovuto trasferirsi in un altro quartiere e, per evitare incomprensioni o litigi, alle persone appartenenti a due specializzazioni diverse era proibito rivolgersi la parola.

L'unica eccezione erano le danze: solo grazie a esse era possibile conoscere qualcuno che appartenesse a una specializzazione diversa, perché si trattava di un altro interesse in comune e quindi qualcosa che avrebbe potuto far conoscere altre persone con cui poter potenzialmente andare d'accordo.

In totale, quindi, nell'intera città si potevano conoscere solo due categorie di persone: quelle della propria specializzazione e quelle della propria danza. I suoi genitori praticavano entrambi la danza acrobatica, e sposandosi, erano andati a vivere nel quartiere di lei visto che lui era un Servente, una delle uniche categorie che potevano comunicare anche con altre specializzazioni e dunque non avevano un quartiere loro dedicato.

Aaris era certa che, tra tutte le persone che conosceva, e che sarebbe stata costretta a conoscere per tutta la vita, l'unico con cui avrebbe accettato di sposarsi era Kollh, ma a nessuno dei due piaceva parlarne perché in fondo la sentivano un po' come una costrizione. Lei avrebbe tanto voluto conoscere delle persone nuove e, per una volta, avere l'illusione che tutto il suo destino non fosse già stato scritto.

Ed eccoci al primo capitolo del secondo POV: Aaris!

Una realtà completamente diversa da quella che avete visto finora con Nauìya, non è vero?

Si respira un'aria più rilassata e priva di preoccupazioni, Aaris è piena di amici e ha pure il coraggio di lamentarsi. Davvero incontentabile questa ragazza!

Che cosa ne pensate dell'organizzazione della città e delle relazioni interpersonali? Di sicuro ci sono più regole rispetto all'epoca in cui è vissuta Nauìya, ma almeno funziona tutto a meraviglia🙄!

Qui, al posto di fucili, pistole e coltellini per il burro, abbiamo Cordiali e Motrici, simpatici aggeggi che possono essere comparati a telefoni e automobili.

Specifico solo che, a differenza delle auto, le Motrici sono obbligatorie per chiunque abbia un'età superiore ai quindici anni, i più piccoli vengono portati in giro dai genitori. Non sono però le grosse auto da cinque-sette posti cui siamo abituati, ma dei piccoli mezzi che possono portare al massimo due persone, con vetri scuri e motore silenzioso come le auto elettriche.

Riguardo ai Cordiali, si approfondirà più avanti, per ora dovrete accontentarvi di questo.

Adesso passiamo ai personaggi, sono molti di più rispetto a quelli che abbiamo conosciuto finora, ma non temete, se non ricordate qualcuno degli "amici" di Aaris non si offenderà nessuno!😅

Bene, iniziamo con Aaris. Questa immagine è riferita a un momento successivo nella storia, per ora è un po' meno cupa XD.

In ordine per come sono presentati nel capitolo abbiamo: Geyel (Non so cosa gli sia successo alla mano, colpa dell'AI💀);

Ealèen (Ricordatevela, tra tutti è quella che comparirà più spesso);

Ailìys;

Olem;

e Woal.

Visto quanti bei sorrisoni felici?😁

Infine concludiamo con Kollh, il compagno di danza di Aaris, personaggio che ovviamente ricomparirà di nuovo, quindi non dimenticatelo.

Bene, per oggi è tutto, ci vediamo alla prossima!

NediFo

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