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By EiryCrows

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Versione fanfiction del sequel di Miele Selvatico che non avrei mai pensato di fare ma che avete chiesto in t... More

Incinta
Scarpette Rosse
Pop Corn e Cetriolini
Miao
Due. Uno...
... Sette. Tre.
Tea Party
Shopping, pioggia e consigli.
Specchi e Banconote
Illusione
Scacchi
Marshall
Incidente
Dieci
Intermezzo
Vetri rotti
Testa o croce?
Iris

Aura

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By EiryCrows

15
[1°Trimestre - 10° Settimana]

Gumball aspettòcon impazienza che l'orologio scoccasse le "e mezza" e siprecipitò a prendere le sue cose non appena la lancetta sfiorò lapiccola barra al centro esatto del quadrante.
Uscì quasi di corsadall'ufficio, facendo attenzione a non urtare nessuno nei corridoi esi diresse rapidamente verso l'ascensore periferico.
Questa volta,non sarebbe uscito dall'azienda insieme a Fionna e lei non lo avrebberaggiunto subito dopo; c'era stato un piccolo cambio di programma edoveva ammettere che, nonostante fosse un imprevisto, non glidispiaceva poi così tanto.

Doveva ancoracalmarsi e trovare il senso di ciò che era successo; per quanto glifacesse piacere avere l'Alpha intorno, il più delle volte Fionna erasemplicemente troppo da gestire.
Aveva bisogno di un po' di tempoper metabolizzare e soprattutto per cercare di capire il modo giustoper affrontare Marshall e le sue bugie.

Il mezzo arrivò alpiano e l'Omega si affrettò a salirci sopra, pregando chequell'affare si muovesse il prima possibile.
Ovviamente, non fucosì.
Si fermò ad ogni piano e ad ogni piano, accolse nuovipasseggeri e fece scendere quelli vecchi, facendogli perdere tutto ilvantaggio acquisito nell'uscire prima.

Ancora si stupiva dicome fosse cambiata l'attenzione che le altre persone glidedicavano.
Non lo ignoravano più.
Già dal fattaccio dellemensa, avevano iniziato a vederlo sotto un'altra luce, poi con tuttoquello che era successo dopo, il cambiamento era statoradicale.
Adesso, lo trattavano con moltissimo rispetto cherasentava quasi la deferenza.

Non si facevaillusioni, però.
Sapeva perfettamente che, a parte quellamostrata dai colleghi del suo reparto, la gentilezza dimostrata daglialtri era solo di facciata. Sapeva benissimo che era tutta unamessinscena e che lo trattavano così solo per avere un tornacontopersonale.
Non era abbastanza ingenuo da credere che non avesseroun doppio fine; questo era il motivo per cui, generalmente, cercavadi rimanere sulle sue.
Gentile sì, stupido, anche no.

Ma quel giorno, nonci riusciva.
Non dopo aver sentito quelle due pettegole, sparlarein bagno. Non riusciva a rimanere sulle sue. Non riusciva a fingereche fosse tutto a posto.
Era furioso.

Quindi, meno avrebbeavuto a che fare con le persone, meglio sarebbe stato per tuttiquanti.
Aveva provato a togliersi di testa ciò che era successo,dopo essere tornato da Fionna e averle raccontato tutto ma non eraservito a nulla.

L'Alpha invece, nonaveva fatto mistero del suo stato emotivo; aveva ringhiato, erabalzata giù dalla sedia e gli aveva detto che in quanto membro dellasicurezza ci avrebbe pensato lei.
Poi, era sparita.
Per tuttoil giorno.

Gumball non avevaidea di dove fosse andata o cosa stesse facendo, sapeva solo che adun certo punto gli aveva telefonato e gli aveva detto di nonaspettarlo perchè aveva ancora del lavoro da sbrigare.
A pranzonon l'aveva vista in mensa, ma non aveva visto neanche le duepettegole.
Si era chiesto se le cose potessero in qualche modoessere correlate tra loro in qualche modo, ma alla fine aveva decisoche non gli importava più di tanto.
Non poteva dirsi dispiaciutose fosse stato così.

Ora, doveva soloaffrontare il suo, di Alpha. Non era possibile che fosse l'unico anon sapere di questa fantomatica "ex" menzionata inbagno.
A non sapere niente di niente.

Ringhiò.
E quelpiccolo ringhio, insieme all'aura tetra di cui si era,inconsapevolmente, circondato, dovettero scoraggiare gli individuipresenti nella cabina perché nessuno osò rivolgergli la parola,finché l'ascensore non toccò terra.

Prima che potesseroanche solo provarci, Gumball uscì di scatto dalle porte, non appenaqueste si aprirono, senza dare il tempo a nessuno diparlargli.
Attraversò quasi di corsa l'atrio e imboccòimmediatamente la porta per uscire dall'edificio.

Il caldo torrido loinvestì in pieno come una valanga ma lui non se ne curò.
Iniziòa vagare avanti e indietro nel cortile, cercando di smaltire larabbia.
Ma, ad un certo punto, fu costretto a fermarsi.

Il mondo iniziò aovattarsi e sfocarsi.
C'era caldo. Faceva veramente caldo lìfuori.

Il sole di lugliolasciava l'aria secca e arida, rendendogli difficile respirare.
Sisentiva soffocare.

Intorno a lui, ilmondo oscillò.

- Bubbs!-

Alzò gli occhidalla zona d'ombra in cui stava per rifugiarsi e li portò sulproprietario di quella voce che conosceva fin troppo bene.
C'eraun velo di preoccupazione negli occhi del suo compagno che diventavasempre più scuro man mano che si avvicinava a lui.

Nonostante il caldotorrido e il tutore alla spalla, il suo Alpha era perfetto.
Comepoteva essere così bello anche in quel clima torrido e afoso?

Gumball si ritrovòad ammirarlo, senza fiato. Lui era già una palla di sudoreappiccicaticcia e probabilmente puzzava anche. Marshall invece nonaveva una goccia di sudore, non un affanno.

Essere un Alphadoveva essere meraviglioso.

Gli andò ugualmenteincontro e ugualmente si rifugiò tra le sue braccia, quando fu allasua portata.
Si rintanò lì, sentendosi incredibilmentemeglio.
Non si sentiva neanche così tanto arrabbiato adesso.

- Bubbs. - Iniziòl'Alpha, serrando la presa sui suoi fianchi, con una espressionecorrucciata. - Ti avevo chiesto di aspettarmi dentro. -
Ovviamente,il suo futuro marito non rispose.

Marshall sospiròper la testardaggine che contraddistingueva il suo compagno e glidepositò un veloce bacio sulla testa. - Ti porto a casa. Così puoidirmi tutto ciò che non va. - Affermò, sciogliendo quella specie diabbraccio.
Gumball scosse la testa. -C'è troppo caldo quifuori...- Rispose piano piano a mo' di scusa, pensando si riferissealle sue condizioni fisiche.

-Non è questo ilmotivo, ne sono sicuro. - Rispose l'Alpha, evitando di rimarcare ilconcetto espresso poco fa. -Ti sento inquieto, mio Omega.-
Luirabbrividì.

L'Alpha prese lamano del fidanzato e la tenne ben salda, mentre insiemeattraversavano il cortiletto dell'ingresso e si infilavanovelocemente in macchina.

Dopo che i paparazziavevano assaltato il cortile, quasi fiondandosi contro le inferriatecon le proprie auto, a nessuno era concesso entrare con i mezzi ditrasporto e andare fino al portone principale.
Nessuno facevaeccezione.

Seduto al frescodell'aria condizionata, Gumball finalmente si rilassò,accoccolandosi contro il suo Alpha che aveva subito messo il bracciointorno a lui e affondato la mano sulla sua testa, accarezzandoglipiano i capelli.
Gli faceva venire sempre un gran sonno quandofaceva così e lui lo sapeva bene.

Marshall giocherellòcon le ciocche candide e soffici come nuvole per qualche minuto, poi,si fermò e gli accarezzò la guancia. - Parla con me. - Dissesoltanto, prendendogli il mento per fargli alzare la testa ecostringerlo a guardarlo negli occhi. - Cos'hai? Cos'è che ti turbacosì tanto?-

Gumball si svincolòdalla sua presa e spostò gli occhi sul sedile davanti prima diriportarli su di lui.
Tutta la sua tranquillità era sparita in unlampo.

Si prese del tempo,guardandolo a lungo, cercando di capire se iniziare lì laconversazione o aspettare di tornare a casa.

- Perchè devo avereper forza qualcosa? - Chiese alla fine, di getto, con un tono chesuonò alle sue orecchie molto più aspro e irritato di quanto avessevoluto.

Marshall sollevò lesopracciglia e posò le sfere sanguigne su di lui, lasciandole vagareraminghe sulla sua figura. Le lasciò indugiare sulla neonatarotondità, poi, le riportò sul suo viso, adagiandole nei suoi duesoli.
L'Omega rabbrividì per l'intensità con cui si sentivaguardato.
Sotto il suo sguardo su sentiva messo a nudo, fragile esenza più difese.
Tutti i muri si sgretolavano dietro aquell'attacco così feroce.

Non parlava, nondiceva assolutamente niente, ma Gumball sapeva bene che stavaaspettando una risposta che la sua natura implorava di dargli.
- Èstata una giornata pesante. - Commentò, lasciando andare un piccolosbuffo. - E loro non aiutano. - Continuò subito dopo, portandosi lemani sopra il grembo.

L'Alpha mise su unaespressione incredula e posò la mano sulla sua, tenendola stretta.Si abbassò di poco e avvicinò le labbra al suo orecchio,sfiorandolo appena. - Sicuro sia solo questo?- Soffiò piano, quasiin un respiro.

Gumball sentì ilfuoco divorarlo all'improvviso e una scarica di eccitazionepercorrere il suo corpo. Si ritrovò quasi a boccheggiare allaricerca di ossigeno, ma invece, trovò solo l'essenza densa del suocompagno che sentì colare lentamente dentro di lui.
-Ma..rshall...- Ansimò.
Lui sorrise ferino e gli morse il lobo. - Sì?-

- Sme..ttila...-L'Omega artigliò il sedile, deglutendo, cercando di sfuggire a ciòche invece il suo corpo disperatamente voleva. - Sei... sleale...-

L'Alpha abbassò labocca sul suo collo e lo morse, affondando i denti nella sua pelle,come se volesse strappargliela.
Gumball si lasciò sfuggire ungemito che cercò di soffocare subito, tappandosi la bocca conentrambe le mani.
Se avesse continuato in quel modo, avrebbeceduto.

Marshall si staccòpiano e si leccò le labbra, continuando a guardarlo in quel modo chegli faceva sempre tremare le ginocchia.
Come una belva, affamata einsoddisfatta.

-Smetterò se midirai come stanno realmente le cose. - Ribattè l'Alpha, inclinandoleggermente la testa.
- Questo è un ricatto bello e buono!-esclamò l'Omega, agitandosi sul sedile, serrando le gambe.

Marshall mise su unpiccolo broncio e si girò di poco, poggiando poi la testa sul grembodel compagno. Piegò le sue gambe sul sedile e spinse le punte deipiedi contro lo sportello.

Gumball guardò lamanovra sbigottito. -Ma sei pazzo? - Lo rimproverò, ritrovandosiincastrato in quella bizzarra situazione.
-Probabile. - Risposel'Alpha con un lungo sorriso. - Allora? Mi dici la verità? È tuttoil giorno che sento le tue alterazioni d'umore. Mi spingono a fare icapricci. -

L'Omega lo guardòancora, impreparato a tutto quello. Sospirò, scuotendo poi la testa,rassegnato.
Il suo Alpha era peggio di un bambino piccolo.

Affondò la mano inquell'ammasso di capelli corvini e iniziò ad accarezzarli, allostesso modo in cui prima lui aveva accarezzato i suoi.
- Mi haimentito.- Disse quieto, passando mollemente le dita tra le ciocche diinchiostro. -Mi hai detto una enorme bugia. Gigante. -

Marshall sollevògli occhi su di lui con le sopracciglia inarcate e lo guardò daquella strana posizione. - Devi essere più specifico, temo.- Loprovocò con un piccolo ghigno.

Veloce come unasaetta, l'Omega lo colpì alla spalla buona, assestandogli una sonoramanata.
Marshall scoppiò a ridere in risposta e lo guardò con unsorriso storto. - Allora, su cosa ti avrei mentito?- Domandò dinuovo.

Gumball si accigliòal ricordo delle due Beta che sparlavano della loro vita privata.Forse avrebbe dovuto davvero rompere loro la testa contro lospecchio.

Marshall alzò lamano e premette l'indice in mezzo alle sopracciglia aggrottate delsuo compagno. - Non essere così corrucciato. - Disse, trasformandoil sorriso storto in uno felino dei suoi. - Non lo sai che secontinui ad avere quella espressione cupa, ti verranno le rughe? -Spostò il dito verso l'angolo della bocca e lo premettedelicatamente. - Preferirei ti venissero più qui. -

L'Omega lo guardòincredulo per l'ennesima volta, poi assottigliò lo sguardo perqualche secondo. -Tu... sei soddisfatto. - Si rese contoall'improvviso, sentendo un'ondata calda investirlo tramite illegame.
- Assolutamente sì. - Rispose l'Alpha, incatenando losguardo macchiato da un'evidente fierezza sul suo.

Gumball simordicchiò le labbra. - Non vuoi dirmi perchè? - Domandò adessoincredibilmente curioso.
Cosa poteva aver reso il suo compagnocosì appagato?

Marshall alllungòle labbra in un sorriso spaventoso che lo fece rabbrividire. - La miaspalla è quasi guarita. Le mie ossa si sono riprese bene. -

L'Omega inarcò unsopracciglio.
In genere per delle fratture come le sue, civolevano tre/quattro mesi affinchè la clavicola e l'omero guarisserodel tutto e altrettanti di fisioterapia. Le costole non erano certoda meno, in media dovevano passare dalle sei alle otto settimane.

Era spaventoso comelo scheletro degli Alpha fosse progettato per essere più forte e piùpropenso a reagire a traumi e urti di questo genere.
Probabilmente,si erano evoluti in questo modo per via dell'eccesso di testosteroneche li portava a scontri fisici il più delle volte brutali eviolenti
Se fosse stato lui a subire quelle ferite, ci avrebbemesso un anno per riprendersi.

Sempre che fosseriuscito a sopravvivere allo schianto.

Sentì una morsanello stomaco all'idea.
Lui sarebbe sicuramente morto mentre alsuo Alpha sarebbe bastato un altro mese per guarire.
La natura noncessava mai di sorprenderlo.

Scosse la testa.
Ma,non era solo quello. Non poteva essere quello il motivo di una talesoddisfazione. Nonostante le parole del suo Alpha, doveva essercidell'altro.
Era sicuro che ci fosse ben altro dietro quell'ondatadi piacere sottile.

-Soltanto?- Domandòquindi, ricominciando a giocherellare con i suoi capelli.
- Non èabbastanza?- Rispose lui con un mezzo ghigno.
Senza sapere bene ilperchè, l'Omega rabbrividì.
In quel momento davanti a lui glisembrava ci fosse una copia carbone di Hana, non Marshall.

- Te lo dirò se midirai cosa ti ha turbato per tutto il giorno. - Insistette novamentel'Alpha, facendo sparire quell'espressione in un lampo. - È un buoncompromesso. -

Gumball attorcigliòuna ciocca corvina intorno alle dita, restio a parlarne.
Volevaprima sapere cosa lo facesse gongolare così.
Aveva forse rivistogià la sua ex?
Sibilò piano e l'impazienza di saperne di piùprese il sopravvento.

- Mi avevi detto chenessuno dei tuoi ex era un Omega altolocato e che non c'era mai statauna celebrità tra di essi! - Sbottò alla fine.

Marshallinizialmente tentò di trattenersi, poi alla fine smise e iniziò aridere di gusto, riempendo l'auto con le sue risate.

- Non ridere!-Esclamò l'Omega, totalmente rosso in viso. colpendolo di nuovo conun'altra manata bene assestata. - Non sai cosa ho dovuto sopportareoggi a causa tua! - Continuò arrabbiato.

L'Alpha si rimiseseduto correttamente sul sedile, con una smorfia, allontanandosidagli altri possibili colpi del compagno, prima di ricominciare aparlare. -Tecnicamente quando Aura stava con me, non era ancora unacelebrità.- Osservò. - Non aveva neanche scelto questo nome d'arte.Era semplicemente Kayla. -

-Marshall - Lorimproverò svelto l'Omega scoccandogli una furiosa occhiataccia.
Glidispiaceva per Kayla ma Aura sembrava il nome perfetto per unaspogliarellista.

- In secondo luogo -riprese subito l'Alpha notando la manata pronta - non posso neanchedefinirla una ex. Il nostro è stato più... un incidente dipercorso.-
- Un incidente di percorso. - Ripetè Gumball con unaespressione sarcastica sul volto che ben ricalcava il tono ironico epungente che aveva usato.

Marshall annuì. -Ad entrambi piaceva suonare e ad entrambi piaceva la stessa musica.Lei era la leader del nostro gruppetto, io quello che portava lagente ai nostri concertini. -

Lo sguardodell'Omega si incupì, ma aspettò di sentire il resto prima diintervenire.

- Eravamo sempreinsieme tra le lezioni e le prove. Sembrava un passo naturale, tuttipensavano che fossimo già una coppia, quindi abbiamo soddisfatto leaspettative. Ma non eravamo... compatibili sotto quel punto di vista.È durata pochissimo, abbiamo entrambi capito che non avrebbe maifunzionato e che non ci sarebbe mai stato nient'altro tra di noi senon quello che c'era già. Una bella e solida amicizia. -

Gumball incrociò lebraccia al petto e lo guardò in attesa che aggiungessedell'altro.
Perchè doveva sempre venire a sapere delle suerelazioni da fonti esterne? Perchè non parlava mai con lui? Non sifidava abbastanza?
Lui era stato onesto fino in fondo conMarshall; anche se, aveva poco da dire perchè aveva fatto poco.
-Quanto è durata esattamente?- Si informò, cercando di scacciare viala malinconia che lo aveva travolto all'improvviso.

Marshall socchiusegli occhi pensieroso.
- Una notte. - Sorrise. - E il giorno dopo.-

Gumball lo fissò abocca aperta. -Un giorno! Un giorno non è neanche un corteggiamento,figurarsi una relazione!- Esclamò.
Il sorriso da volpe danzòsulle labbra di Marshall. - Pensi ancora che sia un bugiardo?-

L'Omega non risposesubito.
Si prese del tempo poi scosse la testa.
-No, unbugiardo no.- Rispose. - Ma sono sicuro che ci sono cose che evitidirmi.-

L'Alpha intrappolòla sua mano con la propria e la portò alle labbra, baciandola piano.-È probabile.- Ribattè. - Se ti svelassi tutto e subito, sarebbenoioso, non credi?- Gli fece un occhiolino. - Il primo passo restasempre chiedere. Tu prova, poi dipenderà da me rispondere o meno.-Sussurrò.

Gumball rabbrividìper l'ennesima volta e diede la colpa all'aria condizionatanell'abitacolo, non di certo all'uomo che gli stava di fianco.
-Dimmi perchè sembri così soddisfatto. - Disse allora, cercando ilsuo sguardo.
Lui lo sostenne senza problemi.
- Non sembro. -Rispose. - Lo sono. Ho risolto alcune questioni e rimosso alcuniostacoli con successo. Qualcuno che all'inizio era restio alle mieproposte, adesso ha cambiato idea.-

L'Omega simordicchiò il labbro inferiore, mentre un presentimento gli facevavenire la pelle d'oca. -Come?- Sussurrò con la gola secca.

Gli occhi ferini diMarshall sembrarono brillare di una gioia indomita e selvaggia. -Persuasione.- Replicò semplicemente. - A volte bisogna solo usare leparole giuste. - Concluse, spostando poi gli occhi verso ilguidatore. Gli sfiorò il braccio. - Abbassa l'aria condizionata -

Gumball non chiesepiù nulla e smise di proccuparsi di ciò che era successo nei bagnidell'ufficio.
Non riusciva a smettere di pensare che dietro alleparole del suo compagno ci fosse ben altro.
Sembrava più unaminaccia.
Persuasione o no, alcune idee erano fin troppo radicateper essere cambiate senza una pianificazione attenta e unapreparazione lunga anni.
Che c'entrasse l'incidente? Che fossestato uno di loro ad aver orchestrato ogni cosa? Che avessero trovatodelle prove certe di un colpevole dentro quella cerchia?
Ma sefosse stato così la Lady gli avrebbe detto qualcosa.
Non tutto,era chiaro, giusto qualcosa per fargli mettere l'anima in pace. Eraabbastanza sicuro che gli avrebbe fatto intendere che si stava giàoccupando dei responsabili.
Gli bastava sapere questo in fondo;sapere che avrebbero pagato amaramente.

Guardò il suocompagno di sottecchi, rilassarsi sul sedile.

Gli aveva detto cheavrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa ma la verità era che almomento non osava farlo.
Non voleva invischiarsi in cose piùgrandi di lui.
Forse a tempo debito avrebbe fatto più domande maper adesso, poteva solo rimanere in silenzio. Gli faceva male latesta a stare dietro tutti quei ragionamenti.

Guardò di nuovo ilsuo Alpha e l'ennesimo brivido gli percorse l'intera schiena.
Equesta volta era più che sicuro che non c'entrasse niente l'ariacondizionata.

- - - - - - - -

[1° Trimestre -11° Settimana]

Marshall sbuffòleggermente e richiuse con un gesto secco l'antina del mobilettoprima di affacciarsi dalla porta e guardare verso il corridoio.
Nonc'era nessun segno di vita.

Guardingo, lopercorse fino in fondo e si affacciò nel salotto, cercando il suoOmega con lo sguardo, trovandolo esattamente dove lo aveva lasciatoun'ora prima.
Sul divano. A leggere.
Dove era stato tutto ilpomeriggio, dopo la visita dalla dottoressa Davis.

Si avvicinò disoppiatto con l'intenzione di sorprenderlo, ma il suo compagno alzògli occhi dalle pagine e li piantò brevemente su di lui, sorrise,poi li riabbassò sul libro che stava avidamente leggendo e loignorò.

L'Alpha sbuffò dinuovo e si lasciò cadere pesantemente sull'altro lato del divano.
Acosa era servito far coincidere i loro giorni liberi, per cercare distare insieme il più possibile, se lui continuava ad ignorarloapposta?

Sospettava fosse lasua vendetta per ciò che era successo qualche giorno prima inmacchina, ma non poteva esserne così certo.
In genere, quando ilsuo piccolo leggeva, si perdeva totalmente in un altromondo.
Probabilmente, non si era neanche accorto di quanto tempofosse già passato da quando aveva aperto il libro.

L'Omega, perso neisuoi pensieri, sistemò meglio la testa sui cuscini del bracciolo eallungò le gambe nude, sistemandole su quelle ancora fasciate da unpaio di pantaloni leggeri del compagno.
Girò pagina e si lasciòsfuggire una colorita espressione a voce bassa, prima di spostarsisulla pagina seguente.

Marshall accolsequel breve momento di considerazione con gioia e appoggiò la manosul ginocchio del compagno, disegnando, con le dita, forme astratte einvisibili sulla pelle arrossata.

Trovavastraordinariamente incredibile la velocità con cui il suo Omega siscottava se rimaneva un secondo di più sotto al sole.
Non avevacerto dimenticato che Gumball proveniva da un piccolo paesinosperduto tra le montagne del Nord Europa, ma la rapidità con cui lasua pelle si arrossava, non cessava mai di intrigarlo.

Premette ilpolpastrello contro la pelle esposta della coscia per un po' di tempoe subito una macchia rossastra fece subito la sua comparsa quando loritrasse.
Sorrise divertito.
Se una lieve pressione provocavaquel risultato, per quanto tempo sulla sua pelle sarebbe rimastal'impronta dei suoi morsi?

Volevasaperlo.
Voleva saperlo subito.

Cercò con losguardo uno spazio propizio per attuare immediatamente quel pianomalefico ma dovette abbandonare quasi subito il suo progetto.

Trovò presto dellesfere dorate guardarlo con interesse, nella sua ricerca.

- Ti diverti?-Domandò il proprietario di quei due luminosi astri.

L'Alpha strinse lapresa, reclamandolo mentre rispondeva senza rispondere. - Mi haiignorato tutto il giorno.- Gli rese noto.

Gumball chiuse illibro con un tonfo e ritrasse le gambe, allungandosi per riporre illibro sul tavolino lì di fronte.
Portò di nuovo gli occhi su dilui e attese.

- Bastava così pocoper avere la tua attenzione?- Scherzò Marshall. - Pensavo di avertiperso per sempre.-
L'Omega si trattenne a stento dal rifilargliuna pedata. - Lo sai che se mi tocchi non riesco più a concentrarmi.- Lo rimproverò. - Stavo per scoprire di più sulla quintadimensione! -

L'Alpha sollevò lesopracciglia e guardò la copertina del libro appena abbandonato.
-È un romanzo, non un saggio. - Osservò.

- Lo so! - ReplicòGumball. -Ma l'appartamento era molto più grande all'interno eKoroviev stava spiegando come ciò fosse possibile! - Continuòpiacevolmente esaltato.

Marshall guardòaffamato le guance arrossate del compagno. - Te lo ha dato mia madre?- Chiese poi, riuscendo a non morderle. - La sua biblioteca è pienadi letteratura di ogni genere, soprattutto russa. -
Gumball annuì.- Dovevo far passare il tempo in qualche modo mentre eri in ospedale.-

L'Alpha guardò lagrandezza del libro e individuò a molto più della metà il nastronero che serviva da segnalibro.
Sollevò poi gli occhi dalmattoncino di carta e li portò nuovamente sul compagno. - Quanti nehai già letto così?-

Un intenso rossoresi diffuse sulle guance dell'Omega. - Non tanti. - Rispose subito. -Sicuramente meno di quelli che pensi.-
Marshall appoggiò ilbraccio sopra le ginocchia piegate del fidanzato, impedendogli cosìdi alzarsi. - Cosa penso? - Domandò, continuando a guardarlo coninsistenza.
- Dieci? - Tentò Gumball, sparando un numero a caso.

L'Alpha non risposee si limitò ad appoggiare il mento sul braccio e adosservarlo.
Gumball sospirò piano e si arrese. - Sei... ne holetti sei... -

Marshall alzò latesta. - Sei in due settimane?-
- Due settimanee mezzo. - Locorresse immediatamente l'Omega.
- Grandi come quello?- Continuòl'Alpha implacabile.
- Più o meno... - Rispose Gumball sulladifensiva.

Marshall incollògli occhi sui suoi e li tenne fissi lì finchè lui non li abbassò.-Preparati. Usciamo. -Disse poi all'improvviso, dandogli un colpettolieve sulle gambe prima di alzarsi.

L'Omega lo guardòconfuso. - Dove andiamo?-

Marshall, però, eragià al telefono con qualcuno. - Non puoi stare sempre chiuso a casa,hai bisogno di un po' d'aria.- Asserì. - Un tavolo per due. Traun'ora. - Disse lapidario, guardando l'orologio per poi guardare lui.- È da troppo tempo che non ti porto a cena fuori. Non ricordoneanche quando è stato il nostro ultimo appuntamento. - Scosse latesta.- Se non c'è spazio, lo crei. - Continuò infastidito allcellulare. - Certo che ho l'invito.- Ruotò gli occhi. - Chieda,chieda. - Concluse, riattaccando.
Guardò il suo compagno e lotrovò parecchio disorientato. - Bubbs. - Lo chiamò. - Non indossareniente di troppo sexy. Ho un braccio fuori uso, ma l'altro funzionabenissimo. -

Gumball sembròriscuotersi a quelle parole e scese giù dal divano. - Ma... doveandiamo?- Domandò ancora più confuso.
L'Alpha si avvicinò conla grazia di un felino e gli prese il mento, sollevandoglielo dipoco; poi, posò sulle sue labbra un delicatissimo piccolo bacio. -Ti piacerà. - Rispose soltanto. - E poi... hai detto che volevisaperne di più su Aura, no? -

- - - - - - - -

Il locale era cosìpieno che ovunque Gumball guardasse, non vedeva altro che un oceanodi gente, vestita con abiti più o meno complessi, così denso dafargli tremare le ginocchia e fargli venire il mal di mare.
Nonsapeva se ciò fosse dovuto al fatto che non era più abituato astare in mezzo ad una calca così fitta o al fatto che l'ambientesembrasse troppo piccolo per quel quantitativo di persone.

Marshall invece, adifferenza sua, sembrava totalmente a suo agio lì.

Aveva un sorrisosottile sul volto che Gumball riconosceva come uno di quelli fintiche il suo compagno usava spesso per gli altri e che mai avrebbeusato per lui.
Dopo il tempo che avevano trascorso insieme, ormaiera in grado di distinguerli.
Anche se preferiva quelli veri,quelli che facevano brillare gli occhi di Marshall e palpitare il suocuore, non poteva dirsi dispiaciuto che li usasse in quellacircostanza e tenesse per lui, il resto.

In mezzo a quellaconfusione di volti sconosciuti, il suo Alpha riusciva comunque adistinguersi per la sua imponenza e la sua figura.
Avanzava sicurodi sé, tenendolo saldamente per mano, come un re abituato a fenderela folla implorante e devota.
Sembrava quasi, non ci facesse caso.

Marshall eratotalmente rilassato.
Mentre attraversavano la folla, tagliandolain due con abilità sorprendente, riusciva a percepire lo stato ditranquillità del suo compagno da ogni suo singolo movimento.
Infin dei conti, quello era un ambiente a cui il suo Alpha dovevaessere ben abituato.

Anzi, era sicuro chefosse abituato a cose peggiori; alla fine, nonostante le persone e lospazio ristretto, il posto non era soffocante.

Forse, un granderuolo lo giocavano i sensori anti-scia che erano sparpagliati lungoil soffitto decorato.
I generi secondari si annullavano lìdentro; erano tutti sullo stesso livello.

Analizzò brevementele pareti ricoperte da una sottile carta da parati verde oliva edalle più svariate cornici al cui interno si trovavano foto earticoli di giornale sapientemente ritagliati e lasciò vagare losguardo in direzione del palco.
L'illuminazione, che nel localeera dolce e soffusa, in quella zona, era invece forte e decisa. Ifaretti, posizionati in alto, concentravano la loro luce a trattiazzurra a tratti viola o verde, sulla zona centrale del palcorotondo, illuminando, quasi a giorno, il grande pianoforte a coda.

Sembrava uno di queilocalini degli anni venti o trenta, uscito, appena appena, da un filmin bianco e nero.

Il direttore, chestavano seguendo ormai da un paio di minuti, li scortò fino a quasisotto il palco, tolse il cordone di sicurezza rosso che delimitaval'area e si scusò per l'ennesima volta per la maleducazione dei suoiimpiegati.

Marshall ascoltò dinuovo le sue scuse e lo dismise con un gesto veloce della mano, primadi spostare la sua attenzione al compagno. - Divanetto o poltronesingole? - Domandò.
Gumball deglutì nervosamente e guardò ladisposizione dei piccoli tavolini.
Tutte le sedie erano rivolteverso il palco.

Ne scelse uno chefosse una perfetta via di mezzo, né troppo laterale, né troppocentrale e si avvicinò.
Prima che potesse accomodarsi sullapoltroncina, il suo Alpha gliela scostò.
- Approvo. - Dissesoltanto, facendolo accomodare.

Con il cuore ingola, l'Omega si sedette.
La spalliera era rotonda ed eraabbastanza confortevole da avvolgerlo senza farlo soffocare, nériscaldarlo troppo.
Ma, nonostante avesse scelto una posizione unpo' più defilata, la sala che si estendeva dietro di lui, era pursempre piena di sguardi e occhi puntati su di lui.

Se prima erariuscito ad ignorare quei sussurri e mormorii senza volto, adesso cheera seduto, riusciva a sentire gli sguardi fugaci o imperterritidella gente, mordergli la pelle.
In molti di essi, poteva benriconoscere invidia e rancore.

Trovava semprestrano essere odiato da qualcuno che non lo conosceva neanche.

Sprofondòleggermente e si guardò intorno.
Intorno a loro, le personesorseggiavano drink colorati dall'aspetto esotico, con decorazionibizzarre e ombrellini di carta.
Forse, anche lui avrebbe potutoaverne uno, se avesse chiesto e se ci fosse stata l'opzione di averloanalcolico.

Il suo sguardo tornòdi nuovo sulle pareti, fermandosi a lungo sulle fotografie e suglistrani specchi che sembravano ingrandire la sala.
Non era di certoun club esclusivo per gente snob e altolocata, ma non era neanche unposto per gente comune come lui.
Si sentiva un po' fuori posto.

Marshall percepì ilsuo stato d'animo e prese la sua mano, regalandogli uno di queisorrisi speciali che ebbe l'effetto di sciogliere di poco i suoinervi.

- Aura ama questilocali un po' vintage e démodé, ma questo è in assoluto il suopreferito. - L'Alpha si rilassò contro l'imbottitura verde delloschienale, facendo attenzione a non lasciarlo neanche per un secondo.- Quando torna in città, tiene sempre qui le sue festiccioleprivate. -

L'Omega provòl'impulso di alzarsi e scappare via, ma non lo fece, terrorizzatodall'idea di essere assalito da tutte quelle persone. - Avevi dettoche sarebbe stato divertente. - Mormorò, afferrando il bicchiere chegli avevano appena riempito d'acqua.

- E lo sarà. -Rispose Marshall. - Potresti considerarlo come un allenamento per ilparty di Cesar. Ci sarà molta più gente lì. -

Gumball fece unasmorfia alla notizia e sprofondò ancora di più.
Non vedeval'ora.

L'Alpha lo guardò alungo e si affrettò a cambiare argomento. - Ti avevo anche detto dinon vestirti in modo sexy. -

Per poco all'Omeganon andò l'acqua di traverso.
Fece due tre colpi di tosse primadi schiarirsi la gola. - Come possono essere sexy, un paio dipantaloni e una blusa? - Domandò a bassa voce .

- Un paio dipantaloni aderenti neri. - Rettificò Marshall. - E la blusa èdi velo. -
Gumball arrossì appena. - Sono gli unici che mientrano ancora. - Borbottò. - Non sono aderenti, sonostretti.-
L'Alpha lo osservò per qualche istante in silenzio. -Se vuoi andare a fare shopping, telefono subito ad Anita. -
Asentire quel nome, il rossore sulle guance dell'Omega si fece ancorapiù intenso.
Distolse lo sguardo, maledicendolo in silenzio e siportò nuovamente il bicchiere alle labbra.

- E la blusa? -Ricominciò Marshall, ticchettando brevemente il dito contro il vetrodel bicchiere.

Gumball lo guardòdi rimando e si arrese. - Fa troppo caldo per mettere qualcos'altro.- Replicò. - Ed è l'unica cosa nel mio armadio abbastanza larga dacoprirmi la pancia. -

Gli occhi del suocompagno si velarono subito di una strana amarezza e la sua bocca sipiegò in una smorfia di dispiacere.
Prima che quella vista lostraziasse ancora, Gumball si affrettò a continuare.
- Non loabbiamo ancora reso ufficiale.- Gli ricordò. - E se tutta questagente lo venisse a sapere, non voglio neanche immaginare cosa miaccadrebbe. -

L'Alpha sospirò ein un istante tutto il suo malumore sembrò sparire in quel breverespiro. - Hai ragione.- Concordò. - Ma finché sono con te, nessunooserà comunque avvicinarsi. -

L'Omega sorriselieve e mordicchiò l'orlo del bicchiere mentre analizzava il suocompagno.
Parlava tanto dei suoi vestiti ma lui non era dameno.
Lo aveva visto prendere un paio di jeans grigio scurodall'armadio e una polo nera a maniche corte e indossarle senzaneanche sforzarsi di sembrare sexy.
Senza neanche averlo voluto,il risultato era immutabile.

Senza fatica, potevaimmaginare perfettamente l'addome ampio e scolpito dalle ombre deltessuto e intuire tutto il resto.

- Gumball. - Lorichiamò lui con la voce scura, ridotta quasi ad un ringhio. -Attento. - Lo ammonì mentre i suoi occhi si trasformavano in abissisenza fondo.

L'Omega strinse legambe e portò in fretta lo sguardo sul palco dove i membri dellostaff stavano sistemando tre sedie in semicerchio.
C'era mancatodavvero poco.

- A cosa serve ilpianoforte? - Domandò guardando curiosamente le luci rifletteresullo strumento argentato.
- Aura è un po' particolare. - RisposeMarshall. - Quando non è impegnata a fare la rock star si dedicaalla sua più grande passione. -

Gumball si voltònuovamente verso di lui.
- Cioè?- Lo incalzò, sulle spine.
-Il jazz. - Rispose l'Alpha con un mezzo sorriso.
L'Omega allargògli occhi. - Pensavo odiassi il jazz! -
- Lo odio. - ConfermòMarshall, annuendo. - Ma tu lo adori. -

Gumball sorriseampiamente e a Marshall bastò guardare le stelle brillare nei suoiocchi per capire di aver fatto la scelta giusta.
Due ore disupplizio era un prezzo relativamente basso da pagare per ottenere lasua felicità.

- Ma... non avevodetto che tu e lei avevate gli stessi gusti? - Chiese l'Omega,rilassandosi un po' di più.
- È così. - Rispose l'Alpha. - Perun buon novanta per cento andavamo d'accordo sulla musica. -
Gumballridacchiò piano. - Ma non sul jazz.-
- Ma non sul jazz. - RipetèMarshall. - A me non piaceva quello, lei non apprezzava la musicametal pesante. -

L'Omega trattenne astento una smorfia. Neanche lui apprezzava quel genere di musicapieno di urla e frastuoni violenti.

- Non giudico. -Disse l'Alpha, tornando a tamburellare le dita, stavolta, sultavolino di fronte a loro. - Ma mi è sembrato più opportunoportarti qui stasera piuttosto che ad uno dei suoi concertichiassosi. Tu potrai conoscerla e lei sarà felice di vedermifinalmente ad una delle sue serate... tranquille. -

Gumball ridacchiò eposò una mano sulla sua. - Grazie. -
Marshall la accolse girandoil palmo all'insù e la accarezzò con movimenti circolari delpollice. - Non devi ringraziarmi. - Sorrise. - La sua faccia quandocapirà che non sono qui per la sua musica sarà più chesufficiente. -

L'espressione sulvolto dell'Omega divenne così dolce che l'Alpha dovette tratteneretutti i suoi istinti più oscuri per non attraversare quel brevetratto che li separava e reclamarlo lì davanti a tutti.

Lui se ne accorse erabbrividì interamente. - Marshall... - lo chiamò in un sussurro -... adesso sei tu che... -

- Scusami. - Lointerruppe Marshall, affrettandosi a pensare a cose meno piacevoliche non fossero il sapore della sua pelle sulla lingua e lamorbidezza delle sue...

-Marshall! - Lorichiamò nuovamente l'Omega, mordendosi le labbra.
- Merda! -L'alpha si alzò e si passò la mano tra i capelli. - Non muoverti. -Disse all' improvviso. - Torno subito. -

Gumball non ebbeneanche il tempo di sbattere le palpebre che il suo Alpha era giàsparito.
Si appoggiò allo schienale della poltroncina, giàall'erta.

Marshall si fidavaabbastanza di quel posto da lasciarlo solo, ma lui non si sentivaabbastanza al sicuro.
Da quando era stato rapito, aveva difficoltàa stare da solo in un posto pieno di gente e che nonconosceva.
Quello era il motivo per cui era stato contentissimoquando Fionna gli aveva detto che anche lei sarebbe stata presentealla festa. Gli veniva la nausea al solo pensiero di affrontare tuttequelle persone senza Marshall.

Un brivido gliaccarezzò la colonna vertebrale, facendolo sudare freddo.
Siodiava, perché non era mai stato così dipendente da qualcuno comelo era con Marshall; che ciò fosse legato al trauma che aveva subitoo che fosse una cosa da Omega in legame, questo non sapevadirlo.
Sapeva solo che in ambienti così affollati il suo stomacosi contorceva.
La folla lo terrorizzava molto di più rispetto aprima.

- Va tutto bene?-

Gumball alzò gliocchi di scatto, con il bicchiere in mano, già pronto a lanciarlocontro un possibile aggressore, ma davanti si ritrovò solo ildirettore che lo guardava con aria nervosa e ansiosa, come se inrealtà, non volesse essere affatto lì.
Non riusciva neanche aguardarlo negli occhi, spostava i suoi di qua e di là nella sala.

L'Omega avrebbepotuto trovarlo divertente se non fosse stato nervoso almeno quantolui.

Stirò le labbra inun tentativo di sorriso e sperò che fosse sufficiente per nonsembrare un completo idiota.
- Splendidamente! - Rispose con unavoce di un'ottava più alta.
Si maledisse per quella debolezza.

- Bene, bene.Ottimo, ottimo. - Annuì l'uomo, stringendosi le mani.

Gumball leguardò.
Aveva una fede nuziale sull'anulare destro, simbolo dimatrimonio ma non era in grado di capire di che genere secondariofosse l'uomo.
Per saperlo, si sarebbe dovuto avvicinare troppo enon aveva nessuna intenzione di incollarsi a lui per scoprirlo.

L'uomo continuò aborbottare e Gumball alzò gli occhi, tentando di capire cosa stessedicendo.
Continuò a parlare in quel modo finché una mano non glisi appoggiò sulla spalla. Lo vide trasalire vistosamente e girarsidi scatto.

- Può andare. - Locongedò Marshall, riprendendo posto accanto al compagno.
Ildirettore annuì e si dileguò immediatamente.

L'Omega lo fissòesterrefatto. - Cosa hai combinato?-
L'Alpha scosse la testa e icapelli bagnati gli ricaddero sul viso.
Gumball sentì un'altrafitta ma riuscì a trattenersi ancora una volta.

Marshall affondò lamano in quel mare di inchiostro e disciplinò i ribelli, riportandolinei ranghi, verso dietro.
- Avevo bisogno di rinfrescarmi le idee.- Rispose soltanto con un sorriso beffardo.

- Quindi hai...infilato la testa sotto il rubinetto? - Domandò ancora l'Omega,prendendo il tovagliolino di stoffa per poi tamponarlo sul suocollo.
- Precisamente.- L'Alpha lasciò che il suo amorevolefidanzato gli dedicasse quelle premure, crogiolandosi nelle sueattenzioni.

- Hai chiesto tu aldirettore del locale di tenermi d'occhio?- Azzardò Gumball, intuendoadesso il nervosismo dell'uomo.
Marshall piegò lievemente latesta come un cucciolotto in cerca di coccole. - Gli ho chiesto dinon lasciare che nessuno di avvicinasse a te. - Rispose. - Nonostantele apparenze, sa come gestire le situazioni critiche. Era unbuttafuori prima; lo conosco da quando lavorava qui. -

- Era un buttafuori?- Domandò sorpreso l'Omega, inarcando le sopracciglia.
- Oh sì.- Ribadì l'Alpha, servendosi da bere dalla brocca. - Eramaledettamente impossibile sgattaiolare qui dentro quando c'era luidi turno. -

Gumball adocchiò ildirettore.
In effetti, adesso che si era allontanato da loro,sembrava aver riacquistato fiducia.
- E poi? - Chiese ancora.
-Poi ha rilevato il locale e le stanze qui sopra, trasformandolo nelclub che è adesso. - Spiegò Marshall. - Abbiamo fatto qualche festaqui dentro. Un paio di volte gli abbiamo quasi distrutto il locale. -

Gumball riportòl'attenzione sul compagno.
Non gli era difficile immaginarlo.
-Che tipo di locale era prima? - Domandò incuriosito dal fatto che cifossero delle stanze in più.

Le labbra diMarshall si curvarono all'insù in un modo del tutto nuovo.
- Nonvuoi saperlo davvero. - Rispose enigmaticamente.

L'Omega fissò ilsuo sguardo, soffermandosi in modo particolare sullo sfavillio deisuoi rubini.
E decise di lasciar perdere.

Intanto sul palco leluci avevano smesso di cambiare colore e si erano soffermate su unacalda tonalità color crema.
Rimasero così per qualche minuto,poi, si spensero del tutto e così fecero tutte le altre luciall'interno del locale, ad eccezione di poche che restarono acceseper consentire al personale di servizio di muoversi agevolmente tra itavoli.

Quattro personevestite con una camicia bianca e un paio di pantaloni color cachi,salirono sul palchetto; la prima si sistemò sua panchetta delpianoforte, mentre le altre si sedettero sulle sedie di legno epresero gli strumenti dalle loro custodie.

Uno dei musicistiguardò dritto verso di loro e sul suo viso apparve un'espressionesorpresa.
Si affrettò a dare una gomitata a quello che gli stavaaccanto e li indicò con un breve cenno del capo.
L'altro guardònello stesso modo incredulo e subito si chinò sull'orecchio delterzo.

All'ennesimaespressione sbigottita, l'Alpha sospirò e mostrò loro il ditomedio, facendoli ridacchiare. - Che stronzi. - Si limitò acommentare.

Gumball girò dipoco la testa verso di lui. - Li conosci?- Sussurrò per noninterrompere la magia che si stava preparando.
Lui annuì suomalgrado. - Sono amici di Aura. O per meglio dire, sono loro chel'hanno coinvolta nel jazz. Kayla usciva con lo stronzo al pianofortee si è innamorata di questo mondo nonostante avesse preso un'altrastrada. Non sapeva decidersi e alla fine non lo ha fatto. EsisteAura, la rockstar scalmanata in tour mondiale e Kayla, la voceangelica del jazz. - Spiegò brevemente. - Concilia bene le due cose.

Gumball distolsel'attenzione dal palco per portarla sul profilo appena accennato delsuo compagno. - Ti manca?- Mormorò. - Quel mondo, intendo. Anche tuavresti potuto girare il mondo e suonare per milioni di persone.-
Anche Marshall si voltò verso di lui. - Non rimpiango le scelteche ho fatto. Dopotutto, sono state loro a portarmi da te. - Gliprese la mano e la strinse dolcemente. - Posso ancora girare ilmondo, nessuno me lo vieta.-

L'Omega intrecciòle dita con quelle del compagno. - E suonare? - Volle sapere.
Ilsuo Alpha emise un flebile sospiro. - Quella è l'unica cosa che mimanca. - Rivelò, mentre delle dolci note risuonavano già nellocale.

Gumball non si voltòverso il palco, non ancora. Condusse la mano del suo compagno sulproprio grembo e la premette delicatamente contro di esso. Lui loguardò interrogativo.

- Il tuo pubblico tiaspetta. - Disse soltanto l'Omega. - Quando vorrai.-

Marshall sentì ilcalore di quel contatto espandersi interamente dentro di lui.
Abbassòdi poco il viso e lo coinvolse in un bacio leggero dal saporedolciastro.
- Il mio piccolo dolce Omega, sa perfettamente comeattirarmi a sè. - Soffiò poi mantenendo la voce bassa.

Gumball sorrise eappoggiò la testa contro la sua spalla.
Niente e nessuno avrebbepotuto interrompere quel momento tutto loro.

Ai primi strumenti,si accompagnò il pianoforte e presto una melodiosa musica riempì illocale.

Le tende rossedietro al palco si aprirono, rivelando una figura di donna, racchiusain un aderente abito di strass e brillanti color topazio, chemettevano in risalto la pelle scura. I capelli neri, ondulati eranoportati tutti su un lato, tenuti da un fermaglio vintage sul qualeerano montati due grandi fiori bianchi e qualche piuma.

Si avvicinò almicrofono poggiato sull'asta e lo prese con un gesto dolce edelicato. Ad ogni suo passo, i riflettori infrangevano i cristallidel vestito, sparpagliandone i fastosi riflessi in millescintillii.
Ogni suo movimento era aggraziato e preciso, calcolatofino al millimetro.

Iniziò a cantare,riducendo tutti ad un religioso silenzio.
Le labbra piene ecarnose vezzeggiavano seducenti il microfono come a coccolare unvecchio amante mentre la sua voce graffiante parlava di amori noncorrisposti e della nostalgia di un tempo passato che non sarebbe piùtornato.

Individuò Marshalltra la folla e innalzò le sopracciglia sorpresa. Indugiò per moltotempo sul ragazzo che gli stava accanto, poi, lasciò scivolare losguardo sul pubblico, ma non riuscì a nascondere il mezzo sorrisoche le aveva sfiorato le labbra e che non accennava ad andarsene.

Gumball appoggiò latesta sulla spalla del compagno e ascoltò incantato la sua voce dasirena.
Applaudì con forza quando i musicisti si lanciarono neiloro assoli, ancora di più quando lei si sedette sul coperchio delpianoforte, flirtando apertamente con il pianista.

Fu poi il turno diun blues, poi una coppia entrò nella sala e ballò sulle note di unoswing scatenato.

Guardò estasiato lospettacolo, fino alla fine, felice come non mai e si dispiacquequando le ultime note del sassofono si spensero e gli artistisalutarono con un inchino, ringraziando tutti i presenti.

Marshall, invece, sene rallegrò.
Tirò un sospiro di sollievo e scrollò la testa conforza, come a volersi togliere la musica di dosso.
- Finalmente. -Disse, allungando le gambe per stiracchiarsi per bene, prima dirivolgere lo sguardo verso il compagno. - Ti è piaciuto?-

Lui ricambiò losguardo con gli occhi che gli brillavano di gioia. - Sì! - Esclamòpalesemente su di giri. - Non avevo mai visto una band dal vivo!-
L'Alpha sorrise dolcemente e il suo fastidio fu alleviato dimolto dall'espressione di pura felicità sul viso del compagno. -Andiamo a conoscere Kayla. - Affermò, scivolando fuori daldivanetto.

La sala si stava giàrapidamente svuotando, ma tra gli avventori, c'era ancora qualcunoseduto a chiaccherare e altri che aspettavano soltanto l'uscita deimusicisti dai camerini.

Marshall li osservòper qualche istante poi lo prese per mano e sgattaiolò in uno deicorridoietti laterali, conducendolo verso una delle pesanti tende divelluto rosso.

- Marshall! - Lochiamò Gumball, ridendo. - Non possiamo entrare!-
- E chi lodice?- Rispose lui, guardandosi intorno con aria furtiva, scostandoun lembo della tenda. - Entra dai. - Lo esortò divertito.

L'Omega ridacchiò esgusciò dentro, tirandoselo dietro. - Potevamo aspettarli di là. -Disse poi guardando il corridoio con le pareti bianche e la moquettebordeaux.
- Ci vorrebbe troppo tempo. - Rispose l'Alpha. - E poi,mi ha visto. Si aspetta senz'altro che io vada a trovarla incamerino. Non credo uscirà in sala questa volta. - Individuòfinalmente la giusta porta e vi si accostò.
Tese l'orecchio ebussò con due colpi netti e precisi; aspettò tre secondi e mezzo ene battè altri due.

Quasiimmediatamente, la porta si aprì e da essa uscì quasi di corsaAura, in mutande e reggiseno, fiondandosi ad abbracciare Marshall chela accolse a braccio aperto.
Prima che l'Omega potesse anche soloprovare un accenno di gelosia, si voltò e abbracciò anche lui comese fossero amici di vecchia data.
- Entrate! Entrate! - Li invitòcon un sorriso raggiante.
Marshall schioccò la lingua divertito.- Prima mettiti qualcosa adosso. -

Kayla rise a lungopoi sparì dentro il camerino. - Fatto! - Urlò un istante dopo.

L'Alpha scrollò lespalle, rispondendo alla muta domanda del fidanzato. - È fatta così.- Disse poi, varcando la soglia.
Gumball si addossò a lui erichiuse la porta senza fare rumore.

I camerini non eranoaltro che una piccola stanza e un bagnetto, separati da una porta dilegno e non molto altro. C'era un forte odore di chiuso, misto asudore e puzza di fumo.
Lì i sensori antiscia non sembravanofunzionare.

Il suo sguardo vagòe fu attratto dagli specchi incorniciate da lampade bianche e daivestiti sparpagliati un po' ovunque.

- Marshall! Chi nonmuore si rivede! - Uno dei musicisti, il secondo ad averloindividuato, avanzò verso di lui con la mano protesa. Si fermò aqualche passo di distanza e osservò l'Alpha. - Che diamine hai fattoal braccio? - Domandò poi.
- Era davvero la bussata delprincipino Lee quella che ho sentito? - Un altro dei musicisti sbucòda qualche parte e avanzò verso di loro. - Allora era vero! -

- Ehi! Ehi! Non melo sciupate! - Kayla si affiancò a Marshall e lo prese sottobraccio.- Sciò! - Disse, facendo un gesto teatrale per scacciarli via.

Gumball rimase indisparte, incerto se arrabbiarsi per quella confidenza o ridere perl'assurdità della scena.
Alla fine, rimase lì, senza provare nèl'uno nè l'altro.

Marshall sidivincolò dalla presa della ragazza e attraversò il camerinodiretto verso l'unica finestra. La spalancò e una lieve brezza entròsubito, ammorbidendo l'aria. - Questa sarà l'ultima volta che mivedrete, se non smettete all'istante di atteggiarvi ad un branco diidioti. - Affermò deciso.

- Non sei cambiatodi una virgola. - Sorrise Aura, andando verso il minuscolo divanetto.- Sei sempre dispotico. - Si lasciò cadere sul divanetto e si coprìle gambe con la vestaglia. - Non potresti essere felice di vedermi? -

Marshall siallontanò dalla finestra per raggiungere di nuovo il suo compagno.
-Sono felice di vederti. Un po' meno dopo due ore passate ad ascoltarequesto strazio. -

Aura afferrò unodei cuscini e glielo lanciò. Gli sarebbe arrivato dritto in facciase all'ultimo secondo l'Alpha non si fosse spostato.
- Alloraperchè diamine sei qui?- Domandò il pianista. - Se non per la veramusica? -

Marshall si portòuna mano tra i capelli.
- Sembra che qualcuno abbia rinvangato ilpassato e sia venuto fuori che io e Aura abbiamo avuto una specie direlazione. -
La ragazza sbuffò subito a ridere, tenendosi lapancia con entrambe le mani. - Questa sì che è bella! - Disse poi,asciugandosi le lacrime dagli occhi scuri.
Il suo trucco rimaseimpassibile.
- La gente non sa più cosa inventarsi. - Scosse latesta. - Avevano solo bisogno di qualche altro scoop inutile. -

L'Alpha sospirò. -Non ricordarmelo. Sono ancora sotto assedio per l'incidente stradale.-
- Quale incidente stradale? - Domandò il sassofonista.

Il bassista glidiede un leggero colpo sulla testa, con lo spartito arrotolato.
-Quello che è su tutti i giornali, stupidottero. -

Tra i due iniziòuna accesa discussione finchè il batterista non si mise in mezzo eli separò.

Kayla lasciòperdere la disputa e riportò l'attenzione sull'Alpha. - Comunquesia, mi fa piacere che tu sia venuto a trovarmi. Non ci vediamo quasimai tra i miei tour e i tuoi impegni. -
- Non siamo meno amici perquesto. - Gli ricordò Marshall.
- No. - Concordò la ragazza,facendo scivolare gli occhi verso lo scricciolino messo in un angolo.- Penso sia il caso di presentarmi la tua nuova fiamma. Deve essereimportante se hai deciso di farmelo conoscere di presenza, non appenatornata in città. -

Gli occhi deiquattro musicisti partirono dal viso di Aura e sfrecciarono versol'angolo, soffermandosi sul giovane dai capelli rosa.
- Dei santi!Non lo avevo neanche notato! - Disse uno dei quattro.
- Scusaci. -Ribattè un altro.
- Si, scusaci! - Ribadì il terzo.
- Seicosì silenzioso che ti si nota appena. - Osservò l'ultimo.

- Wilbury! - Esclamòil pianista, regalandogli un'occhiataccia.
- È la verità! -Rispose subito lui.

Presto, iniziò unaltro battibecco che questa volta coinvolse tutti e quattro.

Gumball, a disagio,si morse le labbra e tentò di calmare le acque.
Non gli piacevastare al centro della scena, men che meno che si litigasse per lui.
-Non fa niente! - Esclamò, cercando di inserirsi nellitigio.
Sfortunatamente per lui, ogni suo tentativo fu ignorato.

Guardò Marshallchiedendo silenziosamente aiuto e lui non lo deluse. - Andiamo in unposto più tranquillo?- Propose l'Alpha.

Aura annuì e sialzò dal divanetto. - Saliamo in camera mia e ordiniamo qualcosa damangiare, sarete affamati. -

- In realtà,abbiamo già cenato prima di venire qui. - Rispose Marshall poi notòl'espressione del suo Omega. - Ma ti faremo compagnia volentieri. -

Kayla guardò ilragazzo con un intenso sfavillìo negli occhi che si accentuò quandospostò lo sguardo verso Marshall. - Da questa parte. - Si alzò e siinfilò velocemente un paio di ciabatte pelose fucsia prima dicondurli fuori dal camerino.
- È sempre la solita stanza?- Siinformò l'Alpha.
- Assolutamente! Non la cambio per nulla almondo. - Rispose lei.
Marshall sollevò le sopracciglia. - Stiamoandando di sopra seguendo vie non ufficiali? -
Aura ghignò e conun colpo secco aprì una porta di servizio. - Proprio così. -Comunicò divertita mentre li scortava per una serie di rampe discale di acciaio.

Gumball serrò lapresa sulla mano del compagno.
Gli sembrava di essere un terzoincomodo. Si vedeva lontano un miglio che quei due avevano un certogrado di affinità. Era chiaro che si divertissero molto insieme.
Nonsapeva se essere sollevato del fatto che non fossero mai statifidanzati o se essere infastidito da quella orribile sensazione diinferiorità.

Salì in silenziomentre quei due scherzavano e si punzecchiavano finché Aura nonscassinò la serratura dell'ennesima porta di servizio e li condussein un altro corridoio. - Perché fare tutto un enorme giro quando ècosì comodo entrare da qui?- Scherzò.
- Forse perché è quelloche farebbe chiunque. - Rispose l'Alpha.
- Ma io - iniziòimmediatamente la ragazza.
- Non sei una qualunque. - Finì perlei Marshall prima di lasciarsi coinvolgere da risate leggero.

Kayla feceun'espressione compiaciuta e raggiunse la metà del corridoio,infilandosi le mani nelle tasche della vestaglia per cercarequalcosa.
- Merda! Ho dimenticato le chiavi in camerino! - Siguardò velocemente intorno poi puntò l'indice scarno su di loro. -Aspettatemi qui. -
Si allontanò e invece si ripercorrere lostesso tragitto, si avvicinò ad una finestra, la scavalcò e sparì.

Dietro alla portadella camera si udì un forte scalpicciò e qualcosa che rotolava perterra, un tonfo e una serie di imprecazioni piuttosto colorite.

L'Omega guardò ilsuo compagno con aria interrogativa ma lui scosso la testa, a metàtra il divertito e l'esasperato.
- È... -
- Fatta così. -Concluse Gumball.
Marshall osservò il fidanzato con ariaindagatrice ma prima che potesse chiedergli cosa avesse, la portafinalmente si aprì.
- Alla buon ora. - Disse, entrando. - Vedoche neanche tu sei cambiata di una virgola dall'ultima volta in cuici siamo visti. - Commentò l'Alpha, osservando un paio di perizomarossi, buttati a casaccio sul pavimento. Li scostò con il piede efece il giro del salottino affollato per trovarsi un posto.

Gumball guardò ildisordine con le mani strette al petto. Vestiti e oggetti eranosparpagliati ovunque come se avessero deciso di uscire in autonomiadall'armadio e fossero andati a gironzolare ovunque, dimenticandosiperò, la strada per tornare indietro.

-Una mente creativaha bisogno del disordine. - Aura fece velocemente spazio sul divanodi pelle nera, poggiando alcune cose sopra un mobiletto.

-Cazzate. - RisposeMarshall con un velo di divertimento nella voce. Si trovò uno spazioe si accomodò sul divano, portando con sè il suo compagno che glisi incollò, felice di avere un posto in cui stare senza sentirsi inmezzo ai piedi.
- Tu porti il caos ovunque. - Riprese, sollevandolo sguardo su di lei.

-È quello che fannole rockstar. - Rispose a quel punto Aura, rinunciando al tentativo dipulizia. Fece cadere a terra le cose che c'erano sulla poltrona e visi accomodò. - Allora. - Ricominciò, spostando lo sguardo sulragazzo dai capelli rosa. - Tu devi essere il motivo per cui questoSTRONZO è venuto a trovarmi. Penso che almeno sia stato cosìgentile da dirti come mi chiamo realmente, ma se non lo avesse fatto- gli lanciò una breve occhiataccia - il mio nome è Kayla. - Stesela mano. - Piacere. -

Gumball allungò lasua e stringe quella della ragazza senza pensarci due volte. -Gumball. - Rispose, arrossendo lieve.
- Bel nome! - Esclamò Aura.- Come si pronuncia correttamente? Odio quando mi chiamano con unnome sbagliato. Vorrei evitare di fare lo stesso. -

L'Omega sorrisetimidamente. - In realtà, è abbastanza facile, è Nat-an.-
Kaylaannuì soddisfatta della risposta.

Marshall circondò ifianchi del compagno con il braccio e lo strinse a sé, ricevendo unpiccolo sorriso in cambio.

- Ora che ilghiaccio si è frantumato. - Riprese Aura, la cui possessiva manovranon era sfuggita. - Da quanto state insieme, voi due? -
L'Omega simordicchiò le labbra, pensando al tempo trascorso con il suoAlpha.
Da quando avrebbe dovuto iniziare a contare?

Marshall invece fupiù veloce. - Non sono affari tuoi. - Disse, mostrandole un sorrisobeffardo e provocatorio, più per infastidirla che per altro.

Lei colse, al volol'occasione. - Sarei sbalordita se fosse più di una settimana. -Ghignò. - Non è il tuo limite massimo di sopportazione? -

Gumball guardòentrambi, confuso.

- Con te è statoanche meno. - Ribattè subito l'Alpha.
Kayla trasformò il ghignoin uno splendido sorriso. - Mi sono mancati i nostri litigi. - Siaddossò alla poltrona e assunse una posa più decente. - A dire ilvero, manchi molto anche ai ragazzi. Sono anni che non parli conalcuni di loro. -

Il volto di Marshallsi scurì lievemente. - Non avete più bisogno di me. Ve la cavateegregiamente.-
- Questo è vero.- Replicò Aura. - Non abbiamo piùuno scassacoglioni nel gruppo.- Ridacchiò. - Ciò nonostante, Robbieci è rimasto malissimo quando non sei venuto al suo matrimonio.Avevamo pure fermato il tour. -

L'Alpha serrò lelabbra. - Mi sono già scusato con lui. -
Kayla stese le gambe sultavolino. - Il regalo gli è piaciuto. - Girò il viso verso gliospiti. - A chi non sarebbe piaciuta una vacanza gratuita? - Alzòl'indice e lo puntò verso di lui. - Ma noi non eravamo amici per ituoi soldi. - Disse minacciosa.

Gumball trattennequasi il fiato.
Pensava di poter conoscere la ex del suo compagnoe invece, forse, avrebbe potuto saperne di più anche su di lui.

- Lo so.- Risposel'Alpha con voce piatta.
- Ora, capisci. Se sei ricomparso dopotutti questi anni, lui - spostò il mento verso l'Omega - deve essereparecchio importante per te. E questo mi incuriosisce. -

La risposta diMarshall non si fece attendere. - Lo è. - Affermò senza esitare. -Più di quanto credi. -
Lo sguardo di Aura si posò ancora sulgiovane Omega. - Lo sai? Non avrei mai pensato che ti sarestiinteressato ad un Omega. - Si rivolse direttamente al soggetto inquestione. - Non so se ne abbiate parlato, ma sembrava allergico aquelli del tuo genere. -

Gumball sbattè lepalpebre e dinegò lieve.
La Lady gli aveva accennato qualcosa inpassato, ma moriva dalla voglia di saperne di più.
Aveva appenatrovato una mappa che lo avrebbe condotto ad un immenso tesoro e nonvoleva farsi sfuggire l'occasione.

Soffocò sul nascerele proteste di Marshall, rabbonendolo, poggiando la mano sul suoginocchio. - In che senso?- Chiese poi.

Aura appoggiò ilgomito sul bracciolo senza smettere di fissarlo. - Mi serve un drink.- Disse poi. - Voi?-
L'Omega scosse la testa. - Sono a posto,grazie, non bevo. -

- Che palle. -Decretò la Beta, spostando gli occhi sull'Alpha. Alzò unsopracciglio e aspettò la sua risposta.

Anche Gumball posòlo sguardo su di lui.
Ma prima che Marshall potesse proferireparola, Kayla emise un verso frustrato e si alzò. - Ti porto ilsolito, tanto non è che ti ubriachi o altro. Sei un Alpha. -Borbottò prima di sparire dietro al minibar.

- Il solito?-Sillabò senza suono l'Omega.
Marshall scrollò la spalla. - Eroun po' casinista al college. -

- Un po' ?!? - Glifece eco Aura, ritornando con due bicchieri squadrati. - Il signorinoqui presente era il Re assoluto delle feste. - Affermò. - Conoscevatutti all'interno del campus e sapeva tutto riguardo ogni singoloparty. Alla. Perfezione. - Gli mise il bicchiere in mano. - E non ètutto! Era capace di passare da una festa ad un'altra senza maistancarsi. Ha sempre avuto una resistenza eccezionale. - Sollevò ildrink. - E poi, lo ritrovavi la mattina, in perfette condizioni. Sipresentava a lezione come se nulla fosse, con i vestiti della seraprima o altri, sempre senza una piega, a seguire i discorsicomplicati del professore senza battere ciglio né sbadigliareneanche una volta. -

Marshall prese ilbicchiere e lo analizzò, odorandolo piano. - Non è colpa mia sesapevo come fare baldoria. - Rispose, sorseggiando lentamente illiquido trasparente.

Aura lo guardòstorto. - Nessuno sapeva mai come facesse, la maggior parte dellevolte neanche dormiva, viste le sue attività. -
L'Alpha sorriseleggermente. - Senza i miei appunti, non avresti passato metà deicorsi. -
- Ma sentilo! Dovrei aprire le finestre per far uscire lecazzate che dici! - Kayla sorseggiò l'alcool e si rimise comodasulla poltrona.

Gumball osservòaffascinato lo scambio di battute poi si concentrò sulla ragazza.
-Stava alla larga dagli Omega?- Le ricordò.
I suoi occhi siallargarono. - Oh sì.- Annuì. - C'erano pochi Omega dichiarati nelcampus e la gente faceva a gara per cercare di capire chi fossero.Marshall non ne aveva bisogno, li riconosceva subito se gli passavanoaccanto, bastava una annusata. Ed erano gli unici che rifiutavaapertamente. -

- Non era necessarioilluderli. - Si intromise Marshall. - Non c'era spazio per unafamiglia, ero troppo giovane. -
- Oh, che gentil'Alpha. - Auraalzò lo sguardo su di lui, regalandogli un'occhiataccia che l'Alphaaccettò senza protestare.

Gumball inveceignorò il commento sarcastico della Beta.
Lui sapeva perchèMarshall non voleva stare con gli Omega. Gli aveva spiegato i motivi,subito dopotutto la prigionia.
Era strano che non avesse dettonulla né a lei, considerato il rapporto che c'era stato tra loro, néad Hana.
Neanche la Lady ne era a conoscenza.
Forse, era ilsolo a conoscere tutta la storia.
Gli sorrise dolcemente e luiricambiò allo stesso modo.

- Ma anche senzaOmega, riceveva lettere e dichiarazioni di ogni tipo e di continuo. -Ricominciò Aura in vena di chiacchere. - E lui le accettava tutteeh. Un giorno stava con uno, un giorno con un'altra. Ammetto diessermi diventita quegli anni. - Il suo sguardo si animò. - Tiricordi di Liam Moore? Quel Beta super carino nella squadra dinuoto?-

Marshall ci riflettèper qualche secondo poi scosse la testa.

- Ma sì, quello chevoleva tatuarsi il tuo nome se avesse vinto i campionati! - RibadìKayla.

L'Alpha fece unasmorfia e si portò il bicchiere alle labbra. - Me lo ricordo. -Disse serafico, sorseggiando poi un altro sorso di curacao. - Me loricordo. -

Gumball annusò ildrink, cercando di capire cosa ci fosse dentro, ma sentì solol'odore pungente e fastidioso dell'alcool che gli fece storcere ilnaso.

- Vuoi assaggiare? -Lo provocò Marshall, soffiando lieve al suo orecchio. L'Omega glirifilò un'occhiataccia e si scostò, perdendo qualsiaisi interesse.

L'Alpha però neapprofittò e gli prese gentilmente il mento, alzandogli di poco ilviso, prima di chinarsi a mordicchiargli le labbra e a baciarlo.

Gumball non tentòneanche minimamente di opporsi e si lasciò coinvolgere, considerandoquel bacio come una piccola rivincita.

Le loro lingue sicercarono, si scontrarono, si sfiorarono, si ritrassero e siaccarezzarono di nuovo.
L'Omega riuscì a sentire il saporedell'alcool mischiato a quello del suo compagno e rimasepiacevolmente stordito da quel mix zuccherato ma amarognolo.
Ricambioal suo meglio il bacio vorace e si staccò solo quando si rese contodi non avere più fiato.
Si accarezzò le labbra con la puntadella lingua.
Doveva esserci abituato ormai, ma ogni volta cheMarshall lo baciava in modo così intenso, lo lasciava sconvolto edel tutto scombussolato.

Aura si lasciòsfuggire un fischio di apprezzamento. - Ci sai ancora fare. -Commentò. - Noto che non hai ancora perso il tuo tocco. -

Marshall indossòun'espressione strafottente. - Avevi dubbi? -
La Beta scosse latesta. - Anche se addomesticato, un lupo non smette di essere unanimale feroce e predatorio. -

Imbarazzato, Gumballsi schiarì la voce, ottenendo così l'attenzione della Beta. -Cosa... cosa è successo con il tipo dei campionati? - Domandòcercando di cambiare argomento.

Kayla inclinò latesta, rimanendo qualche secondo in silenzio. - Ha confessato aMarshall di avere una cotta per lui e lo ha invitato ad uscire. Maneanche il tempo di avere un secondo appuntamento, che si è fattaavanti una ragazza dicendo a Liam che Marshall era il suo ragazzo eche non doveva intromettersi mai più. - Scosse la testa divertita. -Affermavano entrambi di essere fidanzati con lui. Hanno perfino fattoa botte! - Ridacchiò. - Alla fine, si sono fatti avanti un altropaio di persone e a quel punto, hanno capito tutti di essere statipresi in giro e sono diventati amici. -

Gumball spalancò labocca e si voltò verso il compagno. - Che stronzo!- Esclamòindignato.
Un terribile splendidio sorriso da lupo si aprì sulsuo volto, facendogli sfarfallare il cuore.

- In mia difesa. -Iniziò Marshall. - Non ho mai accettato relazioni, soloappuntamenti. - Spiegò, finendo in un sorso il contenuto delbicchiere. - L'ho detto subito. Niente relazioni a breve o lungotermine. Non è colpa mia se hannno frainteso. Non li ho mai presi ingiro. Ero disposto a concedere loro qualche appuntamento ma maiqualcosa di più. -

- Dillo a StacyMiller. - Rise diabolica Aura.
L'Alpha roteò gli occhi. - Lei nonera interessata ad una relazione. Era già fidanzata. La sua era unapersecuzione. Non era amore, era ossessionata dall'idea di usarmi asuo piacimento. - Poggiò il bicchiere sul tavolino. - Era pura esemplice, pericolosa ossessione. -
L'Omega guardò prima l'uno poil'altro con aria interrogativa.

- Aveva fondato unfan club. - Rispose la Beta.
- Non lo definirei un fan club. -Rettificò Marshall. - Era più che altro un modo per sapere sempredove fossi e cosa stessi facendo. Era inquietante e al limite dellegale. -

- Era un po'invadente. - Concordò Aura. - Sapevano sempre tutto e di tutti. -

Gumball provò unostato di paura e angoscia all'idea. - Ma è terribile... - Soffiòcon la gola secca.
- Niente di irrisolvibile. - Intervennel'Alpha, sistemando il braccio sulla spalliera e iniziando agiocherellare con i capelli dell'amato, attorcigliandoli tra le dita.

- Niente diirrisolvibile! AH! - Aura si mise a sedere di scatto. - Sei andato aletto con lei e l'hai minacciata di raccontare tutto al suo promessosposo se non avesse smantellato il club! -

- Non ho fatto soloquesto a dire il vero. - Affermò distrattamente Marshall. - Ma noncredo sia necessario aggiungere altro. Ha funzionato. -
- Loimmaginavo. - Rispose Kayla. - L'hai terrorizzata come minimo. Èstata velocissima a chiudere il club. -

- Anche araggiungere l'orgasmo. - Ribattè l'Alpha senza battere ciglio.
-Marshall! - Gumball arrossì intensamente e gli diede una manata inpieno petto.

Lui ringhiò pianoper il dolore. Nonostante fossero praticamente guarite aveva ancoradelle fratture e il suo compagno non c'era andato leggero.

- Perchè ti ricorditutti i tuoi partner sessuali?- Ridacchiò la ragazza, ricominciandoa ridere senza freni. - Che memoria straordinaria! - Agginuse poi,riaffondando di nuovo sulla poltrona.
La vestaglia le si aprìleggermente, rivelando parte delle gambe ben tornite.

- Cosa intendi? -Chiese l'Omega, distogliendo subito lo sguardo.

Aura tracannòl'intero contenuto del bicchiere, scoccando una breve occhiataall'Alpha, prima di dire qualsiasi cosa.

Marshall sospirò efece un rapido gesto con la mano, dandole il permesso di raccontargliciò che voleva.

Sapeva perfettamenteche Gumball non si sarebbe mai dato pace finché non avesse saputotutto e soddisfatto a pieno la sua curiosità. Lo conoscevaabbastanza da sapere che non si sarebbe mai calmato in casocontrario.

- Sai come vanno lefeste al college - ricominciò la Beta a mezza voce - alcool a fiumi,qualche gioco di troppo. Il tuo compagno era noto per fare stragi.Aveva un partner, o due, diverso a sera. Nessuno se ne lamentava, siachiaro. Una volta... - si interruppe come se stesse cercando diricordare qualcosa - merda, non mi ricordo il nome... comunque, l'hobeccato in una camera con due ragazze che si davano da fare e unragazzo che partecipa all'azione. Credo che non dimenticherò maiquella scena. -

- Aura.- La ammonìdi colpo l'Alpha con un tono di voce abbastanza irritato.

Gumball rimase disasso e si girò di scatto verso il suo fidanzato. - ... a tre a tre?- Mormorò.

Non riusciva neanchea immaginare a cosa si stesse riferendo la ragazza. Non riuscivaletteralmente a visualizzare nulla. Al solo pensiero si sentiva leorecchie in fiamme.
Sapeva che Marshall aveva molta piùesperienza di lui ma non quella.
Non così.
Nonavrebbe mai pensato che fosse il tipo da...

Lo guardò sentendoil cuore, sprofondare in un abisso.
Cosa gli impediva diriprendere le vecchie abitudini? Di trovare qualcuno che losoddisfacesse in tutto e per tutto?
Si annoiava con lui?

Spostò gli occhisulla ragazza, tremando appena mentre una rivelazione lo colpivalasciandolo come un idiota.
Una notte.
- Voi due siete stati aletto insieme! - Realizzò, intuendo solo in quel momento ilsignificato dietro le parole del compagno.
Aura annuì,confermando i suoi sospetti.
- È stato fantastico ma è statosolo questo. -

Marshall spostò lesfere sanguigne sul suo Omega e gli prese di nuovo il mento,costringendolo a guardarlo. - So a cosa stai pensando. - Disse convoce calda e gentile. - Smettila. -

Gumball quasisobbalzò e sentì gli occhi inumidirsi ma riuscì a trattenersi dalpiangere a dirotto.

- Ero un verocoglione da giovane. - L'Alpha gli accarezzò la guancia con unatenerezza e un amore tale negli occhi che l'Omega dimenticò in unistante qualsiasi dubbio avesse.
Anche lui era statodiverso.
Anche lui era stato un'altra persona rispetto a quellache era adesso.

- Non... - Iniziòma un flash lo interruppe.

Entrambi sivoltarono e videro la Beta intenta ad armeggiare con il cellulare.
-Kayla. - Ringhiò Marshall. - Che diavolo stai facendo? -

Lei sorrise. -Ètanto che non ci riuniamo con il nostro vecchio gruppo e li ho appenainvitati. Volete qualcosa da mangiare? -
Marshall si portò lamano sul viso e sospirò esasperato. -No. - Rispose secco.
Poivide l'espressione sul volto del suo compagno e il suo tono siaddolcì.
Era destabilizzante quanto velocemente il suo compagnocambiasse umore quando si menzionava il cibo.

- Gelato... - Tiròad indovinare.
Gli occhi di Gumball si illuminarono.
- Al...caramello?- Domandò incerto. L'Omega annuì entusiata.
- Con glizuccheri... no, i ricciolini di cioccolato. - Disse più sicuro. -E... -

Gumball si portò lemani sul grembo e le attorcigliò tra loro, contenendo a stentol'emozione. - Pop corn... - Sussurrò.

- Pop corn. -Ripetè, girandosi verso la ragazza.
Trovò Aura a fissarli adocchi semichiusi.
- Fatto! - Disse soltanto, mettendo via iltelefono. - Appena ho detto loro che eri qui, si sono messi perstrada. -

- Gentile da parteloro. - Replicò Marshall, sorridendo appena.

L'Omega alzò lesfere dorate su di lui.
Percepiva una strana gioia provenire dalui, nonostante non apparisse nulla sul suo viso. Allungò la manoverso la sua e la strinse. - Sono amici tuoi? - Chiese, interessato aquella sensazione di felicità nascosta.
- Tecnicamente. - Riposelui, giocherellando con la mano del fidanzato.

- Andiamo,principesso. - Rise Aura con gli occhi che luccicavano per viadell'alcool. - Eravamo i tuoi compagni di avventura! -
L'Alphainarcò un sopracciglio. - Bei compagni siete... - Iniziò ma siinterruppe quando il suo compagno lo tirò dalla maglietta.
- Iltuo telefono sta vibrando. - Osservò l'Omega.

Marshall sospirò. -Sarà uno dei ragazzi. -
Ma prese comunque il cellulare e loguardò. Il suo volto diventò scuro in meno di un istante. - Devorispondere. - Disse incredibilmente serio, alzandosi immediatamentedal divano.
Rispose e si accostò il telefono all'orecchio mentreusciva.

Gumball guardò isuoi movimenti, rabbrividendo appena.
Non era riuscito a capirechi fosse ma di una cosa era sicuro.
C'era solo una persona ingrado di farlo preoccupare e scattare in questo modo.
E se fossestato come immaginava, c'erano sicuramente guai in vista.

Non appena la portasi richiuse, Kayla si alzò e si avvicinò al ragazzo, squadrandolocon una strana espressione sul volto. Piombò seduta sul divanetto esi protese verso di lui.

L'Omega si tiròleggermente indietro.

Aura sorrise egattonò verso il ragazzo, incastrandolo per bene tra il bracciolo ela suafigura, continuando ad analizzarlo attentamente in ognidettaglio, come a volerlo imprimere nella sua mente.

Gumball deglutì adisagio. - Ehm... -

- Tu sei diverso. -Disse lei tornando indietro.
Gli occhi prima annebbiatidell'alcool adesso sembravano incredibilmente chiari e limpidi. - Nonsei come le persone con cui è stato prima, mh. - Lo fissò. - Èvero che ha fatto degli errori quando era giovane, ma per quantoriguarda le relazioni è diverso. Il sesso non lo offriva e non lochiedeva, succedeva e basta. Molti volevano solo sapere se le vociche circolavano su di lui fossero vere o no. Lui non ha mai offertoamore a nessuno. Niente false promesse. Le sue vere relazioniduravano a stento una settimana. Non ci provavano neanche a capirecome fosse, non volevano davvero conoscerlo o stare con lui; volevanosolo avere un tornaconto che fossero soldi, prestigio o sesso.Marshall era un... essere mitologico. Come se fosse diverso daicomuni mortali, come se... appartenesse ad un'altra dimensione. -Concluse il discorso, allungando nuovamente i piedi sul tavolino. -Dei, ho proprio voglio di una sigaretta. -

Gumball la osservòcon attenzione, fissando il trucco ormai sbavato e le labbragonfie.
La rockstar ribelle nascondeva in realtà un lato attentoai particolari e piuttosto guardingo.
- Perché me lo staidicendo? - Domandò a quel punto.

La Beta scrollò lespalle. - Può essere frustrante parlare con lui a volte. Il secondoprima, può essere limpido come uno specchio d'acqua pura e ilsecondo dopo, chiudersi completamente e indossare una maschera senzavolto. - Schioccò la lingua. - Al college ne aveva sicuramente una.-

L'Omega sospirò erimase in silenzio, ripensando ancora a ciò che aveva scoperto,senza sapere esattamente cosa provare di fronte a quelleinformazioni.
Sapeva che Marshall aveva avuto una vita prima dilui ma avrebbe mai immaginato fosse così... intensa.

Kayla era ancorapersa nei suoi ricordi quando ricominciò a parlare. - Qualunquemaschera indossasse penso... penso si sia rotta ad un certo punto. -Riflettè e si girò a guardarlo. - Sai che ha questa specie di doteche gli permette di capire lo stato d'animo di chi lo circonda dallasua scia, no? -

Gumball annuìvelocemente.
Era sempre stato affascinato da quella sua capacitàinnata.
Non molti Alpha la possedevano.

Aura mosse la testadi rimando, imitando quel movimento. - La usava spesso, oddei. - Sicorresse subito. - Era bravo a mettere a proprio agio le persone, nonusava il suo dono per scopi malefici. - Riflettè. - Ma all'ultimoanno... - fece una smorfia - - era come se fosse un'altra persona.Non era... non era più come prima. - Strofinò la mano contro ilbraccio. - Mancò per la maggior parte del primo semestre, rischiandoquasi per fallire. Niente più scherzi. Niente più feste. Nientedivertimenti. Niente più... musica. - Scosse la testa. - Penso chequesta sia stata una decisione che lo ha devastato. Non mi ha maidetto cosa è successo quell'anno e io non ho insistito; anche se alungo andare avrei dovuto. Era sempre... sull'orlo. Bastava poco perfarlo scattare. Litigava con tutti, forse anche con se stesso. Versola fine dell'anno la situazione è migliorata, ma ormai... ormai quelMarshall non c'era più. - Disse. - Ci ho pensato molto negli anni aseguire. -

Gumball chiuse discatto la bocca che non si era neanche accorto di aver aperto e simordicchiò l'unghia del pollice, assorbendo le nuove informazionicome una spugna.

Quante altre coseavrebbe dovuto sapere da altri? Cosa diavolo era successoquell'anno?
Cosa poteva averlo spinto a lasciare la musica cheamava tanto, così di punto in bianco? C'era forse lo zampino diHana?
Sapeva che prima del suo rapimento quei due non avevano unbel rapporto, non sapeva bene quanto fosse logoro, prima di entrarenella loro vite ma sapeva che non era una situazione facile.
Entrambierano troppo dominanti perché uno dei due si sottomettesseall'altro.
Quei due erano fin troppo simili per andare d'accordo.

- Non ne avevi idea,mmh? - La Beta si alzò dal divanetto e frugò nella borsetta con ledita esili. - Perché ti ho detto tutto questo? - Estrasse unpacchettino rettangolare, prese una sigaretta e la incastrò tra lelabbra. - Meritavi di saperlo. - Disse, mettendo le mani a coppaintorno alla fiammella dell'accendino. Ispirò avida poi espirò. -Tu non fumi, vero?-

- No. - RisposeGumball, sovrappensiero, perso in tutto ciò che aveva saputo quellasera.
Aura assunse un'aria pensierosa e lo guardò. - Immaginavo.-
Si diresse verso la finsestra e la aprì, sedendosi comodamentesul davanzale, metà dentro, metà fuori.

L'Omega non leprestò la minima attenzione. In un gesto ormai abitudinario, siportò le mani sul grembo, dove si trovavano i piccoli germogli delloro amore.
Aveva importanza?
Il suo passato... quello diMarshall.
Aveva importanza?

Ad un tratto glisembrava che niente avesse più senso.
Marshall aveva avuto unpassato pieno di esperienze, ma adesso era suo.
Suo ebasta.
Non gli importava più cosa avesse fatto o con chi. Non gliimportava più delle motivazioni.
Ora, Marshall era il suoAlpha.
Aveva scelto lui. aspettava dei cuccioli da lui.

A cosa servivaconoscere il passato da altri? Un passato che poteva essere distortoa piacimento?

Un forte fastidioiniziò ad irritarlo.
Aveva bisogno di allontanarsi da lì, diandare in bagno, lavarsi la faccia e accettare il passato del suocompagno per costruire un futuro migliore con lui.

Sollevò gli occhisulla Beta, trovandola nella stessa posizione ma con la sigaretta giàa metà. - Aura, dov'è il bagno?- Si informò, nauseato dal fumo chenonostante tutto riusciva a sentire.
- In fondo, sempre dritto,non ti puoi sbagliare. - Rispose Kayla, puntando lo sguardomalinconico sul cielo stellato.

Gumball si alzò esi allontanò dalla stanza verso l'ultima porta in fondo. Vi siinfilò, senza fare troppo caso al disordine e per prima cosa fece lapipì, poi, si lavò le mani con il sapone e si sciacquò la faccia,trovandosi stanco e pallido.

Nonostante tutto ciòche aveva pensato prima, i dubbi lo assalirono di nuovo.
Sia Kaylache Ashley, seppur in modo diverso, erano due splendide donne.

A volte si chiedevase Marshall non rimpiangesse il fatto di averlo marchiato, durantequella notte di follia.
L'Alpha non era in sè, in quel momento,così come non lo era neanche lui; e anche se lo fosse stato, nonpensava che lo avrebbe fermato lo stesso.
Desiderava Marshall,voleva essere il suo Omega, bramava il suo morso.

Non riuscì più asostenere il suo stesso sguardo e si girò di scatto, dando le spalleallo specchio.

L'attimo prima, sisentiva invincibile, poi, un disastro.
Era in balia costante delleproprie emozioni che lo trascinavano in una giostra che vorticavasempre più forte.

Ad un tratto glisembrò soffocare nel piccolo bagnetto.
Aprì la porta e uscì,prendendo aria.
Fece qualche respiro più profondo per cercare didarsi un contegno e tornò nel salottino, trovandolo più pieno diquando lo aveva lasciato.
Indietreggiò leggermente ma prima chepotesse fuggire di nuovo in bagno, il suo Alpha lointercettò.
Sembrava più allegro di prima.

- Tutto bene? -Domandò comunque Gumball, sollevato nel vedere quel mezzosorriso.
Marshall prese la sua mano e la baciò. - Mio piccolo,dolcissimo, amatissimo Omega. - Strofinò la guancia contro il suopalmo. - Sto bene. Ed è tutto a posto, a parte il tuo nervosismo.-
L'Omega abbassò lo sguardo, sospirando appena - È cosìevidente? -

L'Alpha scosse latesta. - Solo a me. - Fece scivolare la mano lungo la sua schiena,poggiandola brevemente sulla zona lombare. - Non esserlo, sono bravepersone. - Lo spinse piano.

Gumball deglutì esi lasciò condurre in quel covo di scalmanati.
Aura era di nuovosulla poltrona e seduto accanto a lei, sul bracciolo, c'era unragazzo con la testa metà rasata e disegnata con linee retteintersecate tra loro, metà di un blu profondo.
Sul divano, unragazzo magrolino dai corti capelli neri e una ragazza con una lungatreccia rossa sulla spalla sinistra, stavano bevendo delle lattine dibirra ghiacciata.
Sul tavolino, troneggiava un cartone maxy dipizza, aperto e già per un quarto vuoto.

I due ragazzi, nonappena videro che Marshall era tornato con qualcuno, scivolaronosilenziosamente sul pavimento e si spostarono uno dall'altra partedel tavolino, l'altra, nel lato corto.

- Quindi è lui ilmotivo per il quale non si può fumare. - Esordì il ragazzo,appollaiato sul bracciolo.
- Se ti da così fastidio, puoi usciresulla scala antincendio. - Replicò prontamente Marshall,regalandogli un mezzo sorrisetto sarcastico. Si sedette sul divano einvitò il suo compagno a fare altrettanto, con un piccolo gestodella mano.

L'Omega sentì tuttigli sguardi su di lui e provò un certo disagio. Per evitare diricevere altre insistenti occhiate, si rifugiò dal suo Alpha,prendendo posto accanto a lui che allungò immediatamente il bracciosulla spalliera e lo strinse a sé con fare protettivo.

- Propongo unatregua. - Disse a quel punto la ragazza, aprendo velocemente unabusta di plastica. Afferrò il barattolo di gelato e gliela allungòinsieme al cucchiaio con cui veniva venduto.
- Grazie... - EsitòGumball, prendendo il cibo. Il suo stomaco emise un verso di puragioia.

- Sarah. - Loanticipò lei. - Tu dovresti essere Gumball, giusto?-
L'Omegaannuì gentilmente.

- Lui è Axel. -Intervenne il suo Alpha, intromettendosi. - Quel simpaticopappagallino appollaiato lì invece, è Hal. Tra l'altro, dovrestigià conoscerlo. È il buzzurro che ci ha interrotto durante ilnostro primo appuntamento. -

- Ehì! - Protestòquest'ultimo, facendogli il dito medio. - Parla per te, damerino! Epoi, in che senso, vi ho interrotti, eh? -
I due iniziarono abattibeccare sotto lo sguardo stupito di Gumball e quello ormaiabituato di tutti gli altri.

Axel si proteseleggermente verso l'Omega e gli passò il pacchetto di pop corn. -Non farci troppo caso. - Minimizzò. - Quei due sono sempre staticome cane e gatto. -
Sarah annuì. - Ma si vogliono bene a modoloro. Hal c'è rimasto di merda quando Marshall ci ha abbandonatosenza darci spiegazioni. Non gli ha parlato per una settimana. -

Gumball inarcò lesopracciglia e si voltò leggermente verso il compagno.
Avevaun'espressione infastidita mentre litigavano e discutevano, ma sapevache si stava divertendo.
Era totalmente rilassato e non c'eraalcun segno di tensione nel suo corpo, anzi, c'era una luce diversanei suoi occhi che raramente vedeva.

Sorrise dolcemente eaprì la sua monoporzione di gelato.
Non si sentiva più adisagio, né in mezzo agli sconosciuti.

Axel sollevò gliocchi sul ragazzo e lo osservò curioso. - Come vi siete conosciutivoi due? -
Sarah alzò la testa dal cellulare. - Voglio saperloanche io!-
- Tutti vogliamo saperlo. - Intervenne Aura dall'altraparte.

Gumball arrossìbrevemente per il silenzio carico di anticipazione che si era creatoe si voltò verso il suo Alpha.
- Non guardare me. - Rispose lui.- Hanno interpellato te. -
L'Omega affondò il cucchiaio nelgelato, guardandolo sovrappensiero. - Ho sentito litigare lui e suamadre, il mio primo giorno in azienda. - Iniziò.

- Oh, sua madre. -Intervenne Hal, roteando gli occhi.
-Smettila! - Lo redarguìSarah.
Hal la guardò storto. - Tutti sanno che quella donna èl'incarnazione dell' inferno! - Replicò.
Gumball si perse dinuovo nella litigata, finchè questa non fu sedata da Kayla. - Poicosa è successo? - Domandò curiosa.

L'Omega masticò infretta i pop corn e li buttò giù, insieme ad un cucchiaio digelato. - Poi... ho chiesto chi fosse il ragazzo con cui stavalitigando il mio boss... - Continuò, divincolandosi nella storia,dipanando con attenzione tutti i fili del racconto.
Quandoraggiunse il punto, molto rivisitato, di quando lo aveva visto neipropri sogni, Marshall lo interruppe.

- Non me lo avevimai detto. - Disse con voce calda e divertita.
Gumball sorrisecontagiato dalla serenità che sentiva provenire da lui. - Non me lohai mai chiesto. -
- Touchè. - Rispose lui, ridendoappena.
L'Omega trattenne quasi il fiato, stregato dalla lucesfavillante nei suoi occhi.
Quei bellissimi rubini di cui erafollemente innamorato, ridevano di gioia.
Si ritrovò adesiderarlo come non mai.

L'Alpha fiutò ilsuo desiderio e il sguardo si fece scuro e bramoso. Iniziò afissarlo come se volesse divorare ogni millimetro del suo corpo.
-Marshall... - Sussurrò Gumball, rabbrividendo appena.

Marshall gliaccarezzò lo zigomo con il pollice e si chinò verso il suo volto,passando poi la lingua sull'angolo della sua bocca prima di baciarlalentamente e con dolcezza. Si ritrasse e i suoi occhi cambiarono dinuovo, regalandogli un luccichio selvaggio pieno di promesse e oscurodesiderio.

Gumball arrossìcompletamente e la sua temperatura salì alle stelle. - Perchè... -si lamentò, nascondendosi dietro le mani, cercando di calmare ilbattito furioso del suo cuore.
L'Alpha sorrise ferino. - Avevi unpo' di gelato lì. - Rispose. - E volevo sapere se era buono come lofacevi sembrare.

- Bleeeeh. - Si fecesentire Hal con voce schifata, dopo aver assistito alla scena. -Vogliamo sentire il resto!- Affermò, ormai appassionato alla storia.

Aura gli tirò unoscappellotto sulla nuca. - Smettila di fare il cretino per un attimo.- Disse, insolitamente severa.
- Non può. - Intervenne Sarah. - Ènel suo DNA. -
- È nEl SuO dNa. - Gli fece il versolui, facendole la linguaccia.

Sarah inarcò unsopracciglio e decise di ignorarlo, rivolgendosi verso l'Omega persentire il resto della storia e dargli modo di riprendersi. - Cosa èsuccesso poi? -

Kayla diede a Harryuna leggera gomitata. - Te la sei cercata. -

Gumball fece unaltro profondissimo respiro e cercò di riprendere il controllo.
Eradifficile dominarsi. I suoi ormoni desideravano da impazzire ciò chei suoi occhi gli avevano promesso.

Marshall venne insuo soccorso anche questa volta e riprese a parlare per dargli iltempo di ricomporsi. Narrò brevemente di ciò che era accaduto inlavanderia, evitando di fare commenti inappropriati riguardo al bacioe raccontò del loro primo appuntamento al parco.

- Ah! Ecco dov'eri!Dovevamo vederci ma non riuscivamo a contattarti. - Disse Axel,masticando il bordo della sua fetta di pizza. - Eravamo in pensieroperchè sei rimasto sul vago e poi sei sparito dalla faccia dellaterra. -

L'Alpha alzò laspalla. - Con tutto il rispetto ma nessun uomo sano di mente avrebbepreferito voi a lui. - Replicò con un ghigno.
L'Omega arrossìancora e cercò di sprofondare nel divano.

- Perchè devisempre pensare con il coso che hai tra le gambe, se no non si spiega.- Rispose Hal, incrociando le braccia al petto. - Non poteviportartelo a letto e raggiungerci? -

Il viso di Marshallsi adombrò e Gumball rabbrividì, sentendo immediatamente i muscolie la pelle contrarsi, segno di un grave pericolo imminente.
Tuttii suoi sensi si acuirono, pronti e vigili mentre un campanellod'allarme risuonava feroce nei labirinti della sua mente.

Riconosceva queltorrente di lava infernale.
Il suo compagno era furioso.

- Puoi insultare metutte le volte che vuoi. - Ringhiò lui, con voce profonda. - Ma nonmettere mai. -Sibilò. - Mai il mio Omega in mezzo. -

L'atmosfera cambiò,diventando tesa e pesante in un istante.
-Non... non volevoinsinuare nulla. - Si difese Hal quasi balbettando. - Chiedo scusa.-
Gli occhi di tutti saettarono preoccupati dall'uno all'altro.

Gumball avvertì ilnervosismo nei lo sguardi e vide la paura in quello del Beta. Loosservò per qualche momento poi si girò verso il compagno, portandola sua più totale attenzione su di lui.

Non capiva perchèfosse scattato in quel modo, ma sapeva che avrebbe dovuto rimediareal danno prima che succedesse qualcosa di spiacevole e irreparabile.

Prese con dolcezzala sua mano e vi posò la guancia sopra. - Amore... - Lo chiamò inun soffio appena percettibile.

Marshall spostò gliocchi su di lui. - Nessuno deve insultarti. - Specificò, facendosisfuggire un altro profondo ringhio.
- Nessuno lo ha fatto. - Lotranquillizzò l'Omega, strofinando di poco la guancia contro il suopalmo. - Sei stato un po' eccessivo. -

L'Alpha specchiò leardenti pozze sanguigne nei sereni e placidi campi di grano delcompagno per la vita.

Intorno a loro, ilsilenzio più assoluto.

Tutti aspettavanocon il fiato sospeso qualsiasi cosa stesse per accadere.

L'Alpha sbuffò einterruppe il contatto visivo. - Non fatelo mai più. - Li ammonì,facendo un gesto con la mano per chiudere la questione.

La tensioneaccumulata sembrò sciogliersi come una corda spezzataall'improvviso.
Tutto sembrò tornare alla normalità.

- Wow... - Si lasciòsfuggire Axel con espressione sinceramente stupita, impressionato dalrisultato ottenuto.
Hal tirò la bocca verso il basso in unasmorfia di incredilità mista a sollievo e alzò il pollice versol'Omega, sillabando un "grazie, amico".

Sarah fu la prima ariprendere il discorso interrotto, riportando indietro ladiscussione. - Lo schiaffo della mensa mi ricorda Edmund Bolton. -Disse con voce neutra.
Kayla colse subito la palla al balzo. -Quando ha preso a pugni Nikolai e poi è scappato a gambe levate? -Domandò. - A volte mi chiedo cosa gli sia passato per la testa. -
-C'era troppo testosterone in quella confraternita. Troppi Alpha. -Commentò secco Axel.

Gumball li osservò,sollevato di aver evitato la tremenda tempesta pronta ad abbattersisu di loro.
C'era mancato poco.
Marshall era davvero pronto asaltargli alla gola.

Intercettò di nuovoil suo sguardo e gli sorrise lieve. - Non mettere il muso adesso... -Mormorò quasi senza voce.
- Non lo sto facendo. Non sto facendoniente. - Replicò asciutto l'Alpha, mettendo palesemente il broncio.

L'Omega ridacchiò esi sporse verso di lui, posandogli un piccolo dolce bacio sullaguancia. - Meglio? - Soffiò.
Marshall inclinò la testa con unmezzo sorriso che sparì immediatamente, sostituito da un'espressioneche doveva apparire pensierosa. - Non lo so. - Rispose. - Prova qui.- Si toccò portò l'indice sulle labbra e le picchiettò brevemente.

Gumball scosse latesta, ridendo. - Sei... incorrigible. -
- Perché?- Domandòl'Alpha con un velo di divertimento. - Vuoi correggermi?-
L'Omegaunì la bocca alla sua, sfiorandole appena. - No, non voglio. -Affermò, adagiando lieve una mano sul suo grembo. - Mi vai più chebene così come sei. -
Marshall ridacchiò e infilò il bracciotra lui e la spalliera e gli cinse il fianco, trascinandolo ancorapiù vicino. - Stai mettendo a dura prova la mia resistenza, Bubbs. -Si lamentò. - Se non fosse per questi idioti qui... -
Ma nonriuscì a finire la frase; non che ce ne fosse bisogno.

- Questi idioti qui,ci sentono benissimo. - Affermò Aura, intromettendosi nel discorso.- Avete confabulato fin'ora e te ne esci urlando questa unica frase?-
- Non sto urlando. - Replicò prontamente l'Alpha. - Stoconversando. -

- Stavamo parlandodi quel concerto al Bisi Bosie. - Disse Axel. - Ti ricordi delladentiera misteriosa lanciata sul palco? - Rise.
Marshall mise suuna smorfia di puro disgusto. - Purtroppo. -
Sarah sorseggiòparte della sua nuova bottiglia di birra e si mise più comoda,incrociando le gambe. - Chissà come sta la vecchia Lauren. -
-Meglio di me, senz'altro. - Rispose Hal con voce cupa. - L'erbacattiva non muore mai. -

Gumball si accoccolòal suo compagno, poggiandogli la testa sulla spalla integra e ascoltòdelle loro imprese e delle loro mirabolanti avventure.
Ne avevanopassate tante insieme e nonostante i litigi e le enormi differenze dicarattere, si notava che era un gruppetto piuttosto affiatato.

Sentì una piccolafitta di invidia trafiggerlo.

Lui non aveva maiavuto degli amici così.
Né da piccolo né all'università.
Quandonon era impegnato a studiare era impegnato a proteggere a tutti icosti il segreto sul suo vero genere secondario. Non aveva mai avutonessuno con cui rimanere sveglio a contemplare le meravigliedell'universo o... invadere delle proprietà private.
Era...frustrante.

Senza dire nulla,Marshall affondò la mano tra i suoi capelli e li accarezzòdolcemente, trascinando via tutto il suo malumore. E lentamente,ridusse al silenzio ogni suo pensiero, piccolo o grande che fosse.
Lepalpebre divennero sempre più pesanti e le loro parole cominciaronoa confondersi in un garbuglio di suoni senza senso.

Si sforzò di teneregli occhi aperti ma perfino la luce tenue della stanza, stavadiventando sempre più fastidiosa.
La testa gli scivolòleggermente e lui fece un gran fatica a rimetterla al suo posto.

- Bubbs, si stafacendo tardi... - Sussurrò il suo Alpha. - Torniamo a casa?-
L'Omega lottò contro quella stanchezza così improvvisa erialzò la testa. - Nooo... - Pigolò. Il suo compagno era con i suoiamici e dopo tanto tempo si stava divertendo; come poteva mettersi inmezzo e impedirgli di trascorrere una serata piacevole con loro?

Marshall gliaccarezzò i capelli e riportò dolcemente la testa del fidanzatosulla sua spalla. - Se diventa insostenibile, ce ne andiamo. -Affermò, trovando alla fine un buon compromesso.
Gumball annuì esocchiuse gli occhi, aveva sonno ma non voleva andarsene.
-Bubbs... - lo chiamò pianissimo l'Alpha.

L'Omega riuscì adalzare gli occhi su di lui.
Marshall allargò di poco le gambe elo invitò con lo sguardo. - Almeno mettiti comodo... -
Gumballsbattè le palpebre imbambolato poi si allungò sul divano e sisedette nella porzione di divano tra le sue gambe, accoccolandosicontro di lui. Poggiò di nuovo la testa sulla sua spalla e strofinòil naso contro il suo collo, spingendolo piano per accomodarsimeglio.

L'Alpha lo inclinòlievemente per poi poggiare la guancia su di lui, mantenendo un certocontatto e lo tenne stretto a sé, circondandolo protettivamente conil braccio.
- Che c'è? - Sbottò, portando gli occhi suipresenti.

Aura assottigliò losguardo e lo inchiodò sul suo. - Non è una classica botta e via. -Commentò. - Hai intenzioni molto serie con lui. -
Nell'udirequeste parole, gli altri si ammutolirono e si concentrarono sulloscambio verbale, guardando alternativamente, prima lei poi lui.

Marshall inarcò unsopracciglio. - Ti ci è voluta tutta una serata per arrivare aquesta conclusione? - Rispose.
Kayla rise di gusto. - No, sapevoche era diverso non appena l'ho visto. Mi è bastata vedere illuccichio che hai negli occhi quando lo guardi. -

- Allora, non faredomande di cui sai già la risposta. - Ribattè l'Alpha.
- È solostrano vederti in una vera relazione, con un vero fidanzato. - Lefece eco Sarah. - Ma siamo contenti che tu abbia trovato qualcuno conessere felice. Sei totalmente innamorato.-

Hal si alzò e sisedette nell'unico posto rimasto vacante, guadagnandosiun'occhiataccia ammonitrice. Lui alzò le mani e si mantenne ad unacerta distanza. - Mi dispiace per prima. - Disse sinceramentepentito. - Non avevo capito quanto fosse importante per te. -
-Questo perché non guardi. - Sospirò Aura. - Non hai visto l'anelloche porta? È l'unico gioiello che indossa, non ne ha altri addosso.È ovvio che abbia un significato importante. -

Axel annuì. - Èbello che tu abbia trovato qualcuno di speciale. Non ci vediamo moltospesso ed ultimamente eri così... spento e distratto. Temevamo ilpeggio... -

Marshall emise unlungo sospiro. - Lui non vuole niente da me. I miei soldi, il potere,il prestigio di un cognome, per lui non sono niente; a lui nonimporta niente di tutto questo. - Affermò deciso. - Potrebbe averenel palmo delle sue mani tutto ciò che vuole, se solo me lochiedesse. Potrei dargli le stelle se volessi ma lui le rifiuterebbe.Con lui riesco ad essere me stesso. Mi sento un individuo migliore,un Alpha migliore. Non è "una relazione", è molto di più.Quando lo guardo, riesco solo a pensare che voglio passare il restodei miei giorni insieme a lui. Svegliarmi e averlo accanto per tuttala vita. -

Kayla inclinòlievemente la testa, con le sopracciglia arcuate dalla sorpresa.
-Da quanto ci conosciamo noi, dieci anni? Tredici? - Domandò. - Intredici anni questa è la prima volta che ti comporti così conqualcuno, in modo così dolce e protettivo, così Alpha. Non sembrineanche tu. - Scosse piano la testa. - Quando lo guardi hai la stessaespressione che avevi quando suonavi, mandando in visibilio la folla.-

Marshall stirò lelabbra in un sorrisetto compiaciuto. - Allora... mi farai datestimone, suppongo. -
Aura spalancò la bocca e si ammutolì perqualche secondo prima di riscuotersi. - Certo che lo farò! Ci puoiscommettere quel bel faccino che ti ritrovi! - Alzò il bicchiere. -Qui ci vuole un brindisi!-

- Non appenastabiliremo il giorno vi manderò gli inviti. - Ridacchiò l'Alpha,provando piacere nello sbigottimento generale che aveva suscitato lanotizia. Accarezzò i capelli soffici del suo compagno e gli posò unlieve bacio delicato sulla fronte.
Non esisteva qualcuno come lui,nell'intero universo.

- Siete tuttiinvitati, ovviamente. - Precisò poi, spostando gli occhi su tutti isuoi amici, soffermandosi in modo particolare sul viso di Hal. -Tutti. -

Il Beta scrollò lespalle ma non riuscì a nascondere l'emozione veemente che si stavadipingendo sul suo volto.
- Ora scoppia a piangere come un bimbo.- Riprese Sarah, anche lei visibilmente emozionata.
- Oh,finiscila! - Ribattè Hal, incrociando le braccia al petto.
Axelridacchiò e alzò la bottiglia di birra. - Bisogna festeggiare! -Esclamò.
Ma prima che gli altri potessero emularlo e iniziare afare casino, la voce severa di Marshall si fece sentire in un feroceringhio. - Se si sveglia, vi ammazzo. -





Angolo autrice.

15.487.
Quindicimilaquattrocento ottanta sette.
Il conteggio, escluso l'angoloovviamente, si è fermato qui.
Penso di non aver scritto uncapitolo così lungo da...
... non ricordo neanche io da quanto.

Anyway, poverocapitolo, rimasto in un angolo della mia testolina a prenderepolvere.
Tecnicamente sarebbe dovuto essere pronto per gli inizidi luglio ma non ce l'ho fatta. Sapevo come e cosa dovevo scrivere mala mia mente rifiutava di collaborare. Ci sono stati giorni moltopesanti carichi di odio e incertezze, giorni in cui ti sentisoffocare così tanto da rimanere senza fiato.
Non vogliogiustificare il mio ritardo, ve ne sto raccontando solo il motivo.

Ma ma ma ma.
Traquesti giorni più neri della tenebrosa oscurità, c'è stata ancheun piccola lucina.
Chi mi segue su Instagram lo sa già, ma mipiacerebbe condividere la notizia anche con voi:
Sono diventatazia!
E pur vero che sono una zia acquisita, perché non ci sonolegami di parentela, ma ciò non toglie che il piccolo Prugnolo siail mio nipotino.
Non saremo legati dal sangue, ma dall'anima sì.

E dunque, a quelpeperoncino del mio nipotino, alla fragolina che lo ha messo al mondoe alla leonessa che lo protegge è dedicato questo capitolo.

Spero davvero dipoter riprendere presto con i nuovi capitoli.
I fili del destinostanno per ingarbugliarsi di nuovo.

Baci baci
EiryCrows

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