Cieli di Sangue - La nuova di...

By Chiarasaccuta_writer

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{Libro Secondo della trilogia Cieli di Sangue} I regni di Kaewang e Sunju sono in pace, ma i sovrani si trova... More

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By Chiarasaccuta_writer

Song riprese fiato, mentre si allenava nel giardino che circondava il palazzo orientale. Si stava sforzando in tutti i modi di stare alla larga dal pensiero di Saran, dai fogli e dall'inchiostro, persino dal vino, pur di non far adirare il padre. Era troppo sospettoso e l'idea che potesse togliergli il trono per donarlo a uno dei suoi fratelli lo faceva imbestialire.

Si era occupato lui di Sunju, di Hyejie, della regina e dei ministri, si era meritato quel titolo e non voleva che gli venisse strappato. Con un movimento veemente, il principe ficcò la spada al suolo e il vento gli portò notizia dell'arrivo di Mae. I suoi spilloni si muovevano a ogni passo, riempiendo l'ambiente di un suono elegante, che solo una nobile avrebbe potuto provocare.

«Dunque, hai deciso di occuparti di nuovo di cose importanti» gli disse la donna, con un tono colmo di mestizia.

Song smise di allenarsi e si voltò verso la prima moglie, vestita di bianco e azzurro. Dei ricami a forma di giglio abbellivano le sue gonne, che morbide ricadevano fino al suolo. Il viso era abbellito con polvere di pesca e le labbra dipinte di rosso vivo. Era bellissima, ma lui non riusciva a sentirsi affascinato da lei. «Non devo dar conto a te di cosa faccio, Mae.»

«Non devi?» Mae gli si fermò davanti, coi pugni ben stretti in grembo. «Tuttavia, credo che tu debba informarmi riguardo una questione importante.»

Il principe ereditario posò la spada nelle mani di un eunuco e incrociò braccia, fasciate da seta indaco, al petto. «Hai saputo che ho intenzione di prendere in moglie la prima principessa di Kaewang?»

Le labbra di Mae tremarono, ma i suoi occhi rimasero freddi seppur velati di lacrime. «L'ho saputo, sì, e non da te. Speravo quasi che fosse una menzogna. Invece, sembri convinto di questa scelta.»

«Ti avevo già detto che avrei preso in moglie una donna che sarebbe diventata regina, avresti dovuto aspettartelo» Song non riuscì a mantenere un tono fermo, vedere la moglie afflitta era capace di farlo sentire un fallito, ma non poteva niente. Mae voleva diventare regina, ma non era la persona adatta a causa della sua incapacità di mettere al mondo eredi maschi.

«Sì, dopo che hai minacciato me e mio padre, non mi aspettavo niente di diverso» la voce di Mae si arrochì e le sue difese cominciarono a crollare, una per una. «So cos'è accaduto tra voi a corte, e ancora non me ne capacito. Mio padre ti ha sostenuto, come ho fatto io, quindi perché devi respingerci entrambi? Abbiamo sempre cercato di fare tutto per il tuo bene.»

Song osservò la moglie avanzare di un passo verso di sé, e non la scansò. Si sentiva in colpa, si sentiva un inetto e anche un ingrato, ma continuò a mantenersi freddo. «Sei stata tu a sfidarmi, a contrapporti a me e ad augurarmi la rovina. Io avrei voluto continuare a convivere pacificamente, come marito e moglie, senza lotte continue.»

«Ti stavi perdendo, Song» Mae pronunciò il suo nome con voce più dolce, e gli prese le mani, accarezzandole. «Sai quante volte ho provato timore nel vederti così afflitto, perso nei tuoi pensieri, verso qualcuno che ti ha abbandonato?»

Era vero, Saran lo aveva abbandonato e lui era rimasto indietro, ad aspettare una sola occasione che avrebbe potuto mutare degli eventi ormai scritti. Ma il passato non sarebbe ritornato, e lui avrebbe dovuto affrontare il presente e il futuro con mano ferma. Mae non faceva parte della sua rabbia e delle sue frustrazioni, non meritava quel trattamento.

«Non mi ero reso conto della tua premura» le disse Song, passandole una mano fra i capelli acconciati, attento a non rovinare la posizione dei fermagli. «Non ti tratterò più male, e non alzerò un solo dito su di te. Dovrai solo sopportare di essere una seconda moglie.»

Una lacrima rigò il viso di Mae, che sprofondò tra le sue braccia. Song le circondò i fianchi e le accarezzò la schiena, ascoltando la sua voce. «Sono sempre stata seconda, in fondo.»

«Colei che viene davvero prima, nel mio cuore, non l'avrò mai» mormorò il principe ereditario, posando la guancia sopra la tempia della moglie, in una chiara dimostrazione di vulnerabilità.

Mae non gli rispose con veleno, anzi, sollevò il viso verso il suo, scoprendo le proprie lacrime. «Spero solo che la principessa di Kaewang riuscirà a darti ciò che vuoi.»

Song sorrise d'amarezza, perché nemmeno lui sapeva davvero cosa voleva. Un erede? Un matrimonio che lo legittimasse ancora di più? No, niente di tutto questo.

L'unica cosa che voleva, non l'avrebbe mai avuta.

«Lo spero anche io» le disse soltanto, per poi lasciarsela alle spalle e salire i gradini che lo avrebbe condotto nell'androne del palazzo orientale, e poi al suo interno. Le pareti rosse erano state tutte dipinte con numerosi draghi che avrebbero dovuto benedire il nascente sovrano, all'interno della sua nuova casa. Song osservò i due dragoni maggiori confluire sulla parete al di sopra della sua scrivania, uno rosso e uno bianco. Jung-Eum, il drago della morte, e Mireu, il drago del sangue e della vita. Coloro che abitavano i Cieli decidendo della vita e della morte degli esseri umani. Si diceva che i futuri sovrani li sognassero, li vedessero addirittura. E Song lo aveva visto.

Aveva visto Mireu solcare i Cieli del Biyu, accorrere in favore degli Shonin, far piovere sangue con il suo ruggito. Lui era stato benedetto da tale visione. Allora per quale motivo, più si avvicinava al trono, più si sentiva depresso? A volte provava la sensazione di abbandonare ogni cosa, prendere il primo cavallo disponibile e fuggire da Sunju. Perché ogni giorno trascorso nel palazzo di Hyejie lo opprimeva, lo rendeva di malumore, gli stringeva la mente e tutti i suoi pensieri diventavano morte.

**

Il vento notturno soffiò sul volto di Yong, seduto sotto la grande veranda del proprio palazzo. Non era facile trovare un momento di quiete come quello, attorniato sempre da una schiera di eunuchi e di dame di corte, pronti a servirlo riguardo ad ogni sua necessità. Era convinto di essere degno del suo ruolo, di poter governare alla morte del padre come già stava facendo, svolgendo compiti che nessuno, altrimenti, avrebbe messo in atto. Gettò uno sguardo alla luna piena nel cielo e si domandò, quasi per caso, se Areum la stesse guardando come erano soliti fare da bambini. Insieme scappavano verso il palazzo della madre, chiedendo le sue attenzioni, e si divertivano a contare le stelle, nonostante fosse impossibile conoscerle tutte. Ora, invece, erano nemici. La sua gemella gli aveva detto di andare a farsi fottere, come se ne fosse in diritto, come se fosse lui l'assassino imperdonabile e non lei.

Yong aveva faticato per cercare di perdonarla, era accorso in suo aiuto, e lei non lo aveva nemmeno ringraziato. Che razza di ignobile donna che stava diventando Areum. Aveva fatto bene a cancellare il suo nome dai gusci di tartaruga, una persona così sboccata come avrebbe potuto portare in alto il nome di Kaewang?

La fantasia scemò nel momento in cui Shu Lien comparve nel giardino, con le mani che sollevavano le ampie gonne di un hanbok dalle tinte rosa e grigie. Il volto era illuminato da un sorriso radioso, uno squarcio di sole tra le nubi plumbee. Appena lo riconobbe lo raggiunse in veranda, posando le mani sulle sue spalle, in un gesto a cui Yong si era abituato.

«Ho una buona notizia per te!» esclamò, con fare furbesco.

Era deliziosa quando aveva quella espressione. Il principe sorrise e si alzò, così da poter ascoltare meglio. «Che bella notizia potrà mai essere?»

«Una notizia meravigliosa» cinguettò lei, posando le dita sulle sue guance. Un dolce rossore le permeò il volto. «Sono in attesa di un figlio! Era quello che volevamo, ciò che ti serviva, e adesso lo abbiamo.»

«Un figlio?» Yong sgranò gli occhi, incredulo. Da quando Mi-sun aveva perso il proprio, solo per dare alla luce un vile bastardo, temeva di non aver più occasione di diventare padre. Non con Shu Lien, almeno. Infatti stava cominciando a prendere in considerazione l'idea di avere delle concubine, nonostante suo padre avesse bandito quella pratica anni or sono. «Necessitiamo di un festeggiamento, dobbiamo fare in modo che tutti lo sappiano!» La avvolse fra le braccia, baciandola sulla guancia.

La donna sprofondò con il mento sulla sua spalla, guardandolo poi in tralice con occhi brillanti di lacrime. «L'ho desiderato per tanto tempo, e ora finalmente è nel mio grembo. Dovremo dirlo alla regina.»

«La regina» borbottò Yong, con impazienza, sarebbe potuto esplodere di gioia. Scosse la testa e scese dalla veranda. «No, più tardi andremo da lei, si sta ancora occupando di mio padre. Adesso dobbiamo avvertire tutti i ministri. Quando lo sapranno...» si sarebbero convinti ad accettarlo senza riserve.

Shu Lien si immobilizzò e lo sguardo, prima entusiasta, mutò fino a innervosirsi. «Yong, questo è un momento nostro. Si tratta di un bambino, e anche se ti aiuterà ad arrivare al trono, non sarà solo uno strumento.»

Quelle parole lo fulminarono al punto da fargli stringere i pugni. Fermò il peso su una gamba, con le mani che strinsero la stoffa decorata del proprio abito blu, con ricamature argentee. «Uno strumento... io non lo reputerò certo tale» gli occhi si fecero di ghiaccio. «Credo sia importante che tutti lo sappiano, ma non pensare che non mi importi di lui in quanto creatura del tuo grembo.»

Era entrambe le cose, dunque perché non poterne essere felice?

«Questo è l'importante. Allora attendiamo che anche tua sorella arrivi a corte, Areum potrebbe fargli da madrina, cosa ne pensi? Rinsalderebbe il vostro legame fraterno» gli domandò Lien, appoggiandosi ad uno dei pilastri della veranda, da cui scendeva una lanterna di legno.

Il principe si trattenne dal roteare gli occhi al cielo e si avvicinò, prendendole le mani. «Credo che sia meglio lasciare Areum fuori da tutto questo, non ricordi cosa ha fatto l'ultima volta che ho scoperto di attendere un erede? Io non voglio rischiare.»

Nonostante questo fosse un duro colpo da sopportare, Yong non voleva che la sua sola donna rimasta fosse tanto adirata con lui. Tempo perso, perché Shu Lien sfilò le mani dalle sue e sbottò una risata.

«Lasciamo il passato lì dove sta, per favore? Abbiamo tolto il trono a tua sorella, lo abbiamo fatto insieme quando siamo penetrati alla Pagoda degli Auspici, e tua madre ti ha dato il bel servito qui» insisté lei, ormai decisa a chiarire la situazione. «Se non facciamo qualcosa per ingraziarci Areum, succederà qualcosa di brutto, me lo sento.»

«Noi non abbiamo tolto il trono a nessuno!» sibilò Yong, che poco a poco si stava riempiendo di malanimo. «Io ho assunto il ruolo di reggente per merito del mio valore, non perché lo ha voluto mia madre. Lei ha solo fatto quello che è giusto, come anche noi, e per quel che mi riguarda mi sono già ingraziato Areum andando ad aiutare quella dannata tribù nelle lande selvagge del Khusai. Il giorno in cui salirò al trono taglierò ogni sorta di alleanza con i Taigat!» le rivelò, senza alcun rimpianto. «Io tengo alla mia famiglia, quanto tengo al trono.»

«Tieni anche a tua sorella?» gli domandò Lien, con lo sguardo che si era fatto più sottile. Fece un passo indietro, lasciando ciondolare le braccia. «Ho paura che i Cieli ci puniscano, Yong...»

«Nessuno ci punirà» disse Yong, indispettito. «Chiunque oserà mettere in discussione il nostro diritto ad ascendere al trono verrà decapitato per mio decreto!»

«Vuoi inaugurare il tuo regno con il sangue? No» la donna scosse il capo e gli raccolse il viso fra le mani. «Ascoltami, annulla il matrimonio di Areum e dalle un pezzo di terra su cui governare. Hai detto che non è felice di sposarsi a Sunju, quindi...»

Yong inspirò a lungo e, infine, si distaccò dalle sue mani. «Areum deve stare lontana da Kaewang e dal Khusai. Se la lasciassi libera alla tribù dei Taigat, quanto tempo ci metterebbe a discendere qui con l'orda Taigat e usurpare il mio trono con la forza? Un marito come Song la terrà a bada. Le insegnerà a chinare la testa quando è necessario.»

Shu Lien si sedette davanti al tavolo basso sistemato in veranda, la fronte si curvò appena. «Sei davvero assurdo. Credi che una donna non debba fare altro che chinare il capo davanti gli ordini di suo marito?»

«Sì, proprio così. Una donna virtuosa fa questo. Donne come Areum, invece, donne come Mi-sun, non aspettano altro che imporsi sui loro mariti e calpestarli» le spiegò Yong, sistemando le mani dietro la schiena. «Tu non mi hai mai dato problemi, Shu-Lien. Tuo padre ti ha educata per il meglio.»

«Peccato sia stata anche mia madre, la principessa Tae-ri, a educarmi» replicò Shu Lien, mettendosi in piedi con eleganza. Strinse la lettera e poi la richiuse. «Tua zia, la stessa che ha condotto tuo padre a Kaewang quando egli si trovava come ostaggio nel regno di Sunju ai tempi della guerra. Ti posso assicurare che mia madre non ha mai chinato il capo di fronte nessuno, e mio padre non le ha mai dato ordini.»

«Questo perché intercorre rispetto da ambo le parti» la zittì Yong, che non voleva avere problemi con la sa moglie favorita. Shu-Lien doveva essere in preda agli sbalzi d'umore tipici della gravidanza, non doveva prenderla sul serio. Ciò che usciva dalla sua bocca non erano altro che scemenze. «E ti ricordo che tua madre si è autoesiliata da Kaewang dopo il matrimonio con tuo padre.»

«E questo cosa significa? Rimane pur sempre una principessa» gli disse, sfiorando le gonne dell'hanbok. «E tu agendo in questo modo subirai delle conseguenze.»

«Non negative, non per me, né per nessuno. Areum ha sempre desiderato il trono, sin da bambina, e adesso può ottenerlo, ma di un regno non suo. È la soluzione più giusta per portare equilibrio.»

«Quindi vuoi toglierla di mezzo?» sibilò Shu Lien, allontanandosi da lui con i pugni così stretti da sbiancare le nocche.

Yong le cacciò addosso uno sguardo severo. «Perché sei così adirata? Le sto permettendo di raggiungere un traguardo meraviglioso!»

«No, stai giocando con la sua vita! Ti credevo migliore di così!» mormorò lei, allontanandosi con passo veloce, ma anche abbattuto.

Yong lanciò un grido di fastidio e si accasciò in veranda con una mano tra i capelli. Non era giusto, dopo quanto avevano fatto, che lo trattasse in quel modo, senza un minimo di rispetto.

**

Diciamo che i pronostici per il regno di Yong sono favolosi! Vuole interrompere l'alleanza con i Taigat (quindi restare scoperto a nord ed esposto agli attacchi delle tribù), UCCIDERE CHIUNQUE OSI CONTESTARE LA SUA ASCESA, prendere concubine.

Ma voi lo sentite questo profumo di DITTATURA?

Shu-Lien lo sente e infatti comincia a inalberarsi, ma che vogliamo farci, è INCINTA QUINDI A DETTA DI YONG È TUTTO FRUTTO DEI SUOI SBALZI D'UMORE E LE SUE PAROLE SONO SCEMENZE.

Detto ciò, io vi aspetto lunedì con un capitolo quanto meno più sereno. NON CI SARÀ YONG! Ma rivedremo Mi-sun e Kang-shi!

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