Infinite Darkness | Mattheo R...

By ViolaWyse

8.2K 352 395

A volte il silenzio, l'indifferenza e la solitudine diventano parte della tua vita, diventano quotidianità e... More

Dedica
Playlist
CAST💫
Prologo
1. Again
2. Secrets, lies and fake pieces
3. Eavesdrop and Discover
4. Controlled Mind
5. Compulsory education
6. Punishment and hate (1)
8. I know you try to fool me but maybe you don't for a few seconds
9. I don't see the common thread even though I know it exists
10. Instinct
11. We can't speak
12. No it does not
13. Things change because i want
14. Tackling even just a small piece is already a lot
15. Strange moments, astral if you can call them that
16. The pieces came together without thinking about it
17. You are so obnoxiously you
18. You're an imbecile asshole

7. Punishment and hate confused (2)

341 18 6
By ViolaWyse


«Lieve è il dolore che parla. Il grande dolore è muto.»
Seneca

MATTHEO

Punizione. Concetto alla quale tutti noi nella siamo dovuti sottostare, una volta la abbiamo subita, altre l'abbiamo imposta ad altri.

E questa volta mi è decisamente stata inflitta, soprattutto non una punizione a cui sono abituato, una di quelle che odio, ma da un certo senso mi intriga.

Però possiamo ben dire che le punizioni fanno schifo. Ma che questa rimane interessante, molto interessante.

Per essere finito in questa situazione con la ragazzina Sheila non è proprio male. La posso tormentare un po', almeno mi diverto qualche attimo.

Ogni volta che stiamo in una stanza con delle persone mi devo trattenere da comportarmi, in sua presa, nel modo in cui voglio e che ci piace, ovvero non consiste soltanto nel tirarci insulti bambineschi ma anche dire ciò di più stronzo che ci passa per la testa rivolto verso l'altro.

Partiamo dal fatto che mangiare con lei seduta davanti non è esattamente il mio ideale, poi alla bene e meglio non abbiamo dato spettacolo essendo che non c'era nessuno, i nostri spettacoli migliori hanno bisogno di pubblico. Non penso che lei la pensi così, ma è indifferente.

Però mentre riempivo lo stomaco di tutto quel cibo, delle domande si espandevano tra i miei pensieri.

Non posso negare che ero io quello che ha spento le luci, facendo saltare l'elettricità in quella stanza, perché sì c'è, soprattutto lì. E ovviamente grazie a un piccolo aiuto, ho chiuso tutte le vetrate per bene, così che fosse nella più completa oscurità.

Certo chiuderla tra me e il banco non era previsto e non era neanche nelle mie intenzioni, avevo pensato a un muro, ma non ho avuto scelta, il tavolo era più vicino. E poi ha avuto più effetto a quanto pare.

Comunque quello che mi ha mandato più in confusione è che lei non sembrava aver un minimo di accenno di paura, terrore, timore, agitazione o altro. Certo era spaventata ma non come lo sarebbe stato chiunque altro.

Era piena di rabbia, rabbia repressa molto probabilmente. Comunque quando cercava di mandarmi via, urlava ma non era un suono di aiuto o ansia, era autoritario e anche deciso. Certo un po' intimorita lo era, credo solamente che volesse scoprire chi fossi e perché lo stessi facendo.

Ho cercato di farle provare dolore per intimorirla ma lei non ha avuto quel effetto, neanche un po'. È coraggiosa un pochino devo ammetterlo.

Ma cazzo quando ha sbattuto il suo ventre contro di me il mio corpo ha avuto una reazione spontanea. Stronza di una ragazzina e stronzo di un corpo.

So anche che l'aveva notato e si sarà chiesta la multitudine di domande e pensieri che possono formarsi in quella situazione, tipo se avesse fatto lei quell'effetto? O altre cazzate del genere.

Tutto questo è un enorme stronzata. Già la odio, ma lei odia e disprezza più di quanto provi io. E so anche il perché.

Dio so il perché.

Ed è orribile e interessante allo stesso momento.

«Riddle risponda.» ripete per l'ennesima volta il professore rotto in culo, come se non lo sentissi da due ore.

«Penso che usare la magia fuori da Hogwarts sia giusto, infondo se si è dotati di cervello puoi capire che non bisogna praticarla sempre e ovunque. Non davanti ai babbani, anche se non che me ne freghi più di tanto di loro insomma.» ecco la mia dannata risposta.

È da due fottute ore che discutiamo in sta classe di merda della magia fuori da Hogwarts. La conclusione è niente, nessuno parla, tutti dicono che è giusta e va rispettata.

Che gran cazzata.

Nessuno va contro al ministero o dice il suo pensiero per paura, caga sotto del cazzo.

«Quindi crede che sia giusto ma che alla fine non gliene importi?» domanda perché non vuole capire, nessuno lo vuole in fondo.

«Non credo che sia giusta ma che non si può cambiare, soprattutto i babbani credono che la magia sia solo immaginazione, illusioni dei loro piccoli e inutili cervelli. Anche se vedessero un po' di magia non ne farebbero una catastrofe, nessuno gli crederebbe.»

Tutti stanno in silenzio e il professore sta per ribattere ma una mano si alza, un solo maledetto braccio sottile.

E indovinate un po' chi è? La testolina piccolina castana scura.

«Lei cosa crede signorina McKenzie?» le chiede fissandola e io di rimando non lo faccio.

Dovrò poi guardarla dopo per tre ore, non voglio farlo ancora di più.

«Io credo che i babbani credano nella magia, sanno che esiste ma nessuno gli ha mai dato prova di ciò, e chiunque dica che ne è stato osservatore viene preso per falso e bugiardo. Ma non per pazzo. E non sono stupidi, solo vivono in un mondo in cui tutto è lavorato con le loro mani e sudore, niente è dato da nulla e a maggior ragione dalla magia.» con la sua voce pacata ma dura la ragazzina spiega la sua versione, alludendo ai miei commenti.

«Quindi sarebbero intelligenti eh? Peccato che non sanno distinguere la magia dall'immaginazione, peccato che l'unica cosa che sanno fare sono guerre e uccisioni.» ribatto prima che lo faccia il professore, anche se non sembrava molto in ascolto il coglione.

«Parli proprio tu. Tuo padre uccide, tortura, maledice e distrugge tutto quello che lo circonda e farà guerra con tutto il mondo magico pur di diventare il re di tutto sto posto.» il suo tono è aspro e pieno di odio, soprattutto divertito però.

«Non sono io che decido cosa può fare, se lo vuole lo fa. Io non sono contrariato da ciò che vuole fare, e non stavamo parlando di mio padre ragazzina.» non che avessi detto a pieno le cose ma tutti devono credere che sia così.

Gli altri studenti ci fissano incuriositi e divertiti, i litigi o discussioni rendono sempre le ore di lezione più eccitanti, perché senza si ha la concentrazione e l'eccitazione pari a fare sesso con una vecchina malata e decrepita, che ti guarda come se fossi lo schifo di adesso.

«Be' è uno dei tanti problemi. Accusi i babbani che uccidono e basta, quando anche il tuo stesso sangue lo fa, e poco ma sicuro lo farai anche tu.» ma chi cazzo si crede di essere, ecco perché la odio così tanto.

Dio se la odio.

«Ma tu chi cazzo sei per dirlo? E torna a fare la ragazzina muta come sempre.» sputai rabbioso e frustato.

Mi guardò male e vidi i suoi occhi spegnere le fiamme infuocate che ha di solito per dare spazio a piccoli buchi nei muri che contengono all'interno, subito dopo però si chiusero e si riaccesero le fiamme più potenti e alte di prima.

Stava per parlare e molto probabilmente per insultarmi a raffica con i suoi miglior insulti, ma il professore del cazzo si intromise prima.

«Smettetela ragazzi. Sul serio avete già una punizione da continuare, non aggiungetene un'altra per questo.»

Entrambi ci guardiamo come se stesse cadendo il mondo e stessimo in guerra con dei fucili enormi caricati di bestemmie e insulti, uno davanti all'altro, in squadre diverse e quindi nemici, come se insultarci fosse l'unica cosa possibile, come se fosse essenziale.

Ma non contrademmo l'uomo adulto, un'altra punizione con lei no di certo. Non che volessi altre ore buttate con lei, ma comunque mi sarei divertito.
Forse capiterà di nuovo, ma chissà.

Lasciai fluire le ore fino ad arrivare a sera e alla fantasma gorica punizione di pulizia, la seconda parte di essa.

Non che mi entusiasmi tanto, ma come ho detto, con lei posso divertirmi un pochino.

Alla fine le ultime due aule da pulire sono quella delle Arti oscure e Divinografia. Abbastanza vicine una dall'altra, non dovrò seguirla e caminare per troppo, come stamattina.

Non so neanche come il mio corpo sia arrivato nella stanza apposita, ma ora che son qui noto Sheilina del cazzo ferma immobile a fissare qualcosa.

Mi appoggio allo stipite della porta e la osservo, sa che sono qui, lo sa sempre. Nessuno ha mai capito come faccia in realtà.

«Se tu provi un'altra volta ad insultarmi a lezione ti smonto in mille pezzi pecorella del cazzo. Una cosa è insultarmi tu e con i nostri insulti, un altro se tu usi le espressioni degli altri in classe.» afferma con voce seria e profonda, molto arrabbiata la vedo. «Se lo fai un'altra volta sul serio ti ritrovi a essere un unicorno con il tuo cazzo, preso a pugni e sanguinante per merito mio, che diventa giocolerie con le tue stesse palle. Chiaro pecorella?» minaccia così ferma che potrebbe inquietere paura, ma non a me.

Incrocio le braccia al petto, strette per tenere a bada la risata che mi sta salendo e che sento crescere.
È davvero originale in fatto di insulti e minacce, sono innovative e puramente fantasiose.

«Be' cara piccolina, non che mi entusiasmi molto la cosa, ma se vuoi farlo io non mi oppongo. Potrei ucciderti o ferirti senza muovere un dito.» rispondo stando ancora fermo immobile.

Lei si gira lentamente e ancora con la stessa ira, mi zittisce dicendo una cosa sola. «Sappiamo entrambi che non lo farai, in tutti questi anni non mi hai mai sfiorata. E sai il perché? Perché non hai il coraggio di farlo. Magari lo fai con altre persone, ma a me e ai nostri compagni non fai mai del male fisico, ti limiti a fargli a pezzi la mente e il cuore, ma non li tocchi mai.»

Non che il commento mi è nuovo, dal terzo anno tutti si sono chiesti perché io non facessi del male fisico a loro, perché non fossi come mio padre anche ad allora. Altri invece, quelli più astuti e coraggiosi, deridono il mio nome come se fossi solo l'ombra sua, come se non fossi altro che la sua estensione, come se fossi solo uno stupito ignobile.

Cazzate.

La realtà è che io lo facevo e lo faccio, provocare del dolore al corpo delle persone lo eseguo da sempre.

Nessuno lo sa, agli studenti lo provoco su parti del corpo che non possono essere viste, e poi qui siamo tutti coperti dalla divisa. A volte capita che glielo impongo perché voglio che vedano, così che possano vedere che so essere come lui, che non so solo un'ombra, che non sono un fallito, che devono lodarmi, che devono rispettare me e solo me, e non altri che cercano di fare i gradassi.

Questo perché per me è stato mandato come obbligo e ordine, se non l'avessi fatto sarebbero stati guai.

Alcune volte se lo meritano per aver disubbidito alle regole che ho ordinato io qui, già dal secondo anno le avevo dettate e tutti per paura le rispettano. Ma nessuno si è mai azzardato a dire che fossi stato io, non lo dicevano ma sapevano che ero sempre io. Sanno che lo faccio ma ovviamente hanno la paura in culo.

Non che mi avesse zittito veramente, semplicemente non ho la ben che minima voglia di contrattaccare con parole, perché farlo se posso dimostrargli che so ferire un corpo anche a scuola, anche se fosse lei.

Distacandomi dal muro in fretta e furia mi avvicino a lei, la spingo contro lo scaffale, le stringo le spalle così forte che sento le ossa.

Lei ovviamente non ha neanche avuto il tempo di capire cosa stesse succedendo, tipico. Le persone non vedono oltre la loro vista, dovrebbero chiudere gli occhi e visualizzare tutto e dico tutto per intero.

«Che cazzo fai stronzo di una pecorella?» sbraita più infuriata che mai.

E io non la ascolto nemmeno, tengo ferme le sue spalle, inchiodata alla libreria e alzo una mano per darle un piccolo colpo su di essa.

Una cosa però mi sorprese. Chiuse gli occhi di scatto, serrandoli forzamente e nel mentre rimaneva lì pressata contro gli scaffali a dimenarsi. Il suo corpo però era come se fosse predestinato a essere schiacciato.

«Lasciami! Lasciami ho detto, ora!» Urla ma non sono gridi disperati, sono urla di risentimento e rabbia.

Sovrastato da quelle reazioni e anche nervoso, volevo dimostrarle che ero capace di ferire anche lei ma quei piccoli dettagli mi avevano scombussolato.

La lasciai andare, feci scivolare le mie mani via dal suo corpo e finirono lungo i miei fianchi, mi allontanai piano e mi resi conto che nell'aria si udiva un respiro pesante.

Era il suo. Respirava profondamente e dopo che l'avevo lasciata ci mise poco per staccarsi dalla libreria e venire verso di me con i pugni serrati, e una faccia talmente infuriata e destabilizzata da mandarmi in confusione, totalmente in confusione.

Si lanciò contro di me e io non feci niente per fermarla, ero troppo offuscato dal caos per capire cosa stesse per fare.

E con le sue mani forti e delicate, mi diede pugni allo stomaco a raffica, e io però non sentivo il dolore, non lo sento mai.

Continuò così finché non decisi di muovermi e afferare le sue mani, stringerle e tenerle a bada.

«Fermati ragazzina, non è così che mi farai del male e lo sai» la rimbecco. «E poi dobbiamo muoverci. Finiamo sta merda e poi puoi picchiarmi come meglio vuoi.»

Mi metto a lavoro con la voglia di un'ottantene malato e in manicomio, e lei fa lo stesso rimando in silenzio.

Non che mi è nuovo che stia in silenzio, lo è sempre, ma con me parla spesso, più che altro mi insulta e litghiamo. Il suo silenzio da fastidio perché so che vuole uccidermi ma non lo può fare.

Non che io sia diverso ma la mia bocca si apre molte volte, a volte per succhiare qualcosa.

Puliamo, organizziamo le due aule e alla fine di tutto mangiamo. Ma questa volta lontani, molto lontani. Lei è in cima alla tavolata mentre io in fondo, voleva i suoi spazi. Comunque penso che non vi sarà mai un modo per noi di andare d'accordo.

Dunque penso anche che con lei andrà sempre così. Ci odiamo e lei non sa andare avanti con il passato, con il nostro passato, e io non dimentico quelle fottute parole.

Siamo fottutamente incastrati in questa cosa. Lo saremo sempre.

Tutto per colpa nostra. E sua, sopratutto del bastardo.

Continue Reading

You'll Also Like

71.3K 2.1K 47
⚠️IN PAUSA⚠️ Non vi spoilero nulla🤭 (È la prima storia che scrivo, quindi perdonatemi se faccio qualche errore) "𝑝𝑒𝑟𝑐𝘩𝑒́ 𝑑𝑒𝑣𝑒 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒...
49.2K 875 28
lei odiava quella sensazione che può farti sentire vivo, inspiegabile alla mente umana ma se tutto ciò cambiasse ? ⚠️attenzione⚠️ Linguaggio volgare...
57.2K 3.3K 28
Se non è amore, dimmelo tu, cos'è?
74.8K 2.7K 57
#4 in sferaebbasta e #3 in capoplaza il 23/04/2021 Greta e Gionata sono diventati migliori amici quando avevano solo pochi anni e il loro rapporto no...