Infinite Darkness | Mattheo R...

By ViolaWyse

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A volte il silenzio, l'indifferenza e la solitudine diventano parte della tua vita, diventano quotidianità e... More

Dedica
Playlist
CAST💫
Prologo
1. Again
2. Secrets, lies and fake pieces
3. Eavesdrop and Discover
4. Controlled Mind
5. Compulsory education
7. Punishment and hate confused (2)
8. I know you try to fool me but maybe you don't for a few seconds
9. I don't see the common thread even though I know it exists
10. Instinct
11. We can't speak
12. No it does not
13. Things change because i want
14. Tackling even just a small piece is already a lot
15. Strange moments, astral if you can call them that
16. The pieces came together without thinking about it
17. You are so obnoxiously you
18. You're an imbecile asshole

6. Punishment and hate (1)

306 20 24
By ViolaWyse

«Sono indifferente alla distruzione della razzaumana, non me ne importa niente.
Se spazzassero via tutta l'umanità non si perderebbe niente.»
Charles Bukowski

SHEILA

Passare tutte le lezioni a non ridurmi la mente in brandelli per la punizione. Che tra l'altro alla fine di questa ora inizia la tortura di oggi.

Ieri alla fine la giornata è andata una merda, dopo che me ne sono andata ho deciso di fare una camminata per calmarmi e realizzare cosa fosse successo.

Mi chiedevo costantemente perché lui fosse rimasto lì senza fare nulla? Perché sembrava realmente preoccupato? Anche se so che non lo era per nulla, non si è mai interessato a nessuno tranne che a sé stesso.

Mi domandavo perché dovevo svolgere la punizione con lui? Potevo tranquillamente farlo da sola e lui poteva fare altro, e invece no, perché hanno voluto che l'avessimo insieme.

E io mi chiedo solo perché? Ho troppi perché che invado la mia testa, ma ovviamente nessuna risposta come sempre. Ci chiediamo mille volte il perché di tutto, il motivo per cui facciamo o accadono molte cose, ma ahimè non ci sono mai riposte o spiegazioni. Le poche volte che capitano sono inutili o semplici, mai articolate e vere.

Per questo e per altro odio tutto e tutti, odio le persone, odio i perché della vita e odio lui più di qualunque altra cosa.

Lo odio da sempre anche se cercavo di essere per una volta gentile e disponibile, ma mi sono pentita di essermi comportata in tale modo dopo poco tempo, mi ero resa conto che non avevo scampo. Finché un mese dopo successe il momento di cui parlavamo nel bagno, e ormai era fatta e io ne ero rimasta ghiacciata e ferita.

Da quel istante promisi e mi obbligai a essere forte, fredda, menefreghista e glaciale. Non avrei mai provato un'altra volta a essere ciò che non sono ma che avrei voluto essere.

Ho passeggiato intorno al castello pensando tutto il tempo a questo, tornata sono andata in stanza e mi sono seduta vicino alla finestra come faccio sempre, sono rimasta sveglia a osservare la notte, le stelle, la luna, la natura e il buio.
Riaffiorano i ricordi stando in quel piccolo angolo e la maggior parte delle volte le lacrime fuoriescono, ma le nascondo e fermo prima che Nora lo sappia.

Lei in realtà non lo neanche notata o vista, durante le lezioni sta sempre con loro e la notte dorme sempre. Sinceramente non mi interessa cosa faccia ma mi sento così strana, sembra quasi che provi un emozione mai provata.

Gelosia. Certo che l'ho provata ma quella piccola, quella che si riversa verso gli altri e solo per le cose che hanno, non l'ho mai provata verso una persona, verso una amica.

La ignoro sempre e lo faccio anche ora, non ho intenzione di averla sempre con me, non un altro peso.

Persa nei miei pensieri non mi rendo conto che la lezione è finita, che tutti sono usciti e che Riddle smongolo mi aspetta per andare dalla professoressa McGranitt a chiedere dove avremmo dovuto iniziare.

Stamattina ci hanno detto che dopo l'ultima lezione del mattino saremmo dovuti andare a cercare la professoressa per farci spiegare quali aule pulire e ordinare, sopratutto perché non sappiamo come e con cosa farlo.

Abbiamo protestato per farlo singolarmente ma ci hanno palesemente detto no, con aggiunta di minaccia su un'altra punizione. Io credo che ce l'hanno con noi ma non so il motivo.

Mi alzo dal banco, prendo le mie cose e con riluttanza mi avvicino a lui. Già durante le ore mi ha fissato e disturbato quaranta volte, perché il suo lavoro è cagare il cazzo alla gente, sopratutto a me da questo anno.

Lui è appoggiato alla porta e mi guarda come sempre, praticamente sogghignando e serio, e ora anche io lo fisso fredda e superiore.

Passo in parte a lui e cammino senza girarmi a guardalo o semplicemente a capire se mi segue, non mi interessa.

«Sai passeremo molto tempo insieme, piccolina» no ma va, e lo dice mettendosi al mio fianco.

«Lo so e smettila di chiamarmi così, pecorella.»

Non sono piccolina e sembra quegli stupidi nomignoli che danno i fidanzati alle ragazze, che schifo.

«Ne abbiamo già discusso. Se tu mi chiami pecorella, io ti chiamo piccolina. È parità questa.» specifica come se non lo sapessi. Ma mi da fastidio che mi chiami così, non ne ha il diritto lo stesso, anche se io lo chiamo pecorella, ma lui lo è davvero cazzo.

«Mi da comunque fastidio.» mi giro mentre lo dico, tanto per farglielo capire meglio.

«Ti arrangi e te ne fai una ragione, piccolina.» ma vafanculo.
Gli mostro il dito medio senza girarmi e lui ridacchia divertito.

Continuiamo a camminare senza parlare, ma almeno non ci tiriamo pugni o insulti.
Arrivati nell'ufficio dove lei stava, busso e lei acconsente, entriamo e stiamo in piedi ad aspettare che lei ci dia la sua attenzione.

«Allora ragazzi per la punizione dovete sistemare due aule ora e due stasera. Le pulirete senza magia, quindi qui le bacchette.» inizia a spiegare e noi poi mettiamo le bacchette sulla scrivania. «Quindi pulirete tutto con quelli.» continua poi indicando dei secchi e scope vicino alla porta.

Noi ci giriamo a guardarli, per poi scambiarci uno sguardo di divertimento e preoccupazione. Dovremmo pulire tutto con quelle cose, seriamente?

«Dimenticavo che se dovete mangiare dopo aver finito, andate a prendere il cibo e mangiare in Sala grande. Questo vale anche per la cena. E ovviamente le lezioni in quelle ore sono sospese per voi.» afferma e noi annuiamo forzatamente.

«Se non avete nulla da chiedere potete andare. Iniziate con l'aula di trasfigurazione per poi passare a quella di pozioni, arrivederci e buona punizione.» detto ciò prendiamo gli strumenti, usciamo e per un momento, dopo aver chiuso la porta, restiamo immobili, increduli che dobbiamo passare la giornata in questo modo.

«Sul serio dobbiamo fare ciò?» domanda strano dopo poco tempo.
«A quanto pare, e pure assieme.» commento io.

«Guarda che sono una bella compagnia.» davvero Riddle? Non lo sei manco per un cappero.

«Certo come no, e io sono la regina Elisabetta. Dai andiamo che prima iniziamo meglio è.» mentre lo dico inizio a incamminarmi verso l'aula, lui mi segue senza aggiungere altro.

Entriamo poi nella classe e ci rendiamo conto che è messa male, ci sono libri ovunque, fogli, i banchi sporchi e tutti gli oggetti sottosopra. Evidentemente qualcuno ha direttamente buttato una bomba in questa aula.

«Qualcuno l'ha fatto apposta a distruggere sta stanza.» commenta diverito, be' effettivamente.

«Credo che qualcuno volesse che noi sgobbassimo per bene oggi. Dai su prendi la roba e iniziamo sta cosa.» prendo i secchi e gliene do uno, poi afferro il sapone e mi dirigo nel bando vicino, per i professori.

«Sai che non sei tu che dai gli ordini vero?» mi rimbecca Riddle, mentre apriamo i rubinetti e riempiamo i secchi di acqua.
«Perchè dovresti essere tu a darli? Ma per piacere, non sai neanche come sistemare ciò.»

Dopo aver finito di riempire i secchi ci versiamo il sapone, scuotiamo per aver la schiuma, e li lasciamo in un piccolo spazio.
Perché ci dobbiamo occupare prima dei libri e delle cose in giro.

«So riordinare una stanza ragazzina.» ah davvero?

«Bene allora fallo, tutto da solo.» lo sa fare eh, sì sì come la pozione. Ma dai ma non ci crede manco lui, sto rintronato lanoso.

«Siamo in due, lo facciamo in due.» ribatte perché sappiamo che in realtà non sa farlo.

«Do io i comandi tu fai e basta. Sistema la scrivania e la libreria, mentre io sistemo i banchi e l'armadietto. Poi puliremo i il pavimento insieme.» dopo ciò ci mettiamo a lavoro.

Varie volte si è lamentato che io ho dato gli ordini ma l'ho palesemente ignorato o l'ho insultato

Finito il lavoro, stanca e soprattutto irritata da lui, decidiamo di fermarci per dieci minuti e riposare. Magari non parla nemmeno ma mi fissa sempre con quello sguardo, vorrei cavargli gli occhi.

Ci sediamo alla cattedra e fissiamo il vuoto, perché non sappiamo esattamente cosa fare.

Durante questa oretta di pulizia non abbiamo litigato o non ci siamo sbraitati contro, semplicemente collaborato per un fine comune, finire prima la punzione. Anche se le lamentele da parte sua erano molto irritanti.

«Direi di andare a fare subito l'aula di pozioni piccolina. O sei troppo stanca perché femmina, o sei abituata essendola?» se ne esce lui d'un tratto.

Ritiro ciò che ho detto mo lo castro. Ma che cazzo gli passa per la testa? Sembrava per una volta che potessimo stare in una stanza senza insultarci.

«Ritira la cazzata che hai detto Pecorella. E alza quel culo schifoso da lì prima che ti disintegri, andiamo altrimenti potrei non rispondere delle mie azioni.» lo minaccio e poi mi alzo.

«Aggressiva la ragazzina, e poi non che avessi detto niente di che.» dice con una nonchalance sorprendente.

«Fai un altro commento sessista e finisci in infermeria con tre ossa rotte e senza il cazzo, parte indispensabile per te scommetto.» butto fuori infastidita e minacciosa.

Odio i commenti del genere. Chi minchia le pensa o le dice? Ovviamente lui, sto coglione.

Non aspetto che lui mi risponda perché esco e vado a terminare il lavoro di questa maledetta punizione. Che già mica sarà finita dopo questa, perché ovviamente c'è anche stasera che palesemente passerà come un treno lumaca.

Non attendo che lui arrivi o chieda cosa deve fare, mi faccio una rapida mappa della stanza per capire come sistemare, poi avendo in mente cosa fare mi metto all'opera.

Questa è meno disordinata dell'altra ma è piena di oggetti sparsi. Pochi libri sparsi sui tavoli, le pozioni depositate ovunque e i calderoni che abbiamo fatto tempo fa con l'Amortentia. Non so neanche il motivo per cui sono ancora qui, dovrebbero stare in delle boccette, ovviamente quelle uscite corrette.

Quindi pulisco e ordino, mentre sono a metà lavoro avverto caldo e nervosismo per Riddle che non so neanche dove diavolo stia, così tolgo la toga e sbottono di tre la mia camicia. Sento anche qualcuno che mi osserva, o qualcosa, ma credo solamente che sia la mia stupida immaginazione.

Termino il tutto in fretta e prima del previsto, probabilmente perché voglio andarmene e fare i cazzi miei. Ma dopo che misi l'ultimo libro nello scaffale apposito, mi chiesi dove la Pecorella si fosse cacciata in tutto questo.

Vago per l'aula a capire se si fosse nascosto ma non lo trovai, non poteva essersene andato, ci sarebbero stati guai e io lo avrei sicuramente detto al preside. Non ho intenzione di tenere chiusa la bocca, a maggior ragione per la Pecorella deficiente.

Tutta infastidita mi precipitai ad uscire e dirigermi verso l'ufficio di Silente, qualcosa dovevo fare. Mi accorgo però che la luce della stanza se ne andata in un secondo e non capisco il perché, ma non ho la minima voglia di scoprirlo o riaccenderla. E se vogliamo aggiungere altro le finestre sono blindate, ma non è mio compito sapere come è possibile, voglio solo uscire da qui.

Stavo per varcare la soglia ma qualcuno mi afferra per il polso e mi trascina all'indietro, verso il tavolo più vicino e dove la mia schiena si scontra con il bordo di legno e la persona che mi aveva afferrata si posiziona davanti a me, tenendomi le mani strette tra le sue e torreggiando su di me.

«Lasciami!» cerco di liberarmi ma non ha intenzione di lasciare la presa.

Non risponde e non sento nulla, ne un suo movimento ne il suo respiro. Non ho idea di chi sia, in oltre non vedo un cazzo, la luce è saltata e all'interno di queste quattro mura domina solo buio.

«Ho detto lasciami!» ripeto ancora mentre scalcio, ma non ha intenzione di fare nulla. Mi sto spaventando sopratutto perché potrebbe rapirmi o peggio, anche se non ho paura.

Il suo corpo si avvicina al mio talmente tanto da schiacciarmi contro il tavolo, il suo respiro lo avverto sopra la mia testa, le sue mani chiudono i miei polsi e con le gambe allargate leggermente non mi permette di muovermi.

«Lasciami o ti mordo a sangue, non ho problemi a farlo.» lo minaccio non sapendo più cosa fare.

Lui stacca una mano da me, sempre tenendo l'altra stretta, e la fa passare dai miei capelli, al mio viso e infine al collo. Strofina la mia pelle in modo delicato ma senza cura, vuole spaventarmi non farmi del male. Questo lo riesco a percepire.

Devo trovare una soluzione, un diversivo. Dove cazzo è finito il bastardo infame, la pecorella dove è andata?
Devo fare qualcosa, da sola, ma come?

Lui mi chiude tra sé e il tavolo, le sue mani tengono ferme le mie e anche le gambe non posso muoverle. Ma posso muovere il bacino, se lo faccio scontrare contro di lui posso spostarlo leggermente e forse riesco a fuggire.

Diamine non ho neanche la bacchetta.

Subito dopo aver percorso la mia pelle, trascina la sua tra i miei capelli e li tira, un verso di dolore esce dalle mie labbra. Cazzo.

«Lasciami andare stronzo! Chiunque tu sia lasciami subito!» non so chi si ma posso immaginare sia un ragazzo o uomo.
Lui non accenna ad ascoltarmi, continua a tirare leggermente i capelli raccogliendoli in un pugno stretto.

Subito dopo affievolisce la presa e mi passa la mano sul collo, lo circonda per poi stringerlo leggermente. Respiro pesantemente e mi irrigidisco per la cute irritata, ma che sta facendo?
Perché lo fa a me? Fa male ma non così tanto.

«Vattene e lascia il mio collo.» ormai non so più che fare o di dire, ma la presa si fa sempre più stretta. Dio sembra eccitante per gli stupratori, ma non lo è affatto.

Decido che devo agire ora, quindi muovo il mio bacino in avanti molto velocemente e mi scontro contro di lui, così forte che lui si sposta leggermente e grazie a questo ho lo spazio per fuggire.

Ma prima di strattonare la presa noto che c'è un rigonfiamento nei suoi pantaloni.
Non vedo bene, anzi non vedo affatto, ma lo riesco a notare grazie a un briciolo di luce, casualmente puntato proprio lì.

Glielo fatto io? Quell'effetto io l'ho scaturito? Chi diavolo è lui? Lo conosco?

No non ci devo pensare, è solo uno stronzo maniaco. Devo andarmene.

Con la gamba colpisco un suo ginocchio e lui si sbilancia, continuando a non lasciare la presa.
Avendo più spazio per muovermi gli tiro una ginocchiata sulle parti intime e lui si piega in due.

Così molla i miei polsi e si inginocchia a terra per il dolore. E io scatto in avanti superandolo, decido poi di girarmi a guardarlo, non proprio per l'assenza di luce ma va bene.

«Questo era per non avermi ascoltato e per non aver fiatato.» lo informo e poi con il pugno stretto gli tiro un gancio destro da qualche parte, credo di aver colpito la faccia ma non so dove, forse il naso. «Questo per aver stretto i miei polsi e tenuto ferme le mie mani.» e infine con il piede lo spingo a terra spingendo. «E questo per aver creduto di spaventarmi a morte, stronzo.» concludo.

Detto questo lo lascio e corro fuori, non curandomi di sapere o guardare verso l'uomo. Voglio dimenticare.

Dio ora ammazzo Riddle per essere sparito e per non avermi aiutato.

Corro per i corridoi e entro in delle aule per capire dove minchia si trova il deficiente. Il mio respiro è pesante e affannoso, ero in panico anche se non lo davo a vedere, e sono riuscita a resistere. Ma ora si stanno riversando su di me tutto le emozioni trattenute, e dio sto impazzendo.

Tutto questo non mi permette di pensare lucidamente, di vedere dove vado o di parlare. Quando qualcuno, mentre corro, mi viene addosso e cado a terra come una svampita. Ora chi è?

«Eh che cazzo.» sospiro appoggiando le mani dietro di me per sostenermi.
Una mano si avvicina a me come segno di aiuto, per alzarsi ovviamente, ma chi diavolo è?

Alzando di più lo sguardo riesco ad osservare la persona e porca miseria è lui, coglione. Oggi lo riempio di insulti giuro, non che gli altri giorni siano diversi.

«Ti serve una mano, piccolina?» chiede Riddle ridendo. Dio se lo odio.

«No sto bene e ce la faccio da sola, pecorella.» con un piccolo ma forte schiaffo sposto la sua mano e mi alzo da sola.

Stando in piedi e guardandolo bene noto qualcosa di diverso sulla sua faccia. Sangue e un rossore sul suo naso, ma che ha fatto sto qui ora?

«Che hai fatto, pecorella?» domando indicando il suo naso.

«Oh be' una piccola rissa con un illuso.» dice con una piccola risata, almeno si è divertito ma cavolo se ne andato.

C'era da aspettarselo però, lui che pulisce invece che fare una rissa probabilmente era una baggianata, era ovvio le risse sono sue, lo sanno tutti quanti qui.

«Tu che hai fatto? Sembri stravolta e come se avessi corso.» osserva ed effettivamente è vero, ma non gli dirò ciò che è successo.

Non so il perché ma non voglio, non voglio che qualcuno se ne occupi e poi potrebbero pensare che me lo sono inventata. Quindi non dirò niente a nessuno, e poi non mi sembra il caso di allarmare qualcuno, scoprirò da sola chi è e cosa voleva da me.

«Nulla, semplicemente ho corso per venire a cercarti e sono stravolta perché ho pulito tutto da sola, pecorella.» spiego mentre riprendo fiato e mi calmo.

«Sicura? E poi se non c'ero meglio per te no?» afferma e non ha tutti i torti.

«Vero ma dovevi aiutarmi, eravamo in due a dover svolgere la punizione.»

Però devo ammettere che farlo da sola è stato meglio, ma non è giusto.

Noto che mi guarda sotto il mento e mi ricordo immediatamente che non ho la toga e che la mia camicetta è slacciata leggermente. Cazzo ora lui guarda esattamente lì.

«Non guardare lì pervertito di una pecorella.» lo rimbecco.

«Non stavo guardando lì e anche se fosse? E poi perché l'hai sbottonata?»

«Che te frega, faceva caldo okay.» rispondo infastidita, è inopportuno e maggiormente se sono i suoi occhi a guardare.

Stiamo in silenzio per un po' ma poi spezzo io la quiete strana che si era creata. «Io ho fame quindi vado a mangiare e se tu volessi venire sai dove cercare» e poi inizio camminare e dirigermi verso la sala grande.

Lui dopo alcuni secondi mi segue e non dice assolutamente nulla. È così che finiamo a mangiare tranquillamente, non ci insultiamo ma non andiamo neanche così bene. Le occhiate che ci lanciamo sono piuttosto infuocate, anche se io sono ancora scombussolata per il tizio, devo saperne di più.

Ma lo lascerò a domani. Questo giorno non è ancora terminato, c'è ancora la pulizia dopo cena da svolgere, spero che Riddle non sparisca o che non succede altro come prima.

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