Music Under The Spotlight 2...

By GufoPocoSerio

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Una band, gli Abominations. Edric, Emira, Boscha, Amity e Luz sono ormai il gruppo più amato nelle Isole... e... More

! Premessa !
1 - Miss Perfettina
2 - Serata sfogo
4 - È tornata

3 - Commissioni umane

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By GufoPocoSerio

Luz POV:

Non fu la sveglia a farmi alzare dal letto quella mattina, bensì della zampe pelose che cominciarono a tastarmi la faccia.

Mi stiracchiai lentamente allungando le braccia sopra la testa, sentendo dei versi confusi vicino a me. Capii presto che in realtà non erano versi, ma ero solo io ad avere le orecchie tappate.

"Luz! Forza forza forza" sentii dire a quello che immaginavo un King affamato in cerca di colazione. Aprii un occhio per guardare cosa stesse succedendo intorno a me, ma il buio non mi permetteva di vedere nulla. Sbuffai e controvoglia disegnai un piccolo cerchio incantatorio per creare un incantesimo di luce. La sfera luminosa apparve e mi permise di vedere chiaramente il titano scodinzolante accanto alla mia faccia.

Un forte mal di testa mi colpì subito dopo, istintivamente mi portai le mani alle tempie per massaggiarle. Ed ecco il motivo per cui non usavo quasi mai la mia magia. Con i glifi non avevo mai avuto nessuno problema, forse perché non derivavano da un mio potere ma da incantesimi esterni.

"Allora? Che stai aspettando?" mi chiese King perplesso, colpendomi la guancia con una zampa. Faticai ad alzarmi per via del mal di testa, sperando dentro di me che passasse presto.

Camminai a piccoli passi fino alla porta della mia camera, con King a farmi strada davanti. Scesi le scale tenendomi saldamente al corrimano per paura di cadere e raggiunsi poco dopo la cucina.

"Eda è ancora a letto?" chiesi al titano, vedendolo annuire subito dopo, prima di salire sul tavolo e guardarmi con aria desiderosa. Di cibo, immaginavo.

Era strano che Eda si svegliasse più tardi rispetto a me, non succedeva quasi mai. L'unica spiegazione è che fosse veramente presto. Allungai il collo per dare un'occhiata all'orologio appeso nel soggiorno e notai che i miei presentimenti erano giusti, erano solo le sette di mattina.

Mi stropicciai gli occhi, cercando di tenerli aperti per camminare e non andare addosso a qualche mobile della cucina. Mi avvicinai a King e gli diedi una veloce carezza sul cranio, poi mi lavai le mani per iniziare a preparare qualcosa da mangiare.

"Cosa preferisci?" chiesi a King, voltandomi per guardarlo e appoggiandomi al bancone della cucina con la schiena, incrociando le braccia al petto. Lui mi guardò, battendosi il mento con un dito, prima di allargare gli occhi. "Aggiusta il marchingegno di ieri e prepara i panini croccanti" mi disse prontamente il titano.

Annuii, l'idea non era male, soprattutto perché non c'era nulla da aggiustare nel tostapane, bastava solo non metterci nulla di liquido dentro.

Aprii la dispensa e tirai fuori la busta di pane che avevo portato dal regno umano, perfetto per i toast. Ne tagliai tre fette, e rimisi al suo posto ciò che ne rimaneva.

"Lo prepari anche per Eda o hai preso una fetta in più per me?" domandò King, continuando a fissarmi da sopra il tavolo. "È per Eda, così quando si sveglia trova la colazione pronta, visto che io sarò già partita." Il titano sbuffò ed emise un lamento, probabilmente preferiva avere una doppia porzione per sè.

Attaccai la presa del tostapane, lasciando che si scaldasse. Nel frattempo, mi sedetti a tavola con King. "Preferisci lo sciroppo d'acero o la marmellata sopra?" Sapevo che avrebbe preferito la marmellata delle Isole, che Eda aveva già in cucina, anche se a me non faceva impazzire. Quella del regno umano era decisamente meglio.

"La nostra marmellata" mi rispose lui, sottolineando il 'nostra', confermando la mia teoria.

Nell'attesa che il tostapane si scaldasse, mi persi a guardare la cucina, notando come avessi lasciato sul bancone il mio cappello rosso ancora da ieri sera. Sarebbe stato meglio non dimenticarlo, altrimenti King avrebbe potuto farci chissà cosa.

Appena due minuti dopo si udì un tintinnio provenire dell'attrezzo, segno che era pronto per cucinare le fette di pane.

Mi alzai, sistemai il tutto mettendo il pane nel tostapane, e poi preparai il barattolo di marmellata sul tavolo. Vidi con la coda dell'occhio King intento ad aprire il vaso per assaggiare un po' di marmellata. Lo lasciai fare, non avevo le forze per rimproverarlo.

"Riesci a dare un'occhiata al tostapane? Vado a prendere il telefono per controllare se ho ricevuto messaggi" gli dissi, lui annuì e io mi diressi verso le scale per raggiungere camera mia. Raccolsi il cellulare, ancora accanto al letto, e controllai velocemente le notifiche. Nulla.

Feci spallucce e tornai in cucina da King, vedendolo sulla dispensa a fissare il tostapane con aria titubante. Pochi istanti dopo, le fette di pane salirono e uscirono di colpo dalla scatoletta bianca. King si spaventò e fece un salto all'indietro. Ridacchiai, avvicinandomi a lui e prendendo i due toast.

"Guarda che dopo devi fare la stessa cosa con quello di Eda, ti conviene non spaventarti" gli feci notate, guadagnandomi un'occhiataccia. "Al posto di insinuare assurdità, ti conviene preparare la colazione" disse King, incrociando le braccia e guardandomi con aria da superiore. Scese dal bancone della cucina e raggiunse il tavolo.

"Non sono la tua serva." Risi, portando i toast sul tavolo e iniziando a spalmare la marmellata viola sopra il pane tostato.

"Devo ricordarti chi sono?" mi chiese, squadrandomi dalla testa ai piedi prima di addentare la sua colazione. Scossi la testa, sapevo benissimo con chi stessi parlando.

Pochi mesi prima era stata fatta la scoperta del secolo: King Clawthorne non era il "Re dei Demoni", ma bensì il figlio del titano delle Isole Bollenti, e suo legittimo erede. Era stato difficile accettare la cosa, perché non riuscivo a vedere King come una divinità, e lo stesso valeva per Eda. Per noi rimaneva sempre lo stesso.

Gli abitanti delle Isole, invece, avevano dato di matto. Per i primi giorni ricevevamo visite almeno ogni dieci minuti, tutto perché qualcuno voleva vedere dal vivo il nuovo titano, quando si credeva non ne esistessero più.

"Luz? Ci sei?" Mi resi conto di essermi persa tra i miei pensieri, fissando King. Non avevo neanche iniziato a mangiare il mio toast.

Annuii, mangiando un boccone. Era buono, ma mai quanto quelli che preparavo a casa con la marmellata di ciliegie. Qui alle Isole potevano scordarsi un gusto così buono e dolce.

Presi il telefono e decisi di mandare un messaggio a mia madre per avvisarla che sarei arrivata da lì a poco. Speravo lo leggesse subito, così almeno avrei avuto la certezza che non fosse ancora a letto.

Non feci neanche tempo a riappoggiare il dispositivo sul tavolo, che lo sentii vibrare. Mi aveva già risposto, stranamente. Vidi l'emoji di un pollice in su, e capii che potevo tranquillamente partire per l'ora prevista, visto che era già sveglia ad aspettarmi.

Finii il toast e filai al piano di sopra per prepararmi. Dopo qualche minuto in bagno per lavarmi i denti e la faccia, alquanto assonnata, andai in camera per decidere cosa mettermi. Non c'era molto da pensare, in realtà, non dovevo fare nulla di speciale. Però sentivo di non dover trascurare questo aspetto, come se non volessi deludere qualche strana aspettativa.

Aprii l'armadio, e presi la mia maglietta bianca targata Abominations, decidendo di abbinarla con un paio di normalissimi jeans blu. Cintura immancabile, ovviamente. Recuperai la camicia in flanella che tenevo sulla sedia e mi guardai velocemente allo specchio.

"Manca qualcosa" pensai, battendomi il mento con un dito. Guardai dal basso verso l'alto, finché la mia mente si illuminò: il cappello.

Scesi le scale per tornare da King che, nel frattempo, aveva finito la sua colazione. Chiaramente non aveva sistemato nulla di tutto ciò che era rimasto sul tavolo.

"Sarà meglio che sistemi queste cose, sai? Io non ho tempo di farlo, e Eda non avrà di certo voglia di trovare quel macello una volta sveglia" dissi al titano, con un tono di rimprovero nella voce. Lui annuì, ma non sapevo quanto mi stesse realmente ascoltando.

Mi diressi verso il bancone e raccolsi il berretto, mettendolo al suo posto. Poi guardai King, indicando la mia testa e aspettando un cenno di intesa. "Sì, l'hai messo bene" mi fece sapere lui con superficialità, prima di scendere dal tavolo e andare verso il divano.

Feci per dire qualcosa, volendo rimarcare la raccomandazione che gli avevo fatto qualche secondo prima, ma lasciai perdere. Se non voleva ascoltarmi, non l'avrebbe fatto neanche con venti raccomandazioni.

"Bene, dì ad Eda che la colazione è già preparata, basta solo che metta la marmellata sul toast. Che dovrai scaldare tu, ovviamente" dissi a voce alta, in modo che King potesse sentirmi.

"Sì Luz, ora puoi andare" mi rispose lui dal divano. Lo raggiunsi, lo salutai e aprii la porta per uscire a salutare anche Hooty.

Una volta fuori vidi Hooty sorridente e energico come ogni mattina. Gli sorrisi, sapendo già cosa mi sarebbe aspettato. "Ehi Luz! Hoot hoot! Dove stai andando di bello in questa giornata così gufosamente splendente?" mi chiese il gufo della porta.

"Sto andando nel regno umano, Hooty. Devo incontrare la mia mamá e recuperare Clara" risposi, notando la sua espressione entusiasta. Uscì dal foro della porta per attorcigliarsi attorno a me, rischiando di stritolarmi. "Che bello! Torna la mia nuova amica umana!" cinguettò il gufo.

"Ora però puoi... lasciarmi-" cercai di dire sotto sforzo, con il tubo ancora avvolto intorno a me. Subito dopo, si sciolse e tornò al suo posto nella porta. "Salulatami la tua mamma umana, hoot hoot!"

D'istinto, feci per imboccare il sentiero fuori dalla casa del gufo, rendendomi conto subito dopo che per tornare nel regno umano avrei dovuto usare la porta della cucina. Feci marcia indietro e aprii la porta di Hooty, entrando velocemente in casa.

"Già qui?" mi chiese King, spanzato sul divano, non aveva ancora fatto nulla di ciò che gli avevo chiesto qualche minuto prima. "No, ho dimenticato per un attimo come si torna nel regno umano" risi, colpendomi la fronte con una mano e scuotendo la testa.

Cercai di ricordare dove Eda avesse messo la chiave scheletrica per i portali, invano. King non l'avrebbe sicuramente saputo, Hooty nemmeno. L'ultima ad averla usata era Eda, per l'appunto, ma stava ancora dormendo e non avevo certo intenzione di svegliarla così presto. Sbuffai, rassegnandomi all'idea di dover cercare da sola la chiave. Tutto questo perché non mi ero minimamente ricordata come si aprisse uno stupido portale.

Salii le scale per andare in camera mia, sapendo già che non l'avrei trovata lì, ma nel dubbio era sempre meglio controllare.

Aprii i cassetti della scrivania, trovandoci solo le mie bacchette e qualche foglio di carta inutile e scarabocchiato. Come era prevedibile, in camera mia non c'era nulla. Il rischio più grande era che la chiave si trovasse proprio nella stanza di Eda.

Scesi in soggiorno, con King che mi fissò confuso. "Sai dov'è la chiave dei portali?" chiesi disperatamente, stavo perdendo troppo tempo. "È per quella che stai gironzolando come una matta in giro per casa?" Annuii, fissandolo dall'alto mentre ero in piedi davanti a lui.

Lo vidi alzarsi a fatica dal divano, avvicinandosi a uno di quei mobiletti della casa dove Eda era solita a mettere un sacco di cianfrusaglie umane. King si tuffò in uno dei cassetti, lanciando fuori la chiave scheletro poco dopo. "Wow" mormorai, impressionata dalla velocità con la quale il titano aveva risolto il mio problema.

Raccolsi l'oggetto da terra, mentre King si sfregava le mani camminando verso il divano. "Be', grazie. Ora ti conviene pulire quel disastro prima che si svegli Eda" cercai di dirgli, ma lui fece un gesto con la mano come per cacciarmi via.

Alzai le spalle e mi diressi verso la porta della dispensa in cucina, quella che usavo solitamemte quando ero sola. Infilai lentamente la chiave e la girai. Il pomello della porta si colorò di un oro acceso, mentre un grande occhio appariva al centro della porta.

La porta si aprì e la solita luce bianca e accecante riempì la stanza. Feci un passo avanti e attraversai lentamente il portale. Quest'ultimo si chiuse alle mie spalle con un colpo improvviso e qualche secondo dopo mi ritrovai con il sedere a terra, dolorante.

Mi sfregai gli occhi, riacquisendo man mano la vista. Ed ecco che, come per magia, ero nella casa del portale nel regno umano.

Mia mamma l'aveva acquistata qualche mese fa, in modo che nessuno rischiasse di entrare senza permesso nella casa, e di conseguenza di entrare nelle Isole Bollenti. L'avevamo decorata a dovere, sistemando quelle vecchie assi di legno che cadevano a pezzi.

Mi alzai a fatica, spolverando i pantaloni e la maglietta, stiracchiandomi poi. Camminai verso l'uscita e scesi i due gradini all'entrata della casa. Era tempo del primo passo della giornata: visitare mamá. Poi batteria per Eda e infine Clara.

Appena dopo il piccolo sentiero della casa di legno, svoltai a sinistra e continuai a camminare tra gli alberi fino a raggiungere la radura. Sapevo quella strada a memoria dopo tutte le volte che l'avevo percorsa, a differenza delle prime volte dove finivo sempre per perdermi e non orientarmi. Per fortuna casa mia non era lontana, solo qualche minuto a piedi dal portale.

Cominciai a sentire rumori di auto in lontananza, finché oltre gli alberi non scorsi la strada principale: ero arrivata.

Percorsi il marciapiede fino al primo quartiere, accelerando il passo non appena arrivai alla via di casa mia. In un attimo ero già davanti alla porta, pronta a bussare. Uno, due, tre e quattro colpi a ritmo, come solo io facevo, così che mia mamma potesse capire che si trattava di me.

Neanche dieci secondi dopo vidi la porta spalancarsi.

"Mija!" esclamò mia mamma a braccia aperte, tirandomi verso di lei. "Hola mamá! Sono felice di vederti" le dissi, abbraciandola a mia volta. L'abbraccio durò molto, tipico di mia madre. Non appena si staccò mi guardò entusiasta, stringendomi le guance con la mano, cosa che cercai di fermare immediatamente.

"Mamá... non ho più dodici anni" cercai di spiegarle, visto che quel gesto normalmente lo si fa ai bambini. Lei sembrò non darmi retta e mi fece entrare in casa. Mi sedetti sul divano, aspettando che lei facesse lo stesso.

"Hai già fatto colazione, tesoro?" Annuii, anche se avrei tanto voluto mentire per poter mangiare una vera colazione fatta da mia mamma, ma non volevo farle fare del lavoro inutile.

"Come mai sei qui da sola? Credevo che Amity ti accompagnasse" mi disse lei, sedendosi accanto a me sul divano. "Non volevo farla svegliare presto" risposi scrollando le spalle. Tralasciai il fatto che la sera precedente avessimo leggermente discusso per via di questa cosa.

"Non è che l'hai fatto perché poi devi andare a prendere Clara?" La sua domanda mi lasciò un attimo spiazzata, mi colse di sorpresa. La guardai, notando il suo sorriso rassicurante e annuii. "Sì, forse è per quello" dissi arresa, poggiando la testa all'indietro sul divano. "Non capisco perché non vadano d'accordo, mamá."

"È normale Luz. Amity è insicura e ha paura che Clara possa sostituirla" cercò di spiegarmi, ripetendo solo un concetto che avevo sentito già troppe volte. "Ma non ha motivo di aver paura! Sa che la amo e che Clara è solo un'amica" esclamai di colpo, facendo uscire tutta la mia frustrazione.

Era da un po' di tempo che questa situazione mi rendeva nervosa, perché non riuscivo a capire come Amity potesse essere così tanto convinta del suo pensiero. In fin dei conti, Clara si era sempre comportata perfettamente con lei e gli altri, la gelosia della mia fidanzata era insensata.

"Dovresti provare a parlarle un'altra volta, e continuare finché non la vedrai convinta. Tiene tanto a te, quindi ha molta paura di perderti" mi spiegò mia madre, poggiandomi una mano una spalla e accarezzandola. Io sorrisi a malapena, cercando di accettare il fatto che avrei dovuto avere ancora una volta quella conversazione con Amity.

"Proprio sicura di non volere nulla da mangiare?" mi domandò ancora una volta mia mamma, e mi ritrovai sul punto di cedere, finendo per chiederle cosa ci fosse in frigorifero.

"Oh! È rimasta una piccola fetta di cheesecake ai lamponi, la vuoi?" Mi alzai di scatto dal divano, dirigendomi verso la cucina e afferrando un piatto e una forchetta. Non potevo dire di no alla cheesecake di Camila Noceda.

Lei la prese dal frigo e la spostò dalla teglia al mio piattino, e io non esitai un secondo a cominciare a mangiarla. Era uno dei miei dolci preferiti, e mia madre lo sapeva benissimo. "Meno male che non volevi fare colazione" rise lei, sedendosi al tavolo con me.

"L'ho fatta alla casa del gufo, ma nulla batte la tua cheesecake" dissi tra un boccone e l'altro, con ancora la bocca mezza piena. Vidi mia madre allungarsi verso di me per togliermi il cappello e posarlo accanto a lei, con sorriso soddisfatto. Non era mai stata un amante del mio outfit.

Non passarono neanche due minuti che il mio piatto era già completamente pulito. Mia mamma lo prese e lo sciacquò velocemente prima di metterlo nella lavastoviglie. La meravigliosa lavastoviglie che nelle Isole Bollenti non esisteva, dannazione.

"Tra quanto hai appuntamento con la tua amica?" Ci pensai un attimo e giunsi alla conclusione che non avevamo ancora concordato un orario. Presi al volo il mio telefono ed entrai in chat con Clara, con ancora i messaggi della sera prima in primo piano.

"Ciao! Sono a casa, devo sbrigare qualche commissione per Eda, poi ti raggiungo e andiamo" scrissi velocemente, prima di rimettere via il dispositivo. "Penso che ci troveremo in un'oretta" dissi a mia madre, che mi stava fissando curiosa. Lei annuì in risposta.

Guardai l'orologio appeso al muro, erano da poco passate le otto, ciò significava che il negozio di elettronica della città aveva già aperto. Quello era l'unico posto dove si potesse trovare la strana batteria che serviva ad Eda, visto che al supermercato non la vendevano.

"Devi già andare?" domandò mia madre, notando che stavo fissando l'orologio. Scossi la testa.

"Posso stare qui un altro po', in realtà" le dissi con un sorriso, notando come lei avesse appena fatto lo stesso, alzandosi poi dalla sedia. "Vuoi guardare quel programma che ti piace tanto sul canale di cucina? Così potrai preparare altre ricette umane a Eda."

Mi alzai anch'io, precipitandomi sul divano, dove poi mi raggiunse anche mia madre. Amavo quel programma, era una specie di corso di cucina digitale che guardava sempre mia madre, e lo facevano esattamente alle otto di mattina, tipico per le mamme che si svegliano presto.

Presi il telecomando e accesi la televisione, sintonizzandola sul canale giusto, notando che il programma era già iniziato da poco. Mi misi comoda con entrambe le gambe sul divano.

Senza neanche che me ne rendessi conto, il tempo guardando la televisione passò veramente in fretta, tanto che erano già quasi le dieci di mattina. Avevamo addirittura guardato tre puntate senza che nessuna delle due staccasse gli occhi dallo schermo. Alla fine della terza, decisi che forse era il momento di andare, visto che ero già in ritardo sulla tabella di marcia.

"Ricordati di tornare settimana prossima per raccontarmi com'è la situazione con Clara e Amity" mi disse mia mamma, guardandomi dall'uscita di casa mentre io percorrevo il vialetto. "Sì mamá, ci vediamo tra qualche giorno! Te quiero" esclamai, salutandola con la mano e imboccando la via che conduceva al negozio di elettronica.

Camminai per qualche minuto cercando di concentrarmi su quale batteria dovessi prendere. Per fortuna avevo tutto scritto in un foglietto che Eda mi aveva dato qualche giorno prima, insieme ai soldi ovviamente. Mi aveva dato delle lumache da poter spendere nelle Isole, e intanto io le avrei comprato la batteria usando i dollari del regno umano.

Teoricamente non ci sarebbe dovuta essere tanta gente al negozio, visto che solitamente non ci andava quasi mai nessuno. Lo speravo, in realtà, perché non volevo arrivare troppo tardi da Clara.

In lontananza vidi l'edificio del negozio, con la sua insegna luminosa sopra la porta. Non c'erano molte macchina parcheggiate lì fuori, buon segno, forse non era pieno.

Attraversai la strada e raggiunsi il negozio. Aprii la porta e un piccolo campanellino suonò, facendo smuovere il commesso che era quasi sul punto di addormentarsi alla cassa. Non c'era davvero nessuno nel negozio, per fortuna, sembrava quasi che tutti sapessero che ero di fretta.

"Salve" salutai leggermente impacciata, "avrei bisogno di una batteria..." continuai, frugando nella tasca per prendere il biglietto di Eda. Il commesso mi guardò stranito, come a chiedermi quale batteria mi servisse, visto che ne vendevano di tutti i tipi.

"Una batteria Varta" dissi poi, aggiungendo il modello. Il ragazzo si alzò dalla sedia dietro la cassa e si avvicinò, facendomi segno di seguirlo verso alcuni scaffali. "Una batteria per auto quindi?" mi chiese, e io rimasi un attimo spiazzata. Ad Eda serviva davvero una batteria per auto?

"Io, ehm, so solo che mi serve una Varta Silver Dynamic?" gli risposi, più con una domanda che con un'affermazione. Il ragazzo annuì, prendendo una scatola dallo scaffale davanti a lui. Osservai il prodotto, notando la scritta del modello e la presi in mano. Doveva essere quella, sì.

Tornammo alla cassa, e aspettai che il commesso mi dicesse il prezzo. Piuttosto, mi guardò con sguardo titubante. "A cosa ti serve?" mi chiese d'un tratto, e io dovetti pensare immediatamente a una risposta convincente. "Ovviamente per una macchina." Abbastanza convincente? Forse no. "Ma avrà quindici anni, signorina" incalzò lui, turbandomi, ma decisi di non sbottare.

"In verità ne ho diciannove, quasi venti, ma la ringrazio per avermi dato quattro anni in meno." Sorrisi, schiarendomi poi la voce.

Lui alzò le spalle e decise di non chiedere oltre. "Sono 170 dollari" mi disse infine, e io tirai fuori il portafoglio dalla tasca della mia giacca. Presi una banconota da cento, una da cinquanta e una da venti e gliele porsi. Lui le posò nella cassa e mi passò lo scontrino di conseguenza. "Vuoi una borsa?" domandò poi, prima che io potessi prendere la scatola e uscire. Effettivamente una borsa poteva farmi comodo.

Così varcai la porta con la mia fantastica batteria in una borsa di carta marrone chiaro, ancora confusa sul perché Eda mi avesse chiesto una batteria per una macchina se nelle Isole nemmeno esistevano. Forse questo tipo di batterie poteva essere usato anche per altro.

Decisi di non interrogarmi oltre e di incamminarmi verso casa di Clara, che fortunatamente era a pochi minuti dal negozio.

Infatti, mi ci volle pochissimo per arrivare. Una volta fuori dal cancello della casa bianca della mia amica, presi il mio telefono per avvisarla che ero arrivata. Non volevo suonare il campanello perché sapevo che viveva in casa con la sua abuela e i rumori forti non erano particolarmente graditi.

"Sono qui fuori :)" inviai, in attesa di una risposta.

Osservai la casa di Clara dall'esterno, era all'incirca come la mia, solo con un giardino molto più bello e grande.

Rimasi con la schiena appoggiata alla staccionata, in attesa che la mia amica uscisse dalla porta. Non dovetti aspettare molto, visto che qualche minuto dopo notai una figura fare capolino.

Il padre di Clara aprì la porta per lasciar passare la figlia, che uscì con una grande valigia a trolley e uno zaino sulle spalle. La vidi salutare i suoi genitori, prima di voltarsi e incrociare il mio sguardo. Indossava una giacca arancione, con sotto una maglia gialla, la sua combo di colori preferita, d'altronde.

Mi staccai dalla staccionata, posando a terra la borsa con la batteria, salutando con la mano lei e i suoi genitori, che ricambiarono sorridendo. La ragazza camminò velocemente per raggiungermi, e una volta che mi fu davanti mollò la valigia per potermi abbracciare, io ricambiai.

"Luz!" esclamò la bionda, staccandosi dall'abbraccio per potermi guardare. "Sono così felice di vederti, finalmente" continuò la ragazza, riprendendo la valigia.

Era da qualche settimana che non vedevo Clara, perché lei era stata molto impegnata a preparare le ultime lezioni e gli ultimi test della sessione scolastica. Nel frattempo, io ero alle Isole per la maggior parte del tempo, quindi era comunque impossibile vederci.

"Anche io sono felice di vederti, e non sarò l'unica, fidati" le dissi sorridendo, pensando a quanto sarebbero stati felici i gemelli Blight poco dopo. Lei ridacchiò, prima di rivolgere lo sguardo a sua madre e suo padre che erano ancora allo stipite della porta, facendo loro cenno di rientrare in casa.

"Bene, andiamo? O preferisci continuare a stare sul vialetto di casa tua?" le chiesi retoricamemte, notandola ridere nuovamente. "Andiamo" rispose con uno sbuffo diverito, così io raccolsi la borsa di cartone e cominciai ad incamminarmi verso il bosco in fondo al quartiere.

"Vuoi che porto qualcosa io? Lo zaino o la valigia..." cominciai, immaginando che i suoi bagagli pesassero abbastanza, considerando che dovevano bastare per circa un mese. "Ma smettila, Luz, sappiamo entrambe che non riusciresti a sollevare nessuna delle due cose con le tue braccine da nerd" rise Clara, dandomi una piccola spintarella con la mano.

"Ehi! Non è affatto vero" obiettai, guardandola dall'alto in basso. "Ho delle braccia super muscolose, in realtà" dissi, tirando su la manica della mia camicia in flanella e facendo vedere i muscoli, che chiaramente non c'erano. Lei scosse la testa, prima di togliersi lo zaino dalle spalle.

"Se vuoi intanto puoi mettere la tua borsa nella mia valigia, qualunque cosa ci sia lì dentro" mi disse, e io annuì immediatamente. Lei si inginocchiò per aprire il trolley, e notai quanti vestiti ci fossero dentro, con l'aggiunta del suo pallone da basket. Le porsi la borsa e in un batter d'occhio Clara l'aveva già incastrata tra le sue cose. Richiuse la zip e si alzò in piedi riprendendo la valigia per il manico.

Intanto io presi il suo zaino, notando subito quanto fosse pesante, ma cercai di non mostrare debolezza. Me lo misi in spalla bilanciando il peso per fare meno fatica. "Ma cosa hai messo qui dentro? Un elefante?" domandai alla ragazza di fianco a me, facendola ridacchiare ancora una volta.

"Lo vedi? Devi fare palestra" cercò di dire nuovamente, ma io la zittii immediatamente, non volevo essere umiliata, seppur sapessi che stesse scherzando. "Comunque no, non c'è nessun elefante. Solo dei libri, fogli, degli snack da portare ai tuoi amici e qualche altra cosuccia" aggiunse la bionda, contando con la mano libera man mano che continuava l'elenco.

"Hai portato il libri di Azura?" chiesi entusiasta, soffermandomi solo sulla prima parte dell'elenco. La vidi annuire e farmi l'occhiolino, facendomi esultare a pugno chiuso subito dopo, sussurrando un 'sì' di gioia tra me e me.

Continuammo a camminare in silenzio per qualche minuto, superando la via che conduceva a casa mia, prima di imboccare il sentiero per il bosco.

Fu lei a rompere il silenzio poco dopo. "Quindi alle Isole mi stanno aspettando anche tutti gli altri?"

Non fui proprio sicura di come rispondere a quella domanda. In effetti, c'era chi era contento di rivedere Clara, ma c'era anche chi non ne era esattamente entusiasta, come Amity, per esempio.

Non volevo demoralizzare la mia amica, quindi decisi di non dirle tutta la verità. Non era il caso di abbattere il suo entusiasmo ancora prima di raggiungere la nostra destinazione.

"Certo! Nella band sono tutti molto felici del tuo arrivo alle Isole" le risposi, sorridendo a malapena, per non far trapelare nulla di diverso dalla mia affermazione.

"Anche Amity, quindi? Non vedo l'ora di farmi insegnare qualche trucco magico da lei, considerando quanto è brava!" La sua espressione racchiudeva una genuina adrenalina, e dal suo sorriso capii che ci sperava davvero.

Deglutii, cercando di trovare delle parole giuste per continuare il discorso, evitando di continuare con l'argomento 'Amity', non mi andava di mentire ancora. Mi limitai ad annuire.

"Com'è andato il concerto di ieri?" domandò Clara, per fortuna cambiando da sola argomento. Tirai un sospiro di sollievo, visto che di questo argomento potevo parlare liberamente.

Cominciai a raccontarle lo spettacolo della sera precedente, dei nuovi effetti speciali di Emira e Edric, della nuova introduzione ai concerti con l'assolo di Boscha al basso, del presentatore indecente, fino alla conclusione con Ordinary.

"Quindi hai cantato anche tu alla fine?" mi domandò con fare curioso, visto che non capitava spesso che fossi anche io a cantare. "Sì, ma solo qualche verso, solo perché è la mia canzone e Amity ci teneva tanto" le risposi grattandomi la nuca, lievemente imbarazzata.

"Siete proprio una bella coppia voi due" la sentii dire. Mi girai per guardarla e sorriderle, come avrei dovuto rispondere? Grazie? No, troppo stupido. Il sorriso bastava e avanzava.

Proseguimmo per qualche altro metro in mezzo agli alberi, finché in lontananza non scorsi la casetta del portale. "Eccoci!" esclamai, indicando davanti a me. Presi la chiave dalla tasca dei pantaloni, pronta per inserirla nella porta una volta entrate nella casa.

"Posso farlo io?" chiese Clara all'improvviso, fissandomi con uno sguardo speranzoso. Guardai prima lei e poi la chiave, decidendo di passarle l'oggetto per permetterle di aprire il portale. Solitamente lo facevo sempre io, non perché non mi fidassi di lei, ma più per una questione di abitudine.

La vidi tentennare, prima di inserire la chiave nella serratura e farle fare un mezzo giro. Un forte rumore si sprigionò e il portale si aprì esattamente davanti a noi. "Che figata!" esclamò la ragazza al mio fianco, evidentemente contenta di essere riuscita ad aprire il portale. Non che ci volesse molto, in verità.

Feci un passo avanti, sistemando meglio lo zaino di Clara sulle mie spalle. Le porsi la mano come facevo sempre, visto che aveva paura di attraversare il portale da sola, e poi entrai decisa nel fascio di luce.

Un grande tonfo e un lamento. Aprii gli occhi e vidi Clara ridere accanto a me, mentre si massaggiava la spalla dove era probabilmente caduta. Ed eccoci nella cucina della casa del gufo, sane e salve.

"La chiave?" chiesi istintivamente, visto che a terra vi era solo la valigia della mia amica. In tutta risposta, l'oggetto magico piombò sopra la mia testa, per poi rimbalzare a terra. "Ahi!"

"Almeno questa volta è successo a te" mi prese in giro Clara, alzandosi da terra e aiutandomi a fare lo stesso. Posai la chiave sul mobile lì accanto e mi guardai intorno, non vedendo nessuno. Osservai il tavolo della cucina, notando sorpresa che il disordine della colazione era stato tutto perfettamente sistemato. "Strano" mi dissi. Mi tolsi lo zaino dalle spalle e lo appoggiai a terra accanto alla grande valigia.

"Vieni, andiamo a salutare Hooty" dissi a Clara, convincendola a seguirmi all'esterno. Aprii la porta per poter parlare con il gufo tubolare. "Hoot hoot! Clara!" esclamò il demone, uscendo dal suo foro e stritolando la ragazza per abbracciarla a suo modo. Lei alzò le braccia per dimenarsi e divincolarsi dal gufo, ovviamente fallendo. Ridacchiai scuotendo la testa, godendomi la scena divertente che avevo di fronte.

Una volta finito di salutare Clara, Hooty si rivolse a me. "Eda mi ha detto di dirti che è al mercato con King per una faccenda molto importante" mi disse lui, prevedendo in qualche modo mia domanda. "Una faccenda molto importante?" chiesi in risposta, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto, confusa.

"Sì hoot hoot, ha detto che doveva comprare una cosa per un progetto." Cercai di pensare a quale progetto potesse riferirsi Hooty, e ebbi l'illuminazione subito dopo. Sarà stato sicuramente lo stesso progetto per il quale le serviva la batteria.

"Va bene, noi andiamo a sistemare le cose di Clara, ci vediamo dopo Hooty" salutai il gufo, Clara fece lo stesso, e rientrammo in casa.

Sospirai, chiudendo la porta. "Non voglio pensare al fatto che mi aspettano settimane piene di Hooty" rise la ragazza, in un misto tra il divertimento e la disperazione, ma potevo capirla benissimo. Mi avvicinai a lei per darle una pacca sulla spalla in segno di conforto, prima di afferrare il suo zaino da terra.

"Dobbiamo portare questa roba al piano di sopra?" chiese Clara tentennante, probabilmente con una qualche idea in testa. Annuii, facendole segno di continuare.

"Non puoi usare la tua maglia? Insomma, per farli levitare fin su" mi disse, indicando prima la valigia e lo zaino subito dopo.

Rimasi in silenzio, indecisa sul cosa dire. Non usavo quasi mai la magia, in particolare se si trattava di incantesimi complicati. A malapena riuscivo a creare le sfere di luce nell'ultimo periodo.

Era chiaro che ci fosse qualcosa che non andava nei miei incantesimi, forse non stavo troppo bene e questo andava ad intaccare la magia. In ogni caso, sollevare qualcosa di così pesante sarebbe stato incredibilmente difficile.

Una parte di me voleva dire la verità a Clara, ma d'altro canto non volevo nemmeno deludere le sue aspettative su di me. E se mi avesse presa in giro?

"Non posso permetterlo" pensai, stringendo i pugni, finendo per guardare Clara e annuire. La vidi alzare un sopracciglio e fare spallucce, probabilmente non capendo perché ci avessi messo tanto a rispondere.

"Lascia fare a me, Clariña" dissi cercando di fingere sicurezza, utilizzando il soprannome che le avevo recentemente dato. Alzai la mano tremante, tracciando un veloce cerchio incantatorio per sollevare da terra la valigia. Corrugai la fronte per concentrarmi e notai come l'oggetto si stesse sollevando appena da terra. Non bastava.

"Luz? Tutto bene?" sentii Clara chiedermi. La ignorai, concentrandomi su ciò che stavo facendo e cercando di mettere più forza nell'incantesimo. La valigia si alzò di qualche altro centimetro da terra, in modo da arrivare all'altezza perfetta per percorrere le scale. Mossi la mano verso il corridoio per guidare il trolley volante verso la rampa di scale.

Feci qualche passo in avanti per seguirlo, con Clara appena dietro di me, titubante.
"Dai Luz, puoi farcela" dissi tra me e me, continuando l'incantesimo, seppur lentamente.

Un gradino, due gradini, tre gradini. Nel giro di qualche altro secondo ero arrivata al piano di sopra. Svoltai l'angolo e feci cadere la valigia a terra appena dentro la mia stanza. L'incantesimo si spezzò e per poco non mi cedettero le gambe.

"Luz!" esclamò Clara, raggiungendomi a passo svelto. Mi cinse la vita con la braccia per tenermi in piedi. Potei immediatamente notare il suo sguardo preoccupato, pieno di apprensione, mentre cercava di reggermi in tutti i modi. Scostai le sue braccia da me per potermi sedere sul pavimento, appoggiando la schiena allo stipite della porta.

Mi tolsi la camicia di flanella e la appoggiai accanto a me. Vidi Clara inginocchiarsi davanti a me, e riuscii a incrociare il suo sguardo a fatica. "Sto bene" boccheggiai, facendole un finto sorriso. "Non stai affatto bene" disse prontamente la bionda, poggiando una mano sulla mia guancia. "Ti porto dell'acqua?" chiese subito dopo, con la voce che trapelava preoccupazione.

"No, sto bene" le risposi a fatica. La ragazza scosse la testa e si alzò immediatamente. "Ho capito, prendo un bicchiere d'acqua" la sentii dire metre usciva dalla stanza per scendere in cucina.

Io rimasi lì, seduta a terra stanca morta. Che situazione terribile. Il mio tentativo di tenere nascosto il problema era appena andato in frantumi. Non volevo che gli altri si preoccupassero per me, specialmente Eda e Amity, ma ora Clara avrebbe voluto sapere la verità, che probabilmente sarebbe andata a riferire proprio alla mia mentore.

Non avevo mai avuto il coraggio di tornare all'ospedale per farmi controllare dai curatori, nonostante fosse la mossa più intelligente da fare. La spiegazione più plausibile della mia paura era che non volevo rischiare di scoprire qualcosa di brutto in me. Qualche malattia, qualche "intolleranza" ai poteri magici.

Il vero mistero stava nel fatto che la situazione era degenerata all'improvviso. Per mesi ero riuscita ad usarli come se fossi una vera strega. Poi, d'un tratto, fare qualche incantesimo mi portava stanchezza e cali fisici preoccupanti. Inizialmente era solo per gli incantesimi più potenti, poi la cosa si è estesa anche a cose nornalmemte fattibili, come la levitazione.

"Eccomi!" Alzai lo sguardo e notai Clara sullo stupite con un bicchiere d'acqua in mano. Si abbassò alla mia altezza e me lo porse. "Grazie" accennai, cominciando a bere un piccolo sorso d'acqua per tranquillizzarmi.

Clara si sporse verso di me per togliermi il berretto che, stranamente, avevo ancora addosso. La vidi raccogliere la camicia da terra e portare il tutto verso il letto. Poi tornò indietro per sedersi accanto a me.

"Allora? Vuoi dirmi che succede?" mi chiese in tono rassicurante per invogliarmi a parlare. Sospirai, prima di bere un altro po' d'acqua e adagiare il bicchiere e terra.

"Diciamo che potrei avere dei problemini con la mia magia" ammisi titubante, cercando di non dare troppi dettagli per non farla preoccupare. Ma Clara su questo era come Amity, si preoccupava veramente con poco, e soprattutto non si beveva nessuna bugia.

"Problemini? Luz, sei quasi svenuta per portare su la valigia. E dubito sia per il peso, visto che tu stessa mi hai spiegato che con la magia non si sente il peso degli oggetti che si trasportano." Beccata, come prevedibile. Non avrei potuto mentire neanche volendo, la ragazza era troppo sveglia.

"Ok, non riesco più a usare la maglia se non con i miei glifi" le spiegai, notando un cenno di stupore nel suo sguardo. "Da quanto va avanti?" mi domandò, facendo la seconda domanda più compromettente.

"Un paio di... mesi, credo." Abbassai lo sguardo verso il pavimento, dispiaciuta e allo stesso tempo con il senso di colpa di non averne mai parlato prima.

"Eda lo sa?" altra domanda pungente. La mia amica aveva proprio un talento per fare breccia nei punti peggiori. Scossi la testa. "Non lo sa nessuno, oltre a te" affermai, riprendendo il bicchiere di vetro da terra e finendo l'acqua.

Clara fece per dire qualcosa ma fu interrotta da un rumore proveniente dal piano di sotto. Guardai la bionda, notando come anche lei mi stesse già fissando.

"Piccoletta? Sei già tornata?" Era Eda, già di ritorno dal mercato. Cercai di alzarmi, notando come riuscissi a reggermi in piedi abbastanza bene da poter camminare. Clara si alzò con me, seguendomi verso le scale.

"Non voglio che lo sappia, le lo dirò io con calma" sussurrai, per far sì che solo la bionda mi sentisse. Lei annuì all'istante, buon per me.

Ovviamente ne avrei veramente parlato con Eda, solo non in quel momento. Dovevo prepararmi psicologicamente per il discorso nel genere, considerando che mi avrebbe sicuramente portata all'ospedale.

Svoltai l'angolo e arrivai in cucina, dove davanti a me trovai Eda e King intenti a scrutare lo zaino di Clara. "Eccoti qui" disse la strega dai capelli argento, venendo incontro per scompigliarmi i capelli. "Ciao cara, bentornata." Eda si rivolse a Clara, facendole un debole sorriso. Sapevo bene che non era felicissima di avere qualcuno di nuovo in casa per così tanti giorni, ma si sarebbe abituata.

King era in piedi accanto a Eda, con le zampe incrociate al petto, scrutando Clara. Anche lui molto diffidente con i mezzi sconosciuti. Le fece un cenno e poi indicò lo zaino. "È tuo?" le chiese.

"Oh sì, scusatemi, ora porto in stanza." Clara prese lo zaino e lo mise in spalla, portandolo nella mia camera al piano di sopra.

"Cercate di essere ospitali, voi due" dissi verso Eda e King, squadrandoli con gli occhi socchiusi, prima di indicarmi gli occhi con due dita e puntarle verso di loro. Poi raggiunsi le scale per seguire Clara e aiutarla a sistemare le sue cose.

Arrivai e la vidi intenta a svuotare lo zaino e la valigia. "La tua borsa" mi disse, e io ricordai improvvisamente di avere la batteria di Eda. Presi la borsetta di carta e la appoggiai accanto alla porta per ricordarla una volta che sarei tornata al piano di sotto.

"Tu dormi sul mio letto se vuoi, io posso mettere le coperte a terra" dissi. Clara si voltò verso di me per guardarmi con un sorriso sornione. "Il tuo letto è abbastanza grande sai?" Battuta sbagliata, visto il contesto. Probabilmente la mia amica aveva notato come la stessi guardando a disagio, tanto che si mise immediatamente a ridere e a scuotere la testa. "Sto scherzando, idiota" mi disse, ancora ridendo. Sospirai di sollievo, non era proprio il caso di sentire argomenti nel genere.

"A parte tutto, non voglio che dormi per terra, non puoi procurarti un materasso?" chiese Clara, vedendo interrotta da un ticchettio alla finestra. In altre parole, Hooty che batteva con il becco sul vetro.

"Qualcuno ha detto materasso?" domandò il gufo una volta che la finestra fu aperta. Io e la mia amica lo fissammo con sguardo confuso, prima di vedere fluttuare verso l'apertura un vero materasso, che svolazzò fino alla mia camera.

Mi affacciai alla finestra, vedendo Eda in giardino con le braccia incrociate al petto e con aria soddisfatta. "L'ho preso al mercato, pensavo ti servisse" disse ad alta voce la strega per farsi sentire. Sorrisi, spostando il mio sguardo verso Clara, anche lei con la mia stessa espressione.

"Pare che non dormirò più per terra" le disse facendo spallucce, iniziando a sistemare il mio nuovo letto.

"Ehi Luz, non credi sia meglio darmi più spiegazioni rispetto ai tuoi problemi con la magia? Per il letto hai tempo." Clara si avvicinò a me afferrandomi il braccio e facendomi cenno di sedermi sul materasso.

Lo feci, e tirai un grande sospiro prima di cominciare a raccontarle per filo e per segno cosa mi stava succedendo.

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