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By EiryCrows

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Versione fanfiction del sequel di Miele Selvatico che non avrei mai pensato di fare ma che avete chiesto in t... More

Incinta
Scarpette Rosse
Pop Corn e Cetriolini
Miao
Due. Uno...
... Sette. Tre.
Tea Party
Shopping, pioggia e consigli.
Specchi e Banconote
Illusione
Scacchi
Marshall
Incidente
Aura
Intermezzo
Vetri rotti
Testa o croce?
Iris

Dieci

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By EiryCrows

14

Marshall dischiuse dolcemente la bocca e aspettò che il suo dolce Bubbs lo imboccasse, prima di stringere le labbra sulla forchetta e non permettergli di riprenderla.

- Dai, Marshall! - Lo rimproverò l'Omega, sbuffando leggermente divertito. - Non fare il bambino. -

L'Alpha lasciò andare l'oggetto incriminato e masticò in fretta, senza mai distogliere lo sguardo dal suo compagno. - Sei sexy oggi, amore. - Gli fece notare dopo aver finito di mangiare. - Preferirei mangiare te. -
Gumball gettò la testa all'indietro e la scosse lievemente. - È la quinta volta che me lo dici. - Sorrise, pulendogli la bocca con il tovagliolino di carta.

- E potrei ripeterlo all'infinito. - Ribattè Marshall esibendo uno dei suoi sorrisi da volpe.
L'Omega non rispose e mise via il piatto vuoto. - Oggi... c'è la visita... - Disse invece evitando il suo sguardo.

L'Alpha cambiò subito espressione e si lasciò sfuggire un verso frustrato. - Vengo anche io. - Dichiarò serio, prendendo la mano del compagno nella sua.
Gumball sospirò. - Non puoi e lo sai. - Rispose. - Non sei ancora stato dimesso. -

Marshall roteò gli occhi sanguigni e si appoggiò con un colpo secco sullo schienale del letto, ringhiando poi dal dolore.
- Vuoi stare più attento! - Esclamò  l'Omega preoccupato, assicurandosi immediatamente che il suo idiota stesse bene.

Quest'ultimo sospirò a lungo e si sistemò meglio sul materasso. - Non voglio che tu vada da solo. - Affermò poi riprendendo il discorso. - Non mi piace che tu stia lì ad affrontare la visita senza che qualcuno sia al tuo fianco. -
Gumball arrossì brevemente. - Non sono un bambino. - Replicò con voce dura. - Non ho bisogno di un Alpha che mi tenga la mano. È solo una stupida visita. -

Marshall portò la mano del fidanzato, ancora intrappolata nella sua, alle labbra e la baciò. - Perdonami - disse sincero - non volevo farti arrabbiare e non intendevo dire che non sai come cavartela. -
L'Omega lo guardò in risposta, con occhi limpidi senza più traccia di furia o rabbia.
- Sento anche io la tua frustrazione. - Gli accarezzò piano le labbra con le dita, sorridendo lieve quando lui le baciò di nuovo. - So che vorresti venire con me e so che non ti perderesti questa occasione per nulla al mondo. -
L'Alpha mise su un leggero broncio. - Sono i miei cuccioli, dopotutto. - Si lamentò.

Gumball si liberò dalla sua presa e si avvicinò a lui, dandogli la possibilità di poggiare la mano sul ventre sempre più rotondo. - E di chi altri dovrebbero essere? - Scherzò, poggiando la mano sulla sua. - Sei tu il mio solo ed unico Alpha. -
Marshall sbuffò proprio come un bambino poi la sua espressione infastidita fu sostituita da un enorme sorriso.
- Così deve essere. - Rispose soltanto, rimanendo poi per qualche secondo in silenzio. - Mia madre sarebbe fiera di accompagnarti. - Ricominciò subito dopo.

L'Omega si mordicchiò le labbra indeciso. - Ne sei... sicuro? - Esitò ancora.
- Più che sicuro. - Rispose immediatamente l'Alpha. - Non vuoi chiederglielo? Temi che possa giudicarti per aver saltato una visita o che possa succedere qualcos'altro che la faccia infuriare? - Aggiunse sentendo il disagio del compagno tramite il legame. - Ammetto che potrebbe essere spaventoso in quel caso. - Scherzò.

Gumball allungò le labbra in un breve piccolo sorriso. - Non sono... non sono pronto a dirle che sono... sono due... e che... e che...- Rispose quest'ultimo, mordendosi poi le labbra.  - Ho... ho paura... - Ammise alla fine.

Marshall si scostò dallo schienale e si avvicinò a lui, baciandogli la fronte. - Non voglio mentirti dicendo che andrà tutto bene perché nessuno di noi è in grado di sapere ciò che gli riserverà il futuro. - Gli sollevò di poco il viso. - Ma possiamo vivere il presente per quello che è e possiamo mettere i mezzi per aiutare un po' quel futuro. -
Gumball incollò gli occhi in quelli del compagno e vi trovò se stesso e un infinito amore.
- Chiederò ad Hana di farmi compagnia. - Cedette poi. - Ma non perché me lo hai detto tu. - Ribadì con un mezzo sorriso.

L'Alpha ricambiò con un sorriso piccolo ma dolcissimo, diverso da tutti gli altri. - Sei sempre più sfrontato Nae Nae. -
Gumball appoggiò delicatamente la fronte contro la sua spalla. - È colpa tua, del legame e della gravidanza. - Sorrise. - E poi... ami quando sono sfrontato. -

- Sbagliato. - Lo contraddì subito Marshall, accarezzandogli pigramente la schiena. - Io ti amo sempre. -

- - - - - - - - - - -

- Non essere così nervoso. - La Lady entrò nella stanza, accompagnando il piccolo Omega con una leggera spinta della mano. - È solo un controllo di routine. -
Gumball annuì, deglutendo l'enorme groppo che aveva in gola. Si sistemò meglio i vestiti e aspettò che la dottoressa Davis entrasse nello studio. - Non sono nervoso. - Replicò per giusta misura, torcendosi le mani sopra il grembo.

Hana inarcò le sopracciglia e poggiò una mano sulla sua spalla, senza fare ulteriori commenti.
Riconosceva che qualsiasi cosa gli avesse detto, lo avrebbe agitato solo di più; quindi, si limitò a applicare una leggera pressione per fargli coraggio.

- Hai dato un'occhiata ai documenti questa mattina? - Chiese invece,  cambiando totalmente argomento.

Gli occhi di Gumball assunsero subito una luce diversa e parvero quasi brillare.  - Li ho consultati ma non li ho esaminati a fondo. - Rispose immediatamente. - Credo che il problema principale sia da ricercare negli effetti collaterali, per cui, assumere una dose sbagliata porterebbe a risultati catastrofici. -

La Lady sorrise lieve e incrociò le braccia al petto, ascoltando con attenzione ogni singolo punto della lunga dissertazione. - Hai già parlato con Charlotte di questa tua conclusione? - Aggiunse non appena l'Omega ebbe terminato.

Gumball annuì vigorosamente. - È d'accordo con me. - Rispose fiero di se stesso, con una voce che tradiva una certa gratificazione sul suo operato.
- Sono lieta che andiate d'accordo. - Replicò l'Alpha soddisfatta, guardando distrattamente i quadri appesi sulla parete.

- Non abbiamo iniziato nel migliore dei modi - ammise l'Omega, guardandosi le mani - ma sul lavoro, andiamo molto d'accordo. -
- Mi fa immensamente piacere. - Rispose la Lady, accavallando le gambe. - Sono certa che questo sodalizio darà dei bei frutti. -

Gumball annuì visibilmente più rilassato.
Stava per riprendere il discorso sul progetto in corso quando un altro pensiero richiese la sua attenzione.
- Ho ricevuto il memo per la festa. - Le comunicò. - Posso chiedere perché è stata spostata? -

Hana inclinò la testa. - Quest'anno César ha deciso di fare le cose in grande, ha aperto il party a chiunque si sia procurato un invito. -
Gumball impallidì leggermente.
Si era preparato ad una piccola folla non ad una festa con centinaia di persone.
- Perché questo cambiamento? - Domandò allora con uno squittio.

La Lady rispose con una impercettibile scrollata di spalle. -È una buona scusa per socializzare con le persone giuste e usarle. -
- U...sarle?- Ripetè l'Omega insicuro.
Hana sbattè le palpebre. - Usarle. E convincerle che la causa di Marshall sia giusta, assicurandosi i loro voti. -
- Oh... - Si lasciò sfuggire lui, mordendosi le labbra.
- Niente di illegale. - Scherzò la Lady, rassicurandolo con un breve sorriso. - Ma capirei se tu non volessi più andare. - Continuò, spostando gli occhi insondabili su quelli chiari dell'Omega.

Quest'ultimo esitò per qualche istante poi, scosse la testa con decisione. - Dovrò abituarmi prima o poi. Non posso rimanere sempre in un angolo. Voglio esserci per Marshall. -

La Lady prese atto della sua decisione con un breve cenno del capo. - Non ha solo spostato il giorno, ha anche cambiato tema. - Aggiunse poco dopo. - Gli abiti dovranno ovviamente essere in linea. -
Gumball allargò gli occhi e la guardò sorpreso. - Nuovo... ? Non è più il solstizio estivo? -
Hana dinegò. - Siamo già oltre il tempo del solstizio, per cui secondo lui, non aveva più senso questo tema e ne ha scelto un altro piuttosto... inusuale. -

L'espressione dell'Omega si incupì.

- Non fare quella espressione, caro. - Riprese l'Alpha, dandogli un leggero buffetto sul mento. - Forse per la prima volta non sarà una noia mortale. - Sorrise.

Gumball non dubitava delle sue parole ma si chiedeva perché l'organizzatore avesse cambiato le sue abitudini giusto quell'anno, giusto per quella occasione.
- Non ne dubito. - Rispose tetro.

La porta si aprì, intromettendosi nel silenzio che si era creato e da essa apparì  la dottoressa Davis che entrò di fretta.
- Perdonatemi - si scusò subito - mi hanno trattenuta più del dovuto. - Spiegò brevemente, facendo cenno all'Alpha di stare seduta per poi sedersi anche lei. - È un onore per me incontrarla, Lady Abadeer. - Disse poi allungando la mano verso la donna.

- È reciproco. - Rispose la Lady, stringendole la mano.

- Dunque. - Disse poi la dottoressa, aprendo la cartella clinica del paziente sullo schermo del computer. - Siamo già alla fine della decima settimana. -
Gumball annuì di nuovo in ansia.
- Abbiamo saltato qualche visita ma ha importanza, gli esami del sangue sono ottimi e non ci sono anomalie particolari. Stai assumendo l'integratore di ferro che ti ho prescritto? -
Di nuovo l'Omega annuì.
- Benissimo, benissimo. - Riprese lei.  - L'acido folico? - Continuò, annotando qualcosa sulla cartella. 
- Prendo anche quello, ogni giorno. - Rispose prontamente il paziente.

La dottoressa annuì soddisfatta. - C'è qualcosa di cui vuoi parlarmi? In questo momento è normale avere delle perdite o dei piccoli crampi, il tuo utero si sta ancora adattando. -
Gumball tenne le labbra tra i denti e li serrò, ragionando sulla domanda. - N... no - Disse alla fine. - Non ci sono stati... tanti cambiamenti... la notte ho dei crampi alle gambe e le sento pesanti... -

Nicole annuì di nuovo. - È del tutto normale, è l'aumento di progesterone. Dovresti iniziare a camminare almeno mezz'oretta al giorno, aiuterà la circolazione. - Sorrise delicatamente. - Dalla prossima settimana molti sintomi quali nausea e sensazione di vomito costante si affievoliranno e ti sentirai meglio. -

L'Omega strinse le labbra e chiuse gli occhi per qualche secondo.
La strada da percorrere era ancora lunga eppure... eppure il tempo era volato in un battito d'ali ed era già alla fine del primo trimestre.
Non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che era successo; sembrava tutto... irreale in un certo senso.

- Misuriamo la pressione, poi andiamo a controllare che sia tutto come deve essere. - Riprese nuovamente la dottoressa Davis, aprendo il cassetto per prendere lo sfigmomanometro. Prese il braccialetto e lo infilò nel braccio del paziente, accendendo poi il piccolo apparecchio che si illuminò di azzurro.
Non appena emise il consueto bip-bip, Nicole slacciò il braccialetto e annotò i risultati. - È nella norma, anche se un po' a limite. - Lo informò. - Niente di cui preoccuparsi, ma dopo la visita, vorrei rimisurarla. -

Gumball sentì il cuore balzargli in gola ma si costrinse a fare un profondo respiro e a calmarsi.

La dottoressa se ne accorse e si alzò dalla poltroncina. - Sei agitato, per questo voglio riprenderla più tardi. - Mostrò i denti quando sorrise. - Non ci sono altri motivi, giuro. -
La Lady osservò prima la donna poi puntò lo sguardo sul ragazzo, in attesa.
Lui si alzò di scatto dalla sedia e annuì, continuando a tormentarsi le mani.

L'Alpha seguì l'esempio dei due e li imitò, sollevandosi con innaturale grazia.
Si accostò all'Omega tormentato e poggiò delicatamente una mano sul suo polso.
Non bisognava essere una esperta in materia per capire che, nonostante tutto, Gumball non fosse affatto tranquillo.

- Vuoi che rimanga? - Gli chiese, parlando per la prima volta dopo le presentazioni. - O preferisci che vada in sala d'attesa? -
- Rimani. - Rispose immediatamente l'Omega. - Per favore. - Aggiunse poi con un altro tono.

Hana strinse la presa prima di lasciarlo e lo accompagnò verso la saletta attigua.

- Accomodati. - Nicole lo invitò con un gesto della mano e si sedette sullo sgabello dopo aver acceso il macchinario. - Niente sondino questa volta. - Aggiunse poi facendogli l'occhiolino. - Sbottonati i pantaloni e sdraiati. -

Gumball fece come gli era stato detto e liberò il basso ventre, mostrando un po' di difficoltà nel farlo. - Ho bisogno di vestiti più comodi... - Borbottò, sistemandosi sul lettino.
- Opta per un modello più basso.- Gli consigliò Nicole, infilandosi velocemente i guanti. - Allora, mi parlavi poco fa delle gambe, ma a livello generale? - Afferrò la boccetta con il gel e lo verso sulla pelle dell'Omega che rabbrividì.

- Sono meno stanco anche se... il caldo mi rende fiacco e sonnolento... il... petto a volte mi da fastidio per quanto è teso... - Ammise lui arrossendo imbarazzato.

La dottoressa prese il sonar e con esso spalmò per bene il gel. - Sono cambiamenti del tutto normali. - Rispose, iniziando ad applicare la corretta pressione. - Dolori al basso ventre? - Si informò, spostando per un attimo lo sguardo su di lui.

Gumball si permise di rifletterci su per qualche istante. - Non mi sembra... -

La Davis annuì e riportò lo sguardo sullo schermo, concentrandolo sulle immagini in bianco e nero. - Se dovessi iniziare a sentirli, vorrei che tu me lo riferisca immediatamente. È importante.  -

L'Omega si morse le labbra e emise un flebile "sì" di conferma, cercando poi un po' di conforto nello sguardo della Lady.
Sentiva la mancanza del suo compagno ora più che mai.

Hana intuì il suo stato d'animo e si avvicinò al lettino, porgendogli la mano affinché la stringesse.
Come prima, non disse nulla ma il suo gesto fu abbastanza da parlare per lei.

Nicole cercò il feto, muovendo la sonda sulla pancia e qualcosa si mosse subito sullo schermo. - Ecco qui il primo diavoletto. - Disse soltanto inquadrando la piccola prugnetta.

La Lady assottigliò lo sguardo e lo mantenne sullo schermo senza dire nulla.

Come aveva già fatto in precedenza, la dottoressa, lo misurò con due click veloci del mouse. - Sta crescendo a meraviglia.  - Osservò. - Tra un po' i suoi movimenti inizieranno ad essere più coordinati, anche se ancora non riuscirai a sentirli. - Sorrise. - In questo momento, gli organi interni sono del tutto formati e si stanno sviluppando gli organi genitali. La membrana tra le dita è quasi sparita e la struttura esterna dell'orecchio è quasi del tutto formata. Tra un po' comincerà a sentirvi. -

Gumball rimase incredulo davanti a quell'immagine in bianco e nero.
Il suo fagiolino aveva smesso di sembrare un piccolo alieno e aveva assunto una forma molto più... umana.
Riusciva quasi a vedere le piccole braccia e le gambette e adesso intravedeva senza sforzo la testolina.
Guardò l'immagine come incantato e i suoi occhi si inumidirono di fronte ad essa.
Si era mosso!

Il piccolo sembrò voler tirare un calcio e il suo cuore iniziò a battere all'impazzata di fronte a quell'accenno di movimento.
Si muoveva come se avesse tantissime energie da usare.

Non aveva parole per descrivere l'emozione intensa che stava provando.
Non c'erano.
Era lì, si muoveva e cresceva a vista d'occhio.
Era sconvolgente.

-L'altro? - Si informò subito mentre un brivido di eccitazione gli percorreva la schiena.
Solo allora l'Alpha che gli era accanto, si riscosse dal suo immobile mutismo e rivolse gli occhi sanguigni verso di lui.
- L'altro? - Ripetè lentamente, con voce cauta, come se non avesse sentito bene, nonostante avesse un udito sopraffino.

Gumball si strinse leggermente nelle spalle e sorrise lieve. - Avremmo voluto dirtelo un po' più in là. - Si giustificò. - Sono... sono due. - Disse infine, guardando con immenso amore la seconda piccola ranocchia sullo schermo.

La Lady sgranò gli occhi per meno di un millisecondo nel vedere la seconda immagine ma tornò immediatamente impassibile. - Sono due. - Rimuginò poi per qualche istante prima che sul suo viso si aprisse un sorriso sottile. - Splendido - Asserì. - Mio figlio non poteva scegliere un Omega migliore di te. - Strinse la sua mano con dolcezza, continuando a tenere lo sguardo fisso sullo schermo.

- Gra... grazie...? - Balbettò l’Omega non sapendo bene come prendere quel commento.

La Devis sorrise e si intromise nella discussione. - In realtà, Marshall e Gumball hanno una compatibilità fisica oltre il normale. - Accennò con voce che tradiva un certo divertimento. - Se non state attenti vi ritroverete con una nidiata di piccoli senza neanche accorgervene. Siete entrambi particolarmente fertili. -

Gumball arrossì completamente diventando quasi bordeaux e dell'imbarazzo si nascose il volto dietro le mani, cercando di sparire dalla faccia della terra.

Hana inclinò la testa. - Se non fossero soulmates, se fossero legati ad altri individui, sarebbero così fertili? - Domandò sinceramente curiosa.
- Non posso saperlo per certo. - Rispose Nicole. - Ci sono pochi studi in merito, ma dalle mie letture, posso dire che una coppia destinata ha più probabilità di avere figli di una non destinata. -

Un'ombra sembrò oscurare lo sguardo dell'Alpha per qualche istante, tingendogli gli occhi di una malinconia che sparì rapida così come era arrivata.
- Spiegherebbe molte cose. - Disse enigmatica prima di cambiare discorso. - Il cucciolo come sta?- Domandò infatti, riportando la discussione sulla giusta strada.

- Anche lui cresce a vista d'occhio e anche lui è parecchio attivo. - Rispose la dottoressa. - E ne vorrei approfittare per spiegarti alcune cose a questo riguardo. - Continuò, pulendo la sonda per riporla nel suo alloggiamento. - La tua gravidanza viene definita bicoriale, un termine pomposo per indicare che i due feti si stanno sviluppando in due sacchi gestazionali distinti e separati. Questo comporta che avranno un corredo genetico molto simile ma sostanzialmente diverso. -

La Lady incrociò le braccia al petto. - Quindi? -
- Quindi - riprese subito Nicole - è necessario sapere il genere secondario di entrambi.  Gli Alpha tendono ad essere pericolosamente aggressivi anche da piccoli. -

Gumball aggrottò la fronte e cercò di rielaborare quelle informazioni. - Dovrei... parlarne con Marshall prima... -

La Devis annuì velocemente. - È solo per precauzione, niente di più. L'ideale sarebbe fare un test del DNA la prossima settimana. Avete un po' di tempo per decidere. - Ripulì la pelle dell'Omega poi tornò al macchinario e stampò le ecografie. - Per il futuro papà. - Sorrise, porgendogli le stampe. - Torniamo nella saletta così posso spiegarti tutto l'iter e  continuare la visita, un ultimo sforzo e vi lascerò andare. - Concluse poi soddisfatta di come stessero andando le cose.

L'Omega annuì rapidamente e si alzò dal lettino, riabbottonandosi i pantaloni con un po' di fatica.
Adesso sentiva un po' di pressione addosso e l'ansia si era fatta più pressante.
Gli dispiaceva che Marshall non avesse potuto assistere al piccolo miracolo che stava crescendo nel suo ventre e che non fosse lì per aiutarlo a prendere una decisione. 
Non voleva in alcun modo sapere il genere secondario dei suoi cuccioli ma non voleva neanche che succedesse qualcosa per colpa della sua testardaggine.

Spostò gli occhi sulla Alpha che lo aveva accompagnato e lei lo incoraggiò, abbracciandolo delicatamente.
- Non è necessario che tu legga i risultati. - Sussurrò, intuendo i suoi pensieri.
Di nuovo, l'Omega annuì.
- Su, concludiamo la visita. - Continuò poi scostandosi da lui.

Gumball stirò le labbra in un sorriso piccolo e la guardò allontanarsi.
Anche se il suo viso non tradiva nessuna emozione, la conosceva ormai, abbastanza bene da riconoscere in quel l'atteggiamento il suo vero stato emotivo.

Senza alcun dubbio Hana era felice.

- - - - - - -

La Lady aprì velocemente lo sportello del passeggero, invitandolo ad entrare con un lieve sorriso e non appena anche lei si fu accomodata, pose la domanda che le era venuta spontanea osservando l'espressione del giovane Omega.

- Vuoi tornare da Marshall? - Chiese ugualmente, ben interpretando la smania sul suo viso.

Gumball si sistemò la cintura con particolare attenzione e annuì con convinzione.

- Due cuccioli. Chi l'avrebbe mai detto. - Commentò Hana, scuotendo divertita la testa. Un piccolo sorriso affiorò sulle sue labbra e a differenza di ciò che accadeva quasi sempre, rimase lì molto a lungo.
- Non io, lo ammetto. - Disse palesemente di buon umore.
Infilò le chiavi e mise in moto l'auto, uscendo dal parcheggio privato con poche e semplici manovre.

L'Omega la guardò di nascosto, cercando di cogliere qualche movimento sul suo volto che fosse in grado di dirgli con certezza quello che aveva solo supposto; non ne trovò, ma era certo che se Hana non fosse stata Hana, avrebbe potuto perfino fischiettare.

- In futuro dovrete stare molto attenti.  - Si lasciò poi sfuggire la Lady in tono semi serio. - A meno che non vogliate avere dozzine di cuccioli. - Scherzò.

Gumball affossò nel sedile mentre guance e orecchie prendevano fuoco, desideroso che la terra lo inghiottisse in quel preciso istante. - Hana... - Si lamentò con voce bassa, tormentando la striscia nera della cintura con le mani.

Lei rise di gusto. - Non c'è nulla di imbarazzante. È la natura. - Osservò. - Anche il seme più fertile del mondo non può attecchire se il terreno è arido. -

Gumball scosse velocemente la testa.  - Non voglio rovinare il tuo entusiasmo ma non ne voglio parlare. - Decretò,  cercando di chiudere quell'argomento così imbarazzante.
- E sia.  - Rispose la Lady, ridacchiando appena. - Ma mi chiedo se un normale anticoncezionale possa funzionare con voi due. Sarebbe interessante fare qualche test... più avanti.- Spostò leggermente gli occhi su di lui poi li riportò sulla strada. - Avete già deciso se cambiare casa o ristrutturare l'appartamento? - Chiese invece, esaudendo il desiderio espresso in precedenza dall'Omega.

Gumball sospirò. - Non ne abbiamo ancora parlato... - iniziò - ma l'appartamento di Marshall è molto grande. Potremmo inizialmente usare una delle camere degli ospiti... -
Hana annuì. - È in centro. - Gli fece notare. - È ben servito dai mezzi ed è vicino ad alcune ottime scuole. -

L'Omega si voltò a guardarla,  impressionato da quella affermazione. - Non... non ci avevo pensato... - Ammise, abbassando le spalle.
- Oh, non dare troppo peso alle mie parole. - Rispose l'Alpha. - Alla fine ciò che più conta davvero è cosa desideri tu.  Gli altri si adegueranno di conseguenza. -

Gumball si mordicchiò le labbra, indeciso. - L'appartamento di Marshall è il primo posto in cui mi sono sentito veramente a casa... - rivelò a bassa voce - non vorrei trasferirmi... -
La Lady annuì soddisfatta. - Puoi sempre comprare una villetta in campagna per le vacanze, in un secondo momento. - Disse bonaria. - O al mare. - Aggiunse.

L'Omega aprì stupito la bocca e scosse la testa, tornando a guardare fuori dal finestrino.
Per gli Alpha come lei, comprare casa, doveva essere alla stessa stregua di comprare un paio di scarpe.

- Bisognerebbe avviare al più presto il progetto di ristrutturazione. - Esordì Hana dopo un po', rompendo il silenzio. - Dovreste approfittare della bella stagione. Potrei organizzare un incontro con il mio architetto di fiducia e organizzare un piano di lavoro da attuare al più presto. -

Gumball abbassò lo sguardo sopra il grembo e istintivamente portò le mani su di esso, accarezzandolo piano. - Con tutto quello che è successo, non abbiamo... avuto modo di parlarne. -
- Non è una fatica per me occuparmene. - Ribadì la Lady. - Anzi, tutt'altro. Stavo pensando che durante i lavori potreste approfittarne per trascorrere l'estate con me e Thomas a Donovan's Cove. Io e Marshall probabilmente continueremo ad andare e tornare e non mi dispiacerebbe affatto se tu e Tom vi teneste compagnia a vicenda. -

Gumball nascose una piccola smorfia non molto entusiasta, mascherandola con un colpo di tosse.
Non era ancora pronto a conoscere il padre di Marshall.
Non sapeva nulla di lui, se non che si chiamava Thomas e che era l'uomo che aveva dato un erede all'Imperatrice.
La sua figura era avvolta nel più totale mistero.

Aveva capito che Hana lo amava molto ma che era molto restia a parlarne. A parte quella volta, in ufficio, in cui aveva rivelato qualcosa del suo passato, non gli aveva mai raccontato altro.
Era molto difficile scucirle qualcosa se lei, in primis, non voleva condividerla.
Andare su Plutone sarebbe stata una missione molto più semplice da realizzare.

Marshall era più propenso a parlare di suo padre, anche se non ce n'era mai stata occasione. Sapeva che i due erano legati da un profondo legame affettivo ma nel concreto, non aveva elementi per poterlo inquadrare.

In generale, lo immaginava simile ad Hana; un uomo austero e severo, capace di incenerirti con un solo sguardo.

Anche se non lo conosceva ancora, provava verso di lui, una sorta di timore reverenziale.
Prima di tutto, perché era l'uomo che aveva fatto breccia nel cuore di Hana e che l'aveva fatta innamorare e poi... e poi era pur sempre il padre di Marshall, colui che lo aveva tenuto in grembo e che lo aveva fatto nascere.
Doveva esserci qualcosa in lui.
- Non so se... -

- L'aria salmastra tu farà bene. - Osservò la Lady per nulla turbata da quella totale mancanza di entusiasmo. - Ma il mio è solo un suggerimento. Non prendermi troppo alla lettera. Anche se, credo che anche Marshall possa trarne beneficio. -

Gumball si girò lievemente verso di lei e la guardò per qualche istante. - Hai già... - Iniziò titubante poi strinse le labbra. - Hai già trovato qualcosa? - Chiese alla fine.
Hana rimase in silenzio stringendo il volante. - È ancora presto. - Dichiarò alla fine.

L'Omega si permise di fare un lungo sospiro che si trasformò ben presto in un lamento quando scorse una piccola folla fuori dall'ospedale. - Non possono dargli un po' di tregua?!?- Sbottò infastidito, serrando i denti.  - Sono giorni che lo assediano! -

Hana gettò una fugace occhiata, scegliendo saggiamente di prendere un'altra strada.  - Devono aver corrotto qualcuno o qualcuno ha visto una possibilità di guadagno cospicua. - Rispose annoiata.  - Non è nulla di nuovo. -
L'Omega guardò sconsolato davanti a sé.  - So che siete dei personaggi pubblici ma così... -
- Vorrei dirti che diventerà più facile con il tempo ma temo che non sarà così e non vorrei illuderti. - L'Alpha assottigliò lo sguardo e fece un giro diverso dal solito, sistemando l'auto accanto ad un'entrata riservata al personale.

- Hana... - La chiamò lui, vedendo il divieto.
- Vorrei proprio vedere chi avrà il coraggio di fermarmi, dopo che hanno venduto mio figlio. - La Lady sorrise ferina e scese dalla macchina. Fece il giro e gli aprì lo sportello. - Prima di giudicare me, giudichino chi ha permesso la fuga di notizie. -
Gumball scese e sospirò a lungo. - Non è comunque giusto... - Aggiunse.

- Non ho ancora ucciso nessuno quest'anno. - Sorrise di nuovo lei mentre gli occhi assumevano una strana luce inquietante.
L'Omega la guardò sorpreso, incapace di formula una risposta coerente.

- Scherzavo. - Rispose Hana a quel punto, ridendo appena. - O forse no. - Concluse, avvicinandosi alla porta di sicurezza.

Gumball scosse la testa e si portò una mano tra i capelli.
Non era così sicuro del fatto che lei stesse scherzando.

Ritirò la mano e nel farlo, si accorse con orrore che era piena piena di fili rosa. Immediatamente si tastò preoccupato la testa, cercando di capire cosa diavolo stesse succedendo.

- Gumball? - Lo chiamò subito la Lady preoccupata, notando lo sconcerto del giovane. - Va tutto bene? -
L'Omega si morse le labbra e annuì soltanto.
- Non sembra. - Continuò Hana, guardandolo con sospetto.
- Va tutto bene. - La rassicurò lui con un leggero sorriso. - Andiamo da Marshall? - Domandò poi con aria innocente.

L'Alpha continuò a guardarlo con occhi accusatori per un paio di minuti. - Umh. Andiamo. - Disse infine, incamminandosi.
L'Omega la seguì un po' inquieto, cercando di starle dietro,

Aveva appena finito la visita con Nicole e sapeva che non c'erano problemi con i pargoli. Ma non pensava che quella cosa, fosse normale.

Entrò insieme a lei e non fu sorpreso quando nessuno impedì loro l'accesso.
Anzi, non appena li notavano, molti si affrettavano a liberare il passaggio o ad aprire eventuali porte.
Non si sarebbe mai abituato a tutto questo.

Tornati nella zona centrale, l'Omega si staccò con imbarazzo dalla giacca della Lady e la affiancò.
Come al solito, la Lady non disse niente e lo accompagnò, lungo i corridoi che ormai avevano ben memorizzato entrambi.
Gumball si rilassò soltanto quando intravide la porta della camera e un'insolita gioia lo pervase all'idea di rivedere il suo compagno e di raccontargli ogni cosa.
Attese pazientemente che gli dessero il lascia passare per entrare poi si fiondò nella stanza.

- Marshall! - Lo chiamò entusiasta, entrando.
Il suo sorriso però si smorzò in fretta e altrettanto rapidamente morì tra le sue labbra. - Marshall. - Sibilò nuovamente con tono più duro.

Chiamato in causa, l'Alpha affacciò la testa. - Amore! - Sorrise amorevolmente portando gli occhi sul compagno, ignaro della tempesta che stava per abbattersi su di lui. - Sei tornato presto.-

L'Omega strinse gli occhi in due fessure e analizzò attentamente l'infermiera che aveva ancora le mani sulla camiciola del suo compagno, fissandola con un certo astio. - Presto. - Ripetè, fulminando prima la donna poi il suo fidanzato.

L'infermiera dovette intuire che l'aria era cambiata e si affrettò a smettere di ridacchiare e a mettere giù le mani, allontanandosi, poi, immediatamente dal paziente.

Gumball continuò a fissare prima l'uno poi l'altro, come se volesse bruciarli vivi, poi decise di non sprecare la sua rabbia e la diresse solo verso il padre dei suoi figli.

- Bubbs. - Esordì lui, intuendo finalmente il malinteso. - Non è affatto come pensi.  -

L'Omega scoccò un'altra occhiata assassina alla ragazza che ebbe la decenza di mostrarsi in imbarazzo.
- Sembra che tu sappia bene a cosa sto pensando, a quanto pare. -

L'infermiera approfittò della distrazione per raggiungere la porta e mettersi in salvo.
- Una parola. - La fermò invece la Lady, accompagnandola fuori per poi chiudere la porta dietro di sé.

Marshall si assicurò che fossero rimasti soli e che non ci fossero più vittime innocenti, prima di parlare. - Lo so, perché sono legato a te. -
- Per mia sfortuna! - L'Omega sbattè stizzito il piede a terra e lo guardò furibondo. - Si può sapere perché quella ti stava spogliando?? -

Marshall scese dal letto e si avvicinò cauto, come se si trovasse di fronte ad una potenziale catastrofe. - Non posso farlo da solo, ho un braccio ancora fuori uso.  - Lo mosse con una smorfia, mettendo in evidenza la prova.

- Questo lo so! - Rispose Gumball senza mitigare la sua furia.
- Allora - lo interruppe subito l'Alpha - come avrei potuto cambiarmi da solo? -
- Avresti potuto aspettarmi! - Ringhiò l'altro. - Ma a quanto pare, volevi tornassi più tardi! -

Marshall sospirò e allungò la mano verso di lui, poggiandogliela sul ventre,  facendolo trasalire.
- Smetti di fare il geloso per un attimo e ascoltami, non tradirei mai la madre dei miei figli. Non desidero nessuno se non te. Te lo giuro. - Sorrise. - Sono gli ormoni che ti rendono adorabilmente geloso, lo so.  -

Gumball si ritrovò spiazzato dal suo atteggiamento e dalle sue parole, ma decise di non dargliela vinta troppo presto. Non voleva fargli vedere quanto il suo tocco avesse ampiamente mitigato la sua furia.
- Sto aspettando ancora una spiegazione, Marshall. - Lo informò, incrociando le braccia al petto.

- Ho convinto il primario a dimettermi in anticipo. - Rispose l'Alpha con uno dei suoi sorrisi da volpe. - Volevo raggiungerti e farti una sorpresa.  - Continuò poi vedendo l'espressione del suo compagno. - Ma sei tornato prima di quanto mi aspettassi. -

L'Omega lo guardò per qualche istante. - Volevi... venire alla visita...? -
Marshall spostò la mano sul viso del compagno e lo accarezzò dolcemente.  - Ti sembra così strano? - Domandò sporgendosi lievemente per baciarlo a fior di labbra. - Siete importanti per me. -

Gumball mise su un leggero broncio poi sospirò. - Ti hanno davvero dimesso? - Domandò decisamente più calmo.
- Ho appena ricevuto il benestare del medico e di tutta l'equipe. - Rispose l'Alpha. - Posso già uscire, sbrigate tutte le formalità. -

L'Omega sorrise brevemente e trovò uno spazio confortevole tra le sue braccia dove rifugiarsi. - Torni a casa. - Disse sollevato.
- Torno a casa. - Rispose Marshall, stringendolo a sé per poi baciargli la testa. - Come è andata la visita? -

Gumball alzò lo sguardo su di lui e sorrise dolcemente, come se non avesse desiderato ucciderlo solo qualche secondo prima. - Benissimo. - Si limitò a dire. - Nicole dice che è tutto a posto. Anche se per precauzione, dovrò fare altri test. Ti spiego a casa.-
L'Alpha annuì poi alzò un sopracciglio. - Nicole? - Ripetè lentamente.
- È il suo nome. - Replicò subito l'Omega con faccia tosta, prendendosi quella minuscola rivincita. - Non fare il geloso. - Sorrise poi allontanandosi.

Marshall però acchiappò velocemente il polso del compagno e lo attirò di nuovo a sé, facendogli fare un piccolo tonfo quando sbattè contro lui.
- Ti sei fatto male? - Domandò subito Gumball, preoccupato che l'impatto potesse aver avuto un effetto negativo sulle costole rotte del suo Alpha.
- Sì. - Rispose senza mezzi termini quest'ultimo. - Mi fa male qui. - Aggiunse, portando la mano del compagno sul petto all'altezza del cuore.

Gumball sospirò. - Non fare il cretino. - Replicò. - Parlavo sul serio. -
- Anche io. - Marshall lo guardò intensamente con occhi che quasi brillavano di una strana luce famelica.

- Sei felice... - Disse l'Omega con un sorriso spontaneo.
L'Alpha annuì leggero e gli baciò il palmo della mano. - Lo sono. - Rispose semplicemente, continuando a guardare l'amore della sua vita.

Gumball si lasciò travolgere da quella ondata dal sapore dolce e zuccherato. - Per cosa? - Sussurrò, temendo di interrompere il momento.
- Per tutto. - Rispose lui nello stesso identico modo.

L'Omega portò la mano libera sul suo petto, lasciandovi scendere anche lo sguardo.
L'Alpha ne approfitto e si chinò leggermente suo orecchio. - Spogliami. - Sussurrò.

Gumball rabbrividì per il calore della sua voce e si morse le labbra, sentendo le fiamme del desiderio bruciargli le viscere. - Siamo in ospedale. - Gli ricordò a voce bassa, quasi un respiro.

Marshall non demorse. -Come se ci facessimo problemi. - Osservò, ricordando brevemente il negozio di vestiti. - Ma per una volta, non intendevo quello. - Affermò, notando l'occhiataccia del compagno. - Se non mi aiuti, come faccio adesso che hai scacciato l'infermiera, a cambiarmi per tornare a casa? -

Gumball alzò lo sguardo su di lui e altrettanto velocemente lo distolse,  arrossendo ferocemente fino alla punta delle orecchie.
Marshall sorrise e prima che lui potesse scappare via e nascondersi, gli cinse il fianco con il braccio.

-Lasciami... - mugolò l'Omega frustrato. In risposta l'Alpha serrò la presa. - Mi eccita sapere quanto mi desideri. - Affondò il viso nell'incavo del collo del compagno, ispirando il suo profumo così unico. Gumball socchiuse gli occhi e il suo respiro si fece più corto.
Si aggrappò a lui tremando appena.

Marshall strofinò la punta del naso sulla sua pelle, continuando a respirare la sua essenza e si lasciò sfuggire un ringhio basso e profondo, incapace di dominarsi di fronte a ciò che più bramava in assoluto.

Gumball sussultò e rabbrividì intensamente, lasciandosi sfuggire un verso di pura sottomissione.
Senza rendersene neanche conto, cercò i lembi della maglietta e la sollevò, facendo attenzione a non fargli male.
Lo spogliò, esattamente come gli aveva chiesto e solo in quel momento, si accorse della fasciatura nuova.

Gli accarezzò lentamente il petto, permettendo ai suoi occhi di divorare quella meraviglia che ormai gli apparteneva.

- Potevi dirmelo... - disse con un piccolo broncio - che l'infermiera aveva solo fatto il suo dovere. -
Marshall lo guardò con occhi ancora scuri e selvaggi. - Volevo sapere che lato mi avresti mostrato oggi. -
L'Omega si specchiò nei suoi occhi poi abbassò di poco la testa e baciò dolcemente i lividi rimasti.
- Quello di qualcuno che ti lascerà a secco questa sera.  - Rispose piatto, allontanandosi.

L'Alpha lo guardò poi sul suo viso si aprì un piccolo sorriso.  - Poi dicono che gli Omega sono docili e mansueti. - Ribadì, continuando a guardarlo come se volesse divorarlo. - Ma ti avverto.  Questa è l'ultima volta che ti lascio scappare.  -

- - - - - - - -

Fionna inarcò le sopracciglia e lo guardò con lo sguardo sorpreso. - Incredibile.  - Commentò asciutta poi si abbassò leggermente sul tavolo, protesa verso il giovane Omega. - E poi? - Domandò con gli occhi che brillavano, in attesa di scoprire altri succosi pettegolezzi. - Cosa è successo? -
Gumball sospirò e sorseggiò per qualche secondo il suo tea freddo, prima di rispondere. - Hana ha dovuto trovare un accordo con il direttore dell'ospedale per far uscire in modo discreto me e Marshall. - Sospirò. - Mentre lei teneva a bada giornalisti e paparazzi con la promessa di una conferenza stampa, noi due sgattaiolavamo fuori da una delle entrate secondarie in ambulanza. -

L'Alpha iniziò a ridere sottovoce, poi non riuscì a trattenersi e si lasciò andare a delle risate molto più sonore. - Avrei..  avrei voluto esserci! - Esclamò dopo che queste ultime si furono placate.
L'Omega sorrise lieve. - È stato divertente.  - Ammise, posando la tazza sul tavolino rotondo di metallo. - Ma non lo rifarei. Avevo paura che qualcuno potesse vederci e gridare che eravamo lì.  - Sospirò di nuovo. - Mi sarei impanicato se quell'orda avesse cominciato a correre verso di noi.  -

Fionna annuì con un cenno deciso del capo e incrociò le braccia al petto,  appoggiando di nuovo la schiena allo schienale. - Dovresti scrivere un libro sulle tue disavventure.  - Scherzò poi con voce ilare, ripensando a ciò che era successo.
Gumball scosse velocemente la testa.  - Con tutto quello che abbiamo passato potrebbe uscire un libro di novecento pagine.  - Si passò una mano tra i capelli  facendo attenzione a non tirarli. - Non sono sicuro che lo comprerebbero in molti, comunque. -

Sul viso dell'Alpha apparve un ghigno sottile. - Se scrivessi anche le scene più spinte, sono sicura che venderesti bene. La gente ama certe storie. -
- Fionna! - L'Omega divenne rosso e la guardò scioccato e incredulo.

Fionna scoppiò di nuovo a ridere e smise solo quando si accorse che molte persone avevano iniziato a fissarla con disapprovazione.
- Io lo leggerei. - Dichiarò poi alla fine.

Gumball si lasciò andare ad un respiro profondo e rumoroso. - Lasciamo stare.  - Disse alla fine, poggiando inconsciamente una mano sulla pancia per accarezzarla piano.
- Piuttosto, Hana mi ha detto che verrai anche tu alla festa. - Sollevò gli occhi su di lei e sorrise sollevato non appena la vide annuire. - Meno male... -

L'Alpha sorrise di rimando.  - Non potevo lasciarti solo, no? La Lady mi ha mandato un'email spiegandomi che Marshall ha intenzione di sfruttare questo party per la sua campagna elettorale e se fossi libera. Penso non voglia che tu rimanga da solo e io non ho alcuna intenzione di lasciare che ciò accada. -
L'Omega lo guardò a lungo con una espressione che lasciava trasparire tutta la gratitudine che provava nei suoi confronti. Era fortunato ad aver trovato un'amica speciale come lei.

- Ad ogni modo, devo ancora comprare il vestito da indossare, anche se non so ancora il tema. - Borbottò l'Alpha, appoggiando i gomiti sul tavolo per poi incastrare il volto tra le mani.  - Tu invece? -
- Stessa cosa. - Ribadì Gumball dopo aver fatto un lungo sospiro. - Non ho idea di casa indossare. - Rispose ticchettando il dito contro la base della tazza. - Ma non credo sia una buona idea comprare un abito così in anticipo, nelle mie... condizioni attuali. -

Fionna abbassò lo sguardo sulla pancia dell'Omega e ne analizzò la figura. - Si inizia ad intravedere un po' .-

Gumball allargò gli occhi. - Davvero? -
Domandò abbassandoli poi sul ventre.
La ragazza annuì. - Mh mh. - Rispose. - Forse perché sei sempre stato magrolino, si nota. -

L'Omega si agitò sulla sedia, cercando una posizione più confortevole.
- Speravo non si vedesse già così tanto... -
Fionna sollevò le sopracciglia. - Non vedo il motivo per cui tu debba sentirti in imbarazzo. - Osservò. - E comunque, lo noterà solo chi ti conosce bene. È ancora piccolina. - Lo rassicurò.

Gumball non disse nulla e si dimenò ancora invano, finché non ne potè più e si alzò lentamente 

- Dove vai? - Si mise in allerta l'Alpha, alzandosi di scatto per ogni evenienza. - Ehì non volevo offenderti! -
L'Omega la tranquillizzò con un sorriso. - Non mi sono offeso. - Replicò. - Ma... devo scappare in bagno. - Concluse con una certa urgenza.

Fionna rimase perplessa per qualche istante poi il suo viso si illuminò.
- Oh... okay.- Rispose con sollievo, lieta che tra di loro fosse tutto a posto. - Ti aspetto. - Disse risiedendosi.

Gumball annuì e la salutò con la mano, prima di scappare letteralmente fuori dalla saletta, in cerca di un bagno libero.
Non appena lo trovò, si infilò dentro la cabina e tirò fuori un sospirò di sollievo, non appena la vescica iniziò a svuotarsi piano piano.
Tra le tante cose, questa era una delle più fastidiose; dover correre sempre in bagno in qualsiasi istante o ogni cinque minuti,
stava diventando insopportabile.

- Hai sentito quello che è successo al figlio del capo? -

Nell'udire quella voce, l'Omega trattenne quasi il fiato e si protese verso la porta, drizzando le orecchie.
Non era sua abitudine ascoltare le conversazioni altrui e farsi gli affari degli altri, ma quella domanda lo aveva colto alla sprovvista e voleva sapere chi e cosa avesse qualcosa da dire in merito.
Dopotutto, c'era di mezzo la sua famiglia e chiunque fosse entrato, non sembrava intenzionato a lasciar perdere l'argomento.

L'altra parte presa in causa, aveva forse risposto con un cenno o qualcos'altro, perché Gumball non riuscì a sentire nulla se non la prima voce che interveniva di nuovo.
- Come no! - Esclamò quella. - È su tutti i giornali! -

L'Omega si trattenne dall'uscire a razzo dalla cabina e correre da chiunque stesse parlando per dirgliene quattro.
Era soprattutto per colpa di gente come loro se i paparazzi e i giornalisti di gossip continuavano a perseguitarli e se circolavano bugie su bugie sulla sua famiglia.

Si accostò alla porta e la spinse leggermente, creando un piccolo spiraglio da cui poter guardare inosservato.
Davanti alla linea dei lavandini, c'erano due persone, due Beta che lui non aveva mai visto.

- Oh dei miei! È davvero successo? - Rispose questa volta la ragazza a sinistra dai capelli castano chiaro.
L'altra rincarò la dose. - A quanto pare! - Esclamò con un trillo. - E non è l'unica cosa che so! - Disse poi trionfante.

- Sputa il rospo, non farti pregare. - Ribattè seria la Beta castana.
- Eh eh, in questa vita sopravvive solo chi ottiene le informazioni migliori, tesoro mio! - Rispose subito la ragazza a destra, cercando qualcosa nella piccola borsetta.

Gumball strinse le labbra in un'unica linea, mal sopportando quei discorsi.
La sua buona educazione gli impediva di uscire da lì, piombare da quelle pettegole e riempirle di schiaffi.
Forse però avrebbe fatto un'eccezione.
Mal sopportava i pettegolezzi e non gli piaceva che si parlasse in modo così frivolo e superficiale dell'incidente del suo Alpha. Marshall aveva rischiato la vita e quelle due stavano ridicolizzando tutto.
Era al limite di sopportazione.

- Elsa! - La richiamò esasperata l'altra.

La ragazza bionda, il cui nome doveva essere quello, rimase qualche altro secondo in silenzio e si mise a frugare nella borsetta, forse per creare la giusta dose suspense.
La Beta a sinistra sbuffò indispettita e le diede un pizzicotto sul braccio, spingendo Elsa a ricominciare a parlare, dopo essersi lamentata per il dolore.

- Sai che la ex di Marshall è piombata qui all'improvviso no? - Dalla posizione in cui si trovava Gumball vide la castana annuire. - Eh. - Ridacchiò la prima. - Si vocifera che sia incinta! -

- Ma va! - Ribattè allora la seconda, incredula. - Ci credi sul serio? -
Elsa annuì con forza. - Ho una fonte affidabile. - Rispose, poi cambio discorso, come se avesse avuto l'urgenza di esprimere quel pensiero che le era passato in mente. - Ma ci pensi come deve essere andare a letto con lui? - Domandò poi sognante. - Scommetto che le sue dimensioni sono ragguardevoli. - Ridacchiò. - Scommetto che basta un solo tocco per... - Agitò la mano.

- Quanto vorrei scoprirlo! - Rispose la seconda con un sospiro accorato. - Quanto vorrei che mi prendesse e mi sbattesse contro la scrivania e... -

L'Omega ringhiò piano e fu lieto che quella cretina non avesse concluso la frase. Provava una indicibile voglia di afferrarle la testa e strapparle tutti i capelli ad uno ad uno, dopo avergliela sbattuta contro lo specchio, visto che desiderava tanto essere sbattuta.

- Sarebbe un sogno. - Replicò Elsa, afferrando finalmente il mascara. - Vorrei tanto sapere come ha fatto il suo Omega a conquistarlo. -
- È un Omega. - Ribattè l'altra. - Probabilmente lo ha sedotto. -

Gumball strinse i denti e imprecò contro quelle due.
Furioso, afferrò il chiusino del bagno e lo girò di scatto per aprirlo.
Quando era troppo, era troppo.

- Ci pensi se fosse stato un Beta?- Riprese Elsa. - Pensi che l'Imperatrice avrebbe approvato? -
La castana si strinse nelle spalle. - Avrebbe potuto, tanto, lo ha già fatto in passato! -

Gumball si fermò e rimase immobile ad ascoltarle ancora.
Avrebbe agito di conseguenza.

Elsa smise di mettersi il mascara e si girò di scatto. - Cosa vuoi dire?- Ribattè.
- Non lo sai? - Rispose l'altra trionfante, lieta di potersi prendere quella piccola rivincita. - Tutti gli e le ex di Marshall sono dei Beta.-
- Questo lo so. - Sbuffò la bionda, tornando ad applicare il trucco sulle ciglia, curvandole con lo scovolino.

- Ma forse non sai - continuò l'altra ragazza - che una delle sue ex è qui in città.  -
Elsa roteò gli occhi. - Capirai. -
La seconda Beta sbuffò a sua volta, poi  pronunciò un nome a voce così bassa, che Nathan non riuscì a sentirla.

Elsa si voltò così in fretta che il mascara le finì sullo zigomo.
- Come sai che è una sua ex?!? - Esclamò quasi urlando.

- Shh. - Disse la Beta castana, guardandosi intorno per poi sorridere.
- Il fidanzato della sorellastra della cugina di secondo grado, della zia della signora che abita nell'appartamento accanto a quello dei miei, aveva un corso obbligatorio, nello stesso campus di  Marshall e li vedeva spesso insieme. Dice che hanno avuto una tresca e io mi fido. -

- Ma questo cambia tutto! - Esclamò Elsa, togliendosi velocemente la striscia nera sullo zigomo, riuscendo solo a peggiorare la situazione. - Merda. - Si lasciò sfuggire poi.

L'altra frugò svelta nella piccola pochette ed estrasse dei fazzolettini imbevuti che passò subito all'amica.
- Perché pensi possa cambiare qualcosa? - Chiese poi interessata.
- Certo che cambia! - Rispose la bionda, contenendo finalmente il disastro sulla sua faccia.

- E in che modo, scusa??- Domandò la Beta castana, decisamente sulle spine.
Elsa si voltò trionfante verso di lei. - Se tentasse di riconquistare la sua vecchia fiamma, secondo te, chi vincerebbe? Un nessuno o lei? Una delle rockstar più famosa della nostra generazione? -

L'altra rimase in silenzio per qualche istante. - È pur sempre una Beta. - Si pronunciò alla fine.
- Bhè, l'amore trionfa su tutto no? - Rispose Elsa. - E poi diciamolo, Marshall è capriccioso e un po' superficiale, si stancherà presto del suo attuale fidanzato e cercherà altrove. Tra parentesi, hai notato quanto è ingrassato? -

Gumball si distaccò dalla fessura, bianco in viso. Si morse le labbra mentre quelle megere parlavano ancora e ancora, ridendo e scherzando tra di loro, stringendosi la pancia come a volerla proteggere.

Quello che aveva sentito era abbastanza da fargli girare la testa e da fargli venire la nausea. Marshall era capriccioso ma non era affatto un tipo superficiale e non pensava che lo avrebbe mai abbandonato, ma... ne era così sicuro?
Se anche questa fantomatica "ex" avesse voluto riaccendere una fiamma, il suo Alpha avrebbe continuato a scegliere lui... giusto?

Le parole di quelle due gli vorticavano intorno, attorcigliandosi nella sua testa.
Aveva già combattuto con una "ex" del suo compagno poteva... poteva farlo di nuovo.

Non lo avrebbe lasciato a nessuno, avrebbe lottato per lui con le unghie e con i denti, se fosse stato necessario.
Nessuno si sarebbe più frapposto tra loro.
Nessuno glielo avrebbe portato via.
Nessuno!

Con questi pensieri, fece scattare di nuovo la chiusura che, stranamente questa volta, risuonò molto più rumorosa di prima.
Benché non avesse previsto quel suono, uscì dalla cabina come se nulla fosse, dirigendosi verso i lavandini, camminando nel modo in cui gli aveva insegnato Hana.
Testa alta, spalle basse e petto in fuori.

Il bagno adesso era così silenzioso che si sarebbe potuta sentire una piuma scivolare sul pavimento.

Avanzò regale, seguito da due occhi imbarazzati e scioccati che lo fissavano attraverso lo specchio.
I suoi passi sembrarono riecheggiare tra le pareti mentre si avvicinava.

Nel totale silenzio, camminò verso di loro, proprio in mezzo, andando verso il lavandino che si trovava al centro delle due Beta che, come se obbedissero ad un muto comando, si aprirono in due ali per lasciargli il passaggio.

Il tempo sembrò essersi improvvisamente dilatato.

Gumball sentiva il battito del suo cuore rimbombare tumultuoso nelle orecchie, ma  nonostante l'agitazione, riuscì a mantenere un'espressione fiera e altera.

Aprì il rubinetto e si lavò le mani con il sapone, sentendo i loro sguardi trafiggerlo ad ogni respiro.
Si prese tutto il tempo che gli occorreva, poi si girò leggermente verso la Beta castana, rivolgendole a mala pena un'occhiata - Non cambierà niente. - La rassicurò con un sorriso gentile ma tirato.
Scosse con energia l'acqua dalle mani e si allontanò di poco per asciugarle con le tovaglie di carta lì a disposizione.

-Oh. - Iniziò con un lieve sorriso sulle labbra. - Marshall è davvero una bestia a letto. Non avete idea di quanto gli piaccia mordere. - Continuò con un tono quasi compassionevole ma che denotava una certa superiorità. - E quello che sa fare... - il suo sorriso si allungò mentre vedeva i loro volti diventare paonazzi - è... impagabile. - Gettò la cartaccia nel cestino. - E lui... insaziabile. -

Si avicinò alla porta e poggiò una mano sulla maniglia, dando l'impressione di voler uscire dalla stanza, ma all'ultimo secondo non la tirò a sé e si girò invece verso le due.

Portò gli occhi sulla Beta castana e la indagò a lungo, quasi a voler memorizzare ogni dettaglio; poi, spostò lo sguardo sull'altra, squadrandola dall'alto al basso, dal basso all'alto.
Inclinò lieve la testa e le sorrise. - Hai un po' di mascara sul viso. - Le comunicò.

Si girò di nuovo e aprì la porta, uscendo a passo deciso, lasciando che la porta sbattesse con forza nel rinchiudersi.

Uscì da lì e il tempo ricominciò a scorrere.

Angolo dell'autrice

Corvetti miei, mi sembra passato un secolo da quando ho scritto l'ultimo angolo.
Rieccomi, sono tornata a rompervi le scatole con i miei piccoli scleri e le mie fantasticherie *w*
A dire il vero, le idee e la prima stesura per questo capitolo erano pronte già da un po' di tempo ma ho esitato ad editarlo e a correggerlo ed esito ancora tuttora.
Non vi spiegherò i motivi, non voglio tediarvi ulteriormente, vi dico solo che avevo in programma di continuare questo capitolo ma già così è di 7971 parole, escluso l'angolo, quindi non mi sembrava il caso di continuare ahahah
Sappiate però che so già cosa scrivere e che finalmente ho di nuovo il tempo per farlo.
Quindi, non sparirò per mesi, state sereni.

Vostra
EiryCrows

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