Il nuovo professore~Minsung

By pHangoccioloMinhorca

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Han Jisung è lo studente modello di tutta l'università di giurisprudenza e ha un grande sogno fin da bambino:... More

Scontro
Lee Minho
Se mi vuoi, basta chiedere
Vendetta
Stagno
Yuna
Gelosia?
A lunedì
Ti copro
Voglio te
Numero sconosciuto
Respiro mozzato
Rosso fiammante
Bagno
Zombie
Sono tuo
Punizione
Ripensamenti
Ritorno di cupido
Attesa
Pausa
Preparati
Vibratore
S-Spiegazione?
Piercing
Dolce
Completo
News
Licenziamento?
Chiacchiere
Preside
Viaggio
Primo giorno
Controllo
Tuoni e fulmini
Gioielleria
Sfida
Arcobaleno
Luna piena e fuochi d'artificio
Sole e luna
Casa tua o casa mia?
E si ricomincia
Gioco
Ultima bevuta
Laurea
Congratulazioni
Tra amici
Genitori
Fiorellino
Ringraziamenti

Epilogo

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By pHangoccioloMinhorca

Jisung pov
Cinque anni dopo*

Io: "MinMin" mugugnai aprendo le palpebre e cercando di focalizzare il soffitto della camera.

Non ricevendo risposta, mi misi seduto e poggiai i piedi sul pavimento, infilandomi le mie ciabattine a coniglio e scendendo al primo piano.
Io: "Minho" ripetei notando tutte luci spente, senza nemmeno l'ombra del maggiore.

Dato che stavo letteralmente arrancando nel buio, mi avvicinai all'interruttore della luce, ma prima che potessi illuminare la stanza, qualcuno ci pensò al posto mio.
X: "AUGURIIII" strillarono svariate voci, comparendo da diversi angoli del soggiorno, seguiti da forti fischi e trombette.

Saltai in aria dallo spavento e quando realizzai ciò che stava succedendo, mi portai una mano alla bocca e studiai tutte le persone presenti, riconoscendole tutte.

C'erano ovviamente Chan, Changbin, Felix, Hyunjin, Seungmin e Jeongin, tutte le Itzy e infine anche Hobi con la sua ragazza, Nayeon.
Changbin: "auguri super quokka" disse circondandomi le spalle con un braccio;
Io: "ma cosa...?" farfugliai sempre più confuso;
Hyunjin: "è stata un'idea di Minho" spiegò avvicinandomisi con un sorriso stampato in faccia, così come tutti gli altri;
Io: "dov'è ora?" chiesi non vedendolo da nessuna parte;
Minho: "sono qui tesoro" interloquì comparendo dalla cucina con in mano un'enorme cheesecake al cioccolato.

Sorrisi e appena passò il dolce a J-Hope, io potei saltargli addosso.
Io: "grazie, non dovevi" sussurrai buttando le braccia attorno al suo collo, mentre lui mi cingeva ferreamente i fianchi;
Minho: "sì invece e poi questa è solo la prima sorpresa" definì contro il mio orecchio, mordendone poi il lobo;
Io: "ho paura" mugulai guardandolo con un sorrisetto;
Minho: "fai bene, baby" rispose strizzandomi le natiche.

Liberai un piccolo ansimo e collegai le nostre labbra, iniziando già da subito a muoverle velocemente e freneticamente.

L'altro ricambiò senza esitare e continuò a massaggiarmi il sedere sodo, coperto da dei semplici pantaloni di tuta, ovviamente appartenenti al castano.
Seungmin: "hey gay, abbiamo tagliato la torta" ci avvisò raggiungendoci, dato che si erano rifugiati tutti in sala da pranzo, consapevoli che saremmo finiti a limonarci.

Beh, ci conoscevano bene.

Mi staccai e seguì il minore nell'altra stanza.
Yeji: "ti abbiamo portato anche diversi dolci e bevande dal nostro bar" mi avvisò svuotando un sacchetto di plastica sul tavolo;
Io: "wow, grazie ragazze" le ringraziai sinceramente sorridendo ad ognuna di loro;
Ryujin: "è il tuo compleanno Ji, è il minimo" rispose accaparrandosi un iced americano;
Chan: "dai dai, accendo le candeline" decise prendendo l'accendino, emozionato.

Annuì, ridacchiando per il suo tono bambinesco e mi sedetti sulle gambe di Minho, il quale mi circondò la vita con le sue forti braccia e poggiò il mento sulla mia spalla.

Appena il maggiore accese tutte e 28 le candeline, chiusi gli occhi, espressi un desiderio e soffiai.

Quando tutte furono spente, si sollevarono una marea di applausi e urli.
Minho: "cos'hai espresso?" si incuriosì stringendomi ancora di più al suo stomaco;
Io: "sapessi" risposi voltandomi verso di lui.

Mi guardò offeso e io gli beccai teneramente le labbra, facendogli ricomparire il sorriso.
Jeongin: "lascia a Sung la fetta più grande" tuonò colpendo la mano pestifera del suo interlocutore;
Changbin: "ma ho fame" si lamentò mettendo il broncio.

Io risi e gli diedi la fetta che voleva.
Changbin: "OOOO GRAZIE" gridò entusiasta, prendendo già a divorare la porzione precedentemente destinata a me;
Felix: "ho fatto i brownies" annunciò porgendomi la scatola di plastica piena;
Io: "mmmh, ti amo" borbottai prendendone una manciata e posizionandoli sul tovagliolo accanto al piattino che mi aveva appena passato Nayeon;
Chaeryeong: "qui ci sono dei muffin, dei biscotti appena sfornati, delle tortine alle mele e pasticcini" elencò estraendo tutto dalla sua borsa;
J-Hope: "wow, vi siete date da fare" le complimentò assaggiando un biscotto con gocce di cioccolato;
Nayeon: "non ho mai mangiato così tanti dolci in tutta la mia vita" commentò prendendo un sorso di bubble tea;
Yuna: "che gusti è?" domandò indicando la bevanda della bionda;
Nayeon: "anguria e le palline alla pesca, prova" spiegò porgendoglielo;
Lia: "anche io" si aggiunse pulendo il suo piatto dalla cheesecake.

Alla fine ognuno provò tutto e ci ingozzammo come dei maiali, parlando e ridendo fino alle 6 di sera e io naturalmente non mi scordai di scartare i regali fatti da ogni coppia.
Chan: "beh, allora noi andiamo" disse alzandosi;
Ryujin: "auguri ancora Hannie" mi salutò un'ultima volta abbracciandomi.

Imitarono la stessa stretta anche tutti gli altri e se ne andarono, lasciando solo i due padroni di casa.
Io: "allora, dov'è il tuo regalo?" chiesi voltandomi verso l'altro, notando con piacere che mi stava già fissando;
Minho: "te l'ho già fatto" protestò saldando le sue mani sul mio bacino;
Io: "l'altra sorpresa che mi hai promesso prima" precisai mettendo le mani attorno al suo collo e accarezzandogli le guance coi pollici;
Minho: "non so di cosa stai parlando" mormorò facendo il finto tonto;
Io: "non ti do il culo per una settimana" lo minacciai puntandogli un dito contro;
Minho: "non oseresti" mi attaccò spalancando le palpebre.

Io gli feci un sorrisetto e tentai di staccarmi, ma lui non me lo concesse, intensificando la presa.
Minho: "cambiati e andiamo" cedette beccandomi le labbra.

Sollevai gli angoli della bocca e percorsi la rampa di scale, andando in camera e posizionandomi davanti all'armadio.

Dato che lui non si cambiava ed era vestito in modo casual, decisi di optare per un classico completo di jeans strappati e una maglia a mezze maniche con sopra la giacca di jeans per abbinare il tutto.

Mi sistemai i capelli, mi truccai leggermente e raggiunsi il maggiore.
Minho: "così mi sento un barbone" espresse guardando la sua tuta;
Io: "lo sai che ci tengo al mio stile e poi tu sei sempre bello" lo rassicurai infilandomi le scarpe;
Minho: "tu di più" ribattè abbracciandomi da dietro.

Sorrisi e poggiai le mani sulle sue, baciandogli di sfuggita una guancia.

Si staccò dopo qualche minuto passato a riempirmi il collo del suo burrocacao alla vaniglia e indossò anche lui le scarpe.

Dopodiché, mi prese la mano e mi guidò nella sua auto.

Non gli chiesi niente, consapevole che non avrei comunque ricevuto risposta e parlammo di un po' tutto ciò che ci passasse per la testa.

Ci vollero 45 minuti buoni e alla fine si imbucò in un parcheggio.

Scendemmo e anche se non riuscivo a collegare dov'eravamo, capì di esserci già stato.
Io: "dove siamo?" domandai riallacciando le nostre dita e seguendolo lungo il marciapiede.

Non parlò e aumentò il passo, sbucando davanti ad un enorme edificio.

Edificio che ormai conoscevo come le mie tasche.
Io: "perché siamo nella mia vecchia università?" borbottai accigliato;
Minho: "ora vedi" rispose obbligandomi a rimanere nel mistero "dobbiamo scavalcare" mi avvertì raggiungendo il cancello;
Io: "sai che non è legale, vero?" chiesi insicuro;
Minho: "lo so, ma per te questo e altro, baby" confermò accovacciandosi "ora sali sulle mie spalle e salta" ordinò facendomi un cenno del capo.

Non osai contraddirlo e in un balzo mi ritrovai dall'altro lato.

A lui non servì nemmeno una mia mano e dopo diverse manovre, mi atterrò accanto.
Io: "non pensavo fossi così agile" mi stupì guardandolo torvo;
Minho: "nemmeno io sinceramente" affannò con un leggero fiatone.

Ridacchiai e ci muovemmo con cautela nel giardino, raggiungendo la porta d'ingresso.
Io: "e ora?" sussurrai controllando nervosamente i dintorni.

In risposta, l'altro cominciò a sgargiare nella tasca della sua giacca e dopo qualche secondo ne estrasse una chiave.
Io: "non dirmi che non l'hai mai ridata al preside" intuì allibito;
Minho: "esattamente, lui non me l'ha chiesta e io non l'ho mai restituita" spiegò alzando le spalle;
Io: "tu sei pazzo" giudicai scuotendo la testa in segno di dissenso.

Inserì la chiave nella serratura e stando attento a far più piano possibile, sbloccò la porta.

Con un leggero cigolio, la aprì e io la chiusi alle nostre spalle.
Minho: "visto? È andato tutto liscio come l'olio" disse fiero di sé stesso;
Io: "quando lo dici accade sempre l'opposto due secondi dopo" lo schernì accendendo la torcia del telefono;
Minho: "shhh, non rovinare il momento" mi zittì seguendo il mio esempio e illuminando l'ambiente circostante "aiutami a cercare l'aula C14" proferì incamminandosi sulla destra;
Io: "ma non era la mia aula?" mi ricordai standogli dietro.

Troppo impegnato a seguire tutti i numeri di ogni aula, non si prese neanche la briga di ascoltare e in pochi passi arrivammo a destinazione.

Afferrò un altro mazzo di chiavi e dopo vari tentativi, azzeccò e aprì la porta.

Scendemmo gli scalini e raggiungemmo la scrivania.
Io: "si può sapere cosa ci facciamo qui?" replicai per la centesima volta, pretendendo una spiegazione;
Minho: "volevo rivendicare i vecchi tempi" costatò facendomi un ghigno malizioso.

Spalancai la bocca e in uno scatto il mio sedere entrò in contatto con la superficie fredda della scrivania.

Posizionò le mani accanto al mio fondoschiena e allontanò i telefoni, costringendo le torce ad illuminare un po' tutto l'ambiente vicino a noi, anche se fiocamente.
Minho: "allora? Ci stai?" chiese facendomi completamente sedere sulla cattedra e infilandosi in mezzo alle mie gambe.

Alzai un angolo della bocca e gli afferrai la nuca, spingendolo in un bacio bagnato e pieno di passione ardente.

Arricciò immediatamente le labbra e le socchiuse, lasciando passare la mia lingua vogliosa di ballare con la sua simile.

Passai le dita sulla sua morbida chioma castana, tirandone qualche ciocca quando le mie labbra venivano morse o pressate maggiormente.

Le sue mani intanto viaggiarono su tutto il mio corpo, arrivando a sfilarmi la giacca e togliermi la maglia dai pantaloni, acciuffandone poi l'orlo.

La sollevò leggermente e temporeggiò accarezzandomi gli addominali, non volendo ancora privarsi del contatto sempre più aggressivo delle nostre bocche.

Sorrisi e tolsi il giubbotto pure a lui, lasciandolo cadere sul pavimento.

Fatto questo passo, entrambi decidemmo di staccarci e ci eliminammo le maglie a vicenda.

Mi fece un piccolo sorriso furbo e attaccò il mio collo, prendendo a marchiarlo con i suoi denti e succhiarlo veemente, non pensando minimamente ai segni ben evidenti che sarebbero sicuramente rimasti per quasi un mese intero e che già c'erano.

Buttai la testa all'indietro, sostenendomi con le mani alle sue spalle nude e segnandole con le unghie e i polpastrelli, che stringevo come sfogo a causa del troppo piacere provato.

Chiusi gli occhi e sentì le labbra del maggiore scendere sul mio petto, soffermandosi sui capezzoli già eretti ad attendere il loro destino.

Stuzzicò entrambi con la giusta dose di saliva e morsi, tirando poi il piercing.
Io: "M-Min, ti p-prego" lo preghai in preda all'affanno;
Minho: "dopo tutti questi anni, hai ancora il coraggio di supplicarmi" commentò alternando ogni parola ad una leccata su ogni lembo della mia pelle nuda, scossa da continui brividi.

Mugugnai e lui mi tolse la cintura, passando poi ai jeans e lasciandoli scivolare sulle caviglie, bloccate dalle scarpe.

Rimasi solo in boxer e così anche il castano pochi istanti dopo grazie ai miei movimenti schietti.

Mi morsi il labbro inferiore e lo spinsi verso di me, ancorando assieme per la seconda volta le nostre linee carnose e gonfie.

Non riuscendo a starsene con le mani in mano, cominciò ad accarezzare il cavallo in mezzo alle mie cosce, arrivando poi a stringerlo tra le sue dita.

Ansimai nella sua cavità e sollevai il sedere, invitandolo a togliermi l'ultimo indumento ingombrante.

Lui capì il segnale e mi spogliò completamente.

Riprese la mia intimità, solo che questa volta non essendo coperta da niente, poté iniziare il suo lavoretto manuale.

Gemetti e mi staccai, guardandolo con occhi pieni di lussuria e desiderio da soddisfare al più presto.

Abbozzò un piccolo sorriso divertito e stando attento a non scollegare le nostre pupille, si abbassò.

Arrivò esattamente davanti alla mia erezione pulsante e iniziò a leccarne la punta, arrivando poco dopo ad inglobarla interamente.

Mi ritrovai a liberare versi tutto oltre che casti e sicuramente la vista in primo piano di Minho impegnato a donarmi così tanta soddisfazione, non aiutava affatto.

Percepì la punta sbattere sempre più velocemente nella sua gola e in poche altre pompate, non riuscì a contenermi e venni nella sua calda e accogliente cavità, soffocando in un urlo il nome del ragazzo sotto di me.

Quest'ultimo ingoiò senza esitare fino all'ultima goccia e si ritirò su.
Minho: "sei fortunato che è il tuo compleanno e non ti faccio soffrire troppo" esordì beccandomi velocemente le labbra;
Io: "grazie daddy" risposi leccandogli ciò di cui mi aveva appena privato;
Minho: "non puoi capire quanto mi fai impazzire" sbottò a denti stretti pressando le dita sui miei fianchi;
Io: "dimostramelo" sibilai contro il suo orecchio, mordendone poi il lobo.

Esattamente come mi aspettavo, perse la testa e feci giusto in tempo ad abbassargli i boxer, che chiuse le mani attorno ai miei fianchi e con una potente e precisa spinta, mi penetrò.

Gridai il suo nome e lo ripetei orgasmando ad ogni singola penetrazione, che man mano faceva tremare dalla goduria ogni singolo millimetro del mio corpo.

Scavando sempre più a fondo, arrivò ben presto alla fine e c'entrò in pieno la mia prostata, facendomi scappare uno strillo più acuto rispetto a quelli che avevo rilasciato fino ad ora.

Non volendo attirare troppa attenzione con i miei versi, azzannai la pelle del moro, il quale si lasciò fare e continuò a farsi strada tra le mie carni bollenti.

Gli lasciai dei bolli violacei sul collo e sul petto, raggiungendo più pezzi possibili.

Quando cessarono però, dovetti staccarmi e mi dedicai alle labbra, che mi accolsero e mi permisero di torturarle con un continuo scambio di succhiate, lingue e morsi.

Inchiodai le mani che fino adesso avevano vagato sulla sua schiena, più saldamente alle sue spalle e decisi di aiutarlo, scendendo e salendo al suo ritmo rude e scompigliato.

Rivolsi il volto al soffitto dell'aula, lasciando via libera all'abile bocca dell'altro, la quale riprese imperterrita a lasciare baci viscidi e segni sulla mia pelle già colorata.

Abbassai come prima le palpebre e mi sciolsi sotto tutte le attenzioni e premure del mio partner, che nonostante i numerosi anni trascorsi insieme non erano mai né diminuite né tantomeno cessate, in nessun ambito.

Un minuscolo sorriso si impadronì della mia bocca, ma ben presto esso fu interrotto dagli ansimi e gemiti che ormai la mia gola non riusciva più a bloccare.
Io: "ti ah-amo" riuscì a dire tra un sospiro e l'altro, riabbassando il capo per guardarlo negli occhi;
Minho: "anche io t-ti amo piccolo" mormorò baciandomi dolcemente.

A quel punto nessuno dei due riuscì a resistere e cedemmo, lui riversandosi nel mio interno e io sui nostri petti lucidi dal sudore.

Rilasciai un ultimo ansimo rilassato, mormorando il nome del maggiore e anche lui fece la stessa cosa, solo chiamando me.

Si tolse e mi riappoggiò sulla cattedra, mentre io mi accasciai su di lui, poggiando la fronte nell'incavo del suo collo.

Mi posò un bacio tra i capelli e si rimise sia i boxer che i pantaloni, estraendo poi dagli ultimi un fazzoletto.

Ci pulì il più possibile e abbandonò il pezzo inzuppato accanto a me.
Minho: "amore" mi richiamò accarezzandomi delicatamente la schiena;
Io: "mmmh" borbottai alzando la testa, incitandolo a continuare;
Minho: "ho un ultimo regalo per te" annunciò sorridendomi;
Io: "ancora? Mi hai già regalato due biglietti per Parigi, questo e poi cosa ancora?" replicai stupito;
Minho: "sai che mi piace viziarti" si giustificò mettendo un finto brocio.

Ridacchiai e la sua adorabile smorfia la riempì di piccoli e soffici baci.
Io: "lo so e infatti sei il fidanzato migliore che si possa desiderare" proferì lisciandogli i ciuffi ribelli e leggermente umidicci.

Con mia grande felicità, il suo viso si illuminò in un enorme sorriso sornione e aprì il pugno che fino adesso aveva tenuto gelosamente serrato.

Abbassai lo sguardo e notai due bracciali marroni sul suo palmo.
Io: "cosa sono?" domandai curioso, mentre lui me lo legava sul polso sinistro, per poi legare l'altro al suo, solo sul destro;
Minho: "hanno due pietre" definì mostrandomi la sua bianca, tendente al rosa.

Annuì e girai il bracciale, trovando anche io la pietra, con la differenza che la mia era blu scuro.
Minho: "rappresentano i mesi dei nostri compleanni, io ottobre e tu settembre" spiegò timidamente "ti piacciono?" chiese preoccupato;
Io: "sono stupendi MinMin, grazie" risposi sinceramente abbracciandolo "ora non me lo toglierò mai più" promisi appena mi staccai.

Rise e mi diede un ultimo bacio a stampo, per poi farmi scendere.

Mi rivestì velocemente e il castano buttò il fazzoletto sporco, indossando anche lui gli indumenti rimanenti.
Io: "ora-" tentai di domandare infilandomi la giacca.

Le mie parole tuttavia, vennero smorzate da una mano del maggiore, la quale si posizionò sulla mia bocca e mi fece segno di tacere.

Lo feci e nel silenzio notturno di Seoul, sentimmo una voce a pochi passi da noi.

Ci guardammo a vicenda con gli occhi sbarrati dal terrore e acciuffammo frettolosamente i nostri cellulari.
Minho: "di qui" sussurrò prendendomi la mano.

Arrivammo davanti alla finestra e la aprì.
Io: "da quando piove?" notai accorgendomi solo ora dell'acqua piovana battente sull'asfalto ormai mizzo.

L'altro tanto per cambiare non rispose e scavalcò, porgendomi poi la mano per seguirlo.

Anche se titubante, lo feci e con un saltello mi ritrovai sotto la fredda pioggia invernale.

Sbatté la finestra e nello stesso istante entrò in aula una guardia munita di torcia.
Minho: "corri" disse tirandomi il più lontano possibile dall'università.

Prima che potessi reagire, ci ritrovammo in mezzo alle strade di Seoul a correre come due deficienti zuppi da testa a piedi.
Io: "MINHO, MI FA MALE IL CULO" gridai cercando di fermarlo.

Lui fortunatamente lo fece e gli sbattei contro.
Io: "tu sei pazzo Lee Minho" conclusi col fiato corto;
Minho: "sì, di te Han Jisung" confermò prendendomi il viso tra le mani.

Alzai gli angoli della bocca e unì le nostre labbra, dando vita ad un bacio lento e carico d'Amore, con la consapevolezza di non riuscire mai a privarmene e di non averne mai abbastanza, per nessuna delle tue parti.

Fine

~
Della serie Crazy over you i bro :)
Ah comunque, dovete provare il bubble tea all'anguria con le palline alla pesca, giuro è la vita🥹
Ci vediamo tra poco nel falso capitolo dei ringraziamentiii <33

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