Sulle tracce di Dennis Logan

Oleh ZUBRYBLACK

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Dennis Logan è uno spietato serial killer che uccide solo per il gusto di farlo macchiandosi così della morte... Lebih Banyak

Confessioni
Dennis Logan
Tracy Grey
Caduta dal balconcino
20 Luglio 1995
Il suo ultimo messaggio
Yazmin Malìk
Caduti come angeli senza ali
4 Marzo 2000
10 Aprile 2000
Mia Callum e Hannah Young
Proprio belle da morire
Dimitry Bryce
Non era chi sembrava
18 Gennaio 2002
Confronto
Michael Brenton
L'ultimo racconto
7 Luglio 2005
Carline Jerard
Il delitto di Tullahoma
La maschera innocua del killer
Toby Jackson
La cultura della morte
7 Febbraio 2006
Kayla Lobosca
Uccisa dal desiderio
28 Febbraio 2007
I Cinque di McMinnville
Cosa successe quella notte
Il killer fantasma
Scomparsi ad Halloween
Lo sguardo del diavolo
I falsi killer
Abby Deavon
Come fosse posseduto
L'ennesimo buco nell'acqua
Aaron McKain
Il re di ghiaccio
Liam Goddins
Ucciso per il gusto di farlo
15 Settembre 2013
Nonna Jackie
Il ritratto di Dakota Yole
Disegnava il suo assassino
Waylon Mark
Salito sulla macchina sbagliata
2 Febbraio 2014
Vecchi ricordi
Il ritorno di Yazmin
Tarìck Yamahn
Ritorno alle origini
Il mostro ha vinto ancora
4 Marzo 2014
Il dossier di DL killer
La Jane Doe di Paris

Carlos Perez

91 22 50
Oleh ZUBRYBLACK

Dyersburg, Tennessee, 1998.

Tre anni dopo quel tragico evento le cose sembravano tornate alla normalità. Dopo il funerale di Tracy, alla quale parteciparono tantissime persone tra cui amici, parenti e colleghi, nessuno dei due Logan ebbe più altri contatti con la famiglia Gray.

James si era chiuso in un silenzio e una solitudine tombale e Natasha aveva richiesto la custodia esclusiva del figlio perché non era convinta che si fosse trattato di un incidente domestico. Era evidente che l'uomo non sarebbe stato in grado di occuparsi di Dennis nello stato in cui versava, visto che non riusciva a provvedere nemmeno per se stesso.

Perciò ritenne necessario che prima James si prendesse del tempo per riprendersi dal trauma subito. In fondo, perdere l'amore della tua vita in quel tragico modo a soli ventisei anni doveva essere terribile. Il giudice accolse la richiesta di Natasha, aiutata anche dalla tragedia appena avvenuta e così, da ormai due anni, Dennis viveva a casa sua a tempo pieno.

Ormai Natasha aveva deciso di lasciare gli studi, aveva trovato impiego in un negozio di scarpe e si era comprata una piccola casa tutta sua a Dyersburg, non troppo distante comunque da casa di sua madre.

In quel periodo Natasha conobbe un uomo, Carlos Perez, originario di Santo Domingo, di trent'anni che lavorava come meccanico, e che comprava molto spesso scarpe anti-infortunistiche nel negozio dove lavorava la ragazza.

Natasha, esattamente come James, non aveva tenuto nascosto a Carlos di essere già mamma di un figlio avuto con un altro uomo, secondo lei era assolutamente importante che chiunque avesse voluto entrare a far parte della sua vita doveva essere informato subito della sua maternità anche se sotto sotto aveva sempre il timore di non essere accettata dal suo futuro partner.

Carlos fece la conoscenza di Dennis una settimana dopo che i due iniziarono a frequentarsi, ed esattamente come con Tracy, Dennis non era affatto entusiasta della nuova conoscenza della mamma. In realtà anche Carlos condivideva lo stesso sentimento di disprezzo nei confronti del bambino, non lo sopportava proprio e nemmeno gli rivolgeva la parola se non in presenza di Natasha, dove giocava la parte del fidanzato spaesato che provava a fare amicizia col figlio.

Quando si trovavano da soli a casa o in una stanza diversa da Natasha, invece, entrambi si parlavano senza risparmiarsi insulti e dicendosene di tutti i colori.

Una volta, mentre tutti e tre stavano facendo una passeggiata, Natasha notò che nel negozio dove lavorava, una sua collega che non si faceva vedere da un po' per malattia era tornata al lavoro, e aveva deciso di entrare a salutarla.

Mentre parlava con la sua collega sulla propria vita privata tra marito, figli e suoceri, Carlos e Dennis erano rimasti in disparte da soli e il bambino, seduto su uno sgabello apposito per provare le scarpe, aveva cominciato a dare dei calci alle gambe dell'uomo.

«Smettila.»
Dennis intensificò la forza dei suoi calci.
«Ti ho detto di smetterla, piccolo stronzo.»
«No.» e ancora una volta aumentò il ritmo dei suoi calci.
«Guarda che non mi interessa se sei solo un bambino di cinque anni, se non la smetti subito ti giro la testa al contrario. Hai capito?»

Dennis si fermò momentaneamente fissando coi suoi occhi strizzati l'uomo, quasi in un gesto di sfida. Carlos distolse lo sguardo da lui scuotendo la testa, come se stesse pensando che razza di caso umano fosse quel bambino, e in quel momento Dennis ricominciò a dare i calci alle sue gambe.

«Insomma la vuoi smettere?»
«Solo se ti cali giù i pantaloni.»
«Come hai detto?» Carlos rimase incredulo di fronte a quella richiesta così provocatoria. Lo sguardo ad occhi strizzati di Dennis era accompagnato da un ghigno beffardo: «Anche le tue mutandone.»
«Che cazzo di problemi hai?»

Dennis gli fece la linguaccia. A differenza di com'era Tracy quando era in vita, Carlos non aveva mai provato ad andare d'accordo con il bambino. Anzi, più di una volta aveva chiesto a Natasha se James avesse potuto riprendersi suo figlio per qualche giorno, per permettere a loro due di costruire la loro storia d'amore insieme ma la ragazza aveva sempre detto che potevano farlo benissimo anche con Dennis insieme a loro sviando anche più volte il discorso.

Di conseguenza, la ragazza non aveva ancora fatto la conoscenza dei genitori di Carlos. Natasha indicò i due lontani da loro e la sua collega fece un generoso cenno di saluto.

Dennis adesso aveva deciso di essere ancora più violento verso le gambe di Carlos, al ché l'uomo, ormai irritato, lo prese per le braccia: «Basta! Ti ho detto di smetterla!»

Così Dennis, accrescendo la forza con la rabbia, morse il braccio di Carlos che urlò di dolore. Natasha a quel punto li raggiunse e prese in disparte Dennis, che ancora guardava l'uomo, più furioso che mai ed urlò: «Fottiti stronzo!»
«Dennis! Quante volte ti ho detto che queste parole non si dicono? Chiedi scusa per favore.»
«No! Lui non mi piace!» si liberò dalla presa della mamma e scappò fuori dal negozio.

Natasha gli corse dietro in preda all'ansia ma per sua fortuna suo figlio non era andato in mezzo alla strada, era rimasto al limite del marciapiede con le braccia conserte e il broncio. La ragazza gli andò vicino e inginocchiandosi alla sua altezza cercò di parlargli in modo dolce ma deciso per fargli capire che aveva sbagliato.

In quel momento anche la collega di Natasha li raggiunse preoccupata a sua volta: «Menomale che si è fermato, qui guidano tutti come dei pazzi, rischia seriamente di finire sotto una macchina.»
«Si infatti, scusami per la scena che hai dovuto vedere, Dennis ha dei gusti difficili.»
«È un bambino, si sa che i figli vogliono solo il meglio per la mamma no?» la ragazza guardò Dennis in attesa di una sua reazione ma il piccolo rimase comunque a fissare per terra, con il broncio se possibile ancora più pronunciato di prima. Le due si salutarono e tutti e tre tornarono a casa in un silenzio carico di tensione.

La sera invece sembrava che tutta quella rabbia reciproca fosse sparita: Natasha stava leggendo una storia a Dennis prima di dormire e i due stavano ridendo e scherzando insieme.

A quel punto la ragazza decise di approfittare del buon umore di suo figlio per rimproverarlo di quello che era successo: «Dennis, lo sai che non mi piace quando parli a Carlos così vero?»
«Si lo so.»
«Bene, vorrei che fossi più gentile con lui. Puoi farlo per me?»

Dennis non rispose, si concentrò a strisciare il dito sulle immagini del libro che stavano leggendo.
«Dennis?»
«Ok...»
«Ok.» sorridendo, Natasha gli diede un bacio, «È ora di dormire, buonanotte piccolo mio. Ti voglio bene.»
«Anche io mami.»

***

Dopo quel discorso serale gli episodi che riempivano il quotidiano non cessarono di esistere ma diminuirono notevolmente. Dennis passava la maggior parte del tempo, quando non pioveva, a giocare fuori nel giardinetto mentre Carlos faceva qualcosa in garage durante i weekend.

Se poteva infastidirlo o torturarlo con le sue frasi provocatorie, Dennis ne approfittava al mattino quando l'uomo lo accompagnava a scuola alla mattina presto.

«Puzzone.» iniziò dopo dieci minuti di silenzio piuttosto insolito, i viaggi in macchina senza la mamma erano sempre accompagnati da grida furiose capaci di far saltare i timpani, «Puzzone, Puzzone, Puzzone.»
«Falla finita.»
«Non puoi parlare, sei una puzza e le puzze non parlavano.»
«Roba da matti.» sussurrò tra sé e sé Carlos mentre stringeva più forte il volante, «Ascolta, se la smetti di insultarmi ti metto una musica che ti piace, va bene?»
«Non mi interessa la tua musica di merda Puzzone.» e oltre a ridere dei suoi stessi insulti cominciò anche a tirare calci al sedile di Carlos.

Finalmente, dopo altri dieci minuti di macchina scanditi da insulti, risate derisorie e calci inarrestabili, i due arrivarono a destinazione. Carlos scese dalla macchina e con la velocità di un treno sganciò le cinture di sicurezza del seggiolino di Dennis e fece scendere il bambino.

Dopodiché, una volta portato fino all'ingresso e lasciato alla maestra insieme ad altri bambini, risalì in macchina sospirando di sollievo. Prima di raggiungere la ferramenta dove lavorava decise di passare al negozio di scarpe per salutare Natasha.

«Hey ciao! Tutto bene con Dennis?»
«Ciao, si si, tutto apposto.»
«Ha fatto il bravo?»
«Sta migliorando.» le diede un bacio sulle labbra, «Ora devo andare.»

Uscì dal negozio e risalì in macchina, mentre inserì le chiavi e accese il motore Natasha lo raggiunse nel marciapiede, gli diede un altro bacio e gli chiese di nuovo: «Sei sicuro? Se vuoi lo vado a prendere io oggi.»
«No va bene così, vado io tranquilla.» tolse il freno a mano e inserì marcia e freccia, «Come ti ho appena detto, sta migliorando.»

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