Miami Heat | VK

By berenicelibri

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🇺🇸 Miami, Florida. In una realtà dedita al lusso ed al perbenismo, Jeongguk, annoiato milionario, è alla di... More

⚠️disclaimer⚠️ {spazio autrice}
presentazione {spazio autrice}
I.
II.
III.
IV.
VI.
VII.
VIII.
IX.
X.
XI.
XII.
XIII.
XIV.
XV.
XVI.
XVII.
XVIII
XIX.
XX.
Epilogo.
{nota autrice}

V.

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By berenicelibri

Perdere il senso del tempo, dello spazio; illudersi di non aver più alcun contatto con il reale per soventi insuccessi.

La realtà è, in vero, la più abile delle nemiche. Essa lancia i suoi attacchi là dove, nel nostro cuore, siamo meno preparati ad accettare una sconfitta.

Jeongguk ricapitolava i diversi fotogrammi da lui vissuti - tutti appuntamenti, poi in fondo, superficiali.

Si era persino dimenticato il perché fosse così necessario rincorrere un rimpiazzo dell'amore. Per quel bisogno fisico, adesso a lui necessario, senza cui non si sarebbe sentito completo.

Jeongguk cercava qualcosa, impazziva alla sola idea di non riuscire a dare nemmeno la minima forma al suo pensiero.

"Pff-" sbuffava scocciato. Il suo Rolex segnava le otto in punto. Il platino quasi metallico dei suoi capelli rifulgeva le luci fredde nella notte agitata di Miami.

L'ennesimo idiota a farsi aspettare - pensò. Si trovava in fronte all'entrata del Palat con l'aria del tutto spaesata. Stavolta toccò a lui attendere per ciò che desiderasse.

L'ultimo sugar daddy di una lunga serie d'inconvenienti. Attendeva quel tipo, Malcom. Ormai non si fidava più delle ciarle che i suoi cugini gli adducevano per spingerlo ad uscire con chi pensassero fosse più giusto per lui.

Sbuffò a quel pensiero. Che ne sapevano quei due di cosa lui avesse per davvero bisogno. In verità nemmeno Jeongguk era conscio di ciò che stesse cercando. Di norma gli avrebbe dato un nome fittizio ad indicarlo, nella sostanza gli rimaneva un che semplice d'irreale. Una figura da lui stesso costruita, per giunta non veritiera.

Quella vita nell'agio, nel lusso sfrenato incline agli eccessi. Jeongguk fu travolto, oltre le sue decisioni, da ciò che era più grande di lui. All'apparenza, niente poteva mancargli, ma quel vuoto che lo tormentava dentro lo spingeva ad una ricerca scellerata di un qualcosa disposto a colmarlo.

"Suppongo mi stessi aspettando."

Le otto e un quarto sul suo Rolex. Scandiva il tempo inesorabile, ogni attimo uguale all'altro.

"Mm...?" un gemito si levò dalle sue labbra piene e lucide.

"Vieni sempre vestito in pelle agli appuntamenti al buio?"

"Tu saresti...?" partì prevenuto. L'esperienza con Liam, quella con Colin. Gli insegnarono che il sospetto, il non fidarsi dell'altro era la migliore delle difese.

"Malcom Grant." era lui. Gli pose il palmo in segno di riconoscenza. "Piacere di conoscerti, Jeongguk." lo scrutava dalla linea delle sue sopracciglia.

"Piacere mio, Malcom." rimarcò il suo nome. Incredibilmente a suo agio. Quel ragazzo, circa sulla quarantina, lo tolse dall'impaccio di un altro appuntamento imbarazzante. "Io sono Jeon-"

"Oh, lo so. Vogliamo entrare?"

Gli pose il braccio. Jeongguk si scostò i suoi capelli platino, tanto più confidente. Gli sorrise, perché in quel frangente fu ciò che gli venne più naturale.

"Ho già pagato il conto. Voglio che tu sia del tutto tranquillo stasera." gli parlava flebile nell'avvicinarsi al loro tavolo. "Dimentica tutto ciò che è successo finora."

"Grazie. Apprezzo la tua galanteria." Jeongguk era educato. La prima volta mostrasse un tale atteggiamento con uno di quegli energumeni presentatogli dai cugini.

"Non devi ringraziarmi. Sai, Seokjin mi ha raccontato tutto." Jeongguk arrossì. Al solo pensare che quel pettegolo avesse spifferato tutto a Malcom percepiva imbarazzo; al contempo lo rese tranquillo, onde evitare ulteriori disgrazie.

"Quel pezzent- ehm..." si schiarì la voce. "Seokjin ti ha raccontato tutto?"

"È stata una lunga conversazione, ma sono costretto ad ammettere che ho tratto piacere a parlare di te." quella sua certa galanteria. "Sei un tipo interessante Jeon, voglio conoscerti."

"Anche io." a suo agio, con sé stesso.

Dentro al ristorante, Malcom scostò la seduta alle sue spalle perché Jeongguk vi sedesse. Accettava tutte quelle attenzioni, d'altronde era il primo da cui non si sentisse messo in ridicolo.

"Di cosa avete parlato con Seokjin?" curioso, Jeongguk desiderava sapere di più. Desiderava il fluire di parole candide dalla bocca dorata di Malcom, che gli raccontassero il tutto.

"Sei stato il protagonista dei nostri discorsi per due intere ore." in realtà Malcom giocava con lui. Gli adduceva lusinghe a cui Jeongguk talvolta non cedeva.

Abbassò lo sguardo, e rise alla luce soffusa della candela. "Lo avevo capito." alzò gli occhi a lui. "Ma cosa avete detto di me?"

"Di quanto tu sia un bravo e sensibile ragazzo." Jeongguk venne pietrificato. Una lusinga dal sapore tanto onesto. Perché dietro quel caratterino smorfioso, giaceva un animo incline all'introspezione.

Arrossì. Ottenne di essere il centro dell'attenzione per il suo spasimante, ma, una volta afferrato quel suo desiderio tanto agognato, vacillò nel riuscire a tenerlo a sé.

"Mi ha raccontato di Liam, e di... Colin. Spero di poter rimediare."

"Non sei come gli altri, Malcom." flirtava spudorato.

"Oh, adesso sei tu a farmi arrossire."

Jeongguk rise, di nuovo con gli occhi bassi. "Quanti anni hai?"

"Trentasette, tesoro." aprì il menù, e il suo sguardo sfiorò quello del ragazzo. "Può andar bene? O ti mette a disagio?"

"Oh, no. Affatto." imitò una falsa scelta fra i gourmet. "Ho molto da imparare."

"E tu? Quanti anni hai, Gguk?"

"Diciannove." le sue labbra, il suo volto, i suoi occhi traboccavano di malizia. Abbandonò il suo fare saccente dietro cui soleva nascondersi. Non ne sentiva il bisogno; piuttosto s'intrattenne nel flirtare.

"Oh, scusami. Non volevo chiamarti Gguk. Spero tu possa perdonarmi-"

"No!" lo fermò. "No." si ricompose nell'immediato. "Puoi chiamarmi come vuoi, non mi da fastidio."

"Sai, sei il primo ragazzo con cui esco dopo..." lo mise al suo pari, non lo trattava da pargolo indifeso come gli altri pezzenti che i cugini gli avevano presentato. Jeongguk lo guardò di sbieco col sopracciglio alzato. "...la rottura con mio marito." sbottò.

"S-sei stato sposato?" il biondo era incredulo. Le sue labbra presero una dolce forma ad o.

"Sì, per cinque anni." pur essendo un fatto tanto personale, Jeongguk volle sapere ancora. "Ma non voglio annoiarti coi miei problemi."

"Oh, no. Per favore, Malcom. Dimmi di più." Jeongguk scese a compromessi, poiché il suo parlare non lo annoiava.

"Ci siamo sposati a Las Vegas. Non credevo nel matrimonio prima di lui; ha contribuito a farmi cambiare idea."

"Mi dispiace, Malcom." l'uomo intrecciò le sue dita con quelle di Jeongguk.

"Non preoccuparti, niente che non possa risolvere da solo." strinse la presa su di lui. Jeongguk gli ebbe mostrato fin troppa confidenza. Quella stretta, quel tipo di possesso. Gli piaceva, ma desiderava aver la libertà di staccarsene, qualora ne avesse sentito il bisogno. "Piuttosto..." lisciò il suo dorso col pollice. "Tu cosa fai nella vita, Gguk? Non ho assolutamente bisogno di farti la domanda banale."

"E quale sarebbe la domanda banale?" ancora quell'accento di malizia.

"Se hai avuto altri uomini prima di me."

Jeongguk deglutì. La sola idea di far sesso con Malcolm lo spaventava, lo attraeva al contempo. Si dimenava fra le sue grinfie, lo teneva stretto in quell'implicito abbraccio di possesso.

"N-no." arrossì.

"Mi piaci, Jeongguk." e lui deglutì.

Ringraziò all'infinito il cameriere che interruppe quel loro contatto. "Signori, posso prendere le vostre ordinazioni?" gli inservienti del Palat vestivano di bianco. Coperti di lusso, così come quel posto che Malcom era solito frequentare.

"Due filetti di carne al pepe." gli restituì i menù. "Il prima possibile, per favore."

"A sua disposizione, signore."

Il cameriere non degnò Jeongguk nemmeno di uno sguardo. Scelse Malcom al suo posto. Quell'uomo affascinante rispecchiava la perfezione per il biondo. Gli bastava accontentasse ogni suo desiderio. Lo fissava con occhi blu profondi, ricolmi d'incanto.

A Jeongguk erano state raccontate troppe favole. L'eccesso d'attenzione, quel suo afferrargli il braccio all'offerta di una semplice mano, quell'esagerato farsi avanti si rimostrava costruito. Jeongguk non seppe fuggirgli, quasi fosse risucchiato da un vortice senz'uscita.

"Hai scelto tu." gli fece notare.

"Non hai nemmeno letto una riga." replicò. "Devi mangiare se vuoi iniziare una qualche attività con me." Al solo pensiero del sesso con quell'uomo, Jeongguk deglutì. Lascio passare un attimo di silenzio, e tutto ciò che a lui non parve normale si dissolse in un attimo. "Sei bellissimo, Gguk." quel circolo vizioso tornò ad appiattirsi. Ripartì da capo con altre moine, altre lusinghe, al fine poi di ritrasformarsi in quella mossa di possesso.

"Ti ringrazio." si scostò i capelli biondi dietro alle orecchie.

"Non hai risposto alla mia domanda." stavolta anche Malcom gli fece notare il suo errore.

"Perdonami." chiuse la mano sul tavolo. "Ti suonerà sgradevole, ma dovrò ereditare il patrimonio dei Jeon, tutte le azioni, le proprietà..."

"Tesoro mio, non mi suona affatto sgradevole - come tu dici. Mi piaci, voglio davvero provarci con te, anche se da fuori potresti apparire antipatico."

Jeongguk s'animò d'eccitazione mista a paura. "Anche io voglio farlo. Non ho mai avuto relazioni, prima d'ora-"

"Non preoccuparti." gli parve rassicurante.

Il cameriere giunse con le due ordinazioni scelte da Malcom. Quei filetti al pepe profumavano di un aroma che sedusse l'olfatto di Jeongguk.

Silenzioso, con la sua mise candida, lo stesso cameriere si allontanò.

"T'insegnerò tutto ciò che c'è da sapere." Malcom si chetò all'arrivo dell'ordinazione. Quella loro conversazione verteva su un tale tabù che egli stesso preferiva non rivelare.

"Voglio imparare." sentenziario, il tono di Jeongguk grondava di nuovo di malizia.

"Iniziamo dalle basi." l'uomo fissò lo sguardo in quello dell'altro. "Mangia."

Un ordine. Un rigorosissimo ordine che risuonò silente fra le orecchie di Jeongguk.

Obbedì per la paura.

"Ne riparleremo una volta finito il tuo pasto."

"Perché non adesso?"

Se concedere il proprio corpo significasse darlo senza condizione certe, Jeongguk si sarebbe opposto. Doveva sapere il perché di quel suo atteggiamento.

Malcom non rispose, si affrettò a mangiare, affinché Jeongguk lo imitasse, affinché ne prendesse spunto. Lo chetò col solo linguaggio del corpo, ma a lui, pur piccino e inconsapevole, non piaceva certo esser bacchettato.

Il timore lo mangiava. Era combattuto fra l'ubbidire e il dissentire da quelle attenzioni che, all'apparenza, tanto potevano piacergli. Ma difficile gli veniva opporsi a Malcom ed alla sua gentilezza.

L'uomo avanti a lui si pulì le labbra con la stoffa del proprio fazzoletto.

"Seguimi." stavolta gli porse la mano. Lo fece di nuovo con quell'aria galante, gentile, forse ingannevole che al primo momento ebbe illuso Jeongguk.

"Dove andiamo?" simulo anche lui galanteria.

"Piano bar. Hai voglia di un alcolico?"

"Un bicchiere di vino." gli chiese.

"Oh, speravo in qualcosa di più forte. Ormai sei grande, Jeongguk." ancora lusinghe. "Può andar bene un bicchiere di vino, lascio a te la scelta. Ma adesso, per favore, siediti."

E Jeongguk, ancora, fece come da lui richiesto. Malcom gli portò al dietro delle sue spalle il panchetto per raggiungere il piano. "Mmh... la carta ha vini ottimi." la guardava attentamente, stavolta non a farsi surclassare dall'altrui scelta.

"Prendi ciò che vuoi, Gguk." ancora quel nomignolo.

"Chateau Margaux."

Malcom mise un ghigno sulle labbra. "Intenditore."

"Mi piace il gusto francese." Jeongguk gli sorrise.

L'uomo sospirò. "Parlami di te, Gguk." prese a sedurlo. Jeongguk non avrebbe avuto via di fuga. "Dimmi ciò che ti piace."

"Non ho molti interessi." fece scivolare il dito sulla circonferenza stridula del bicchiere. "Mi piace leggere, ascoltare musica..."

"È degno di nota. Spero scoprirai anche il piacere del sesso." gli si avvicinò silenzioso all'orecchio. "Con me." a quel sussurro, Jeongguk non ebbe modo di muoversi. Si sentiva intrappolato, non più a suo agio. Combatté quel sentimento che sperava non gli fosse proprio. S'impedì di vacillare, che una sua stupida paura potesse annichilire, dopo tanti, quell'incontro. "Lo spero anche io." deglutì senza fiato.

"Toglimi una curiosità." si staccò da lui. "Hai mai sentito parlare di dominazione?"

No, nemmeno il minimo accenno. Ma a quella sola parola - che suonava a lui tanto inquietante - la tale gioia iniziale si tramutò in timore. "Erm- no." ammise.

"Se vuoi iniziare a fare sesso con me, è il minimo da sapere."

"Cosa intendi?" Jeongguk ghignò nervoso.

"Intendo che, quando faccio sesso, ho bisogno di un sottomesso. Qualcuno che acconsenta ad ogni mio desiderio."

Jeongguk deglutì ancora. Forse quel Malcom lo aveva ingannato.

"Ehm, sì... cioè- non sto capendo."

Malcom lo guardò interrogativo. Pareva che quel ragazzo lo attraesse; il suo perfetto succube. Un caratterino sveglio, dolce al contempo. Non troppo agitato.

Estrasse dalla sua cartella un porta-blocchi. Racchiudeva un gruppo di fogli, scritti fitti, battuti a macchina. Un contratto.

"Cos'è?" Jeongguk fu curioso.

"I rapporti di dominanza e sottomissione presuppongono un contratto, in cui dominatore e sottomesso si accordano sulle pratiche da svolgere."

"Intendi... pratiche sessuali?" si spaventò.

"Ogni genere di pratica sessuale, esatto." glielo pose con insistenza. "Intendo la tua completa sottomissione, Gguk."

Jeongguk deglutì. Era in panico, ma si sforzava nel suo dovere di celarlo. A lui Malcom non piaceva. Tutto frutto nella sua bravura nel sedurre.

Impact play, privazione sensoriale, asfissia... Jeongguk lesse nella sua testa. L'uomo davanti a lui attendeva una risposta quanto prima. Quel suo sguardo gli metteva pressione, una falsa cortese sollecitudine.

"Allora, che ne dici?"

"Io..." Jeongguk non ebbe parole in risposta.

"Pensaci. Prenditi il tuo tempo, ma difficilmente sono disposto a scendere a patti."

Il biondo girò il volto da lui al balcone. "Non credo di poter accettare, Malcom. Per quanto tu sia carino e... gentile con me, è la mia prima esperienza. Vorrei fosse più-"

"Normale?" lo troncò sul nascere. "Lo capisco, ma pensaci - per favore."

"D'accordo."

"A presto, Gguk. Cercami, se ne avrai bisogno."

Lo lasciò solo. Jeongguk si ritrovò, dopo quell'inusuale conversazione, in compagnia del suo bicchiere di vino.

Poggiava lo schienale allo sgabello alto del piano, ad osservare il porta-blocchi fitto di parole inconcepibili ai suoi occhi. Non si spiegava il senso tutto ciò, un estraniamento tale che lo portò a sentirsi fuori posto, non a suo agio.

Quel pezzente di suo cugino si era preso, ancora una volta, gioco di lui. Voleva esser grande, raggiungere azioni estreme, e tale Seokjin gli dette a masticare. Così che si tirasse indietro, così che avesse paura. C'era un motivo se si era rivelato negli anni l'avvocato più abile di tutta Miami.

Non si dette per vinto.

Frustrato, arrabbiato. Nervoso per ogni cosa gli andasse per il verso sbagliato. Non poteva comprarsi la buona sorte, l'unica cosa che cercasse, fra gli imprevisti del caso, di avere. E puntualmente gli rimaneva sfuggevole.

Avrebbe risposto stizzito a qualsiasi gli si fosse rivolto.

"C'è mancato davvero poco!"

Due labbra a forma di cuore, una voce tanto genuina fece irruzione fra i suoi pensieri. Musicale, sfiorò le orecchie di Jeongguk, che torse le sue spalle per cercarne il proprietario.

"Mi scusi...?" per lui, un altro seccatore.

"L'hai scampata per poco." ripeté.

Quell'uomo alla sua destra, seduto al bancone, di cui non si accorse finché non s'intrufolò fra i suoi sproloqui mentali di imprecazione contro il cugino.

Jeongguk era stizzito. Qualcuno a giudicarlo era l'ultimo dei suoi voleri, dopo quella serie di disgrazie.

"Chi è lei per intromettersi nella mia vita privata?" sbottò acido.

"Perdonami, pensavo volessi intrattenere della semplice conversazione." quell'uomo era sicuro di sé.

Jeongguk non si volse nemmeno del tutto a lui. Gli dava le spalle irritato, per la questione appena trascorsa, ma percepiva il suo sguardo ferino a bruciargli la schiena.

"Non ho alcun bisogno di far conversazione-"

"Vedo che, però, mi stai rispondendo." l'uomo gli avanzò un ghigno di scherzo.

Jeongguk sbuffò, ancor più irritato.

"Mi sta seriamente innervosendo."

"Ops, mi dispiace!" rise.

I suoi occhi di un nero di pece; le sue labbra carnose, di una forma particolare - furono le prime a catturare l'attenzione di Jeongguk. Quella sua posa leggiadra, educata e composta, abbellita dal suo fare raffinato. Portava una camicia cipria sbottonata fino al centro del petto.

"Ah! Lei è un tipo davvero fastidioso."

Dispettoso, lo scherniva. Il perché di un tale atteggiamento, Jeongguk non se lo spiegava; fin troppo preso dal difendersi da quelle frecciate quasi bambinesche.

"Non è mia intenzione darti fastidio." si grattò la nuca. Pur mantenendo il sorriso - sperando di rimanergli simpatico - parlò a tono serio.

"Ah no?" Jeongguk rispose con saccenteria.

"Affatto." prese un sorso dal suo Martini ancora colmo. "Non ho potuto fare a meno di origliare la tua conversazione con quel tipo-"

"Ammette di essersi fatto gli affari miei...?" Jeongguk spalancò gli occhi col sopracciglio alzato.

"Non volontariamente." alzò le mani in segno di resa.

"Il suo è comunque un comportamento ficcanaso." risentito, Jeongguk prese un altro sorso dal suo calice.

"Se proprio ti creo così tanto disagio, allora non credo tu sia realmente interessato anche a ciò che stavo per dirti sui rapporti di dominazione." l'uomo dai capelli corvini torse il busto. Fece per andarsene, lo provocò in modo che Jeongguk gli cadesse ai pedi.

Desideroso di sapere, lo fermò. "No!" prono, con un braccio verso di lui. "Voglio sapere."

"Sono ancora un fastidioso ficcanaso?-" lo guardò prima di compiere del tutto la sua mossa fittizia.

"Per favore." lo pregò.

Quella circostanza tanto casuale, ma così voluta da entrambi. Quell'inconscio delle loro azioni che si estingueva verso la coloro scelta di un incontro più vicino. Jeongguk desiderava sapere cosa si celasse dietro a tali ambigue pratiche, che a prescindere decise di disprezzare. L'uomo sconosciuto, tanto affascinante quanto misterioso; col solo sguardo lo attraeva. Era curioso di saper da lui.

"D'accordo." Alzò l'angolo della bocca mo' di smorfia amichevole. Pur così astioso, non gli rimase inviso, tutt'altro. Trovava quel ragazzo dai capelli biondo platino carino nei modi, per come ebbe potuto studiarlo nella conversazione con Malcom.

Ormai in piedi di fronte al balcone, si mise una mano in tasca a guardare Jeongguk. E l'altro, indispettito ma curioso, avvicinò lo sgabello del piano bar verso di lui.

"Mi chiamo Jeongguk." gli porse la mano in segno di stretta. Una silhouette tanto perfetta, un busto così slanciato davanti a lui, coperto dai soli veli estivi.

"Piacere di conoscerti, Jeongguk." la sua non era eccessiva confidenza, solo cortesia unita ad un carattere di primo impatto affabile.

"Il tuo nome, grazie."

"Non te lo dico."

Quel tipo gli dava ai nervi. Decisamente.

Ma a suo discapito, nonostante fosse tanto scocciato dalle varie seccature precedenti, gli piaceva esser schernito da lui. Poi in fondo, lo attraeva.

"Lei è una persona davvero presuntuosa."

"Non prenderla sul personale. Preferisco celare la mia identità." fu onesto.

"FBI o CIA? Stia attento, i miei cugini sono gli avvocati più importanti di Miami."

"Uh, che paura." si rimise seduto sullo sgabello poco prima lasciato scoperto.

Ancora quelle mosse raffinate. Bastava che si scostasse per un attimo che quel suo lieve candore abbracciava Jeongguk. La sua non era una seduzione intentata, costruita; piuttosto gli veniva naturale al biondo farselo piacere. Ma stizzito, controbatteva quel nascere inconscio. "E stai tranquillo. Non sono niente di tutto ciò. Preferisco semplicemente non dirti il nome." prese un sorso dal Martini.

Lo guardava con la coda dell'occhio, col sopracciglio alzato e fare dispettoso. Notò che al ragazzo non piacevano le conversazioni semplici e lineari.

Dopo un'attenta osservazione - mascherata dal suo casuale bere - pose il Martini sul bancone. "Sculacciate, frustate, asfissia erotica... quel tipo ci va giù pesante." portò a sé il porta-blocchi davanti alle braccia di Jeongguk.

"Voglio sapere." il biondo lo guardava; si accomodò sullo sgabello, volto a lui, con le ginocchia posate ed i palmi su di esse.

"Quel tipo non è un dominatore, come vuole farti credere." Jeongguk alzò un sopracciglio. "Quel tipo non sa assolutamente niente di come funzionino i rapporti di questo tipo."

"Ah, no? E come fa a saperlo?" gli avanzò con tono interrogativo.

"Può essere che abbia una certa esperienza." ammise.

"Erm- lei ha fatto queste cose schifose?"

"Te le ha presentate come schifose. In realtà, se hai la possibilità di farlo con qualcuno che rispetti le tue necessità, può diventare divertente."

"Mmh..." abbassò gli occhi in gesto di titubanza.

"Non è certo un dominatore. Piuttosto un sadico, direi." Jeongguk allargò gli occhi. L'uomo al suo fianco ebbe ragione; l'aveva scampata, per sua fortuna. L'altro sembrò notare il cambio d'espressione del biondo. "Se non ricordo male, ha detto di non essere disposto a scendere a patti." adesso fu completamente volto a lui. Faccia a faccia, si parlavano non da perfetti sconosciuti. "Mi è suonato un po' come un abuso."

"Spiegati." in principio, saccente. "...per favore." poi si quietò.

"Generalmente si cerca sempre di mettere d'accordo le due parti - tutto qui. Siete pur sempre due corpi, con le vostre necessità, mancanze... ammetto di averlo fatto solo una volta, per me niente di interessante." fluido e senza remore, parlava di quel tabù con tanta confidenza.

Jeongguk lo scrutava interessato.

Abbassò gli occhi, in segno di disappunto per ciò che Malcom gli avesse offerto. Si sentiva in imbarazzo, pur mantenendosi scrupoloso nel voler sapere allo sguardo dell'altro. Ma certo il suo finto stato non gli fu d'aiuto.

"Bleah, che schifo!" presuntuoso, gli suscitò il riso. "Queste cose, io non le faccio."

"Se tu avessi un minimo d'esperienza, forse cambieresti idea." ridacchiò l'altro. "Ti spaventa il sesso, Jeongguk?"

E per la prima volta, il suo sentire, le sue paure vennero a galla. Fu quell'uomo sconosciuto, ma tanto abile nel capirlo, a tirarle fuori, a dar loro spazio. Per quanto Jeongguk si ritenesse cresciuto, per quanto volesse essere al passo con gli altri, celando la sua sensibilità sotto saccenteria e carattere falsamente frivolo, ancora in lui giaceva una scintilla di purezza, che tentava di abbattere per mostrarsi performante, in competizione con l'altro.

"Assolutamente no!" lo fissò negli occhi a dargli conferma di ciò che gli diceva.

"Non dovresti biasimarti. Alla tua età avevo un sacco di paure, anche se... voi giovani d'oggi sembrate averne molte di più rispetto a noi-"

"Non siamo una generazione di falliti o... paurosi, come volete farci credere." Jeongguk sbuffò, e lo colpì proprio là dove l'altro non si aspettò di ricevere scherno. "Voi anziani siete tutti così uguali. State sempre a dirci qual è il giusto e lo sbagliato, huh!" alzò verso l'alto il mento, in segno sprezzante.

"Inizierò a pensare che ti piaccia mangiare nel piatto del tuo stesso sputo- quanti anni aveva il tipo sadomaso?" il più grande lo riprese, con un lieve scherno.

"Trentasette, e - per la cronaca - si chiama Malcom."

"Ah, beh. Un mio coetaneo." si dichiarò.

"Mi scusi, lei quanti anni ha?" entrarono nel discorso. Jeongguk gli pose quella domanda.

"Trenta. Compiuti a fine marzo." prese un altro sorso del suo Martini. "E tu, Jeongguk? Quanti anni hai?"

"Diciannove." si scostò i capelli biondi, fiero di star intrattenendo una tale conversazione con un uomo più grande di lui.

"Wow, e avresti voluto far sesso con un anziano del genere?" l'uomo gli fece il verso.

"Non m'interessa il suo giudizio, e le ricordo che anche lei - rispetto a me - è anziano." Jeongguk fu puntiglioso. Ormai giocavano su quel termine tanto ambiguo. La retorica era un'arte che l'uomo misterioso ebbe modo d'imparare.

"Ma io non uscirei mai con un ragazzo più piccolo. Soprattutto se fosse biondo, saccente, poco educato..." rideva sotto i baffi.

"Sta insinuando che io sia maleducato?" Jeongguk s'impermalosì.

"Affatto." lo prese di nuovo in giro. "Sto solo parlando molto in generale."

"Era un palese riferimento nei miei confronti." gli ammise. "Lei si sta prendendo gioco di me." Ormai quella semplice conversazione si era trasformata in un flirt spudorato.

"Diventi carino quando vieni motteggiato. Ci sto prendendo gusto."

"È lei, signor senza nome, ad essere maleducato. Non ho certo intenzione di spingermi oltre." ancora pungente, gli si avvicinò. Il suo linguaggio del corpo tradiva le proprie azioni e parole.

"Allora perché, da prima, continui ad avvicinarti e parlarmi?" ancora, quella retorica brillante gli freddò la battuta sul nascere.

"È solo una sua sciocca impressione." scosse la testa, posato.

Col Martini nella sua mano destra a guardandolo negli occhi. Forse presuntuoso, forse malizioso, ma Jeongguk non riuscì di fare a meno che cadere nel suo gioco. Posò per sbaglio - così come a lui piaceva pensare - il suo sguardo sullo scollo della camicia dell'uomo.

"Ah- ah- non guardare." fu colto in flagrante, ma non si prese affatto la briga di ricoprirsi sotto gli occhi curiosi di Jeongguk.

"Non ho guardato proprio da nessuna parte. Lei non mi attrae nemmeno un po', signore."

"Tu, invece, sei... carino, Jeongguk." e lo vinse di cortesia.

Là dove si aspettasse una battuta a scherno, l'altro cambiava atteggiamento. Lo attirava giocoso verso di lui, lo intratteneva, se lo rigirava fra le sue parole di furba retorica.

E Jeongguk barcollava per le sue manie di permalosità. Quando meno se lo aspettava, quando era sull'orlo di risultare arcigno, lo addolciva con una delle sue apprezzate sentenze.

Non sono carino - lo pensò, ma non lo disse.

Rimase piuttosto a bocca aperta da una tanto semplice battuta. Sprezzava di ammetterlo, ma - poi in fondo - quelle sue parole gli fecero piacere.

Jeongguk sorpreso; l'uomo davanti a lui interessato a scoprirlo. Rimasero per un attimo in silenzio a fissarsi, a bramare di continuare quello scambio - adesso un dolce passatempo -, senza una precisa spiegazione.

"Ehm." l'uomo dai capelli corvini si schiarì la voce. "Per stasera può bastare. È stato un piacere conoscerti, Jeongguk."

"Mi dica il suo nome." si lamentò. Era un suo diritto, dopo tutto.

"Te lo dirò quando ci rincontreremo."

Lasciò il suo Martini, adesso vuoto, sul ripiano in marmo. Camminò fino all'uscita del locale, sparendo fra le luci scure e soffuse della Miami infernale.

A guardarlo dissolversi lontano, Jeongguk fissava quella sagoma senza nome che si dileguava svanendo davanti a sé. L'uomo non si voltò, così da infrangere ogni minima speranza di Jeongguk che desiderava l'ultimo contatto. Con le labbra schiuse, rimase attaccato al bancone. In mano il suo calice ancora pieno.

BURN BOOK - JEONGGUK's DIARY

Quell'infame idiota pezzente di mio cugino si merita di essere sverniciato. Ah, quanto non lo sopporto! Dice che mi vuole bene e poi me lo dimostra dandomi come carne da macero a dei bitter & sour daddy come Malcom.

Attiro individui con complessità comportamentali assai notevoli. Prima Logan e la sua insulsa omofobia del cazzo, condita da irritanti nomignoli, poi Malcom. Questo tizio è un sadico, che si faccia curare! Per poco non rischiavo di rovinarmi il culo per un depravato del genere.

Sculacciate, soffocamento erotico, tortura dei genitali - ma che diamine! Tu non hai bisogno di uno psicologo; hai proprio bisogno di un'intera clinica.

Malcom Grant. Un'americanata capitalista, persino sprecone. Ha ordinato il filetto al pepe e nemmeno lo ha finito. Io sì, l'ho finito. Non spreco la roba, anche se sono ricco e potrei farlo. Perché io sono una persona per bene.

Mi mettono a dura prova nel mio esser ammodo con gli altri. Mi fanno perdere la pazienza; mi tolgono proprio gli insulti di bocca.

Capisco perché quel tipo mi ha chiamato maleducato. Sono gli altri a farmi sembrare così, io devo solo difendermi - per il resto sono per-fet-to 💁🏼.

Bello, intelligente, brillante, talvolta saccente, ma pff... che importa!

Tutta questa bellezza andrà sprecata se non trovo il prima possibile qualcuno di decente che possa scoparmi. Scusate se non scendo a patti con la mediocrità. Non voglio un borioso che mi ragioni a vanvera della sua famiglia; non voglio un cialtrone che mi rovini il vintage di Valentino; non voglio un sadico che, al posto di scoparmi seriamente, mi mangi il culo!

Io sono una persona sensibile! Non potete rovesciarmi tutta la vostra merda addosso, una cosa per volta - grazie.

Mio Dio, quel tizio aveva ragione. Con Mr. Depravato Mentale Caso Umano ho rischiato grosso. E sono consapevole sia uno dei tanti scherzetti di quel bastardo di mio cugino. Mi ha dato pan per i miei denti; voleva costringermi a farmi cambiare idea sul fatto di voler fare sesso. Mi dispiace caro avvocato delle cause perse, ma non regalo il culo al primo che capita.

Il. Mio. Culo. È. ✨Prezioso✨. Non per pezzenti.

So scegliermi la persona con cui voglio fare sesso. Mica faccio le cose a caso.

Non sono le audizioni per diventare "il fidanzato sadomaso di Jeongguk", sono solo semplici appuntamenti, non aperti a rincretiniti mentali come quelli che i miei cugini mi hanno presentato.

Ah, dannazione! Scelgo io a chi dare il mio corpo, non certo a troiai minorati ambulanti.

Non voglio essere scelto; io voglio scegliere. Passivelli sarete voi. Barbie e viziati sarete voi!

Esseri odiosi.

Sono già nervoso di natura, in più il tizio che avevo vicino si è messo a sproloquiarmi in faccia su tutte quelle schifezze che fa a letto Malcom. Ew, che rigetto, meglio non ci pensi!

Non so dargli un giudizio, ma chi verrebbe al Palat da solo il venerdì sera? Risposta: lui.

Nonostante ciò, mi sembrava un tipo a posto; certo, oltremodo fastidioso, ma a posto. Dopo tutti i casi umani che mi sono capitati, credo sia il minimo!

Era un incrocio fra James Dean e Carrie Moss in Matrix. Capelli neri, occhi scuri, camicia sbottonata e pettorali in bella vista - che non ho assolutamente degnato di uno sguardo! Non sono mica per tutti, io- soprattutto per i fastidiosi come lui.

Beh, sì. Devo ammetterlo. Era davvero un bell'uomo - ma questo non deve saperlo.

Il problema non si pone (sospiro amareggiato intensificato) perché non so nemmeno il suo nome; non posso cercarlo su Instagram, pedinarlo, scoprire ogni suo dato anagrafico... come di solito faccio con quelli che mi piacciono.

Ammetto di averlo fatto anche con Logan, ma non perché mi piace. Ew! L'ho fatto perché speravo di trovare qualcosa da usare contro di lui. Cesso depravato!

Voleva darmi fastidio, ha pure ammesso di essersi fatto gli affaracci miei. Ma nel complesso, è stato carino; ho apprezzato le sue attenzioni. Almeno non ho fatto la figura dello sfigato scaricato al primo appuntamento!

Se devo essere sincero - adesso che lo ripenso a mente fredda -, non era niente male. Ma non posso idealizzare una persona che non conosco. Soprattutto se ha la faccia da eterosessuale sfigato, pure zitello!

Ha detto di aver praticato quelle robe vomitose di Malcom, ma gliel'ho letto in faccia che non vede un preservativo da anni - al massimo fotte con la sua mano destra.

Palese, un eterosessuale sfigato! Me lo ha confermato quella camicetta cipria orrenda che indossava.

Non tutti hanno il gusto nel vestire di Jeon Jeongguk - sono così desolato per te, tesoro.

Aveva un portamento notevole. Alto, raffinato. Sarebbe stato un perfetto sugar daddy, non fosse stato vestito come un anziano alla sua prima serata di swing e non si fosse messo quintali di gel sui capelli. Che c'è? Le mucche dei tuoi campi in Arizona ti hanno leccato la testa (risatina bastarda🙊)?

Credo proprio di aver terminato la mia carriera da corteggiatore. Quella carogna infame di Seokjin ha vinto; mi sento davvero umiliato.

Uh! Domani andrò a parlare con quel pezzente.

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