Freccia d'Argento

By Voglia_di_storie

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9° / 1,14k 🏅 #leggere - 12/01/2023 "Freccia d'argento"📕 Capitolo 9 "Io sono la tua capitana!" In questo cap... More

Capitolo 1 - L'incontro destinato
Capitolo 2 - Il nome predestinato
Capitolo 4 - Il falco nero
Capitolo 5 - La trappola del falco
Capitolo 6 - Lo stridio del falco
Capitolo 7 - Gli arcieri del crepuscolo
Capitolo 8 - Che la caccia abbia inizio!
Capitolo 9 - Io sono la tua capitana!

Capitolo 3 - Passi nella notte buia

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By Voglia_di_storie

La sfida vinta da Ernesto fece capire la sua dote innata, tutti gli alunni erano in delirio, si avvicinarono a lui e chiesero: << Ernesto...Ma come hai fatto! >>.

Lo sfidante tradito dalla sua stessa ambizione di essere migliore di lui, si rassegnò all'evidenza, era più bravo Ernesto nell'arco.

<< Sei forte...Non c'è altro da dire...Mi chiamo Massimo scusami se ho messo in dubbio le tue abilità. >>

<< Il piacere è tutto mio!...È stato comunque bello gareggiare insieme a te! >> disse Ernesto mostrando la mano in segno di amicizia.

Massimo vedendo quel gesto non esitò a stringergliela, così cominciò la loro amicizia.

Da quel giorno ne passarono altri nell' accademia, si ambientò velocemente, conobbe molte persone e nuovi amici; inoltre Ernesto aveva una stanza tutta sua, diversamente quando viveva nella foresta; la sua unica copertura era una vecchia capanna di legno lasciata dai suoi genitori, ma la notte la passava maggiormente fuori, adorava dormire sui sassi vedendo le stelle nel cielo addormentandosi con loro.

Una sera mentre il cielo era limpido ne approfittò per vedere come fossero le stelle viste dalla sua stanza, così aprì la finestra e si appoggiò sul bordo per vedere la bellezza delle stelle nel suo regno.

La luna era molto limpida nel cielo, illuminava le case da quel colore notturno simile al blu, mentre sulle strade si vedevano dei piccoli puntini arancioni fiammeggianti; erano le torce dei soldati che perlustravano le strade durante la notte, ma qualcosa attirò l'attenzione di Ernesto in quel buio.

Una sagoma fittizia si muoveva tra un tetto all'altro con molta agilità, era indescrivibile vedendolo nel buio; Ernesto cercò di aguzzare i suoi occhi ma non c'è la fece, finché a un tratto gli svanì davanti gli occhi definitivamente.

Era incredulo a ciò che vide, disse tra se a se: << Una persona che salta da un tetto a un altro durante la notte ?! >>.

Non ci pensò molto, era stanco da una lunga giornata di addestramento, ma si promise che il giorno dopo cercava qualche informazione su questo individuo.

La mattina arrivò, Ernesto si alzò e si preparò per la sua lezione mattutina, con la maestra Isabella, era una donna giovane sulla trentina d'anni bionda con i capelli ricci, il suo ruolo nell' accademia era insegnare la storia dell'arcieria del regno illustrando i veri maestri che hanno costruito questo ramo militare, era molto brava a spiegare e mostrava alla sua classe quanto amava quella materia.

Ernesto stava seguendo la lezione come tutti i suoi compagni, ma il suo pensiero era rivolto a quell'individuo sconosciuto della scorsa notte; cercando di non farsi scoprire, chiese a Massimo:

<< Pssss Massimo, ieri notte hai visto qualcosa che si muoveva sui tetti ? >>

Il suo amico stupito gli rispose sussurrando: << No...Ma di cosa stai parlando !? >>

<< Ieri sera ho visto una persona che saltellava da un tetto all'altro poi... >>
E mentre stava per finire la frase la maestra Isabella lo interruppe dicendogli: << Ernesto...Cerca di seguire la lezione! >>

I due amici si zittirono e misero la loro totale attenzione alla lezione; dopo la spiegazione ripresero il discorso, parlando, arrivarono alla conclusione che Massimo non vide nulla la sera prima.

Ernesto chiese la stessa domanda anche a una ragazza chiamata Chiara compagna di banco, ma lei era ignara di tutto, poi a Luigi uno dei migliori della classe, ma lui disse che la sera prima era in un sonno profondo, finché Franco un suo amico un po' sbarbatello lo sentì e disse a Ernesto: << Io l'ho visto... >>

Ernesto lo guardò euforico: << Dimmi Franco cosa hai visto ? >>

<< Bhe...mentre ero affacciato sulla mia finestra, mi accorsi che c'era qualcosa sul tetto, così presi il mio binocolo e cercai di vedere più da vicino, vidi un ombra sul tetto di una casa...Però a un tratto cadde una tegola e un gatto saltò fuori dall'ombra... >>

Ernesto sentendolo rimase deluso, era uno dei suoi scherzi, avrebbe preferito non sentirlo.

La giornata passò velocemente, ormai il sole stava tramontando ed Ernesto aveva passato un'altra giornata tra lezioni e allenamenti con l'arco; era perplesso, non poteva credere che era l'unico ad aver visto quell'individuo oscuro sopra ai tetti, decise di rimettersi anche quella notte alla ricerca di quella persona, si mise sulla finestra e aspettò il suo arrivo.

Le ore passarono e mentre Ernesto stava per addormentarsi sulla finestra, si svegliò per un passo che aveva sentito su una tegola, mettendo a fuoco i suoi occhi finalmente lo rivide, quella persona era sempre lì a saltellare da un tetto all'altro.

Però questa volta Ernesto era preparato, si fece prestare da Franco il suo binocolo, lo usò per vedere chi fosse, non ci riuscì più di tanto, l' oscurità lo aiutava a mimetizzarsi, però comunque capì che era un uomo incappucciato di nero con un arco alle spalle e una cintura piena di pugnali, non si vedeva nient'altro che i suoi movimenti furtivi, guardando bene Ernesto vide che entrava nelle finestre delle case e usciva in un batti baleno con un sacco nero in mano.

Ernesto arrivò alla conclusione che era un bandito che si aggirava sui tetti per andare a rubare nelle case della gente nel loro sonno notturno a loro insaputa.

Il ragazzo chiuse la finestra e andò a dormire, aveva un piano, decise di organizzarlo il giorno dopo.

La giornata iniziò ed Ernesto sapeva già cosa fare, le lezioni lo aiutarono a riflettere sul da farsi, preparò la roba a insaputa di tutti, si portò nella sua stanza l'arco con una manciata di frecce a disposizione e una spada corta, non era un abile spadaccino, ma se la cavava, la portò in caso di un affronto ravvicinato.

Ernesto aspettò la notte, si mise una maschera per non farsi riconoscere, nel buio profondo aprì la finestra e partì per attuare il suo piano per acciuffare il bandito.

Ernesto salì sui tetti delle case grazie alla sua agilità allenata negli allenamenti; cercò di stare al gioco del bandito camuffandosi nell'oscurità; le strade erano vuote e nell'aria non si sentiva nulla se qualche verso di animale dalle fattorie al di fuori delle mura, nel giro di pochi minuti Ernesto sentì i primi passi provenienti dietro di lui, si nascose ancora di più nell'ombra di un tetto sperando di non farsi vedere.

Il bandito passò vicino a Ernesto senza notare la sua presenza superandolo, il ragazzo si mise in azione nell'inseguimento, passo dopo passo cercava di avvicinarsi senza dare sospetto, il bandito era molto agile riusciva a saltare più di un metro, saltava quei tetti con tanta maestria, Ernesto era in difficoltà a stargli dietro, dovette aumentare la velocità dei suoi passi.

Il bandito si distanziava sempre di più, Ernesto gli stava a stenti alle calcagna, finché fece un passo falso e una tegola cascò giù da un tetto frantumandosi sulla strada principale.

Il suono allarmò il bandito, cominciò a correre aumentando la distanza tra i due; Ernesto ormai non si nascondeva più la sua copertura era scoperta, cominciò a correre da un tetto all'altro gridando a squarciagola al bandito: << FERMATI! >>.

Ma il bandito non ne voleva sapere di fermarsi, così l'inseguimento iniziò; la luna piena illuminava i tetti del regno, Ernesto e il bandito facevano ombra in quella luce notturna.

L'inseguimento stava andando sulle lunghe, così Ernesto prese il suo arco e scoccò qualche freccia per rallentare i movimenti del bandito, ma era più rapido e veloce di quanto pensava; evitava quelle frecce senza problemi.

Però non esitò a contrattaccare, si girò verso Ernesto mentre correva e scoccò una singola freccia, Ernesto stava per evitarla finché negli ultimi metri di distanza mutò diventandone cinque in diverse direzioni, Ernesto dovette buttarsi per terra dietro un camino per non essere preso in pieno, non poteva credere che potesse esistere una freccia del genere.

Ma non si arrese e riprese la corsa, la distanza tra loro due era ampia all'incirca venti metri, così decise di cambiare strada svanendo nel nulla.

Il bandito si accorse che il suo inseguitore non c'era più, così rallentò lentamente il passo, ma non abbassò la guardia, riprese a correre con occhi aperti, finché Ernesto non gli si presentò davanti nel momento in cui aveva appena saltato un tetto di una casa.

Ernesto era lì pronto con il suo arco per scoccare una freccia verso la direzione del bandito, nel mentre gli chiese: << Chi sei...perché rubi nelle case della gente... >>

Il bandito gli rispose freddamente: << Non sono tenuto a dirti niente ragazzino... >>

Quando finì la frase il bandito sguainò la sua spada e cercò di saltargli addosso, ma Ernesto per istinto scagliò la freccia nella direzione del bandito, però sfortunatamente la evitò.

Ernesto cadde, si ritrovò sull'orlo del precipizio di un tetto, stava per cadere da una altezza di dieci metri; sguainò la sua spada per difendersi; il bandito cercò nuovamente di andargli addosso, Ernesto si alzò velocemente e contrattaccò.

Le due spade si scontrarono creando scintille che caddero sulle tegole, la loro luce illuminava per un istante il buio della notte circostante, ogni tocco creava dei veri lampi, Ernesto stava usando la sua spada solo per contrastare i colpi del bandito, era evidente la differenza tra loro due il bandito era un vero maestro nella spada, tra una sciabolata e l'altra, tra fendenti e affondi, il bandito tolse dalla mano di Ernesto la sua spada che cadde a un metro di distanza da lui.

Cercò di riprenderla ma fu fermato da un calcio del bandito; steso per terra gli mise un piede sull'addome per fermarlo e gli disse: << Ragazzo...Hai fatto fin troppo è arrivata la tua fine...! >>.
Finita la frase preparò l'ultimo colpo per finirlo una volta per tutte; Ernesto stava per vedere la morte davanti ai suoi occhi finché da lontano sentì:

<< Hey tu...Ti dichiaro in arresto! >> disse un soldato che stava correndo in soccorso.

Il bandito vedendolo corse via buttandosi dal tetto avvolgendosi nell' oscurità sottostante; Ernesto aveva il cuore in gola, un miracolo lo aveva salvato da una morte certa.

Il soldato si avvicinò a Ernesto steso per terra e gli chiese: << Tutto ok Ragazzo?....Ho visto che eri in difficoltà...Ma chi era quell'individuo che voleva ucciderti? >>

Ernesto era ancora traumatizzato dalla vicenda ma si limitò a dire: << Non lo so...So solo che è un bandito che girovaga sui tetti per rubare nelle case della gente... >>

Il soldato andò ad avvicinarsi dove saltò il bandito, guardò giù e vide solo il nero dell'oscurità e disse: << Come ha fatto a buttarsi da questa altezza!? >> Mentre stava per dire quella frase si girò verso Ernesto ma non lo trovò più dove lo aveva lasciato un secondo fa, rimase sorpreso dalla sua improvvisa sparizione.

Ernesto se ne andò lasciando il soldato sul tetto da solo, sapeva che se avesse scoperto la sua identità, avrebbe passato un bel guaio nella sua accademia; dopo un po' rientrò nella sua stanza dalla finestra, era distrutto e pieno di lividi, si buttò sul letto stremato, ma aveva un unico pensiero nella testa: "Come avere la meglio su quel bandito".

Continua...

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