Un gioco di luce in un mondo...

By deborahdonato4

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Il seguito di "Avere una seconda vita è una cosa. E' renderla migliore, il trucco." Will Solace e Nico di Ang... More

Avviso
01. Saluti al Campo Mezzosangue
02. In viaggio verso la nuova casa
03. Niente armi a casa Solace!
04. A cena con i Solace [Parte 1]
05. A cena con i Solace [Parte 2]
06. Bruciato o al cioccolato?
6.5 Una festa da urlo
07. Primo giorno di scuola per Nico di Angelo
08. Natale negli Inferi [Parte 1]
09. Natale negli Inferi [Parte 2]
Un attimo di attenzione!!
10. Will, sono io. Tuo padre
11. Al fuoco di un nuovo anno [Parte 1]
12. Al fuoco di un nuovo anno [Parte 2]
13. Il compleanno di Nico
14. Il ferro dello Stige in azione! [Parte 1]
15. Il ferro dello Stige in azione! [Parte 2]
16. Il ferro dello Stige in azione! [Parte 3]
17. Cenetta romantica
18. Dialoghi da divano
19. Babysitter per un giorno [Parte 1]
20. Babysitter per un giorno [Parte 2]
21. Babysitter per un giorno [Parte 3]
22. Will, io... No, aspetta... Cosa?!
23. La piccola Christal
25. La figlia di Venere
26. Depressione
27. Contrattempi (in)attesi
28. Una giornata alle giostre [Parte 1]
29. Una giornata alle giostre [Parte 2]
30. Una giornata alle giostre [Parte 3]
31. Sei un ottimo padre, Nico
32. Aaron Navarro
33. Riunione di famiglia [Parte 1]
34. Riunione di famiglia [Parte 2]
35. Riunione di famiglia [Parte 3]
36. Dialoghi da vasca
37. Mai Più Profezie [Parte 1]
38. Mai Più Profezie [Parte 2]
39. Mai Più Profezie [Parte 3]
Ringraziamenti - Nota dell'autrice
40. Lo voglio se lo vuoi anche tu [Parte 1]
41. Lo voglio se lo vuoi anche tu [Parte 2]
42. Lo voglio se lo vuoi anche tu [Parte 3]
43. Bentornato al Campo Mezzosangue [Parte 1]
44. Bentornato al Campo Mezzosangue [Parte 2]
45. Bentornato al Campo Mezzosangue [Parte 3]
Novità
46. Insieme

24. Nico e Christal

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By deborahdonato4

Dopo quindici giorni dall'adozione, Nico capì che lui e la bambina non sarebbero mai andati d'accordo. Insieme non parlavano mai, e Will faceva spesso da intermediario. Il dottor Solace non sembrava essersi reso conto della tensione che si era creata tra le due persone che amava di più al mondo.

Ad alimentare la tensione tra Christal e Nico si era creato uno spiacevole contrattempo. Ogni sera, quando Nico e Will si accoccolavano a letto con intenzioni tutt'altro che pudiche, Christal irrompeva nella stanza dicendo di non riuscire a dormire. Si avvinghiava a Will, e Nico si ritrovava dall'altra parte del letto a fissare torvo quelle due testoline bionde che, ridacchiando, si assopivano insieme.

La frustrazione salì alle stelle. Nico aveva continui rimorsi sull'essere diventato genitore. Si scoprì a pensare di non volere la bambina. E, secondo lui, a Christal non importava molto. Christal adorava solo ed esclusivamente Will. I due si illuminavano quando si vedevano nel pomeriggio, rientrati da scuola o dal lavoro. Si abbracciavano e guardavano la tv insieme, dimenticando Nico impegnato nello studio, o impegnato a fissarli torvo dalla poltrona.

Nico e Christal avevano mille occasione per passare del tempo insieme e solidificare il loro rapporto, ma in quei momenti non si rivolgevano mai la parola: al mattino presto, quando Nico l'accompagnava a scuola, o nel pomeriggio quando andava a riprenderla. Oppure quando andavano insieme a fare la spesa, o quando restavano attorno allo stesso tavolo per due intenti a studiare.

Ma ormai non 'cera più niente che Nico potesse fare. Christal era sua figlia. Non poteva riportarla all'orfanotrofio e restituirla, dire: Salve, vorrei vederne degli altri, magari qualcuno più taciturno o pallido di carnagione. Ormai era un genitore, un padre, e la bambina gli mostrava chiaramente tutti i giorni che non era lui quello preferito.

Proprio come Nico aveva pensato, lui si ritrovava a vestire i panni del genitore cattivo, mentre Will era quello angelico.


Era un venerdì pomeriggio di fine ottobre, quando Nico e Christal si ritrovarono allo stesso tavolo per fare i compiti. O meglio, Christal stava studiando le tabelline, e Nico ripassava le lezioni di quel mattino. Era una sfortuna, per lui, che le sue ore di lezione coprissero solo la mattina, e non più il tardo pomeriggio. Era costretto a passare tutto il pomeriggio in compagnia della figlia che lo considerava peggio di una tata.

«Cosa c'è dopo il sette?» domandò Christal, alzando appena lo sguardo su di lui.

«L'otto.» rispose Nico. Fu tentato di dirle un numero sbagliato, ma cambiò idea. Will lo avrebbe strapazzato.

Christal tornò a riempire il quaderno di numeri, e Nico lanciò un'occhiata alla pagina. Stava studiando la tabellina dell'uno. Fantastico. Ricordò quel pomeriggio di tanti, tantissimi anni prima, quando Will lo aveva costretto a studiare con lui le materie basi per iscriversi al liceo.

«Vuoi mangiare qualcosa?» domandò Nico, alzandosi in piedi, e recuperando un pacchetto di biscotti dal mobile.

«Voglio solo una spremuta.»

Nico annuì. Christal aveva la cattiva abitudine di chiedere le stesse cose che mangiava Will. Gliene versò un po' in un bicchiere e glielo posò davanti. Quando Nico tornò a sedersi e a fissare le pagine del suo librone, mangiucchiando biscotti e lasciando cadere briciole dappertutto, Christal chiuse il libro di scatto e lo fissò con quegli occhi scuri che racchiudevano all'interno una grande intelligenza. Doveva essere proprio figlia di Atena.

«Mettiamo in chiaro una cosa, papà Nico.» disse Christal, e Nico la fissò sorpreso, a bocca aperta, più che altro per il tono, e non per essere chiamato "papà Nico". La bambina li chiamava in quel modo per distinguerli. «Tu non mi piaci.»

Nico sbatté le palpebre e rinunciò al quarto biscotto per schiarirsi la gola. «Io non ti piaccio?» ripeté.

«No.» disse lei, con tono più basso, gli occhi che sembravano intenzionati a fulminarlo. «Tu non mi piaci.»

«Wow.» disse Nico, appoggiandosi allo schienale della sedia e osservandola divertito. «È la terza dichiarazione diretta che mi abbiano mai fatto in tutta la mia vita.»

Christal lo fissò, non capendo se lui la stesse prendendo in giro. «Non mi piaci.» ripeté.

«Be', non devo piacerti per forza. Sono tuo... padre da due settimane, avremo tempo per...»

«No! Io non voglio conoscerti meglio, papà Nico.»

«Ah, no?» ribatté Nico, senza parole.

«No. Io voglio bene a papà Will, e voglio chiarire una cosa con te. Lascialo.»

Nico si mise a ridere. «Lascialo? Dovrei lasciare Will per cosa, esattamente Perché tu non vuoi bene a me ma vuoi bene a lui?»

Christal bevve un sorso di spremuta. «Conosco Will da quasi sei mesi.»

«Be', io ti batto. Lo conosco da dodici anni.»

«Con te non è felice. Con me sì.»

Nico si mordicchiò il labbro. «Con me è felice. E con te è un riflesso della felicità avuta da me.»

«Non è vero.»

«Sì, invece.»

Christal appoggiò i gomiti sul tavolo. «Te lo spiegherò in modo da farti capire meglio.»

Nico ebbe voglia di registrare la conversazione.

«Devi lasciare Will.» ripeté Christal, con lo stesso tono utilizzato dagli adulti per parlare con un bambino molto stupido. «Lui è mio.»

«Lui è mio, non è tuo.»

«No, lui è mio.»

Nico quasi non riuscì a credere di avere una conversazione del genere con una bambina di sei anni.

«Lui è mio, e quando sarò abbastanza grande lo sposerò.» aggiunse Christal, compiaciuta.

«Quando tu sarai abbastanza grande da sposarlo, lui sarà vecchio.» le fece notare Nico.

«No, non lo sarà.»

«Be', come vuoi. Ma Will è sposato con me, ora, e lo sarà per sempre.»

«Devi separarti da lui. E subito.»

«Altrimenti?»

Christal sorrise leggermente. «Lo vedrai.»

Nico si ritrovò di fronte ad un bivio: alzarsi in piedi e urlare a quel piccolo demonio «Fila in camera tua!» o ridere e scuotere la testa, e continuare a studiare. Scelse la seconda opzione, sebbene la terza, ovvero quella di imbavagliare la bambina fino all'arrivo di Will, fosse la più interessante.

«Non ridere!» esclamò la bambina, infastidita dal sorriso di Nico. «Un giorno sposerò Will, e per allora tu dovrai andartene!»

«Mi dispiace, ma mi allontanerò dal fianco di Will solo perché sarò morto, e non perché me lo hai chiesto tu.»

«Se le cose stanno così, bene.»

Nico si chiese cosa intendesse la ragazzina con quel «Bene» detto in modo così freddo e distaccato, tanto da spaventarlo. Fu sul punto di chiamare suo padre e chiedergli una mano, ma Zen, con le sue fusa e il sibilo indirizzato alla bambina, gli balzò sul grembo.

«Posso chiederti perché non ti piaccio?» domandò Nico, affondando le dita tra il pelo morbido del gatto, che aumentò le fusa, gli occhietti verdi puntati su Christal. Nemmeno a lui piaceva tanto la bambina, e Nico fu contento di avere un alleato.

«Perché vuoi Will sempre tutto per te.» rispose Christal, tornando ai compiti.

«E ne sei gelosa? D'accordo, lo ammetto, è un bravissimo padre, e con te immagino stia facendo un buon lavoro. Ma lui è solo tuo padre, ed è mio marito, e anche a me piacerebbe...»

«Quando ero in ospedale, l'ho visto baciarsi con un altro.» disse Christal, con un tono così splendente e tranquillo che a Nico, per un momento, sembrò parlasse del tempo. «Li ho visti avvinghiati in una stanza dei dottori. Pensavano che nessuno li avesse visti.»

Nico si sentì avvampare. Rabbia o dolore? Sapeva che non doveva crederci. La bambina era arrabbiata con lui, forse addirittura lo odiava, perché attirava su di sé le attenzioni di Will. E poi... glielo aveva chiesto, due mesi prima. Gli aveva chiesto se lo tradiva e Will aveva risposto di no, lo aveva guardato negli occhi dicendogli di no, prima di parlare di adozioni e di fargli entrare in casa quella bambina demoniaca.

Ma... con tutte le serie tv che seguiva, e soprattutto Grey's Anatomy, non gli aveva aperto gli occhi sui tradimenti? E i dottori non tradivano continuamente i loro partner con altri? Addirittura una di loro era scappata dal suo matrimonio per sposarsi con un altro...

«Non è vero.» sbottò Nico, sforzandosi di sorridere. «Lo dici solo perché speri che me ne vada e lo lasci da solo con te.»

«No, lo dico per il tuo bene.» sorrise la bambina, un orribile ghigno sornione. «Il tipo con cui l'ho visto baciarsi è alto, muscoloso, con i capelli rossi e gli occhi neri, con delle lentiggini sulle guance, la pelle bianca come la tua, e una voglia a forma di macchia sulla mano.»

Nico si accorse di conoscerlo. Quella descrizione corrispondeva al profilo di Robert Green, un ex collega di Will, che aveva preferito la strada della dermatologia dopo essere stato bocciato al primo esame di specializzazione. Nico lo ricordava bene perché Will aveva organizzato una serata al bar con i colleghi, una serata post-esame, e Nico era stato costretto dal fidanzato a partecipare. E Robert aveva passato tutta la serata a provarci con lui, mentre Will giocava a freccette o a biliardo e dava spanciate ai suoi colleghi ululando di gioia. Nico era stato tentato più volte di svuotare il suo cuba libre sulla faccia tonda di Robert, ma si era trattenuto. Quando Will lo aveva affiancato per ordinare un altro bicchiere, Nico lo aveva tirato a sé per la cravatta e lo aveva baciato a lungo, sotto gli applausi e i fischi dei colleghi di Will. Robert si era allontanato senza aggiungere una parola, e Will si era dato un gran da fare nel salutare i suoi amici e tornare subito a casa con lui.

Nico focalizzò a fatica il volto di Christal, che lo studiava attenta. Non era possibile che fosse vero. Non intendeva crederci. Ma...infondo, due mesi prima, non aveva avuto il sospetto che Will lo stesse tradendo? Non era per quello che aveva dato inizio a quella conversazione imbarazzante?

Bussarono alla porta, e Christal corse ad aprire. Nico sperò che fosse Will solo per potergli chiedere la verità.

«Zio James!» salutò Christal, illuminandosi, e abbracciando Jem non appena questi varcò la soglia di casa. «Che bello vederti!»

Nico allontanò via dalla mente il pensiero che Christal adorava chiunque non fosse lui.

«È bello vedere anche te!» esclamò Jem, dandole un bacio sulla tempia e lanciando un'occhiata a Nico. «Ancora nel club dello studio? Torno più tardi?»

«No, resta pure.» disse Nico, un sorriso tirato che gli dolse le guance.

«Okay. Caroline, entra.»

La fidanzata di Jem entrò in casa e si chiuse la porta. Nico la studiò per un secondo. Era una versione al femminile di Will, con più seno e i capelli più pallidi e lunghi. Gli occhi li aveva verdi come Jem e tutti i Solace, fatta eccezione per uno.

«Ciao, Nico.» lo salutò Caroline, avvicinandosi a lui e dandogli un bacio sulla guancia, molto vicino alle labbra. Caroline aveva sei anni più di lui, la stessa età di Jem, ed ogni volta che si incontravano diceva molto spesso che lui e Will erano uno spreco per la popolazione femminile.

«Ciao, Caroline. Posso offrirvi un caffè?»

Nico iniziò a preparare il caffè con le mani tremanti, rischiando di far cadere la caffetteria, e Jem corse in suo aiuto mentre Caroline si dirigeva in bagno.

«Tutto bene?» gli domandò Jem a bassa voce.

«Sì, sto bene.» annuì Nico, i pensieri rivolti a Robert. «Stavo pensando ad un paragrafo del mio testo di sociologia.»

«Sociologia.» ripeté Jem, senza fare commenti.

Nico ascoltò Jem chiacchierare del suo lavoro, senza prestarci molta attenzione. Lui e Caroline si trattennero per mezzora, poi li salutarono. Nico li udì salutare Will, che doveva essere già arrivato, e quando lo vide entrare e abbracciare la figlia Nico si sentì stringere le budella.

«Ehi, amore!» salutò Will, avvicinandosi a lui e dandogli un bacio, sfregandogli via il rossetto dalla guancia. «Sembri un po' pallido. Ti senti bene?»

«Sì.» mentì Nico.

Will gli sfiorò la fronte, ma Nico si sottrasse al tocco e tornò a studiare. Will lo studiò per un momento, riflettendo, chiedendosi se avesse fatto qualcosa di male.

«Come sta andando lo studio?» domandò, lanciando un'occhiata al librone aperto di Nico.

«Mmh.» si limitò a rispondere lui, voltando la pagina.

«Va bene!» annuì Christal, sorridendogli raggiante. «Ho imparato tutta la tabellina dell'uno!»

«Wow!» esclamò Will, scompigliandole i capelli. «Quindi hai finito di studiare?»

«Devo solo colorare i numeri sulla scheda.»

«Allora sbrigati, così dopo guardiamo i cartoni.» Will spostò lo sguardo su Nico, ingobbito, chino sul libro. Gli diede una carezza sulle spalle e gli baciò la fronte.

«Ordiniamo la pizza questa sera?» domandò, appoggiando il mento sulla testa di Nico. «E invitiamo anche Jem e Caroline?»

«Come vuoi.» sbuffò Nico.

«Sei il padrone di casa tanto quanto me.»

«Fai come vuoi.»

Il tono acido di Nico non gli piacque, ma visto che Christal li stava osservando da sopra il quaderno e le matite colorate, Will decise di non indagare. Si limitò a scompigliare i capelli di Nico e dirigersi in bagno fischiettando.

Nico si voltò a guardarlo. Will si comportava come al solito. Se negli ultimi mesi lo tradiva, non avrebbe dovuto accorgersene?

Tornò a concentrarsi sul libro, ma le parole si confondevano davanti ai suoi occhi. Li stropicciò, e quando Will lo chiamò dal bagno si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. E anche per quel giorno, il suo dovere sui libri era finito.

Christal gli tenne gli occhi incollati addosso per tutto il tragitto che lo separava dal bagno, e Nico fu tentato di voltarsi e farle la linguaccia.

«Cosa succede?» domandò Nico, aprendo la porta del bagno, e scoprendo Will davanti al lavandino, intento a lavarsi le mani, ancora vestito.

«Ho trovato una cosa, qui, nel cestino.» disse Will, prendendo qualcosa di bianco e blu dal lavandino. «C'è qualcosa che desideri dirmi, Nico?»

«Ah, sono io a dover dire qualcosa a te?» sbottò Nico, tenendo gli occhi sul volto di Will, che sorrideva divertito.

«Che intendi dire?» gli domandò, perplesso.

Nico spostò lo sguardo dagli occhi azzurri fino al test di gravidanza tra le mani di Will.

«Non è mio.» disse Nico, prima che Will potesse chiedergli spiegazioni. «Te lo giuro.»

«Sei sicuro?» chiese Will, ridendo, tendendoglielo. «Insomma, di solito succede così. Prima adotti un figlio, e poi scopri di aspettarne uno.»

«Non ho mai comprato uno di questi così...» borbottò Nico, rigirandosi il test tra le mani. «E non so di chi possa essere. Perché è tutto...? Oh!»

Nico lo lasciò cadere per terra e si lavò in fretta le mani disgustato. Will lo raccolse e lo gettò di nuovo nel cestino, dove entrambi avevano la tendenza a gettare i rasoi usati.

«Calmo, Nico, è solo un po' di orina.» disse Will, sorridendo.

«Be', per te è solo un po' di orina. Tu e le tue mani siete abituati a tante cose schifose.»

«Sì, posso darti assolutamente ragione. Non ti dico cosa ho operato oggi perché non mi crederesti... cioè, mi crederesti ma poi ti ritroveresti con la testa nel water e non voglio vederti vomitare.»

«Prima Caroline è andata in bagno.» disse Nico, insaponandosi le mani fino a farle diventare completamente bianche di sapone. «Deve essere senz'altro suo.»

«Ah, che bel modo di scoprire che diventerò di nuovo zio.» rise Will, scuotendo i capelli.

«È positivo?»

«Già. Dovrò offrirle un consulto gratuito.»

«Come ai vecchi tempi, eh?»

Will arrossì. Quando era al Campo Mezzosangue, aveva fatto nascere due bambini. Poi, durante tutti quegli anni in ospedale, ne aveva fatti nascere almeno due dozzine. Per non parlare della figlioletta di Hazel, Emy. Con Frank svenuto su una poltrona e Nico che le faceva aria con un vecchio giornale, sforzandosi di non voltarsi, Hazel si era trovata più sicura nel lasciare a Will le redini del dottore.

«Già, le vecchie abitudini non muoiono mai.» sospirò Will, passando una mano sulla pancia piatta di Nico. «Peccato, mi sarebbe piaciuto sapere dell'esistenza di un bimbo qui dentro.»

«Scordatelo. Non ci sarà mai un bimbo qui dentro.»

Will gli passò le braccia attorno al petto e gli diede un bacio sul collo. Nico osservò l'immagine riflessa di Will dallo specchio.

«Con chi vai a letto nelle ultime settimane?» chiese infine Nico, decidendo di andare subito al punto.

«Con nessuno.» rispose Will, accigliato. «Ogni volta che provo ad entrare in intimità con mio marito, mia figlia irrompe nella stanza e interrompo tutto sul nascere. Dovremo rimediare, a proposito. Potremo spedire Christal da Jem e Caroline, stasera, e fingere di avere qualche impegno importante. Anche se capiranno tutti.»

«Sul serio, Will, non sto scherzando.»

«Ah, d'accordo. Mi hai beccato. Negli ultimi dieci giorni mi masturbo sempre sotto la doccia. È imbarazzante, non ho più quindici anni, e non mi piace averlo condiviso con te.»

«E pensi a Robert Green?»

«No, penso sempre a mio marito, e qualche volta a Nikolaj, ma questo lo sai già.» Will lo obbligò a voltarsi verso di lui. «Chi diavolo è Robert Green?»

Nico lo studiò. «È un tuo collega, no?»

Will si premette le meningi. «Ah, Bob.» annuì. «Il dermatologo. Quello che ha fatto l'esame con me, ma ha deciso di passare a cose più facili. No, non penso a Robert Green, e vorrei sapere chi diavolo ti abbia messo in testa cose del genere.»

Nico studiò il marito con attenzione, e si sentì sollevare. Will era incapace di mentire. E, le poche volte in cui lo faceva, Nico lo beccava sempre.

«Christal.» disse infine, decidendo all'istante di far ricadere tutta la colpa sulla figlia. «Me lo ha detto Christal.»

«E cosa ti avrebbe detto con esattezza?»

«Che ti ha visto baciare Green, eravate in atteggiamenti intimi.»

«Be', ti giuro che non l'ho mai fatto.» disse Will. «Te lo giuro sullo Stige. E se le mie labbra avessero toccato quelle di Green me le ricorderei, perché le avrei disinfettate con la candeggina. E poi, Bob si è sposato con un'infermeria, ha i capelli biondi, potrebbe averla scambiata per me.»

Nico lo studiò. «È davvero sposato? Con una ragazza?»

«Sì.»

«Una volta, al bar, ci ha provato con me.»

Will rise. «So che Bob ci ha provato con ogni essere umano che respiri. Ma sono sicuro che ci ha provato con te perché sei incredibilmente bello. E stupido. Guardi troppo Grey's Anatomy, Nico. Io non ti tradisco. E se non vuoi che dia fuoco alla tua collezione di dvd...»

«Sì, scusa, scusa...» annuì Nico, posandogli le mani sul petto. «Ti chiedo scusa. Non avrei dovuto crederci.»

Will lo baciò teneramente, stringendolo a sé, e Nico gli mordicchiò l'orecchio, dandosi dell'idiota per aver creduto alla bambina. Lei stessa gli aveva detto che voleva che si lasciassero. E che intendeva fare di tutto per farlo accadere.

La porta del bagno si spalancò e Will si ritrasse dal marito con un sussulto per voltarsi.

«Papà Will, ho finito di colorare.» disse Christal, spostando gli occhi su Nico, che faceva capolino da dietro la spalla di Will.

«Ah, arrivo.» disse Will, arrossendo. Per fortuna avevano ancora i pantaloni indosso, e la figlia non sembrava scandalizzata per averli scoperti avvinghiati contro il lavandino.

Nico strinse più forte Will, gli occhi puntati sulla bambina. Lo strinse fino a quando Will non borbottò che gli stava facendo male, e sperò che la figlia capisse il messaggio. Lui è mio.

Quando Will uscì dal bagno sistemandosi la camicia, Nico rimase ad osservare la figlia, che gli dedicò un'occhiata di ghiaccio. Nico comprese che la battaglia per tenersi Will era appena cominciata.


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