Born To Be Harley Quinn

By Giulss_98

6.1K 1.1K 730

* IN REVISIONE * PRESENTE SOLO LA PRIMA PARTE ♥️♣️♦️♠️ Harleen Frances Quinzel, neo-laureata in psichiatria... More

Playlist
0. Prologo
1. Arkham Asylum
1.5 Diario Di Joker
2. Il Joker
2.5 Diario Di Joker
3. L'Incontro
3.5 Diario Di Joker
4. Il Patto
4.5 Diario Di Joker
5. Non È Finita Qui, Harley
5.5 Diario Di Joker
6.5 Diario Di Joker
7. La Lista
7.5 Diario Di Joker
8. Mia
8.5 Diario Di Joker
9. Il Cavaliere Dall'Armatura Scintillante
9.5 Diario Di Joker
10. Guernica
10.5 Diario Di Joker
11. Cicatrici
11.5 Diario Di Joker
12. Magia
12.5 Diario Di Joker
13. Ago E Filo
13.5 Diario Di Joker
14. Coraggio
14.5 Diario Di Joker
15. Interruttore Acceso
15.5 Diario Di Joker
16. L'Appuntamento
16.5 Diario Di Joker
- Fine Prima Parte -
Avviso

6. Non È Finita Qui, Joker

186 37 12
By Giulss_98

Alzai gli occhi ed incontrai immediatamente i suoi, cristallini.

Lo trovai insieme ad una nuova guardia che non avevo mai visto prima, un ragazzo che mi sembrò tutt'altro che adatto per quell'impiego.

Gli occhi di Joker si spostarono sul "povero" Cameron, ancora sofferente, piegato su sé stesso ed un sorrisetto soddisfatto si formò sulle sue labbra. La guardia mi apparve per niente interessata alla scena che gli si presentò davanti, decisamente più intento a controllare il corridoio, come se da un momento all'altro sarebbe potuto spuntare un oscuro demone dietro le sue spalle.

Joker, legato mani e piedi da un'unica lunga catena, era uno dei pochi pazienti a cui era concesso di non indossare il camice. Sulla sua scheda psichiatrica, avevo letto che il tentativo di fargliela indossare fu quasi traumatico per alcuni dei dipendenti, che lasciarono la condizione accessibile a pazienti particolarmente ingestibili. Per non parlare di quando ci fu la vaga idea di usare la camicia di forza...

Il fatto che avesse un potere decisionale, nonostante il luogo in cui fosse rinchiuso, la diceva lunga su di lui e la sua fama.

Chiusi gli occhi e mi ricordai di essere priva della mia sicurezza personale. Mi voltai ed afferrai in fretta, da sopra il camice ben piegato, la custodia degli occhiali che aprii, indossandoli come se fosse una questione di vita o di morte.
Mi rigirai, sentendomi rinvigorita di una rinnovata forza.

«Mi scusi, cosa ci fa lui qui?» mi rivolsi alla sua guardia, provando a nascondere il mio turbamento.

«Lo sa, potrebbe anche chiederlo direttamente a me, Dottoressa Quinzel» intervenne Joker.

Non avendo ricevuto alcuna risposta dalla guardia che mi ignorò completamente, spostai il mio sguardo su di lui, rassegnata.

«Allora?»

«Ho avuto la mia ora d'aria e il chierichetto qui presente mi stava riaccompagnando nella mia umile dimora» rispose, con un gesto teatrale della mano posata sul petto all'altezza del cuore, poi con un cenno indicò il ragazzo dietro di lui che sembrava avere poco più di vent'anni. In effetti mi sembrò troppo giovane per essere in quel posto ed anche troppo spaventato.

Ebbi comunque l'impressione che ci fosse qualcos'altro che mi sfuggì in tutta quella situazione. Non mi risultò chiaro il fatto che facessero quel tipo di uscite a quell'ora, soprattutto non per i pazienti criminali del suo livello.
Per quel momento, accettai quella che suonò tanto come una bugia.

«Ottimo, spero che sia andata bene. Ma questo non spiega perché sei qui.»

Rise, anche se non capii per quale motivo.

«Tutto a meraviglia! Lei invece, ha passato una bella ora?» Domandò sarcastico, accennando con lo sguardo verso Cameron, di cui avevo totalmente rimosso la presenza. Gettai un'occhiata alle mie spalle per scoprirlo osservare il nostro scambio di parole, in cagnesco.

Ma che problemi aveva?

«Non so quanto tu abbia visto, ma è tutto apposto» risposi, sorridendo da manuale.

Ma in quel momento, fu tutto tranne che apposto. Il suo sguardo si affilò di fronte al mio collega e si fece più oscuro. Poi tornò a guardarmi con il suo solito sorriso sghembo, con un cambiamento repentino.

«So perfettamente quanto può mettere apposto qualcuno che la importuna, Dottoressa» mi elogiò con una punta d'orgoglio ed io arrossì all'istante.

Dovevo chiudere quella conversazione immediatamente.

«Mi dispiace, credo che sia arrivato il momento di tornare nella tua stanza» sviai il suo commento, facendo cenno alla sua guardia e riuscendo finalmente ad attirare la sua attenzione. «Riportalo nella sua stanza, gentilmente»

«Sempre così maledettamente educata...» mormorò Joker, osservandomi incuriosito. Lo sguardo si approfondì mentre aggiunse: «Mi chiedo com'è quando non è costretta a fare la brava ragazza.»

Si voltò, poco dopo avermi fatto l'occhiolino e se ne andò, seguito dal ragazzo come se fosse lui a dover essere accompagnato in cella, lasciandomi spiazzata.

Cosa stava a significare quella frase?

Scossi la testa e mi fiondai velocemente a recuperare il camice, ignorando Cameron che nel frattempo si era ripreso.

«Al posto tuo non gongolerei così tanto per essere stata assegnata a Joker. È tutt'altro che speciale quel mostro e il fatto che lo osannate in continuazione non fa altro che alimentare il suo ego» grugnì con rabbia.

«Beh, allora per fortuna che non sei al mio posto, direi. Il fatto che tu lo chiami mostro, forse riflette quello che sei in realtà, ossia... marcio dentro» replicai ed uscii prima che potesse formulare qualcos'altro da quella bocca ripugnante.

Mi rifugiai nel mio ufficio ed iniziai a controllare e-mail e documenti vari. Bevvi la seconda tazza di caffè della mattinata dal thermos che mi ero portata da casa e lavorai finchè arrivò l'ora della pausa pranzo. Non mi degnai nemmeno di andare nella sala del personale con gli altri colleghi, sinceramente ne avevo avuto abbastanza di Cameron e poi, voletti godermi un po' di quella quiete che mi circondava tra quelle quattro mura. Quindi mi limitai a mangiare dei salatini trovati nella borsa e cercai di rilassarmi prima della sessione iniziale con il mio paziente.

Mi ritrovai a ruotare con la sedia girevole a destra e sinistra in un ritmo cadenzato, fissando il soffitto. Mi domandai seriamente perché fui così interessata fin da subito al caso di Joker, la prima volta che udii il suo nome.

Era qualcosa di inspiegabile eppure, dentro di me, sembravo sapere che fosse giusto così, che non ci fosse nulla di male nel volerlo aiutare, nel volerlo capire.

Ma qualcos'altro in lui mi diceva anche che non avrei dovuto avvicinarmi troppo, che altrimenti mi sarei scottata.

Il caso voleva, però, che avessi un leggero debole per le bruciature.

Le sue continue provocazioni mi accendevano un fuoco dentro che avevo quasi dimenticato di avere.
Ma non potevo cedere a quella tentazione.

Finii di riordinare tutto e mi incamminai verso l'ala riservata. L'avermi assegnato soltanto Joker come paziente, mi concesse più tempo per studiare ed elaborare il suo caso, nonostante non avessi molti dati da cui attingere. Ma per quel momento mi bastò, vista la portata del suo profilo psicologico.
Arrivata davanti la porta, mi sembrò di rivivere la stessa scena di del giorno prima, ma con una guardia diversa. La prima cosa che feci stavolta fu guardare il badge con su scritto il nome: Henry.

Il nome si adattò bene al suo viso. Capelli castano chiaro e occhi verdi che rispecchiavano la sua giovane età, la figura snella poco più alta di me mi trasmise tutt'altro che sicurezza, con quell'espressione costantemente allerta.

«Salve, Henry. Non abbiamo avuto modo di presentarci prima, sono la Dottoressa Quinzel, sono qui per iniziare la sessione con il paziente» mi presentai, facendo poi un cenno verso la porta. Lui si irrigidì guardandosi alle spalle, come se improvvisamente Joker potesse uscire da lì.

«Salve Dottoressa, mi dispiace per prima. Sono nuovo e devo ancora capire come comportarmi con i pazienti. Mr J è ingestibile, sembra che comanda tutto lui qui dentro» sfogò la sua frustrazione, passandosi le dita in mezzo ai suoi capelli pettinati all'indietro.

«Non ti preoccupare. Ma a proposito di questo, sai se c'è un motivo per cui hanno cambiato la sua guardia, così all'improvviso?» indagai. Era assurdo che avessero messo lui con così poca esperienza alle prese con un paziente che avrebbe bisogno anche più di una guardia esperta. Danielle mi era sembrata una che sapeva il fatto suo, nonostante tutto.

«Non lo so con certezza, ho sentito che hanno sospeso chi c'era prima dal suo caso e che al momento è in attesa di essere riassegnato» rispose.

Era così genuino che provai compassione verso di lui. Gli sorrisi gentilmente, annuendo. Mi venne il dubbio che fossi stata io la causa della sospensione di Danielle, per il fatto di aver violato le regole entrando nella cella di Joker senza un permesso speciale. Ma il fatto che fosse successo così in fretta mi fece dubitare anche di chi avrebbe potuto fare la spia. Le telecamere in quel posto funzionavano più come decorazioni, Danielle non mi sembrava il tipo da autosabotarsi in quel modo e Joker... No, lui non avrebbe potuto a livello pratico.

O forse si?
No, era impossibile!

«Devo entrare con lei? Mi dica di no, la prego, quello lì mi odia e non voglio fare più danni del necessario.» Henry mi distolse dai miei pensieri, disperato.

L'aveva davvero terrorizzato in quelle poche ore di servizio.

Dovetti concedergli il favore per risolvere il problema, non avrei potuto preoccuparmi anche di lui.

«Tranquillo, posso vedermela da sola da qui in poi, Henry. Grazie per il tuo tempo, ma rimani a disposizione. Facciamo in modo che questo non sia il tuo primo ed ultimo giorno di lavoro» lo avvertii, per ogni evenienza.

«La ringrazio. Starò al mio posto» disse sollevato e mi fece spazio per passare.

Entrai e la sensazione di oppressione mi invase di nuovo, all'interno di quella stanza fredda. Senza attendere oltre, mi diressi di fronte alla grossa cella in plexiglass e lo cercai con lo sguardo. Lo trovai sdraiato, intento a leggere un vecchio libro di cui non riuscii a captare il titolo a causa della sua mano che lo copriva. Abbassò la copertina verso il suo petto e mi fissò. Sembrò non essere realmente presente nel guardarmi ma poi sbatté le palpebre e sorrise, facendo tornare la sua espressione in un misto di inquietante euforia.

«Ciao, Joker. Sono qui per la seduta terapeutica. Ti dispiace se iniziamo a parlare un pochino?» Proposi, cercando di istaurare una semplice connessione. Lui inclinò la testa e notai una strana smorfia attraversargli il viso mentre si alzava, prendendosi tutto il tempo del mondo.

Provava dolore da qualche parte?

«Dottoressa Quinzel. Noto con piacere che non si fa problemi nel chiamarmi Joker, pensavo che a questo punto avrebbe evitato» disse, squadrandomi dalla testa ai piedi.

Che il gioco abbia inizio.

«Perché dovrei?» domandai.

«Qui tutti hanno paura di me, lei non dovrebbe fare eccezione. O è davvero molto coraggiosa o molto stupida. Devo ancora capirlo» ghignò, mettendosi la mano sul mento, come se stesse veramente pensando alla soluzione. «A proposito, oggi niente sicurezza nei paraggi?» chiese, cercando dietro di me una presenza, consapevole che non avrebbe trovato.

«Non credo che ce ne sia bisogno per il momento» affermai, senza scendere nei dettagli.

«Buon per lei, se la pensa così». Di nuovo quell'occhiolino.

«Ho incontrato la tua nuova guardia. È parecchio turbato, puoi dirmi cos'è successo?» interrogai. Il suo viso si aprì in un sorriso fiero, mentre - immaginai - riaffioravano i ricordi che avevano portato Henry ad avere meno contatti possibili con lui.

«Niente di cui si debba preoccupare, Dottoressa. Siamo già ottimi amici io e il piccolo Henry» sghignazzò lanciando un'occhiata alla porta come se potesse vedere aldilà del muro, dove c'era il suo nuovo "amico".

Era esasperante.

«Se vuoi, possiamo iniziare esattamente da questo punto. Come ti fa sentire il fatto che tutti abbiano paura di te?» cambiai discorso.

«Se lei vuole, le posso mostrare il perché tutti debbano avere paura di me» ribatté, avvicinandosi alla parete che ci divideva, abbassando di qualche centimetro il viso alla mia altezza, scrutandomi tra le ciglia.

«Perché non collabori? Sei al sicuro qui, non c'è nulla da cui sentirsi minacciato e soprattutto, quando siamo in sessione, puoi fidarti di me» continuai, cercando di risultare il più sincera possibile ai suoi occhi. Non avrebbe avuto ragione per non fidarsi di me, doveva imparare a sentirsi libero di aprirsi.

«Pensi che io mi senta minacciato?» scoppiò in una risata fragorosa, gettando la testa all'indietro. Chissà perché, ma non mi sembrò un suono genuino. «Questa è bella, Doc! Ci sarà da divertirsi, se si continua in questo modo» aggiunse.

Scossi la testa, frustrata. Cominciai a credere a quelli che lo definivano ingestibile. Ma non mi detti per vinta, non ancora. Improvvisamente, mi venne un'idea che sperai fosse buona, quindi provai con una nuova tattica.

«Che ne dici di darmi del tu?» Le sue sopracciglia si sollevarono leggermente dalla sorpresa.

«Direi che è meglio per lei se non lo faccio. Si fidi di me, non vuole darmi davvero quel tipo di accesso» rifiutò, evitando per la prima volta il mio sguardo.

«Ok, come preferisci» mi rassegnai, per adesso. «Quello che stavi leggendo prima invece, che libro è?» aggiunsi, cercando un appiglio più generale.

«Bukowski» precisò secco. Finalmente una risposta come si deve.

«Lo scrittore anticonvenzionale» apprezzai la scelta e mi sembrò anche parecchio giusta per lui. In un certo senso, avevano molto in comune.

«Esattamente. L'unico e il solo» commentò, guardandomi di sbieco.

«Hai un suo libro preferito?»

«"L'amore è una forma di pregiudizio. Si ama quello di cui si ha bisogno, quello che ci fa star bene, quello che ci fa comodo"» citò una frase che mi suonò molto familiare.

«"Musica per organi caldi"» mormorai. Il titolo del libro mi uscì così naturalmente dalla bocca, che mi stupii a mia volta. Il suo viso era una maschera di sorpresa e ammirazione. Ma anche qualcos'altro. Vidi il suo sguardo cambiare in qualcosa di più profondo, intenso. Le sue pupille si allargarono fino a quasi ricoprire tutto il blu dell'iride.
Rabbrividii.

«Tu... leggi Bukowski?» mi chiese.

Annuii. Non potevo essere certa di avere la voce ferma in quel momento, sotto il suo scrutinio così magnetico. Poi mi accorsi che...

Mi aveva dato del Tu.

Il mio cuore cominciò a battere più forte. Mi sentii come se avessi abbattuto una delle sue tante barriere che mi ostacolavano a ripetizione.

Annuii di nuovo e mi schiarii la gola.
«Leggo molto.»

Si accigliò, come se avesse appena realizzato un pensiero non previsto.
Spostai il peso da un piede all'altro, cercando di trovare un modo per superare quell'impasse.

«Ascolti, Dottoressa...» cominciò lui, riprendendo le formalità. Aveva ceduto solo per quell'attimo e questo mi fece sentire di nuovo combattuta. «Se non ha altri modi con cui infastidirmi, può anche andarsene. Sa bene quello che voglio. Questa farsa è inutile con me.» concluse. Mi voltò le spalle e si buttò di peso sul lettino riprendendo il libro in mano.
Ma che razza di...

Calma.

Feci un respiro profondo.

«Non è finita qui, Joker» gli restituii le parole che mi disse lui, solo il giorno prima. Lui mi sbirciò da sopra il testo che stava leggendo e sorrise.

Quel sorriso era capace di uccidere.

Gli occhi parlarono da sé. Si stava divertendo da morire. Mi attraversò un altro brivido quando, con un'ultima occhiata, mi percorse dalla testa ai piedi prima di tornare nel suo mondo.

Quegli occhi erano capaci di bruciare.

Sospirai.
Cosa mi stava succedendo?
Mi intimai di raggiungere l'uscita prima di rendermi ridicola. Salutai in fretta Henry e mi rifugiai nel mio ufficio.
Appoggiata alla porta, lo sguardo mi cadde su quello che assomigliò ad un foglio strappato che sbucava tra le pagine di un libro di psicologia. Mi precipitai a recuperarlo. Sfogliai velocemente le pagine fino ad arrivare al foglio svolazzante incastrato al centro. Vi trovai sopra un elenco puntato con delle frasi dalla scrittura elegante e sbrigativa, ma dall'impugnatura forte.
Realizzai.

Poteva davvero essere quella famosa lista?

Provai un attimo di esitazione a leggere cosa volesse. Un uomo del genere non poteva richiedere sicuramente cose semplici. Ma la curiosità vinse, inoltre dovevo assicurarmi anche che fosse sua e, soprattutto, come avesse fatto a farmi recapitare questo pezzo di carta nel mio ufficio.
Respirai a fondo e mi decisi a scoprirne il contenuto.

♥️♣️♦️♠️
Ciao a tutti!
Arrivati al Capitolo 6 🎉
Cosa ci sarà scritto in quella lista?
Lunedì prossimo avrete la risposta 👀

Ogni pensiero e/o critica è sempre ben accetta ✔️
Vi sta piacendo?

Come sempre, se vi va, potete mettere una ⭐ stellina oppure un 💬 commento, mi farebbe piacere vedervi.
Grazie mille 💜

Appuntamento
Giovedì per il Capitolo 6.5
(POV Joker) e
Lunedì prossimo per il Capitolo 7.

🔸Al prossimo aggiornamento🔸

💌 Instagram: _giuliab_autrice_

Continue Reading

You'll Also Like

30.5K 838 30
Trama Melissa,27 anni spirito ribelle e indomito ,nel pieno dalla sua seconda laurea in economia e gestione aziendale affoga nell'insoddisfazione . D...
1.1M 31.5K 93
Kimberly Morgan è una ragazza gentile, simpatica, testarda come poche, e a dir poco bella. Suo fratello ritenendola troppo innocente per la vita crud...
3.8K 339 24
no spoiler
143K 4.1K 89
@charles_leclerc ha iniziato a seguirti