Haikyuu!characters x Reader

By KatakuBakugou

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Raccolta di One-shots sui personaggi di Haikyuu!! su richiesta e non. Inutile dire di che si tratta perché so... More

INDICAZIONI
[Kageyama x Reader] 'An Unexpected Meeting'
[Bokuto x Reader] 'Do You Really Like Me?'
[Oikawa x Reader] 'My Teddybear'
[Yaku x Reader] 'Boku no Baka'
[Asahi x Reader] 'Between Fabrics and Colours'
[Kuroo x Reader] 'You, Stupid Cat!'
[Lev x Reader] 'Look at the Camera, Please'
[Nishinoya x Reader] 'I'm Not Joking, I Love You'
[Tanaka x Reader] 'I'm a Good Boy, Senpai~'
[Tsukishima x Reader] 'I Hate You...but Just a Bit'
[Semi x Reader] 'The Melody of My Heart'
[Sugawara x Reader] 'My Husband is a Missed Mother'
🔴[Atsumu x Reader] 'Baby Girl'
[Osamu x Reader] 'Yes, She is My Girlfriend'
[Yamaguchi x Reader] 'That Smile...'
[Suna x Reader] 'We Complete Each Other'
[Kita x Reader] 'Happy White Day'
[Akaashi x Reader] 'Would You Like to Date Me?'
[Terushima x Reader] 'Who Are You, My Pretty Girl?'
[Matsukawa x Reader] 'Ne, Be Younger!'
[Kyotani x Reader] 'My Queen'
[Sakusa x Reader] 'Wear It!'
[Kenma x Reader] 'Gamer Boy'
[Daichi x Reader] 'You Won't Catch Me, Darling~'
[Ushijima x Reader] 'Do You Know that Boy Who...'
[Kunimi x Reader] 'I Think I'm Stupid'
[Tendou x Reader] 'My Little Praline'
[Washio x Reader] 'You're Prettier when You Smile'
[Coach Ukai x Reader] 'Good Morning, Can I Have a Date?'
🔴[Bokuto x Reader] 'Come Here, Baby~'
🔴[Kuroo x Reader] 'A Dangerous Kitty'
🔴[Kageyama x Reader] 'Little Wolf'
🔴[Oikawa x Reader] 'I Love You for Infinity'
[Atsumu x Reader] 'My Dear Lady'
🔴[Osamu x Reader] 'My Favour'
🔴[Suna x Reader] 'So Sexy...'
🔴[Asahi x Reader] 'I...Want a Family with You'
[Nishinoya x Kuroo's Sister!Reader] 'Hi, Cutie'
🔴[Tsukishima x Reader] 'Damn Kitty...'
🔴[Kuroo x Reader] 'You, Stupid Cat' pt.2
[Hinata x Reader] 'I Think I Wanna Marry You'
[Nishinoya x Reader] 'I'm Not Joking, I Love You' pt.2
🔴[Tendou x Reader] 'Love Me like You Do'
[Shirabu x Reader] 'Cute and Shy'
[Goshiki x Reader] 'Don't Give Up, Okay?'
[Sugawara x Reader] 'Our First Date'

[Kuroo x Claustrophobic!Reader] 'Happy to Have You Here'

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By KatakuBakugou

Richiesta di callmebxll, spero ti piaccia :)

Un suono insistente continua a infastidirmi e riempie tutto il mio abitacolo. Un suono quasi assordante e per nulla rilassante.

Mi rigiro nel letto a una piazza del mio piccolo appartamento, cercando di allontanarmi il più possibile dalla sveglia, ma senza cadere giù dal letto. Mi premo il cuscino contro l'orecchio scoperto e mi rannicchio, nella speranza che qualcuno, magari mia mamma, mi assista e spenga la mia sveglia.

Tuttavia, nel momento in cui realizzo che ora vivo da sola, che sono a Tokyo e non più in mezzo ai boschi e che la mia sveglia suona perché ho un appuntamento importante, subito mi desto, quasi inciampando sulle coperte che ho fatto cadere per terra mentre mi alzavo.

Corro a spegnere la sveglia e, solamente nel momento in cui noto l'orario, mi metto le mani tra i capelli e comincio ad andare in panico. La mia sveglia sta suonando da 20 minuti. Io dovevo alzarmi 20 minuti.

Questo significa che...Oh mio Dio! Ho mezz'ora per prepararmi per il mio colloquio di lavoro!

In questo momento, con questa consapevolezza e realizzazione, sono completamente sveglia e attiva. Mi dirigo veloce in cucina, dove metto a scaldare l'acqua per farmi un tè al matcha. Dopo averla messa a scaldare, mi dirigo in bagno dove mi lavo il volto e poi ritorno all'ingresso, controllando di aver messo tutto l'occorrente in borsa la sera prima. E fortunatamente c'era davvero tutto.

Almeno quello!

Il bollitore inizia a fischiare e allora prendo, in tutta fretta, una scatola di natto e un uovo da metterci sopra. Prendo la polvere al matcha e la verso sul fondo di una tazza, poi riempita con l'acqua calda. Mentre aspetto che questo si raffreddi un po', inizio a mangiare in velocità. Finisco, bevo il mio tè, e mi dirigo in bagno, lasciando la tazza sopra il tavolo (cosa che non faccio mai). Mi lavo denti e viso e poi inizio a sistemarmi. Prendo la camicia bianca e me la abbottono quasi interamente, successivamente indosso i pantaloni con la piega di colore nero, inserisco la cintura e, alla fine, indosso anche la giacca del completo nero. Mi guardo allo specchio e cerco di sistemarmi il meglio possibile i capelli, in modo tale da non averli troppo scombinati. Per quanto riguarda il trucco, decido di limitarmi a usare un po' di mascara e una tinta labbra di colori molto naturali e neutrali. Ho paura di strafare e, di certo, non è quello che voglio fare. È il mio primo colloquio con una grande testata giornalistica e voglio sembrare formale, ma senza esserlo troppo.

A quel punto, prendo in mano il telefono e, notando come manchino circa dieci minuti all'appuntamento prefissato da mesi, in velocità vedo di recuperare delle scarpe con il tacco nere, semplici e laccate, e le indosso, rischiando quasi di inciampare.

Mi ricontrollo allo specchio e poi esco dal mio appartamento. Scendo quell'unico piano di scale che mi separa dall'ingresso e, una volta fuori dal complesso, inizio a camminare il più veloce che posso, scarpe permettendo si intende. La sede di questa testata giornalistica è, fortunatamente, relativamente vicina a casa mia, quindi non devo prendere metropolitane o autobus. Questo, però, non esclude che debba sgambettare. Soprattutto sui tacchi.

Sento i miei piedi implorare pietà dopo appena cento metri e subito mi maledico per aver preferito il look alla comodità di un paio di stivali alti. 

Avresti almeno potuto mettere altre scarpe e cambiartele una volta arrivata, (T/n)!

Controllo l'ora nuovamente e, con un po' di ottimismo, mi rendo conto che potrei ancora farcela. La sede della testata giornalistica con cui ho il colloquio si inizia a intravvedere e questa visione (la riterrei quasi miracolosa) mi dà la forza per resistere e combattere il dolore ai piedi e proseguire verso la mia direzione.

Quando mi trovo davanti all'ingresso dell'imponente edificio fatto interamente di vetrate oscurate, deglutisco per l'agitazione. L'emozione di poter aver un colloquio di lavoro con una delle case giornalistiche più importanti di tutto il Giappone è qualcosa di indescrivibile. Ma proprio perché è di così gran rilievo sono preoccupata. Mi spaventa il non essere in grado di soddisfare pienamente le aspettative dell'intervistatore oppure di non dare una buona impressione. Io so di avere potenziale, ma quando sono nervosa tendo a dare forse il 50% di me stessa.

Mi dispiace, mamma, ma i corsi di yoga e rilassamento che mi hai fatto fare fin da piccola sono serviti a ben poco.

Ancora davanti all'ingresso, prendo un bel respiro e decido di affrontare a testa alta anche questa sfida che la vita mi ha posto davanti. Mi guardo e mi sistemo un po' i vestiti. Guardandomi nella vetrata lucida, riordino anche i miei capelli (c/c) e poi entro.

L'atrio che mi si para dinanzi è a dir poco maestoso. Una miriade di persone si muovono avanti e indietro con frenesia, tra chi parla al telefono, chi osserva video sui tablet o chi dialoga animatamente con dei colleghi. Io mi attengo a quanto mi è stato scritto di fare in mail e mi dirigo verso la reception.

-Buongiorno- rivolgo un saluto verso la giovane donna che sta davanti al computer -Sono (T/c) (T/n) e sono venuta qui per il colloquio come nuova reporter per il settore culturale-

-Sì, piacere di vederla (T/c)-sama. Il dirigente l'aspetta nel suo studio al piano numero 17. Le scale e gli ascensori sono verso quella direzione- e così dicendo mi indica con il braccio le due strutture dettemi a voce

Voltandomi, osservo il piccolo angolo da cui un sacco di dipendenti escono e in cui entrano e, con un grande respiro, mi avvio. Quando raggiungo gli ascensori, l'ansia inizia a salire. Io sono claustrofobica e non sopporto gli spazi troppo chiusi e ristretti. L'ascensore è proprio il mio nemico naturale. Tuttavia il pensiero di farmi 17 piani di scale con questi spilli ai piedi non mi invoglia. Oltretutto farei tardi e arriverei tutta sudata e il mio aspetto sarebbe ben poco professionale.

Maledetta me e il mio senso spiccato per il prendere decisioni di merda.

Con un respiro profondo, mi avvicino alla coda di persone che sta aspettando quel malvagio ordigno e, quando arriva, entro titubante. Schiaccio subito il tasto del 17esimo piano e inizio a chiedere agli dei una cortesia: che io tragitto duri il meno possibile.

Il mio desiderio, tuttavia, non viene realizzato. Al secondo piano si ferma e due o tre persone entrano. Lo spazio inizia a farsi un po' più ristretto, ma io riesco ugualmente a ricavarmi un mio piccolo spazio vitale. Al quarto piano si ferma e lì altre due persone fanno il loro ingresso.

L'ascensore inizia a riempirsi sempre di più. Inizio a sudare un po' a freddo e a guardarmi attorno in maniera frenetica. Il mio spazio vitale è diminuito notevolmente e sento di necessitarne molto di più. Non posso nemmeno pensare di farmi spazio e raggiungere l'ingresso per scendere e poi proseguire a piedi. È talmente tanto pieno da non riuscirci.

Tuttavia al decimo piano molte più persone di quante ne escano, entrano. Accanto a me si è posizionato un ragazzo con delle spalle molto ampie e delle braccia particolarmente muscolose fasciate da una camicia bianca e un gillet smanicato che, a mio parere, sta occupando più spazio di quello che realmente dovrebbe.

L'ossigeno mi manca ai polmoni. Annaspo, ma non riesco a sentire nessun tipo di miglioramento. Inizio a sentire l'aria farsi rarefatta. Tutte le voci iniziano a farsi più ovattate, quasi come se fossi sotto in acqua. La mia vista si inizia ad annebbiare un poco alla volta. Sento che anche le mie gambe iniziano a tremare e cedere: necessito di aria fresca. 

Il mio respiro si fa molto più frenetico, nella speranza di far entrare nei miei polmoni quel poco di O2 che ancora può esserci nell'abitacolo. Molto rapidamente il ritmo accelera e mi guardo attorno spaesata, non capendo più dove mi trovo.

-Signorina, tutto bene?- questa domanda mi giunge lontana, sembra un suono indistinto

Allungo una mano verso la parete dell'ascensore per sorreggermi più che posso, ma il mio sforzo è invano e fallimentare. I miei arti inferiori hanno perso la loro forza e mi sento precipitare verso il basso. 

Prima di vedere tutto nero e non percepire più alcun rumore, riesco a udire un "Signorina!" e poi il vuoto.

Non so per quanto tempo io abbia perso coscienza, ma nel momento in cui mi risveglio, sento la testa martellare con forza. Un formicolio attraversa tutto il mio corpo e i miei occhi fanno fatica a mettere a fuoco ciò che ho davanti a me. Mi sento un po' assonnata, scombussolata. Solo una volta che il mio cervello ha ripreso a funzionare e mi ha permesso di capire in che luogo mi trovo, scatto seduta.

-Il colloquio!- urlo

Mossa poco saggia perché subito chiudo gli occhi dal dolore e sento la testa girare nuovamente, il che mi obbliga a rimettermi distesa, ma più lentamente.

Non riesco davvero a capacitarmi di quanta sfortuna possa avere per, addirittura, avere un attacco di panico il giorno del mio colloquio di lavoro. E tutto questo perché? Perché non ho voluto fare le scale. Ho fatto addirittura peggio.

Stupida me e stupida la mia claustrofobia!

Sento dei passi avvicinarsi pian piano e poi, sull'uscio della stanza in cui mi trovo (l'ho osservata solo ora e, viste le pareti bianche e relativamente spoglie del locale, deduco possa trattarsi dell'infermeria) fa capolino una figura slanciata dai capelli neri sbarazzini con addosso una camicia bianca e sopra un gilet grigio.

Lo osservo curiosa e mi ricordo dopo un po', solo osservando il suo abbigliamento, che quell'uomo è lo stesso che si era affiancato a me in ascensore. Quell'uomo muscoloso che ho tanto maledetto dentro di me a causa di tutto lo spazio che stava occupando all'interno dell'abitacolo.

-Sta bene, signorina?- mi domanda con tono gentile e con un pizzico di preoccupazione

-Sì...sì grazie- rispondo in maniera rapida e sbrigativa, non conoscendo l'identità del mio interlocutore, sollevandomi leggermente e provando a mettermi in posizione semi-seduta

La mia mente è altrove: ho perso un'enorme possibilità oggi, a causa di quanto successo. Potevo competere per ottenere un posto in una delle testate giornalistiche più note del nostro Paese e ho perso la mia occasione. Non mi capiterà mai più purtroppo.

-Le porto qualcosa? La vedo pallida- mi chiede ancora lo sconosciuto

-Sì, sì grazie- rispondo vaga e priva di forze tanto sono sconsolata

-Cosa le porto?-

-...le chiedo un tè, grazie-

Lui se ne esce e poco dopo, magari un paio di minuti, torna da me tenendo con presa salda il bicchiere di carta caldo con all'interno la mia bevanda. Il modo in cui lo tiene fa risaltare le vene che gli percorrono la mano e si nota anche come il suo intero arto sia contratto per svolgere quest'operazione, soprattutto il bicipite. Nonostante ciò che si para davanti a me, la mia mente non riesce a concentrarvisi pienamente.

-La ringrazio- rispondo quando mi porge il bicchiere

-Si figuri. Le capita spesso di stare male?-

-Sono claustrofobica. Cerco di evitare più che posso gli spazi stretti quindi no, non mi capita spesso-

-Mi dispiace- e il suo sguardo lo sembra davvero -Io comunque sono Kuroo. Ero accanto a lei in ascensore e quando l'ho vista tremare, poi mi è svenuta addosso-

-Oh. Grazie mille, Kuroo-san. Le sono debitrice. Io sono (T/c)-

-Come mai era in ascensore, (T/c)-sama?- mi chiede con genuina curiosità

-Oggi avevo un colloquio di lavoro come nuova reporter e giornalista. Ero in ritardo e avevo i tacchi quindi non ero intenzionata a correre per diciassette piani. Perciò ho pensato di farcela, ma a quanto pare mi sbagliavo del tutto. Non avevo previsto quel gran afflusso di persone-

-Colloquio al diciassettesimo piano? Per la sezione di cultura?-

-Sì. Esattamente-

-Non si preoccupi. Il direttore del reparto è molto gentile e clemente. Probabilmente è già a conoscenza dello spiacevole inconveniente. Non gliene farà una colpa-

-Spero di non aver fatto la figura dell'imbecille, mi perdoni il termine colloquiale. Mi sono anche giocata questa possibilità unica-

-Non si preoccupi, (T/c)-sama. Nonostante il nome, quest'azienda tratta bene i suoi dipendenti. E non lo dico solo perché sono direttore a mia volta di un reparto. I colloqui sono ancora aperti, può subito chiamare per un altro-

-Dice?-

-Ne sono sicuro. Intanto lasci che la aiuti a scendere. Questa volta, però, per le scale-

-La ringrazio- arrossisco -È molto gentile lei-

・・・

Su consiglio di Kuroo-san ho prenotato presto un altro appuntamento con il direttore e la disponibilità che hanno mostrato mi ha sorpreso molto. Oltre la grande e stupefacente comprensione. Non aveva detto una bugia quando aveva parlato così bene della sua azienda. Era sì a conoscenza di quanto era successo e, davvero, non mi faceva nessuna colpa. Sotto sotto, secondo me, era un po' scocciato, ma non lo ha dato a vedere. Anzi, a sentire.

Da quell'incidente in ascensore, mi scrive periodicamente per sapere come sto e se mi è successo di nuovo. Di tanto in tanto ci troviamo anche fuori dal suo orario di lavoro e ci beviamo una birra o, in generale, ci prendiamo qualcosa. Mi ha anche fatto leggere alcuni dei suoi primi articoli sportivi e alcuni degli ultimi: non mi stupisce che sia diventato direttore del reparto sportivo. È veramente bravo. Sa essere accattivante, ma anche sa invogliare a saperne di più. Ed è anche veramente bello.

Il primo giorno che l'ho conosciuto non mi sono soffermata troppo sul suo aspetto visto che ero di fretta, ma tutte le altre volte che ho avuto modo di trascorrere con lui, il mio occhio si è divertito ad analizzare il suo corpo muscoloso e atletico. La mia curiosità aveva anche preso il sopravvento ed ero finita per chiedergli come mai un giornalista (per quanto sportivo) avesse tutta quella massa muscolare.

Lui ha riso, ma mi ha gentilmente risposto. Ho così scoperto che aveva giocato durate tutti e tre gli anni delle superiori nella squadra di pallavolo del suo istituto, il Nekoma, ed era anche stato capitano. Erano giunti addirittura a giocare ai nazionali, però io personalmente non ho ricordi al riguardo. Sarà che non sono mai stata una grande appassionata di pallavolo e sport in via generale.

È davvero una persona solare e tutti in azienda lo conoscono e lo rispettano. Nonostante sia un superiore, nessuno lo teme ma è un amico per tutti e, soprattutto, una persona in cui possono confidare.

Il giorno del secondo colloquio parto decisamente in anticipo e con scarpe da ginnastica. Quelle eleganti le ho riposte in borsa e le cambio solamente una volta raggiunto il giusto piano. Lui, inoltre, è stato tra i primi a darmi l'imbocca al lupo per l'occasione e mi scorta anche fino al piano, scherzando sul fatto che possa avere un attacco di panico a causa dell'ansia e cadere giù dalle scale. Alle sue battutine io rispondo con dei lievi colpi sul suo avambraccio, quasi fossi arrabbiata, ma ben presto le mie risate si uniscono alle sue.

-Non mi sembri molto tesa, (T/c)-sama-

-No. Onestamente non lo sono. Solo un pochino. Sono fiduciosa delle mie capacità-

-È molto positivo tu sia più rilassata. È uno dei primi fattori che ognuno di noi valuta durante il colloquio. E ricorda di apparire sicura di quello che dici, anche se ti perdi nel tuo discorso mentale-

-Certamente. Farò vedere di che pasta sono fatta!- esclamo quando siamo, ormai, giunto all'inizio del piano dove devo tenere il mio colloquio lavorativo

-In bocca al lupo. Se ti va, sta sera ci troviamo e mi racconti-

-Certamente-

È così che mi congedo da Kuroo. Avanzo nel piano i direzione dell'ufficio di colui che potrebbe diventare il mio futuro capo. Quando mi trovo d'innanzi, prendo un respiro profondo e poi busso alla porta. All'udire un flebile "Avanti", procedo.

-Buongiorno, (T/c)-sama. Si accomodi, la prego-

・・・

Sono passati più di due mesi da quando ho fatto il colloquio. Quella sera mi sono trovata con Kuroo e gli ho raccontato le mie impressioni su come poteva essere andato il colloquio. Onestamente a me sembrava fosse andata bene, ma vista la lunga attesa inizio a dubitare della cosa e temo di essermi creata false speranze e idee. La speranza è l'ultima a morire dicono, ma anch'essa ha una conclusione.

Questa sera ho in programma di incontrare Kuroo e probabilmente procederà come le ultime serate: inizio a lamentarmi, mi dice che non è vero, inizio a ordinare sake per non pensarci, lui mi toglie i bicchierini da sotto il naso e poi, una volta che sono ubriaca marcia, mi accompagna a casa. Onestamente credo sia un santo come ragazzo. Anzi, un angelo. La sua bellezza va tenuta a mente.

Arrivo davanti al locale dove siamo soliti incontrarci e lo intravvedo già dentro seduto sul grande bancone di legno che occupiamo ormai da un mese a questa parte quasi quotidianamente. È al telefono con qualcuno e mi auguro che sia un amico piuttosto che l'azienda. È sera ed è giusto che anche lui abbia diritto a un po' di pausa e tranquillità. Non che con me ce l'abbia però, diciamocelo chiaramente. 

Mi dispiace entrare e costringerlo a chiudere la chiamata per accoglierlo, cosicché aspetto che sia lui stesso a terminare la chiama. Fortunatamente mi tocca aspettare solo un paio di minuti prima di vedere che allontana il telefono dall'orecchio e preme son il dito sul tasto rosso di fine chiamata. A quel momento entro nel locale.

Lui non nota la mia presenza, così mi avvicino con lentezza e provo a sorprenderlo alle spalle. Peccato solo che, quando lo saluto, lui si giri tranquillo verso di me e non appaia per niente toccato dal mio apparire improvviso alle sue spalle. 

-Ti chiamavano dall'ufficio?- gli chiedo, indicando con il capo il suo cellulare

-No no. Sentivo un vecchio compagno di squadra che è da tanto che non vedo. Lui gioca in nazionale, ma al momento è in Russia. Mi ha raccontato di aver firmato un contratto con una squadra lì recentemente-

-In Russia? Wow. Non è un po' lontana?-

-Sì, ma non eccessivamente-

-Capisco capisco. Almeno non era lavoro-

-No no, ho bisogno dei miei tempi anche io la sera. Anche perché dopo un certo numero di ore a lavorare, poi la mia mente non connette più-

-Beh fai bene, signor direttore-

-Cosa credevi, eh?-

-Niente di diverso da quanto effettivamente è- rido in risposta 

Il cameriere ci adocchia e si avvicina a noi, chiedendoci se vogliamo la solita birra di inizio serata. Annuiamo tutti e due e qualche minuto dopo abbiamo le nostre due birre medie davanti a noi con, serviti dalla casa, alcuni stuzzichini da unire alla bevanda. 

Chiacchieriamo in grande tranquillità e perdiamo la cognizione del tempo. Discutiamo del più e del meno. Nonostante sia un mese che ci troviamo quasi ogni sera, c'è sempre qualcosa di cui parlare e, soprattutto, scopro sempre di nuovo su di lui. Quest'uomo è pieno di sorprese. Una volta abbiamo anche fatto chiamata con un suo caro amico. Inoltre ho scoperto che ha conoscenze dovunque qui a Tokyo, ma anche fuori dalla prefettura. È qualcosa di cui non riesco a capacitarmi e la motivazione è, puntualmente, la pallavolo. Sembra quasi che abbia vissuto per la pallavolo. 

Quando inizio a intravvedere dei camerieri che iniziano a pulire e a mettere in ordine faccio segno al moro che è ora di levare le tende per permettere ai lavoratori di sistemare tutto e poi chiudere il locale. Paghiamo e usciamo nel fresco clima serale di della capitale nipponica. 

-Sai, (T/c)-sama- esordisce -ho sentito delle voci girare direttamente dai collaboratori stretti del direttore della sezione di cultura-

-Davvero? Immagino non siano belle voci per me. Sono passati quasi due mesi e non sono ne ancora stata ricontattata. Credo di non aver fatto questa grande impressione-

-Eh? No no. Ci vuole tanto a causa di processi burocratici e scartoffie varie che odio-

-La cosa non migliora ugualmente il mio umore-

-E se invece ti dicessi che ho sentito il direttore fare il tuo nome per il posto come inviata? Questo ti migliorerebbe l'umore?-

-Sei ubriaco che dici queste cose?-

-No-

-Allora mi stai facendo in qualche modo uno scherzo-

-Che donna di poca fiducia. Tu aspetta qualche giorno ancora e vedrai se quello che ti ho appena detto è uno scherzo o meno. Poi mi farai sapere-

Camminiamo un po' in direzione di casa mia e lui mi lascia quando sono a un isolato da essa. Ci salutiamo e ognuno torna nel suo piccolo abitacolo per trascorrere la notte prima di dare inizio a un altro giorno. Ed è proprio il giorno dopo che mi arriva una notifica nella casella di posta elettronica direttamente dall'azienda con su scritto che ero assunta.

Non ci pensai due secondi che subito presi in mano il telefono e scrissi a Kuroo.

'Avevi ragione. Mi hanno assunta!'

'Te lo avevo detto che non era uno scherzo. Benvenuta in famiglia'

'Sono felice di averti qui'

Angolo Autrice

È un piacere ritrovarvi dopo tanto tempo. Questa è un'altra richiesta che mi era stata fatta tempo addietro. Questo per dirvi che io non mi sono scordata di nessuno, vi ho tutti segnati. Purtroppo sono io che ho poca voglia, poco tempo e poca ispirazione, ma con calma vi menzionerò tutti e avrete tutti la one-shot che state aspettando. 
Detto ciò, ne approfitto per proporvi di andare ad ascoltare la playlist che ho fatto appositamente per questa raccolta. Vi lascio sotto il link e nel caso non funzionasse, nella mia bacheca c'è il link dopo qualche conversazione.

https://open.spotify.com/playlist/2oa3X5rskbQhHtEJJiNPJJ?si=1fe425a6c5944c16

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