Ten days [Vmin]

By BTSFanficparadise

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[MINI STORIA]Questa storia la definirei "slice of life". È un semplice racconto di due ragazzi il cui rapport... More

Qualche parola prima di partire
-
"Mazzo di paranoie"
"Forse ho cambiato idea"
-
"Troppo diretto"
"Emozioni disordinate"
"Casa nuova"
"Cuore rilassato"
"Sta nevicando?"
"Dopo la neve, il ricovero"
"L'hai tradita?"
-
"Andiamo a ballare."
"Rimani in equilibrio"
"La parte migliore è sotto le coperte"
-
"Impaziente e innamorato"
"Ultima sera prima della fine"
"Il miglior posto."
"La resa dei conti"

"Di ritorno"

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By BTSFanficparadise

TAEHYUNG

Apro la porta di casa, sono stanco, oggi ho fatto due ore di straordinario. Un macchinario si è bloccato e ho dovuto aspettare che lo sbloccassero per andarmene. Una palla assurda. Mi tolgo le scarpe. Jungkook ha lasciato di nuovo gli stivali zuppi e infangati alla porta. Vedo anche un altro paio di scarpe. Chi si è portato a casa a quest'ora?

"I tuoi merda di stivali mettili fuori ad asciugare." Urlo per farmi sentire. La vita da soli è sempre stata un pò traballante. Io non sono spreciso come lui. O meglio, in camera mia si, ma non per il resto della casa. Invece Jungkook è proprio un disastro. Ho vissuto con lui per una vita, ma a casa dei nostri genitori addottivi, non potevamo lasciare una briciola da nessuna parte. I primi giorni di convivenza sono stati un trauma. Cartacce, birre finite, montagne di piatti sporchi. Adesso abbiamo il nostro equilibrio. Io so quando pulire, lo stesso vale per Jungkook.

Avvicinandomi verso la cucina, faccio piú rumore possibile, per fa capire che ci sono pure io. Passi belli forti. Non voglio trovarlo a scopare con qualcuno sul bancone della cucina. È già successo, mi è bastato.

"Abbiamo ospiti." E che ospiti. Mi blocco quando vedo Jimin, seduto al tavolo con Jungkook. È venuto? Perchè è qui? Quanto è bello.

"Oh. Comunque sia devi togliere quegli stivali infangati e sporchi." Vado a posare la borsa a terra, vicino alla dispensa. Non distogliendo lo sguardo da Jimin che mi guarda, ansioso. Ha le guance arrossate.

"Finisco il caffè poi vado. Liu voleva farmi vedere una cosa. Capita a pennello." Vedo delle tazzine sul tavolo, si sono bevuti un caffè. A quest'ora?

"Ciao, comunque. Torni stasera a cena?" Domando, visto che devo cucinare io.

"Non credo. Mangerò qualcosa con lui." Perfetto.

"E tu?" Non ha nemmeno detto una parola il moretto. Oggi indossa un cardigan, aperto sulla cannottiera. I vestiti delineamo perfettamente il suo corpo. Però, lo fammo sembrare piú vecchio di quello che non è.

"Sono venuto per parlarti." Salto dentro di me, faccio una capriola. Per non emettere nessun suono, mi devo sforzare, contro me stesso. Si, cazzo. Cazzo, si. A saperlo prima mi sarei vestivo meglio. Sono in tuta. Sembra un pigiama però.

"Appunto. Pulisci, tu? Vero?" Jungkook indica le tazzine. Laverò io, sinceramente non mi importa molto delle tazzine. Jungkook le fa sparire nel lavabo. Poi fa sparire se stesso, dopo avermi dato due pacche incoraggianti. Non so se la cosa con Liu sia vera, o solo un pretesto per uscire e lasciami solo con lui. Ma gli sono grato.

"Ricordati di buttare la spazzatura." Urla dall'entrata.

"Non sei tu la spazzatura?" Gli urlo di rimando, scherzando. Il mio corpo si rilassa, ma giusto un pò. Vado a sedermi vicino a Jimin. Sento mormorare un vaffanculo da Jungkook, poi la porta che si apre e si richiude. Jimin non mi guarda.

"Cosa ti ha portato nella tana del lupo?" Aspetto impaziente che si volti, lo fa, con un mezzo sorriso.

"Una tana molto precisa e pulita, per il lupo che conoscevo." Le sue mani sono sul tavolo, ticchettano nervose, toccandosi fra di loro.

"Dici questo perchè non hai visto la camera." Ridacchia. È rigido. Ha paura?

"Ti sto mettendo a disagio?" Nega con la testa.

"No, fa strano, tutto qui." Ruota leggermente il busto verso di me. Lascia una mano sul tavolo, continua a muoverla nervoso. Quanto vorrei prenderla fra le mie e farlo rilassare.

"Allora sei qui per...?"

"Per parlare con te, e sapere cosa intendevi..." Non mi guarda in faccia, ma giú, la tovaglia sul tavolo. Pare rincorrere i finti ghirigori stampati. Capisco che deve essere difficile guardarmi in faccia.

"Il resto...vuoi sapere il resto, giusto?" Annuisce.

"Mi farebbe piacere." Annuisco. Ho la tentazione di accarezzarlo. Di passare una mano su quel bel faccino, attirarlo a me e coccolarlo. E come se non fosse passato tutto questo tempo dall'ultima volta che ci siamo visti. È stato il gioco del destino a farci rivedere. Ci sarà un motivo se è qui.

"Farò del mio meglio per farti capire, ok?" Annuisce.

"Voglio ribadire, non è per scusarmi. Nè per passare da vittima, ma sono cose che fanno parte di me. E quando ci siamo conosciuti, io non sapevo proprio come controllarle." Mi sistemo meglio sulla sedia, questa si lamenta con degli scricchioli. C'è un silenzio surreale, quasi si fa pesante. Anche lui è silenzioso.

"Sai, vero la storia di quando ero bambino e perchè mi hanno addottato?" Nega piano con la testa.

"Me ne hai parlato, ma mai cosí bene." Io e Jungkook siamo fratelli di diverse madri, cosí ci etichettiamo. Entrambi siamo stati adottati, salvati da famiglie disastrose.

"Io avevo mia madre e mio padre, ma è come se non li avessi mai avuti." Già il magone? Cosa fai Taehyung? Mi deludi. Ogni volta è come toccare un nervo scoperto. O come strimpellare la corda sbagliata di un'arpa. Non ce la faccio a parlarne senza essere invaso dalle emozioni.

"Mi hanno messo al mondo e messo da parte. Mio padre faceva il latitante, lo vedevo due volte al mese e mia madre era in depressione. Passava le giornate a letto, a malapena mi dava da mangiare. Come si prendeva cura di me? Mi dava un giocattolo, accendeva la tv, mi lasciava lí fino a sera, da solo. Ok? Non voglio fare la vittima però..." Mi mordo un labbro, ricaccio le lacrime indietro. Ci provo. Guardo da un'altra parte e le asciugo. Lui mi guarda con quello sguardo pieno di pena. Non era questo che volevo scaturire.

"Niente giochi con lei, niente carezze. Io ero lí, semplicemente esistevo." Ogni volta le cose riaffiorano nella mia mente. Scenari confusi si susseguono. A volte li osservo, a volte passo avanti. Stasera è meglio fare finta di non vedere.

"Nessuno mi ha mai dato affetto, da piccolo. Nemmeno i miei genitori addottivi. Loro ci provavano, ma io avevo questa barriera. Che faceva rimbalzare tutto l'affetto che potevo ricevere, ed è la stessa cosa che facevo con te. Sono cresciuto come un gatto randagio, niente affetto, niente paroline...nessun ti voglio bene, quando ne avevo piú bisogno." Devo fermarmi un attimo, per calmarmi e non scoppiare a piangere. Lui si fa piú vicino, avvicina una mano e mi carezza il braccio. Quanto è bello questo contatto. Potrei struggermi. Devo resistere e finire il discorso.

"Sai, è difficile amare, quando non si è mai stati amati...l'amore è importante per un bambino, io non l'ho mai ricevuto e non ho mai saputo decifrarlo da adulto." E qui, mi rompo. Fa per abbracciarmi, alzo una mano per fermarlo.

"Aspetta...un attimo, poi ci abbracciamo. Io non capivo, mi sei sempre piaciuto, bramavo il tuo amore. Ma poi quando mi toccavi raggelavo, tremavo, mi saliva il panico e dovevo allontanarti a tutti i costi. Una cosa senza senso, no?! Per uno che non ha mai avuto amore." Sbuffo. Ma cosa sbuffo. A si, mi ci è voluta giusto una vita per capirlo.

"Prima che succeda qualsiasi cosa, brutta o cattiva che sia. Io sono in terapia. Ho avuto bisogno di uno psicologo per capirmi e crescere. Sono ancora in questa situazione, finchè non sarò pronto al cento per cento. Te ne ho voluto parlare meglio per questo. Perchè tu sappia. Non sono perfetto, ma ho fatto un lavoro enorme su me stesso e sono pronto a riprovarci se tu vuoi. Ovviamente il pacchetto contempla anche i futuri litigi di una coppia normale. Non saremo d'accordo sempre." Detto questo, posso anche abbandonarmi ad un abbraccio. Lui apre le braccia, struscio la sedia sul pavimento, per avvicinarmi. Passo fra le sue braccia sentendomi un intruso.

"Grazie, per avermene parlato..." Come fa sempre lui, dice le parole giuste. Le accetto, perchè non sono una minaccia, questa volta. Le lascio passare dentro di me. Corrono nel mio petto, non le scaccio, anzi, le avvolgo teneramente, mentre riassaggio il suo profumo e la fattezza del suo piccolo corpo.

"Forse avrei dovuto farlo prima...ma non sarebbe stato cosí." Io trattengo i singhiozzi. Sentirlo cosí, vicino a me, è una sensazione bellissima. Calore. Tanto calore. Che scappa in ogni parte del mio corpo. È bello. Finalmente. Bellissimo. Ne godo di ogni secondo. Finché non torno a guardarlo. Dovrei prendere un fazzoletto, ma non voglio alzarmi. Le mie gambe sono improvvisamente fatte di pastafrolla.

"Posso?" Chiede. Non capisco cosa intenda. Allunga una manina, me la avvicina al viso. Gli vado incontro. Si che può, eccome se può. Faccio un lungo sospiro. Quanto è bello questo ragazzo. Io ho ancora amore, per lui, dentro di me. E scalpita. Muove piano il pollice sulla guancia. Chiudo gli occhi per bearmi meglio del contatto. Caldo. Sicuro. Pelle contro pelle.

"Mi dispiace per quello che hai passato. Hai fatto bene ad andare da un professionista...cioè, non fraintendere. Non voglio dire che sei matto." Nego, con la testa. Ho capito cosa intende.

"Da solo avrei continuato a fare disastri. Quelle poche volte che riuscivo a fare l'amore con te, il mio cervello smetteva di farsi la guerra. Adesso ho smesso, di farla proprio." Continuo a tenere gli occhi chiusi. Sento solo la sua mano contro la mia guancia.

"E non posso nasconderti che molto probabilmente non provo cosí tanti sentimenti come una volta..." Lo ha già fatto, ho già indorato il colpo.

"Era una possibilità a cui ho tenuto conto. Non voglio costringerti. Lo sai." Adesso torno a guardarlo. Ha la solita espressione angosciosa.

"Tranquillo Jimin, ho già tenuto conto di tutte le possibilità." Sorrido. Solo il cielo sa quanto vorrei baciarlo in questo momento. È una tentazione. Tutti i muscoli hanno lo stimolo di sporgersi in avanti. Li sto bloccando, contro voglia.

"Ho paura che potrei ferirti." Mi fa ridere. Queste parole dette da lui.

"Tu? Ferire me. È un rischio a cui potrei andare in contro, sono pronto." Voglio toccarlo, posso toccarlo? Prendergli giusto la mano. Non lo so. Aspetto.

"E non ti nascondo che ho paura che pure tu possa ferirmi." Annuisco.

"È lecito." Lo dico e lo penso. Ha tutte le ragioni per pensarlo. Poi tiro fuori una delle mie tante fantasie. Un sogno ricorrente. Io che propongo il 'contratto' a Jimin. Una pazza idea che mi è venuta in mente quando ho comprato un videogioco. Un contratto da ieci giorni di garanzia, soddisfatti e rimborsati.

"Se no facciamo cosí, ti do dieci giorni, belli tondi. In cui puoi incontrarmi, studiarmi per bene. Promettendomi che tu farai la tua parte e io la mia. Come dovrebbe essere..." Una risatina nervosa mi scappa. Nel mio sogno mentale, gli chiedevo un bacio per sancire il contratto.

"Però?" Ridacchio, guardando il frigorifero in cerca d'aiuto. Tutto quello che ricavo è scoprire che le mie calamite non ci sono piú. Dove sono finite? Ma non è questo il problema caro mio Taehyung.

"Per stipulare il contratto..." Mimo le virgolette per la parola contratto.

"...c'è bisogno di un bacio." Appena lo dico, scoppia un sorriso sulle sue labbra, seguito da una risatina.

"Questa parte da marpione è sempre rimasta uguale." Sono contento che l'abbia presa sul ridere.

"Con o senza lingua, non è un problema." Ride ancora di piú, avvicinando la sedia. Io mi prendo un infarto. Credo che sia esploso il ventricolo destro, forse il sinistro, del mio cuore. Cristo che botta. Si sta sistemando per il bacio?

"Puoi andartene, sei libero, se non vedi che non mi vuoi...ma dopo dieci giorni. Almeno per vedere come sono, adesso, e io vedo come sei tu. Un anno non è poco." Aggiungo, sentendo il peso del silenzio. I nostri ginocchi adesso si toccano, non posso far a meno di guardarli. Cosí vicini, uno in mezzo all'altro.

"Quanto tempo ho per decidere se farlo o meno?" A questo non avevo pensato.

"Un giorno, fino alle sett-..." Alzo l'orologio, per guardare l'ora, ma arriva prima lui. Si avvicina con la faccia. Sorride come un bambino. È un bacio. È un fottuto bacio. Mi paralizzo. Unisce le mie labbra alle sue. Taehyung, rinvieniti su, su. Contro la paura, mi animo, posandogli una mano sul fianco. Non muove le labbra. È una bacio a stampo, molto duraturo. Cosa faccio, chiudo gli occhi? Mi muovo? Sicuramente devo riprendere a respirare. Con tutti questi infarti, finirò al pronto soccorso.

"Credo di avere in corso un infarto. Piccolo eh." Mi tocco il petto. Lui taglia la restante distanza, avvicinando ancora di piú la sedia. I suoi ginocchi sono in mezzo alla mia gamba. Del tutto. Ho anche un certo piacere in questo contatto.

"Scusa...forse sarei dovuto andare piú piano."

"No, va benissimo. Mi devo abituare. Quindi è un si, questo, lo sai." Chiedo conferma, potrei essermi immaginato tutto.

"Lo so, sono maggiorenne. Ho la responsabilità delle mie scelte."

"Davvero? Pensavo avessi quindici anni." Dico sarcastico, per smorsare un pò l'atmosfera. Socchiude gli occhi, a stronzetto.

"Ne ho venticinque." Si, lamenta, facendosi sempre piú vicino. È una avanzata lenta. Tenera.

"Anche io." Faccio un passo  avvicinandomi a lui. Come una calamita si accosta. È proprio il pretesto per un altro bacio. Questa volta voglio darlo io. Inclino la testa. Incontro maldestramente le sue labbra morbidissime. Mi allontano un attimo, per calcolare meglio l'impatto. E sono ancora loro. Calde, morbide. Vive. Mi muovo, dando il via. Perchè si muove anche lui. Una scossa mi trapassa. Scuote tutto il mio corpo. Arriva il calore, arriva l'eccitazione e anche una certa paura di non sapere fin dove posso arrivare. Allungo una mano, la sfilo sulla sua guancia, per arrivare dietro alla sua testa. Pure lui esplora. Fa lo stesso movimento e rilascia un leggero mugolio.

"Questo cos'era?" Domanda vicino alle mie labbra, le solletica.

"Un bel bacio. Anche se possiamo fare di meglio." Ed è vero. Credo che me lo voglia dimostrare. Altro bacio, piú carico. Troppo. Mi spingo contro di lui, aspettando una reazione negativa, invece va al mio stesso passo. Intrufolando la lingua, la percepisco in un guizzo. Il mio corpo non sa piú che sensazione provare. Se fermarsi, se andare. A me piace tutto ciò, l'eccitazione mi scorre nel sangue ormai.

Fa il passo drastico, si alza, mettendosi a cavalcioni sulle mie gambe.

"Jimin cosí mi fai pensare male." Lo abbraccio, infilando la testa nel suo collo. Ormai il mio sangue ha preso a circolare in zone piuttosto erogene e lui ci è seduto sopra.

"Pensa male." Ridacchia, lasciando un bacio sul mio collo. Rabbrividisco tutto. Godendomi la sensazione intima. Lo sollevo per le gambe.

"Spero che la mia stanza non sia cosí disastrata come ricordo." Si aggrappa a me, silenzioso. Mi bacia la guancia, quando apro la porta. Si, c'è un pò molto casino, ma almeno ho rifatto il letto. Lo poso sulla coperta, baciandolo. Lui mi guida per baciargli il collo. Cosí faccio. Prende a gemere, ad ogni tocco. Questa cosa può finire solo in un modo.

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