Tra le pieghe del tempo (Ante...

By vanessa_dilecta

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Anteprima del mio romanzo disponibile su Amazon Eloisa ha sempre desiderato di prendere parte al Carnevale di... More

Introduzione & Copyright
TRA LE PIEGHE DEL TEMPO
I. Carnevale
II. Incontri notturni
III. Intrappolata nel passato
V. Il Banco Rosso
Pubblicazione
Personaggi + Aesthetic
COVER REVEAL
Cartaceo & Ebook

IV. Il caffè dell'Angelo

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By vanessa_dilecta


Richard fece un cenno all'oste, che stava servendo dei boccali di birra a un tavolo; l'uomo, un veneziano basso e mingherlino dallo sguardo penetrante, li raggiunse subito.

«Avete una camera libera?» domandò l'inglese.

L'uomo lo guardò con aria interrogativa, poi si accorse della presenza di Eloisa e la scrutò con fare inquisitorio.

«È per questa lady, si è smarrita e non ha dove dormire» si affrettò ad aggiungere Richard.

«Va bene, ma solo per stanotte» concesse infine l'oste.


*


La stanza che le era stata assegnata era piccola e disadorna. Le pareti, completamente spoglie, erano di legno e conferivano a quell'ambiente un'aria rustica ma accogliente. Una finestrella- l'unica apertura presente- consentiva di godere di una bella vista sul rio de le Becarie.

Eloisa si svestì e, coperta da una semplice canottiera, si adagiò sul letto morbido. Cercò di riordinare le idee: era stata catapultata nel passato, quasi senza rendersene conto, era stata derubata e aveva assistito a una misteriosa conversazione... Sembrava assurdo, e invece era tutto reale. Uno strano senso di inquietudine si impadronì di lei: aveva sempre amato il passato, ma nonostante tutte le sue letture, non aveva idea di come comportarsi senza dare nell'occhio. Preoccupata e ancora incredula per l'accaduto, appoggiò la testa sul cuscino. Di colpo le fatiche e le emozioni di quella giornata le piombarono addosso. Chiuse gli occhi, cercando di non pensare a niente. Con un po' di fortuna, l'indomani tutto sarebbe finito e lei sarebbe ritornata alla normalità della sua esistenza.

Quando si svegliò, era già pomeriggio inoltrato. Si guardò intorno, lasciando vagare gli occhi sulle pareti della stanza in cui si trovava. Per un attimo, nella confusione del dormiveglia, pensò di trovarsi a casa sua, a Torino; ma le bastò uno sguardo all'abito di Carnevale adagiato su una sedia per realizzare che non era così. Di colpo ricordò ogni cosa: la serata trascorsa in compagnia di Adele e dei suoi amici, il salto indietro nel tempo, l'incontro con Richard Blair ... Non era stato un sogno, ma era accaduto realmente e lei era ancora bloccata nel Settecento. A quel pensiero Eloisa rabbrividì. Aveva spesso fantasticato sul passato e talvolta aveva anche desiderato di vivere in un'altra epoca; eppure, in quel momento, voleva solo tornare a casa.

Se era destino che finissi nel Settecento, doveva proprio accadere così?, pensò, sconsolata.

Con un sospiro si apprestò a indossare l'abito di Carnevale. Sistemò i capelli biondi alla bell'e meglio e li acconciò come aveva fatto il giorno prima, rimirandosi in un piccolo specchio ovale. Fu proprio in quel momento che si ricordò d'aver perso qualcosa d'importante: il medaglione. A quel pensiero, si rattristò un istante. I suoi genitori gliel'avevano regalato qualche settimana prima, nel decimo anniversario della scomparsa di sua nonna, a cui quell'oggetto apparteneva; Eloisa non sapeva perché gliel'avessero tenuto nascosto per così tanto tempo, ma appena l'aveva visto, se ne era innamorata e aveva preso a indossarlo tutti i giorni.

Forse il medaglione ha a che fare con quanto è successo, pensò, folgorata da un'idea improvvisa. Ricordava chiaramente che quando si era persa il ciondolo si era illuminato d'una strana luce argentea. Ma se era stato quell'oggetto a catapultarla nel passato, come avrebbe fatto a tornare indietro ora che le era stato sottratto?

Un grande senso di sconforto si impadronì di lei, il cuore prese a martellarle nel petto per l'angoscia. Doveva ritrovare il medaglione, doveva scoprire chi gliel'aveva rubato, ad ogni costo... Ma come poteva fare? Non conosceva le insidie di quell'epoca, non sapeva nemmeno come orientarsi a Venezia. Lacrime di disperazione le salirono agli occhi, ma Eloisa le ricacciò indietro, cercando di farsi coraggio. Forse avrebbe potuto chiedere qualche informazione a Richard Blair: di certo lui avrebbe saputo da dove cominciare le ricerche. Assorta nei suoi pensieri, la ragazza si rimirò un'ultima volta allo specchio e si rassettò l'abito; poi scese al piano inferiore della locanda.

Un brusio concitato le giunse subito alle orecchie: quasi tutti i tavoli erano occupati da uomini intenti a fare colazione.

Eloisa si guardò intorno per vedere se ci fosse anche Richard, ma improvvisamente l'oste le si parò davanti.

«Signorina, dovreste liberare la camera il prima possibile. Ho un cliente che aspetta» esordì senza tanti preamboli.

Solo in quel momento la ragazza si ricordò che non aveva denaro con sé e, quand'anche l'avesse avuto, non sarebbe stato valido per la Venezia del Settecento.

«Potrei restare ancora una notte?» domandò, cercando disperatamente di guadagnare tempo.

L'oste soppesò un istante la sua richiesta, scrutandola con sguardo indagatore.

«Non credo che sia possibile. Il cliente ha riservato da tempo, è un avventore abituale...» iniziò l'uomo ma, prima che potesse completare la frase, qualcuno intervenne:

«Lasciare in strada una lady non è certo un bel modo di comportarsi, sono sicuro che ne converrete con me.»

Eloisa alzò lo sguardo e i suoi occhi azzurri incontrarono quelli color nocciola di Richard Blair.

«Non si tratta di questo! Ho degli affari a cui badare e questa signorina, o lady - come la chiamate voi- non ha ancora pagato» protestò l'oste.

«Non preoccupatevi: penserò io a saldare il debito» rispose Richard, con grande sorpresa di Eloisa.

Con un sorriso il giovane mise nelle mani dell'oste una grande quantità di monete d'argento ornate dall'effigie del leone di San Marco.

L'oste sgranò gli occhi. «Ma, sior, è decisamente più di quanto occorre!»

«Vorrà dire che permetterete alla signorina di rimanere per tutto il tempo che vorrà» replicò il giovane, facendo un altro sorriso.

L'oste sbuffò, contrariato, ma dinnanzi al denaro dovette cedere. «Come volete» rispose seccato.

Poi si allontanò borbottando, ripetendo tra sé parole confuse, fra cui l'appellativo di "foresto", forestiero, evidentemente rivolto a Richard.

Eloisa tirò un sospiro di sollievo e si affrettò a seguire il giovane che, avvolto in un tabarro scuro, si apprestava a uscire dalla locanda.

«Perché l'avete fatto?» domandò.

Richard si fermò e la guardò con sorpresa. «Avete proprio uno strano modo di ringraziare.»

«Non fraintendetemi, vi sono grata per il vostro aiuto. Solo, non capisco...» disse la ragazza, seguendolo fuori dal locale.

«Non avrei mai potuto lasciarvi in difficoltà con l'oste, soprattutto nelle condizioni di amnesia in cui vi trovate. A proposito, siete riuscita a ricordare qualcosa?» fece lui.

Eloisa scosse la testa. «Purtroppo no»

«Mi dispiace»

«Forse potreste aiutarmi, devo ritrovare a tutti i costi quel medaglione che mi è stato rubato» disse Eloisa, facendo del suo meglio per stare dietro a Richard.

«Mi rincresce, ma ho già fatto tutto quello che potevo. Ora, se volete scusarmi, ho un impegno importante» disse lui, facendo per allontanarsi.

Eloisa lo guardò mentre usciva dalla locanda, pensierosa.

Era consapevole che da sola non sarebbe riuscita a combinare granché: non sapeva come orientarsi, non conosceva a fondo le usanze di quell'epoca e non aveva idea di come rintracciare il medaglione. Detestava ammetterlo, ma l'aiuto di Richard Blair era indispensabile e, nonostante la fretta con cui si era dileguato, sembrava ben disposto nei suoi confronti.

La ragazza sospirò e, comprendendo di non avere scelta, si apprestò a seguirlo.

Il giovane attraversò alcune calli con passo rapido. Poi, finalmente, si fermò davanti a un edificio dalle pareti di colore rosato che si affacciava sulla calle dell'Anzolo, ed entrò.

Eloisa si avvicinò lentamente e alzò lo sguardo sull'insegna sbilenca affissa in alto, che annunciava la presenza di un caffè, il "Caffè dell'Angelo". La ragazza prese un gran respiro e, cercando di farsi coraggio, spinse la porta di legno.

Appena mise piede nel locale, venne accolta da un'allegra confusione. Uomini intenti a bere e a conversare affollavano i tavoli; alcuni di loro erano mascherati, altri avevano il volto scoperto.

«Cercate qualcuno, bela tosa* ?» domandò improvvisamente l'oste, andandole incontro.

«Io... non...» esitò Eloisa, frastornata da tutta quella confusione.

Fece per tornare indietro, ma lo sguardo inquisitorio dell'uomo la spinse a rispondere:

«Sto cercando un giovane, un turista inglese»

«Prova a vedere nella sala laggiù» rispose l'oste, indicando con un cenno del capo un piccolo corridoio che si apriva sul fondo del locale.

«Grazie» rispose Eloisa, affrettandosi a seguire l'indicazione.

Mentre passava accanto ai tavoli, non potè fare a meno di notare che gli uomini che vi sedevano avevano un'aria poco raccomandabile ed erano quasi tutti ubriachi. Con un groppo in gola la ragazza proseguì, sforzandosi di ignorare i loro sguardi carichi di malizia e desiderio. La sala che si apriva in fondo al caffè, affollata di gente, era immersa in un'atmosfera di vivace confusione. Gli avventori erano intenti a giocare a carte; disponevano le carte sul tavolo, le scoprivano e puntavano del denaro. Molti avevano davanti a sé un boccali di birra o calici di vino e li trangugiavano ogni volta che perdevano, nella speranza di dimenticare la mala sorte.

Gioco d'azzardo, non posso crederci!, pensò Eloisa, chiedendosi che cosa facesse Richard Blair in un posto sordido come quello.

L'inglese era seduto a uno dei tavoli vicino all'ingresso e stava contando delle monete.

«Finitela di sfidarmi! Non lo sapete che sono imbattibile a Faraone?**» stava dicendo l'avversario, un uomo attempato dagli occhi neri come il carbone.

«Ho i miei dubbi, E, in ogni caso, non sono abituato ad arrendermi» replicò Richard.

«D'accordo, ma se volete fare sul serio dovete puntare di più. A Venezia si usa così» rispose l'altro, deformando la bocca in un lieve ghigno che a Eloisa parve incredibilmente malevolo.

«Sono pronto» disse Richard, mettendo sul tavolo altre monete d'argento con l'effige del leone marciano.

«Più audacia, ragazzo! O devo forse credere che gli inglesi siano dei codardi?» lo provocò l'avversario.

A quelle parole, Richard si sfilò qualcosa da un dito e lo mise sul tavolo accanto al denaro. Eloisa aguzzò la vista e si avvide che si trattava di un anello finemente intagliato, sulla cui pietra erano incise le sue iniziali.

«Gli inglesi non si tirano mai indietro di fronte a una sfida» replicò Richard, ostentando spavalderia.

Eloisa lo vide trangugiare un bicchiere di vino, forse nel tentativo di dimenticare che aveva appena messo in gioco un prezioso cimelio.

«Molto bene» sogghignò l'altro, affrettandosi a mescolare le carte e a riprendere la partita.

Consapevole che non sarebbe riuscita ad attirare l'attenzione di Richard, Eloisa tornò sui suoi passi.

Ma mentre si apprestava a lasciare la stanza, qualcuno la agguantò per un braccio. «Vieni qui bellezza!»

A parlare era stato un uomo corpulento, che aveva il volto arrossato e puzzava terribilmente di alcol.


Il ridotto, Francesco Guardi (1793)


Note Storiche

* bela tosa= in dialetto veneziano significa "bella ragazza"

** Faraone era un gioco d'azzardo con le carte molto popolare all'epoca.

Nel caso ve lo stiate chiedendo, anche il Caffè dell'Angelo è esistito realmente. Si trattava di un caffè che sorgeva nei pressi del ponte dell'Anzolo (o dell'Angelo) e che all'epoca era molto frequentato. Una parte era adibita a caffè, l'altra era destinata ai giocatori d'azzardo. Era quindi una sorta di Casino o Ridotto, il tipico luogo dove, durante la Repubblica di Venezia, ci si dedicava ai piaceri.

Ad esempio Luigi Ballarini, diplomatico veneziano vissuto nella seconda metà del Settecento, ricorda che "Il Caffè al Ponte dell'Angelo è per metà Ridotto e per metà Casino privato, e colà si giuoca tutta notte."

Spazio Autrice

Capitolo più dedicato all'ambientazione questa volta, spero che vi sia piaciuto :)

Fatemi sapere che ne pensate e, se l'avete apprezzato, non dimenticate di supportarmi lasciando una stellina!

Eloisa ha trovato una sistemazione nella Venezia del Settecento, ma ha perso il medaglione, l'unico legame con la sua epoca. Riuscirà a recuperarlo? E Richard che ruolo avrà in tutto questo? Non vi anticipo nulla, ma non vedo l'ora di farvi conoscere le loro avventure :)



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