Madness | Xavier Thorpe

By iknowyouhateme444

6.2K 293 70

Jenna ha paura di sé stessa. Ha paura della forza sinistra che sente muoversi languida dentro di lei. Ha pa... More

Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.

Capitolo 7.

404 20 3
By iknowyouhateme444

Io e Xavier avevamo abbandonato il campo di tiro con l'arco e ci eravamo diretti nel suo studio per parlare con un po' più di privacy.
Il ragazzo procedeva davanti a me a passo sostenuto ed il silenzio si era inserito tra di noi come una barriera appuntita.

Mille domande mi frullavano il testa impazzite. Sbattevano l'una contro l'altra aggressive, generando un baccano assurdo tra i miei pensieri.
Entrammo e Xavier si chiuse la porta a chiave dietro di sé.

"Ti ascolto." Gli dissi. Continuava a lanciare sguardi nervosi nella mia direzione, senza guardarmi mai dritto negli occhi.
Si avvicinò ad uno scaffale in legno e si mise a scartabellare l'innumerevole quantità di fogli che era stata impilata in modo disordinato.

Afferrò due disegni e me li piantò davanti.
Su uno, c'era una casa in fiamme. Sull'altro, una figura indistinta era in piedi davanti a quello che sembrava un fienile.
Aveva scritto a penna, in fondo a ciascun foglio, una data.
Sul primo c'era scritto tredici agosto. Sull'altro dodici. 'I giorni degli incidenti' pensai sbigottita.

Mi passò un altro disegno: un cartello color verde acceso con su scritto "Hethersgill" occupava il foglio.
Dietro, si intravedeva solo un enorme prato.
Avevo superato quel cartello miliardi di volte. Annunciava il confine della piccola città da dove provenivo. 28 luglio, diceva la data a pié pagina.
Le parole mi si erano bloccate in gola come un boccone troppo grande da mandar giù.

Continuò a passarmi disegni su disegni, ognuno dei quali rappresentava uno stralcio di una vita che non mi apparteneva più. Riconobbi la cucina in cui passavo ogni pomeriggio a studiare, il giardino in cui avevo imparato ad andare in bicicletta con mio padre e la chiesa in cui mia madre si recava.

Era come se Xavier fosse stato accanto a me per mesi come uno spettatore invisibile, costretto a guardare un programma di cui non conosceva i personaggi.

"I primi sogni che ho avuto erano confusi ed ogni volta che mi svegliavo me ne scordavo. Mi ritrovavo a vagare in una città ignota ed entravo in posti in cui non avevo mai messo piede." Iniziò a spiegarmi.

"Dopo un paio di giorni, iniziai a vederti ogni notte. Non riuscivo a capire chi fossi e perché apparissi in continuazione. Ne ho parlato subito con mio padre." Si fermò, per poi raccogliere i disegni che mi aveva passato.

Da quanto avevo appreso da Iris, il padre di Xavier era uno psichico affermato nel mondo degli outcasts. Tutti lo conoscevano ed aveva pure un suo personale programma televisivo.
Era famoso per avere visioni chiaroveggenti, in cui riusciva a prevedere il futuro o guardare in maniera più chiara il passato.
Quando lo avevo cercato su internet per curiosità, si erano aperte numerose pagine, mostrandomi interviste, riprese e conferenze.

Non avevo trovato nessuna foto con suo figlio e nelle didascalie bibliografiche non si menzionava  neanche che ne avesse uno. Sembrava un uomo austero, asettico e rigido nella propria forma mentis.

"All'inizio trattava la cosa come di poco conto. Diceva che erano solo stupidi sogni privi di significato.
Quando poi ho iniziato a mostrargli i miei primi disegni, ha fatto un paio di ricerche ed ha visto che combaciavano con luoghi reali. 
Solo in quel momento ha incominciato a preoccuparsi." Lo ascoltavo con il fiato sospeso, avida nel recepire più informazioni possibili su quella storia che, frase dopo frase, mi sembrava sempre più assurda.

"Quello che stavo sperimentando ha una definizione precisa nella chiaroveggenza.
Si chiama testimonianza e si manifesta quando una persona in pericolo imminente  si mette in contatto, anche inconsciamente, con un altro individuo, per cercare di salvarsi.
Mio padre già era a conoscenza di questo fenomeno ed ha subito contattato la Weems, per cercare di capire come procedere."

L'unica cosa che mi venne da pensare fu perché proprio lui. Tra tutte le persone a cui sarebbe potuto toccare questo gravoso compito, la mia psiche aveva selezionato Xavier, infestandogli i sogni per settimane.

"La preside ha richiesto che io tornassi qua a scuola durante l'estate, cosa che ho fatto subito, per tenermi sotto controllo. Voleva trovarti a tutti i costi.
Di giorno, lei passava il tempo leggendo e scartabellando documenti, giornali ed annuari nel tentativo di trovarti mentre io disegnavo i sogni della sera prima. Di notte, spettava a me cercare di capire cosa stessi facendo.

I disegni dell'album che hai trovato risalgono a prima che riuscissimo a capire chi fossi.

Sognarti qui a scuola mi tranquillizzava, perché significava che ti avremmo trovata, che avresti avuto un futuro.

Ti abbiamo individuata un paio di giorni prima che facessi esplodere il fienile, ma la Weems non voleva intervenire subito per non traumatizzarti."

Quelle rivelazioni così scioccanti mi impedivano di formulare un pensiero lineare. Era come se la mia testa fosse stata scollegata dal suo alimentatore.

"Ho sognato l'incendio al cottage della tua famiglia poche ore prima che succedesse. Quando si è effettivamente verificata l'esplosione del fienile come nel mio sogno, la Weems era già arrivata a Hethersgill con mio padre. Sono stati loro a salvarti dalle fiamme."
Mi guardava apprensivo, come se avesse paura che non gli avrei creduto.

"Perché la settimana scorsa mi hai obbligata a raccontarti tutto, se lo sapevi già?" Era l'unica cosa che mi sentivo di domandare in quel momento.

"Vedi, tutti i sogni che ho avuto sono arrivati in maniera  casuale, senza nessun ordine cronologico.
Una sera ti sognavo qui alla Nevermore, quella dopo ti vedevo nella tua fattoria.
Vedevo tuo padre che tornava a casa ubriaco ma non vedevo quello che succedeva una volta che rientrava.
Vedevo te che piangevi di notte, a letto.
Non riuscivo a ricostruire bene cosa ti fosse successo."

Si fermò un attimo, per riprendere fiato.

"L'ho fatto perché volevo chiudere il cerchio. Volevo riuscire a mettere insieme i pezzi della tua storia. Pensavo che me lo meritassi, visto che sono stato io a trovarti, anche se penso di averti sottoposta ad uno stress ed una sofferenza inutili."
Ammise.

Quel ragazzo mi aveva salvato la vita ed io non sarei mai stata in grado di saldare il debito che si era creato fra me e lui.

Ripensai alla prima volta in cui l'avevo visto, davanti al murales.

"La prima volta che mi sei venuto a parlare sapevi chi ero."
Constatai. Annuì semplicemente.

"Mio padre mi ha proibito di raccontarti la verità. Diceva che sarebbe stato troppo pesante per te e non voleva che io fossi coinvolto.
Ho provato a starti alla larga, ma senza successo. Non ci sono riuscito. Volevo assicurarmi che stessi bene, dopo quello che hai passato."

Realizzare di aver avuto qualcuno al mio fianco tutto questo tempo mi regalò una sensazione di pace a me sconosciuta. Per mesi, ero stata convinta di essere sola, abbandonata a me stessa e alle mie paure voraci.
Mi era mancata una spalla su cui piangere, una mano a cui aggrapparmi nel momento del bisogno.
In realtà, l'avevo avuta.
Solo che era a me invisibile.

"Il segreto che volevi dirmi era questo?" Domandai, in un attimo di lucidità. Annuì.

"Se mio padre sapesse che ho vuotato il sacco, andrebbe su tutte le furie. Ti supplico, non dire nulla. Neanche a Ro, anche se sono abbastanza sicuro del fatto che lo sappiano sia lui che Severus."

Non riuscivo a vederlo attraverso le lacrime che mi patinavano gli occhi.

Xavier allungò la mano verso il mio viso e mi asciugò una lacrima che stava solcando la mia guancia. Ormai avevo la sicurezza di poter confidare in lui. Sapevo che mi avrebbe protetta.

Rimanemmo a guardarci per dei momenti che sembrarono infiniti e poi io l'abbracciai, sentendomi vulnerabile come mai mi ero sentita in vita mia.

Mi strinse a lui in silenzio e mi accarezzò i capelli dolcemente. 
"Mi hai salvato la vita" mormorai, con il volto sepolto nella sua felpa.
Era una situazione surreale.
"Lo rifarei se potessi." Mi rispose.
Qualcosa nel mio cuore si era gonfiato pian piano.
Era la speranza di riuscire a tornare la Jenna di una volta, la stessa ragazza sorridente che vedeva il mondo a colori.

Rimanemmo nello studio ancora per un po', il tempo che io mi calmassi e smettessi di piangere, e poi, guardando l'orario sul telefono, decisi che era ora di dileguarmi. 
Volle a tutti i costi riaccompagnarmi in camera, che era poco distante da lì.
Lo vedevo tranquillo, quasi rilassato.

Aprii la porta e rimasi sulla soglia, a fissarlo imbarazzata.
Iris, da dentro, ci guardò entrambi confusa.
"E tu che ci fai qui?" Gli domandò, abbandonando la rivista che stava leggendo sul letto.

"Niente, io e Jenna ci siamo andati a fare un giro." Il volto di Iris si distese in un sorriso malizioso e mi lanciò uno sguardo ammiccante, ma non disse nulla.

Xavier mi salutò ma prima di andarsene mi chiese se l'indomani avessi voglia di farmi un giro con lui.
Acconsentii; la sua presenza era ormai benvoluta.

Quando se ne andò, Iris aspettò qualche secondo prima di esplodere in un uragano di domande.
Dovetti rifilarle bugia dopo bugia per coprire Xavier come egli mi aveva richiesto di fare.
Lei non era al corrente della mia storia e per il momento preferivo così. Inoltre, non avrei avuto la forza di sostenere il peso di ritirarmi tutto fuori.

"Quindi? Che intenzioni hai con lui?" Mi chiese.
"Che intenzioni dovrei avere?" Risposi, appendendo la giacca nell'armadio.
L'ultima cosa a cui volevo pensare erano i miei sentimenti nei confronti di Xavier.

Tutto ciò che era successo non aveva fatto altro che confondermi ed in quel momento non solo avevo cose più importanti su cui concentrarmi, ma ero troppo sopraffatta da ciò che mi aveva detto per poterci anche solo riflettere.

Chiesi se ci fossero notizie di Cara. Disse di no.
Se avessi voluto scoprire qualcosa in più su quella misteriosa apparizione, avrei dovuto costringere Ro a parlare.

Il mal di testa che mi stava opprimendo da quella mattina tornò in un'ondata di dolore, improvvisamente.

"Ah, ecco che me ne dimentico. Prima hanno consegnato una lettera per te." Mi informò Iris e con l'indice mi indicò un involucro color carta da zucchero sul mio letto.
Lo sollevai. Era molto leggero.
Sul fronte non c'era scritto nulla, mentre sul retro c'era l'indirizzo del mittente.

"Flow Block Street, 56. Hethersgill" era scritto in una calligrafia che mi sembrava stranamente famigliare.
Il cuore si arrestò nella mia gabbia toracica.
Quello era il mio indirizzo di casa.

Mi misi a sedere alla scrivania, afferrai un paio di forbici ed aprii la lettera, senza neanche processare per un attimo quello che stessi facendo.

Prima di leggerla, mi assicurai che Iris non mi stesse prestando attenzione.

Nel frattempo, il mio mal di testa si era così intensificato da farmi desiderare di staccarmi il capo.

Estrassi un piccolo cartoncino bianco. Dietro, erano ripiegate con cura cinque banconote da cento sterline. Le prelevai e le misi da parte.
I soldi mi avrebbero potuto far comodo.

"Cara Jenna,
la preside Weems si è messa in contatto con me per avvertirmi su dove fossi. Si è rifiutata di darmi il tuo nuovo numero di telefono, perciò ho deciso di scriverti.
Spero che tu stia bene e spero che ti trattino meglio di come ti abbiamo trattato io e la mamma.
Ci sarebbero moltissime cose di cui vorrei parlare ma so che non è il momento.
Non voglio che tu pensi che io stia cercando di comprarti. I soldi sono solo un'aggiunta, per non farti mancare nulla.
Se non ti pesa, gradirei una tua risposta.
Papà"

Ebbi paura di avere un mancamento.
La Preside Weems si era presa una libertà che non le spettava. Mi aveva strappato via la possibilità di avere una scelta, che toccava solo e soltanto a me, ovvero quella di non contattare più i miei genitori.
La bile mi stava risalendo l'esofago dalla rabbia.

Avrei voluto urlare a pieni polmoni ma rimasi immobile, rigida sulla sedia.
Non mi venne neanche l'istinto di piangere. Sembrava come se le mie emozioni si fossero trasformate in una flat line da morte ospedaliera. Non riuscii ad avvertire nemmeno un briciolo di tristezza. Provavo solo tanto disgusto e disprezzo nei confronti dell'autore della lettera, che era la stessa persona che mi aveva sottoposto a mesi di abuso psicologico e fisico.
Non poteva uscirtene con una dolce letterina e dei soldi, sperando di scamparla.

Il dolore alla testa stava diventando lancinante.
Avvertii una scarica di adrenalina percorrermi come una furia la spina dorsale e mi alzai di scatto, facendo trasalire Iris.

"Cosa c'è?" Mi chiese.
Non le risposi e rimasi a guardare la lettera.
Chiusi gli occhi per una manciata di secondi pieni e quando li riaprii, la carta che giaceva sulla scrivania era in fiamme. Il mal di testa era sparito.

"Diamine!" Esclamai. Iris si accorse del fuoco e si precipitò verso di me con un bicchiere di acqua, che usò per estinguerlo.

La mia compagna di stanza mi guardò come se fossi un alieno proveniente da un altro pianeta.
Eravamo l'una accanto all'altra, entrambe intente ad osservare imbambolate i rimasugli di carta e la cenere adagiati sulla scrivania.

"Sei stata te, vero?" Chiese scioccata.
Non seppi cosa risponderle.

"Jen, sei stata te?" Mi afferrò per le spalle. Non l'avevo mai vista così tanto seria.

"Io..non lo so." Biascicai flebilmente.
Mi lasciò andare, si avvicinò ad una pianta che aveva abbandonato sul comodino e la mise al centro della stanza.

"Voglio che ti concentri. Visualizza la pianta in fiamme. Immaginati il gambo e le foglie carbonizzate."

Mi sembrava assurdo il fatto che stessi cercando dimostrare un potere di cui non ero in possesso ma obbedii.

Chiusi gli occhi, traendo un respiro profondo.
Visualizzai la pianta davanti a me ed immaginai la sensazione del calore del fuoco sulla mia pelle.
Concretizzai delle piccole fiammelle arancioni consumare le foglie ed il gambo.

Riaprii gli occhi dopo aver sentito un mite scoppiettio. Iris rimase con gli occhi puntati sul fuoco, senza muoversi.

La telecinesi aveva un effetto diverso su di me.
Era più placida e meno intensa.
Ogni volta che si manifestava sentivo come se gli oggetti diventassero un'estensione dei miei arti, perciò mi risultava facile sollevare e spostare oggetti con la sola mente.
Il fuoco invece lo sentivo risalire impetuoso le mie vene per poi localizzarsi nella mia mente. Era una sensazione strana a cui mi sarei dovuta abituare.

Afferrai velocemente il bicchiere di acqua che aveva usato prima e versai il contenuto rimanente sul vaso, spegnendo le fiamme.

"Non posso crederci." Sussurrò.
Si avvicinò a me. "Non devi assolutamente farne parola con nessuno. Hai capito? Nessuno."

Iris aveva perso il suo usuale tono civettuolo.
Si era spogliata della spessa maschera -forzata-  di allegria che indossava tutti i giorni e riuscivo a scorgere solo preoccupazione.

"Cosa? Perché?" Domandai.

"Avere abilità come le tue comporta delle responsabilità. Perché pensi che tu e Ro siate gli unici con questi poteri in tutta l'accademia? Sono rari, e le persone sbagliate potrebbero tentare di appropriarsene." Non capii dove volesse andare a parare.

La realizzazione mi colpì in pieno viso.
Stava succedendo quello che il libro che citava Thomas Hesse aveva esposto in tono minaccioso.
Era insorto in me il secondo potere e sarebbe stata solo una questione di tempo prima che pure gli altri si sarebbero manifestati.

Magari quel terribile mal di testa era stato il modo della mia psiche di avvertirmi che c'era una nuova abilità in arrivo. Ciò mi fece chiedere se la sparizione di Cara avesse avuto un ruolo rilevante  nella comparsa della pirocinesi.

Ebbi la vaga impressione che Iris sapesse molto più di quello che lasciava trapelare.
"Voglio che mi racconti tutto ciò che sai." Le dissi.

Si avvicinò alla porta, chiuse a chiave e mi invitò a sedermi sul suo letto.

Continue Reading

You'll Also Like

103K 7.2K 170
Manhua ver. 🚫PG+13🚫 Wei Wuxian, il gran maestro della setta demoniaca, fu talmente odiato per le sue malefatte, che finì per essere tradito ed fu a...
833K 32K 52
"Le persone cambiano, è inevitabile." La Xerio School per problemi economici si è unita alla scuola di alto livello al suo fianco,di conseguenza gli...
3.3K 181 39
Meadow Black è tranquilla, schietta e protettiva nei confronti di chi le è più vicino. Le sciocchezze non sono nel suo vocabolario. Per tutta la vita...
3.6K 853 53
Le Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che...