Madness | Xavier Thorpe

By iknowyouhateme444

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Jenna ha paura di sé stessa. Ha paura della forza sinistra che sente muoversi languida dentro di lei. Ha pa... More

Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.

Capitolo 3.

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By iknowyouhateme444

Venni svegliata dal trambusto che Iris stava facendo.
Afferrai il telefono, convinta di essere in ritardo, e notai con sollievo che erano solo le 7.30. Quel giorno sarebbero iniziate le lezioni.

Mi rigirai nel letto rassegnata, visto che l'ultima cosa che desideravo fare in quel momento era alzarmi.
"Jenna, buongiorno" Mi salutò con il solito tono pimpante la mia compagna di stanza.
Ondeggiai flosciamente la mano nella sua direzione, cercando di seppellire la testa nel cuscino.
Era già pronta, vestita di tutto punto, e si era fatta delle bellissime trecce che aveva chiuso con dei nastri dorati.
"Non sei contenta che inizino le lezioni?" Mi domandò. Scossi la testa assonnata per poi alzarmi.

Sotto le incalzanti direttive di Iris, mi ero preparata in meno di dieci minuti. Il materiale pesante della divisa era rigido sulla mia pelle ed il colletto della camicia mi punzecchiava il mento in modo a dir poco fastidioso.

Allo specchio, notai come il colore delle giacca stonasse totalmente con il tono della mia pelle. Quel rosso vino scuro che sembrava farmi ancora più pallida, risaltava la carnagione di Iris, rendendola ancora più bella di quello che già era.

La ragazza mi aiutò ad annodare la cravatta nera, mi passò le scarpe e si offrì pure di intrecciarmi i capelli, cosa che le lasciai fare.
Era molto premurosa nei miei confronti.

Non feci in tempo a ringraziarla che già mi stava spingendo fuori dalla camera, entusiasta di incominciare di nuovo l'anno scolastico.

Fui sorpresa nel vedere che le lezioni che avrei dovuto seguire erano molto simili a quelle della mia vecchia scuola: continuavo a dover fare materie base come matematica, chimica ed inglese, alla quale si aggiungevano materie del tutto inusuali, come la storia degli outcasts nei secoli, erbologia e semantica.

Inoltre, ognuno di noi doveva obbligatoriamente frequentare dei corsi riguardanti i propri poteri e, a seconda delle abilità in possesso, si veniva smistati.
Siccome ero l'unica strega con telecinesi nella scuola - a parte Ro che comunque non frequentava - venni aggiunta al gruppo di magia degli elementi, in cui c'era Iris. Questa cosa la rese estremamente euforica.

La prima ora passò in fretta, come in realtà le successive, e per tutta la durata delle lezioni cercai di non dare nell'occhio, cosa che venne resa praticamente impossibile dai professori.
Mi dovetti presentare ben quattro volte consecutive e ciò mi mise molto a disagio.
'Ciao, sono Jenna. Mi sono appena trasferita dal nord dell'Inghilterra. Sono una strega' avevo ripetuto monocorde, davanti ad un numero sempre diverso di sconosciuti che mi guardavano come se fossi un topo da laboratorio.

Cercai di rimanere attaccata il più possibile ad  Iris, che sembrava conoscere tutti coloro che incrociavamo, sia nelle aule che nei corridoi tra una lezione e l'altra.

Mi introdusse a tante nuove persone, tra cui Bianca Barkley, stella di Nevermore e studentessa modello, che era una sirena, e la sua cerchia di fedelissimi, che correvano ovunque fosse anche lei.
Con il suo canto, Bianca poteva convincerti a fare qualsiasi cosa, dalla più banale alla più pericolosa. Onde evitare incidenti, la Weems l'aveva costretta a portare un amuleto che bloccava la sua magia.
Nel momento in cui mi strinse la mano, ebbi la vaga impressione che non le piacessi, visto lo sguardo freddo e distaccato che mi riservò.

Conobbi Ajax, gorgone, che aveva la testa ricoperta da serpenti il cui sguardo poteva temporaneamente trasformarti in pietra e da quanto vidi, aveva una palese cotta per Iris, che lei non sembrava contraccambiare.

Venne poi la volta del gruppo di vampiri con cui Iris era solita studiare dopo le lezioni: non mi prestarono fortunatamente troppa attenzione, presi com'erano dal discutere sul quantitativo di sangue da richiedere a mensa.

All'ora di pranzo ero già satura di tutto. Il dovermi spostare da una parte all'altra della scuola - che era enorme - per le lezioni mi aveva già stancata ed avevo una lista spaventosa di nuovi nomi che mi frullavano in testa impazziti.
Le lezioni non erano state troppo interessanti ed avevo cercato di seguire il più possibile, giusto per avere qualcosa da fare.

Dopo essere state in mensa, io ed Iris ci eravamo sedute sul prato fuori l'edificio principale, nel tentativo di rilassarci un po'.
Avevamo finito le lezioni della giornata, fortunatamente e c'era un bel sole mite che non volevo perdermi.

Intravidi da lontano una figura molto slanciata avvicinarsi a noi. Quando fu più vicino, capii che era il ragazzo del murales, Xavier.

"Iris, non mi hai salutato da quando sei tornata." Disse in tono di rimprovero alla mia compagna di stanza.

"Non mi hai chiamata, pensavo non fossi ancora tornato dalla Cornovaglia" Si era giustificata, facendo spallucce, per poi stringerlo in un abbraccio di acciaio.
Xavier mi rivolse un'occhiata curiosa ed io accennai un sorriso.
Confermai le impressioni che avevo avuto su di lui: era molto affascinante.
Aveva lasciato i capelli sciolti e si era tolto la cravatta, che penzolava da una tasca della sua giacca, tenendo la camicia fuori dai pantaloni.
Distolsi lo sguardo non appena mi accorsi che lo stavo fissando.

"Xavier, lei è Jen-"
"Ci conosciamo già. L'ho incontrata l'altro giorno." La interruppe lui, sorridendomi.
'Sì, è molto bello' ripesai di nuovo fra me e me e mi sentii stupida per comportarmi come una dodicenne davanti ad un bel ragazzo.

In quel momento Iris tirò fuori il cellulare.
"Il giornalino ha postato." Ci informò, tenendo gli occhi incollati allo schermo. Xavier non sembrava troppo interessato ma mi rivolse comunque un'occhiata furtiva.

"Jenna, forse dovresti leggere.." Mi passò lo smartphone, sotto lo sguardo attento del ragazzo.

C'era di nuovo una mia foto, questa volta scattata in corridoio. Ero accanto ad Iris ed individuai quel fotogramma come il momento in cui ci stavamo dirigendo a matematica.
Sospirai, nel tentativo di prepararmi psicologicamente per quello che sapevo già essere un articolo becero.

"Puoi leggere ad alta voce? Voglio sapere anche io" Mi chiese piano Iris.

" 'Bentornati cari studenti. Oggi inauguriamo ufficialmente l'inizio del nuovo anno scolastico regalandovi questa foto.
Potrebbe essersi formato un nuovo duo, quello delle due streghe.
Come potete vedere, sulla sinistra c'è la nostra vecchia Iris, di cui abbiamo già parlato a lungo, e sulla destra vediamo la nuova conquista di Nevermore.
Presentandosi in classe, la piccola Jenna ha detto di essersi appena trasferita.
Fonti a me vicine dicono che non è proprio così. Che ci sia una storia più lugubre dietro quel faccino angelico? Continuerò le mie ricerche per approfondire la questione.
Ovviamente, mi terrò in contatto.
Studiate poco, mi raccomando' "

Quando finii di leggere, sentii un'onda di panico bloccarmi la respirazione, come se mi avessero appena lanciato un secchio di acqua gelata in pieno inverno.

Nella mia testa mi ero ripromessa di non fare parola con nessuno di quello che mi era successo, per paura di essere additata in malo modo. Non capivo come fosse possibile che ci fossero già delle persone che conoscevano il mio retroscena e mi chiesi come mi sarei potuta proteggere se non sapevo neanche da chi mi stessi proteggendo.

"Lasciali stare, scrivono solo una marea di falsità." Mi disse Xavier, che nel frattempo si era seduto accanto ad Iris.

"Vero, cercano solo di spaventare un po' le persone. Appena sono arrivata mi hanno presa di mira per un mese intero. Poi hanno lasciato stare." Cercò di rassicurarmi la ragazza.

Sentivo i muscoli della faccia rigidi come corde di violino a causa dell'ansia.
Quel dannato giornalino già mi aveva infastidita abbastanza per i miei gusti.

"Nessuno sa chi lo scrive?" Domandai.

Xavier scosse la testa.
"Secondo me è quella tua amica vampiro. Come si chiama? Dico quella con i capelli lunghissimi, che porta sempre gli occhiali da sole." Disse rivolto ad Iris.

"Intendi Yuko? Nah, non le interessano minimamente queste cose. La conosco, è innocua." Rispose semplicemente la ragazza.

L'avrei tenuta d'occhio, anche se Iris diceva che era inoffensiva. Chiunque fosse, riusciva a passare abbastanza inosservato da avere modo di essere messo al corrente su tutto costantemente senza dare nell'occhio. Di conseguenza, per scovare l'autore, avrei dovuto dubitare pure degli insospettabili.

Sentii già la stanchezza della giornata gravarmi sulle spalle.
"Io me ne vado in biblioteca." Annunciai. Avevo bisogno di ricaricare le mie energie sociali, visto che si erano già esaurite.

Raccattai le mie cose e mi alzai.
"Ti accompagno per un pezzo, che devo andare in segreteria. Iris, tu che fai? Rimani qui?" Xavier si era alzato in contemporanea a me e fissava Iris, che aveva tirato fuori dallo zaino una piccola scatola di cartone.
Sopra c'era scritto in maiuscolo 'velenosi' e quando aprì il coperchio vidi che erano dei fiori  violacei dall'odore pungente.
"Andate, voglio fare un incantesimo su questi." Rispose.

Io e Xavier facemmo il primo pezzo di strada completamente in silenzio, ognuno preso dai propri pensieri. La mia mente continuava a girare intorno a quel dannato articolo che mi aveva destabilizzata così tanto.

"Posso farti una domanda?" Dal nulla il ragazzo aveva deciso di rompere quella pseudo calma che si era stabilita fra di noi.
Annuii nervosa. Nel frattempo avevamo raggiunto il cortile interno dell'edificio principale.

"Perché ti sei agitata così tanto prima? Il giornalino ha ragione?"

Sentii di nuovo lo stesso panico che avevo avvertito prima assillarmi. Perché aveva deciso di fare la domanda sbagliata al momento sbagliato?
Presi un respiro profondo, cercando di darmi un contegno, per rendere la cosa il più credibile possibile.

"Non mi sono agitata. È solo che mi dà fastidio sapere che c'è già qualcuno che prova a giocare con me dopo così poco tempo che sono qui."
Sembrava una motivazione del tutto plausibile, no? La ragazza riservata non vuole che qualcuno ficchi il naso nella sua vita. Mi sembrava una giustificazione accettabile.

Annuì quasi impercettibilmente.
Non riuscii a capire se sembrasse convinto o meno, fatto sta che poco mi importava, vista la scarsa confidenza che avevamo.
Era stata una domanda strana, in effetti, da una persona che praticamente non conoscevo.

"Ne hanno per tutti. Dovresti leggere quello che scrivevano su di me quando ero fidanzato." Commentò soprappensiero. "Io giro di qua. Ci vediamo." E se ne andò, lasciandomi lì sola, come aveva fatto quando mi aveva trovata davanti al murales.  Non pensai troppo alla sua risposta e mi rincamminai.

Verso la biblioteca avevo incontrato molti studenti. Avevo fissato il viso di ognuno di loro intensamente, come se fosse un qualcosa che mi avrebbe aiutato a capire chi si nascondeva dietro quegli articoli.
Sapevo già che tutta questa storia sarebbe diventata una sorta di ossessione per me, ma alla fine io ero così, non potevo far altro che abbracciare questa parte di me stessa.
Se c'era qualcosa che mi infastidiva, io dovevo pensarci fino allo sfinimento, fino a districare e dissezionare infinite volte quel travaglio interiore che mi si era depositato in testa.

Una volta arrivata, mi feci indirizzare dall'anziana bibliotecaria verso la sezione di abilità psichiche e mi misi alla ricerca di un nuovo libro da leggere sulla telecinesi.
Avevo finito tutti quelli che mi aveva prestato Severus e li avevo trovati molto noiosi e troppo teorici. Se proprio dovevo studiare quelle cose, avrei preferito un qualcosa di più leggero e scorrevole.

Gli scaffali era così impolverati  che mi chiesi quando fu l'ultima volta che qualcuno aveva messo piede in quella parte della biblioteca.
Evidentemente nessuno, da tantissimo tempo.
Tastavo con fare distratto il dorso di ogni libro, fino a che non mi immobilizzai davanti ad uno con una spessa copertina di velluto viola.

C'era un qualcosa che usciva dalla parte superiore delle pagine, molto probabilmente un segnalibro.
Sfilai dallo scaffale il tomo e lèssi a voce bassa il titolo: "La vera natura delle abilità psichiche: cosa si cela dietro?".
Aveva un non so che che mi ispirava, perciò decisi di prenderlo.

Me ne tornai in camera, che trovai vuota, ed una volta stesa sul letto, aprii il libro partendo dalla pagina dove era stato lasciato  il segnalibro.
Quello che lessi mi scioccò, nonostante non lo compresi  bene fino in fondo.

La lettura partiva con il dire che le abilità psichiche erano così inusuali che sembrava quasi esserci una motivazione dietro alla comparsa dei poteri in determinati individui.
Nella tradizione della stregoneria francese, si diceva che chiunque portasse il peso di questi doni fosse destinato alla sventura e al dolore.
In quella araba, si diceva che soggetti con tali abilità comparivano solo in imminenti tempi di crisi, tempi brutti e funesti, in cui si sarebbe verificata qualche tipo di catastrofe.
L'autore riportava altri esempi, in cui la linea guida era sempre un tono molto negativo.

Sembrava quasi che l'insorgere di queste abilità fosse il modo del destino di dire che qualcosa di brutto stava per verificarsi.

Il testo proseguiva dicendo che chi ne era in possesso, non godeva mai solo di un unico potere ma poteva attingere ad una selezione più amplia, dalle 3 alle 5 abilità in media. Con il primo dono ci si nasceva, mentre gli altri uscivano fuori in determinate condizioni se innescati da una forzante esterna nella vita dell'individuo.

Severus non mi aveva mai detto nulla di simile. Aveva sempre e solo parlato di telecinesi e nonostante la Weems mi avesse accennato il discorso del libro il giorno dell'incidente del tavolo in cortile, faticavo a credere che prima o poi avrei sviluppato altri poteri.

Mi chiesi quali eventi avrebbero potuto favorire la comparsa di queste nuove abilità in me.
Il testo non citava la natura di queste condizioni, lasciandomi con mille domande in testa.

L'autore si addentrava poi nella descrizione e nella spiegazione delle varie abilità, partendo dalla telecinesi fino al controllo della mente.
Si concentrata principalmente negli effetti che essi potevano causare a chi ne era in possesso ed in quasi tutti si parlava di pazzia, psicosi e addirittura il suicidio.

Notai con stupore che qualcuno aveva scritto a piè pagina le parole "Thomas Hesse, 1972". Da esse partivano delle frecce che puntavano a 'telecinesi', 'pirocinesi', 'teletrasporto' e 'controllo della mente', che erano i titoli in grassetto dei vari paragrafi.

Accanto al nome, quella che mi sembrò la stessa persona - data la stessa calligrafia - aveva aggiunto 'controllare il suo diario, morte violenta' .

Chiusi quel maledetto libro con un movimento secco.
Avvertivo una strana sensazione spaccarmi lo stomaco.
Stava per accadere qualcosa di brutto? E se la risposta era sì, che cosa c'entravano le mie abilità con tutto questo?

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