Il Mio Limite Sei Tu

By _shadowhunters_96

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❗In pausa ❗ «Le regole vanno rispettate, se vuoi avere una vita perfetta, Nives. Quando non le rispetti, il c... More

Premessa + Cast
00 - L'inizio
1. I'm so sick of 17
2. You know it's not the same as it was
3. Your body lightweight speaks to me
4. I see everyone getting all the things I want
5. She's got everything that I don't have
6. The way he makes me feel, I never seemed to act so stupid
7. Are you just a poison that I shouldn't use?
8. My reputation's never been worse
9. But was he yours, if he wanted me so bad?
10. I waited for a girl like you to come and save my life
11. This thing we started, I don't want it to stop
12. Love you now, but not tomorrow, wrong to steal, but not to borrow
13. Welcome to the panic room
14. Heaven is a place on earth with you, tell me all the things you wanna do
15. Can you make it feel like home if I tell you you're mine?
16. People can go from people you know, to people you don't
17. If I knew it all then, would I do it again?
00 - La fine
18. You're still a work in progress
19. She's falling from grace, she's all over the place
20. Why don't we go somewhere only we know?
21. If I told you that I loved you, tell me, what would you say?
22. Should've seen the red flags, but for you, I'm fucking blind
24. It's better to feel pain, than nothing at all
25. Break the air to feel the fall or just feel anything at all
26. Lost myself and I am nowhere to be found
27. I fake a smile and fall apart
28. You did not break me, I'm still fighting for peace
29. Try to follow your light, but it's night time
30. If you hold me without hurting me, you'll be the first who ever did

23. I try to escape, but I can't lose my mind

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By _shadowhunters_96

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Marina, Happy loner


Il freddo inizia a insinuarsi nei miei stivaletti nonostante l'imbottitura calda e un bruciore insopportabile balza sull'epidermide ruvida da una nocca all'altra, rendendole di colore rosso carminio.
Stringo la punta del naso tra indice e pollice e trattengo il fiato per pochi secondi, poi lo rilascio e seguo con lo sguardo il vapore tiepido che si dissolve davanti a me.
Negli ultimi venti minuti non ho fatto altro che fare avanti e indietro, mangiare biscotti e caramelle e fissare il bianco intorno a noi.

«Ehi», dice Kyle dopo una manciata di minuti trascorsi in un religioso silenzio, a qualche metro più lontano da me. «Ti va... Ti va di raccontarmi cosa succede al nostro corpo quando ci troviamo di fronte ad un pericolo?»

La sua domanda mi coglie di sorpresa. Bel modo per rompere di nuovo il ghiaccio. Solo che questa volta abbiamo un'intera distesa di neve tra di noi, e il freddo che serpeggia tra i nostri corpi non sparirà dopo aver posto fine a questa banale conversazione.

«Nessuno mi ha mai fatto una richiesta simile», rispondo infilando le dita nella neve. Lo strato bianco e soffice inizia a sciogliersi e tra le mie dita cola un rivolo d'acqua.

«Perché nessuno è come me», risponde prontamente e mi giro verso di lui. Guardo i piccoli cristalli di ghiaccio che si sciolgono tra i suoi capelli e reprimo il desiderio di allungare la mano per toccarglieli.

«Montato?», arricccio il naso.

«Interessato», mi corregge.

«Ai segnali che il cervello manda al nostro corpo?», inarco un sopracciglio.

«Sei adorabile quando fingi di non capire», scuote la testa.

«Non sto fingendo».

«Allora sai esattamente di cosa sto parlando», il suo sguardo scatta su di me rapido come un leone.

«Le tue parole non valgono niente, lo sai», mi stringo nelle spalle con nonchalance.

«Crudelmente sincera»

«Lo sono sempre stata, a differenza tua», ricambio l'occhiata, ma la mia è piena di rancore.

«E anche pungente», aggrotta le sopracciglia.

«Sei un coglione», decreto.

«Mi mancava questa cosa».

«Sono quasi certa che il tuo cervello non funziona come dovrebbe», ribatto e formo una piccola palla di neve.

«Quindi non ti mancava insultarmi?»

«No. Di solito non passo il tempo ad insultare le persone».

«E allora perché stai sorridendo?»

«Non sto sorridendo!», gli lancio la palla di neve contro, ma lui la schiva. Ha i riflessi pronti.

«Mentalmente sì», risponde e per un secondo i miei polmoni smettono di funzionare.

Ti ha detto la stessa frase che gli hai detto tu quella sera, in spiaggia.

«Adesso però lo stai facendo davvero», inclina di poco il capo in avanti e mi guarda da sotto le ciglia lunghe, le iridi attraversate da nastri d'ombra e miele. I suoi occhi sono famelici, profondi, scaltri.

«Sei davvero un idiota», ruoto gli occhi al cielo e distolgo lo sguardo.

«Ne vale la pena», sussurra e il suo sguardo si tuffa in un punto indefinito davanti a sé.

«Vuoi ancora saperlo?», gli chiedo con un filo di voce e lui annuisce, avvicinandosi ancora di più. Lo spazio ridotto tra i nostri corpi fa suonare il campanellino d'allarme nella mia testa. Va tutto bene. Dopotutto, non potrebbe succedere niente tra di noi. Io sono felicemente fidanzata. Lui è andato avanti con la sua vita. Non è più uno stupido adolescente. Nessuno dei due lo è.

Mi prendo il viso tra le mani e soffoco un gemito di frustrazione.
Mi comporto come lui fosse sul punto di saltarmi addosso da un momento all'altro e io fossi pronta a colpirlo in testa con una spranga. Eppure, quando prima ero sopra di lui, qualcosa si è acceso dentro il mio petto. Mi stavo piano piano avvicinando alla sua bocca.
Non è lui il problema, sono io.

«Certo. In ogni caso, non c'è molto da fare qui. O parliamo, o litighiamo o prendiamo due sentieri diversi, sperando di arrivare sani e salvi da qualche parte», la sua voce è neutra e distaccata.
La mia bocca si contorce in una smorfia di dolore.

Una volta pendevo dalle sue labbra. Bramavo tutto di lui: la sua libertà, il suo menefreghismo, la sua vita. Desideravo le sue mani sul mio corpo, la sua lingua nella mia bocca. Tutto. Avvertivo l'esatto momento in cui le mie sinapsi smettevano di funzionare non appena lui mi rivolgeva uno sguardo fugace, un lieve sorriso.
Bastava una parola da parte sua e io ero pronta a togliermi di dosso quel bozzolo anonimo e scialbo che mi avvolgeva e indossare il sorriso più accattivante, la personalità più stimolante e lo sguardo più affascinante del mondo. Volevo cucirmi sulla pelle il suo tocco privo di tormento.

Agli occhi degli altri sono sempre stata un fantasma. Ma in quegli attimi di intimità nei quali io e lui ci incontravamo, pelle contro pelle, io mi sentivo più di un semplice essere invisibile.
Ero soltanto io: un torrente di pensieri che defluiva verso di lui, inesorabile e pungente.
Lui è riuscito a rinchiudere quel piccolo spettro in una gabbia nel profondo dentro di me e mi ha fatto sentire umana.

Ma adesso... Adesso ha ragione. Non c'è più la chimica che c'era prima. Le sue parole non scivolano più come miele denso sulle mie labbra e il mio cuore non ruggisce più il suo nome.
Adesso litighiamo. Io lo odio. Lui finge di essere mio amico. In realtà non siamo niente, a parte un ricordo vibrante che ogni tanto scuote la mia cassa toracica e punge i miei occhi.

«Oh, dunque...», inizio a grattarmi nervosamente le nocche della mano sinistra, le unghie scavano nella mia pelle.

«Se in questo momento apparisse davanti a noi il mostro delle nevi, come reagirebbe il nostro corpo?», il modo genuino in cui mi pone la domanda mi fa sorridere.

«Beh, probabilmente la nostra bocca diventerebbe asciutta, le nostre pupille si dilaterebbero per far entrare più luce e farci vedere meglio la minaccia, i nostri muscoli diventerebbero tesi perché si preparerebbero a combattere o a fuggire», lo guardo di sottecchi, lui mi ascolta attentamente.

«Ed è normale che produciamo molto più sudore?», mi chiede.

«Il sudore ci mantiene freschi», spiego.

«Quando mia sorella ha gli attacchi di panico, la sua frequenza cardiaca aumenta notevolmente e suda un sacco».
Leah. Mi chiedo che fine abbia fatto.

«Perché in questo modo il cuore manda più sangue dove necessario».

Kyle schiude le labbra e forma una O perfetta.
«Nives Wayne sei la persona più intelligente con la quale io abbia mai parlato nella mia vita».

La sua affermazione mi fa arrossire.
«Basterebbe aprire un libro. Non è nulla di che», ribatto distogliendo lo sguardo.

«Non farlo», fa scontrare le nostre spalle, un gesto quasi amichevole. «Non sminuirti».

Rilascio un sospiro tremante e lui soggiunge con entusiasmo: «Quindi, succede altro?».

«La nostra digestione rallenterebbe per non sprecare energia e in alcuni casi il cibo non ancora digerito verrebbe espulso con il vomito».
La sua mano è sulla sua gamba, di nuovo molto vicina alla mia.

«E la nostra glicemia aumenterebbe perché lo zucchero rilasciato dal fegato fornirebbe più energia ai nostri muscoli».
All'improvviso sento la voce di Danny nella mia mente. Kyle non lo sa. Lui non sa che ho il diabete.
Strabuzzo gli occhi e congiungo le mani sul ventre. Sua sorella è morta.
Non voglio che quel dolore lo colpisca di nuovo. Non voglio che lui provi paura intorno a me. Anche se a vederlo, dubito che uno come lui si spaventi in fretta. O forse mi sto sbagliando.
Aggrotto le sopracciglia e lo guardo in faccia. È diventato leggermente pallido. Le sue palpebre si abbassano lentamente e l'interesse svanisce nel nulla.
Il suo palmo sprofonda nello strato di neve tra di noi e io faccio la cosa più stupida del mondo: appoggio la mia mano sopra la sua, fredda e bagnata, e sussulta non appena percepisce il mio tocco.
Le sue nocche sono ruvide e fredde.

«Mi-mi dispiace», sussurro stringendo di poco le sue dita.

«Uh?», dice guardando le nostre mani.

«Per tua sorella».

Segue un lunga pausa, poi chiude gli occhi e vedo un muscolo guizzare sulla sua mascella. «Te l'ha detto Danny, non è così?».

«Sì. Ma quando l'ha detto, non pensavo che il suo migliore amico fossi tu».

Faccio per allontanarmi, ma lui rigira la mano e fa intrecciare le nostre dita.
Deglutisce, ma non dice niente. Sta soffrendo. Lo vedo nei suoi occhi. Riconosco quel tipo di dolore.
Lascio che trovi conforto nella nostra fugace stretta di mano.

«Grazie», si alza in piedi e si pulisce i pantaloni. «Forse quello è Danny», indica l'auto che si sta avvicinando e mi alzo anche io, ma la vista inizia ad appannarsi.
«Calma, calma, calma», sussurro mentre cerco di fare dei lunghi respiri.

Danny ferma l'auto e viene verso di noi correndo.
«State bene? Mi avete fatto prendere un colpo».
Arranco verso di lui, ho gli arti leggermente intorpiditi.

«Danny», pronuncio il suo nome a bassa voce e lui si precipita verso di me, afferrandomi per le braccia.
«Tutto okay, Niv?», mi prende il viso tra le mani e scuoto la testa.

«Cosa c'è?», chiede Kyle appoggiando le mani sul cofano.

Apro la portiera e rovisto all'interno del mio zainetto.
«Niente, è tutto a posto. Mi è semplicemente mancata», Danny mi attira a sé e mi accarezza dolcemente la nuca mentre io apro la cerniera del giubbotto, sollevo il maglione e disinfetto la pelle prima di iniettarmi la dose di insulina nella pancia.

«Ah, davvero? E da quando ti preoccupi così tanto per lei?», chiede. La tensione si posa su di noi come un velo algido e opprimente.

«Se non ti dispiace, Nives verrà con me. Ti ho portato della benzina, la trovi nel bagagliaio».

«Riportami allo chalet, per favore», lo prego.

Lui annuisce comprensivo e posa il palmo sulla mia schiena mentre andiamo verso la sua auto.
Kyle ci passa accanto, la postura dritta e rigida. Non ci degna neanche di uno sguardo.

«Lo odio quando fa così», mormora Danny. Mi fa salire, chiude la portiera e poi raggiunge il suo migliore amico.
Abbasso lo sguardo sulle mie mani e inizio a strappare la pellicina intorno all'unghia.
Alla fine non è stato lui ad aver rovinato il divertimento agli altri, ma sono stata io. Io e la mia incapacità di controllare le mie emozioni, il diabete e i miei stupidi pensieri.




«Non dovresti colpevolizzarti così tanto. Non è successo niente di che. C'è ancora tempo e i biglietti sono ancora validi», mi dice Lydia, sedendosi accanto a me sul letto.

«Mi sento uno straccio», borbotto e affondo la testa nel cuscino.

«Dimmi un po', com'è andata con Kyle?», chiede all'improvviso e sollevo di poco la testa per guardarla con la coda dell'occhio.
«Che vuoi dire?»

Inarca il sopracciglio. «Sai benissimo di cosa sto parlando. L'ho notato, sai? È lui, non è vero? Il ragazzo che ti ha spezzato il cuore».

Mi tiro su e mi appoggio con la schiena alla testiera del letto. «Sì. Ma è acqua passata».

Lydia appoggia la mano sopra la mia. «Non raccontarmi le bugie, Nives. Ti conosco. Va bene se non vuoi parlarmi di lui, ma qualcosa mi dice che non avete davvero chiuso quel capitolo. Lo guardi con quegli occhi feriti e al contempo luminosi e lo cerchi con lo sguardo ogni minuto. Non hai mai guardato Jack in questo modo, forse soltanto all'inizio».

«Io amo Jack», dichiaro, mettendomi sulla difensiva.

«Non ho mai detto il contrario. Solo che... Anche un amore che ti ha fatto del male merita di essere riconosciuto e apprezzato», mi dà una pacca sul ginocchio e poi esce dalla stanza.

Scendo dal letto e sposto le trecce sulle spalle, poi indosso le pantofole e scendo al piano di sotto.
Lo scricchiolio delle scale si confonde alle note di una melodia suonata al pianoforte.
Stringo il corrimano di legno lucido, il palmo della mano è sudato.

Raggiungo il soggiorno e fisso la schiena di Jack coperta da un maglioncino blu scuro. Le sue dita si muovono dolcemente sui tasti, poi gira la testa verso di me e mi sorride.
Lydia è seduta sulla poltrona e ha un'espressione da suicidio sul viso. Danny sta cazzeggiando e Kyle adesso guarda me, ma fino a poco fa stava cercando di sistemare la console sotto la tv.

Jack batte il palmo della mano sulla sua coscia, facendomi cenno di avvicinarmi.
«Vieni, so che sei molto più brava di me. Pensavo che avresti suonato, ma questo povero pianoforte non l'hai proprio degnato di uno sguardo da quando siamo arrivati».

«Passo», rispondo e mi sposto verso il focolare.

«Avanti, Nives! Dona un tocco di vita a questa serata tediosa», Jack allunga il braccio verso di me.

«Non devi farlo, se non vuoi», Kyle s'incunea all'interno della nostra conversazione in modo inaspettato.

«Ma lei vuole. Vero, amore?», ribatte Jack serrando la mascella.

«Infatti sta sprizzando gioia da tutti i pori», Kyle si alza in piedi, quasi come se fosse pronto a scagliarsi su di lui.

«Pensi di conoscere la mia ragazza meglio di me?», Jack lo fronteggia, ma io lo tiro per la manica, incitandolo a lasciar perdere.

«Forse no, ma io almeno capisco la differenza tra un no e un sì», il petto di Kyle si solleva e si abbassa lentamente. Sta cercando di mantenere la calma.

«Va tutto bene. Suonerò qualcosa», dico, ma Jack ritira bruscamente il braccio e il suo gesto per poco non mi fa perdere l'equilibrio. Kyle mi afferra per la vita e mi tiene ferma.

«È tutto okay, Kyle», sussurro e prendo posto sullo sgabello.

«Stasera io e Danny faremo la pizza», esordisce Lydia, cambiando discorso.

«Adoro il modo in cui pronunci il mio nome», risponde lui con aria trasognata.

Guardo le mie mani tremolanti e poi un palmo caldo si posa sulla mia spalla. 
«Sei al sicuro».
Kyle.

Annuisco e inizio a suonare Four dimensions.
Sono al sicuro. È la mia casa. È il mio rifugio. È la mia bolla.
Nessuno può entrare qui dentro, nessuno può sfiorarmi. Lui non è qui.

Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla musica mentre il palmo di Kyle si muove delicatamente sulla mia schiena.
Si abbassa sulle ginocchia accanto a me.

«Intendi importunarla ancora per molto? O dovrò prenderti a pugni?», chiede Jack mentre io continuo a suonare.

«Provaci e ti prometto che neanche il chirurgo più bravo al mondo riuscirà a sistemarti la faccia», ribatte Kyle e la vena ironica nella sua voce mi fa sorridere.

Apro gli occhi e lo guardo. Sembra ipnotizzato. I nostri occhi si incatenano come due vecchi amanti che si incontrano per la prima volta dopo tanto tempo.
Come due calamite troppo testarde per separasi l'una dall'altra rimaniamo a fissarci mentre io inizio a suonare Another Love.
Suono per lui,  per me o per Jack? Non lo so più. Il modo in cui mi guarda, però, mi spinge a sfiorare i tasti senza paura, a lasciare che la mente si liberi e che le erbacce che avvolgono quel pezzo di cuore inabitato scompaiano nel nulla. Tutto si alleggerisce dentro di me, fino a quando non scorgo qualcosa di diverso nei suoi occhi, qualcosa che mi mette paura e mi fa sentire piccola. Qualcosa di sbagliato.

Smetto di suonare, mi alzo e vado a sbattere contro il petto di Jack.
«Sai cosa suscitano in me quelle dita graziose quando ti sento suonare, vero?», mi mordicchia l'orecchio, ma io fisso quello sgabello vuoto con occhi vitrei.

«Spostati poco più in avanti e raddrizzati, Nives. Altrimenti la mia mano non potrà accompagnare il movimento delle tue dita».

Jack mi prende per mano e mi guida verso la camera da letto. Chiude la porta e mi bacia con prepotenza, spingendomi verso il letto.
Le sue mani sono sul mio corpo, il suo ginocchio tra le mie gambe e adesso il suo maglione è a terra.

Scende a baciarmi il collo, ma Lydia apre di colpo la porta, dicendo: «Questa è anche la mia stanza, depravato».

«Maledizione, non vedo l'ora che questa vacanza del cazzo finisca», si alza in piedi e si rimette il maglione. «Dirai mai qualche parola alla tua cara amica, o ti va bene essere disturbata anche quando stai per fare sesso con il tuo ragazzi?». Esce dalla mia stanza come un tornado e io rimango immobile a fissare il soffitto.

«So che è il tuo ragazzo, ma non mi sei sembrata molto consenziente», la voce di Lydia mi arriva come una carezza sulla pelle.
«Nives?», mi scuote per la spalla e io guardo l'angolo della stanza, vicino all'armadio.
Corri a nasconderti, sussurra una vocina dentro di me.

«Il tuo ragazzo ha preso le chiavi della macchina di Danny ed è andato via. Ha detto che tornerà, ma Danny è parecchio incazzato adesso», Kyle si affaccia nella stanza da letto.

«Lo costringerò ad aiutarmi in cucina. Vedrai che gli passerà», dice Lydia. Mi dà un bacio sulla testa e va via.

Kyle chiude la porta e si avvicina lentamente al mio letto. Sembra titubante.
«Sei felice, Nives?», domanda all'improvviso e stringo gli occhi.

«Con Jack sono felice», rispondo senza esitazione.

«Sai, mi fa piacere sentirtelo dire».

Apro gli occhi per guardarlo. «Ah, davvero?»

«Sì, davvero», abbozza un piccolo sorriso autoironico.

«E perché mai?»

Si china su di me e mi sposta dal viso una ciocca di capelli che è sfuggita dalla treccia. «Perché se così non fosse, significa che molto probabilmente dovrò rompergli la faccia, Nives».

«Sei violento», mi acciglio.

«Sono protettivo», assottiglia le labbra.

«Non hai motivo di esserlo con me».

«Ah, no?», i suoi polpastrelli sono ancora fermi sulla mia guancia.

«No, Kyle! Non c'è niente tra me e te. Niente».

«In questo momento potrei trovare almeno dieci validi motivi ed elencarteli, ma adesso me ne basta soltanto uno».

«Quale?»

«Non permetterò che tu finga di essere ingenua con lui», sento lo stomaco contorcersi dentro di me. «Ti fa male questa parola, non è vero? Ingenua. Me lo ricordo. So che c'entra un uomo, Nives. E quando scoprirò chi è che ti fa tremare in questo modo, ti prometto che sarà un uomo morto», il suo tocco adesso è quasi impercettibile. «Lo dico da "amico"», fa le virgolette con le dita. Si alza dal letto ed esce dalla stanza, lasciandomi da sola.

Non tutti i mostri possono essere sconfitti, Kyle.

Mi sentivo ispirata, e quindi ho aggiornato di nuovo 🥰❤️ spero vi sia piaciuto. A breve scoprirete il trauma di Nives, ma dovreste già averlo intuito un po'. E Kyle... C'è ancora tanto da scoprire su di lui. Dietro a quello sguardo da stronzetto, si nasconde molto di più ❤️
Grazie per il supporto ✨🥺

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