illicit affairs

Galing kay cieloparallelo

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Per Simone Balestra, promettente investigatore privato, avere a che fare con giovani fidanzati e persone spos... Higit pa

prologo
clandestine meetings and stolen stares
it's born from just one single glance
ends with meetings in parking lots
tell yourself you can always stop
make sure nobody sees you leave
secrets i have held in my heart
so you leave no trace behind
il pov dell'indiziato
high infidelity
you taught me a secret language
you'll be flushed when you return
the great war
look at this idiotic fool that you made me
who's gonna hold you like me?

vigilante shit

515 61 12
Galing kay cieloparallelo

You did some bad things, but i'm the worst of them


Manuel decide di sospendere quella follia, almeno per il momento. 

Lucia ha visto cosa stesse facendo e non può tirarsi indietro con lei. Non farebbe che aumentare di nuovo i sospetti e hanno da poco chiarito il disguido sull'investigatore privato. Lucia gli ha assicurato che non lo ha più sentito da allora, Manuel ci ha anche parlato a quattr'occhi e il ragazzo gli è sembrato sincero.

Si ricorda che quel giorno quando lo ha visto ha subito pensato che avesse una faccia conosciuta. Non sa bene il perchè. A dirla tutta se n'è anche un pò dimenticato dopo aver ricevuto le rassicurazioni che gli servivano. 

Una volta uscito da lì si è ripromesso che non sarebbe mai più rientrato in un posto simile. Non vuole avere niente a che fare con quell'ambiente.

Le sere successive è parecchio sovrappensiero, soprattutto al locale. Rischia più volte di rompere dei bicchieri mentre prepara dei drink, quasi ne rovescia uno addosso a un cliente, troppo distratto a guardare verso la porta.

Alice ovviamente non manca di farglielo notare.

«Si può sapere che c'hai stasera?»

Manuel è infastidito soltanto a sentire quella voce alle sue spalle. Sono passati i tempi in cui provava piacere e anche qualcosa in più nel godere della sua compagnia. Adesso la sua è solo sopportazione. La sua testa è occupata da un'altra persona, che a quanto pare non lo pensa quanto fa lui.

«Non ho niente. Sono solo pensieroso, tutto qui» mormora, quasi come se non volesse farsi sentire.

«Non si direbbe. Sembri agitato. Poi guardi continuamente verso la porta. Aspetti qualcuno?»

«Non aspetto nessuno» replica laconico, sempre più infastidito.

«Hai detto a Lucia la verità finalmente? Stai aspettando lei? Chissà come sarà contenta di vedere me!»

Manuel lo capisce subito che Alice è sarcastica. Sa fin troppo bene che non può dirle la verità e lo ha in pugno per questo. Sfrutta sempre luoghi pubblici per dirgli quelle cose visto che non può fare una scenata sul posto di lavoro. L'unica cosa saggia che abbia fatto Manuel in tutta quella storia è stata bloccare il suo numero.

«No. Non aspetto Lucia. È questo quello che vuoi sentirti dire no?»

A quella domanda Alice non risponde. «Qualcuno aspetti per forza. Devo tirare ad indovinare? Aurora? Quella ragazza del ristorante che ci provava con te l'altro giorno? Oppure... non dirmelo!» ride, ma quella risata non ha nulla di piacevole. Alle sue orecchie risulta stridente, come il suono delle unghie su una lavagna. «Non aspetterai mica quel ragazzo dell'altra volta? Quello moro, aria un pò cupa...»

«Alice ci sono delle ordinazioni da prendere al tavolo quattro, grazie».

A chiamarla a gran voce è Davide, il suo collega barista e Manuel non può che tirare un enorme sospiro di sollievo quando vede Alice allontanarsi a testa bassa. Effettivamente la puntualizzazione del ragazzo suonava molto come un rimprovero. Manuel non sa se lo abbia fatto apposta o se sia una semplice coincidenza, ma il tempismo è stato perfetto. 

Tanto sa comunque che quella tranquillità è solo effimera.

Quando Simone tornerà al locale, se tornerà a questo punto, Alice tornerà alla carica.

Forse Manuel ha davvero bisogno di qualche giorno via da quel posto. Forse quell'albergo dovrebbe sfruttarlo lo stesso. Solo non con la persona che vuole portare davvero.

La settimana proprio dopo il suo compleanno potrebbe essere l'ideale. Per quel giorno lì invece, ha una missione.

***

Simone ha bisogno di passare dei giorni lontano da Manuel. Non solo volontariamente, ma perchè sommerso da altro lavoro. Ha anche un'altra priorità: trovare un modo di contattare Lucia. Ha bisogno di parlare con lei prima o poi anche a costo di andare a trovarla direttamente a casa. Non ha più avuto modo di farlo dopo che Manuel ha parlato con Giulio credendo che fosse lui e per quanto sia appagato dal fatto che Manuel non abbia più dato segni di sospetto verso quella storia, per lui stesso il caso non è archiviato.

Ormai è diventata una questione di principio: Simone non lascia mai le cose a metà nel suo lavoro. Che sia per sè stesso o altre persone, deve scoprire tutti i dettagli mancanti, costi quel costi.

E poi occhio non vede cuore non duole, dice il detto.

In quei giorni per di più ha conosciuto una nuova cliente con un problema molto simile a quello di Lucia. Una donna sposata da circa un anno, preoccupata che suo marito abbia una relazione clandestina con un'altra donna.

La prima volta che la incontra e la fa accomodare, si rende conto di quanto appaia giovane in volto. Ha dei lunghi capelli color nocciola che le ricadono dolcemente sulle spalle, degli intensi occhi marroni a contrasto con la sua pelle olivastra, e un piccolo neo sulla parte superiore del naso. Crede che anche lei, come Lucia, possa avere la sua età.

La donna gli spiega che di recente ha trovato sul cellulare di suo marito svariate app di incontri, il che l'ha portata ad insospettirsi. Gli racconta che si sono conosciuti durante l'università, tramite amici in comune che adesso frequentano molto più raramente e che le cose sono andate sempre a gonfie vele fino all'ultimo periodo, quando ha notato che fosse sempre più lascivo e distante.

Conclude spiegando che è venuta lì sotto consiglio di altre persone, che hanno sempre ritenuto il lavoro di Simone eccellente.

Simone ringrazia per le lusinghe e comincia la sua solita serie di domande fisse per capire qualcosa in più. Chiede il nome della ragazza, che si rende conto, non si è ancora presentata.

«Monica. Mi chiamo Monica, piacere».

La prima cosa che pensa quando Monica gli consegna una busta con le foto di suo marito, è che spera sia un cesso. Di consorti attraenti ne ha avuto abbastanza.

Per sua fortuna non è minimamente attratto dall'aspetto di quell'uomo. Anzi se non fosse che gli hanno sempre insegnato di non giudicare mai un libro dalla copertina, direbbe proprio che ha la faccia di uno che tradisce. 

Non che lui si stia comportando meglio in quel frangente.

L'incontro con Monica passa velocemente ed è piacevole. Gli sembra una persona tranquilla con cui parlare ed è proprio ciò di cui ha bisogno dopo i tumulti degli ultimi giorni.

Forse un caso alla vecchia maniera, uno di quelli che gli piace tanto, ben studiato con i suoi metodi e attenzione ai dettagli è ciò che gli può servire per rimettersi in carreggiata. E magari lo aiuterà anche a levarsi Manuel dalla testa per un pò.

***

Simone è così impaziente di buttarsi in quel nuovo caso che non perde nemmeno un secondo. Ha sentito Monica di nuovo telefonicamente e gli ha comunicato che suo marito sarebbe uscito quella sera, millantando un'importante cena di lavoro con alcuni suoi colleghi.

Ovviamente Monica non ci crede neanche un pò e pensa sia invece soltanto una scusa per vedersi con un'altra donna, esortando perciò Simone ad appostarsi sotto il loro condominio al più presto per poterlo pedinare.

Il giovane detective non se lo fa ripetere due volte: è ancora nel suo ufficio quando riceve la telefonata e si prepara di fretta. Giacca nera addosso per confondersi tra il buio e la folla e anche per scaldarsi, visto che il freddo di ottobre comincia ad imporsi sul serio, macchina fotografica al collo e cartella alle mani.

Lancia dei gridolini di entusiasmo saltellando fuori dalla sua stanza, il che guadagna l'attenzione di Giulio, che inarca un sopracciglio guardandolo più perplesso che mai.

Simone frena per un attimo l'eccitazione, per fermarsi a parlare con lui.

«Ho un buon caso tra le mani Giù, mi sto per mettere all'opera!» esclama.

«Lo vedo che sei contento. Ma de chi? Quella ch'è venuta oggi pomeriggio?»

Simone annuisce. «Mh, mh. Ha paura che il marito la tradisca e--»

«E tu vuoi contribuì, lasciame indovinà» ride, riferendosi a quanto sta succedendo con l'altro caso.

Il corvino si avvicina per lasciargli un buffetto in testa. «Ma quanto sei scemo. Certo che no. Non è che solo perchè per una volta ho sbagliato cò uno devo fà lo stesso errore cò tutti eh!»

«Lo so, lo so...stavo a sdrammatizzà! Poi se ce voi provà pure co questo mica me dispiace...su moglie era carina sai?»

«E poi sarei io! Comunque non c'è niente da sdrammatizzare. Abbiamo risolto, più o meno. L'ho convinto ad occuparsi maggiormente della sua ragazza e noi rimarremo amici casuali. Voglio solo scoprire tutta la verità e lo farò nel modo più discreto possibile. Non verrà mai a sapere che il detective ero io».

«Se lo dici tu...» replica Giulio poco convinto. Non solo sulla riuscita del suo piano, ma anche sull'effettivo coinvolgimento di Simone in quella storia.

«Si te lo dico io. Ho i miei metodi e hanno sempre funzionato. Ora se non ti dispiace, ho qualcuno da seguire. A domani Giù».

Così detto, esce di corsa dall'ufficio per raggiungere la sua macchina. Destinazione appartamento di Monica.

***

L'inseguimento della macchina di Giacomo, il marito di Monica, lo conduce in un parco chiamato Giardino degli aranci. 

È un luogo notoriamente frequentato dagli innamorati, quindi non si prospetta un buon segno. Che lui sappia, quel parco non dovrebbe neanche essere aperto a quell'ora della sera. Eppure lo è ed è anche parecchio affollato. Decide di non entrare subito all'interno di esso, mantenendosi all'esterno. 

Non vuole che le persone si accorgano che deve scattare delle foto. Ne fa qualcuna da lontano, giusto per far capire a Monica dove suo marito si trovi di preciso. Si ferma poi ad osservarlo dietro la cinta d'ingresso.

Quando lo vede avvicinarsi ad una una bionda che somiglia vagamente a sua moglie e che gli lascia un bacio sulla guancia per salutarlo, per poi prenderlo a braccetto ed iniziare una passeggiata nei dintorni, gli sembra di sognare. Per una volta ha risolto un caso subito. Scatta altre foto dei due in atteggiamenti intimi, aumentando lo zoom della sua macchina fotografica più che può. Una volta fatto, decide di concedersi una passeggiata all'interno, per osservarli più da vicino e carpire eventualmente qualche loro discorso.

In tasca ha un registratore, che attiva prontamente, sperando di cogliere suoni di parole oltre che dell'ambiente.

In quel momento, con il cielo ancora per poco tinto di rosso e l'incombente calar della notte, gli sembra quasi di essere in un film noir.

Assapora dopo giorni passati a torturarsi mentalmente ciò che è bello del suo lavoro e del perchè lo fa. Non è solo il fascino dell'ignoto, ma anche l'abilità nel poter aiutare persone che rischiano di essere ingannate al di fuori del loro controllo.

Quella sera, ritrova la serenità. Anche quando nota che gli animi tra la coppia che sta tenendo d'occhio si stanno riscaldando.

Si avvicina un pò di più a loro per sentire meglio e sperare che il suo registratore vocale funzioni a dovere.

La donna bionda sembra agitata. Sta lamentando qualcosa all'uomo, che prova invece a calmarla, intimandole di abbassare la voce. Per Simone invece va più che bene che urli. 

Si appoggia casualmente dietro un albero nelle vicinanze, fingendo di dover scrivere un messaggio al telefono e nel frattempo cerca di sporgersi un pò, quanto basta affinchè l'udito dia un senso a quei movimenti afoni di labbra della bionda e abbia tutto ciò che gli serve da dire a Monica e...

«Nun ce posso crede

Neanche lui può credere a cosa, o meglio a chi, ha davanti.

Manuel è di fronte a lui, con un espressione più che compiaciuta sul volto. Simone vorrebbe urlare, chiudersi in quelle stanze dove ti fanno spaccare oggetti a caso per un'ora e uscirne dopo due. Tra tutti i momenti in cui avrebbe potuto incontrare Manuel, quello mentre lavora è di sicuro il peggiore di tutti.

E ha anche il registratore ancora attivo in tasca che non può interrompere in sua presenza.

Il saluto di Manuel a squarciagola poi, sembra aver attirato l'attenzione di Giacomo, che invita la bionda a spostarsi di tutta fretta dal punto in cui sono, non permettendo a Simone di sentirli o scorgerli.

Fantastico.

«M-Manuel! C-che ci fai qui?» professa con finto entusiasmo. Non che non sia felice di vederlo, ma la paura di essere scoperto è più alta di qualunque cosa in quel momento.

«Aspetto mi madre, passeggiavamo sempre in sto parco quando ero regazzino, e quando ho saputo che in via eccezionale sarebbe rimasto aperto pure de sera ne dovevo approfittà. Ho chiesto un giorno al bar apposta pè questo e anche perchè...ne avevo bisogno credo».

Simone prova a divincolarsi frettolosamente. Sa che non si è mai comportato con Manuel in quel modo, ma il lavoro è lavoro e non può lasciare che Giacomo gli scappi via. «Che bello! Senti ero solo di passaggio qui però e dovrei proprio and--».

«Aspetta!» Manuel lo afferra da un braccio, impedendogli di andare via. La presa non è particolarmente forte e potrebbe liberarsene facilmente ma quel giorno qualcuno, dall'alto probabilmente, ha deciso di sabotarlo. «Non sei venuto al bar in sti giorni e t'aspettavo».

«Ho...avuto da fare. La sessione si avvicina e sto studiando anche di nott--»

«Mo non stai a studià me pare. Dai resta! Te faccio conosce mi madre!»

No. Neanche per idea.

«Sono venuto qui per prendere un pò d'aria prima di rimettermi sotto, sai com'è...schiarire le idee».

«Quindi abiti qui vicino?»

Simone non risponde a quella domanda. Si guarda intorno pur di non fissarlo negli occhi.

«Ho capito, ho capito» Manuel alza le mani in segno di resa, lasciando finalmente la manica della sua giacca. «Fa tutto parte del tuo atto misterioso d'accordo. Non chiederò altro».

Simone gli accenna un sorriso. 

«Certo che uno che prima me bacia e poi non vuole dirmi dove abita...»

«Manuel!»

Simone proprio non voleva tirare fuori di nuovo quel bacio e invece sa che glielo rinfaccerà a vita. E se lo merita anche.

Manuel però ride e basta. Una risata genuina, che gli mette in risalto le fossette. Non crede di averlo mai visto così allegro da quando si conoscono. Forse è successo qualcosa. Forse dovrebbe chiederglielo.

«Come vanno le cose con la tua fidanzata? Hai seguito il mio consiglio?» osa, non sapendo che risposta aspettarsi.

Perchè anche con una mente machiavellica e calcolatrice come la sua, Manuel Ferro rimane indecifrabile. Sta diventando il caso per cui non vorrebbe mai smettere di indagare.

«Più o meno. Cioè...ce sto a provà. Pensavo de chiederle de trascorre un weekend fuori città. Solo io e lei. Na mini vacanza ce pò servì».

«Ah» pronuncia Simone, ignorando la fitta improvvisa che gli fa contorcere lo stomaco. «Si...immagino che sia un buon punto di partenza per...ritrovarvi» mormora.

«Lo penso anche io» risponde Manuel, ma i suoi occhi non corrispondono a ciò che sta dicendo: sono tristi, spenti, mancano di quel luccichio tipico dell'innamorato, barlume che aveva intravisto prima, mentre rideva. 

Ma che va a pensare

«In realtà c'è anche un'altra cosa che vorrei--» si interrompe da solo quando incastona il suo sguardo sulla macchina fotografica che Simone ha al collo. «Ti piace fare foto?» chiede incuriosito, puntando la camera con un dito.

«Tantissimo!» risponde Simone, nel bel mezzo di una crisi di panico. «Potrei dire che è una mia...passione da molto tempo».

«Me ne fai vedè qualcuna?»

Simone sente il suo calore corporeo aumentare, assieme alla sudorazione. Non sa come uscire da quell'inghippo nè come inventarsi una scusa sufficientemente credibile. Non c'è effettivamente nessuna ragione per non far vedere a Manuel le sue foto se non una, banalissima.

«Meglio de no. Non sono molto bravo e me vergogno, non le faccio mai vedere a nessuno».

«Ma dai! Mica possono esse così male! Sei fortunato che mi madre sta per arrivare e non posso insistere, altrimenti te la prendevo dar collo quella cosa per vedelle».

«Devi solo provacce...»

«Perchè? Sennò che me fai?» chiede Manuel, avvicinandosi pericolosamente al volto dell'altro. Uncina un dito alla corda della macchina fotografica, come scusa per tirare Simone a sè.

Il corvino sente sempre più caldo ma prova a mantenere i nervi saldi. Non deve cedere al suo gioco mentale nè all'attrazione che prova in quel momento.

«Te piacerebbe saperlo».

«Diciamo che n'idea ce l'ho» e così detto tira la cordicella ancora più vicina a sè stesso. 

Simone non può lasciare che accada di nuovo. Sta lì per lavoro non per abbandonarsi negli occhi languidi di Manuel. Non dopo che gli ha detto che sta aggiustando le cose.

Cos'è stasera questo? Il parco delle tresche?

Decide dunque di dire la prima cosa che gli viene in mente per allentare la tensione. La più stupida da dire in quel momento.

«Hai tu il mio fazzoletto di pezza?»

Manuel è così confuso da quella domanda che lascia andare la presa, guardandolo di sghembo.  «Ah?»

«Si sai, quello che t'ho dato l'altra volta quando piangevi...Ce l'hai ancora tu? Non lo trovo più e ce l'avevo in testa da giorni».

«Penso de sì. Boh starà tra i miei panni sporchi ma perchè me lo chiedi adesso?»

Manuel appare visibilmente frustrato per l'interruzione di quel momento ma è giusto così. 

Mai più cedere alla tentazione di Manuel Ferro. Deve ripetere quelle parole in testa come un mantra. Mai più.

«Così...m'è venuto in mente. Magari passo a riprendermelo in sti giorni» risponde sornione.

«Io...avrei anche un'altra idea se te va» ritenta il riccio timidamente. «Cioè te lo volevo già chiede se ci fossimo visti in sti giorni. La prossima settimana--»

«É Halloween» lo interrompe Simone, che da bravo detective sa dove voglia andare a parare.

«Si, ma non è questo il punto» replica Manuel spazientito. «É Halloween ma è anche il mio compleanno».

Ecco questo Simone non lo aveva previsto.

«Fai il compleanno il giorno di Halloween? Figo!» 

«Seh, me l'hanno sempre detto tutti. Comunque, io quer giorno devo lavorà perchè il bar da na festa in maschera ed è na cosa figa perchè ce fanno vestì anche a noi. Ce sarà tantissima gente. Lucia ha già organizzato di andare a ballare con le sue amiche, quindi non c'è. Te va de...te va de venì? Potemo fa doppia festa. Che dici?»

Le guance di Manuel si tingono sempre di più di rosso mano a mano che completa la frase. Gli costa ammetterlo ma Simone ne è fin troppo intenerito. 

In più, non sa cosa rispondere a quella proposta. Da un lato, non ha nulla di programmato ad Halloween ed una festa in maschera non sarebbe male, dovrebbe solo trovare un costume. Dall'altro, andare ad una festa dove potrebbe perdere il controllo non gli sembra l'idea migliore. Ormai ha capito che quando si tratta di Manuel non ci sono regole fisse che può seguire. Non ci sono mai state.

Una piccola parte di lui vuole credere che sia solo un invito amichevole, che magari Manuel si sente semplicemente solo. Avere un compleanno in comune con una festa è sempre un'arma a doppio taglio in fin dei conti: non sai mai chi potrebbe preferire te a quella. Un pò lo compatisce, anche se dubita che glielo ammetterebbe.

«Facciamo così. Se mi presento lì la sera di Halloween vuol dire che ho accettato. Che ne dici?»

Manuel sbuffa, segno che forse no, non gli va esattamente bene, ma poi annuisce. «Sempre co sti misteri...Ma come devo fare cò te?»

«Non devi fà niente, solo abituarti» ride di gusto. «Magari arrivo lì mascherato così bene e manco me riconosci per tutta la notte».

«Seh come no. Me sembri più uno da costumi scontati tipo vampiro o poliziotto o cose così».

«Per te cosa non è scontato esattamente?»

«Non t'o dico o me copi. Lo vedrai quella sera se vorrai».

«Se vabbè. Devo portarti 'n regalo quindi?»

«Non me serve. Me basta la presenza tua».

Ed eccola di nuovo quella sensazione possente che lo colpisce proprio al centro dello stomaco. Se fosse ancora un'adolescente probabilmente la descriverebbe come le classiche farfalle. Si stupisce ogni volta dell'effetto che abbiano Manuel e le sue parole su di lui anche quando prova a resistere.

E come se non bastasse si è lasciato sfuggire il suo obiettivo, che giudica con la coda dell'occhio ormai troppo distante e troppo circondato da gente per poter continuare ad agire. Sembra che gli animi tra i due si siano però rasserenati, poichè li vede passeggiare a braccetto tranquilli.

Delibera quindi che sia tempo di andare via. Non vuole assolutamente incontrare la madre di Manuel di persona. Mette quindi in atto la sua facciata migliore per liberarsi da quel groviglio spinoso.

«Siamo d'accordo allora. Ora però devo proprio andare. Lo studio mi aspetta».

E una telefonata a Monica.

«Va bene. Te mollo, ho capito che non è serata. Cammino un pò da solo tanto me pare che ho visto n'amico mio qui in giro. La prossima volta però te fermi a fa na passeggiata con me, promettimelo».

«Vedremo» risponde Simone trattenendo a stento un risolino, sapendo di scatenare un'altra reazione irritata in Manuel.

«Me ne vado prima che te meno. E passa dal bar!» gli raccomanda, allontanandosi con le mani in tasca.

Simone tira un sospiro di sollievo, avviandosi fuori dal palco con rapide falcate. Quando è fuori dalla vista di tutti, spegne finalmente il registratore.

Ha un pò di editing da fare su quel fronte.

Rimette in tasca tutto e riprende il suo cammino verso l'ingresso. Distrattamente, urta le spalle di una donna che cammina invece nella direzione opposta alla sua. Sarà più o meno sulla cinquantina e ha dei lunghi capelli castani che gli ricadono su una giacca lunga e rossa, e la fronte impreziosita dalla frangetta, quasi a coprirne gli occhi scuri.

«Mi scusi» mormora con la testa leggermente abbassata.

«Si figuri» risponde cordialmente la donna.

Non sa perchè ma ha la sensazione di averla già vista.


a.n: eccoci qui! 1) scrivo questo capitolo semi febbricitante quindi non so nemmeno che diavolo ho scritto 2) questione hashtag: ci ho pensato un pò e ho deciso di andare per la via più scontata possibile, se volete commentare questa storia su twitter potete usare l'hashtag #detectivesimone e io vi leggerò!! è scontatissimo lo so ma mi ricordava tipo detective conan non lo so ahahha quindi è andata così. Alla prossima! (spero di pubblicare il prossimo la sera di halloween ma non vi garantisco nulla baciniiii <3)





























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