TEMPTRESS

By Linda_Swann

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AVVERTENZA: Temptress è uno spin-off della storia Swan, si consiglia prima la lettura di quest'ultima. ~ Anch... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17 (Speciale)
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Epilogo & Ringraziamenti

Capitolo 14

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By Linda_Swann

«Evie, cosa stai facendo?» Mi chiese Raffaele al mio fianco, mentre io mi ero messa seduta e mi ero coperta il viso con le braccia, accostando l'avambraccio l'uno accanto all'altro.

«Aspetto una qualche punizione per ciò che ho detto» rivelai, aprendo un occhio e lanciai uno sguardo guardingo nella stanza attorno a me.

«Che sciocca.» Mi derise lui, per poi sfilare la cintura con la fondina in cuoio e la spada portata dai cieli. La lasciò scivolare sul pavimento e poi si avvicinò dal bordo del letto a qualche centimetro da me, prendendomi i polsi e posizionando le braccia dietro al suo collo.

Le allacciai dietro la sua testa e lui accostò il suo viso ancora di più al mio. Le mie narici vennero invase dal profumo di menta e mare dell'angelo.

Avrei voluto rimanere così per sempre, come se il mondo potesse smettere di girare su se stesso e congelarci in quel meraviglioso istante d'amore. Distruzione, Adam e l'Apocalisse erano lontani anni luce... in quel momento solo lui, solo Raffaele aveva importanza.

«Dunque le tue parole erano veritiere?» Potei avvertire il suo caldo respiro sopra la mia testa.

Inclinai il capo di lato, facendo ricadere le ciocche biondissime lungo la mia spalla; erano ancora umide non avendo avuto modo di asciugarsi al meglio sulla spiaggia. Mormorai: «Lo sono sempre state e noi siamo stati così sciocchi da accorgercene solo dopo tanto tempo.»

Era vero. Eva del passato mentiva a lui, ad Adamo e ancora di più a se stessa, soffocando ogni desiderio per l'angelo per un fine che lei considerava superiore.

Anche io avevo sbagliato. Se mi fossi resa conto prima di ciò che provassi, magari non avrei impiegato tanto tempo a essere così confusa e avrei avuto modo di riflettere sui miei sentimenti più a lungo.

Lui mise due dita sotto al mio mento, sollevando il mio sguardo nel suo. «Hai ragione, perfino adesso ci stiamo trattenendo. Io non posso credere che tu potessi ricambiare ciò che ho da sempre provato io! Questa sensazione che ho sempre represso, credendo che fosse una mia debolezza e i miei desideri che fossero peccati per una creatura come me.»

Socchiuse le palpebre, mentre io lo guardavo da sotto le mie ciglia. «Il Suo disegno è sempre rimasto a noi celato, ma tutto è destinato a ritrovare un suo equilibrio e il mio sei sempre stata tu. Credevo fossi la "prova" alla quale ero sottoposto continuamente per preservarmi dalla tentazione; come ben sai agli angeli è vietato giacere con le figlie umane di Eva, ma dovevo fare tutto il contrario. Non dovevo allontanarmi da te, dovevo combattere per averti e trovare una soluzione per noi. Avrei dovuto riconoscere l'amore che provavo per te e accoglierlo nel mio cuore, allontanandoti dal male che incombeva su di te sin dall'inizio.»

Il suo sguardo di puro oceano travolse il mio come un mare in tempesta. Occhi blu cobalto in cui solo il più profondo degli abissi poteva ritrarre la medesima tonalità di perfezione.

«Ma è proprio così che doveva andare, altrimenti non avrei avuto ruolo nella nascita dell'umanità e nella sua diffusione sulla Terra. Inoltre, non sarei diventata un angelo e con il tempo ti avrei lasciato solo e gli angeli non sono fatti per questo tipo di dolore. All'inizio non dovevamo capire il nostro legame, altrimenti questo avrebbe potuto solo farci del male» intervenni io. Non aveva senso avere dei pentimenti, quando agire in tutt'altro modo si sarebbe rivelato così sbagliato.

Lui annuì. «Sebbene per vie misteriose, il nostro destino si è intrecciato in innumerevoli modi e al momento opportuno ci siamo sempre ritrovati. Nonostante manchi sempre meno alla resa dei conti e alla grande battaglia per il nostro pianeta, non avrei potuto chiedere di più. Eri colei che desideravo più nel mio passato e ora ti voglio ancora di più nel mio futuro, agognandoti in ciascuna sfaccettatura del mio presente. Ogni nostra incomprensione è finalmente stata risolta, anche se devo ammettere mancare un ultimo confronto.»

Il suo sussurro scatenò in me brividi che corsero lungo tutta la mia schiena. Ero talmente assortita dalle sue parole che a stento riuscivo a mantenere la lucidità per condurre la conversazione. «Quale?»

«Il bacio che mi hai dato era fin troppo contenuto e dopo la tua confessione ho capito che il tuo scopo era quello di sconvolgermi per allontanarmi da te. Dunque, dobbiamo porvi rimedio il più in fretta possibile» sussurrò di nuovo, mentre appoggiò la fronte sulla mia e chiuse gli occhi.

«Quindi vorresti baciarmi? E io che pensavo fossi un arcangelo dalle "pure" intenzioni» risposi, dischiudendo le labbra in un sorriso di perle. Amavo provocarlo in quel modo, sottolineando il suo rango, i suoi incarichi e come si incastonavano con armonioso contrasto con i sentimenti provati per me.

«Sei la mia tentazione fin dall'alba dei tempi, penso sia arrivato il momento di reclamare ciò che realmente è mio, mea temptrix» dichiarò con un tono profondo, non muovendo un muscolo se non le sue labbra sinuose.

Finalmente, ciò che per secoli avevo desiderato sentire. Il cuore martellava fortissimo nel mio petto e un groviglio di sensazioni si era annidato nel mio stomaco.

«Quindi sono tua?» Lo provocai con una punta di sana malizia nella voce, alzandomi dal letto e sottraendomi dalla sua presa.

«E io tuo» rispose prontamente lui, alzò il viso con uno scatto e spalancò le palpebre.

Senza che io quasi me ne accorgessi, con uno scatto raddrizzò la schiena e me lo trovai davanti. Dopo pochi passi riempì la distanza fra noi e mi mise con le spalle contro il muro.

Feci scorrere lo sguardo sulle sue larghe spalle e i boccoli biondi oscurati dalla tranquillità della notte. Passai la lingua sulle mie labbra, ammirai come la sua figura muscolosa e imperiosa fosse risaltata dalle dimensioni ristrette dall'angusta stanza.

La differenza fra la mia stazza e la sua era lampante, ma non mi aveva mai fermata dal trovarlo irresistibilmente attraente. Passai le mani sui suoi avambracci, mentre lui posò le sue mani sui miei fianchi.

«Stavi scappando da me, Evie?» sussurrò a fior delle mie labbra, mentre attraverso le sue iridi trasparenti potei vedere passare un lampo di divertimento.

«Volevo solo che ti impegnassi un po' di più.» Mi morsi il labbro inferiore, incastonando il mio sguardo nel suo e immergendomi in tutto quell'azzurro.

«Ah sì?»

«Sì.» Riuscii a malapena a rispondere, mentre lui fece scontrare le sue labbra con le mie ferocemente.

Ghiaccio puro entrò in collisione con il sapore di sale e del mare. Quel contatto scatenò piacevoli brividi nel mio intero essere e scariche elettriche lungo la mia schiena, mentre dentro di me mi sentivo bruciare per lui.

Il nostro bacio si tramutò in una leggiadra danza, che man mano iniziò a essere sempre più veloce. La sua bocca fresca, gelida mi inebriava e io ne volevo sempre di più.

Mise le mani sotto alle cosce e mi sollevò da terra, per poi dirigerci verso il mio letto. Mi lasciò cadere sulle morbide lenzuola e successivamente mi raggiunse, lasciando baci lungo la scollatura del mio vestito.

In quel momento credetti quasi di svenire per quanto batté forte il mio cuore e ne approfittai per passare le dita fra i suoi capelli e stringerne l'estremità delle ciocche a ogni bacio.

Quei segni d'amore così appassionati scatenarono fulmini dentro di me e sensazioni che non avevo mai provato.

L'odore virile di menta fresca pervase tutta la stanza, mentre i baci e le carezze si fecero sempre più ricchi di passione, fino a che non ansimai e compresi di non volermi più fermare.

Il tempo delle parole dolci e gli sguardi languidi svanì, poiché era arrivato il momento di assaporare ciò che a noi era stato a lungo proibito.

Lui si alzò sulle ginocchia sul letto, mentre le mie gambe erano fra le sue.

Inebriata dalla passione feci scorrere le mani sui bottoni della sua divisa da paladino e glieli sbottonai uno per uno, aprendo poi l'indumento quando l'ultimo bottone fu liberato.

Raffaele gettò la parte superiore della sua divisa da una parte e sotto al mio sguardo vennero svelati i suoi addominali marmorei, come quelli di una statua perfetta in ogni sua forma.

Schiusi le labbra e mi misi sui gomiti, per poi mettermi seduta di fronte a lui. Cominciai a baciare la sua pelle sotto all'ombelico, sotto al quale c'era una brevissima peluria che conduceva alla cintura dei pantaloni ed esercitava in me un invito sempre più difficile da ignorare.

Lo sentii ringhiare sopra di me, quando fu il mio turno di iniziare a baciarlo dal baricentro del suo addome fino al centro del suo petto. Le mie mani corsero sull'allacciatura dei suoi pantaloni e in quell'attimo lo fissai, guardandolo dal basso della mia statura.

I suoi occhi erano fissi su di me e mi sentii incendiare sotto allo sguardo più languido che qualcuno mi avesse mai lanciato. Avvertii le mie guance avvampare, ma non avrei permesso alla mia inibizione di fermarmi.

Posai una mano sul suo viso e lo condussi al mio, facendo flettere il suo petto in avanti. Lo baciai, mentre il grande desiderio per lui mi consumava.

Lui mi afferrò i capelli, ricambiando il mio bacio e la mia passione. Fu il mio turno di mugolare sulle sue labbra e quando aprii gli occhi una lieve luce mi illuminò.

Raffaele aveva estratto le sue ali, purissime, bianchissime e se prima non riuscivo a credere potesse essere più bello, ora non avevo dubbi.

Seguì il mio sguardo, come se non si fosse accorto delle enormi ali dietro alla sua testa. «Posso toglierle, se ti impressionano.»

La voce roca dell'angelo fece stringere il mio stomaco in uno strano nodo. Scossi la testa. «No, voglio essere tua in tutti i modi che conosco: da umana e da angelo.»

Le sue ali mi circondarono, mentre misi la schiena contro il suo petto per poterle ammirare. Sfiorai le sue piume, mentre le sue dita corsero alle spalline del mio vestito e le sfilarono con dolorosa ed eccitante lentezza.

Lasciai cadere dalle braccia ciò che sorreggeva il vestito sulle mie spalle e l'abito cadde lungo le mie ginocchia. Sfilai una gamba e poi l'altra, mentre mi esposi completamente sotto di lui.

L'intimo di pizzo e la collana con la perla di Menadel erano gli ultimi oggetti rimasti a coprirmi.

«Bella più della stessa dea Venere» sussurrò roco contro la mia nuca.

Alzai il viso di lato, rimanendo di spalle e lo baciai, mentre le sue mani corsero lungo le mie cosce insediandovi piccoli brividi.

«E posso dire anche io quanto il dio Marte impallidirebbe a tuo confronto?» Mi voltai totalmente verso di lui, permettendogli di guardare tutto il mio corpo.

Le ali si strinsero attorno a noi e il desiderio diventò sempre più urgente, mentre le mie mani tremarono sull'allacciatura dei suoi pantaloni. Lui mi raggiunse e posò le sue dita fra le mie, aiutandomi a slacciarli e finalmente togliere ciò che ci stava separando.

Potevo avvertire dalla sua presa come stessimo bruciando di desiderio, di fulmini e di ghiaccio entrambi poiché era troppo il tempo in cui ci agognavamo l'un l'altro.

Mi avvicinai a lui, mordendo piano il pettorale sinistro e approfittando del ritrovato coraggio per sfilare l'ultimo indumento a lui rimasto a coprire la sua nudità.

Raffaele fece un ringhio soffocato e mi fece distendere sul materasso. Gettò a terra gli indumenti di cui ci eravamo liberati e sfilò il mio intimo, facendolo scorrere lungo le cosce fino al pavimento.

Infine, si eresse verso l'alto, su di me con le ali spalancate e io allacciai le mie gambe dietro la sua schiena.

꧁꧂

Ero piacevolmente esausta.

Dopo la splendida notte con Raffaele, aver contattato Abigail e gli altri angeli a seguito della nostra comune premonizione su Distruzione, decisi di poter tornare a riposare per qualche ora. Non mi ero allontanata più di tanto, mi ero solo seduta sulle scale, utilizzando la perla regalatami da Menadel in una delle mie notti più buie.

Il mio corpo era decisamente indolenzito e privo di energie. La notte precedente di pure scintille elettriche e di gelide carezze sarebbe rimasta per sempre nella mia memoria.

Ritornai nella soffitta, aprendo piano la porta.

Una volta entrata ebbi l'occasione di essere completamente rapita da come i raggi solari filtrassero attraverso il lucernario del tetto e colpissero dolcemente la figura di un angelo dormiente.

Dormiva profondamente e il suo fisico a una certa ora della notte era tramutato completamente in cristallo. Sembrava una scultura di ghiaccio con dettagliate rifiniture, in cui si rifletteva la luce potente del sole.

Assaporai l'immagine del virile angelo che riposava con serenità nel mio letto, dopo che avevamo fatto l'amore per ore.

Mi morsi il labbro, mentre con lo sguardo percorsi ogni centimetro del suo corpo celato semplicemente da un solo lenzuolo. Mi avvicinai lentamente, muovendo sinuosamente i fianchi e cercando di non fare rumore. Sollevai piano il tessuto bianco che nascondeva la figura di Raffaele e rientrai nel letto.

Anche se avevo cercato di fare il più piano possibile, un braccio muscoloso mi circondò il bacino subito dopo. Mi voltai istantaneamente verso di lui.

Raffaele aveva preso nuovamente le sue solite sembianze e si era decisamente svegliato. Il biondo dei suoi morbidi boccoli rifletteva i raggi del sole ed espandeva tutto il suo calore all'interno della stanza.

«Dov'eri finita? E perché sei vestita?» mugugnò lo splendido angelo appena sveglio, facendomi arrossire.

Nonostante la situazione di estremo pericolo e di imminente Apocalisse, non ero mai stata più felice di quel momento. L'uomo che avevo avuto sempre paura di amare era finalmente fra le mie braccia, completamente beato nel sentimento che provavamo.

Lui era il mio difensore, il mio angelo custode; invece io ero la sua tentazione, la donna che lo aveva spinto ad amare sin dall'alba dei tempi. Un sentimento che andava oltre al suo essere di angelo benevolo e il mio ruolo di peccatrice originaria.

Due anime tormentate per un tempo lunghissimo e che finalmente si erano ritrovate.

Mi intrufolai ancora di più fra le sue braccia, nascondendo il viso nel suo petto e posizionando la mia testa sotto al suo mento. Mi strinsi il più possibile a lui, apprezzando ogni singolo secondo in cui finalmente potevo farlo.

«Ho avuto una premonizione in comune con Abigail: un incontro diretto con lo stesso Distruzione. Io non lo avevo mai visto, ma si poteva chiaramente distinguere che possedesse capelli biondi e gli occhi viola. Ci ha spazzate via, prima che ci raggiungessimo l'una con l'altra» spiegai per poi continuare: «non ti preoccupare però, ho già provveduto a contattare Abigail per sapere come stesse e mi ha riferito che si unisce con Azazel oggi, il giorno del suo compleanno. Inoltre, ho contattato Michele, Gabriel, Uriel e li ho messi al corrente di tutto attraverso la sfera di Menadel; o forse dovrei dire quella che ha preso in prestito da te.»

Mi pentii amaramente di quanto detto, forse dovevo tenere alcune informazioni per me. Non stavo parlando con un angelo qualunque, ma di Raffaele e sapevo quanto lui si turbasse in generale, ma soprattutto per me. E nei sogni non poteva esserci per difendermi.

Alzai piano la testa e confermai ogni mia supposizione quando incontrai il suo sguardo vitreo e perso nel vuoto. Sembrava stesse riflettendo profondamente.

«Non fare quell'espressione...» sussurrai soffocando una risata. Era davvero buffo quando cercava di dimostrarsi serio, anche se vantava sempre della sua invidiabile sensualità.

«Quale?» domandò lui, ritornando a concentrarsi su di me.

«Quella da Raffaele: l'angelo della preoccupazione. Questa mattina deve rimanere perfetta così com'è iniziata» dichiarai, sporgendo lievemente il labbro inferiore e facendo scontrare il mio corpo con il suo, mentre il suo sguardo era rapito nel mio.

«Sei proprio la mia tentatrice. Riesci a prendermi in giro e a provocarmi anche in un simile momento» sussurrò, piegando la testa verso di me e baciandomi piano a fior di labbra. Il bacio divenne più intenso e le nostre labbra si unirono più appassionatamente con il passare dei secondi.

A un certo punto però lui si sottrasse a quel contatto, celando a me il suo sguardo e chiudendo le palpebre.

«Raffaele? Tutto bene?» gli chiesi confusa, non comprendendo il perché si fosse allontanato.

Riaprì gli occhi color mare e li diresse verso i miei, l'intensità della sfumatura azzurra mi colpii come mai aveva fatto prima d'ora.

«Sposami, Evie.» La sicurezza con cui lo disse mi disarmò.

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