Il Mio Limite Sei Tu

By _shadowhunters_96

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❗In pausa ❗ «Le regole vanno rispettate, se vuoi avere una vita perfetta, Nives. Quando non le rispetti, il c... More

Premessa + Cast
00 - L'inizio
1. I'm so sick of 17
2. You know it's not the same as it was
3. Your body lightweight speaks to me
4. I see everyone getting all the things I want
6. The way he makes me feel, I never seemed to act so stupid
7. Are you just a poison that I shouldn't use?
8. My reputation's never been worse
9. But was he yours, if he wanted me so bad?
10. I waited for a girl like you to come and save my life
11. This thing we started, I don't want it to stop
12. Love you now, but not tomorrow, wrong to steal, but not to borrow
13. Welcome to the panic room
14. Heaven is a place on earth with you, tell me all the things you wanna do
15. Can you make it feel like home if I tell you you're mine?
16. People can go from people you know, to people you don't
17. If I knew it all then, would I do it again?
00 - La fine
18. You're still a work in progress
19. She's falling from grace, she's all over the place
20. Why don't we go somewhere only we know?
21. If I told you that I loved you, tell me, what would you say?
22. Should've seen the red flags, but for you, I'm fucking blind
23. I try to escape, but I can't lose my mind
24. It's better to feel pain, than nothing at all
25. Break the air to feel the fall or just feel anything at all
26. Lost myself and I am nowhere to be found
27. I fake a smile and fall apart
28. You did not break me, I'm still fighting for peace
29. Try to follow your light, but it's night time
30. If you hold me without hurting me, you'll be the first who ever did

5. She's got everything that I don't have

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By _shadowhunters_96

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Tate McRae, She's all I wanna be



Per quanto io ami il mio letto, questo è decisamente molto più comodo.
Strofino la punta del naso contro la federa di cotone; un profumo maschile mi impregna le narici.

Ignoro la pesantezza che preme sulle mie palpebre e le schiudo lentamente. Mi stropiccio gli occhi e poi sbadiglio. Uno spiraglio di luce si riversa nella stanza attraverso le veneziane semi aperte della finestra. I miei occhi scivolano lentamente sullo stereo posizionato in un angolo della stanza, su un piccolo mobiletto, coperto da una maglietta appallottolata e gettata lì quasi per caso. Un paio di pantaloncini da basket e dei calzini sono sparsi sul pavimento.

Le pareti sono tappezzate da poster di alcuni film di successo.
Una maglietta viola di qualche squadra è appesa al muro e sul comodino vi è una foto di Kyle insieme ad una ragazza; non si tratta di Leah e nemmeno di Zahra.

Un rantolo scivola via dalla mia bocca mentre mi metto a sedere. Sento ancora un sapore acre e quella brutta sensazione alla bocca dello stomaco che precede il conato di vomito. Mi siedo sul bordo del letto a gambe incrociate, premo l'indice contro il pollice e appoggio le mani sulle ginocchia, facendo un bel respiro. Le lezioni di yoga forse sono servite a qualcosa. Mi sento come se avessi passato l'intera notte su una barca in balia delle onde.
Finisco di meditare e poi mi alzo per aprire la finestra. Ancora avvolta dal sonno inciampo in una scarpa e mi aggrappo al davanzale con entrambe le mani per non cadere.

Dio, come fa a vivere in un tale disordine?

Dopo aver aperto la finestra per fare entrare un po' di aria fresca, inizio a raccogliere da terra gli indumenti e li metto su una sedia vuota.
Afferro anche la maglietta appallottolata e osservo con curiosità il suo stereo. È un vecchio modello. Non ne ho mai avuto uno. Di solito mia madre mi compra le cose che piacciono a lei.

Premo play e balzo all'indietro per lo spavento. La musica è altissima, ma la canzone è davvero piacevole. Non l'ho mai sentita in vita mia. Mi piace.

Abbasso di poco il volume e inizio a ballare lentamente, un po' a disagio.
Qualcuno si schiarisce la gola dietro di me. Stringo l'orlo della maglietta per abbassarla ancora di più e mi giro immediatamente.
Kyle e Leah sono sulla soglia della porta e mi guardano come se fossi un'invasata.

«Pensavi davvero che si sarebbe sentita come un pesce fuori dall'acqua? A me sembra che si sia svegliata di buonumore», commenta Kyle leggermente irritato.

«La colazione è pronta», mi informa Leah con un sorriso divertito, poi scende al piano di sotto.
Kyle rimane immobile con lo sguardo puntato su di me.

«Hai messo tu la mia roba sulla sedia?», arriccia il naso in una piccola smorfia.

«Beh, poco fa stavo per rompermi una gamba per colpa tua», dico incrociando le braccia sotto il seno con fare dispettoso. La maglietta si solleva leggermente sui miei glutei.

«Mia?», chiede lui lanciandomi un'occhiata belligerante.

«Non ho mica lasciato io quella roba a terra».

Kyle alza gli occhi al cielo. «Chiedo scusa, principessa. La prossima volta che deciderai di mettere piede nella mia stanza mi assicurerò che sia tutto in ordine e stenderò anche un tappeto rosso in tuo onore».

Il tono sarcastico della sua voce mi fa venire voglia di tappargli la bocca con un pugno. E di solito non sono così violenta.

«Bella canzone, vero?», avanza verso di me con uno stupido ghigno sulle labbra. Si ferma accanto a me e con il pollice traccia una linea immaginaria sulla mia coscia, infilandolo sotto l'orlo della maglietta. «Questa mi appartiene», si scosta da me di colpo e va a spegnere la musica. Un brivido danza sulla mia pelle, esattamente nel punto dove lui mi ha sfiorata poco fa.

«Sei ancora in grado di camminare oppure ti sei bagnata così tanto da non riuscire più a muoverti?», mi passa accanto e noto le sue labbra issate all'insù in un sorriso divertito.

«Non riusciresti a farmi bagnare neanche se fossi l'uomo più bello su questa terra», rispondo mordace mentre gli rivolgo un'occhiataccia.

«Vogliamo controllare?», inclina il capo di lato e i suoi occhi si tuffano senza alcun pudore nei miei, come se volesse denudarmi con uno semplice sguardo. E io mi sento esattamente così in questo momento: nuda e indifesa.

Torreggia su di me con la sua presenza statuaria e gli occhi attraversati da un lampo di malizia si specchiano nei miei. Un calore proibito pulsa tra le mie gambe e sento lo stomaco stringersi fino a diventare piccolo come una pallina.

«Stavo scherzando, bisbetica», si abbandona ad una risata e poi scuote la testa, sconvolto.

Dopo avergli rivolto mentalmente un fiume di insulti, decido di ignorarlo e scendiamo al piano di sotto.
Kyle non fa più alcuna battuta a sfondo sessuale e non mi degna più neanche di uno sguardo.
Mi blocco non appena sento il vociare proveniente dal salotto.
Pensavo fossimo da soli.
Un signore è seduto a tavola, con una tazza di caffè in una mano e il giornale stretto nell'altra. Lo abbassa soltanto il tempo che basta per scrutarmi dalla testa ai piedi.

«Buongiorno! Sei la nuova preda di mio figlio?», chiede con un sorriso sardonico.

«È un'amica di Zahra. Ha passato la notte qui», Kyle anticipa la mia risposta. Non gli sta mentendo. E non sente nemmeno la necessità di farlo.

«Oh, capisco. Quindi la relazione con questa ragazza, Zahra, è abbastanza seria vedo», il padre solleva un sopracciglio e poi fa scivolare lo sguardo tra noi due, come se avesse già intuito qualcosa.

La conversazione viene interrotta dall'arrivo di una donna. Ha un grembiule addosso e le mani sporche di farina. «Buongiorno, cara! Spero ti piacciano i pancakes, perché ne ho fatti davvero tanti», dice ridendo. «Io sono Florence, la madre di questi due disastri ambulanti», si pulisce la mano sul grembiule e poi l'allunga verso di me. Gliela stringo un po' riluttante.

«Io sono Joe», si presenta il padre. Trangugia il resto del caffè e si alza in piedi, chiudendo il giornale. «E ora devo scappare.»

La madre mette al centro del tavolo una pila di pancakes, uova strapazzate, bacon e frutta fresca. Il mio stomaco approva.
Non so cosa mangiare per primo, quindi metto sul piatto tre pancakes, delle uova e del bacon e anche delle fragole fresche.
Emetto un verso di piacere non appena mando giù i primi bocconi. Dio, finalmente una vera colazione! Ero stanca di mangiare i pancakes di madre, fatti con farina di avena e yogurt greco.

Leah fa cadere la forchetta nel piatto e Kyle smette di masticare. Entrambi mi guardano con aria sconvolta.

«Voi ricchi di solito fate la fame?», chiede Kyle.

Mando giù l'ultimo boccone con un sorso di spremuta e accenno un piccolo sorriso mesto. Mi pulisco gli angoli della bocca e fisso il piatto, senza più toccare nulla.
«Mia madre non li prepara così, di solito. È tutto molto buono», spiego gentilmente.

«E tu? Hai perso l'uso delle mani?», chiede Kyle, ma la madre lo rimprovera. «Smettila! Anche io cucino per te».

Kyle si acciglia. «Io sono bravo a cucinare».
Leah si stringe nelle spalle. «Beh, Kyle ha ragione, mamma. Quando tu non ci sei, lui cucina per entrambi».
La madre gli accarezza i capelli, poi gli dà un piccolo schiaffo sulla nuca. «Non devi comunque essere sgarbato».

Vorrei poter dire la stessa cosa su di me. La verità è che io non so cucinare e ogni volta che mi metto all'opera finisco col bruciare il cibo oppure mia madre butta i miei pasti nella spazzatura.

Qualcuno suona il campanello e Leah contorce le labbra in una smorfia. «È arrivata la finta vergine», lo punzecchia. Lui le fa il gestaccio con la mano e poi va ad aprire.

Zahra appare davanti a noi, più raggiante che mai. I capelli lunghi e ondulati scendono sulle spalle minute e il vestito viola con i fiorellini bianchi mettono in risalto le sue forme. È così bella, così luminosa e trasuda così tanta sicurezza. Zahra è sempre stata sicura di sé e ho sempre invidiato il suo essere così socievole ed esuberante. «Florence! Leah!»
Alzo la mano, salutandola, ma l'abbasso subito dopo. La sua bellezza oscura completamente la mia presenza.
Lei viene verso di me e mi abbraccia forte.
«Come stai?», mi chiede dolcemente.

«Ora sto molto meglio. Grazie per quello che hai fatto per me».

«Finite di mangiare, su!», esclama Florence, portandoci altri pancakes.

Zahra si siede accanto a Kyle e gli cinge il collo con le braccia, poi gli lascia un bacio sulle labbra.
Li guardo e sorrido. Sono belli.
Sono così belli che...
Per poco non rischio di strozzarmi con la mia stessa saliva.
Ti sei per caso dimenticata cos'è successo con Kyle ieri sera? Brava amica, complimenti!

La forchetta mi scivola dalle dita e cade con un tonfo nel piatto.

Zahra mi guarda preoccupata. «Tutto okay?»

Annuisco e mi stringo nella maglietta, desiderando quasi di diventare invisibile ai loro occhi. Mi è passata la fame.

«Florence, è davvero tutto squisito, ma io sono a posto così», cerco di spiegarle senza sembrare maleducata. Lei guarda prima me, poi guarda Kyle e infine Zahra. Mi sorride comprensiva e inizia a trafficare nuovamente dietro il bancone.

Zahra apre la bocca per dire qualcosa, ma la richiude subito dopo. Mi fissa a lungo, il sorriso si spegne.
«È la maglietta di Kyle?», chiede con tono tagliente.

«Non è come pensi», mi affretto a dire.

Kyle smette di mangiare e sbuffa. «Mia sorella stava dormendo, le ho prestato una mia maglietta. Non è successo niente. Fine del discorso».

«Avete dormito insieme?», continua a chiedere con aria sempre più circospetta.

«No», risponde Kyle senza battere ciglio.

Non è vero. Abbiamo dormito nello stesso letto e lui si è svegliato non so quante volte per farmi bere e ha dovuto sopportare i miei continui lamenti.

«Tieni bene a mente le nostre regole, Nives», Zahra mi punta la forchetta contro e annuisco.

Me le ricordo fin troppo bene. E mi sento un'amica terribile. Sono come mia madre.

Mi alzo in piedi e mi allontano con una stupida scusa. Entro di nuovo nella stanza di Kyle a riprendermi i vestiti e vado in bagno a cambiarmi. Guardo la sua maglietta e sorrido. È la prima volta che indosso una t-shirt maschile.

«Ti direi di tenerla, ma probabilmente Zahra ti taglierebbe la testa», dice Kyle dietro di me facendomi sussultare.

«Vattene!», sibilo, cercando di chiudergli la porta in faccia.

«Questa è casa mia». Entra in bagno come se niente fosse e si chiude la porta alle spalle. Mi affianca, prende il suo spazzolino e inizia a lavarsi i denti.

«D-devo cambiarmi».

Lui mi guarda di sguincio. «Io di certo non ti ostacolerò», replica.

«Esci. Zahra è al piano di sotto. Devi andartene», inizio a spintonarlo, ma è come se cercassi di spostare un muro.

«Oh, adesso la tua migliore amica ti preoccupa», si pulisce la bocca e sorride compiaciuto.

Gli do un'altra spinta, ma lui mi afferra entrambi i polsi e mi spinge contro il muro. «È quasi divertente metterti in difficoltà».

«Stronzo», mi divincolo cercando di non guardarlo in faccia e di ignorare di nuovo i miei capezzoli turgidi che premono contro il tessuto del reggiseno.

«Non sarò io a rovinare la vostra amicizia, Nives. Ma tu non ti rendi conto di quanto tu sia banale», lascia i miei polsi e scuote la testa. «Chiunque potrebbe prendersi gioco di te».

Mando giù il nodo che ho in gola e mi abbasso per riprendere i miei vestiti. In un impeto di rabbia mi getto su di lui e inizio a spingerlo aggressivamente verso la porta, sibilando a pochi centimetri dal suo viso: «E toccando la migliore amica della tua ragazza ti fa sentire un vero uomo? Ti senti appagato? Più completo?», i suoi occhi scendono sulla mano con cui stringo la sua maglietta. «Sei soltanto un povero sfigato e mi disgusti», lascio la sua maglietta e indietreggio, respirando con affanno.

Kyle mi guarda e poi esce dal bagno. Io finisco di cambiarmi e getto la sua maglietta nel cesto degli indumenti sporchi.
Mi osservo allo specchio con la vista appannata e poi apro il rubinetto e mi do una sciacquata.
Vorrei piangere e urlare e dirgli che ha ragione. È così: sono banale e non sono come loro. Non lo sono mai stata.
Esco dal bagno e prendo la borsetta, cercando il cellulare. Sulla schermata vedo la miriade di chiamate da parte mia madre.
Sono spacciata. Completamente fottuta.

Chiamo un Uber e scendo al piano di sotto.
«Siete stati tutti molto gentili con me», lancio un'ultima occhiata a Kyle. «Grazie di tutto», dico con voce tremante, poi esco fuori e butto fuori tutta l'aria che fino a poco fa ho trattenuto nei polmoni per colpa di quello stronzo.

Zahra mi raggiunge correndo. «Ehi, ho detto qualcosa di sbagliato? È tutto okay tra di noi?»

«Tutto okay. Sono soltanto stanca».

«Non sono arrabbiata con te. So che non è successo niente tra di voi, Kyle non guarderebbe mai una come te».
Non è sua intenzione farmi del male, eppure sono sollevata e ferita allo stesso tempo.

«Lo so», mi sforzo di sorriderle.

Appena arriva il mio uber, Zahra mi abbraccia, cercando di consolarmi. «Magari pomeriggio passo da te. Hai la piscina, giusto? Metterò il costume».

Le sorrido ed entro in macchina. Mi costringo a non guardarla più. Chissà cosa penserebbe di me, se solo sapesse la verità...

Quando arrivo a casa trovo mia madre in cucina. Ammira con finto interesse le sue unghie laccate e si passa la lingua sui denti, guardandomi con la coda dell'occhio per pochi secondi.

«Sono viva», le dico.

«Stavo per chiamare la polizia», si limita a dire. Si alza e prende un frullato di frutta e verdura dal frigo e lo versa in un bicchiere. Lo fa scivolare sotto il mio sguardo e io sollevo la testa per guardarla, ma nei suoi occhi alberga soltanto un'enorme delusione.

«Bevilo. Hai un aspetto talmente brutto che faccio fatica a guardarti negli occhi. Ti aiuterà con i postumi, perché so benissimo che hai bevuto. Non ho mica ordinato io una bottiglia di champagne, che tra l'altro non è mai arrivata al nostro tavolo».

Lo bevo in silenzio. Non oso contraddirla. Probabilmente mi farebbe fuori.

«Lo dico un'ultima volta, Nives Wayne», si avvicina in modo che possa guardarla dritto in faccia. «Mettimi un'altra volta in imbarazzo davanti alle altre persone e giuro che la tua stanza diventerà la tua prigione, finché non imparerai ad essere responsabile e abbastanza matura da meritare la mia fiducia».

«Lo è già!», grido.

«Bugiarda! Sei una maledetta bugiarda, Nives! Cosa diavolo ti aspettavi che facessi? Che ti lasciassi con tuo padre? Ti avrebbe rovinato la vita.»

«Stronzate!»

«Bada a come parli! E fila nella tua stanza», colpisce con il palmo il tavolo e sussulto. «Stai perdendo la testa per un ragazzo? Anche io ero stupida alla tua età! Mi sono messa insieme a quel coglione di tuo padre e poi sei nata tu. Non permetterò che tu faccia lo stesso sbaglio».

«Sono uno sbaglio adesso?», le chiedo con le lacrime agli occhi.

Il suo silenzio è già una risposta.

Vado nella mia stanza e mi chiudo a chiave. Vorrei spaccare qualcosa. Vorrei urlarle in faccia tutto ciò che provo, ma so che non le importebbe nulla.

Il cellulare inizia a squillare.
Zahra mi sta videochiamando.
Con quale coraggio riuscirò a parlarle ancora? Volevo che il suo ragazzo mi toccasse. Volevo sentire le sue mani sul mio corpo.

Ha ragione Kyle. Sono banale. Sono così banale che probabilmente mi farei toccare da chiunque soltanto per non sentirmi come se fossi fatta di vetro.

Vorrei essere come Zahra. Vorrei avere la sua personalità. Vorrei rispondere a tono come fa lei. Vorrei divertirmi senza pensare alle conseguenze.
Non sono cambiata, forse sono sempre stata così. Non riesco ad avere il controllo sulla mia vita.

«Sai, dovresti davvero conoscere il figlio del mio amico. Magari cambiare il giro di amicizie e uscire con quelli come te, ti farà bene», dice mia madre dall'altra parte della porta.

«Che si fotta», borbotto.

«Vi ho organizzato un appuntamento. Domani sera alle nove e mezza. Verrà a prenderti lui».

Prendo la lampada dal comodino e la lancio con forza contro la porta.
«Vattene, cazzo!».

Inutile girarci intorno: Nives è attratta da Kyle e lui in parte ha ragione.
Ma Kyle è attratto da lei oppure la sta solo prendendo in giro, come afferma lui? 🤨 BEH, spero vi sia piaciuto ❤️🥺 lasciatemi una stellina per supportarmi, grazie 🥺 a venerdì ❤️

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