Eiji camminava seguendo con lo sguardo le linee tra le pietre che decoravano il pavimento. Custodi e Protettori erano partiti da oltre un giorno per le rispettive missioni, mentre lui e Kana, per ottemperare ai propri compiti di Saggezza, erano rimasti a Meki.
Avrò fatto bene a sbilanciarmi con Yumiko? Tanto, ormai è fatta. Certo che in tutti questi anni non ho mai visto Taiki con quell'aria da pesce lesso. Chi se lo immaginava che sarebbe diventato il Custode della sua prima, vera, cotta?
Giunto in un piccolo atrio, delle due vie in cui divergeva imboccò quella a destra.
Le ho pensate tutte per trovare il modo di andare con loro, ma la soluzione migliore per Kana era rimanere qui. Il fatto che i fratelli la tengano aggiornata è un bene, però non cancella le preoccupazioni.
Prima di cambiare di nuovo strada si soffermò ad ammirare l'esterno oltre l'ultima vetrata. A turbarlo era soprattutto quanto accaduto alla riunione con gli anziani di quella mattina. Le cose non erano andate diversamente dal solito, ma questa volta non aveva potuto fare a meno di intervenire alle ennesime e scortesi insinuazioni di Mimita.
Dopo che la Reggente aveva fatto rapporto sui tre gruppi, la Veja non aveva taciuto i suoi malcontenti, accusando i principi di negligenza, incompetenza, persino di accidia. Lui le aveva ricordato che Consiglio dei Veji era un termine che non indicava persone pronte a puntare il dito contro le presunte mancanze di chi consigliavano, ma forse qualcosa di più, aggiungendo che, magari, lei non era stata presente a quella lezione.
Dopo essersi beccato del ragazzino immaturo e maleducato, si era scusato ed era uscito dalla sala con il benestare della Protettrice. A pranzo non l'aveva incrociata e, anche se aveva pensato di contattarla, il fatto che lei non lo avesse cercato poteva significare che era stata trattenuta da impegni improrogabili. O peggio: che fosse arrabbiata con lui.
Così, per far passare il tempo, aveva deciso di recarsi in biblioteca. C'erano tantissime cose che ancora non sapeva di Zemlyan e quale posto migliore per colmare le proprie lacune, se non quello dov'era custodito il sapere. E poi, quando tutto sarebbe finito, sarebbe stato costretto a tornare sulla Terra e non avrebbe avuto altre occasioni per leggere gli antichi manoscritti di una civiltà sconosciuta.
All'ennesimo bivio tentennò. Prendere la strada più veloce e passare dalla Sala del Consiglio dove i Veji sono radunati, o fare il giro più lungo?
Finita la conta optò per la prima opzione.
◾◾◾
"È inammissibile, ve lo ripeto. Certo che non potevamo sapere che cosa sarebbe successo, ma di sicuro le scelte che sta facendo sono follia", enunciò con violenza la voce di Mimita.
Per quanto sicuro della via intrapresa, e determinato a svolgere la propria missione, Eiji si accostò al battente semi aperto della stanza per dare una sbirciatina di circostanza.
I Veji erano schierati a semicerchio: di spalle si distingueva Mimita, con il suo corpo alto, snello e lievemente ricurvo, che gesticolava verso Nene accanto a lei, più piccola e tarchiata dell'altra consigliera. Quanto fosse felice il giovane umano di avere una figura amica a sostenere la Reggente, non lo sapeva neppure lui, ma l'anziana, con la sua energia, era un indispensabile punto di riferimento per entrambi.
"Suvvia, quanto la fai tragica. La situazione si sta evolvendo velocemente, ma siamo in mani sicure."
"E tu? Che hai da dire a riguardo?", sbottò Mimita verso Tahwito, che a Eiji piaceva pensare avesse la gobba perché a forza di sottostare al volere di quella scorbutica aveva deciso di non superarla nemmeno in altezza.
"Io? Ah, beh credo che, non so... hai ragione?"
"Certo che ho ragione", starnazzò di nuovo la Veja, senza curarsi che i suoi toni potessero svegliare Molori, il più anziano tra loro, con gli occhi celati sotto uno spesso strato di sopracciglia. Di tanto in tanto pareva annuire alla conversazione, ma il ciondolare ritmico della testa indicava solo che era nel pieno dell'ennesimo riposino ed Eiji non ricordava di averlo mai visto sveglio.
Con le sue dimensioni ridotte, si accucciò, sbucando un tantino con la testa per comprendere meglio l'argomento centrale della discussione. In quel momento si sentì in soggezione: non avrebbe voluto origliare dato che l'ultima volta, con il nonno, non era andata poi così bene. O forse sì?
"Mimita, te ne prego, hai più che ribadito a mia nipote che non sei contenta dell'operato dei suoi fratelli, figuriamoci poi del suo. Rammenta che i principi si stanno prodigando per il bene di ognuno di noi."
"Cara mia, è qui che ti sbagli. Se si prodigassero quanto dici, noialtri non avremmo di che parlare e sarebbe giusto così. Lo sai che essere stata Saggezza non ti rende la più ragionevole qui? Niente sta andando come dovrebbe, altro che mani sicure. E lo so che stai di nuovo evitando di rispondere alla mia domanda. Perché Kana è ancora senza eredi? A quest'ora le Virtù dovrebbero già essere state assegnate. Ecco qual è la priorità. Lo abbiamo visto a quali conseguenze ha portato l'ultima discendenza: ad avere degli inesperti e trasgressivi principini, viziati dalle proprie personali convinzioni. Non saranno mai dei buoni maestri se continueranno a comportarsi come gli pare. E se Kalooy si permetterà di nuovo di entrare nelle mie stanze per rubare i miei oggetti personali, per giocarci con la piccola umana, è la volta buona che ce li porto di persona su Zhiyak dal Sacerdote."
A Eiji sfuggì una risatina, coperta per fortuna da quella di Nene, mentre Tahwito si intrometteva placido.
"Nene, è comprensibile che tu sia legata ai tuoi nipoti, però Mimita non ha tutti i torti. Forse Kana non vuole svolgere i suoi doveri fino in fondo e..."
"... e il fatto che siamo ancora qui a offrirle il nostro tempo, perché non sa sbrigarsela da sola, ne è la prova!"
La nonna, con i pugni stretti e gli occhi colmi di collera, le si avvicinò. Eiji non l'aveva mai vista così furiosa. Tuttavia, sistemate un paio di ciocche di capelli sfuggite al suo controllo, unì le mani.
"Questa situazione ci sta stremando e chiunque preferirebbe non trovarcisi. Però, abbiamo accettato questo compito per il bene del nostro regno e questo implica consigliare la Reggente, non starcene a fare i pettegoli."
"Non mi sembra che abbia fatto tesoro di nessuna delle cose che le abbiamo suggerito. A questo punto, che si prenda le sue responsabilità e venga sciolta questa farsa di Consiglio. Se ci fosse stata Lìfe avrebbe sconfitto Kujo e riportato Zemlyan alla pace in men che non si dica. Perché Kana non lascia il posto a Namis, almeno finché non ci saranno gli eredi? È molto più qualificato. E poi, se Saggezza non può stabilire il contatto con il Sacerdote a che cosa serve?"
"ORA, BASTA!"
Il forte rumore della porta che si aprì di scatto allarmò i presenti. Eiji, con la testa china a contenere la rabbia, una mano sul battente e l'altra stretta a pugno, entrò con sicurezza. Portatosi davanti a Nene, tenne gli occhi gialli e accigliati fissi su Mimita.
"Non ti permetto di parlare di Kana in questo modo."
"Pestifero come al solito, tu. Ti sei messo ad ascoltare cose che non ti riguardano, non è così?", lo rimbrottò l'anziana alzando la testa per apparire più alta.
"Oh, sì, di sicuro stava origliando", precisò Tahwito.
"Ero di passaggio, ma è evidente che la discrezione non è neppure una tua qualità, dato che ti avranno sentita dall'altra parte di Zemlyan. Chiariamo una cosa: potete dire di me quello che vi pare, ma non me ne starò zitto mentre infangate il nome della mia Protettrice. Kana sarà anche la Reggente, ma prima di tutto è una zemlyana eccezionale e sta facendo il possibile per non dover vedere nessun altro soffrire, come già è capitato a troppi di voi. Davvero credi che decidere delle vite altrui sia come schioccare le dita? Come fai a essere così insensibile?"
Tahwito abbassò il capo e fece un paio di passi indietro, invece Mimita non si scompose, pur avendo una piccola vena sul collo che pulsava più delle altre.
"Che parole sagaci. Ti faccio notare che il tuo essere solo di passaggio non è riferito esclusivamente a questa circostanza. Per te, che qui non ci dovrai rimanere, è facile fare considerazioni maestose. Del resto, non c'è davvero motivo di preoccuparsi, non sappiamo se la Terra subirà davvero delle conseguenze se Zemlyan dovesse scomparire. E se questa ipotesi dovesse verificarsi, te ne potresti tornare a casa con i tuoi amichetti e vivere felice il resto della tua esistenza."
"Sono qui per permettere a voi lo stesso futuro. Che ti piaccia o no, io resterò per aiutarvi."
"E dimmi, piccolo eroe: come pensi di battere le Ombre se neppure i vecchi Protettori, ben più esperti, ci sono riusciti?", insistette Mimita, scrutandolo per qualche momento. "Tzè, oggi nessuno vuole rispondere alle mie domande."
"Di' a me una cosa: come mai se sei così convinta che Zemlyan non abbia alcuna possibilità di sopravvivenza, ma ti infervori perché le tradizioni siano rispettate e cerchi in tutti i modi di denigrare chi, al contrario, cerca di salvarci?"
Quattro teste si voltarono in contemporanea: Molori, gli occhi nascosti dalle sopracciglia, aveva la faccia sollevata in direzione della Veja.
Eiji notò di sfuggita, verso la porta, la coda di uno strascico. Non aveva dubbi a chi apparteneva, il vero problema era da quanto tempo si trovasse lì.
"Io, beh... io...", balbettò Mimita, che per la prima volta vacillò.
Ma la scimmia non aveva più interesse per nessuno di loro e corse fuori dalla stanza, dritto verso la scalinata, per raggiungere la Sala della Lancia.
◾◾◾
Sotto l'abbraccio di luce della grande volta, accanto alla statua di Lìfe, Kana era in piedi con una mano sul cristallo.
"Quante volte ti ho detto di non metterti contro i Veji per futili questioni?"
"Non ce la faccio a stare zitto quando li sento parlare a vanvera. Loro non capiscono..."
"No, hanno ragione", lo interruppe brusca, accasciandosi con le mani al ventre, quasi a voler trattenere il dolore. "Sono una pessima Reggente. Sono sempre stata consapevole di quale sarebbe stato il mio destino, ma ho preso con leggerezza il mio compito, sicura che per lungo tempo non ci sarebbe stato bisogno di me. Tutto perché c'era Lìfe, un faro per il regno, ammirata per la sua forza e la sua determinazione. Ogni parte di lei esprimeva qualità a me così lontane, che non mi basterebbero mille anni per avvicinarmi abbastanza da emularne anche solo una. E il contatto con Kujo... I-io mi sento così inutile."
Sussurrata l'ultima parola, la Protettrice si sedette sul piedistallo con le ginocchia strette al volto a coprire le lacrime. A Eiji si spezzò il cuore nel vederla così fragile e le si mise accanto, appoggiando la testa al suo braccio.
"Non ti ho mai nascosto nulla, Kana. Forse non riesco a capire quanto stai soffrendo, ma conosco con quanto sforzo, ogni volta che entriamo in contatto, cerchi di non farmelo pesare. Sappi che io e gli altri umani non siamo qui perché abbiamo la certezza del futuro, nostro e vostro, ma ci siamo per provare a crearlo. Ti ho dato la mia fiducia perché hai sempre dimostrato di essere degna di riceverla. E tu non l'hai mai tradita. Ti spaventa l'idea che le persone abbiano enormi aspettative su di te, non è così?"
La Reggente annuì e lui ne approfittò per rubarle una lacrima.
"È da un po' che ci penso: hai detto che il Sacerdote viene scelto tra il popolo attraverso dei rituali. Quindi, perché tu dovresti poter stabilire un contatto con qualcuno che non ha seguito le regole? E se Ombra, essendo una Virtù, non avesse accettato Kujo come Sacerdote, ma come Custode? Dopotutto è per metà umano."
Kana si fece pensierosa e rimase ad ascoltarlo.
"Il fatto che sia figlio di Yami potrebbe aver attratto il ciondolo. Quelle flebili sensazioni che ogni tanto ti assalgono potrebbero essere dovute a questo, o magari lui è anche degno del ruolo di Sacerdote, ma non lo sta gestendo come si deve, creando un conflitto. Oppure c'è altro che ci sfugge...", ridacchiò nervoso prendendole le mani. "Ascolta, da quello che so la Virtù è il tramite che unisce il Protettore al Custode per creare una specie di guerriero perfetto. Ma io non credo sia solo questo. Non so cosa ci trovi Ombra in Kujo, ma prendi Namis e Sayuri: perché Onore avrebbe scelto una ragazzina indisciplinata e vivace come compagna di uno zemlyano granitico come il comandante? Perché lui aveva bisogno della sua spensieratezza e lei di qualcuno che dimostrasse di credere nelle sue capacità e, ancora prima, nel suo cuore.
Vogliamo parlare di Heiko e Yumiko? Per quel che ho visto sono una bilancia perfetta: tuo fratello ha trovato qualcuno che non si ferma con facilità a dargli ragione e, al contempo, lei ha accanto colui che, oltre ogni apparenza, le regala una sfida costante. Ti ricordo che Heiko si è scusato con Taiki e Miu tempo fa. Quante volte ha ammesso così platealmente di aver commesso un errore?
Veniamo a Coraggio. Ho paura di affrontare la realtà che li lega, ma una cosa è assodata: non mi sdebiterò mai abbastanza con tua sorella per aver dato a Taiki la mano di cui aveva bisogno per rialzarsi, e so che lui terrà salda quella stretta, a qualunque costo. Entrambi avevano bisogno di imparare a fidarsi, sia degli altri che di loro stessi, e ci vuole un coraggio non indifferente per farlo quando si sta cadendo in un baratro.
Kalooy e Watanabe? Ogni volta che li vedo mi ricordo i racconti sui vostri mentori. Forse il Piccolo principe aveva bisogno della sua volpe non avendo goduto degli insegnamenti della zia e, per una volta, qualcuno doveva occuparsi di Watanabe, sempre attento a tutto e tutti meno che a se stesso."
"E noi?"
"Noi siamo il nostro riflesso. Quando ti guardo rivedo me stesso e sono convinto che ci serviamo per non smarrirci. Tra i nostri compagni siamo i più simili: entrambi sottostiamo al volere delle nostre famiglie, un giorno governeremo stabilendo regole e confini e dovremo rendere gli altri felici a discapito dei nostri desideri. Ed è tutto maledettamente più grande di noi. Certo, io avrò solo un piccolo tempio da gestire, eppure, Kana, se non siamo noi a comprenderci, chi potrà farlo? Quindi, ecco ciò che credo: le Virtù vi avranno anche indicato la strada, ma noi abbiamo scelto di seguirla perché si sceglie quello che ci rende completi, pur nel sacrificio. Sbaglio?"
Kana lo abbracciò forte e lui la accolse: se nel bosco era stata lei a consolarlo, ora era lieto di potersi sdebitare.
"Su, su, sono un mucchio di parole sagaci messe insieme grazie agli allenamenti dialettici del nonno", disse il Custode imitando Mimita. "Bene, dopo quello che ti ho detto, ti andrebbe di aiutarmi a capire come mai la Virtù del Sacerdote è instabile? Forse, così saremo in grado di elaborare un piano per sconfiggerlo."
"D'accordo. E poi stare qui a piangere non serve a molto."
Kana accarezzò il piedistallo della statua della madre, poi si alzò tenendo Eiji sempre per mano. I due si incamminarono, ma sulla soglia della sala la presa della Protettrice si fece debole e lei si accasciò a terra.
"Kana, che succede? Dimmi qualcosa, ti prego."
Quando Eiji le sollevò la testa, il cuore gli si fermò: aveva gli occhi neri e sgranati, privi di vita, e il tatuaggio della connessione era apparso sotto forma di rovi oscuri. Un'espressione di orrore le deturpava il volto mentre boccheggiava in cerca di un respiro.
Eiji urlò più che poté chiamando aiuto, ma il suo grido si perse tra i corridoi del palazzo: mai prima di allora gli era sembrato così desolato.