era già sera quando si decise ad aprire la porta. il suo viso era pallido e stanco, sembrava non avesse mangiato nulla per tutto il giorno.
non mi fece entrare in stanza, piuttosto la richiuse con la chiave e fece per andare via, ma quella era l'ultima occasione che avevo per parlargli.
«guardami.» gli dissi ma le mie parole non sembravano neanche colpirlo. «per favore, guardami.»
alla fine lo fece e gli sorrisi, felice nel vedere che avesse finalmente notato la mia presenza.
i suoi occhi non erano più cupi, sembravano anzi illuminati da una strana luce mai vista.
«mi sembra che non ci sia niente da dire, no? quel bacio parlava chiaro.»
scossi il capo, non volevo che pensasse che stessi giocando con lui. è vero, non avevo ancora ben chiari i miei sentimenti per lui ma mi faceva stare bene.
e non soltanto a letto.
amavo chiamarlo in piena notte soltanto per sentire i suoi continui lamenti assonnati. amavo lasciare segni sul suo corpo perché sapevo si sarebbe arrabbiato e avesse fatto qualsiasi cosa pur di coprirli il giorno dopo.
amavo soprattutto i suoi occhi, mi bastava guardarlo per capire cosa volesse dirmi. non c'erano parole tra di noi, soltanto corpo contro corpo e labbra contro labbra.
e mai mi ero sentirò così bene, neanche jihyo era riuscita a farmi sorridere per tutto il tempo.
«no, lasciami spiegare.» fece una risata amara e mi sentì male nel vederlo in quello stato a causa mia.
stava cercando di fare il duro, di dimostrarmi che in realtà non provasse nulla per me e che non stesse affatto male. ma i suoi occhi gonfi e arrossati dicevano il contrario.
mi feci avanti per accarezzargli una guancia ma mi schiaffeggiò via la mano. «non toccarmi.»
«non voglio più vederti.» disse dopo minuti interminabili di silenzio.
«voglio spiegarti prima.» provai a dire.
«non hai nulla da aggiungere.» mi corresse ma scossi il capo ancora più di prima.
«non provo niente per te.»
alzai di scatto la testa per guardarlo, sembrava serio più che mai. «sto bene adesso, non ho più bisogno di nascondermi. ma non voglio più sentire la tua voce.»
provai a parlare ma me lo impedì. «ho smesso di fidarmi.»
non aggiunse nient'altro, andò via lasciandomi con il petto che faceva un gran male.
[ ... ]
rimasi chiuso in camera per tutto il resto della giornata, la testa scoppiava e la bocca puzzava d'alcol.
indossavo ancora l'uniforme del giorno prima e i capelli erano un casino, per non parlare della faccia. se avessi visto la mia immagine riflessa probabilmente avrei vomitato tutto il vino ingerito.
sospirai, era passata una settimana da quando jungkook era uscito dalla mia vita. una settimana in cui l'avevo incontrato per i corridoi e in cui aveva evitato il mio sguardo.
a volte lo sentivo ridere con junghoon e vedere quelle sue belle labbra rivolte verso l'alto mi facevano star bene. eppure, sentivo che non fosse ancora guarito del tutto da quella situazione.
sapevo che mentiva, che stava ancora male per quanto successo e mi sentivo un coglione per essermelo fatto sfuggire dalle mani.
quella stessa sera namjoon mi chiamò al telefono, avvisandomi che ci sarebbe stata una festa ad un pub lí vicino.
lo stesso pub in cui avevo trascinato jungkook ubriaco fino a casa mia, la stessa sera in cui l'avevamo fatto per tutta la notte senza mai averne abbastanza.
la sola idea del suo corpo sopra il mio mi fece socchiudere gli occhi e bere un altro sorso.
volevo di nuovo le sue labbra, i suoi fianchi.
volevo lui.
alla fine accettai, pensando che una serata fuori mi avrebbe fatto soltanto bene.
mi preparai velocemente giusto per avere un aspetto alquanto decente, pettinai i capelli e misi del profumo.
quando arrivai lì c'erano già un gruppo di persone ad aspettarmi. namjoon e jin erano seduti affianco, stavano parlando e ridendo a gran voce.
di fronte a loro, jimin era sulle ginocchia di yoongi ed ero felice di vederlo finalmente sereno con qualcuno.
c'era anche junghoon con altri due ragazzi di cui non conoscevo il nome, ma che sapevo fossero amici di jungkook. la sola idea che fosse li mi fece tornare il mal di testa.
mi guardai in giro ma namjoon mi guardò e mimò con le labbra che non sarebbe venuto.
sospirai e presi posto, jimin mi guardò cupo e non disse nulla.
cominciai a bere dell'altro alcol, mescolandolo a quello di qualche ora prima. la testa aveva smesso di girare eppure il conato era sempre lì pronto.
namjoon fece segno di smetterla ma scossi il capo e buttai giu un altro bicchiere. prima che potessi ingoiarlo del tutto però, jungkook entrò dalla porta attirando la mia più totale attenzione.
misi giù il bicchiere e mi alzai sensa pensarci due volte, barcollando verso di lui.
mi notò ma fece finta di nulla, ma non me lo sarei fatto scappare ancora.
lo afferrai dal polso per trascinarlo lontano da li, fuori dal posto. continuò a lamentarsi ma riuscì comunque ad avere un momento da soli.
«mi sei mancato.» borbottai e mi guardò prima le labbra e poi gli occhi.
«sei ubriaco.» sembrava preoccupato a causa del mio aspetto fisico e provò a toccarmi il viso, poi ci ripensò.
«è a causa tua.» mi lamentai singhiozzando per l'alcol.
sospirò e cercò di andare via ma gli afferrai il viso con entrambe le mani e lo voltai, baciandolo.
mossi le labbra contro le sue che rimasero chiuse ed immobili. «non toccarmi.» si allontanò di scatto pulendosi la bocca.
«ho bisogno di te.» dissi piano ma lo sentì comunque.
«hai bisogno di scopare.» mi corresse ma scossi il capo stringendo la mano nella sua.
gli accarezzai le nocche e lo guardai per assicurarmi che sapesse che non stessi mentendo. «se avessi voluto scopare l'avrei già fatto. ho aspettato soltanto te.»
«sono io che ho smesso di aspettare te.» fu la cosa più dolorosa che mi disse.
poi si allontanò e si avvicinò alla porta per tornare dentro, ma parlai facendolo fermare.
«ti amo.» dissi di getto senza neanche pensare se fosse il momento giusto.
rimase immobile, incapace di dire o fare qualcosa. il suo corpo era rigido e riuscivo soltanto a vedere la sua schiena in penombra.
«ho capito di amarti perché non riesco a stare senza te.» ripresi la mano nella sua. «non sono me stesso senza te.»
«sei ubriaco.» disse ancora ma la sua voce era tremante.
approfittai di quel suo momento di debolezza per voltarlo e prendergli il viso tra le mani. «sono ubriaco, cazzo se lo sono. ma è grazie a questo se sto trovando il coraggio per dirtelo.»
gli baciai le labbra e questa volta non si allontanò, ma non ricambiò nemmeno. «torna da me.»